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Autore: ineffable    02/01/2022    0 recensioni
Senza firi non vivo e senza di te muoio perché sei l'unico in grado di prendersi cura dei miei petali, senza staccarli o farli cadere.
Ti amo ma con infinita codardia non ho saputo dirtelo a voce, guardandoti in quegli occhi che spero un giorno brilleranno nuovamente di quella luce che ti ho tolto.
Spero che le tue labbra sapranno sorridere nuovamente a qualcuno che sia in grado di amarle e baciarle in modo che io non ho mai fatto.
Ti amo non come vorresti ti amassi, ma come tu meriti d'essere amato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati due anni da quando mi hanno rinchiuso qui, tra queste fredde e umide mura, con quelle spesse sbarre che si facevano beffa di me, ogni volta che mi affacciavo per vedere almeno uno strascico di cielo.
Nemmeno quello mi era concesso, l'aria che respiravo era rarefatta e lo è ancora, qui seduto su questa panca che mi funge da letto, come il peggiore dei criminali, punito per aver amato ciò che loro ritengono sbagliato.
Mi sono innamorato e ne ho pagato le conseguenze ma non è forse per tutti così? C'è chi si sposa e vive un amore infelice, chi viene ucciso da chi diceva di amarlo, chi uccide ciò che ama e chi ama senza essere corrisposto, forse questo è il peggiore di tutti, perché amare chi non t'ama è il più grave spreco di tempo.
Poi c'è chi come me che finisce qui a pagare con il suo sudore, fino all'ultima goccia di amore che ha dato senza nessuno che lo salvi o gli tenda la mano, per cosa poi?
Certamente fuori da qui non ci sarà lui ad attendermi, le sue braccia non saranno aperte e pronte ad accogliermi, non mi stringerà forte al suo petto chiedendomi perdono, portandomi via da questo inferno lui no, non ci sarà.
In questa ultima notte senza stelle e senza luna, simile a tutte le altre riuscirò ad addormentarmi, volgendo il mio ultimo dei pensieri a lui, nella speranza di sognare ciò che nella realtà non potrebbe mai accadere.
I sogni sono più vivi dei pensieri perché non li gestisci realmente tu, sono governati da quella parte di te che vorrebbe vederti felice ma te lo impedisce, ed è lì che io sarò questa notte.
Non voglio dire addio a niente quì dentro, perché niente mi mancherà o sentirà la mia mancanza, solo lacrime e sofferenza che sono riuscito, non con pochi sforzi a far uscire dalla mia anima, ora voglio solo godermi la gioia ed essere riempito da essa, di quando uscirò fuori e riabbraccerò il mondo, quello vero.
Voglio assaporare ogni singolo istante dei miei nervi in fibrillazione, le palpitazioni e il tempo che sembra eterno ancor più di prima, ma i miei occhi si chiudono, le palpebre sono pesanti per la stanchezza, e il suono che da voce ai miei pensieri lascerà il posto ai colori dell'immaginazione, che li trasformerà in immagini e quindi in sogni.
Il rumore del mattino contraddistinto da nessun rumore mi sveglia, è l'ultima volta che i miei occhi vedranno questo grigio sento qulcosa muoversi sul mio viso, l'ombra di un sorriso forse?
Strano sorridere per un uomo che ha perduto tutto ma questo è dovuto, non c'è giorno più bello d'oggi e devo ringraziare il cielo per averlo fatto arrivare, quale miglior modo se non con un sorriso.
Gli occhi mi pizzicano vorrei piangere un'ultima volta qui dentro, queste saranno lacrime di gioia ma prima che possano lasciare silenziose il mio viso la porta si apre, rivelando quello che prima era il mio carceriere ora è il mio liberatore.
Lo saluto per la prima volta e lui ricambia, sembrano tutti di buon umore stamane o forse è perché io lo sono, allora i miei occhi hanno deciso di farmi vedere ciò che da troppo tempo non avevo più dentro.
Non trascino più i piedi, i miei passi sono ben pronunciati dritto fino alla meta, arrivo difronte a quella porta che prima mi aveva inghiottito ed ora mi risputa fuori, voglio aprirla io, toccare le insenature del legno, sentire le schegge che potrebbero perforarmi le dita, così che quello sia l'ultimo dolore che questo posto mi procurerebbe.
Si apre quell'enorme anta rivelando il paradiso perché quello che sto lasciando è esattamente l'inferno, la luce pungente e luminosa del sole mi acceca per un momento, ed io mi sento finalmente vivo e libero.
Quello che prima avrei rifiutato mettendo una mano sopra agli occhi, ora mi sta donando la gioia più immensa, respiro stringendo forte gli occhi, inebriandomi di quel senso di fastidio e beandomi del lieve vento che mi scompiglia i capelli.
Più che baciare la terra bacierei il sole, gli alberi e le nuvole, tutto ciò che mi è mancato sentire e vedere, apro gli occhi lentamente beandomi di ogni singolo istante, qualsiasi particolare per me ora vale come ne dipendesse la mia stessa vita, i colori sono ancor più belli di come li ricordavo e gli uccellini sembrano cinguettare per me danzando tutta la loro felicità.
Mentre mi beo di tutta questa armonia i miei occhi incontrano i suoi, lo vedo è lui ed è qui poco distante da me, il respiro accellera, la gola si stinge quasi a strangolarmi, il cuore batte come volesse uscire dalla cassa toracica, vedo annebbiato, dove sono gli uccellini, gli alberi e i fiori? dov'è Robby?
La mente smette di funzionare insieme a tutto il resto del corpo, perdo i sensi finendo rovinosamente in braccio a quella terra che non avrei voluto baciare ma che ora accoglie il mio corpo, distrutto e debole.
Tristemente devo ammettere che deve essere stato tutto un sogno, magari non sono uscito di prigione, non ancora almeno, certamente non era la realtà quella, lui non era li fuori avrà certamente di meglio da fare, devo ammettere che per solo un istante è stato bello conoscere la vera felicità.
Una voce conosciuta mi porta lontano dalle mie divagazioni mentali, è Robbie che mi chiede se mi sento meglio ma, cosa vuol dire tutto ciò, davvero ho perso i sensi? e ora dove mi trovo?
"Rob lui, lui era, era" le parole mi escono sconnesse, senza senso o un filo logico, mi sono tirato su di scatto dal giaciglio su cui qualcuno mi ha posato causando un altro giramento di testa, guardo Robby aspettando che mi dica la triste verità.
Mi si avvicina posandomi una mano sulla spalla, donandomi quel contatto umano di cui ho tanto bisogno, che ho bramato in tutti questi anni, non mi importa dove sono voglio solo sentire quelle parole, che sono certo si insinueranno come lame affilate nel mio cuore già tumefatto, come ha potuto un sogno essere così reale e fare così male.
"Sì lui è qui, è venuto fuori dal carcere ad attenderti, ho cercato di allontanarlo ma ha insistito e...Se non gradisci la sua presenza gli dico di andarsene" certo questo non me lo aspettavo e la cosa assai strana, soprattutto per il modo in cui si sono svolti i fatti, è che voglio vederlo perché sinceramente non credo ancora che sia vero.
Serro la mascella puntando lo sguardo avanti a me "non ti ho nemmeno chiesto come stai, certo che è una domada stupida da fare ad una persona che è appena uscita dal carcere. Ma c'è lui, possibile che quando si trova nei paraggi debba sempre ruotare tutto intorno a" interrompo colui che forse, anzi sicuramente mi ha amato più di tutti, consapevole di ciò che sta cercando di fare, proteggermi.
"Fallo entrare Robby, io sto bene" alza gli occhi al cielo rasseganto, oramai non sa più cosa fare con me, sono sicuro nel dire che se il suo amore per me non fosse così forte, mi avrebbe già spedito a quel paese con un biglietto di sola andata.
Entra accompagnato da un prego acido di Robby, con lo sguardo basso per la prima volta in vita sua, sembra un cucciolo catturato da crudeli cacciatori, un figlio che sta per essere rimproverato dal padre per i brutti voti presi a scuola.
Si avvicina lentamente timoroso dei suoi stessi passi, seguito dal mio sguardo che lo accompagna fino a che non si trova a fianco al mio letto, alza gli occhi verso di me puntandoli nei miei, vengo invaso dal suo profumo lo respiro sino all'ultima goccia "Bosie" sussurro quel nome, che non avrei mai pensato di pronunciare ancora.
Nei suoi occhi leggo qualcosa di diverso, non hanno più quella luce di egocentrica fierezza, il sorriso strafottente che lo distingueva ha lasciato spazio a una riga curva, è così spento che sembra di trovarmi di fronte a un'altra persona, non è il ragazzo che urlava e faceva scenate, non so cosa aspettarmi ora da questo sconosciuto.
Prima che possa di nuovo parlare lui fa una strana smorfia con le labbra, deglutisce e crolla con le ginocchia sul pavimento, le braccia poggiate sul mio letto e la testa nascosta sotto di esse, lo sento piangere con la schiena scossa dai singhiozzi, piange come non ha ma fatto prima, quello che sta esprimendo è puro e semplice dolore.
Poso una mano sulla sua testa bionda, passo le dita fra i capelli morbidi come li ricordavo, il corpo reagisce facendo battere furiosamente il cuore, lo guardo con la bocca semi aperta senza il coraggio di dire una parola, con lui erano solo grida e insulti, ora non so davvero come comportarmi.
"M-mi dispiace" biascica tra i singhiozzi e a me si spezza il cuore a vederlo così, certo forse dovrei pensare che se lo è meritato, che dopo tutto quello che ho patito io è il minimo che lui faccia questo per me, ma non ci riesco avendolo già perdonato non sono in grado di provare odio o rancore, e so che questa volta ciò che sta provando è pentimento serio.
"Ragazzo mio se solo tu avessi fatto in tempo a leggere la lettera che ti ho scritto, ti saresti risparmiato certamente questo tormento" vedendo alcuna reazione da parte sua continuo "certo ho scritto la cruda verità, ti fara male leggerla se mai vorrai però c'è anche altro" lui tira su la testa gurdandomi con quei suoi meravigliosi occhi pieni di lacrime, sembrano due pozze d'acqua lucide e brillanti nelle quali specchiarsi.
"Quale lettera?" quella flebile voce da fanciullo che mendica un pezzo di pane mi colpisce dritto nel profondo, sento il bisogno di rassicurarlo non posso tollerare che soffra così "ti ho scritto una lettera mentre ero rinchiuso, l'avrei data a Robby una volta uscito per darla a te" si alza in piedi facendo forza con le braccia sul materasso "tu mi hai scritto una lettera e io" altre lacrime da quei gioielli di occhi "vieni qui Bosie".
Prima titubante si avvicina per poi gettarsi sul mio letto vicino a me, si accoccola con la testa sul mio petto lo accarezzo cercando di placare i singhiozzi che hanno ripreso a scuoterlo, di placare quell'animo sofferente, si tira su cercando il mio viso "perdonami avrei dovuto essere io a scriverti, tu eri in carcere a soffrire chissà quali pene e hai scritto una lettera per me" beata giovinezza che raccoglie tutte le parti più belle della vita e le fa sbocciare come fiori meravigliosi.
Torna a posare la testa sul mio petto, gioca con i bottoni della mia camicia "che c'è scritto nella lettera?" un sorspiro lascia le mie labbra, quasi non sono più sicuro di volere che la legga, speravo che guarisse la sua anima come ha guarito la mia, invece sembra che il miracolo sia già stato compiuto senza di essa.
"Tutta la nostra storia, non ti ho risparmiato niente e non l'ho fatto nemmeno per me stesso, mentre la parte più importante è quella in cui ti perdono" lo sento muoversi delicatamente, questa volta alza solo lo sguardo verso di me "cosa?" annuisco "io ti avevo già perdonato ancor prima che tu me lo chiedessi. In fede mia non credevo sarebbe mai successo" corruccia le sopracciglia in una tenera smorfia confusa "credevo mi odiassi" ecco la motrice della storia, la bestia assetata di vite umane, l'odio.
"Oh ti ho odiato, ho creduto scioccamente che la rabbia verso di te sarebbe servita a sopravvivere, credevo che in carcere vincesse quello che ha più rancore dentro di sè. Poi ho capito che non era così, ho sentito il bisogno di perdonare prima me stesso, poi ho perdonato te. Mi sono lasciato guidare dall'amore senza 
pensare se tu fossi relmente consapevole o meno di ciò che hai fatto".
Queste parole dette di persona al diretto interessato hanno alleggerito la mia anima, il mio cuore dove il dolore era una costante si sta cicatrizzando solo parlando sinceramente con lui "la cosa migliore è che io stia lontano da te" è serio mentre dice questa frase, ma inconsapevole dell'ulteriore dolore che mi procurerebbe la distanza dalla vibrazione del suo corpo.
"La cosa migliore è che tu stia lontano da me ma io non da te" sorride illuminando anche me con quella gioia che mai avevo visto passare sul suo volto "hai mantenuto il tuo modo stravagante di parlare, sono felice di questo. Non avrei sopportato di averti tolto anche ciò che rendeva te, te" mi tiro su stufo di restare lì sdraiato in quell'ambiente soffocante, voglio passeggiare con lui al mio fianco, come se nulla fosse successo, prendendo ciò che è avvenuto come una triste parentesi servita a forgiare due anime ora nuove, e pronte a brillare.
Passeggiamo fianco a fianco in questo grande e immenso parco che ci accoglie in tutto il suo splendore, se non fossimo macchiati dal peccato, penso che non avremmo mai potuto godere appieno di questo e fra poco dovrò partire, non sono più il benvenuto in questo angolo di mondo.
"Lascia che faccia qualcosa per te, tu sei sempre stato così buono, permettimi di ripagarti, io potrei non so, qualsiasi cosa Oscar per te" dice tutto d'un fiato piazzandosi di colpo davanti a me, se fosse stato sempre così puro di cuore che iddillio sarebbe stata la nostra storia.
"Bosie caro io tra poco dovrò andarmene. Non posso restare quì lo sai bene, poi credimi hai già fatto abbastanza per me" i suoi occhi li vedo tingersi di un amara delusione "come tu non puoi andartene di nuovo, sei appena tornato non puoi" si muove come un animale in gabbia, mettendo le mani in quei lisci capelli biondi e per un istante lo rivedo, il vecchio Bosie.
"Dove pensi che sia stato fino ad ora eh in villeggiatura?" lui capisce le mie parole e si getta tra le mie braccia piangendo e mormorando parole alle quali non so se credere o meno "non lasciarmi ti prego non farlo, non lasciarmi solo io senza di te non sono niente" gli accarezzo la schiena posandogli un bacio futrivo sulla nuca "non so più a chi credere se al ragazzo che si scusava in lacrime fra le mie braccia o a quello che poco fa ha fatto una scenata."
"Chi sei dei due Bosie rispondi sinceramente" alza leggermente la testa incontrando i miei occhi, il mio cuore perde un battito sento le ginocchia cedere, come un fiore scosso dalla tempesta le radici lo tengono saldo al suolo, lui stretto a me evita che io venga inghiottito dalla terra.
"Ho paura di perderti di nuovo, di rimanere solo e l'unica cosa che mi ha tenuto in vita in questi due anni, è stato il fatto che tu saresti uscito e avrei potuto ritrovarti. Mi sono ripromesso che non avrei più permesso a nessuno di portarti via da me, sempre se avrei avuto il tuo perdono naturalmente" la sua mano scivola dal mio petto, lenta sfiora la mia in una carezza poi la stringe, io socchiudo gli occhi in un brivido di piacere, la mia fronte si posa sulla sua istintivamente, siamo vcini e i nostri respiri si uniscono e danzano insieme.
Lui non si muove aspetta con le labbra socchiuse, è così tremendamente bello ed io ho così bisogno di lui, mi avvicino lentamente posando le labbra sulle sue, lo sento sussultare ed è meraviglioso, i nostri baci sono sempre stati voraci come se il sentimento fosse superfluo e inopportuno.
Ora invece le nostre bocche si muovono lentamente, piacevolmente le mie mani afferrano il suo viso, accarezzo le gote con i pollici, le sue sono di nuovo sul mio petto, mi lascia condurre il gioco per la prima volta forse.
Mentre mi stacco da lui noto nel suo volto l'esperessione della sorpresa, rimango a pochi centimetri dal suo viso e sussuro "mi dispiace ma non posso restare, non posso ricadere in tutto questo di nuovo e non posso chiederti di venire con me" deglutisco e il nodo che si è formato all'altezza della gola fa scendere una lacrima dai miei occhi.
Lui rimane di fronte a me ammutolito ed io sento che debbo andermene prima di cambiare idea, gli bacio la fronte poi lo lascio proseguendo il mio cammino dandogli le spalle, sono andato totalmente contro me stesso questa volta, consapevole del fatto che me ne pentirò per tutta la vita.
Mi sento come un forte vento che continua ad infrangersi contro la parte rocciosa di una scogliera, incapace di cambiare rotta e proseguire verso la libertà che lo accoglierebbe, se solo si voltasse ma non lo fa e nemmeno io.
A volte però accade che nelle rocce ci sia una fenditura, un piccolo buco dove il vento inconsapevolmente si trova a passare e quella fessura è la mia più dolce condanna "si che puoi, puoi chiedermelo Oscar. Non sarò io a decidere per te, ad importi qualcosa che temi di non volere, a costringerti a fare qualcosa che non vuoi solo per compiacere me. Se invece quello che più desideri è andartene fallo, non voltarti e non pensare a me, io starò bene, nulla potrebbe rendermi più felice ora di sapere che per una volta hai scelto di pensare a te, di seguire il tuo cuore e non i miei capricci, anche se saremo distanti".
Mi fermo di colpo dopo aver udito queste parole che trapassano il mio cuore, come una lancia affilata trapassano il mio corpo ora esile e debole, rimango di spalle senza il coraggio di voltarmi perché so esattamente cosa accadrebbe se lo facessi, continuo a camminare e mi chiedo: che rumore fa il cuore quando si spezza?
Il giorno seguente alla stazione pronto a partire per la mia nuova vita, con gli stessi abiti di ieri perché non voglio cancellare il suo odore, voglio portarlo con me almeno fino a quando sarò arrivato.
Come può una persona che ti ha fatto tanto male lasciarti un vuoto così profondo dentro, lo domando a Robby ma la mia è una domanda retorica e lui lo sa, si limita a posarmi una mano sulla spalla con un lieve sorriso, un sorriso che sa più di amarezza che di consolazione.
Salgo in carrozza prendendo il primo posto libero, mi siedo e quando il treno parte cerco in tasca un fazzoletto per asciugare il sudore che sta imperlando la mia fronte, fa eccessivamente caldo o forse sono io che sono diventato troppo fragile per questo mondo.
Estraggo il piccolo oggetto dalla tasca ma, al posto del pezzetto di stoffa ricamato d'azzurro, mi ritrovo fra le mani un liscio pezzo di carta ripiegato su se stesso, non ricordo di aver posto niente del genere nelle mie tasche.
La voglia di scoprire da bravo fanciullo curioso di cosa si tratta, che cosa si nasconde dentro quel foglio dalle rilegature dorate si impossessa di me, apro le piegature fino a rivelare il tesoro che mi aspetta, senza nemmeno il tempo di farmi un'idea del suo contenuto.
Senza firi non vivo e senza di te muoio perché sei l'unico in grado di prendersi cura dei miei petali, senza staccarli o farli cadere.
Ti amo ma con infinita codardia non ho saputo dirtelo a voce, guardandoti in quegli occhi che spero un giorno brilleranno nuovamente di quella luce che ti ho tolto.
Spero che le tue labbra sapranno sorridere nuovamente a qualcuno che sia in grado di amarle e baciarle in modo che io non ho mai fatto.
Ti amo non come vorresti ti amassi, ma come tu meriti d'essere amato.
Mi dispiace di aver scoperto di avere un cuore troppo tardi, ora che ho imparato ad usarlo lo donerei a te, certamente non per sostituire il tuo che anche se spezzato, distutto e caplestato funziona sicuramente meglio del mio, ma te lo dnerei per far da scudo al tuo così che niente e nessuno possa più fargli del male. Non voglio più fare niente di folle e sconsiderato, questo è l'ultimo gesto nei tuoi confronti perché meriti che io ti lasci in pace.
Tu però non lascerai in pace me, ti rivivrò nei ricordi più belli, quei pochi in cui ho saputo amarti, ogni cosa qui a partire dai fiori mi ricorderà te, e spero che tu riuscirai ad essere di nuovo felice, malgrado la speranza che posso averti tolto.
Ti chiedo solo questo Oscar sii felice, coltiva la gioia e ricomincia a scrivere quelle parole che come melodie riempivano l'aria e coloravano il mondo.
Ricomincia a vivere sapendo che meriti tutto l'amore che sei in grado di respirare, meriti il successo che lascerà una traccia indelebile lungo il tuo cammino, riprendi in mano il fiore che hai lasciato e passeggia fra le strade, lascia che tutti ti ammirino come meriti Oscar.
Amarmi non ti è costato la libertà, ma credere che in me ci fosse qualcosa di buono, ecco l'errore che hai commesso, se mi fermo un attimo a pensare che adesso non potrò più ascoltarti, non solo il respiro mi si mozza in gola ma il cuore smette di battere.
L'unica cosa buona che ti ho scritto forse è proprio questa lettera che ora tieni tra le mani, non gettarle tra le fiamme del rancore e della rabbia, ti prego tienila vicino al cuore, così per me sarà un modo, se pur sciocco, di averti vicino.
Sappi solo che ogni secondo, di ogni minuto, di ogni ora, di ogni singolo giorno il mio pensiero volerà da te e conme un bacio candido si poserà sui tuoi capelli.
Sei stato per me tutto ciò che un uomo può essere per un altro, lascerò che l'amre che provo coltivi fiori meravigliosi, forse un giorno, col tuo permesso potrò donarteli.

Con amore, non più tuo.
Bosie

"Non più tuo. Quel-piccolo-bambino-capriccioso" le lacrime tracciano delicate il contorno del mio viso, come se avessero timore a scendere, scandisco parola per parola facendo attenzione che la voce non mi si incrini, ciò che esce è solo un sussuro.
Sono arrabbiato, per la prima volta nella mia vita sono arrabbiato davvero, con lui.
Come può essersi arreso così, gettando le armi ai miei piedi e inginocchiandosi, abbassando il capo in segno di resa, come se fossi un nemico dall'armatura di diamante, inscalfibile.
Cosa potrebbe accadere a un essere così fragile lasciato solo? Senza una guida, qualcuno che lo prottegga e si prenda cura di lui, non posso abbandonarlo, lui ha bisogno di me, tanto quanto io ho bisogno di lui.
Quello che farò è scendere da questo treno e tornare indietro, raccoglierò quel piccolo uccellino caduto dal nido a cui nessuno ha insegnato a volare.
Corro disperatamente, ansimo per lo sforzo, devo raggiungere l'altro capo della stazione e prendere il treno che mi riporterà a casa, solo che è troppo tardi penso, il treno è lì ed io sono troppo lontano, mi tolgo la giacca e la lascio cadere a terra, tutto intorno a me si muove a rallentatore, sento il cuore scandire il tempo che mi rimane per arrivare.
Il sudore oramai ha bagnato l'intero corpo ma sulla fronte, quelle piccole goccioline perlate sono fredde, inciampo e cado ma mi rialzo prontamente, senza prestare attenzione ai lamenti del mio corpo troppo debole e provato per uno sforzo simile.
Il treno dopo potrebbe essere troppo tardi, il treno dopo è domani ed io non posso, non voglio aspettare, stanno per chiudersi le porte ed io con un ultimo balzo, atletico come un vero campione riesco a salire.
Mi abbandono contro le porte chiuse, serro gli occhi e la mascella, uno spasmo di dolore mi fa sussultare, poi riapro la bocca, i polmoni bruciano mentre bevono tutto l'ossigeno di cui hanno bisogno, cerco di respirare con il naso, la gola è secca e sembra che tutto il mio corpo stia andando a fuoco.
Qualcuno mi aiuta ad alzarmi, facendomi sedere su una poltrona, buon'anima non rieco nemmeno a dirle grazie, sono troppo impegnato a riprendere fiato, mi portano dell'acqua, dio non so cosa ho fatto per meritarmi tutte queste cure da perfetti sconosciuti.
Non ho nemmeno i soldi per il biglietto, li ho lasciati nel capotto che ho pensato bene di sfilarmi, per correre più veloce certo ma non è stata una buona idea, ora potrebbero farmi scendere dal treno, tutta questa fatica sarebbe stata vana.
Ma il cielo è gentile con me oggi, quel buon signore del controllore, forse vedendo la condizione in cui sono ridotto chiude un occhio, diciamo tutte e due, forse è vero che anime buone vengono sparse per il mondo, persone deliziose e luminose che hanno il compito, arduo e difficoltoso, di prendersi cura di chi come me, sembra aver perso l'ultimo briciolo di speranza.
Tengo la lettere tra le mani, la porto al naso per sentirne l'odore, come se mi aspettassi di sentire il  suo, con le dita ne sfioro le parole come se carezzassi la sua pelle, socchiudo gli occhi e per un attimo di distrazione la lettera, scivola via dalle mie mani così come ne è scivolato lui.
Sulla moquette porpora del treno il bianco di essa crea contrasto, sembra una goccia di rugiada illuminata dal sole, mi piego per riprenderla quando incontro la mano di una giovane donna, il volto sottile ed affilato, la carnagione chiara come il latte e le gote rosate.
Mi sorride mentre si tira in piedi con la lettera nelle mani, il suo sorriso è come un solvente per il nodo che ho allo stomaco, c'è un che di magico in quella graziosa fanciulla, rimango incantato e mi ritrovo a sorriderle a mia volta, come se non potesi farne a meno.
Con la sua manina pallida e minuta mi porge quel pezzo di carta, facendomi riflettere su qualcosa di speciale, per tutte le persone quello è solo un foglio, con su scritte delle parole senza significato per tutti loro.
Ma per me si tratta di una pezzo della mia vita, se non del mio cuore di una parte importante di esso, le parole su scritte provocano delle sensazioni ed emozioni importanti, ma per gli altri no, sono all'oscuro di questo, continuano le loro vite mentre io sto lottando per salvarne una, per salvare l'amore che è stato ritrovato e non deve più essere perso.
"Merci signorina, se l'avessi persa sarebbe stato un duro colpo" le dico mentre afferro gentilmente la lettera "allora deve essere qualcosa di importante" mi sorprende con l'audacia che non avrei immaginato avesse una margheritina così bella "sì è da parte della persona che amo" esordisco così, incapace di tenermi tutto dentro.
Lei arrossisce facendo diventare le sue gote color tulipano "oh allora è doveroso che la tenga ben custodita, le cose importanti devono essere trattate con maggior cura delle altre" abbasso lo sguardo, sorpreso da questa genuina sfrontatezza "non le cose importanti signorina, ma quelle speciali. Perché le cose importanti le dimentichi nel forziere d'argento in cui le riponi, ma quelle speciali le conservi in un luogo assai più prezioso".
Un attimo di silenzio separa la sua risposta, impacciata e balbettante come una bimba al primo giorno di scuola "e dove si trova questo posto?" sorrido indicando il suo petto a sinistra "proprio qui."
"Che fortunato deve essere, ad avere una persona come lei che lo ama così tanto. Arrivederci signore" mi congeda sorridendo e si allontana, io torno nei miei pensieri, prestando poca attenzione alle parole da lei rivoltemi, poi improvvisamente come un lampo squarcia il cielo, si fanno palesi nella mia mente "fortunato" ripeto a bassa voce.
Piove ora ed io mi domando come faceva a sapere che si tratta di un lui, una donna assai perspicace mi ritrovo a pensare, mi lascio scappare una risata e poi cullato dai movimenti del treno mi addormento.
Eccomi qui sono tornato, e nonostante sia passato solo un giorno da quando sono partito mi sembrano passati secoli, non so spiegarne il motivo so solo che è così.
Come prima cosa devo recarmi a mettermi addosso qualcosa di pulito e meno sgualcito, so già dove andare e non perdo tempo "che ci fai quì?" mentre mi muovo da una stanza all'altra borbotto un "te lo spiego dopo" detto questo sparisco nelle camere in fondo, ma lui non si arrende "no subito, perfavore si può sapere che ti prende? Oscar" dice bussando alla porta.
"Ti sei cambiato" costata con un velo di ironia "ora mi puoi spiegare?" mentre mi guardo per un'ultima volta allo specchio rispondo "devo fare una cosa, molto importante" mi giro ritrovandomi di fronte a lui che nel frattempo si era avvicinato, con la mano aperta do un leggero colpetto sualla sua guancia, lasciandola poi scivolare in una carezza "grazie di tutto, come sempre Robby" poi sparisco non lasciandogli il tempo di ribattere.
Cammino a passo svelto ma non troppo, ci tengo a rimanere composto, non voglio sgualcire anche questo completo, so già dove recarmi stranamente, penso che in tutta la mia vita non sono mai stato certo di qualcosa come in questo momento.
So che non si trova a casa sua, ed è un bene perché non avrei certamente potuto presentarmi, avrei dovuto attendere e non so se sarei riuscito ad aspettare ancora, ho il bisogno fisico di vederlo, di vedere che stia bene.
Poco lontana dalle case si trova una piccola radura, uno spazietto di un verde smeraldo che illumina il viso, è lì che andavamo per leggere io e lui, in verità ci siamo andati solo due volte ma, forse per la magia del posto, forse per il romanticismo è diventato il nostro posto segreto.
Una cosa assai infantile me ne rendo conto, ma comunque l'arte ha bisogno di rimanere infantile, può farlo solamente se chi le da vita, coltiva dentro di se quella giocosa ingenuità tipica dei fanciulli.
Arrivo ed appena mi inoltro maggiormente in quel luogo, i ricordi, le sensazione di quei momenti mi colpisocono, mi piombano addosso ed io barcollo, mi appoggio ad un albero e poso una mano su di esso, poi la fronte sulla mano e mi lascio andare, piango perché sento la nostalgia di tutto il bello che c'è stato e di tutto quello che avrebbe potuto esserci.
Non appena mi riprendo contiuo a camminare e poco dopo, scorgo una figura seduta su un tronco robusto probabilmente rovesciato dal vento, sta lì fermo come un fantasma che torna nei luoghi in cui è stato più felice, o più triste.
So che è lui, mi avvicno silenziosamente, lui non si gira, probabilmente è troppo perso nei suoi pensieri o nei ricordi, lo chiamo "Bosie" tira su il capo che era rivolto verso il basso, di scatto come una preda che sente avvicinarsi il predatore, si alza e si gira sembra quasi debba venirgli un colpo da un momento all'altro dalla sua espressione.
"C-che ci fai quì?" balbetta io sorrido "chissà perché oggi mi fate tutti la stessa domanda" dico strappandogli un sorriso "sai stavamo preparando una festa per la tua partenza, tornando hai rovinato tutto" dice ironicamente e ridacchiando, mai i suoi occhi no, non stanno affatto ridendo.
"Stai bene?" domando tornando serio lui sbuffa irritato "sei venuto fino a qui per chiedermi se sto bene! come vuoi che stia insomma, certo che sto bene, sto a meraviglia non capisco perché tu sia tornato" la voce stridula e piena di acidità mi ferisce, ma non ho intenzione di lasciarmi ingannare dalla sua strafottenza questa volta.
Mi avvicino a lui di qualche passo "potrei non essere nemmeno partito" lui fa una breve risata "ti ho visto salire sul treno, ero alla stazione e per la cronaca no che non sto bene! come pensi possa stare dopo aver perso, per la seconda volta la persona che" piange comprendosi il viso con le mani.
Di fronte a lui poso le mani sulle sue spalle, non sposta le mani dal suo bel volto, continua a piangere ed io devo essere forte per lui, anche se mi lascerei volentieri andare "sono tornato per te, sono qui per te...Bosie" stringo le labbra con i denti, alzo gli occhi al cielo per non permettere alle lacrime di scendere, ma la voce mi tradisce uscendo incrinata come non vorrei.
"L'unico che possa baciare le mie labbra e farle sorridere di nuovo sei tu" solleva il volto dalle mani portandole verso il basso, rivelando quel viso rigato di lacrime, gli occhi arrossati ed è incredibile quanto riesca ad essere bello anche in questo stato, sorrido nuovamente continuando a tenere le mani sulle sue spalle, felice di aver ottenuto la sua attenzione.
"Ho letto la tua lettera, devo dire che hai migliorato decisamente lo stile, sei stato bravo, potresti persino superarmi un giorno. Ma la cosa che ho notato e credimi sono un esperto, sono le parole incredibilmente meravigliose che vi erano in essa. Ho ricevuto in tutta la mia vita, complimenti che potrei definire deliziosi per l'animo, e lettere mentalmente stimolanti e appaganti. La tua però è stata la più bella tempesta dopo mesi o anni di siccità"
Sfugge dalla mia presa, si allontana dandomi le spalle "sei venuto solo per complimentarti per lo stile della lettera?" rimango dove sono, la mia voce è bassa non voglio rischiare di agitarlo, probabilmente non ha compreso le mie parole "davvero mi credi capace di una cosa simile?" alza le spalle "io ho fatto cose ben peggiori, magari vuoi solo farmela pagare" "Bosie" lo rimprovero ma capisco cosa sta facendo.
So che sta cercando con tutte le sue forze di proteggere se stesso, ma devo fargli capire che da me non deve fuggire, che può trovare rifugio sicuro tra le mie braccia "come facevi a sapere che ero quì?" mi domanda d'un tratto "ho solo seguito il cuore e mi ha portato da te", abbassa lo sguardo e si lascia scappare una risata amara "certo".
"Ascolta ero seriamente intenzionato ad andarmene, lo sono ancora ma non prima di averti detto tutto quello che sento" si gira nuovamente verso di me, avvicinandosi di poco mi guarda negli occhi, facendomi capire che è davvero intenzionato ad ascoltarmi, forse per la prima volta in modo sincero.
"Quando ho letto la tua lettera ero sul treno appena partito, senza nemmeno pensarci o riflettere sono sceso alla fermata successiva, non sai la corsa che ho dovuto fare prendere il treno che andava nella direzione opposta.
Ho creduto seriamente che i miei polmoni sarebbero scoppiati ma alla fine ce l'ho fatta, volevo tornare indietro da te. Sapevo che era la cosa giusta da fare, nemmeno per un secondo ho dubitato, per altri sarebbe sembrata un'idea folle ma per me no."
Mi accarezza una guancia sorridendo "non sembri tanto sudato" io sorrido di rimando "non pensi davvero che mi sarei potuto presentare da te in quelle barbare condizioni" gli sfioro le dita di una mano in modo quasi impercettibile "sono tornato perché voglio che tu sappia una cosa, tu prima che partissi mi hai detto che saresti stato felice, se io avessi seguito il mio cuore. Ma la verita è che, che io non l'ho fatto, ti ho mentito e mi dispiace."
Sto piangendo e non me ne sono nemmeno reso conto, me ne accorgo solo perché lui porta le mani sul mio viso, con i pollici asciuga le lacrime che lo rigano "cosa significa che mi hai mentito" sento la sua voce dolce, piena di una premura che non ha mai avuto, e sono felice di essere tornato, solo questo.
"Che me ne sono andato ma avevo il cuore straziato, avevo paura di chiederti di venire con me, temevo un tuo rifiuto o dio solo sa cosa, così ho proseguito per la mia strada ben sapendo che avrei pianto ogni notte per ciò che avevo fatto. Poi con la tua lettera ho visto uno spiraglio, ho sperato che non mi odiassi di già per non aver scelto te, ho lottato per arrivare il prima possibile" non riesco a terminare la frase perché mi tira a se e mi stringe, in un abbraccio così forte e bello che quasi credo di perdere il fiato.
"Come hai potuto credere, anche solo per un secondo che io avrei potuto odiarti? Ho odiato molte persone è vero, ma mai te, l'odio e la tua persona non sono parole compatibili per una stessa frase. Mi sono comportato male ma perché sono sbagliato, ho qualcosa che non va ma non perché ti odiassi.Ti prego non pensarlo mai più, promettimelo" mi dice senza smettere di stringermi "te lo prometto" sussurro vicino al suo orecchio, accarezzandogli la testa come si fa con i bambini per calmarli.
"Tu non hai niente che non va" mi blocca "si invece" sorrido sulla sua nuca, gli accarezzo la schiena e lui si lascia coccolare senza pretendere nulla di più, e dimostra che io avevo ragione, ho sempre avuto ragione su di lui, solo che non ho mai trovato modo di dimostrarlo.
E' come una piantina calpestata e strapazzata per anni, violente tempeste si abbattevano su di lei e nessuno mai si curava di aiutarla. Poi un giorno, si trova improvvisamente legata ad un bastone, che fiero e dritto le impedisce di cadere e morire, è felice, ma non sa cosa sia la felicità. Così la piantina per paura di essere lasciata in balia della tempesta, di nuovo sola, infreddolita e impaurita si arrampica e cresce, avvolgendo quasi completamente il bastone, impedendogli di respirare l'aria. La piccola piantina non sa che sarebbe bastato crescere accanto al bastone, senza prevaricarlo, per questo approfitta di lui.
Ora che so di cosa ha bisogno la mia piccola piantina, gli starò accanto, sarò per lui una guida come avrei dovuto fare molto tempo prima.
"Ascolta vuoi che ti dica la verità, ti sei comportato da bastardo egoista è vero, ma non è solo colpa tua. Io non ho saputo ascoltarti, non ho saputo capire ciò che tu realmente mi chiedevi. Hai implorato il mio aiuto tante volte ed io sono stato cieco, ma ora ti prometto che sarà diverso. Ti prego non piangere, ci sono io qui, va tutto bene shhh".
Si stringe ancora di più al mio petto, stringendo con forza i lembi della mia camicia, come se avesse paura di cadere, i singhiozzi lo scuotono "io non ti merito, ti amo così tanto e quando sei salito su quel treno ho creduto di morire. Sarei morto se tu non fossi tornato, sei l'unico che ho amato davvero e l'ho compreso troppo tardi. Gli altri erano solo una distrazione, per non pensare a ciò che provavo per te. Ho creduto che se avessi finto che di te non mi importava, tu non mi avresti ferito nel caso fossi stato solo uno dei tuoi amanti."
Sospiro e socchiudo gli occhi, consapevole del fatto che io non conoscevo davvero lui e lui non ha mai conosciuto me "Bosie come, spiegami in che modo hai potuto pensare una cosa simile. Con tutto quello che ho fatto per te, le cose che ti ho detto, credi che le abbia dette a chiunque?" mi interrompe "anche con gli altri eri gentile e facevi regali" ora sono io a fermare lui, con il pollice e l'indice mi premo il naso all'altezza degli occhi, stringendoli, poi continuo a parlare gesticolando animatamente.
"Lascia perdere gli stupidi regali, sono una persona generosa e lo sai bene. Io a te ho dato molto di più, ti ho donato la mia anima, la mia vita, credi che sarei finito in prigione per chiunque? Tu non sei chiunque Bosie, non per me" ha gli occhi lucidi e anche io li ho, serriamo entrambi la mascella, cercando di nascondere almeno in parte quanto ci sentiamo fragili in questo momento.
"Allora perché io non ti sono bastato? perchè andavi anche con gli altri?" chissà se fossimo stati sinceri fin dal principio, proprio come ora, come sarebbero andate le cose.
"Semplicemente perché a te andave bene così, credevo che tu preferissi compagnie giovanili per soddisfare i tuoi piaceri, ed io per soddisfare i miei andavo con altri. Ma non sai quanto mi è costato, quanto ho sofferto, da un lato ogni uomo che toccavo, sentivo come se ti stessi tradendo, dall'altro immaginarti soddisfatto ed appagato fra le braccia di altri ragazzi, mi mandave letteralmente in pezzi."
Sorride sollevando un lato delle labbra "che sciocchi siamo stati Oscar" si avvicina nuovamente al tronco rovesciato, si siede poi fa cenno a me di fare lo stesso, mi siedo accanto a lui, i nostri corpi vicini che si sfiorano, posa la testa sulla mia spalla "non abbiamo molti soldi Bosie, devi saperlo questo."
Mi prende il volto tra le mani, si avvicina tanto che i nostri respiri si fondono l'un l'altro "non mi importa dei soldi, quello di cui ho bisogno sei tu. L'importante siamo io e te, tornerai a scrivere ed io cercherò di fare altrettanto, ciò che guadagneremo ci basterà. Voglio stare con te, vivere insieme, svegliarmi e trovarti accanto a me che russi, magari girato da un fianco" incrocio le braccia al petto indignato "io non russo" lui ride "oh eccome se lo fai" scoppiamo a ridere insieme, ho i crampi ma non smetto di ridere, se questo è un assaggio di ciò che mi aspetta, ben vengano i crampi.
Ormai è passata più di un'ora e siamo ancora qui, parliamo, facciamo progetti e ridiamo, il problema è che ci appoggiamo l'uno all'altro, lui si spinge troppo indietro con la schiena, cade all'indietro e trascina anche me, cado rovinosamente sopra di lui, con le gambe ancora sopra il tronco, e un braccio che mi tiene sollevato per non pesare troppo su di lui.
"Signor Douglas lei ha l'affascinate dote, di trascinarmi sempre nei guai" dico fingendomi serio "oh vede signor Wilde, questa volta si sbaglia, volevo farle notare questo bellissimo esemplare di margherita rosa, e da questa prospettiva si percepisce in maniera ancor più sublime il suo splendore."
Mi giro a guardare nella sua direzione, pensando a una presa in giro, ma con mia sorpresa c'è davvero un fiore, anche se non è proprio una margherita "lei casca sempre in piedi eh signor Douglas" un espressione indecifrabile gli passa sul volto "Bosie per lei" oh ora capisco "dammi pure del tu, Bosie".
"Per quanto mi faccia piacere questa posizione, potresti, ehm, insomma alzarti" arrossisco vistosamente "Bosie!" le sue gote si imporporano "che ho detto?" sguardo malizioso e voce sensuale, falsamente offesa e capisco che faccio meglio ad alzarmi, prima di incatenarlo lì.
Mi spolvero i vistiti e lui fa lo stesso "dio che male alle gambe" mi da le spalle, continua a rassettarsi i vestiti "se vuoi posso provvedere io a farti passare il dolore" quello che esce dalla mia bocca è solo un suono "mmh?" si gira, viene verso di me guardandomi negli occhi, nello sguardo vedo eccitazione "conosco un modo" sussura sulle mie labbra, procurandomi un fremito così piacevole che credo abbai percepito anche lui.
Siamo pericolosamente vicini, lui si morde le labbra ed io sposto lo sguardo da esse ai suoi occhi, prendo il suo viso fra le mani, lo avvicino al mio, i nostri nasi si sfiorano e si solleticano, è lui ad annullare la distanza, con un bacio che dio solo sa da quanto aspettavamo, un bacio ricco di passione, desiderio e amore.
Spinge il suo corpo contro il mio ed io faccio lo stesso, ma è necessario fermarci così contro voglia mi stacco, lui mugugna contrariato "Oscar perché" io gli carezzo una guancia "non è il caso di creare un altro scandalo" sbuffa "sono tutti degli idioti repressi".
Accarezzo i suoi capelli, arricciandoli con le dita "lasciamoci il passato alle spalle" lui annuisce ma non sembra convinto "ma dovresti avercerla con loro, sentiti libero di sfogarti con me Oscar" sorrido, perlomeno non mi ha consigliato di andare in piazza ad urlare il mio rammarico, questo mi trasmette fiducia, significa che sta cambiando, in meglio.
"Perché dovrei sprecare il mio tempo a parlare di loro, quando ho qualcosa di assai più prezioso su cui spendere le più sublimi parole" arrossisce e abbassa lo sguardo, vederlo sotto questa nuova luce mi fa quasi commuovere, sembra talmente indifeso.
Ci avviamo verso l'uscita del nostro paradiso personale, inaspettatamente ci voltiamo entrambi per dare un'ultima occhiata a quel posto, ha sancito la nostra unione e il tramonto ci da l'ultimo saluto, probabilmente non torneremo mai più qui, per cui è giusto porre i dovuti saluti.
Camminiamo vicini con le mani che ogni tanto si sfiorano, in silezio immersi nei nostri pensieri che probabilmente senza saperlo sono condivisi, lo guardo con la coda dell'occhio, l'espressione è beata, sorride probabilmente senza nemmeno rendersene conto, è così sereno ed anche io lo sono, non ho paura del futuro e di ciò che ci aspetta.
Siamo quasi arrivati alla piazzetta quando lui prende parola "non voglio tornare a casa" cerco di farlo ragionare "Bosie caro io devo parlare con Robby e tu dovrai pur prendere le tue cose" sbuffa contrariato "non c'è più niente che mi appartiene in quella casa, non voglio ricordi, comprerò altri vestiti. Io voglio, desidero ricominciare da zero."
La sua dolcezza fa capitolare il mio cuore ma non posso dargliela vinta "devi almeno salutare tua madre, lei ti vuole bene" si ferma aggrottando le sopracciglia "e cosa le dico che partirò con te? Non posso farlo lei, lei cercherà di impedirmelo, poi pensa se mio padre lo venisse a sapere, dio ti prenderebbero e finineristi di nuovo, no, no ti prego non posso dire niente."
E' andato decisamente in panico, gesticola, cammina avanti indietro, il suo volto è intriso di paura e a me si spezza il cuore, non volevo farlo preoccupare così lo afferro con delicatezza per le spalle "Bosie, Bosie calmati! Non devi necessariamente dire di me, dirai che hai intenzione di intraprendere un viaggio, che servirà ad accrescere la tua persona. Non preoccuparti, non succedererà nulla di ciò che hai detto. Te lo prometto, noi due partiremo insieme."
Il sua respiro è affannoso ma rispetto a prima va meglio, ha gli occhi molto lucidi, si appoggia sopra il mio petto "non voglio che lui ti prenda ancora, non voglio che tu soffra ancora per colpa" lo blocco "non succederà, abbiamo detto il passato alle spalle ricordi? ricordi?" annuisce "scusa è solo che, io, no hai ragione tu, farò ciò che mi hai detto, poi partiremo" butta fuori l'aria poi mi da un bacio a fior di labbra.
"Devi anche dormirci a casa di Robby?" lo guardo "beh dove vuoi che dorma, se a lui sta bene resterò, partiamo domani" si gratta la testa e so che sta per dire qualcosa di sciocco, ma si sta trattenendo "avanti dillo per l'amor del cielo" lui mi guarda confuso "cosa?" ha anche il coraggio di fare finta di nulla.
"So che c'è qualcosa che vuoi dirmi, quindi dilla e basta" lui scuote la testa "no, no figurati non è niente" questa volta sono io a sbuffare "ora non metterti a fare il prezioso, ti sentirai meglio dopo che avrò sciolto il dubbio che sicuramente ti sta attanagliando."
Passano pochi minuti e cede "oh e va bene! Non puoi dormire in un albergo, devi perforza stare con lui? Mi odia e quando saprà che partirai con me, perché so che a lui lo dirai cercherà di conquistarti" non riesco a trattenermi, così scoppio in una risata fragorosa "sei geloso" incrocia le braccia al petto "non sono geloso" gli pizzico una guancia "oh lo sei eccome!"
"Eddai non fare l'offeso" dico mentre lo raggiungo, mentre ridevo lui fingendosi indignato ha continuato a camminare "io non sono geloso ok? Sono solo preoccupato" lascio fuggire un'altra breve risatina "ah è così che si chiama adesso."
Lo afferro per un polso "ascolta Robby è il mio più caro amico, mi ama ed io sono lusingato per questo, perché essere amati da una persona come lui, non può che essere un onore. Io gli voglio un mondo di bene e questo non cambierà mai, ci sarò sempre per lui questo devi capirlo. Anche se non so come reagirà quando gli dirò di noi due, probabilmente mi detesterà e ne ha tutte le ragioni" e pensare che ciò possa accadere mi spezza il cuore, spero che saprà capirmi e perdonarmi.
Alza gli occhi al cielo rassegnato "se scopro che ti ha toccato o tu hai toccato lui non ti rivolgerò mai più la parola" se prima ero per la libertà, non sopportavo di sentirmi incatenato o di incatenare qualcuno, ora mi piace questa sorta di esclusività reciproca che abbiamo stabilito.
Mi riscalda sapere che io appartengo a lui e lui a me, che non ci sarà nessun altro "ah se l'avessi saputo prima che era così semplice farti chiuderre il becco" vengo colpito da un leggero pugno al braccio, lo tiro verso di me "sai che ti adoro" lo bacio delicatamente sulle labbra "ora però dobbiamo separarci" annuisce e si allontana.
Prendiamo i due lati opposti della strada, ma continuamo a voltarci guardandoci fino a che siamo troppo lontani, oramai è quasi buio ed io sono arrivato a casa di Robby, se quando sono arrivato non mi sono fatto troppi problemi ad entrare ora, devo ammettere che sono intimorito.
Rimango fermo per qualche istante davanti al portone, deglutisco rumorosamente passandomi una mano fra i capelli, sono agitato e come se non bastasse Robby decide di farmi arrivare il cuore in gola "Oscar che ci fai li fermo, avanti entra" tiro su lo sguardo e lo vedo, in balcone e con dipinto sul viso il desiderio di sapere dove diamine sono stato.
"Si può sapere dove diamine sei stato?" ecco per l'appunto siamo seduti l'uno di fronte all'altro, lui sulla poltrona ed io sul divano mi scruta con i suoi occhioni ombrati, in attesa trepidante di una mia risposta che tarda ad arrivare.
Dopo il mio ennesimo sospiro e i tentativi suoi di capire se sto bene decido di porre fine alla tortura "dobbiamo parlare, io devo dirti una cosa, e sono abbastanza sicuro che non ti farà piacere" il suo viso si incupisce di colpo, si schiarisce la voce "dio è successo qualcosa? di che si tratta?"
Sento già il ruomore che farà il suo cuore quando gli dirò la verità, non mi rende le cose facili, lui ha puntato tutto su di me e mi è sempre stato vicino "vedrai che risolveremo tutto" si avvicina inginocchiandosi di fronte a me, posa le mani sulle mie in segno di conforto "ti prego basta" mi lascio sfuggire, sfilando le mani dalle sue.
Mi sento un mostro e più lui continua a usare premure nei miei confronti, più io mi sento terribilemente in colpa, evidentemente ha travisato il mio gesto, perché si alza di scatto con lo sguardo basso e ferito ed io non so se lasciarglierlo credere o rassicurarlo.
Pensa che non voglio farmi toccare da lui, per non ricadere di nuovo in quel limbo che mi ha portato due anni da incubo, ma non è questo il motivo e deve saperlo così mi alzo anche io, mi avvicino a lui posandogli le mani sulle spalle "beviamo qualcosa" dico ma lui ha gli occhi lucidi "non ne ho voglia" risponde freddamente allontanadosi.
"Robby non è come pensi" dio non so nemmeno da dove iniziare e non è da me "ah e allora com'è? Io volevo solo aiutarti" lo raggiungo e gli afferro le braccia "lo so!" si divincola dalla mia presa "allora si può sapere cosa ti prende, perché ti allontani da me?"
Ora è il momento, stringo i pugni ma lui non mi lascia il tempo di iniziare "ti sono stato vicino tutto questo tempo senza pretendere niente! E tu cosa fai, ti comporti come se fossi pronto a saltarti addosso, come se non avessi un briciolo di contegno!" mi giro di spalle come se servisse ad ovattare le sue urla, sbatto i palmi delle mani sul tavolo gridando "domani parto con lui!"
Silenzio, piomba fitto su di noi, lo sento pesare sulle mie spalle ed ecco l'essatto momento in cui gli ho spezzato il cuore, frantumato in mille pezzi trattengo il fiato, in attesa di un cenno da parte sua, ma niente solo orribile, disgustoso silenzio, come nella cella del carcere.
Non ho il coraggio di voltarmi ma lo faccio, glielo devo, mi guarda con amarezza mista a dolore "c-cosa?" sibila cercando in parte di trattenere la rabbia, lo vedo stringere forte i pugni, serrare le labbra e contrarre la mascella, se lo sguardo avesse il potere di incenerire, sarei già carbonizzato.
"Ripeti" la sua voce è colma di rabbia, allungo una mano verso di lui ma questo lo fa scattare "ti ho detto di ripetere!"
urla con fermezza, mi schiarisco la voce, nel tentativo di alleviare il nodo che ho in gola "domani parto insieme a Bosie" porta lo sguardo verso l'alto mordendosi le labbra "dio..." poi si passa una mano sul viso "come hai potuto?" poi con un sosprio lascia andar le lacrime, che come ruscelli rigano le sue guancie.
Faccio un passo verso di lui "mi dispiace" sussurro mentre lo prendo fra le mie braccia, ma dura solo un momento, il tempo di realizzare il mio gesto che mi spinge via "sai una cosa vattene! Si va bene va con lui, per colpa sua sei solo finito in prigione, un sciocchezza! Per non parlare di quel pazzo del padre, sarà felice di averti come genero e le nozze a quando?"
Cerco di fermarlo "Robby" ma lui me lo impedisce, è furioso "no adesso parlo io Oscar! Ho accettato tutto da te e per te, ho accettato di essere uno soltanto dei tuoi amanti, ho accettato che scegliessi lui, sono persino passato sopra al tuo modo stupido e insensato di definirti generoso nei suoi confronti! Ma questo no, non posso accettarlo! Perchè spiegami lui riesce a cadere sempre in piedi!?" ora basta, lo afferro per le spalle e lo spingo contro la credenza "io lo amo! Possibile tu non riesca a capirlo" grido sul suo viso, non era questo il modo in cui volevo dirglierlo.
"Ed io amo te, ma questo non t'importa vero? Hai sempre preferito lui, malgrado le scenate, le richieste continue di soldi, tu l'hai sempre portato sul palmo di una mano. Ed io dov'ero? In un angolo a guardarti da lontano, ad osservare impotente come buttavi la tua vita per lui, ad osservare ciò che a lui era concesso, averti. E a me sarebbe bastato sai, avere te."
Rimango in silenzio, spiazzato, lui si avvicina avvolgendomi in un abbraccio, posiziona il viso nell'incavo del mio collo ed inspira forte, io porto le braccia intorno alla sua vita, ricambiando l'abbraccio "Robby" ha un fremito "no taci, hai già parlato abbastanza, non posso tollerarlo più, mi dispiece. Se desideri continuare a farti usare da lui, io non voglio più guardarti mentre ti autodistruggi" mi scosto leggermente da lui "che significa?" domando, ma la risposta aleggia silenziosa nell'aria.
Sciogliamo l'abbraccio e l'imbarazzo è palese, io ho compreso cosa voleva dirmi, la realtà mi ha colpito in pieno viso, come uno schiaffo "Bosie è cambiato, questa volta davvero, mi ha scritto una bellissima lettera non per convincermi a tornare, ma per dirmi addio" sorride amaramente "per una volta ha fatto la cosa giusta" ignoro la sua frecciatina "sono tornato indietro e ho scavato sotto la superfice di arroganza, non lascerò che si approfitti di me e lui non lo farà" spero che queste parole servano a far diminuire l'astio che ha per questa situazione.
"Se non ti fidi di lui, almeno fidati di me" provo a dire "io mi sono sempre fidato di te, e guarda che cosa è successo"
mi siedo nuovamente sul divano "quindi è così, la nostra amicizia termina qua?" lui scuote la testa "i-io non sono come te, non ho la capacità di perdonare e ricominciare un'infinità di volte" con gli occhi lucidi mi alzo, vado vicino a lui e con la voce rotta sussurro "hai ragione tu non sei come me, sei molto meglio".
Faccio per andarmene, con il cappotto già in mano stringo la maniglia della porta ma la sua voce mi ferma "se vuoi puoi restare quì stanotte, non credo che gli alberghi ti accetterebbero Oscar, ti conoscono tutti. Resta sarai più al sicuro" l'ennesima gentilezza da parte sua, nonostante tutto non siamo poi così diversi, io non riesco a stare lontano da Bosie, lui è sempre pronto ad aiutarmi.
"Ti ringrazio" gli dico dandogli una pacca sulla spalla, lui non risponde, non dice niente accetta tutto con l'onore che lo contraddistingue, io decido di andare a dormire, ma sono certo che il sonno mi eviterà questa notte, il pensiero dei cuori che ho spezzato non mi lascia andare, gli errori che ho commesso sono marchiati sulla mia pelle e li rivedo sui volti delle persone che ho ferito.
L'indomani sono pronto per andarmene e lasciare definitivamnete questo posto, Robby mi guarda appoggiato allo stipite della porta mentre sistemo le ultime cose, mi volto dalla sua parte, mi avvicino e gli poso una mano sulla guancia, lui non reagisce "ti voglio bene Robby, tu non puoi immaginare quanto. Se un giorno mi perdonerai e vorrai riprendere la nostra amicizia, io ci sarò, ci sarò sempre per te" fa un cenno col capo "non metterti nei guai" mi dice per poi allontanarsi.
Nuovamente sul treno ma questa volta senza rimpianti, mi dispiace chiaramente per la piega che ha preso la situazione con Robby, ma sono sicuro che al  mio posto lui avrebbe fatto lo stesso, non sei consapevole delle cose che sei disposto a fare per amore, finché non ti ritrovi a farle.
Siamo sul treno io e Bosie, francamente non mi importa delle voci che gireranno, perché anche se fossimo partiti separatamente sarebbe giunta comunque notizia del nostro ricongiungimento, lascerò che le cose vadano come devono andare ma senza più azioni avventate.
"Come è andata con Robby?" sospiro "abbiamo avuto un'accesa discussione e lui non vuole più saperne di me, almeno per il momento" sorride soddisfatto ma in un attimo, il sorriso sparisce da quel volto candido "sei triste?" rimango abbastanza esterrefatto, non è da lui calarsi così a fondo nei panni di qualcun'altro, devo ancora abituarmi a questa sua nuova versione.
Mi gratto il viso puntando lo sguardo fuori dal finestrino "perdere un amico, specialmente se così caro non è mai qualcosa che rallegra l'animo" la sua espressione diventa seria, posa una mano sulla mia, è così calda "Robby pensa che sia sciocco unirmi di nuovo a te" sussulta deglutendo "e tu pensi che quello che stiamo facendo sia sbagliato? ti sei pentito?" lo rassicuro "caro se mi fossi pentito non sarei qui, non ti pare?" sorride aderendo compostamente allo schienale del sedile.
"Senti Bosie, per quanto riguarda la lettera, quella di cui ti ho parlato dopo essermi ripreso dallo svenimento, non leggerla. Robby mi ha detto di avertela data dopo la mia partenza, così visto che non è passato moltissimo tempo dalla partenza al ritorno, speravo tu non avessi avuto tempo o voglia di leggerla" abbassa lo sguardo poi lo punta nuovamente verso di me "troppo tardi."
Due parole che hanno avuto il potere di sconvolgermi, non me ne ha parlato e non vedendo nessuna reazione da parte sua credevo davvero non l'avesse letta, probabilmente sono rimasto in silenzio troppo a lungo, perché è la sua voce a riscuotermi "mi ha ferito è vero, probabilmente non sono d'accordo su tutto ciò che hai scritto, ma avevi tutte le ragioni di farlo, la maggior parte di quelle cose me le sono meritate. Prima l'avrei gettata nel fuoco senza finire di leggerla, per come sono ora la conserverò, come testimone di ciò che non deve più accadere."
Sorride e il mio cuore sobbalza come il treno sulle rotaie "è stato un vero inferno, finisci con il perdere la ragione" stringe la mia mano "ma tu non l'hai persa, sei riuscito a trasformare il dolore in una rinascita, questo ti fa onore."
Passano ore fra momenti in cui stiamo in silenzio, frammenti di tempo in cui io, lasciandomi cullare dai dondolii del treno mi assopisco, ora è lui che ha chiuso gli occhi, osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi, i suoi lineamenti così angelici. Non voglio perdermi un solo istante di questa visione, ringrazio il cielo di poter assistere a tale beatitudine, per chi non lo conosce sarebbe impossibile credere che da un simile angelo, siano uscite parole tanto crudeli, comportamenti quasi vicini all'isteria, ma ora è diverso, tutto è cambiato e non ricadremo più negli errori del passato.
Stringe gli occhi e fa una smorfia segno che si sta svegliando, si stiracchia e fa uno sbadiglio "bien réveillé" gli dico "ho dormito molto?" domanda con la voce impastata dal sonno "juste assez de temps de te laisser admirer" arrossisce e sorride imbarazzato "sei tremendamente sdolcinato" ci guardiamo e scoppiamo a ridere entrambi.
Un anno è ormai passato da quando ci siamo trasferiti in Francia, in un'adorabile casetta con giardino, io ho ripreso a scrivere, non con poca fatica inizialmente, ma avevo accanto lui, che ogni giorno mi stava vicino, dandomi la forza necessaria a non mollare, sapevo che la vita, anche se felice, non sarebbe stata più la stessa, e scrivere mi riportava alla mente vecchi ricordi, che mi facevano male.
Devo riconoscergli che ha avuto il polso di ferro, gli sarò sempre grato per questo, ha sopportato con pazienza i miei incubi notturni che con feroci strilli squarciavano la notte, lui mi stringeva a se fino a che non mi calmavo, mi portva un bicchiere d'acqua e così le notti, poco a poco, sono diventate più serene.
Anche lui lavora, scrive per lo più poesie, ma ora si sta dilettando anche nei racconti, certo le liti non mancano, ma nessuno dei due sparisce fuorioso, restiamo l'uno accanto all'altro, sbollendo la rabbia e placando il disagio che ci ha colti.
In fede mia non credevo che la mia vita si sarebbe ripresa così presto, forse avere vicino la persona che ami più di ogni cosa al mondo, che ti ama alla stesso identico modo fa la differenza, gli ho sempre professato amore eterno ed è così che finirà, ci ameremo finché i nostri cuori smetteranno di battere e forse anche di più.
Uno scherzo del destino però, ci ha colpiti con la ferocia di una tempesta, al termine di questo primo anno insieme mi sono ammalato, di dio solo sa cosa, nemmeno i dottori riescono ancora a capire che sia, non sanno nemmeno se guarirò, sono amareggiato e Bosie è distrutto, e vederlo in quello stato di disperazione mi annienta nel profondo.
Inizialmente fingeva che tutto andasse bene, ora non riesce nemmeno più a fare quello, va alla ricerca costante di una soluzione, di persone che possano aiutarmi, piange per ore al mio fianco, chiedendomi poi perdono perché sono io a rischiare la vita, e avrei tutte le ragioni per lasciarmi andare alle lacrime.
Cerco di consolarlo come posso, dicendogli che se gli istanti che ci rimangono sono gli ultimi, abbiamo il dovere, in nome del nostro amore di viverli al meglio, allora lui annuisce, mi bacia le labra, carezza le guancie, il petto e la mia pancia, si accoccola accanto a me, stringendomi la mano, sento che teme qualcosa, perché la sua mano trema quando è a contatto con la mia.
Siamo sdraiati sul letto, lui si tiene sollevato con le braccia, per poterci guardare meglio poi rompe il silenzio, con la sua candida e meravigliosa voce "non andaretene, e se lo fai portami con te" gli accarezzo una guancia, con il pollice asciugo una lacrime che lenta riga il suo viso "non dire sciocchezze, devi restare mio bellissimo fanciullo, porterai avanti ciò che abbiamo creato, sarai la manifestazione di un amore che non si spegne mai, resta per me Bosie, promettimi che non farai nulla di stupido o insensato" lui si gira sul fianco, dandomi le spalle ed io so che sta bagnando il cuscino con le lacrime. Mi giro anche io, facendo aderire il mio corpo al suo "sarà un inferno senza di te" dice con la voce spezzata "forse proverai la stessa cosa che ho provato io, quando ero in carcere, senza il tuo meraviglioso sorriso ad allietare i miei giorni, ma riuscirai a superarlo, credimi Bosie, io so che ci riuscirai."
Le mie parole non hanno sortito l'effetto sperato, di scatto si tira su, scende dal letto e il suo viso è un misto di lacrime e rabbia, rosso come una rosa in inverno "almeno tu sapevi che mi avresti rivisto, io non ti rivedrò mai più, come puoi dire che è la stessa cosa!" grida, sputandomi quaste parole in faccia, forse ha ragione, probabilmente ho esagerato "Bosie ti prego non fare così, prendimi fra le tue braccia e dammi il tuo amore, è solo questo che voglio ora" lui mi accontenta, avvolgendomi a lui, respiriamo l'uno il profumo dell'altro, così abbracciati mi sembra già di essere in paradiso.
Una settimana è passata da quel giorno, non abbiamo più toccato l'argomento di una mia prematura scomparsa, la notizia buona è che la malattia non è peggiorata, la situazione per il momento è in stallo.
La mattinata è stata piacevole, Bosie in questi giorni si sta comportando in modo strano, sparisce per delle ore, lascia frasi a metà, come se ci fosse qualcosa che vuole dirmi ma non dice. E' nel pomeriggio che si presenta nella mia stanza, con un sorriso raggiante e insolito esordendo con una frase altrettanto insolita "indovina chi è venuto a trovarti?" ora è risaputo che a me non piacciono gli indovinelli, lui se ne esce in questo modo, ed io rimango come un ebete.
"Sinceramente mio caro, non ho idea di chi possa aver compiuto un gesto tanto affettuoso" dico sistemandomi meglio con la schiena poggiata ai cuscini "sei il solito chiaccherone eh Oscar" una voce familiare risuona nelle mie orecchie, una voce amichevole che non sentivo da tanto, entra accompagnata da una figura "Robby!"
Sono piacevolmente sorpreso, da quando abbiamo discusso non ci siamo più visti ne sentiti, mi è mancata la sua presenza "che ci fai quì?" sorride avvicinandosi a me "Bosie mi ha avvisato delle tue condizioni di salute, sono venuto per sapere come ti senti, volevo vederti Oscar" il mio sguardo diventa interrogativo "Bosie?" ci voltiamo, io e Robby verso il più giovane di noi "sapevo che ti avrebbe fatto piacere Oscar, ora vi lascio un po' da soli."
"Dio non sembra nemmeno lui, mi fa quasi paura, così pacifico" mi dice Robby appena rimaniamo solo noi due "si sta prendendo cura di me amico mio, proprio come avresti fatto tu" noto dell'imbarazzo da parte sua, così lo invito a sedersi vicino a me, poso una mano sulla sua "mi sei mancato" arrossisce "anche tu. Ma dimmi come vanno le cose quì, fra voi due e, insomma sei felice?"
Credo che in tutta la mia vita, nessuno mi abbia mai chesto se fossi felice, come stavo sì, ma non lo stato della mia felicità, non è quel genere di domanda che si pone a qualcuno, ma se rifletto bene ora, se me lo avessero chiesto, anche nei momenti in cui ero all'apice del succeso, avrei risposto con una delle mie massime, con una battuta che poteva dire niente e tutto nello stesso momento. Ma ora, in questo momento l'unica risposta che mi batte nel cuore è "sì, amico mio non hai idea di quanto bene mi abbia fatto la compagnia di quel fanciullo. Siamo maturati entrambi ed ora la nostra relazione è stabile, qualche litigio che pizzica leggermente le corde, ma la melodia che suona la nostra storia non si fermerà mai."
Sono certo che Robby mi abbia perdonato, glielo leggo negli occhi ed ora lui ha avuto modo di sapere che sto bene, che Bosie non è l'aguzzino che mi ha portato via da lui, si sporge lento verso di me, circondandomi il collo con le braccia, ci stringiamo ed è così bello riabbracciare un amico che non vedevi da lungo tempo.
"Comunque sia resterò quì finché non ti sarai ripreso, ti hanno detto almeno cos'hai?" scuoto il capo "i dottori sono ancora in alto mare, la situazione per il momento è stabile, ma non c'è bisogno che tu ti disturbi Robby. Sai Bosie ha fatto avanti indietro centinaia di volte, cercando di trovare una soluzione, ha chiamato i medici migliori, non mi molla un attimo, sono in buone mani, puoi fidarti Robby." Le mie parole non sembrano averlo convinto molto, oppure vuole solo recuperare il tempo che abbiamo perso "non importa voglio restare comunque, sei il mio migliore amico lo sai, poi hai un anno di arretrati da raccontarmi" ridiamo insieme "allora inizia a metterti comodo."
Il mio giglio dai capelli dorati entra in camera "Robby ha imposto la sua presenza quì, sarai felice di sapere che gliel'ho generosamente concessa" mi dice con la voce squillante e velatamente ironica "sicuro che ti vada bene?" gli domando, si avvicina sdraiandosi vicino a me "ma certo come potrei togliere a lui l'onore di sbeffeggiarmi quando troverà qulacuno che saprà guarirti, dio come gongolerà dandomi dell'incompetente buono a nulla" rido animatamente di questa sua uscita "ma come ti vengono in mente certe cose, ed io che ti ho accusato di non avere immaginazione" si unisce alla mia risata, un istante dopo ci guardiamo "labbra rosse come petali di rose" sussurro spostando lo sguardo su di esse, ci avviciniamo contemporaneamente chiudendo la distanza che ci separa con un bacio.
"Bosie sai che dovremmo parlarne prima o poi" aggrotta le sopracciglia in un espressione tanto confusa quanto tenera "di cosa?" mi schiarisco la voce, passando una mano fra i suoi morbidi e profumati capelli "di questa situazione e dell'eventualità che io" non mi lascia terminare la frase "non voglio parlarne ok! Basta, smettila di iniziare questo maledetto discorso, tu non morirai mettitelo in testa Oscar!" urla furioso, esce dalla stanza sbattendo la porta violentemente.
Mi ha lasciato sconvolto non sono più abituato alle sue grida di nervi, sento come se stessi per soffocare, fortunatamente entra Robby a distrarmi da questa terribile situazione "problemi nel nido?" chiede "Bosie non vuole parlare di una mia non tanto improbabile prematura morte" dico tutto d'un fiato rendendomi conto di che peso hanno queste parole, una volta dette a voce alta.
Lui è solo un ragazzo ed io lo sto obbligando, a guardare in faccia qualcosa che è troppo grande da affrontare, non è pronto per questo "nemmeno a me piace che parli in questi termini Oscar" mi dice a voce candida Robby "dovremmo pur parlarne prima o poi, io non voglio andarmene ora, ma lui deve capire" posa le mani sulle mie "lui capirà quando sarà il momento" annuisco per poi lasciare cadere il discorso.
Decido di uscire dalla stanza, mi farà bene sgranchirmi le ossa un momento, vado in salotto dove scorgo l'uomo che amo più di tutti, seduto sulla poltrona intento nella lettura "dov'è Robbie?" domando, mi risponde senza degnarmi di uno sguardo "è uscito" un sospiro lascia le mie labbra, ho bisogno che lui sciolga il dubbio che mi si è insinuato nella mente in questi giorni.
Mi schiarisco la voce prima di parlare "Bosie ho bisogno che tu mi dica una cosa" il mio tono risulta più titubante di quanto non vorrei, lui alza lo sguardo su di me senza proferire parola "in questi giorni sei stato molto distante e misterioso, sappi solo che puoi dirmelo, capisco che io e te non siamo stati fisicamente insieme a causa della mia situazione, quindi se hai cercato soddisfazione altrove, sappi che lo comprendo."
Lui si alza, posa il libro sul tavolo e si avvicina a me "sei uno sciocco Oscar, uno stupido e insinuoso imbecille" una lama conficcata nel petto avrebbe fatto meno male, un tempo me le aspettavo, era solito uscirsene con queste orribili parole, ma ora fanno ancora più male, è come se quella parte di se stesso fosse uscita, appositamente per ferirmi.
"Bosie non parlarmi così per l'amor del cielo, perchè?" tossisco "sono stato negli uffici per le corrispondenze, dovevo scrivere a Ross per invitarlo qui, volevo che fosse una sorpresa per te, per questo le sue lettere non potevano arrivare qui, c'era il rischio che tu le leggessi" oddio mi viene quasi da piangere, i ginocchi mi tremano, come ho potuto dubitare di lui? 
"Soddisfatto ora? Pensar male di me è la cosa che ti viene più facile" dice con voce acida e rammaricata, fa per andaresene ma lo blocco per un polso, lo tiro a me e con la poca forza che ho lo spingo contro la porta "Bosie, Bosie, Bosie mio adorato, meraviglioso ragazzo, sei il mio fiore tra i fiori, perdona questo povero artista malandato" si fa scappare una risata, io gli sfioro una guancia con le dita, sussurro le parole a un centimetro dalle sue labbra.
"Dillo ancora, di che sono il tuo unico ragazzo che" lo interrompo "che ti amo di un amore così folle, sei la mia aria, la mia luce dorata, la tua presenza mi è così essenziale per vivere, sono e sarò per sempre tuo" i suoi occhi brillano, i miei sono languidi, sorride posizionando le mani sopra il mo petto, con una leggera pressione fa aderire me contro lo stipite della porta, mi bacia le labbra, poi il collo e di nuovo guarda i miei occhi "sei l'unico che voglio baciare e sentire in ogni forma possibile, ti amo e so che non te l'ho mai detto a voce, ma se sarà necessario te lo ripeterò ogni ora di ogni singolo giorno, ti amo Oscar" mi bacia, così profondamente e teneramente.
Passano i giorni e le mie speranze sono sempre più vacue, Robbie e Bosie fanno il possibile per non farmi pesare questa situazione, non vogliano che io mi disperi, e che non veda la disperazione dipinta come nubi grigie nei loro occhi. Ho scritto il mio testamento solo Robby ne è a conoscenza, a Bosie non ho voluto dir niente, almeno per il momento, il suo volto si è fatto ancor più magro, e certamente spezzerei il suo cuore se sapesse.
Oggi è un giorno importante probabilmente saprò, da fonte certa che destino mi attende, se quello della fredda morte o il tiepido sole della vita, c'è una cosa che voglio fare prima di conoscere la verità, voglio parlare con lui e come se mi avesse letto nel pensiero, fa il suo ingresso nella nostra stanza.
"Oscar fra poco arriverà il medico, sono sicuro che le notizie saranno buone" esordisce con voce fintemente allegra "siediti vicino a me" obbedisce ed io gli avvolgo un braccio intorno alle spalle e con altra mano volto il suo viso verso di me "non voglio parlare di cose che ti fanno star male, ma tu promettimi una cosa" annuisce e la mia voce trema come non ha mai fatto prima.
"Promettimi che se per qualche infausto e assurdo motivo, il destino ci dovesse remare contro, tu non farai nulla di stupido o insensato" non risponde, distoglie il viso dalla mia presa e lo abbassa guardandosi il grembo, espiro l'aria dalle narici, la mia voce diventa implorante "promettimelo Bosie. Questa è l'unica cosa che ti chiedo, non lasciarmi andare con questo tormento nell'anima" rimane catatonico per il tempo sufficente da farmi impazzire.
Pochi istanti dopo si gira vero di me "tu non le hai mai mantenute le promesse" mi irrito "questo cosa diamine vuol dire?" fa una lieve smorfia "non avresti più dovuto vedermi, invece eccomi qui, con te" lo scuoto leggermente per le spalle "cristo santo Bosie tu vuoi uccidermi!" si appoggia con tutto il suo peso sul mio corpo, i suoi capelli mi solleticano "voglio solo dimostrarti quanto ti amo, non ha senso vivere senza di te, Bosie e Oscar sono nati per stare insieme, non esiste Oscar senza Bosie e certamente non può esistere Bosie senza Oscar."
Avrei tanta voglia di urlare in questo momento, se solo ne avessi la forza, come può pensare che la sua vita sia inutile senza di me "ascolta tu hai già fatto un profondo atto d'amore nei miei confronti, non serve che mi dimostri altro. Desidero che tu faccia fiorire la tua meravigliosa vita, che porti il mio ricordo nel tuo cuore" la voce mi si spezza, non riesco più ad andare avanti "io ho un cuore solo grazie a te" mi sussurra e i suoi occhi diventano due pozze così lucide e tristememente belle.
Con un forte impeto lo abbraccio, stringendolo forte a me, prendendo i suoi capelli fra le dita, stringo anche loro, ne respiro il profumo, se dovesse essere, voglio che il suo sia l'ultimo odore che sento, voglio che sia l'ultima cosa che vedano i miei occhi "devo sapere che andrai avanti Bosie, non torturarmi così" lui mi mette una mano sul viso "d'accordo Oscar per te e soltanto per te, ti prometto che vivrò, ma solo per ricordare che uomo meraviglio sei" gli riempo la testa di mille baci, poi passo alle sue labbra "grazie ragazzo mio, sei il dono più bello che la vita mi ha fatto."
Bussano alla porta, la voce di Robbie interrompe il nostro scambio di affettuosità "è arrivato il dottore" Bosie si alza dal letto, si sistema i vestiti stropicciati poi va alla porta "prego entrate" il dottor Boudier entra seguito da Robbie, questo ometto dai capelli grigi e ricci mi ha sempre ispirato fiducia "monsieur  Melmoth come si sente oggi?" esordisce così, ed andiamo avanti per quasi una mezz'ora a fare discorsi che forse non ho nemmeno ascoltato.
"Bene se lei è d'accordo gradirei visitarla, se voi signori voleste cortesemente accomodarvi nell'altra stanza" parla con voce neutra il dottore "No!" risponde di getto Bosie sbigottendo il dottore. Robbie interviene "Bosie per l'amor del cielo comportati bene, almeno in questa situazione!" il mio adorabile ragazzo biondo, mi guarda come se in me potesse trovare tutte le risposte "caro fa come dice il dottore, lui sa quel che fa" annuisce e insieme a Robbie che lo fulmina con lo sguardo lasciano la stanza.
"Lo scusi dottore, solo che è molto preoccupato per me, è così giovane e non è abituato ad avere a che fare con la morte" il dottore acquisisce un colorito stranamente pallido "messieur capisco che la sua situazione non le è chiara, ma non ho mai parlato di morte, e non credo che se altre persone l'abbiano visitata possano aver detto nulla di simile" annuisco passandomi una mano fra i capelli "lo so ma vede, non sapere che cosa ti ha colpito, inevitabilmente ti porta a pensare il peggio, in fondo non mi hanno nemmeno mai dato certezza che sarei guarito" rspondo atono.
Sinceramente non ho idea di quanto sia durata la visita, il dottore non ha aperto bocca nemmeno per un secondo, io non avevo il coraggio di dir nulla poi improvvisamente, quasi fosse stato punto da uno spillo esclama "ci siamo!" esce dalla stanza di tutta fretta "signori prego venite!" i due si precipitano nella stanza, quasi sgomitandosi per entrare per primi "allora dottore ci dica" esordiscono entrambi.
"Bene signori sono lieto di informarvi che mensieur Melmoth" fa una pausa "non è in pericolo di vita, come sospettavo si tratta di qualcosa di raro, la medicina che ho creato in laboratorio, sono sicuro farà effetto. Una dose gliel'ho già somministrata, ma dovrà fare un'iniezione tre volte al giorno, per un intero mese."
Una buona ntizia è come se glia angeli avessero iniziato a suonare, proprio in questa stanza la loror meravigliosa musica, sento il mio corpo rilassarsi, come se un macigno fosse stato appena tolto, mi commuovo dalla gioia e senza rendermene conto mi alzo, abbraccio il dottore, poi mi ritraggo scusandomi "mi deve scusare dottor Boudier, ma lei non sa quale pena ha sollevato dal mio cuore" lui sorride "oh non si preoccupi, mi raccomando stia a riposo" non finisce la frase che io esclamo "ci serve dello champagne per festeggiare!" il dottore mi fulmina con lo sguardo "i festeggiamenti a quando sarà guarito completamente, mi raccomando tenetelo docchio" Bosie e Robbie si guardano, facendosi un mezzo sorriso, poi i miei occhi si incatenano nei suoi, così belli che sorrido, lui ricambia e contemporaneamente ci stringiamo l'uno nelle braccia dell'altro "Oscar sono così felice, sto scoppiando dalla gioia, ho avuto così tanta paura che quasi temo sia un sogno" gli pizzico lievemente la guancia "non è un sogno ragazzo mio."
Ora è il turno di Robbie, ci abbracciamo e lui mi da una pacca sulla spalla "che ti avevo detto vecchia volpe!" sorrido ad entrambi "sono così felice di condividere questo momento con voi "bene signori il mio lavoro quì è finito, le ho lasciato scritto alcune cose, ora devo proprio andare" stringo la mano a quest'uomo che mi ha salvato "la ringrazio ancora, le sarò infinitamente grato" lui sorride, fa un cenno con il capo ed esce seguito da Bosie, credo voglia ringraziarlo ma si vergona a farlo davanti a noi.
"Robbie io voglio festeggiare" dico in tono lagnoso come un bambino che vuole le caramelle, ma sa di non poterle avere "amico ti prometto che quando sarai guarito festeggeremo per tutto il tempo che vuoi" mi rassicura posandomi una mano sulla spalla, nel frattempo entra Bosie nella stanza "che succede?" Robbie toglie la mano "suppongo vogliate un po' di tempo da soli" detto questo esce dalla camera.
"Allora?" incalza Bosie io mi schiarsco la voce "stavamo progettando i futuri festeggiamenti, magari in un ristorante alla moda, con tanto champagne, ho bisogno di champagne" lui sorride malizioso "pensavo che prima dello champagne avresti voluto festeggiare in un altro modo" arrossisco capendo dove vuole arrivare. Si avvicina a me sinuosamente, sporgendo il viso verso il mio, rimane li a pochi centimetri, mi lascia un bacio delicato sulle labbra, poi un altro e un altro ancora, senza mai soffermarsi troppo, vuole giocare e farmi impazzire poi improvvisamente, con voce dannatamente attraente "peccato però che dovremmo aspettare" mi spinge seduto sul letto, con una mano scivola dalla mia guancia alle labbra, poi come se nulla fosse esce dalla stanza.
Da quel giorno in cui le mie sorti si sono ribaltate, è passato esattamente un mese ed è ora di riprendermi ciò che è mio, senza però rendergliela troppo facile, ricordo in che condizioni mi ha lasciato quel giorno, oggi capirà che non è l'unico capace di condurre i giochi.
Sono in salotto seduto sulla poltrona, ho attuato il piano non  mi resta che attendere la mia preda, si sta facendo il bagno ed una volta finito sento i suoi passi venire verso la sala, accompagnati dalla sua voce "Oscar hai visto i miei" si blocca, non finisce di parlare perché ha visto qualcosa "che ci fai tu con i miei vestiti?" sorrido sornione, mi alzo e lentamente mi avvicino "dovrai guadagnarteli, un ad uno" scandisco queste parole sulle sue labbra, beandomi della reazione che hanno i suoi occhi.
Devo ammettere che sto compiendo un enorme sforzo, lui è in tutto il suo splendore giovanile avvolto alla vita solo da un asciugamano, mentre tutto il resto del corpo, i suoi addominali così scolpiti sono in bella mostra, sembra una perfetta statua di marmo, con qualche gocciolina d'acqua che rende il complesso eccitante e irresistibile.
Lui rimane colpito dalla mia avventatezza, sorride in un modo che non ha nulla di casto, con un dito passo a sfiorare il suo petto, scendendo fino agli addominali, per poi fermarmi al bordo dell'asciugamano, di nuovo su fino alla gola per poi posarlo sulle labbra, lui ha osservato inerme tutti i miei movimenti, io ho continuato ad osservare il suo viso.
Levo il dito dalle labbra, mi avvicino posandogli un bacio sul collo, sento la sua pelle divenire d'oca "non sono più sicuro di volerli i vestiti" mi dice con voce roca, io sorrido maliziosamente mentre sollevo la testa per tornare sul suo viso, metto una mano sulla parte bassa della sua schiena, avvicino il suo bacino al mio, l'altra mano stretta fra i suoi capelli, il viso ancora nel suo collo, lo muovo così che il mio naso solletichi la sua pelle, in una lenta e meravigliosa tortura.
"Sei così meravigliosamente attraente, che non so da dove cominciare e una buona parte delle cose che vorrei fare, è così illegale e inopportuna da renderle pericolosamente eccitanti. Il tuo corpo così marmoreo è per me, come un fiore per le api, il tuo nettare mi invita ad un banchetto che non sono in grado di rifiutare" lo sento gemere, con le mani mi afferra la camicia costringendomi a guardarlo "se passassi dalle parole ai fatti, il nettare di cui vorresti bearti non lascerebbe questo fiore impaziente" la sua voce è dura e al tempo stesso implorante "come sei irruento Bosie, non credi di avere troppa fretta, in fondo i fiori si trovano nei prati, non possono andare da nessuna parte, a meno che qualcuno non li colga."
Irruento mi prende il viso tra le mani e mi bacia "sei così dannatamente irritante" pronuncia queste parole prima di riappropiarsi delle mie labbra, io mi scosto ad ogni suo tentativo di baciarmi, mi allontano e il massimo che gli concedo sono baci leggeri sul collo. "Non eri tu che dicevi che le mie labbra erano fatte per la follia dei baci?" sorrido, stupito del fatto che si ricorda ancora di quanto gli scrissi "sì" rispondo arrossendo "allora baciami!" esclama tirandomi a sè per il colletto della camicia, ma io prontamente lo blocco "ma ho anche detto, che sono state create per la musica delle canzoni" alza gli occhi al cielo, si appoggia con la testa sul mio petto mugolando "oddio."
Rido prendendolo per un braccio e lo trascinandolo sul sofà verde di velluto, si sdraia ed io sopra di lui "devo insegnarti le buone maniere" lo rimprovero "Oscar giuro su dio che se non la pianti di parlare" gli poso un dito sulle labbra "shhh devo ricordarti che le cose oggi te le devi guadagnare?" sospira rassegnato e si lascia guidare da me.
Sono sicuro che da adesso in poi le cose per noi andranno sempre meglio e che una vita piena di felicità ci stia solo aspettando.
   
 
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