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Autore: Dakota Blood    02/01/2022    0 recensioni
Anne Lee ha soli vent'anni ma è molto più matura delle sue coetanee, le stesse che la considerano strana e la reputano inferiore per il suo abbigliamento dark, lo stile decisamente anticonformista e eccentrico.
Anne sa bene come difendersi, ma in fondo al suo cuore soffre molto anche perché l'unica amica che aveva e su cui poteva contare per davvero è morta tre mesi prima in un incidente d'auto, assieme al ragazzo.
Anne si sente sola, è arrabbiata con Dio e con il mondo intero, non crede nemmeno più nell'amore e trascorre le sue giornate addormentata, mentre di notte le piace trascorrere del tempo al cimitero, accanto alla tomba della sua amica del cuore.
Ma un giorno, un ragazzo speciale, diverso da tutti gli abitanti di Riverstorm, arriverà in città da molto, molto lontano, per sconvolgere la vita della ragazza...
Ma chi sarà il bel tenebroso Jack Williams? E perché tutti a Riverstorm lo considerano un reietto, tutti tranne Anne Lee?
Che cosa accomuna i due giovani e perché sono così simili e sentono da subito di appartenersi?
Amore, passione, devozione ed eccentricità...Anne Lee ha soli vent'anni ma è molto più matura delle sue coetanee, le stesse che
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma c'hai solo vent'anni…

-Måneskin-

Ho sempre amato ciò che va al di là dei sogni, delle idee sbagliate della gente.
Sono cresciuta in modo sano, eppure nessuno è mai voluto uscire con me, nessuno mi ha mai preso per mano e portata lontano… eppure io volevo soltanto guardare le stelle da vicino, la luna da una migliore angolazione.
Volevo amare proprio come quei due che si stanno baciando davanti a me, su questo treno diretto a Riverstorm, dove vivo io. Dove abita la mia infelicità. 
Può anche darsi che io non meriti di essere felice e spensierata, è evidente che la punizione divina per non aver amato abbastanza è scesa su di me portandomi via tutto ciò che avevo di più caro. 
Soffro di solitudine e di disturbi comportamentali.  Più volte i miei genitori hanno insistito affinché vedessi uno specialista,  uno veramente bravo nel suo settore professionale,  ma ho desistito. Mi vergogno profondamente, evito sempre di mostrare le mie ferite in pubblico. E di cicatrici me ne sono procurate tante in questi anni e anche se sono giovane… beh, ho consumato le suole su una strada ripida e faticosa che a malapena chiamo vita.
Ho sempre le mie cuffiette con me, così da non poter sentire i commenti disgraziati delle mie coetanee e i suoi ragazzi super fighi e atletici, sempre alla moda e con i risvolti ai pantaloni.
Non hanno un solo capello fuori posto, diamine! 
Tre mesi fa è morta Fanny, la mia migliore amica, la sorella che ha voluto darmi il destino e che poi ha voluto togliermi velocemente. Troppo in fretta.
Se ne è andata in un Giugno non troppo afoso, mentre tornava a casa con il suo ragazzo. Rincasavano dopo essere stati ad un rave party. L'ex di Fanny era alla guida di una Mustang nera e aveva bevuto decisamente troppo. Il suo tasso alcolemico era davvero elevato secondo quanto disse la polizia ai familiari di Fanny e ai genitori di Stephen.
Ho trascorso le prime due settimane e il mese successivo a letto, tenendo le finestre chiuse e le tapparelle abbassate. Detestavo il sole, odiavo me stessa perché io ero viva e lei invece no. 
So che non potevo fare niente per lei,non avrei potuto salvarla o salvarli entrambi eppure mi sentivo in debito, avvertivo la colpa dentro le mie ossa.
Qualcuno dice che il tempo curi tutte le ferite, beh non so se è vero, ma con me non sta funzionando affatto.
C'è una cosa che mi tiene in vita: la musica. Esiste una band italiana che mi dà la forza per andare avanti nonostante tutto, mi legge nell'animo e riesce a sentire ciò che provo. 
Tutto ciò che non riesco a dire è detto dal leader della band. 
Damiano David è un tipetto anticonformista, proprio come me e credo che un giorno, se riuscirò a andare ad un concerto della sua band (Måneskin), sentirò sulla pelle il brivido dell'eccitazione,  quel profondo senso di appartenenza alla vita.
Finalmente il treno, dopo una sosta interminabile, giunge a destinazione e siccome Settembre è un mese che adoro, guardo il cielo con un mezzo sorriso.

A te che brilli lassù,  perché non c'è niente al mondo come l'amicizia.

Non so dove la mia mente abbia vagato in questo momento, ma so che io e Fanny non ci perderemo mai per niente al mondo. 
Esistono rapporti che vanno oltre ogni cosa, persino oltre la morte.
La strada per arrivare a casa non è lontana, guardo il cellulare e trovo una chiamata persa da parte di mia madre.
Decido di farmi sentire, altrimenti penserà che qualcuno mi abbia violentata alla stazione.
Dopo tre squilli risponde, finalmente.
 
-Tesoro, stai arrivando? Ho preparato i dolci che ti piacciono tanto, sai?- 

Sorrido. Mia madre crede che io abbia dieci anni, però allo stesso tempo mi piace essere coccolata ogni tanto. D'altronde la vita è imprevedibile e non sappiamo mai cosa può succederci, perciò meglio vivere alla grande ogni singolo giorno.

-Ok, arrivo tra dieci minuti, va bene?-
 
-Perfetto Anne. E ricordati che stasera verranno a cena da noi i vicini- 

Mi ero completamente dimenticata della serata noiosa che mi attende. Una di quelle sere in cui vorresti solo dormire e dormire,  sperando di sognare un ragazzo fantastico,  magari simile al frontman di una famosa band.

-Mamma, a dopo!- 

Chiudo la conversazione e vengo improvvisamente strattonata, tanto che le cuffiette bianche si staccano e penzolano in aria.
Mi fanno male le orecchie e le spalle… ma che cavolo succede??
Poi la vedo: una ragazza bionda, altissima e dalla camminata strana… snob e altezzosa più che mai. 

-Non siamo ad Halloween, mostro!- 

Ride e va via.
Mi vien da piangere mentre raccolgo il telefono che nel frattempo è caduto dalla tasca del giubbino. 
Odio i bulli, odio me stessa… la mia vita fa letteralmente schifo! 
Arrivo di corsa a casa e chiudo la porta, mentre sento mia madre che canticchia a voce bassa. Mio padre sta lavorando e perciò siamo sole in casa. 
Non voglio che lei mi veda con le lacrime agli occhi e il mascara che cola. Non voglio mostrare le mie debolezze… non ora! 
Vado in bagno e appoggio il telefono sul lavandino. Per fortuna non si è rotto!  Mi guardo e forse capisco perché tutti sembrano avercela con me, tutti i giorni: ecco chi è Anne Lee… sono una reietta.

   
 
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