PROLOGO. Incipit
Rambaud Fiore poteva sembrare un uomo eccessivamente severo e pretenzioso ma il suo vero difetto era un altro: amava il suo regno e voleva proteggerlo.
Il resto non gli importava.
Non importava quanto fossero forti i suoi avversari, finché godeva dell'appoggio e della fiducia dei suoi concittadini tutto sarebbe andato per il meglio – era questo il suo pensiero.
Ma aveva fatto male a pensare che tutti i problemi potessero essere risolti con la fiducia e la buona volontà e se ne rese subito conto un giorno d'estate, quando si diffuse nel Regno una certa voce.
La notizia della comparsa di una fata e della conseguente disfatta del regno di Damocles aveva fatto il giro del continente in meno di una settimana.
Rambaud, agli occhi del suo consigliere più fidato, si mostrò da subito preoccupato: d'altronde le fate non esistono.
Ma non poteva ignorare il fatto che un intero regno – suo alleato; famoso per il suo invincibile esercito – fosse stato raso al suolo in un solo giorno.
Ragion per cui dovette procedere con alcune indagini.
Venne creata una legione esplorativa. Il sovrano era convinto che questo sarebbe bastato per avere le idee chiare.
Voleva sapere cosa passasse per la testa di questa presunta fata.
Voleva sapere se anche il regno di Fiore avrebbe conosciuto la morte.
Rambaud Fiore cercò e ricercò soluzioni; aveva troppe domande e nessuna risposta. Poi la legione esplorativa fece il suo ritorno, portando con sé notizie quanto mai macabre.
§
Quella stradina acciottolata nella periferia di Dogwood[1] non era un granché trafficata quel giorno e Lily se ne chiese il motivo.
Avrebbero dovuto esserci più mercanti, più turisti e invece no. Si chiese per quale motivo i pub fossero semi vuoti e le tapparelle rigorosamente chiuse.
Le sole persone che incrociava sembravano assomigliarsi tutte e si affrettavano chi da una parte e chi dall'altra, portandosi dietro più o meno lo stesso odore che caratterizzava gli abitanti della cittadella.
Lily inspirò profondamente e si lasciò stregare da quel dolce aroma fruttato.
Eh, sì. Questo posto è il paradiso degli amanti del vino, non c'è che dire!
Poi però qualcuno le diede una spallata. Non fu eccessivamente violenta ma il ragazzetto che le era finito addosso cadde a terra e in preda ai tremori faticò non poco a rimettersi in piedi.
«Ehi, tutto bene? Fa' attenzione la prossima volta» disse, mascherando il fastidio. «Che succede? Perché tremi a quel mod-?»
Fece appena in tempo, Lily, a corrucciare confusamente le sopracciglia che questo si scusò frettolosamente, le consigliò di scappare e sparì oltre le case.
Non fu il solo, a dire il vero.
Molte persone presero a correre nella sua stessa direzione, gridando e incitandosi a vicenda. «Correte! Correte!»
«È una fata! È qui per ucciderci tutti!»
Lily non credette a una sola parola.
Restò ferma, ignorando gli abitanti di Dogwood e ispezionando i dintorni non notando niente di strano se non un incremento esponenziale di magia. E la cosa le parve strana.
Dogwood era un paesello di mercanti senza troppi maghi. Se ce ne fosse stato uno tanto potente e con così tanto potere magico se ne sarebbe accorta molto prima.
Senza pensarci due volte e abbastanza rudemente strinse le dita attorno al gomito di una ragazza arrestandone il passo.
Questa cercò di divincolarsi ma senza successo. «Che succede? Perché correte tutti? Cosa avete visto?» provò a chiedere.
La giovane intagliatrice fermò i suoi occhietti da cerbiatta in quelli grigio perla di Lily e cominciò a balbettare: «U-Una fata! È qui! È- L-Lo ha- ucciso!»
Tutto sembrava accadere troppo in fretta per i suoi gusti.
Un cumulo di grosse radici spezzò il terreno e per un secondo le fece perdere l'equilibrio. Prima che accadesse l'irreparabile, balzò lontano dalla strada portandosi dietro la ragazza che le si aggrappò addosso a mo' di cozza. Atterrarono sul tetto della casa più vicina e finalmente, dall'alto, Lily riuscì a scorgere l'origine di quel caos.
Ma che cazzo sta succedendo? Ero venuta qui solo per fare la spesa, dannazione! Pensò, contrariata.
«Rimani qui e non ti muovere» asserì rivolta alla ragazza. «Se scendi quelle radici ti faranno a pezzi e- e mollami!» strillò, schiaffeggiandole le mani.
La stava stringendo con troppa foga e la cosa stava diventando irritante.
«S-Scusa» bisbigliò lei, intimorita.
Lily sospirò. «Resta qui. Hai capito? Mi occupo io della situazione.»
Aspettò che la sconosciuta annuisse – sperò che avesse davvero capito e che non avrebbe fatto stupidaggini – poi sbuffò qualche imprecazione.
Non era così che volevo trascorrere il mio giorno libero, pensò.
Saltò agilmente da un tetto all'altro fino a che non raggiunse il suo obiettivo: una figura ormai irriconoscibile avvolta da innumerevoli rovi stava perdendo il controllo nel mezzo della piazza cittadina.
In un angolo, stretta tra alcuni bidoni vi era invece una bambina.
Tra tutta quella gente nessuno che ha pensato di portarsi dietro quello scricciolo? Pensò. In che razza di mondo viviamo...
«Ehi!» gridò, ma rivolta al mostro pianta. «Perché stai attaccando la città?»
Non rispose ovviamente; ma la sua magia lo fece per lui.
Un groviglio di radici sgusciò fuori dal terreno e spaccò senza tante cerimonie l'edificio su cui Lily si era fermata. Cadde in strada e si sentì avvolgere da centinaia di piccoli rami ma prima ancora di rimanere completamente bloccata acuminò gli artigli e tagliò.
Distrusse quell'intreccio e saltò. Lo fece per prendere tempo ma anche per potersi avvicinare a quella cosa che di umano non aveva niente.
Il volto sanguinante e deformato dal dolore era diventato insopportabile da guardare e Lily si era ritrovata a trattenere un conato di vomito quando vide quegli stessi rovi, che lo avvolgevano come una seconda pelle, lacerargli perfino le ossa.
«P-Papà!» singhiozzò la bambina. Un lamento che nessuno essere umano avrebbe potuto sentire da quella distanza.
E Lily non ci vide più.
Le sue unghie divennero nere, si fortificarono e si allungarono. Percepì il sapore ferroso del suo stesso sangue sulla lingua quando strinse i denti e tutti i muscoli del suo corpo scattarono nel momento in cui altre radici si mossero per prenderla.
Calciò via la fata in modo da toglierla dal campo visivo della bambina.
Ignorò il dolore, ignorò i fusti di spine che presero a strisciare lungo le sue gambe nude ma prima ancora che altro potesse succedere Lily trapassò di netto il cuore dello sventurato. Lo fece con così tanta violenza da colpire persino la parete di pietra alle sue spalle, quella contro cui l'aveva calciato.
Ancora con il fiatone, Lily estrasse gli artigli – che tornarono a essere delle normalissime unghie un po' mangiucchiate subito dopo – e si allontanò da quel corpo esamine, scacciando via i rovi attorcigliatisi addosso con una certa non curanza.
Restò a guardarlo per qualche secondo ma era un'immagine orrenda.
La pelle era viola, lacerata ovunque; i muscoli e le ossa visibili; gli occhi ruotati all'indietro la bocca deformata in una strana espressione.
Poi la sentì, la voce della ragazza che aveva lasciato al sicuro sul tetto: «L'ha uccisa?» Si voltò svogliatamente e studiò la sua espressione sollevata e riconoscente. «Ha ucciso la fata? Siamo salvi!»
Altre persone le fecero eco. Tutti ripetevano le stesse parole, gli stessi concetti: «Grazie! Grazie mille!», «Saremmo tutti morti se non fosse stato per te!», «Sei un eroina!»
Infastidita dagli schiamazzi, Lily si spogliò della felpa restando in canottiera e la sistemò in modo da coprire il viso dell'uomo dinanzi a lei – nessuno, soprattutto quella bambina, avrebbe dovuto vederlo.
Poi si rivolse ai cittadini di Dogwood: «Non c'è proprio niente da festeggiare! Quest'uomo non è una fata! Prima ve lo metterete in testa e meglio sarà per tutti.»
Al centro del piazzale c'era lei: come ci fosse arrivata nonostante l'evidente tremore che a stento le permetteva di rimanere in piedi poteva sembrare un mistero per chiunque ma non per Lily.
La raggiunse pian piano, pulendosi la mano destra imbrattata di sangue sul retro dei suoi shorts di jeans. Infine, si piegò per arrivare alla sua altezza.
Ciò che vide le fece piangere il cuore.
«Il m-mio papà... è c-cattivo?» le domandò.
Ma gli occhi verdi annacquati di lacrime della piccola creatura non trovarono la crudezza che si aspettavano. Perché Lily mostrò un sorriso sincero e non si curò se la bambina potesse spaventarsi alla vista delle sue zanne. «Tuo padre non è cattivo, scricciolo. La magia è la sola e unica responsabile; lui è stato bravissimo e ha cercato di contenerla come ha potuto, sai?»
Lei annuì mentre altre lacrime le solcavano le guance.
«Come ti chiami?»
«H-Hazel.»
Lily le scompigliò dolcemente i capelli sporchi di fuliggine. «Bene, Hazel. Saluta il tuo papà come si deve ma ti consiglio di farlo guardando il cielo. È lì adesso e anche se tu non puoi fare lo stesso, sono certa che vorrebbe poterti guardare negli occhi un'ultima volta.»
La bambina annuì nuovamente.
Alzò la testolina e punto lo sguardo oltre quel cielo limpido nella speranza di poter rivedere quel volto che tanto amava. Lily fece lo stesso ma non era la stessa cosa.
Senza la luna a illuminare la coltre di oscurità da cui provengo, il cielo sembra fin troppo triste...
«Signorina?»
Hazel aveva cominciato a fissarla con una certa inquietudine. Al che, Lily le mostrò l'ennesimo sorriso di incoraggiamento. «Dimmi pure.»
«Ma allora è la magia a essere cattiva?»
Non si aspettava certo una domanda del genere.
In verità, Lily non sapeva cosa fosse la magia: non quella degli ultimi tempi, almeno. Sapeva per certo una cosa, però, e cioè che ci fosse qualcuno – o qualcosa – invischiato in questa strana storia.
Stava per risponderle che non ne aveva idea.
Che solo la magia stessa avrebbe potuto rispondere a un tale quesito.
Ma poi vide i suoi occhi. Hazel aveva bisogno di credere in qualcosa.
E le tornarono in mente quelle parole:
«Pensaci. Secondo alcuni, Dio esiste per questa ragione. Chi non crede in Dio trova irreparabilmente qualcos'altro a cui aggrapparsi. Non siamo fatti per stare da soli e quando tutto sembra sprofondare nell'oblio si ha sempre la speranza che Dio o chi per lui venga a salvarci. L'uomo ha bisogno di credere in qualcosa e sono dell'opinione che questa sia la sua più grande qualità.»
Lily aveva smesso di credere. Ma anche quando si era convinta di ciò in realtà stava continuando a farlo.
Solo in qualcosa di diverso dal mero Dio. Ed era quel qualcosa che le permetteva di rimanere in piedi.
Infine, sorrise alla piccola Hazel.
«Non può esistere una magia cattiva, scricciolo.»
§
Dopo una mattina tanto movimentata Lily pensò bene di fare una capatina alla sede della gilda – più che altro voleva cercare di ignorare l'orrore di essersi dimenticata di ricomprare la spesa dopo averla persa chissà dove.
Per di più a casa non c’era nessuno e si annoiava a starsene da sola.
«Che hai combinato?»
Lily non si mostrò per niente sorpresa dal tono vagamente apprensivo della sua amica; più e più volte si era presentata alle porte di Ancient Aurora con qualche ferita di troppo e la reazione dei suoi compagni era sempre la stessa. «È da ore che tuo fratello ti cerca!»
«E tu digli che mi hai finalmente trovata!»
Mentre disse queste parole, allungò le gambe – che erano state accuratamente medicate e fasciate da Nimue pochi minuti prima – sul tavolo e si stravaccò meglio sulla sedia, incurante della buona educazione.
E a nulla valsero gli sguardi infastiditi di alcuni suoi compagni; quando ci si metteva sapeva essere una vera stronza e infatti, pochi istanti dopo e con il più totale disinteresse, alzò il dito medio in direzione di Alastor che prontamente la ignorò.
«Gradirei avere la tua attenzione» disse l’amica. «E per l’amor del cielo, lascia in pace Al che oggi non è giornata. È stato cacciato in malo modo dalla biblioteca e ora barcolla da una parte all’altra in cerca di un posto tranquillo dove poter leggere!»
Scostando i lunghi capelli corvini da una spalla all’altra, Lily scoppiò a ridere. «Ecco il perché di quel muso lungo.»
«Già. Piuttosto, dove sei stata tutta la mattina?»
L’altra schioccò la lingua infastidita. «A Dogwood. Ci sono andata per comprare quel taglio di carne che mi piace e che oggi avevo proprio voglia di mangiare ma è successo un casino.»
L’amica dai lunghi capelli rossicci – colore che sfumava nel biondo man mano che ci si avvicinava alle punte – corrucciò la fronte, incuriosita.
«Che genere di casino?»
«Finalmente ti ho trovata, sorellina!» esclamò una terza voce. «Non hai idea del giro che mi hai fatto fare!»
Killian palesò la sua presenza e Lily si godette lo spettacolo.
«Oh, e ciao anche a te, Ella. Grazie per averla tenuta impegnata» disse e con il mento indicò la corvina che si coprì con le mani la bocca sghignazzante, «la stavo proprio cercando.»
Ella Fitzgerald era due cose: un’inguaribile romantica e un’inguaribile romantica innamorata persa di suo fratello e Lily non perdeva occasione – davvero – per farle fare la sua quotidiana figura di merda davanti a lui.
«C-Ciao Killian!» trillò, forse un po’ troppo forte e con le orecchie in fiamme. «Come va?!»
«Alla grande, graz-» fece per dire, ma Ella non lo lasciò finire.
La sua faccia assunse diverse tonalità di rosso prima di riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto: «È stato un piacere, ciao!» E scappò.
A quel punto Lily scoppiò in una risata fragorosa.
«Prima o poi capirò perché fugge ogni volta» disse lui, distrattamente.
Al che sua sorella si riprese dall’attacco di ridarella che l’aveva colpita e dopo aver preso un bel respiro lo guardò con un sopracciglio inarcato. «Io spero con tutto il cuore che tu finga di essere tanto imbecille.»
Killian non riuscì a trattenere un sorriso divertito e pregno di significati, sorriso che non abbandonò neanche quando prese posto accanto a lei.
Se c’era una cosa che Lily aveva imparato con gli anni era che niente sembrava essere in grado di smorzare quel lato suo fratello: neanche una missione suicida ed era proprio questa la sua paura.
Che la lasciasse a casa ad aspettare.
«Ho saputo che a Dogwood è successo il macello» cominciò a dire, «Un’altra fata?»
«Se per fata intendi quelle cose, sì. Il papà di Hazel» spiegò, abbattuta.
Per un attimo Killian non disse niente. Si limitò ad annuire e a incrociare lo sguardo amareggiato di sua sorella.
Quando le due sfere di caramello bruciato si posarono su di lei, Lily non si sentì affatto compatita; il bello di avere un fratello così fuori dalle righe era proprio questo – e anche se non l’avrebbe mai ammesso, non le dispiaceva contare su qualcun altro ogni tanto.
«È la prima volta che succede in una piccola città» disse, sovrappensiero.
«Quando questi incidenti sono cominciati, sono state proprio le piccole città ad averne pagato il prezzo più alto. Avrai notato che aria tira.»
Lily mostrò un sorriso forzato. «Davvero difficile non notarlo. Le strade erano pressoché vuote, molti luoghi di ristoro chiusi e c’era odore di paura ovunque... sembravano tutti in attesa di una catastrofe.»
A Lily non piacevano quel genere di discorsi. Non le piaceva raccontare quello a cui era stata costretta ad assistere – o a fare.
«Comunque ti cercavo per altro» disse. «Il re mi ha convocato. Vuole che si organizzi un team che porti avanti l’indagine nel regno di Damocles e mi ha scelto come leader.»
Fu un attimo. Lily posò con violenza i piedi a terra, si sporse leggermente in avanti e alzò la voce di qualche ottava: «Che cosa?!» Poi, prendendo coscienza di quanto il fratello non sembrasse minimamente colpito dalla sua esplosione di rabbia, si affrettò ad alzarsi e a imprecare in tutte le lingue da lei conosciute.
«Dai, calmati» cominciò a dire, vagamente divertito dalla sua reazione spropositata. «È una missione come un’altra. La nostra gilda è specializzata in questo genere di cose!»
Era vero. La gilda Ancient Aurora non si occupava soltanto di combattere mostri, criminali e creature magiche. I suoi obiettivi principali erano altri: riportare alla luce antichi misteri, risolvere enigmi, proteggere l’eredità dei grandi maghi del passato e – perché no? – andare all’avventura.
«Il re sa benissimo che qui in pochi usano la magia per combattere e ha perciò inviato diverse richieste ma confida nella nostra esperienza in questo campo. In sostanza noi saremo il cuore e la testa della squadra.»
Nonostante quest’accurata spiegazione Lily non sembrò affatto convinta.
Così Killian, con la più totale nonchalance, fece un’alzatina di spalle. «Ovviamente non andrò da solo... Royal ha accettato l’idea che venga anche tu. E anche Nimue, ovviamente. Avremo bisogno di qualcuno che ti ricucia ogni volta che tenti di farti ammazzare, no?»
Sua sorella non era mai stata brava a mascherare la sorpresa. E soprattutto non era mai stata brava a mettere ordine in quella incasinata testolina che si ritrovava. «Verrò anch’io? Sul serio?»
Sembrava aver dimenticato la stizza che l’aveva assalita poco prima.
«Royal dice che sai badare a te stessa e io sono d’accordo. Anche se preferirei che te ne restassi ferma e so già che me ne pentirò dal minuto uno» spiegò con un largo sorriso. «E poi abbiamo bisogno di qualcuno che sappia leggere la lingua morta. Portare Al è fuori discussione, ci rallenterebbe soltanto e poi sai che non ama particolarmente l’aria fresca!»
Lily trattenne a stento una risata.
La giornata era iniziata nel peggiore dei modi ma sembrava intenzionata a migliorare man mano che si avvicinava la notte. Accanto a lei Killian sghignazzò affondando le mani nel suo adorato trench color sabbia e scivolando lungo lo schienale della sedia.
«Nessuno dei due sa come ci si siede, vero?»
La corvina sbuffò bonariamente prima di replicare. Oh Dio, sta’ zitto!
§
Quella stessa mattina; all’alba
Quando aveva messo piede a palazzo si era sentito invaso da innumerevoli ricordi. Belli e brutti, senza alcuna differenza.
Aveva attraversato quei lunghi corridoi con le mani perennemente affondate nelle tasche e lo sguardo fisso davanti a sé, quasi in maniera ostile. Come se si aspettasse qualcosa da un momento all’altro.
E quel qualcosa accadde nel momento esatto in cui incrociò Jace Ivory, la persona più vicina al re. Non che gli stesse antipatico ma non aveva mai sopportato i suoi modi eccessivamente confidenziali – specie quando c’erano di mezzo lui e sua sorella.
Indossava come al solito degli abili eleganti: una camicia bianca e un completo scuro finemente decorato con inserti cerulei e d’argento; i capelli neri incorniciavano un viso chiaro e pulito, con due zaffiri al posto degli occhi. Era carino, sì.
«Benvenuto, Killian!» esclamò, gioviale. «Ti stavamo aspettando!»
«Non sono qui per chiacchierare con te, Jace» asserì con veemenza.
L’altro si limitò a ridacchiare per poi guidarlo alla sala del trono, salutò allegramente le guardie piantate fuori alla porta e per finire lo invitò a entrare per primo fingendo un inchino di cortesia.
Avevano la stessa età – più o meno – e in molti avrebbero potuto sostenere che si somigliassero per certi aspetti ma Killian non ne era convinto. Royal avrebbe potuto dire qualsiasi cosa ma il sorriso di Jace non era niente se non inquietante e basta.
Il fatto poi che avesse i suoi occhi puntati addosso lo mandava ai matti.
Comunque, il re sembrò non notare il suo fastidio. «Sono contento che tu abbia accettato il mio invito.»
Lui chinò il capo in segno di rispetto ma restò in silenzio.
La figura di Rambaud era avvolta in abiti sontuosi: il bianco delle vesti e il rosso del mantello ne suggerivano una personalità pacata ma al tempo stesso audace e decisa. Questo era il sovrano di Fiore.
Un uomo dai sani principi che aveva a cuore il suo popolo.
«Sarò sincero e diretto, Killian: sono preoccupato. La legione esplorativa è stata decimata e nessuno ha scoperto niente di rilevante, nessuno ricorda niente di rilevante... sembra che in questi cinque mesi sia successo il finimondo ma non sappiamo effettivamente niente. Hai qualche idea? Qualche supposizione? Un indizio?»
Non ci voleva un genio per capire che il re non era semplicemente preoccupato. Era terrorizzato, altroché!
«Lo sta chiedendo a me perché...?»
Il sovrano si lasciò sfuggire un sorriso tirato, quasi isterico. «Royal decanta i tuoi successi. Dice che sei il migliore e finora le sue opinioni non mi hanno mai deluso» disse. «E poi perché hai esperienza in questo campo!»
Killian aveva avuto il piacere di incontrare Rambaud Fiore tre volte in tutta la sua vita e gli era sempre sembrato un uomo radioso, sincero e amicale. Non l’aveva mai discriminato, non aveva mai fatto allusioni sul suo passato e non aveva mai dato del fino da torcere a lui e a sua sorella – ragion per cui non si chiese nemmeno a quali esperienze si stesse riferendo.
«Ad ogni modo, se c’è la possibilità di far luce sugli incidenti che stanno accadendo nel nostro regno voglio afferrarla al volo» cominciò a dire, «Sto creando una squadra. Un gruppo che possa continuare quello che i miei soldati hanno lasciato in sospeso!»
«Vostra Maestà, con ogni probabilità non si tratta solo di Damocles. Nel regno ci sono già stati numerosi avvistamenti di... fate.» A lui non piaceva per niente quel termine ma era così che la gente aveva cominciato a chiamare quelle cose. «E ho sentito che gli stessi incidenti stanno accadendo anche altrove, sebbene non abbiano ancora dato grossi problemi.»
Jace ne approfittò per prendere parola: «Se posso permettermi, Maestà, Killian ha perfettamente ragione. Sono dell’idea che chiunque ci sia dietro tutto questo abbia usato il regno di Damocles come cavia. Lì potranno trovare delle tracce del suo passaggio ma niente di più.»
«Se così fosse sarebbe sempre meglio di nulla» asserì il sovrano.
Ma Killian non sembrò ascoltarlo perché si voltò stupito in direzione del corvino. «Pensi addirittura che sia colpa di qualcuno? Credi sia possibile per una persona far esplodere il potere magico di più individui che si trovano a una notevole distanza gli uni dagli altri?»
Jace sorrise sornione. «Per qualcuno che ha il dono dell’ubiquità, sì... oppure questo qualcuno ha molti seguaci sparsi per il continente, chissà!»
«Per il momento la squadra indagherà nel regno di Damocles» spiegò Rambaud, riprendendo la parola. «Killian, ti ho chiesto di venire a incontrarmi perché desidero che sia tu il leader del gruppo. So di chiedere tanto ma ho fiducia in te e nel tuo giudizio. Prendi tutti i maghi che ti servono, chiunque ti sia d’aiuto e anche se sarà difficile mi adopererò per farti avere ciò di cui avrai bisogno per questa missione.»
La richiesta era semplice e chiara.
Killian avrebbe dovuto imbarcarsi in un viaggio pericoloso e affiancato da dei completi sconosciuti. Il suo prima pensiero – e la sua prima preoccupazione – fu Lily.
Mi ammazzerà se la lasciassi a casa, pensò rassegnato.
Il resto non è un segreto né per me, né per voi.
Killian accettò la missione e insieme alla sua sorellina partì alla volta del regno di Damocles. Ma prima dovette riunire il team.
Siete pronti a seguirli nella loro tetra avventura?
J.C.
[1] Dogwood in inglese è il Corniolo, un albero coltivato come pianta ornamentale in orti e giardini, e per i suoi frutti commestibili.
*_____* Sono così contenta di aver avuto il coraggio di pubblicare questo prologo!
Per chi non mi conoscesse, sono nuova nella sezione e ho ben pensato di cominciare con una storia interattiva... una cosa semplice, eh? Detto ciò, non voglio farvi perdere ulteriore tempo quindi per questa volta mi tratterrò – ma dalla prossima dovrete sorbirvi i miei sproloqui, sappiatelo.
Ho solo due domande:
– Come vi sembrano Lily e Killian? E gli altri? Tranquilli, saranno solo dei personaggi di contorno. Forse.
La strana "tensione" che intercorre tra Killian e Jace è venuta fuori un po' strana... voi che dite?
– Ci avete capito qualcosa? ^____^ Oddio, spero di sì!
Sappiate comunque che ci sono indizi sparsi OVUNQUE; se non li avete colti tutti non fa niente, sono io la pazza. Capirete poi...!
Oltre ad alcune regolette da sapere, vi ho lasciato anche alcune informazioni.
Noterete che non c’è la scheda dei personaggi. Ebbene, sarò io a inviarvela.
AMBIENTAZIONE
- È un AU, non un post canon.
- Eventuali modifiche geografiche e/o istituzionali del mondo di Fairy Tail saranno esplicate più avanti; abbiate pazienta.
- Ancient Aurora è una gilda di maghi (prevalentemente STUDIOSI) e anche se i vostri personaggi non hanno come scopo ultimo quello di ricercare antichi tesori o dare alla luce verità inenarrabili, sappiate che deve esserci un motivo valido per il quale hanno deciso di unirsi a Killian.
- Per quanto riguarda i draghi e i dragon slayer, vi è la certezza che siano esistiti ma nessuno sa che fine abbiano fatto (edit: io sì ma non ve lo dirò).
- I demoni non esistono. Dicono.
- Cosa molto importante: Fairy Tail è una leggenda, una favola. Per tale ragione non partorite neanche l’idea che un personaggio possa aver incontrato un Salamander o una Titania.
REGOLE
- ACCETTO un massimo di due personaggi per ogni autore, di sesso opposto.
- Sono disponibili solo 7 posti per 7 personaggi. Beh, almeno 5 XD
- Avete tutto il tempo per consegnare la scheda del personaggio; ma, se riusciste a inviarla entro un massimo di due settimane mi farete felice *___* così che io possa cominciare a lavorarci su...!
- Coerenza. Originalità. Plausibilità.
- Non accetto figli/parenti/amanti dei personaggi originali.
- Per quanto riguarda i dragon/devil/god slayer c'è un "problemino": per esigenze di trama devo chiedervi di avere pazienza perché c'è la remota possibilità che possa chiedervi di cambiare qualcosina nel backgroud del personaggio; poi magari non è necessario ma vi avviso perché non-si-sa-mai...
- Oh, sarebbe davvero fantastico se poteste dirmi in anticipo il sesso del vostro personaggio – così... per avere un'idea!
- Non abbiate timore di risultare pedanti. Scrivete tutto ciò che vi viene in mente.
- ACCETTO personaggi di tutte le classi sociali, etnie o religione. Davvero, sbizzarritevi.
- Cercherò di dare la stessa importanza a tutti i vostri OC; ad ogni modo sappiate che questa “importanza” sarà direttamente proporzionale alla modalità con cui compilerete la scheda: più è dettagliata, maggiore sarà l’impatto che avrà.
- La scheda dovrà essere inviata esclusivamente per messaggio privato e avere come oggetto del messaggio “OC per Ancient Aurora – [Nome Personaggio]”.
- NON ACCETTO nessun personaggio che abbia una relazione di sangue con i sovrani di Fiore.
- NON ACCETTO personaggi invincibili, lasciate che tutti si divertano.
- Gradirei vedere una certa partecipazione da parte di coloro che mi invieranno i loro personaggi; non voglio obbligare nessuno ma penso sia importante avere un certo dialogo così io sarei più tranquilla sapendo cosa pensate della storia e se sto “utilizzando” bene i vostri personaggi e voi avrete più possibilità di farmi degli appunti in questo senso.
- IMPORTANTISSIMO: Il vostro personaggio potrà essere un membro della gilda (e conoscere già Killian &Co.), diventarlo in seguito o non diventarlo affatto! La missione non riguarda solo ed esclusivamente la gilda Ancient Aurora; quindi, siete liberissimi di fare quello che vi pare. Per come è stata presentata la squadra sarà formata da Killian/Lily/Nimue e altri maghi esterni alla gilda, è vero... ma in sostanza i vostri personaggi potranno essere qualsiasi cosa: prigionieri, mercenari, maghi solitari o di altre gilde, in ogni caso dovranno avere un motivo valido che li spinge a collaborare...
Esempi: una riduzione della pena o la libertà (nel caso dei prigionieri), un baratto, una pura questione di soldi o un lavoro come un altro, sbizzarritevi.
- Per qualsiasi domanda, sono qui. Anche se vi sembra stupida ^______^
Okay, ho finito. Circa.
T___________________________________T
È una storia interattiva, per cui ogni tanto potrei chiedere a voi lettori di scegliere tra una o più “missioni secondarie” – capirete poi, tranquilli *^* in ogni caso, sarebbe una cosa carina. Non è ancora sicuro – dipenderà da come deciderò di far andare le cose.
Il rating è prevalentemente arancione, potrebbe però virare al rosso; spero non sia un problema per voi. In caso, fatemelo sapere. Ah, e quando dico “rosso” intendo in tutti i sensi O____o voglio proprio complicarmi la vita, già!
Qualora abbiate delle domande, non esitate a chiedere: se riguarda prettamente il vostro personaggio e per non fare spoiler vi pregerei di inviarmi tutto per messaggio privato – ma le sapete già queste cose, perché le ripeto?!
IMPORTANTE: non so con quale frequenza pubblicherò i capitoli.
Al momento sto affrontando un periodo particolare e ho ricominciato a scrivere da poco; le idee le ho e sono chiare: il problema è la mia testaccia!
A questo punto penso proprio di aver concluso con la parte “noiosa”.
Spero con tutto il cuore che questo prologo vi abbia intrigato e che non ci siano errori – ho riletto tutto tipo sedici volte!
Alla prossima!
Rosy
P.S. E ancora auguri di buon anno! Spero sia cominciato bene per tutti – mia madre stamattina si è bruciata una mano T_____________T