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Autore: sallythecountess    28/12/2021    1 recensioni
Aveva perso, la sua carriera era finita ormai, e dopo aver pianto lacrime amare si era sentita stranamente sollevata. Per la prima volta nell’ultimo anno, da sola, di notte era riuscita a trovare un senso a quello che stava facendo. La fama, i giornalisti, i rivali, Marnik, Brian e quel cavolo di Hiro, e soprattutto le maledette aspettative di tutti, le avevano fatto perdere il senso vero di quello che lei stava facendo. Leida non correva per soldi, né per ricevere l’approvazione altrui, ma per la sensazione che le dava spingere la moto a una velocità spaventosa e sentire di saperla controllare, di avere sempre lei il comando. Non era brava a gestire la sua vita, e spessissimo le capitavano cose che subiva e basta, ma in pista, con il casco e la musica Leida non era più quel disastro che sentiva di essere. Era lei la padrona della moto, combatteva fisicamente per piegarla al suo volere e tenerla in equilibrio contro le forze esterne. Il senso di potere che le derivava dall’essere sempre al limite, sempre vicinissima a perdere il controllo, ma riuscire comunque a essere lei a gestire le cose le faceva battere il cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo: nonna Tsui
“Allora glielo hai detto che stai andando?” ruggì nonna Tsui a telefono con il suo unico nipotino, subito dopo averlo rimproverato perché non le aveva risposto immediatamente. Hiro sorrise per un attimo e rispose affermativamente.
“E lei? Ti ha insultato? Detto di non andare?” chiese apprensiva, ma lui rispose solo “No…” sbuffando.
“Ecco se ti sforzi di spiegarmi un attimo meglio la situazione, magari capisco cosa le sta passando per la testa, no?” chiese risentita, e finalmente quel suo nipote così criptico spiegò quello che lei aveva scritto, preoccupando la vecchina.
“Non mi piace, non è da lei restare in silenzio. Mi aspettavo tutt’altro…” concluse corrucciata, e il nipote sospirò prima di rispondere “posso dire anche io, o mi rimproveri ancora?”
“Adesso le parlo io, lo sai che Leida ti ama e non ti terrà il broncio, ne sono sicura. Tu nel frattempo hai messo in valigia il dolce e il liquore, sì?” chiese per l’ennesima volta, esasperando il povero Hiro che provava sempre una strana sensazione quando gli dicevano che lei lo amava.
Per la ventesima volta rassicurò la nonna sul liquore e sulla torta, e poi la salutò, restando per un po’ a pensare alla sua spinosa situazione, con il sacchetto del profumo tra le mani.
Tsui Hatanawa, invece, preoccupata come poche volte prima, si accinse ad intraprendere la sua missione. Aveva conosciuto Leida in ospedale, quando suo nipote all’epoca minorenne e quasi bambino era stato ricoverato a seguito di uno spaventoso incidente durante la gara. Tsui non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio di maggio, perché era stato uno dei momenti peggiori della sua vita. Ormai vedova, organizzava sempre pranzi con le sue amiche e si vantava sempre del suo nipotino talentuoso. Le vecchiette non erano certo delle esperte di sport, ma spesso per accontentarla guardavano con lei la gara e commentavano con frasi gentili su Hiro. Quel pomeriggio stava versando un tè, mentre Hiro percorreva la curva numero cinque e quando perse il controllo e si schiantò contro il cordolo lei rimase senza parole e perse circa vent’anni di vita.
 Era stata una madre fin troppo amorevole per suo figlio Isamu, ed era stata molto presente durante gli albori della sua carriera, ma crescendo lui aveva mostrato di mal sopportare le sue attenzioni e la sua presenza in generale, così si era allontanata. Aveva visto Hiro tre volte prima del giorno dell’incidente, e Isamu molto poco. Era inorridita scoprendo che suo figlio e sua nuora avevano abbandonato il loro bambino in ospedale per “impegni urgenti” e si era innamorata di Hiro, dei suoi enormi occhi neri così tristi e della sua timidezza. Mille volte, dopo quell’incidente, si era rimproverata, perché sapeva che la mancanza di affetto di Isamu nei confronti di suo figlio, era colpa sua. Lei lo aveva messo sempre al di sopra di qualsiasi cosa, e ora suo figlio non sapeva amare e neanche prendersi cura di suo figlio, che invece era un gattino spaurito che cercava l’approvazione di qualcuno.
Aveva passato tutto il tempo in ospedale con lui, ma non da sola. Immediatamente aveva notato fuori la stanza di suo nipote una strana ragazzina, una specie di giovane giraffa con gambe e braccia lunghissime e una folle criniera di ricci sulla testa, e piano piano ci aveva fatto amicizia. Era evidente che Leida amasse profondamente suo nipote, e  dopo un po’ le era diventato evidente che lui provasse lo stesso. Tsui per molto tempo aveva cercato di sistemarli insieme, anche nel periodo in cui Hiro non voleva più vedere nessuno, ma poi aveva capito che lui stava male anche a causa di quella ragazzina.
Erano rimaste in contatto, e Leida le aveva sempre inviato gli auguri per il compleanno e per il nuovo anno, allo stesso modo Tsui le aveva inviato le congratulazioni quando aveva vinto il suo primo gran premio e anche quando aveva scoperto che aveva un fidanzato bellissimo, ma nel suo cuore c’era sempre stato un posto speciale per lei, e non aveva mai totalmente abbandonato la speranza che quei due potessero innamorarsi. Quando poi qualche mese prima aveva visto Hiro sorridere al telefono per la prima volta, nonna Tsui lo aveva tormentato per scoprire chi fosse la causa di quel bel sorriso ed era impazzita scoprendo che stava scrivendo a Leida.
Sapeva che era arrabbiata perché Hiro avrebbe lavorato con i suoi rivali, e onestamente non se la sentiva di darle torto. Conosceva fin troppo bene il suo carattere fumantino, perché li aveva visti litigare parecchie volte. Sapeva che avrebbero litigato, ma era anche certa che avrebbero fatto pace, perché i sentimenti di quella matta dalla pelle scura e gli occhi trasparenti erano troppo forti.
“Gli innamorati litigano, neko. Le passerà, vedrai…” aveva concluso, prima di salutarlo e lui non aveva risposto nulla, facendola sorridere perché non aveva negato di amarla.
“Ciao kirin…” sentì Leida rispondendo al telefono, e sorrise, perche adorava la nonnina di Hiro. La chiamava sempre giraffa o giraffina, ma era molto tenera e Leida glielo lasciava fare.
Fu molto dolce con lei, lo era sempre perché Tsui le voleva molto bene e la nonnina per un attimo si tranquillizzò.
“Kirin, è normale essere arrabbiata, ma davvero non sei contenta che riprenda a lavorare invece che bivaccare in casa tutto il giorno? E poi sarete sempre nello stesso posto del mondo, sempre insieme…” spiegò agitata, e Leida sorrise soltanto e le sfuggì un sospiro.
“…e lo so che dovrà aiutare quel ragazzino sfortunato dell’altra squadra a batterti, ma siamo onesti: a stento riesce a camminare con le sue gambe quel ragazzino gracile. Non riuscirà comunque mai ad essere meglio di te, quindi vediamo i lati positivi, no?” concluse seria, convinta di essersi spiegata bene, ma Leida la sorprese rispondendo piano “non sono arrabbiata, Tsui. Un po’ delusa, perché avrei voluto saperlo subito e da lui, e…per altre cose…”
“Beh mia bella Kirin, a me risulta che qualcuno stesse provando a dirtelo da un bel po’, ma che tu non abbia scelto di fare il gioco del silenzio…” suggerì la saggia nonnina, mettendola in scacco.
 La verità era che Leida aveva saputo tutto prima dello stesso Hiro, perché l’argentino compagno di squadra del ragazzino bisognoso di supporto aveva vuotato il sacco, dicendole anche “e adesso non potrete più fare i fidanzatini, lo sai no?Avete entrambi una clausola di riservatezza nel contratto, e i tuoi capi odiano particolarmente la mia società quindi non accetteranno mai che vi frequentiate…”mandandola in crisi.
Si era detta che per quello Hiro probabilmente si stava rimangiando la promessa di trascorrere insieme qualche giorno, e si era chiusa in se stessa.
Hiro non aveva ancora firmato il contratto per ora, aveva solo dato la sua disponibilità ad accettare l’incarico ed era intenzionato a farlo, ma Leida non sapeva questo, perché l’argentino gliel’aveva data come una cosa sicura e definita, e lei si era letteralmente disperata, allontanando Hiro senza nessuna spiegazione.
“…poi comunque Ledi, se tu gli dirai che non vuoi, sono sicura che Hiro rinuncerà al lavoro perché lo sappiamo tutti quali sono le sue vere priorità…” concluse Tsui seria, ma Leida scosse solo la testa perché aveva usato il nomignolo con cui la chiamava solo lui al mondo, e le erano venuti i brividi.
“Tsui va tutto al diavolo con quel contratto, è inevitabile…” concluse serissima, ma anche profondamente angosciata e Tsui provò a chiedere altre informazioni, così Leida spiegò della clausola di riservatezza e la vecchina sbuffò.
“Sì è una seccatura, ma non si chiude una storia per questo motivo…”
“Tsui…” provò a dire sconsolata Leida, che stava anche perdendo la pazienza, ma in quel momento Hiro le scrisse per dirle che stava partendo, che si sarebbero visti poche ore dopo e lei sorrise.
“Ci penseremo, ma non sono arrabbiata, giuro…” concluse con dolcezza, e la nonnina si acquietò per qualche ora.
Nota:
Ciao a tutti, ho ripreso in mano le sorti di questi due. Se non aveva letto la parte che ho sistemato, forse avrete qualche difficoltà a seguire, ma che ve ne pare di questa nonna? E dei nostri ragazzi? Fatemi sapere, vi aspetto
   
 
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