Ma c'hai solo vent'anni…
-Måneskin-
Ho sempre amato ciò che va al di là dei sogni, delle idee sbagliate della gente.
Sono cresciuta in modo sano, eppure nessuno è mai voluto uscire con me, nessuno mi ha mai preso per mano e portata lontano… eppure io volevo soltanto guardare le stelle da vicino, la luna da una migliore angolazione.
Volevo amare proprio come quei due che si stanno baciando davanti a me, su questo treno diretto a Riverstorm, dove vivo io. Dove abita la mia infelicità.
Può anche darsi che io non meriti di essere felice e spensierata, è evidente che la punizione divina per non aver amato abbastanza è scesa su di me portandomi via tutto ciò che avevo di più caro.
Soffro di solitudine e di disturbi comportamentali. Più volte i miei genitori hanno insistito affinché vedessi uno specialista, uno veramente bravo nel suo settore professionale, ma ho desistito. Mi vergogno profondamente, evito sempre di mostrare le mie ferite in pubblico. E di cicatrici me ne sono procurate tante in questi anni e anche se sono giovane… beh, ho consumato le suole su una strada ripida e faticosa che a malapena chiamo vita.
Ho sempre le mie cuffiette con me, così da non poter sentire i commenti disgraziati delle mie coetanee e i suoi ragazzi super fighi e atletici, sempre alla moda e con i risvolti ai pantaloni.
Non hanno un solo capello fuori posto, diamine!
Tre mesi fa è morta Fanny, la mia migliore amica, la sorella che ha voluto darmi il destino e che poi ha voluto togliermi velocemente. Troppo in fretta.
Se ne è andata in un Giugno non troppo afoso, mentre tornava a casa con il suo ragazzo. Rincasavano dopo essere stati ad un rave party. L'ex di Fanny era alla guida di una Mustang nera e aveva bevuto decisamente troppo. Il suo tasso alcolemico era davvero elevato secondo quanto disse la polizia ai familiari di Fanny e ai genitori di Stephen.
Ho trascorso le prime due settimane e il mese successivo a letto, tenendo le finestre chiuse e le tapparelle abbassate. Detestavo il sole, odiavo me stessa perché io ero viva e lei invece no.
So che non potevo fare niente per lei,non avrei potuto salvarla o salvarli entrambi eppure mi sentivo in debito, avvertivo la colpa dentro le mie ossa.
Qualcuno dice che il tempo curi tutte le ferite, beh non so se è vero, ma con me non sta funzionando affatto.
C'è una cosa che mi tiene in vita: la musica. Esiste una band italiana che mi dà la forza per andare avanti nonostante tutto, mi legge nell'animo e riesce a sentire ciò che provo.
Tutto ciò che non riesco a dire è detto dal leader della band.
Damiano David è un tipetto anticonformista, proprio come me e credo che un giorno, se riuscirò a andare ad un concerto della sua band (Måneskin), sentirò sulla pelle il brivido dell'eccitazione, quel profondo senso di appartenenza alla vita.
Finalmente il treno, dopo una sosta interminabile, giunge a destinazione e siccome Settembre è un mese che adoro, guardo il cielo con un mezzo sorriso.
A te che brilli lassù, perché non c'è niente al mondo come l'amicizia.
Non so dove la mia mente abbia vagato in questo momento, ma so che io e Fanny non ci perderemo mai per niente al mondo.
Esistono rapporti che vanno oltre ogni cosa, persino oltre la morte.
La strada per arrivare a casa non è lontana, guardo il cellulare e trovo una chiamata persa da parte di mia madre.
Decido di farmi sentire, altrimenti penserà che qualcuno mi abbia violentata alla stazione.
Dopo tre squilli risponde, finalmente.
-Tesoro, stai arrivando? Ho preparato i dolci che ti piacciono tanto, sai?-
Sorrido. Mia madre crede che io abbia dieci anni, però allo stesso tempo mi piace essere coccolata ogni tanto. D'altronde la vita è imprevedibile e non sappiamo mai cosa può succederci, perciò meglio vivere alla grande ogni singolo giorno.
-Ok, arrivo tra dieci minuti, va bene?-
-Perfetto Anne. E ricordati che stasera verranno a cena da noi i vicini-
Mi ero completamente dimenticata della serata noiosa che mi attende. Una di quelle sere in cui vorresti solo dormire e dormire, sperando di sognare un ragazzo fantastico, magari simile al frontman di una famosa band.
-Mamma, a dopo!-
Chiudo la conversazione e vengo improvvisamente strattonata, tanto che le cuffiette bianche si staccano e penzolano in aria.
Mi fanno male le orecchie e le spalle… ma che cavolo succede??
Poi la vedo: una ragazza bionda, altissima e dalla camminata strana… snob e altezzosa più che mai.
-Non siamo ad Halloween, mostro!-
Ride e va via.
Mi vien da piangere mentre raccolgo il telefono che nel frattempo è caduto dalla tasca del giubbino.
Odio i bulli, odio me stessa… la mia vita fa letteralmente schifo!
Arrivo di corsa a casa e chiudo la porta, mentre sento mia madre che canticchia a voce bassa. Mio padre sta lavorando e perciò siamo sole in casa.
Non voglio che lei mi veda con le lacrime agli occhi e il mascara che cola. Non voglio mostrare le mie debolezze… non ora!
Vado in bagno e appoggio il telefono sul lavandino. Per fortuna non si è rotto! Mi guardo e forse capisco perché tutti sembrano avercela con me, tutti i giorni: ecco chi è Anne Lee… sono una reietta.