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Autore: Will P    30/12/2021    5 recensioni
“Allora, che fai la vigilia?” chiede Gojo, gettando un braccio attorno alle spalle di Nanami e stringendosi senza un minimo di ritegno al suo fianco.
“Lavoro, Gojo. Quello che dovresti fare anche tu.”
Nanami passa per l'Istituto nel pieno dei preparativi di Natale. C'è del vischio di mezzo.
[pre-Gojo/Nanami ft. un po' tutti i bimbi]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gojo Satoru, Nanami Kento
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Niente di tutto ciò è mio. Titolo @ Mistletoe & Holly - Frank Sinatra.
Avvertimenti: fluff, pre-ship, segue il canon dell'anime
Note: Partecipa al Calendario dell'Avvento 2021 di fanwriter.it ♥ Doveva essere lunga un quarto di quello che è, poi Gojo ha aperto bocca. Che dire, buone feste 🎄




time for mistletoe and holly

C’è un ramo di vischio che pende sulla porta dell’Istituto.

Nanami lo fissa per qualche secondo, sbattendo lentamente le palpebre, prima di ricordarsi con solo una punta di fastidio che mancano pochi giorni a Natale. È una ricorrenza per cui non nutre il minimo interesse e che dimenticherebbe volentieri, dopotutto, ma difficile da ignorare con tutte le luminarie che infestano la città e le canzoni allegre che lo perseguitano ogni volta che mette piede in un negozio.

Magari, se fosse un giorno festivo…

Almeno qui, comunque pensava di essere al sicuro, ma evidentemente si sbagliava. Solo che non ricorda di aver mai visto una sola decorazione - natalizia o meno - in tutto l’Istituto, per cui è chiaro che dev’esserci lo zampino di…

“Nanamin!”

Nanami sospira, scaccia la tentazione di richiudere la porta e girare immediatamente i tacchi, e si fa avanti togliendosi il cappotto.

Quello che di solito è un ingresso sobrio e dignitoso, con un arredamento semplice e classico che si addice a una scuola rinomata come quella, adesso sembra essere stato teatro dell’esplosione di una bomba. Una bomba di Natale.

Ci sono addobbi su ogni superficie libera. Festoni appesi storti alle pareti, fiocchi rossi e oro attorno alle colonne, fiocchi di neve di carta argentata incollati più o meno ordinatamente alle finestre, e dappertutto sul pavimento scatoloni e cartacce e attrezzi vari. C’è Megumi in cima a una scala con il capo di un festone rosso in mano e l’espressione vagamente sofferente, c’è Yuuji ai piedi della scala che si illumina non appena lo vede entrare, e al centro della stanza, sull’unico divano non sommerso di decorazioni ancora da appendere, c’è la persona che lo ha accolto con tanta energia.

“Buonasera, Yuuji-kun, Megumi-kun… Gojo.”

Gojo si alza con uno scatto elegante e gli va incontro, mani in tasca e un sorriso per nulla affidabile che gli si apre lentamente in viso. Porta gli occhiali al posto della sua solita benda pesante, ha un festone dorato appeso al collo come un boa di piume e un cappello di Babbo Natale a completare il quadretto.

“Qual buon vento ti porta da queste parti?” chiede, poi si toglie il cappello e cerca di ficcarglielo in testa.

Nanami si difende lanciandogli il cappotto in faccia. “Il preside mi ha convocato per discutere di un lavoro,” dice, fulminando Gojo con lo sguardo quando prova a lanciare il suo cappotto per terra. Gojo gli fa una linguaccia, ma poi corregge il tiro e il cappotto finisce su uno dei divani, schivando appena una scatola di ornamenti glitterati.

“Bleah, noioso,” commenta Gojo, rimettendosi il cappello.

Nanami concorda, ma non è il caso di farglielo sapere. Quello che è il caso di fare è congedarsi subito e andarsene, senza finire coinvolto per l’ennesima volta nei piani folli di Gojo, ma ci sono così tanti addobbi, ovunque posa lo sguardo, che la domanda gli sale alle labbra senza che possa farci nulla. “Cosa sta succedendo qui?”

“Addobbiamo!”

Nanami inarca un sopracciglio e Gojo scoppia a ridere.

“Che ti devo dire, è Natale e questo posto è un mortorio! Ci siamo messi a ravvivare un po’ l’atmosfera.”

(“Perché parla al plurale quando non si è mai alzato dal divano,” commenta Megumi, da lontano, a voce molto alta.)

“E non c’era niente di più costruttivo con cui impiegare il vostro tempo.”

“È Natale,” ripete Gojo, come se fosse la risposta a qualsiasi dubbio, scrollando le spalle in quella maniera che ha sempre fatto salire la pressione di Nanami. Poi rimette le mani in tasca e aggiunge, sottovoce: “C’è bisogno di distrarsi ogni tanto, no?”

Nanami si ferma, rimandando giù il commento sferzante che aveva sulla punta della lingua. Segue la direzione dello sguardo di Gojo, verso Yuuji e Megumi, e non riesce a biasimarlo del tutto.

Forse i suoi piani non sono sempre così folli.

Tutti i sentimenti positivi che poteva aver racimolato nei confronti di Gojo, a ogni modo, scompaiono non appena l’altro gli getta un braccio attorno alle spalle, stringendosi senza un minimo di ritegno al suo fianco.

“Allora, che fai la vigilia?”

“Lavoro, Gojo. Quello che dovresti fare anche tu.”

“Cos’è, non hai nessuno con cui festeggiare?” continua, appoggiandogli il mento su una spalla, e Nanami tiene stoicamente lo sguardo fisso davanti a sé, ma anche così non riesce a evitare il ghigno ammiccante di Gojo a un soffio dal viso.

“Non c’è niente da -”

“Cosa, Nanami-san non ha nessuno con cui passare il Natale?! Allora puoi stare a cena con noi!”

Nanami si blocca, e sente Gojo accanto (addosso) a sé fare lo stesso, mentre Yuuji li fissa con le braccia piene di festoni e gli occhi da cucciolo in cerca di una nuova casa.

“Non… grazie, Yuuji-kun, ma non è necessario…”

“Eddai Nanamin, faremo anche una torta!”

Nanami lo fissa, sentendo tutte le proprie, giustissime obiezioni crollare al suolo come un castello di carte.

Yuuji lo fissa in rimando, con un sorriso sincero e beatamente ignaro di tutto.

Eddai, Nanamin,” fa eco Gojo al suo orecchio, poi ridacchia come un demente, e Nanami è a tanto così dallo scrollarsi di dosso il suo braccio. Da un momento all’altro, davvero.

Fa un sospiro sconfitto e si aggiusta gli occhiali. “Va bene, grazie.”

Yuuji lancia un grido di vittoria lasciandosi sfuggire qualche festone di mano, Megumi scrolla le spalle mentre torna i suoi addobbi, e Gojo se possibile si preme ancora di più contro il suo fianco per bisbigliare: “Ehi, devo essere geloso?”

Nanami si scrolla finalmente il suo braccio di dosso e indietreggia con un’alzata di occhi al cielo.

“Ohi, scansafatiche, la prossima volta ci andate voi a comprare la carta da regalo, abbiamo girato tre negozi - oof!”

Succedono molte cose nel giro di appena qualche secondo: la porta alle sue spalle si apre con una ventata gelida, qualcuno - Nobara, a giudicare dalla voce e dalla… cordialità - va a sbattere contro la sua schiena, tutti iniziano a parlare uno sopra l’altro (“Ma chi ca- Nanami-san!” “Tutto bene, Nobara-kun?” “Vi siete ricordate di prendere -”) e poi all’improvviso una voce, più forte di tutte le altre, esclama: “EHI, SIETE SOTTO IL VISCHIO!”

La parte più brutta è che sia stato Yuuji a urlare. Non si aspettava un tradimento tale proprio da lui.

Nanami guarda verso l’alto, al rametto spelacchiato che penzola dritto sopra di lui e alla povera ragazza, poi guarda tutti gli altri - Nobara che boccheggia come un pesce fuor d’acqua, le facce divertite di Maki e i suoi compagni del secondo anno ancora fuori dalla porta, l’espressione scandalizzata di Gojo - e dice soltanto: “No.”

“Nanami-san mi dispiace un sacco -”

“Tu!” urla Gojo, con una mano premuta al petto e una che punta un dito accusatore verso Nobara, come se fosse uscito da una telenovela di quarta categoria. “Ruba-uomini che non sei altro!”

“Kugisaki no! È troppo vecchio per te!”

“E TU!” continua Gojo, indicando ora Nanami. “Adesso sono DAVVERO geloso!”

“Ma perché siete tutti così cretini, Maki-san ti prego dammi una mano -”

Approfittando dello spettacolino in corso, con la speranza di passare inosservato abbastanza a lungo da defilarsi, Nanami tenta un passo verso l’uscita. Immediatamente, tutti si voltano e cominciano a urlare addosso a lui.

“Nanami-san, NO! Porta sfortuna!” dice Yuuji, preoccupato come se fosse spuntata una maledizione dal soffitto.

“Nanami-san, lo spirito del Natale!” continua Maki, ridendo, e Nobara lancia un lamento tradito che la fa ridere ancora più forte.

“Nanamin, prenditi le tue responsabilità! Fai di Nobara una donna onesta!” strilla Gojo, nonostante un secondo prima stesse insistendo l’esatto contrario, perché a che serve il buon senso quando si può alimentare il caos.

Nanami soppesa rapidamente le proprie opzioni, si rende conto che c’è solo un modo per placare Gojo e tutti i suoi studenti prima di perdere del tutto l’udito, e con un sospiro - il terzo da che è arrivato? Il quarto? - prende la mano di Nobara libera dalle buste della spesa e le fa un baciamano.

La stanza esplode.

Forse non aveva calcolato benissimo le sue opzioni.

“Cos- Perché -” farfuglia Nobara, paonazza, mentre alle sue spalle i ragazzi del secondo anno si scompisciano e dall’altro lato Gojo sembra sul punto di avere un infarto.

“Nanamin è un vero gentiluomo!” esclama Yuuji, con le stelle negli occhi, e persino Megumi sta cercando di fermare le risate che gli hanno fatto spuntare le lacrime agli occhi.

Nessuno lo pagherà mai abbastanza per quello che deve sopportare.

“Ora devo andare,” annuncia, a nessuno in particolare, e stavolta lo lasciano fare, troppo impegnati a prendere in giro la povera Nobara, che ha nascosto il viso tra le braccia di Maki e sta urlando qualcosa di incomprensibile verso i suoi compagni. Gli dispiace un po’ per averla messa in imbarazzo così, ma conosce fin troppo bene Gojo e sa che non li avrebbe lasciati andare finché non fosse riuscito a ottenere qualcosa. Tutto sommato, un baciamano e qualche battuta sono il male minore.

Sta per raggiungere il corridoio quando, evocato dai suoi pensieri, Gojo lo raggiunge e lo agguanta di nuovo per le spalle, come se non fossero minimamente stati interrotti. “Ehi tu, non ti stai dimenticando qualcosa?”

Nanami si sforza di non sospirare, questa volta, e gli lancia un’occhiata di traverso. “Che c’è adesso?”

“Questo,” dice Gojo, e Nanami fa in tempo a vedere giusto il lampo di un sorriso prima di ritrovarsi un rametto di vischio sbattuto in faccia e sentire le labbra di Gojo premute contro una guancia.

L’assalto finisce all’improvviso come era cominciato, lasciandolo impalato con la bocca leggermente aperta e gli occhi sgranati, mentre Gojo si allontana da lui con l’espressione soddisfatta di un gatto che ha trovato la porta della voliera spalancata.

È forse lo scherzo più innocente che gli abbia mai fatto, per questo non ha senso sentire le guance in fiamme.

“Gojo, ma che cazzo,” gli dice, che gli sembra il commento più appropriato, ma Gojo risponde agitando una mano con noncuranza e abbassando di un soffio gli occhiali scuri per fargli l’occhiolino, perché quello di cui ha bisogno Nanami in questo momento è proprio il pugno allo stomaco che sono ogni volta quegli occhi indescrivibili.

“Ricordati di venire a cena!” ribatte Gojo, indietreggiando verso i suoi studenti, e a Nanami non resta che fissarlo finché il dovere non riesce a trascinarlo fuori dalla stanza.

Nonostante la temperatura sia la stessa per tutto l’edificio, il corridoio buio e deserto sembra freddo rispetto alla sala piena di luce e confusione. Nanami affretta il passo, si aggiusta la giacca, si tocca la guancia solo per il tempo di un battito di ciglia.

Chissà se può trovare il modo di staccare qualche ora prima, il giorno di Natale.

   
 
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