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Autore: Carmaux_95    26/12/2021    12 recensioni
Wakatoshi si impose di calmarsi.
Non aveva senso.
Scosse la testa, si girò su un fianco, si coprì fin sopra le orecchie con il piumino pesante e chiuse gli occhi.
Li spalancò appena qualche secondo dopo: non si sarebbe dato pace fino a quando non avesse controllato.
[dedicata a Violet Sparks ♥]
[partecipa all'iniziativa Regali di inchiostro del gruppo di Facebook L'Angolo di Rosmerta]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tendo Satori, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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Chi può decidere un mostro cos’è?
 

Per Violet! Buon Natale e grazie di tutto

 
 
Wakatoshi si impose di calmarsi.
Non aveva senso.
Scosse la testa, si girò su un fianco, si coprì fin sopra le orecchie con il piumino pesante e chiuse gli occhi.
Li spalancò appena qualche secondo dopo: non si sarebbe dato pace fino a quando non avesse controllato.
Sospirò e si sporse dal materasso. Appoggiò una manina per terra e fece un rapido calcolo mentale delle proporzioni per poi scuotere la testa ancora una volta.
I mostri di cui gli avevano parlato i suoi compagni di scuola erano grandi e grossi e spaventosi: come avrebbero potuto nascondersi sotto una pedana che si trovava ad appena dieci centimetri d’altezza dal pavimento?
Non aveva alcun senso!
Avrebbe potuto ancora ancora capire nascondersi in un armadio: c’era tanto spazio e, soprattutto, l’effetto a sorpresa. Prima di coricarsi, infatti, aveva avuto il buon senso di aprire le ante e controllare che fosse tutto a posto.
Ma sotto il letto… Wakatoshi si sarebbe certamente accorto di un mostro che, irrimediabilmente incastrato fra doghe e pavimento, avrebbe cercato di strisciare goffamente fuori dalla pedana!
Sbuffò e tornò a sdraiarsi supino.
I suoi compagni di scuola erano degli sciocchi se credevano davvero a quella storia del mostro sotto il letto!
Però quella non era l’unica storia che gli avevano raccontato…
Era da tutto il giorno che ci rifletteva!
«Ma insomma! Davvero non hai paura, Ushijima?» gli aveva chiesto la sua compagna di banco quella mattina mentre raggiungevano l’aula.
«Di cosa?»
«Di tutti quei mostri!»
«Perché, ce ne sono altri oltre a quello che si nasconde sotto il letto?»
«Certo! Tipo quello che vive nel boschetto dietro casa tua!» aveva esclamato alzando un po’ troppo la voce.
Le amichette della bambina avevano sghignazzato e molti di quelli che si erano voltati verso di loro le avevano imitate, chi cercando di mascherarsi dietro una sciarpa e chi addirittura nascondendosi sotto il cappuccio della giacca.
Wakatoshi non aveva capito cosa ci fosse di così divertente. «Dietro casa mia?»
«Davvero non l’hai mai visto?»
«Com’è fatto?»
Insomma, se viveva vicino a casa sua doveva pur informarsi in modo da prestare maggiore attenzione.
«È orrendo! Sembra una specie di scimmia deforme con degli occhi enormi!»
Era rimasto impassibile ma in cuor suo non poteva dire di non essere stato turbato da quelle parole: «E che cosa fa?»
«Prende tra le sue grinfie le persone e se le mangia! E non puoi nemmeno scappare perché è capace di leggerti nel pensiero!»
Wakatoshi si rigirò fra le coperte.
Se davvero una creatura del genere dimorava dietro casa sua com’era possibile che né sua mamma né suo papà se ne fossero accorti?
Doveva forse preoccuparsi?
Si morse le labbra. Recuperò la piccola torcia che teneva nel cassetto del comodino e sgattaiolò fuori dalle coperte. Sopportò il freddo giusto il tempo di arrivare alla libreria del soggiorno e recuperare un grosso libro: cercando di fare meno rumore possibile, scivolò sotto il kotatsu della sala e, per respingere il freddo invernale, attivò la resistenza elettrica fissata al telaio del mobile. Controllò di chiudere bene la coperta drappeggiata attorno al tavolino, di modo che la luce della torcia non rischiasse di svegliare i suoi genitori che dormivano nella stanza accanto con la porta aperta, e cominciò a sfogliare il volume.
Iniziava a sentire gli occhi pesanti quando finalmente trovò quello che stava cercando. Non padroneggiava ancora l’arte della lettura per cui si concentrò e si aiutò tenendo il segno facendo scorrere l’indice sulla pagina leggermente ingiallita. Molte parole – la maggior parte a dire il vero – gli risultarono ancora troppo difficili da capire ma, se non altro, riuscì ad estrapolare qualche informazione essenziale.
Dopodiché prese uno dei fogli che aveva dimenticato lì sotto prima di andare a dormire e impugnò la matita, impegnandosi a ricopiare il disegno che campeggiava sulla pagina.
Domani, dopo la scuola, sarebbe andato a controllare dietro casa.
Giusto per sicurezza.
 
 
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Ushijima aveva sfilato dalla tasca del giaccone il disegno fatto la notte prima.
Aveva effettivamente trovato delle impronte nella neve fresca ma non gli erano sembrate simili, per forma e dimensione, alle zampe del mostro che aveva disegnato la notte prima.
“Qualcosa non quadra.”
Ben più di qualcosa. Quella mattina aveva chiesto anche a suo papà e lui gli aveva detto che la prefettura di Gifu era molto lontana da dove vivevano: non aveva alcun senso che un demone delle montagne di Hida e Mino – come aveva imparato dal manuale sfogliato la notte precedente – avesse deciso di vivere in un boschetto della prefettura di Miyagi!
Aveva stretto la sciarpa attorno al collo e indossato meglio i guanti prima di prendere la risoluta decisione di seguire quelle piccole impronte.
Riusciva ancora a vedere il cortile di casa alle sue spalle quando si era bloccato
Aveva visto qualcuno, una figura poco più avanti che, da accovacciata com’era mentre ricopriva qualcosa con la neve, si era alzata e allontanata barcollando.
Un’andatura non proprio umana…, aveva pensato Ushijima prima di scuotere la testa per allontanare quei pensieri angosciati. Nonostante questo, tuttavia, non era riuscito ad impedirsi di avvicinarsi: doveva controllare cosa quel losco figuro avesse nascosto.
Doveva!
Aveva appena allungato una mano verso quel nascondiglio raffazzonato quando si sentì afferrare e trascinare indietro.
«Quelli sono miei!» esclamò lo yokai.
La schiena impattò contro il terreno e per un attimo temette davvero che il demone lo avrebbe divorato.
Ma poi lo vide.
L’orrenda creatura… deforme, con il pelo di una scimmia e gli artigli…
Quegli occhioni che lo fissavano erano effettivamente più grossi di quanto si sarebbe aspettato… ma gli artigli non c’erano, né tanto meno il pelo.
C’era solo una ciotola di capelli rossi, seminascosta da un cappuccio, che descriveva un visetto vispo.
Corrugò la fronte: «Ma… tu non sei un mostro!»
Il bambino sgranò ancora di più gli occhi e si sollevò da lui, inginocchiandoglisi davanti, come se il suo cuore si fosse improvvisamente fermato.
Wakatoshi si alzò appoggiandosi sugli avambracci e in quel momento si rese conto che, forse, non era la prima volta che vedeva quel ragazzino…
Il giorno prima aveva pensato che condividesse il divertimento della sua compagna di banco… adesso invece si trovò a pensare che forse, sotto quel cappuccio, aveva nascosto uno sguardo ferito da quei crudeli sfottò. Quell’antipatica non aveva nemmeno aspettato che se ne andasse: al contrario, aveva alzato la voce proprio quando lo aveva visto attraversare il corridoio.
«Come ti chiami?» gli domandò il fulvo, rompendo il silenzio.
«Ushijima Wakatoshi.»
«Hai le mani lunghe, eh, Ushijima Wakatoshi?»
Abbassò lo sguardo e se le studiò prima di rispondere: «Non mi pare più di tanto. Forse quando sarò più grande: mi farebbe comodo giocando a pallavolo… perché stai sorridendo in questo modo strano?»
«Intendevo dire che sei un ladruncolo! Volevi rubarmeli!» esclamò disseppellendo il suo piccolo tesoro.
«Volevo solo guardare. Che cosa sono?»
Le labbra del rosso si allargarono in un ulteriore sorriso mentre mostrava un sacchetto chiuso con un nastrino dorato: «Cioccolatini! La mamma dice che ne mangio troppi e che mi fanno male. È sempre riuscita a scovarli, tutte le volte che ho provato a nasconderli in casa! Ho pensato che qui non li avrebbe trovati e li ho messi sotto la neve perché non si sciogliessero!» Ridusse gli occhioni ad uno spiraglio e gli puntò contro l’indice: «Acqua in bocca, mi raccomando!»
«Mi dispiace, non ho niente da bere.»
Il bambino aggrottò le sopracciglia ma, alla fine, ridacchiò.
Rilassato, si sedette sulla neve nonostante fosse già intirizzito dal freddo: «Ne vuoi uno?» domandò porgendogli il sacchetto.
Ushijima non andava matto per i dolci – a lui piacevano le cose aspre… come il gelato al limone – ma accettò quell’offerta di amicizia.
«E tu? Come ti chiami?»
 
 
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«Satori, sei uscito dai contorni!»
Gli piaceva disegnare insieme a Tendou: formavano una bella squadra.
Lui era mancino mentre Tendou destro: potevano disegnare sullo stesso foglio senza rischiare di urtarsi a vicenda.
«Wakatoshi-kun…» cantilenò Satori girandosi a pancia in su sul pavimento di casa Ushijima. «Mi annoio! Un’altra palla? Insomma, anche a me piace la pallavolo ma non ti stanchi mai di disegnare delle semplici palle gialle e blu?»
«Sono anche verdi, rosse e bianche…»
Tendou si concesse una risata sguaiata che, però, si addolcì rapidamente.
Quel bambino, sotto un certo punto di vista, era strano quanto lui. Eppure… «Ripensavo a quando ci siamo incontrati: sei stato il primo a dirmi che non ero un mostro.»
Wakatoshi interruppe il suo lavoro e, senza rispondere, gli regalò uno dei suoi rari quanto preziosi sorrisi.
Satori incrociò le braccia dietro la nuca e sospirò: «Sono felice di essere il tuo migliore amico!»

 
 
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Angolino autrice:
Buona sera! ^^
Eccomi di ritorno in questo delizioso fandom con questa piccola shottina dedicata alla carissima Violet Sparks! ♥ Anche se con un giorno di ritardo, ti faccio tanti auguri di Natale con questo pensierino che tenevo tanto a farti, sperando che ti piaccia nonostante manchi il fattore Ushihina… e il fattore manzo XD
 
Piccole notine:
  • Il kotatsu è il telaio in legno di alcuni tavolini tipici del Giappone. Sopra il kotatsu vengono posti un futon o una coperta e sopra la coperta è presente un piano di appoggio per consentirne l'uso come un normale tavolo. Sul lato inferiore della struttura viene solitamente montata una fonte di calore (tipicamente una resistenza elettrica) in modo che chi si siede abbia le gambe al caldo.
  • Gli yokai sono un tipo di creatura sovrannaturale giapponese (o più semplicemente anche solo “demoni” XD). Nello specifico gli yokai che chiamano “satori” sono, appunto, delle specie di scimmie che sembrano essere in grado di leggere la mente delle persone e che, occasionalmente, si nutrono di queste ultime.
 
Come sempre, ringrazio chiunque leggerà questa storiella e vorrà lasciare un segno del proprio passaggio :-*
Un ringraziamento speciale a Leila91 per il parere in anteprima e il titolo ♥ grazie cara e scusami se ti ho assillata XD
A presto e di nuovo auguri a tutti! ♥
Carmaux
  
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