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Autore: Europa91    28/12/2021    4 recensioni
[Atsumu x Hinata one-side]
[Kageyama x Hinata]
«Sai, qualche anno fa a Natale mi hanno spezzato il cuore»
«Per avere un cuore spezzato per prima cosa bisogna possederne uno»
«Davvero spiritoso. È stata la mia prima delusione amorosa. Non c’è nulla di divertente, anzi il solo pensarci fa ancora male»
«Per questo odi così tanto il Natale?»
«Già»
«Se è stato così tremendo come dici, allora perché me lo stai raccontando?»
«Perché ho appena scoperto che quella delusione giocherà insieme a noi dalla prossima stagione»

Atsumu Miya, la sua prima cotta e una disastrosa settimana di Natale.
[Storia per il Calendario dell’Avvento 2021 di Fanwriter.it]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note inutili:

Non so che dire, volevo solo avvisare che non sono abituata a scrivere su Haikyuu per cui spero di non aver fatto troppi danni. Avevo voglia di provare un fandom diverso dal solito e mi intrigava troppo l’idea di far soffrire Atsumu proprio a Natale (abbiate pazienza ma quando l’ho scritta un mesetto fa ero reduce da un rewatch dell’ultima stagione). Non ho avuto moltissimo tempo per rileggerla, spero non faccia troppo schifo.

Buone feste a tutti XD


 


 


 


 


 


 


 

 

 

In principio si era trattata di pura e semplice gelosia. Come gli aveva immediatamente fatto notare senza il minimo tatto anche Samu, il suo era un comportamento infantile. L’ultimo di una lunga serie. Quella volta Atsumu ricordava di aver sbuffato in direzione del gemello, piegando gli angoli della bocca contrariato, per poi iniziare quello che sarebbe stato solo l’ennesimo dei loro litigi. Un siparietto che avrebbe anche quel giorno, animato gli allenamenti del Inarizaki. Miya Atsumu poteva essere tranquillamente paragonato ad un bambino che, dopo aver visto alla pubblicità un giocattolo nuovo, iniziava di colpo a bramarlo sempre di più, finendo con il dimenticarsi e disinteressarsi del resto.

Come spesso accade, tutto era iniziato in modo semplice, senza destare troppo scalpore. A quel tempo nessuno, nemmeno i principali attori coinvolti in quella storia, avrebbe potuto prevedere la piega che di lì a poco gli eventi avrebbero preso.

Il primo atto, di quella che sarebbe stata in seguito definita dai gemelli Miya come “la disastrosa settimana di Natale”, avvenne in realtà durante il Torneo Nazionale primaverile. Fu lì che tutto ebbe inizio.

Il secondo giorno del campionato, durante la partita contro la Karasuno, Miya Atsumu incrociò per la prima volta la sua strada con quella di Hinata Shouyou.

Quello doveva essere un match come tutti gli altri. Nonostante la Karasuno avesse battuto la Shiratorizawa strappando in quel modo la qualificazione ai nazionali, non sembrava essere una squadra così pericolosa. Atsumu conosceva già Tobio. Aveva avuto modo di studiarlo attentamente nel corso del ritiro a cui entrambi avevano partecipato qualche settimana prima.

Kageyama Tobio, il loro alzatore, pareva essere l’unico giocatore degno di nota in quello stormo rumoroso di corvi. Il solo in grado di impensierirlo. La sua attenzione però venne presto dirottata verso altro.

Quel piccolo centrale dai capelli rossi non aveva faticato a conquistarlo. Così, prima che Atsumu se ne rendesse conto, era caduto nella sua trappola.

Al termine di quella partita, oltre all’amarezza e ad un vasto elenco di altri sentimenti che solo la sconfitta recava con sé, al miglior setter del Giappone rimaneva solo una certezza: desiderava alzare la palla per quel gamberetto.

Voleva esserci lui al posto di Tobio-kun. Voleva alzare per Hinata Shouyou; ed era forse questa consapevolezza ad irritarlo di più.

Miya Atsumu odiava perdere. Odiava soprattutto quando la sconfitta gli veniva inflitta da qualcuno, come nel caso di Tobio, così simile a lui. Conosceva troppo bene quella sensazione. Aveva passato la sua intera esistenza a combattere e rivaleggiare contro il proprio gemello.

Qualche settimana prima, al ritiro della nazionale giovanile aveva incontrato per la prima volta quel prodigio di nome Kageyama Tobio. Miya lo aveva tenuto d’occhio, studiando e valutando quanto potesse essere pericoloso per lui. Arrivando alla conclusione che Tobio-kun era bravo sì, ma non era al suo livello.

C’era solo un piccolo particolare che Atsumu non aveva calcolato. Hinata Shouyou, era abbagliante e fastidioso come poteva esserlo solo un raggio di sole in pieno volto. Sul campo da gioco come fuori. Più di una volta, nel corso di quella dannata partita aveva assistito a come avesse risollevato, con poche parole, il morale dell’intera squadra. Atsumu era rimasto genuinamente sorpreso da quell’esca, tanto da arrivare a desiderare di averlo tutto per sé.

Alla fine del secondo set aveva maturato una decisione. Voleva alzare per Hinata. Voleva essere l’alzatore di quel piccolo concentrato di energia. Per questo al termine dell’incontro gli aveva rivolto quelle parole che sembravano quasi una minaccia:

«Shouyou. Ricorda che prima o poi arriverà il giorno in cui alzerò per te, ma prima che accada ti distruggerò agli interhigh, perciò preparati».

Quella frase riassumeva lo stato d’animo del giovane setter. Atsumu voleva alzare per Hinata, ma una parte di lui voleva prima di tutto batterlo. La sconfitta subita bruciava, il suo orgoglio urlava. In quel turbinio di sentimenti contrastanti era però certo di una cosa: voleva Shouyou, voleva diventare il suo alzatore.

Come sempre suo fratello aveva capito tutto ancor prima di lui. Come lo avevano capito pure Kita, Suna, Ojiro. Atsumu Miya era così facile da leggere, soprattutto per i suoi compagni di squadra.

«Ti piace quell’esca»

Osamu glielo aveva sbattuto in faccia senza troppi giri di parole, quella sera stessa, una volta tornati in hotel dopo essere stati eliminati dal torneo. Atsumu lo aveva guardato come fosse un alieno, fingendo di non capire.

«Non so proprio di cosa tu stia parlando» mentì spudoratamente.

Samu allora aveva preso un lungo respiro per poi iniziare a togliersi scarpe, felpa, e posando nel frattempo anche la tracolla per terra.

«Hai nominato Shouyou-kun solo diciassette volte durante il viaggio di ritorno. Diciassette»

«Questo non vuol dire niente»

Osamu lo aveva squadrato da capo a piedi, arrivando alla solita conclusione: il suo gemello era un completo idiota. Fece qualche passo in avanti superandolo;

«Il tempo mi darà ragione. Ora però ho fame»

Quella frase decretava la fine della conversazione. Atsumu era rimasto imbambolato sul ciglio della porta incapace di replicare.

A lui Shouyou non piaceva. Assolutamente. Voleva solo alzare per piccolo mostro, dimostrare di essere un setter migliore di Kageyama Tobio, di essere il migliore tra gli under 19 del Giappone.

Solo questo. Samu ovviamente si sbagliava.

 

 

***

 

 

Avevano deciso di rimanere a Tokyo per seguire il resto del torneo. Il Karasuno aveva battuto Nekoma per poi incappare nel Kamomedai.

Atsumu aveva guardato la partita insieme a suo fratello e Kita-san, commentando di tanto in tanto le varie giocate di quello spaventoso duo di primini. Nuovamente la gelosia o qualsiasi altro sentimento stesse provando in quel momento, si era impossessata di lui. Se Tobio puntava a migliorare l’elevazione di Shouyou, lui sarebbe stato in grado non solo di fare altrettanto ma addirittura di meglio. Continuava a ripetersi questo, non riuscendo a staccare gli occhi dagli attacchi e dalle veloci di Hinata.

Era stata davvero una sfortuna per la Karasuno imbattersi proprio nel Kamomedai. Era una squadra che ad Atsumu proprio non piaceva, forse perché tutti i giocatori gli ricordavano troppo Kita-san. Al solo pensiero un brivido percorse la schiena dell’alzatore.

Osamu accanto a lui si limitava ad alternare lo sguardo dal campo al proprio gemello, sorridendo tra sé. Atsumu si sarebbe reso conto da solo della spaventosa cotta che aveva maturato per quell’esca, ma per il momento lui si sarebbe divertito alle sue spalle. Samu conosceva il fratello come le proprie tasche, per questo sapeva che Hinata Shouyou lo aveva colpito come nessun altro. Anche Kita se ne era accorto, in fondo era il migliore nell’osservare i propri compagni di squadra e ad intuire i loro bisogni. Dopo ogni commento di Atsumu, il capitano dell’Inarizaki e Osamu si scambiavano sguardi d’intesa.

«Mi disturba»

A quelle parole, il sorriso che fino in quel momento esibiva Samu aveva ceduto il posto ad un’espressione preoccupata. Aveva sottovalutato la situazione. Era bastata una sola frase per comprendere quanto quella cotta fosse più grave del previsto. Atsumu non aveva preso una semplice infatuazione, era qualcosa di diverso che non aveva mai affrontato.

Per qualche istante, Osamu Miya non seppe come reagire. Tsumu non staccava lo sguardo dal terreno di gioco, nonostante commentasse praticamente ogni azione con un tono di voce a metà strada tra l’invidioso e il seccato. Così Samu aveva osservato il resto dell’incontro continuando a studiare il gemello, soppesando ogni parola che l’altro si lasciava scappare.

Quando Hinata fu costretto ad abbandonare il campo per via della febbre, Atsumu non aveva lasciato trasparire nessuna particolare emozione. Era quasi deluso dal fatto che non avrebbe più visto il piccoletto e le sue giocate. Samu e Kita si erano scambiati l’ennesima occhiata.

«Quanto pensi ci sia da preoccuparsi?» Aveva domandato il capitano sottovoce.

Osamu aveva lanciato un ultimo sguardo al gemello, per poi ammettere con un’alzata di spalle;

«Vedremo come si comporterà la prossima volta che giocheremo contro di loro»

«Non avevo mai visto Atsumu così concentrato su di una partita che non fosse sua»

«Già, anche a me sta iniziando a fare paura»

E per quel giorno la questione terminò così.


 

***


 

Il Torneo Nazionale si era concluso velocemente. I giocatori del terzo anno avevano salutato le proprie squadre mentre queste si preparavano ad accogliere tra le loro fila delle nuove matricole. Lo scontro successivo tra l’Inarizaki e il Karasuno avvenne nuovamente al Torneo Nazionale. Quella volta i gemelli Miya riuscirono a spuntarla.

Prima però è necessario fare un passo indietro.

Il Karasuno si aggiudicò la qualificazione ai nazionali in autunno. Anche quell’anno Tobio venne invitato al ritiro giovanile e nuovamente Atsumu Miya incrociò la propria strada con quella del setter prodigio della loro generazione.

«Dove hai lasciato il piccolo Shouyou?»

Furono le prime parole che gli rivolse, non notando minimamente l’espressione ostile che la sua sola presenza aveva fatto comparire sul volto di Kageyama.

«L’invito era rivolto solo a me» spiegò tranquillo. Ad Atsumu quel modo di fare diede sui nervi, però continuò con quel teatrino di falsa cordialità;

«Se fossi stato al tuo posto me lo sarei messo in valigia e portato di nascosto» Tobio a quel punto non poté evitare di ghignare, prima di aggiungere;

«Vorresti davvero essere al mio posto Miya-san? Quel idiota di Hinata può essere un partner impegnativo»

«Puoi dire quello che vuoi, ma un giorno quel piccoletto schiaccerà le mie alzate»

«Questa è una sfida?»

Qualcuno intervenne a separarli prima che la situazione potesse degenerare. Incontrando Tobio, Atsumu si era reso conto di una cosa: desiderava rivedere Shouyou. Sarebbe stato tutto più semplice se avessero invitato anche quel piccoletto al ritiro. Aspettare fino al prossimo torneo equivaleva per lui ad una lenta agonia.

«Tobio-kun ieri abbiamo iniziato con il piede sbagliato» esordì il mattino dopo sedendosi accanto all’alzatore intento a consumare la propria colazione. Kageyama quasi non lo degnò di uno sguardo, continuando a mangiare come se nulla fosse. Quando finalmente si decise a parlare, Miya per poco non prese un infarto per la sorpresa;

«Come mai sei così interessato a quell’idiota?»

«Voglio alzare per lui, ti sembra così strano?»

«No, in effetti no. Anche io la prima volta che ho visto i salti di Hinata ho pensato lo stesso»

«Quindi capisci ciò che voglio dire»

«In realtà no, non ti capisco Miya-san. Hai la possibilità di giocare con atleti di alto livello. Perché ti sei fissato proprio con Hinata?»

Atsumu storse il naso prima di recuperare il proprio vassoio ed andarsene senza aver dato Tobio alcun responso. La realtà era che lui stesso non aveva una risposta a quella domanda così banale. Voleva alzare per Shouyou, non c’era un motivo particolare. Era così e basta. Poteva alzare per assi come Bokuto, Sakusa ma sentiva che nessuna delle loro schiacciate gli avrebbe dato quel brivido che lo aveva pervaso durante lo scontro contro la Karasuno.

L’ultimo giorno di ritiro Kageyama Tobio lo sorprese ma in senso positivo. Fece qualche passo verso di lui, avvicinandosi durante la fase finale dell’allenamento;

«Miya-san. Ti giro la mail di Hinata»

Il setter non poteva credere alle proprie orecchie. Rimase pietrificato al centro del campo, la palla ancora saldamente tra le mani, chiedendosi se si trattasse di un sogno o di uno scherzo di pessimo gusto. Kageyama per lui rappresentava un vero rompicapo, forse perché non riusciva mai a intuire cosa gli passasse per la mente.

«Cosa ti fa credere che voglia la sua mail?» affermò spavaldo, dopo aver notato un paio di sguardi curiosi diretti verso di loro.

«Se non la vuoi non importa. Hoshiumi-san mi ha solo fatto notare come tu abbia passato tutto il ritiro a parlare di quell’idiota»

Atsumu si trovò ad indietreggiare colto in flagrante. Non si era reso conto di aver parlato così tanto di Shouyou, ma a quanto pare tutti avevano notato questo suo interesse per il numero 10 del Karasuno. Lanciò con una schiacciata il pallone direttamente nel box.

«Zitto. Dammi qua»


 

***


 

«Hai intenzione di fissare quel aggeggio ancora per molto o ti decidi a scrivergli un messaggio?»

Osamu e Suna, seduti sul divano di casa Miya, fissavano divertiti il setter dell’Inarizaki camminare nervosamente avanti e indietro tenendo tra le mani il proprio cellulare.

Atsumu era tornato dalla settimana di ritiro raggiante, esibendo loro la mail di Hinata quasi fosse un trofeo. Ora però si poneva il problema di cosa volesse o dovesse farci.

«Non saprei che scrivergli» ammise affondando il viso tra i cuscini dopo essersi seduto accanto al gemello e al compagno di squadra. I due si scambiarono una lunga occhiata d’intesa. Ormai era chiaro che quella cotta non si sarebbe esaurita da sola, bisognava agire; giocarsi il tutto per tutto. Atsumu sapeva essere già insopportabile di suo, ora però stava esagerando.

«Invitalo a Kobe per Natale» buttò li senza pensarci troppo Samu, sempre più stanco dei comportamenti infantili del fratello.

«Dici che accetterebbe?» domandò l’altro emozionato da quella prospettiva, scattando improvvisamente sull’attenti.

«Tsumu. Scrivi quel messaggio. Se quel piccoletto viene, vivrete felici e contenti. In caso contrario gliela faremo pagare cara durante i nazionali»

Atsumu sorrise. Dopo altri dieci minuti di tentennamenti, seguiti da minacce di morte più o meno velate, si decise e premette il tasto d’invio.


 

***


 

Hinata Shouyou ci mise 13 minuti e 7 secondi prima di visualizzare il messaggio. Quando lo fece, si voltò verso il proprio setter finendo nel frattempo di bere la cioccolata calda che aveva tra le mani.

«Kageyama hai per caso dato la mia mail a Miya Atsumu?» chiese ripulendosi la bocca.

Tobio alzò le spalle.

«Per tutto il ritiro non ha fatto altro che parlare di te. Allora? Che vuole?»

Hinata si limitò a mostrargli lo schermo del proprio cellulare.

«Mi ha invitato a Kobe per le vacanze di Natale. Pensi voglia la rivincita? Cavolo non vedo l’ora che inizi il torneo nazionale»

La piccola esca sorrise e anche Kageyama finì con l’essere contagiato da tutto quell’entusiasmo. Per un solo istante, Tobio aveva sospettato che dietro l’invito di Miya ci fosse altro, ma in fondo l’ipotesi di Hinata era la più probabile. Perché mai invitarlo nella propria città se non per sfidarlo?

Sei sempre il solito Tobio-chan.

L’immagine di Oikawa Tooru e la sua fastidiosa voce gli rimbombarono in testa. Era ovvio che Miya volesse la rivincita. Che diamine era andato a pensare. Finì col bere il resto della cioccolata in silenzio.

A quei tempi in fondo, erano dei semplici liceali resi schiavi dall’amore per la pallavolo, non potevano ancora riconoscere i sentimenti che stavano nascendo tra loro al di fuori dal campo di gioco.


 

***


 

Alla fine Shouyou era partito per Kobe. Dopo una settimana di tentennamenti e centinaia di messaggi scambiati con Atsumu, il numero 10 della Karsuno aveva finito con l’accettare l’invito.

Il setter non stava più nella pelle dall’idea di rivedere finalmente quella piccola esca. Tanto che in quei giorni, Osamu aveva seriamente preso in considerazione l’ipotesi di commettere un omicidio.

«Visiteremo il castello e poi lo porterò a mangiare in quel nuovo locale. Magari vorrà vedere la palestra della nostra scuola...»

Samu era preoccupato per la propria salute mentale. Sperò che Hinata Shouyou fosse un mostro non solo sul campo da gioco ma anche fuori. Per sopportare Atsumu sarebbe servita un sacco di pazienza e stamina, nessuno meglio di lui lo sapeva.

La sera prima dell’arrivo di Hinata aveva nevicato. Così Atsumu aveva iniziato a monitorare con il proprio cellulare le condizioni dei trasporti tenendo sveglio il gemello fino a notte fonda dando voce alle proprie preoccupazioni e aggiornandolo su ogni possibile cambiamento meteorologico.

«E poi deve cambiare su questa linea. Dici che i treni subiranno dei ritardi? In quel caso potrebbe perdere la coincidenza. Cavolo non avevo pensato che potesse nevicare. Nelle prossime ore però non ci saranno ulteriori precipitazioni»

In quel momento, Osamu riprese in considerazione l’idea dell’omicidio, scartata unicamente perché fisicamente troppo stanco per alzarsi dal letto.

«Calmati. Anche se il treno dovesse ritardare in qualche modo ce la farà a raggiungerci. Stiamo parlando dello stesso piccoletto che un anno fa si è auto invitato al ritiro della Shiratorizawa. In più ti ricordo che siamo a dicembre, era quasi scontata una nevicata in questo periodo dell’anno»

Atsumu si sentì un completo idiota. Da quando Hinata aveva accettato il suo invito era euforico e su di giri. Il suo gioco era migliorato, soprattutto nei servizi. Durante l’ultimo allenamento il coach gli aveva più volte fatto i complimenti, mentre i suoi compagni di squadra se la ridevano tra loro conoscendo perfettamente la causa dietro questo suo improvviso buonumore.

«Non posso credere che Shouyou abbia veramente accettato il mio invito e stia venendo qui» ripeté forse più a sé stesso.

Samu aveva alzato per l’ennesima volta gli occhi al cielo, dopo essersi sporto dal suo letto per cercare invano di osservare il gemello;

«Forse anche lui desidera ricevere le tue alzate»

Atsumu si illuminò di colpo ma prima che potesse dire qualsiasi cosa il fratello aggiunse:

«O magari lo hai stressato talmente tanto che non ha saputo come rifiutare l’invito»

«Ti odio Samu»

«Grazie»


 

***


 

Quel giorno era tutto perfetto. La neve era caduta abbondantemente durante la notte ma ora la tempesta pareva cessata. I treni avevano subito solo qualche minuto di ritardo e Atsumu era corso in stazione non appena aveva ricevuto il messaggio di Hinata che annunciava il suo imminente arrivo. Non ci poteva credere, avrebbe rivisto Shouyou, passato giorni interi in sua compagnia. Si sarebbero finalmente incontrati anche al di fuori del campo, in una splendida cornice natalizia.

Il solo pensiero lo elettrizzava. Osamu fin dal principio lo aveva preso in giro per questa sua ossessione per il numero 10 del Karasuno ma a lui non era mai importato.

Atsumu ne era certo, lui sarebbe stato il partner migliore per Shouyou, avrebbero formato una coppia imbattibile sul campo da gioco. Era più bravo di Kageyama Tobio e presto o tardi anche Hinata lo avrebbe capito. In futuro avrebbero giocato insieme e sarebbero stati i migliori dell’intero Giappone. Già si figurava entrambi mentre indossavano la divisa della nazionale.

Fu in quel momento, quando la porta della metropolitana si aprì che Miya Atsumu ricevette la prima delusione della settimana. Quello fu solo l’inizio della tragedia.

Hinata Shouyou sorrideva radioso muovendo le braccia per attirare la sua attenzione. Accanto al numero 10 del Karasuno però c’era una presenza che Atsumu non aveva assolutamente previsto. Kageyama Tobio lo fissava con l’aria di uno che avrebbe preferito essere ovunque tranne che lì.

«Miya-san siamo arrivati!» aveva iniziato ad urlare Shouyou scuotendolo dallo strato di trance in cui era caduto.

«Smettila di urlare deficiente» lo rimproverò l’altro dandogli un leggero scappellotto.

Atsumu preso in contropiede per qualche istante non seppe cosa dire, così optò per un banale:

«Benvenuti a Kobe»


 

***


 

Quando raggiunsero Osamu anche questi ebbe una reazione simile al gemello. Nemmeno lui si aspettava che Hinata arrivasse accompagnato dall’alzatore. Doveva aveva frainteso l’invito di Atsumu, non c’era altra spiegazione possibile.

«Allora come è stato il viaggio?» Chiese più per cortesia che per reale interesse, visto che Tsumu sembrava essere entrato di colpo in una fase di mutismo e depressione;

«Abbastanza bene. Negli ultimi giorni ha nevicato tantissimo però abbiamo visto dei paesaggi stupendi dal treno, vero Kageyama?» l’altro annuì continuando a guardare fuori dal finestrino completamente disinteressato a sostenere qualsiasi tipo di conversazione con i gemelli Miya.

«Atsumu ha previsto anche una visita al castello» continuò Osamu. Gli occhi di Hinata brillarono per qualche secondo, cercando quelli dell’alzatore per ricevere una conferma che non tardò ad arrivare;

«Miya-san ma è meraviglioso. E io che pensavo avremmo solo giocato a pallavolo»

Fu in quel momento che Samu comprese in parte cosa doveva essere successo. Suo fratello era un completo idiota ma anche quella piccola esca non doveva certo brillare per intelligenza. Aveva scambiato l’invito di Atsumu per una sfida di pallavolo. Si passò una mano sul volto, dopo aver lanciato un ultima breve occhiata sia agli ospiti che al fratello. Si preannunciava una lunga quanto difficile settimana.


 

***


 

«Hai intenzione di restare in questo stato depresso per tutte le feste?»

Atsumu alzò di poco il viso solo per incontrare quello identico del gemello. Erano appena arrivati a casa e avevano lasciato ai loro ospiti del tempo per sistemarsi.

«Ha frainteso le mie intenzioni e ha portato Tobio-kun» piagnucolò come un bambino;

«L’ha portato solo perché credeva che volessi sfidarlo a pallavolo»

«Dici davvero?»

«Non mi vengono in mente altri motivi»

Con il senno del poi, sarebbe stato meglio se non avesse detto quella frase.


 

***


 

Il giorno seguente Atsumu aveva cercato di ritagliarsi più tempo possibile con Hinata ma la presenza costante del setter della Karasuno finiva sempre con il rovinare i suoi piani.

Alla fine, era riuscito a convincere Shouyou ad accompagnarlo per una passeggiata in centro, con la scusa di dover acquistare gli ultimi regali di Natale. Osamu e Suna si sarebbero occupati di intrattenere Tobio, ovviamente dietro un lauto compenso.

In quel momento, la piccola esca del Karasuno procedeva tra le folla mentre osservava le vetrine addobbate con occhi pieni di stupore.

«Vivere in città è meraviglioso Miya-san» disse fermandosi davanti all’ennesimo negozio. Nonostante il clima rigido il suo sorriso aveva il potere di riscaldare Atsumu, azzerandone completamente ogni pensiero logico o coerente;

«Penso abbia i suoi pro e contro» si limitò a mormorare trovandosi all’improvviso a corto di parole.

«Adoro il Natale» fu in quel momento che il setter decise di osare. C’era una domanda che fino a quel momento si era trattenuto dal porgergli e di colpo si era creata un’occasione perfetta;

«Sei contento di aver accettato il mio invito?» Hinata gli regalò l’ennesimo sorriso;

«Certo mi ha fatto molto piacere. Kageyama è stato difficile da convincere però si siamo contenti di essere qui. Non vedo l’ora della rivincita»

Atsumu non capiva davvero perché Tobio-kun lo avesse accompagnato, forse era geloso della sua esca e temeva che glielo portasse via? Anche se effettivamente il suo piano era quello. Miya era certo solo di una cosa: una volta che Hinata avrebbe schiacciato una delle sue alzate avrebbe dimenticato per sempre Kageyama Tobio e la sua fastidiosa perfezione. Non riuscì a fare altro che il numero 10 del Karasuno si mise improvvisamente a correre prendendolo nuovamente in contropiede;

«Guarda Miya-san questa sera faranno uno spettacolo di Natale» urlò con gli occhi colmi di gioia indicando un cartellone pubblicitario davanti a loro. Atsumu sorrise. Hinata era davvero un concentrato di energia sia dentro che fuori dal campo.

«Ci vuoi andare?» propose;

«A Kageyama non piacciono questi spettacoli» ammise con una punta di delusione mettendo un adorabile broncio;

«Potremmo andarci solo io e te?» a quelle parole Shouyou ritrovò il sorriso;

«Certo. Gli scrivo subito che faremo tardi»

Atsumu si sentì come se avesse appena conquistato un match point per la sua squadra. Ora doveva solo segnare il punto decisivo e vincere il set.


 

***


 

Era il classico spettacolo sul ghiaccio, come quelli che nel periodo natalizio venivano sempre trasmessi in televisione. Shouyou non ne aveva mai visto uno dal vivo e seguiva i movimenti degli artisti come ipnotizzato. Atsumu si rese conto in quel momento, mentre erano seduti l’uno accanto all’altro in quel freddo pala ghiaccio, che Hinata gli piaceva, davvero tanto.

All’inizio la sua cotta si era limitata al terreno di gioco. Shouyou lo aveva attirato come giocatore, come un tempo avevano fatto anche Ushijima e Sakusa. Ora però, dopo aver passato qualche giorno in sua compagnia si era reso conto di essere completamente spacciato.

Sia dentro che fuori dal campo Hinata Shouyou aveva saputo conquistarlo.

Osamu aveva ragione ma mai lo avrebbe ammesso ad alta voce.

Più di una volta, durante lo spettacolo, Atsumu aveva provato ad allungare la mano in direzione dell’altro ma non era mai riuscito a raggiungerlo. Non appena provava ad avvicinarsi quel piccoletto sgusciava involontariamente dalla sua presa.

Atsumu lo aveva osservato per tutto il tempo. Non gli importava nulla dello spettacolo, per tutta la durata della rappresentazione non aveva fatto altro che studiare ogni singola espressione comparsa sul viso di Shouyou, immaginandosi quali mimiche avrebbe assunto mentre schiacciava una delle sue alzate. Pensò al campo di gioco, al rumore della palla che veniva colpita con forza e scagliata oltre la rete. Al sorriso di Hinata dopo aver segnato un punto decisivo.

«Uaho Miya-san hai visto che salto?»

Ovviamente no, non aveva visto nessuna delle coreografie, perso come era nelle sue fantasie.

«Si molto bello» concesse grattandosi nervosamente la testa.

«La ragazza con la treccia ha una fantastica elevazione e che equilibrio»

Ad Atsumu non poteva importare meno, però si trovò ad annuire ad ogni parola. Se Hinata era felice lui lo era di più.


 

***


 

Dopo tre ore si stavano incamminando verso casa. Il sole era tramontato e le luci natalizie illuminavano la via del ritorno creando la classica atmosfera di festa.

Hinata non aveva smesso per un secondo di parlare e saltare, dando voce ai suoi pensieri ed elencando le cose che gli erano piaciute di più. Atsumu lo osservava annuendo di tanto in tanto. Non si era mai sentito così. Era una sensazione strana ma era certo di una cosa, desiderava non finisse mai. Avrebbe voluto poter passeggiare insieme ad Hinata ogni giorno. Allenarsi con lui. Assorbito come era nei suoi pensieri non si era reso conto che ormai avevano raggiunto la loro destinazione. Se ne accorse solo quando incrociò lo sguardo del fratello una volta varcata la soglia di casa.

«Ti abbiamo offerto un’occasione su di un piatto d’argento come hai potuto sprecarla?»

Osamu come sempre non aveva perso tempo e una volta soli non si era risparmiato dal rimproverarlo. Gli era bastata una semplice occhiata per comprendere come Atsumu non avesse fatto alcun progresso quel pomeriggio.

«Io e Suna abbiamo dovuto sopportare quello stronzetto presuntuoso di Kageyama e tu non hai fatto nulla»

«La prossima volta andrà meglio»

Osamu non rispose, si limitò ad addentare l’onigiri che aveva tra le mani.


 

***


 

«Poi la ballerina ha fatto una giravolta assurda. Kageyama dovevi vedere che equilibrio aveva»

Tobio stava ascoltando quell’interminabile racconto già da qualche minuto. Precisamente da quando Hinata e Miya erano tornati dallo spettacolo sul ghiaccio. Atsumu era stato raggiunto dal fratello e lo aveva seguito in cucina, mentre lui era rimasto con il piccoletto dai capelli rossi.

«Tu che hai fatto oggi?» chiese Shouyou avvicinandosi fino a far collidere le loro spalle. Kageyama si fece improvvisamente immobile. Non si era ancora abituato all’espansività di Hinata. Prima che potesse fare qualsiasi cosa la piccola esca gli sorrise.

«Kageyama, tranquillo. Siamo soli, puoi anche respirare» Fece quanto detto prendendo un lungo respiro e rilassando di poco i muscoli delle spalle;

«Idiota. Comunque non ho fatto nulla. Ho guardato il gemello Miya stracciare il centrale fastidioso ai videogames. Sarebbe stato più divertente andare ad allenarmi»

«Già. Mi aspettavo che Miya-san ci trascinasse subito in palestra» mormorò quasi deluso.

«Abbiamo ancora del tempo. Vedrai che prima o poi ci chiederà la rivincita. Altrimenti lo sconfiggeremo di nuovo ai nazionali» Shouyou sorrise prima di alzare lo sguardo per proporre:

«Quando sono tornato ho notato un piccolo parco poco distante da qui. Dici che si offenderanno se ora scappiamo e andiamo a fare due tiri? Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta che ho toccato una palla»

Kageyama si stupì di come delle volte Hinata fosse in grado leggergli nel pensiero. Erano agli antipodi su parecchie cose ma quando si trattava di pallavolo avevano una sintonia che rasentava la perfezione.

«Andiamocene prima che se ne rendano conto» concluse

«Ma non è carino» fu la debole seppur divertita replica di Shouyou, ancora appoggiato a lui.

Non è carino il modo in cui Miya Atsumu ti guarda, avrebbe voluto aggiungere ma lo fece solo nella sua mente.

Da quando Tobio aveva letto il primo messaggio che il setter dell’Inarizaki aveva inviato ad Hinata uno strano pensiero si era insinuato nella sua mente e non era più riuscito a scaccialo.

«Può essere che a Miya-kun piaccia il piccolo Chibi-chan. In quel caso lasciatelo dire, ti sei davvero comportato come un idiota»

Era stato l’unico commento di Oikawa al riguardo, seguito da un «Fa attenzione Tobio-chan, potrebbe anche portartelo via un giorno» con tanto di linguaccia ed occhiolino.

Kageyama non avrebbe voluto chiedere un consiglio proprio all’odiato senpai ma già una volta Tooru aveva saputo aiutarlo nel comprendere meglio i propri sentimenti verso Hinata. Quindi aveva deciso di accantonare l’orgoglio e sperato che potesse funzionare anche quella volta. Non era stato così; dopo quel breve ed infruttuoso incontro si era ritrovato con l’avere più dubbi che certezze.

Tobio poteva ricordare ancora perfettamente le parole che il setter dell’Inarizaki aveva rivolto verso Shouyou dopo la sconfitta subita, ma a quel tempo le aveva catalogate come la classica provocazione detta sul campo da gioco. Una dichiarazione di guerra diretta anche nei suoi confronti, che però allora non aveva minimamente preso in considerazione.

Non aveva nemmeno fatto caso agli sproloqui di Miya durante l’ultimo ritiro, concentrato come era sulla pallavolo e il provare nuovi schemi di gioco. In conclusione, Kegeyama gli aveva girato la mail di Hinata quasi senza pensarci. Non si sarebbe mai aspettato un invito a passare il Natale a Kobe, né tanto meno che quel piccolo idiota lo obbligasse ad accompagnarlo.

Stavano palleggiando già da qualche minuto. Alla fine non avevano saputo resistere ed erano “scappati” da casa dei gemelli Miya per fare qualche tiro nel piccolo parco scoperto da Hinata. Tutto intorno a loro era ancora ricoperto di neve ma ai due giocatori non importava. Le uniche luci presenti erano quelle delle luminarie di Natale. Avvolti dall’oscurità della notte sembravano esistere solo loro. Era esattamente come quando si trovavano sul campo da gioco.

«Ecco dove eravate finiti. Stavo iniziando a preoccuparmi» la voce di Atsumu Miya rovinò l’atmosfera intima che si era venuta a creare. Shouyou fece un paio di passi nella sua direzione dopo aver lasciato a Kageyama il compito di recuperare la palla, finita nel frattempo a qualche metro da loro;

«Scusaci Miya-san dovevamo avvisarti» ammise sorridendo.

«Se volevi giocare bastava dirlo. Avrei alzato volentieri per te» Tobio non riuscì a trattenersi un minuto di più. Li raggiunse velocemente prima di afferrare Hinata per un braccio con l’intenzione di allontanarlo dal altro setter.

«Ormai si è fatto tardi. Andiamo» Shouyou lo seguì senza fiatare mormorando ancora delle scuse confuse in direzione di Atsumu.


 

***


 

«Non è stato carino da parte tua» furono le prime parole che Hinata gli rivolse una volta entrati nella stanza degli ospiti che condivideva con Kageyama. Tobio sbuffò distogliendo subito lo sguardo. Preferiva fissare il pavimento che incrociare quelle iridi di fuoco;

«Sei così idiota da non capire a che gioco sta giocando quello stronzo» Esordi. Non aveva idea di come avrebbe affrontato l’argomento. Soprattutto perché sapeva che per Hinata in quel momento era lui era quello dalla parte del torto.

«Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Però questa volta è stata colpa nostra. Miya-san è stato così gentile da ospitarci» quelle parole ebbero solo l’effetto di far innervosire ancora di più l’alzatore.

«Allora la prossima volta chiedi a Miya-san di alzare per te»

Lo aveva detto davvero. Si scambiarono l’ennesima occhiata. Il setter si diede mentalmente dello stupido. Si era scoperto. Reso vulnerabile. Kageyama poteva essere l’orgoglioso Re del campo, ma solo un individuo era stato capace di far crollare ad una ad una tutte le sue difese, dentro e fuori dal terreno di gioco. Solo una persona conosceva il vero Tobio, il ragazzo nascosto dietro al prodigio.

Shouyou fu in grado di sorprenderlo come sempre. Lo raggiunse in pochi passi, per poi allungare le braccia fino ad arrivare a cingergli il collo.

«Sai, non avrei mai pensato che proprio tu potessi essere geloso» sussurrò a qualche centimetro dalle sue labbra dopo essersi alzato leggermente sulle punte. Tobio non si mosse, rimase in attesa.

«Non sono geloso» sussurrò;

«Però non vuoi che Miya-san alzi per me»

«Io sono il tuo alzatore»

«Ma non lo sarai per sempre» gli fece notare. Non era per cattiveria o altro, era semplicemente una realtà con la quale prima o poi avrebbero dovuto fare i conti.

«Forse sono geloso. Ma solo perché riconosco il talento di Miya» Hinata ad una spanna dalle sue labbra sorrise, solleticandogli il volto con i propri capelli.

«Credevo che solo il Grande Re potesse farti paura»

«Ti prego non nominare pure lui» Shouyou annuì serio.

«Sarai sempre il mio alzatore Tobio»

Erano rare le occasioni in cui lo aveva chiamato per nome, ed ogni volta il cuore di Kageyama mancava di qualche battito. Alla fine si decise ad alzare le proprie braccia per andare ad abbracciare il compagno. Era completamente imbarazzato dalla situazione che si era venuta a creare.

«Forse un giorno Miya-san finirà davvero con l’alzare per me» scherzò il più piccolo.

«Sta zitto» sbuffò il setter prima di decidersi a far collidere anche le loro labbra. Erano arrivati a Kobe da un paio di giorni e baciare Shouyou gli era mancato quasi quanto giocare a pallavolo. Quando si staccarono Hinata era ancora più abbagliante del solito, stretto in quel abbraccio che era quanto di più intimo potessero permettersi.

Kageyama rise tra sé. Shouyou era ancora suo. Non lo avrebbe ceduto a Miya tanto facilmente.


 

***


 

«Kageyama Tobio può essere un problema»

Sentenziò Atsumu una volta raggiunto il gemello.

«Ha notato che stai facendo la corte alla sua esca e non gli va giù?»

Il biondo si trovò ad annuire.

«Voglio alzare per Shouoyou» piagnucolò come un bambino.

«Stai diventando noioso con questo ritornello, anche perché ormai il primo che non crede a quelle parole sei proprio tu» gli fece notare.

Tsumu lo odiò. Lo odiò solo perché sapeva quanto Osamu avesse ragione.

«Ma io ci credo, solo ecco, non si tratta più solo questo» Era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce. In un certo senso fu liberatorio, come riprendere a respirare dopo un lungo periodo di apnea.

«Finalmente»

«Ok. Mi sono innamorato. Era così ovvio?»

«Abbastanza»

«Devi aiutarmi Samu» il gemello soppesò per qualche minuto la richiesta,

«Ti pagherò il pranzo per un mese» ritentò.

«Facciamo due»

«Affare fatto»


 

***


 

Era la prima volta in diciotto anni che Atsumu provava un sentimento simile, tanto da non sapere bene come gestirlo. Gli era già capitato in passato di prendere delle sbandate per altri giocatori; piccole cotte, che però si erano limitate al terreno di gioco.

In principio c’era stato Ojiro Aran. Al solo pensiero Atsumu moriva dall’imbarazzo. A quei tempi era ancora un bambino ed era rimasto incantato dal gioco di quel ragazzino straniero. Non avrebbe mai immaginato di ritrovarselo un giorno come compagno di squadra.

Una volta arrivato alle medie si era scontrato per la prima volta contro la Shiratorizawa e da quel momento, Ushiwaka aveva sostituito Aran come protagonista delle sue fantasie. Alzare per un mancino doveva essere un’esperienza unica e un giocatore come Ushijima non si incontrava tutti i giorni. Poi era arrivato Kiyoomi Sakusa, un altro talento destinato a comparire tra la rosa dei migliori del Giappone.

A conti fatti, Hinata Shouyou era stato solo l’ultimo di una lunga serie; però aveva saputo fare terra bruciata intorno a sé. Da quando si erano scontrati Atsumu non riusciva a pensare ad altri che a lui. Forse invitarlo fino a Kobe per Natale era stato eccessivo, impulsivo, ma l’alzatore era certo di una cosa, non lo avrebbe fatto per chiunque.

Non si accorse che qualcuno lo aveva raggiunto fino a quando il viso perennemente sorridente di Shouyou non gli si palesò davanti agli occhi.

«Kageyama oggi è di cattivo umore» furono le prime parole che gli rivolse entrando nel soggiorno. Atsumu non poté evitare di sorridere per quella piccola vittoria;

«Mentirei se ti dicessi che mi dispiace» il viso di Hinata si imbronciò per qualche secondo;

«Non capisco perché voi due continuiate a punzecchiarvi»

Forse perché vogliamo la stessa cosa Shouyou.

«Semplice rivalità tra alzatori» ammise con una scrollata di spalle.

«Allora quando giocheremo questa famosa partita di pallavolo?»

«Per quella forse sarebbe meglio aspettare il piccolo Tobio-kun. Non vogliamo certo che si arrabbi ancora di più.»

«Kageyama ha un carattere difficile ma una volta che lo conosci non è male»

«Oh lo so bene. Tobio-kun è proprio un bravo bambino» A quell’affermazione Hinata scoppiò a ridere. Atsumu si beò anche di quella piccola conquista.

«Io invece non piaccio a nessuno» confessò inaspettatamente;

«Non prendermi in giro»

«Ti assicuro che non lo sto facendo. Sono uno stronzo e sono fastidioso, neppure il mio gemello mi sopporta»

«A me invece siete sembrati molto legati e le vostre veloci erano incredibili»

«Non ti stanchi mai Shouyou?» il più piccolo gli riservò un’occhiata confusa,

«Sai sempre come trovare il lato migliore in tutto e in tutti»

Il rosso si prese qualche secondo.

«La Karasuno è la prima vera squadra in cui io abbia giocato. Può sembrare assurdo ma prima di un anno fa non avevo mai realmente praticato la pallavolo. Durante il primo anno siamo arrivati fino al Torneo Nazionale, e abbiamo voglia di ripetere l’impresa. Non ho intenzione di fermarmi o accontentarmi Miya-san. Kageyama è un prodigio. Tu sei un campione. Alzerai per me quando sarò arrivato al vostro livello»

Atsumu era senza parole, non si aspettava una confessione simile. Hinata però riprese a parlare;

«Tra me e Kageyama è una sfida continua. Puntiamo alla Nazionale, alle Olimpiadi, se Tobio ha come te un posto praticamente assicurato, voglio riuscire ad averne uno anche io. Non posso perdere contro di lui. Contro di voi»

Atsumu gli tese la mano.

«Ti farò brillare è una promessa» Shouyou sorrise e gliela strinse.


 

***


 

«Tuo fratello è veramente bravo a cucinare. I suoi onigiri erano deliziosi»

«Samu ama il cibo»

«Come tu la pallavolo»

Atsumu non capiva come fosse possibile ma ad ogni conversazione con Hinata finiva inevitabilmente con l’innamorarsi sempre di più. Era incredibile quanto calore potesse emanare un esserino così piccolo. Shouyou era un sole, una stella tanto bella quanto pericolosa che sarebbe finita con il bruciarlo se non avesse prestato attenzione.

In quel momento stavano sistemando delle decorazioni natalizie in soggiorno, parlando del più e del meno. Atsumu aveva recuperato dei vecchi scatoloni dalla soffitta e Shouyou si era offerto di aiutarlo. Kageyama era stato nuovamente preso in ostaggio da Osamu ed era sparito subito dopo pranzo.

«La notte di Natale faranno una specie di festa al Tempio» esordì di punto in bianco il setter dell’Inarizaki. Hinata come sempre gli sorrise radioso. Ovviamente nella mente di Atsumu lo scenario ideale sarebbe stato quello di invitare solo il numero 10 della Karasuno, però sapeva bene come non fosse possibile.

«Verranno ovviamente anche Samu, Suna, Kita-san» aggiunse facendo attenzione alle espressioni dell’altro. Shouyou non mutò atteggiamento;

«Kageyama odia questo genere di cose ma riuscirò a convincerlo»

«Puoi sempre dirgli che sarà presente metà della mia squadra»

«Ma così declinerebbe l’invito»

Non sarebbe male

«Di solito come trascorrevi il Natale?» domandò invece

«Anche l’anno scorso io e Kageyama ci siamo recati al Tempio con i nostri senpai della squadra. Poi siamo finiti con il fare due tiri a pallavolo e ci siamo sfidati a palle di neve»

Poi Shouyou si era fermato a dormire a casa dell’alzatore e avevano passato la notte a scambiarsi timidi baci e carezze. Ma questo ovviamente non poteva dirlo ad alta voce. A quel tempo lui e Tobio si erano da poco messi insieme. L’intesa che condividevano sul campo da gioco si era solo spostata su di un altro terreno.

Diventare compagni e poi amanti era stato più facile del previsto, quasi come se si fosse trattato dell’evoluzione naturale del loro rapporto. Hinata si fidava di Kageyama. Si era fidato sin dal primo momento, tanto che era stato disposto a saltare ad occhi chiusi per lui. Le cose però erano cambiate, loro erano cambiati. Tobio era un prodigio e presto inevitabilmente avrebbe spiccato il volo, lasciandolo indietro.

Shouyou non era disposto ad accettarlo. Durante il Torneo Nazionale si era scontrato con avversari più forti di lui. In quell’occasione aveva avuto modo d’individuare i propri limiti, le proprie mancanze, desiderava colmare quelle che sapeva essere le proprie debolezze. Era il primo a riconoscere di non essere ancora ai livelli di Tobio o di Miya ma questo non significava che si sarebbe arreso.

«Shou-kun stai bene?»

Hinata realizzò solo in quel momento di essere ancora nel soggiorno dei Miya. Atsumu era a qualche passo da lui e lo fissava con una punta di preoccupazione. Si era distratto pensando a Tobio, era da un po' che non gli capitava.

«Ho voglia di giocare a pallavolo» ammise prima di incrociare lo sguardo del setter.

«Vuoi che alzi per te?»

«Perché no?»

Per Atsumu quelle parole erano la realizzazione di un sogno durato mesi. Stavano facendo dei semplici passaggi però in qualche modo aveva raggiunto il proprio obiettivo: stava alzando per Shouyou. Non era quello che si era immaginato ma era pur sempre un inizio.

«Quando rientreremo non dirlo a Kageyama, per favore» Atsumu aveva sorriso come una vecchia volpe;

«Pensi sia geloso? Non stiamo facendo nulla di male»

«Kageyama tende a diventare competitivo verso gli altri alzatori. Dovresti vederlo ogni volta che incontriamo il Grande Re»

«Grande Re?» Atsumu non era certo di star seguendo il filo del discorso. Shouyou rispose al palleggio;

«Oikawa Tooru, il senpai di Kageyama, io lo chiamo così» Miya si sforzò di ricordarsi chi fosse, aveva già sentito quel nome, anche se non riusciva ad associarlo ad un volto in particolare;

«Il setter che Ushijima voleva con sé alla Shiratorizawa?» chiese tanto per essere sicuro;

«Non lo so può darsi. Comunque è il solo alzatore che Tobio desidera battere e superare»

«Così mi offendi Shouyou, mi stai forse dicendo che io non sono pericoloso»

«Non mi ha mai parlato di te. Però sei molto bravo»

Atsumu se lo fece bastare nonostante il suo orgoglio avesse subito un duro colpo.


 

***


 

Atsumu aveva mantenuto la parola. Non aveva detto nulla a Kageyama di quel pomeriggio trascorso a palleggiare con Shouyou. Stranamente non ne aveva fatto parola neppure con il gemello. Era un piccolo segreto che aveva scelto di tenere per sé e custodire gelosamente. Hinata gli era parso entusiasta dall’idea di recarsi al Tempio per Natale e lui non vedeva l’ora di trascorrere del tempo in sua compagnia, non importava se doveva condividere quell’uscita con altri.

Così in men che non si dica era arrivata la sera della vigilia di Natale.

Atsumu si era preparato a tempo record tanto che Osamu non aveva avuto modo di offenderlo né di lamentarsi. Da quando Shouyou era ospite in casa loro, Tsumu era diventato un fratello perfetto. Aveva pure restituito tutti i vestiti che negli ultimi mesi gli aveva rubato.

«Spero che la serata vada bene» fu l’unica cosa che riuscì a dire al gemello.

Una volta arrivati al Tempio incontrarono il resto dei loro compagni dell’Inarizaki. Molti rimasero sorpresi dal trovarsi di fronte Kageyama, ma bastò uno sguardo di Kita per ridurre tutti al silenzio su quell’argomento.

Hinata non faticò a conquistarsi le simpatie del gruppo, persino Suna, uno dei più reticenti alla presenza dei giocatori del Karasuno, a fine serata dovette arrendersi a quel piccolo concentrato d’energia. Tobio invece si comportò in maniera del tutto opposta, rispondendo a monosillabi e non sforzandosi minimamente di intavolare una conversazione con il resto del gruppo. Atsumu aveva notato il nervosismo del altro setter, sicuramente non era abituato a quel genere di cose. Decise di provocarlo un po'.

«Se la serata non è di tuo gradimento puoi tornare a casa ed aspettarci li. Ti raggiungeremo non appena sarà finito lo spettacolo pirotecnico di mezzanotte» gli sussurrò all’orecchio posandogli una mano sulla spalla. Kageyama gli lanciò uno sguardo di fuoco;

«Non ti lascerò solo con quell’idiota di Hinata. Non credere che non abbia capito il tuo piano»

«Non c’è nessun piano Tobio-kun rilassati»

«Hai alzato per lui» Atsumu non se lo aspettava;

«Te l’ha detto Shouyou?» chiese,

«Non ce ne è stato bisogno. Può avere tanti difetti, ma quell’idiota non sa mentire»

«Allora?»

«Cosa?»

«Come ci si sente a non essere più il solo alzatore adatto a lui?» Tobio rispose con un ghigno si superiorità, che aveva suo malgrado appreso dopo anni in compagnia di Oikawa;

«Ce ne sono stati e ce ne saranno molti altri. Voglio solo dirti una sola cosa Miya-san, in questo momento sono io l’alzatore di Hinata» calcò volutamente quella parola e fece un passo avanti. Sin dal primo momento in cui si erano incontrati aveva provato una certa avversione per Atsumu Miya. Un sentimento che era accresciuto ad ogni incontro. Vedere come faceva il filo ad Hinata era solo la goccia che stava per far traboccare il vaso già scarso della sua pazienza.

«Ecco dove eravate finiti vi stavo cercando» Shouyou era appena apparso da dietro una bancarella, zucchero filato alla mano e li osservava curioso. Kageyama gelò sul posto vedendo in quel istante svanire ogni suo proposito bellicoso. Non dubitava che se avesse mai colpito o insultato Atsumu sarebbe finito con il passare lui dalla parte del torto.

«Scusami Shou, stavo spiegando una cosa a Tobio-kun» il rosso cercò conferma di quelle parole nello sguardo di Kageyama che si trovò ad annuire;

«Kita-san ha detto che tra poco inizierà lo spettacolo, sbrighiamoci a raggiungere gli altri»


 

***


 

«Di cosa stavate discutendo tu e Miya-san?» domandò innocentemente Hinata una volta raggiunto Tobio. Il setter alzò le spalle;

«Ha alzato per te»

«E tu come lo sai?»

«Sei un libro aperto idiota»

«Sei arrabbiato perché non te ne ho parlato?»

«Sono arrabbiato perché non hai ancora capito che quel bastardo ci sta provando con te» Shouyou per poco non si strozzò;

«Non scherzare stiamo parlando di Atsumu Miya»

«Sei il solito idiota»

Stavano ancora bisticciando quando Kageyama si ritrovò completamente ricoperto di frullato alla fragola dalla testa ai piedi. Osamu Miya era inciampato ed aveva finito con il rovesciare il suo spuntino di mezzanotte proprio addosso all’alzatore del Karasuno.

«Aspetta ti aiuto a ripulirti» propose gentilmente.

Così lui e Shouyou erano stati nuovamente separati. Il tutto era avvenuto con un tempismo fin troppo impeccabile per poter essere classificato come semplice incidente.

«So cosa ha in mente di fare tuo fratello» fu la sola cosa che Tobio disse a Osamu mentre questi cercava di tamponare una vistosa macchia dal suo cappotto.

«Ti troverai a raccogliere i pezzi» aggiunse con la solita aria di superiorità.

Samu non replicò, scelse il silenzio. In un modo o nell’altro quella storia sarebbe dovuta finire, aveva pure dovuto sacrificare un frullato. Non avrebbe sopportato Atsumu o Tobio ancora per molto.


 

***


 

«Mi dispiace per Tobio-kun, sicuramente mi darà la colpa di tutto» esordì Atsumu avvicinandosi a Hinata.

«Kageyama in questi giorni è strano. Non so spiegarlo ma ha l’aria più corrucciata del solito»

«Sarà perché ti ho invitato per il Natale» Shouyou lo fissò sorpreso, c’era qualcosa in quel momento nell’atteggiamento di Atsumu che non lo convinceva. Si accorse che si erano distanziati dal resto del gruppo, mentre sopra le loro teste lo spettacolo pirotecnico era iniziato.

«Kageyama pensa che dietro il tuo invito si nasconda un secondo fine. Assurdo eh» fu tutto ciò che riuscì a dire, quasi imbarazzato. Non si era accorto di come Miya gli si era avvicinato ulteriormente e lo fissava divertito specchiandosi in quegli occhi ambrati colmi di sorpresa. Gli prese la mano prima e prima che Hinata capisse cosa stava per accadere le labbra del setter erano premute contro le sue.

In quel momento l’ennesimo fuoco d’artificio scoppiò sopra le loro teste.


 

***


 

Atsumu aveva agito in un moto d’impulso, senza riflettere. Solo dopo aver corso fino a casa ed essersi chiuso la porta alle spalle aveva realizzato cosa fosse appena successo. Aveva baciato Shouyou ma non era stato come se l’era immaginato. Non sarebbe potuta andare peggio di così ma non era riuscito a trattenersi. Era da giorni che aspettava e programmava quel momento. Atsumu poteva dare la colpa di tutto all’atmosfera natalizia, alle luci che creavano particolari giochi di colore sui capelli di fuoco di Hinata. La realtà era che Shouyou gli piaceva, al di là del campo da gioco, al di là di ogni razionalità. Era un sentimento acerbo che ancora non riusciva a comprendere appieno ma che lo aveva spinto a cercare le labbra del numero 10 del Karasuno. Era stata la reazione di Shouyou che lo aveva spiazzato, seguita da poche parole che avevano distrutto ogni sua speranza;

«Miya-san io ecco, sto insieme a Kageyama»

Lo spettacolo pirotecnico era alle battute finali. Atsumu aveva cercato lo sguardo di Shouyou non più illuminato dal colore dei fuochi d’artificio. Era spento, privo del solito calore che lo contraddistingueva. Gli sembrò di leggervi dentro un misto di emozioni differenti. In quel momento Hinata lo fissava con una delusione che Atsumu non poteva sopportare. Era stato quel gamberetto il primo a illuderlo ed ora gli stava letteralmente spezzando il cuore.

«Perché non me lo hai detto?» si trovò a domandare;

«Avrei dovuto?» Atsumu sorrise beffardo, come era solito fare quando si accingeva a litigare con qualcuno;

«Sapevi cosa provavo per te. Se non subito, in questi giorni dovresti aver capito le ragioni che mi avevano spinto ad invitarti qui»

«Kageyama mi aveva messo in guardia, ma non ho voluto ascoltarlo»

«Sai essere davvero spietato Shouyou. Sapevi cosa provavo per te»

«Non è vero»

«Avresti potuto allontanarmi ma non lo hai fatto. Hai persino accettato le mie alzate. Mi hai illuso»

«Mi dispiace Miya-san. Non posso ricambiare i tuoi sentimenti»

Per il momento, ma verrà il giorno in cui sarai tu a tornare da me Shouyou.

 

 

***

 

 

Così si era conclusa “la disastrosa settimana di Natale”, Shouyou e Tobio avevano lasciato la città e casa dei Miya il giorno dopo. Atsumu aveva il cuore spezzato, sentimento che utilizzò durante il Torneo Nazionale per sconfiggere la Karasuno. Per tutta la durata dell’incontro Hinata cercò di non incrociare lo sguardo dell’alzatore avversario. Si sentiva in colpa ma sapeva che non poteva ricambiare quel tipo di sentimento.

Alla fine l’amore e la passione per la pallavolo avevano preso il sopravvento, così Shouyou era stato costretto ad allontanarsi anche da Kageyama. Era volato in Brasile, dall’altra parte del mondo per crescere come giocatore e raggiungere il livello del compagno/rivale. Una volta tornato in patria aveva sostenuto il provino per entrare nei MSBY Black Jackal. Di loro Hinata sapeva solo che era la squadra in cui giocava Bokuto, non si era informato sul resto degli atleti che ne componevano la rosa.

Era tornato in Giappone a marzo, a maggio avevano ufficializzato il suo ingaggio. Miya Atsumu, il setter dei MSBY non poteva credere alle proprie orecchie quando il coach li aveva informati del loro ultimo acquisto, proprio durante l’ultimo allenamento prima della pausa estiva. Era tornato negli spogliatoi con un’aria funebre. Era da anni che non gli capitava di pensare a Shouyou e da lì a qualche settimana avrebbero giocato nella stessa squadra. Bokuto lo aveva bonariamente preso in giro fraintendendo tutto come al solito, solo Sakusa gli si era avvicinato forse impietosito dal suo stato d’animo.

«Sai, qualche anno fa a Natale mi hanno spezzato il cuore» aveva esordito il setter di punto in bianco mentre si frizionava i capelli ancora bagnatati dopo la doccia.

«Per avere un cuore spezzato per prima cosa bisogna possederne uno» diretto. Letale. A volte Kiyoomi Sakusa gli ricordava fin troppo suo fratello Osamu.

«Davvero spiritoso. È stata la mia prima delusione amorosa. Non c’è nulla di divertente, anzi il solo pensarci fa ancora male» il moro restò per qualche minuto in silenzio, quando Atsumu abbandonava la solita maschera di strafottenza c’era da preoccuparsi.

«Per questo odi così tanto il Natale?»

Non avrebbe voluto dargli corda ma una parte di lui era curiosa di sapere cosa fosse successo.

«Già»

«Se è stato così tremendo come dici, allora perché me lo stai raccontando?»

«Perché ho appena scoperto che quella delusione giocherà insieme a noi dalla prossima stagione»

Sakusa impiegò solo una frazione di secondo per capire di cosa stessero parlando, anzi di chi.

Shouyou. Hinata Shouyou. Aveva rifiutato Atsumu? Ma soprattutto, Miya Atsumu aveva preso una cotta per l’ex giocatore del Karasuno? Stentava a crederlo.

«Finisci di asciugarti i capelli, potresti finire con il prenderti un malanno e sarebbe una seccatura, abbiamo parecchie partite importanti in calendario» fu tutto ciò che riuscì a dire prima di lasciare lo spogliatoio.

 

 

***

 

 

Sul finire dell’estate Shouyou era entrato in ufficialmente squadra. Era cambiato Hinata, era diverso dal ragazzino che Atsumu ricordava ai tempi del liceo; eppure sotto certi aspetti era rimasto lo stesso. Il suo sorriso era ancora splendente e caloroso come il sole, come lo era nei suoi ricordi adolescenziali. Si era fatto più muscoloso il piccolo Shouyou, doveva essersi allenato duramente durante gli ultimi anni, era pure cresciuto in altezza, sebbene non arrivasse al metro e settantacinque. Bokuto come prevedibile lo aveva subito preso sotto la propria ala e gli aveva presentato il resto della squadra, mormorando frasi sconnesse su quanto fosse orgoglioso del suo amato discepolo.

Quando si erano finalmente trovati faccia a faccia, Shouyou gli aveva sorriso e teso la mano, raggiante e ustionante come solo lui sapeva essere;

«Sarà un piacere ricevere le tue alzate Miya-san»

«Devi schiacciarle tutte Shouyou» e gliel’aveva stretta.

 

 

***

 

 

A novembre si sarebbe tenuta la partita più importante della stagione, ma non per una questione di classifica o altro. Gli avversari dei Black Jackal sarebbero stati gli Schweiden Adlers, o più semplicemente: avrebbero sfidato Kageyama Tobio.

Atsumu non era al corrente dello stato della relazione tra Hinata e l’altro alzatore. Il ricordo di come il rosso lo avesse respinto ai tempi del liceo era impresso a fuoco nella sua mente e ogni volta che ci ripensava sapeva lasciargli ancora una dolorosa morsa all’altezza dello stomaco.

Non aveva osato chiedere nulla a Shouyou, forse perché qualsiasi risposta avesse ottenuto sapeva che non gli sarebbe bastata. Ora giocavano nella stessa squadra, non poteva permettere ai suoi sentimenti di rovinare anni di duro lavoro. Atsumu si era accorto in quei mesi, che nonostante tutto la sua cotta per Shouyou non si era esaurita, forse era pure peggiorata. Tuttavia non avrebbe rischiato di compromettere l’equilibrio che avevano raggiunto sul campo da gioco. Non erano più dei ragazzini ma atleti professionisti.

Hinata adorava ricevere le alzate di Atsumu, erano diverse da quelle di Kageyama ma ugualmente perfette. Insieme avevano sviluppato un nuovo tipo di veloce forse più rapida di quella che utilizzava al liceo. I Black Jackal si erano rivelati la scelta giusta. Quella partita avrebbe segnato il suo debutto nella Major League e avrebbe finalmente rivisto e sfidato Tobio.

La sua relazione con Kageyama era rimasta in sospeso. Avevano deciso di comune accordo di prendersi una pausa quando Hinata lo aveva informato della sua intenzione di partire per il Brasile. Tobio all’inizio non era stato entusiasta dell’idea ma aveva compreso come per Shouyou fosse un passo importante.

Ti aspetterò.

Era tutto quello che si erano promessi. Sarebbe stato troppo complicato gestire una relazione a distanza, così l’idea della pausa era parsa a entrambi la soluzione ideale.

Kageyama non si era pentito di quella decisione, o almeno fino a quando non aveva visto Shouyou in compagnia di Oikawa. Quella volta, a consolarlo c’era stata l’ultima persona al mondo dalla quale si sarebbe aspettato di ricevere un qualsiasi tipo di consiglio;

«Poteva anche andare peggio» Ushijima sapeva essere spaventosamente sincero.

Il peggio era stato raggiunto quando Tobio aveva letto tra le notizie in rete del nuovo acquisto del MSBY Black Jackal. Quella squadra per Kageyama significava solo una cosa: Atsumu Miya.

Non aveva dimenticato quanto accaduto il Natale di qualche anno prima, quando quel bastardo di Miya aveva osato baciare a tradimento Hinata. L’orgoglio di Tobio gli impediva di perdonare un tale affronto alla sua persona. Quell’alzatore non gli era piaciuto sin dal primo momento ed ora era diventato il compagno di squadra di Shouyou. Hoshiumi lo aveva fissato con aria interrogativa. Erano ancora negli spogliatoi dovevano iniziare con gli allenamenti.

«Distruggeremo i Black Jackal» fu tutto ciò che riuscì a dire.

 

 

***

 

 

L’incontro tra Kageyama e Atsumu avvenne in uno dei corridoi dello stadio, poco prima del fischio d’inizio e come sempre Hinata si era trovato incastrato tra due fuochi.

«Tobio. Vuoi prendertela con il nostro schiacciatore?»

Miya era subito partito alla carica per provocarlo, allungando un braccio per raggiungere il compagno di squadra e tirarlo verso di sé. Kageyama era già pronto a scattare e rispondere per le rime anche se ostentava la solita espressione pacata. Sapeva di non dover dare adito alle provocazioni di quella volpe ma ogni volta che incrociava la sua strada con quella di Miya il suo autocontrollo veniva messo a dura prova. Per non parlare del fatto che erano anni che non vedeva Hinata e quel dannato setter aveva saputo rovinare persino quel momento.

Alla fine tutto si era risolto più velocemente del previsto anche grazie all’intervento di altri giocatori che li avevano divisi.

«Credevo che foste ancora insieme» fu l’unico commento di Atsumu in direzione di Hinata prima di scendere in campo. Glielo sussurrò all’orecchio in modo che solo il centrale potesse sentirlo, dopo aver indicato Tobio con un cenno del capo. Shouyou sorrise anche se quella volta la sua espressione uscì più tirata del solito e decisamente meno luminosa. Era nervoso.

«Ci siamo presi una pausa quando sono partito per il Brasile» confidò con sincerità

«Che significa?» Atsumu non se lo sarebbe mai aspettato;

«Penso significhi solo che in questo momento no, non stiamo insieme» se non si fossero trovati in uno stadio gremito di persone e conoscenti, oltre che in diretta nazionale, probabilmente Atsumu si sarebbe messo a correre e urlare dalla gioia.

«Allora questo vuol dire che non ci andrai leggero con lui» scherzò. Il rosso tornò a sorridere;

«Non ho mai avuto intenzione di perdere contro Kageyama. Vedrai lo distruggeremo»

 

 

***

 

 

Shouyou era stato di parola. Avevano vinto. Era stata una partita incredibile non priva di giocate stupende e colpi di scena, un match in cui tutti i giocatori più promettenti del Giappone avevano saputo brillare. Atsumu era orgoglioso ed euforico. Si sentiva come se tutti i suoi sogni si fossero di colpo realizzati; aveva alzato per Hinata, creando un attacco che faceva impallidire la vecchia veloce di Kageyama e avevano sconfitto quel dannato prodigio, oltre che Ushijima e Hoshiumi. Quello sarebbe stato un giorno da ricordare e segnare sul calendario.

Al termine della partita si era fermato qualche minuto ad aspettare Hinata. Così si era ritrovato ad ascoltare involontariamente anche il suo scambio di battute con l’alzatore avversario.

«Hotel Palace. Camera 109. Ti aspetto lì.»

Ancora una volta si era illuso, anche se in fondo Atsumu se l’era aspettato un finale simile, dopo tutta la tensione che aveva avvertito tra quei due per tutta la durata della partita. Ormai si era arreso al fatto che Shouyou e Tobio fossero fatti l’uno per l’altro. Se neppure il tempo e la distanza avevano distrutto il loro legame lui non aveva speranze, o forse non ne aveva mai avute.

Si diresse verso il chiosco del fratello, con un sottofondo di fan urlanti stupite dal trovarsi difronte due Miya. Osamu intuì subito che doveva essere successo qualcosa;

«Bella partita»

«Già, abbiamo giocato bene»

«Quanti servizi hai sbagliato?»

«Sta zitto Samu e preparami da mangiare»

 

 

***

 

 

Il mese successivo Atsumu ricevette un messaggio del tutto inaspettato. Il setter si trovò a sorridere prima di inviare la propria risposta per poi riporre velocemente il cellulare nella tasca dei pantaloni. Aveva deciso di tornare a Kobe per Natale, gli mancava l’aria di casa. Da quando era entrato nella lega professionistica erano poche le occasioni in cui poteva farvi ritorno e passare del tempo in famiglia. Tutto era come lo aveva lasciato, persino il Tempio teatro di quel disastroso Natale. Intorno a lui tutto era ricoperto da neve, esattamente come lo era l’inverno di tanti anni prima. Atsumu si sentì pervaso da uno strano senso di nostalgia. In quel momento, il cellulare tornò a vibrare con insistenza, tanto che il setter fu costretto a interrompere nuovamente il suo allenamento mattutino per rispondere. Il sorriso che comparve sulle sue labbra alla vista del nome sul display però tradì il suo stato d’animo;

«Ho appena avuto un’idea geniale: verresti a Kobe per Natale?»

Mentre pronunciava quelle parole si immaginò la faccia di suo fratello che lo prendeva in giro per la scarsa fantasia. In quel momento però non gli importava. Rimase qualche secondo in attesa della risposta.

«Perché no»

In fondo, Atsumu si trovò a pensare, il Natale non era poi così male. Quello poteva essere un nuovo inizio.

 

 

 

 

 

 

  
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