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Autore: My Pride    02/01/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Move fast, don't be slow Titolo: Move fast, don't be slow
Autore: My Pride
Fandom: Batman Beyond
Tipologia: One-shot [ 1535 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, 

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Slash
Advent Calendar: 164. Dai, fammi vedere


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Jon era appena uscito da bagno quando un gemito strozzato parve riempirgli le orecchie.
    Con addosso solo un paio di pantaloni, si fermò con l'asciugamano a metà strada dai suoi capelli, un brivido lungo la schiena gli fece sgranare gli occhi senza che lui ne capisse davvero il motivo; si guardò intorno, stralunato, quasi si aspettasse di vedere qualcosa o qualcuno... ma c'era solo Krypto che sonnecchiava sul divano, raggomitolato contro Tito e Alfred che si era acciambellato addosso a loro.
    Che se lo fosse semplicemente immaginato? Era stanco, persino un mezzo kryptoniano come lui sentiva la fatica di una giornata lavorativa ed era tornato praticamente dieci minuti prima, quindi era normale che... il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un battito, un singolo battito che conosceva fin troppo bene e che per un istante parve rimbombare nei suoi timpani; si concentrò su quel suono e cercò di capire che cosa stesse succedendo, sentendo il clangore di una battaglia come se si fosse trovato proprio lì.
    Jon annaspò nell'esatto momento in cui la voce di Damian si fece spazio tra lo stridio dell'acciaio e le urla che sembravano circondarlo, e il boom sonico che Jon si lasciò dietro distrusse la grande vetrata dell'appartamento e quelle degli edifici circostanti. Sintonizzato solo su quel cuore che batteva all'impazzata, accrescendo l'ansia che aveva cominciato ad insinuarsi dentro di lui, Jon sorvolò città e campagne, deserti e oceani, bucando lo strato cirriforme in cui si gettava ad alta velocità; i capelli gli si aggrovigliavano davanti al viso e il pantalone aveva cominciato ad inzupparsi d'acqua, ma non attenuò il suo volo, creando l'ennesima onda d'urto che fece esplodere in mille pezzi i tronchi di alcuni alberi circostanti.
    Impiegò esattamente cinque minuti e quarantacinque secondi per raggiungere l'Himalaya, ma a Jon parvero esserci voluti anni e la scena che gli si parò davanti fu ancora più catastrofica di quanto avesse creduto all'inizio. Nanda Parbat era stata attaccata e gli uomini di Damian si stavano scontrando contro quelli che avevano tutta l'aria di essere dei ninja vestiti di nero, ma muniti anche di fucili oltre che di spade; Jon non riusciva a vedere Damian da nessuna parte, ma sentiva il battito del suo cuore sempre più accelerato in mezzo al tumulto che regnava, tanto che i suoi occhi cominciarono a scorrere freneticamente avanti e indietro per cercare di localizzarlo anche con la vista; lo trovò una frazione di secondo dopo sulla cima dell'edificio, la katana spezzata in una mano e il parabraccia d'oro che cercava di bloccare i fendenti dell'uomo che lo sovrastava, i cui capelli bianchi sembravano luccicare alla flebile luce del sole.
    Jon si mosse prima ancora che il suo cervello desse segnali ai nervi, scattando in avanti come un proiettile mentre urlava il nome di Damian; la sua voce si perse nel ruggito del vento che gli fischiava nelle orecchie e che gli faceva lacrimare gli occhi, conscio che il compagno non avrebbe potuto comunque sentirlo, ma gli si mozzò il fiato nel petto quando, dandogli un calcio alla bocca dello stomaco, quell'uomo gettò Damian oltre il bordo dell'edificio.
    Il mondo intorno a Jon si mosse letteralmente a rallentatore. Allargò le palpebre, spaventato, e allungò la mano verso il corpo che precipitava inesorabilmente verso il suolo; per attimi che gli parvero interminabili, trattenne il respiro finché le dita non sfiorarono la punta di quelle di Damian, che ricambiò il suo sguardo con gli occhi ingigantiti dalla confusione. Durò solo un momento: Damian si affidò completamente a lui e Jon gli afferrò l'avambraccio per attirarlo contro il proprio petto, poggiando una mano sulla sua nuca per tenerlo contro di sé mentre la velocità li faceva letteralmente girare in aria; Jon sbatté la schiena contro uno degli spuntoni dell'edificio, che si ruppe a metà mentre continuavano a precipitare e lui teneva sempre più stretto il corpo di Damian, avvolto fra le sue braccia.
    Piombarono sul terreno pochi secondi dopo, tra schizzi di terriccio e un polverone creato dal pesante tonfo del corpo d'acciaio di Jon. Damian giaceva sul suo petto con il respiro ansante e il braccio destro che grondava sangue, la corazza scalfita e la lunga veste verde e oro ridotta a brandelli; aveva lasciato andare l'elsa della katana durante la caduta, e giaceva ormai inutilizzabile a non molta distanza da loro.
    La situazione, per fortuna, volse molto rapidamente a loro favore: come in un classico film d'azione in cui era l'eroe a salvare le cose all'ultimo minuto, con l'aiuto di Jon la rivolta fu sedata piuttosto in fretta, l'uomo che aveva combattuto contro Damian fu catturato e venne ben presto spedito nelle celle di isolamento sottostanti all'enorme edificio, così Damian, affaticato dalla battaglia, poté prendersi un momento, la mano premuta contro il braccio sanguinante mentre si lasciava cadere seduto su un masso con un lungo sospiro.
    «Stai bene?» gli fu chiesto, e lui sollevò il viso per incontrare lo sguardo preoccupato di Jon, al quale rispose con un breve cenno del capo.
    «Il braccio guarirà», replicò, sentendo uno sbuffo da parte dell'altro prima che quest'ultimo allungasse una mano verso di lui.
    «Dai, fammi vedere».
    Damian grugnì. «Sono la Testa del Demone. Non--»
    «Fammi. Vedere», insistette Jon, e Damian, seppur fissandolo con le palpebre assottigliate, si rese conto che il compagno non aveva intenzione di sentir ragioni: l'espressione di Jon era diventata risoluta e aveva sollevato un po' il mento mentre lo fissava, il sopracciglio destro si era curvato al tal punto che aveva dato vita ad un perfetto arco ad U.
    Imprecando, Damian sputò qualche parola in arabo a cui Jon rispose con un grugnito altrettanto nervoso, mettendolo a tacere prima di strappare senza tanti complimenti quel che restava della manica ed esporre così il suo braccio ferito. Un grosso squarcio percorreva tutto il bicipite e Jon dovette usare la propria vista a raggi X per assicurarsi che quel taglio non avesse reciso qualcosa, traendo un lungo sospiro prima di scuotere un po' il capo.
    «Non ti chiederò com'è successo tutto questo casino. Ma spero che la potente Testa del Demone» Jon enfatizzò soprattutto quell'ultima parola, «abbia del disinfettante e delle garze da poter usare».
    Dopo quelle parole, entrambi non fecero altro che guardarsi negli occhi per lunghi attimi. Sembrava che si stessero scrutando, controllando l'uno i punti deboli dell'altro; infine Damian assottigliò le labbra, alzando rapidamente le sopracciglia. Jon sapeva che quel gesto significava che stava per arrabbiarsi, eppure la sua espressione infine si rilassò, tanto che inclinò la testa da entrambi i lati.
    «Koru», chiamò, e Jon vide l'uomo avvicinarsi con la cosa dell'occhio. Aveva appena finito di legare uno dei loro oppositori, i grossi muscoli, tesi per lo sforzo, si gonfiavano al di sotto dell'uniforme che indossava. «Porta al mio consorte tutto ciò che richiede».
    Koru si batté un pugno sul petto e girò i tacchi, tornando appena una manciata di minuto dopo per riporre tutto ai loro piedi e congedarsi. Jon aveva l'assoluta certezza che Damian non avesse del tutto apprezzato la sua improvvisata e il fatto che l'avesse letteralmente salvato davanti al suo esercito, ma non gli importava; quel tira e molla era il loro pane quotidiano, e Damian sapeva che non poteva starsene con le mani in mano se si rendeva conto che era in pericolo.
    «Dovresti smetterla di fare di testa tua». La voce di Jon ruppe il silenzio che si era creato fra loro, mentre afferrava garze e disinfettante per cominciare ad occuparsi della ferita. «Lo sai che puoi contare su di me per queste cose».
    Per tutta risposta, seppur arricciando il naso nel sentire quel bruciore, Damian schioccò la lingua sotto il palato. «Sei Superman. Non dovresti immischiarti negli affari di un ex-gruppo terroristico».
    «Un po' difficile visto che, sai, sono sposato col capo dell'ex-gruppo terroristico in questione e il suddetto capo è un tale idiota...»
    Punto sul vivo, Damian boccheggiò per un momento prima di grugnire qualcosa fra sé e sé e guardare altrove, ignorando gli occhi di Jon puntati su di sé e il modo in cui si prendeva cura del suo braccio, col cuore che batteva furiosamente nel petto nell'attesa che terminasse. Aveva socchiuso un occhio nel sentire l'ago cominciare a suturare la sua carne, ma non aveva emesso un fiato per tutto il tempo in cui Jon aveva sapientemente lavorato, sentendo le sue mani calde e delicate fasciargli infine la ferita.
    Damian a quel punto strattonò il braccio dalla sua presa, alzandosi in piedi nel sistemarsi il mantello dietro le spalle dopo avergli dato la schiena. «Ora puoi andartene», lo congedò, ma Jon sbuffò ilare prima di volargli bellamente davanti a braccia conserte.
    «Va bene, hai fatto il duro. Vuoi salutarmi come si deve, adesso?» lo pungolò ironicamente, venendo fulminato seduta stante; alzò le mani in segno di resa con una risata, ma ben presto fu catturato da un braccio intorno al collo che lo costrinse a chinarsi, unendosi in un bacio che sapeva di sangue, sudore e amore
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Ennesima storia scritta per l
' #adventarcalendar indetto sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Io e Shun di Andromeda abbiamo sclerato un po' per questa storia perché ci siamo davvero messe a calcolare quanto tempo ci sarebbe voluto, con la velocità di un alieno come Jon, a raggiungere l'Himalaya partendo dal presupposto che Metropolis fosse nella stessa linea d'aria di New York.
Sì, abbiamo fatto calcoli matematici che scienziati levatevi proprio, probabilmente in quel momento avevamo un po' troppo tempo da perdere nononostante gli impegni di entrambe. Ci siamo davvero messe a discutere sulla velocità della luce, la massa e il rapporto del peso solo per sapere quanto potrebbe impiegare un kryptoniano a raggiungere un punto o l'altro della terra. Compatiteci
Ancora buon anno, soprattutto ad Angel!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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