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Autore: MilesRedwing    03/01/2022    0 recensioni
Il primo dell'anno in quel di Piltover e Zaun si rovesciano tutti i ruoli.
Un nemico misterioso e vecchi ricordi cacciano i sogni di Vi e Jinx, costrette alla collaborazione contro un misterioso ed inaspettato nemico mentre figure passate tentano di aiutarle, sebbene dovrebbero essere morte.
Ambientata dopo Arcane di Netflix in una sorta di What If e possibile risposta agli indizi che sono stati lanciati.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Slash, FemSlash | Personaggi: Caitlyn, Ekko, Jinx, Sorpresa, Vi
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Sfodero le mie lame.
La prima linea avanza lentamente, aprendo la formazione, con le armi pronte a colpire. Le truppe entrate dalla porta fanno lo stesso.

Tra le coltri grezze e ruvide delle pronunciate bozze dei bassifondi più pessimi di Zaun, sul lato sinistro del fiume, tre ragazzi scappavano da una brutta mischia quel tramonto di quel pomeriggio di Gennaio, mentre sprazzi insolenti del caldo sole sembravano tentare di arroventare le lande gelide e desolate delle periferie di Noxus, in lontananza, molto in lontananza.

"Mylo, non abbiamo tempo di recuperare niente, andiamo via!"
"Vuoi scherzare, mi sono quasi perso un occhio per rubare quella roba!"
"Vi ha ragione, se ci prendono finiamo a Stillwater! E se non finiamo a Stillwater finiamo a LastDropwater per conto dello sceriffo Vander!"
"Non se ne parla manco pe ...
No!"
La più grande si bloccò davanti a un vicolo cieco, bloccato come se già non fosse stato abbastanza uno scherzo del fato avverso, dalla banda di Miles Meyers.
"Guarda, guarda chi si rivede fuori dall'ala da chioccia del Mastino del Sottosuolo."
Recentemente assoldata da Silco in persona, anche se i monelli ancora non ne erano al corrente.
"Vattene idiota.
Se ci prendono siamo fottuti tutti quanti, non capisci?"
"Ah io proprio non penso, Vi.
Mica ho fatto saltare io la barca delle aragoste.
Anche se potrei farlo ... con qualcos'altro."
Scandì ogni sillaba ferocemente, tirando fuori da dietro la schiena la mano destra, con un ferro da cavallo arroventato.
"Sai, gira voce per le strade che niente riesca a tenerti testa. O quasi"
"Di qua!" Tentava intanto Mylo una via secondaria.
"Grazie a Jenna, sarebbero folli a seguirci." Ribadì Claggor.
"Grrrr. Fatti. Da parte, Meyers.
Queste strade non sono di nessuno."
Stringeva i pugni la rosa e chiudeva gli occhi, ricoperti di cenere.
Non era quella una bella idea o un bel momento per ricordarsi di farsela ancora nei pantaloni.
Il bastardo aveva avuto una soffiata sulla sua paura del fuoco, sicuro.
Ma non poteva mettere a rischio i ragazzi, come suo solito, anzi per fortuna Powder era rimasta a casa.
A quel punto Vander gliele avrebbe suonate in ogni caso, c'era poco da fare, massimo se le fosse andata bene l'avrebbe chiusa da Benzo per una settimana, per saperla al sicuro, impedirle altre malefatte.
Impedirle di difendersi.
E Vi avrebbe preferito di gran lunga essere presa a frustate dai Piltoviani.
Non aveva tempo per pensare a quali scuse si sarebbe inventata.
Quel pidocchio doveva pagare.
Doveva e basta.
"Violet?! Che vuoi fare? Non vedi che ha il fuoco?!"
Mylo era nato povero illuso, dopotutto.
"Avanti. Milady.
Sto tremando ahah."
"Si, Miles, davvero?"
E fu allora che una delle assi del molo venne completamente scardinata dai polsi fasciati della ragazzina per poi essere lanciata sul braccio di Meyers, tanto che per poco Mylo, Claggor e la banda rivale non finirono nel fiume.
"Davvero, hai portato un fiammifero solo?"
"Grrrr ..."
"Inizio ad annoiarmi."

Si mettono in cerchio, come una formazione ben addestrata. Sei davanti. Sette dietro. Non sarà facile.
Quando è una sfida è più divertente.
La sua voce si intromette di nuovo. - Pensa velocemente. Muoviti ancor più velocemente. Pianifica prima dell'attacco, poi agisci di puro istinto. -

Powder tirava più su le coperte fino a stringersi tanto forte alla sorella maggiore che ancora leggeva le gesta della Lama Sinistra di Noxus, Katarina Du Coteau, che Vi quasi sussultò al suo tocco gelato sul suo fianco semiscoperto, dalla stoffa leggera della camicia da notte che non usava quasi mai.
Sentiva i passi di tutti al piano di sotto.
Era diventata un'abitudine in quelle circostanze: quando faceva qualche brigantata a Piltover o le suonava a Meyers tanto da farlo finire a letto o nel bordello di Babette per essere rattoppato, quando metteva Mylo, Powder e Claggor nei guai o quando si scordava di pagare una scommessa persa che quasi sempre finiva con lei, Sevika e tutti i più grossi pezzi del Last Drop in massacri e lotte all'ultimo pugno per i vicoli bui e angusti, Violet faceva calare il silenzio nella camera sua e di sua sorella, la stringeva forte, fortissimo, attenta bene a origliare alla porta, sperando con tutto il suo cuore che né Vander né gli agenti l'avrebbero mai trovata.
Le avrebbero mai trovate.

La sua non era paura, di poche cose ce l'aveva davvero e quasi tutte erano valide.
Di contro, Vander era cambiato dopo la presa in custodia dei quattro marmocchi.
Era taciturno, burbero e attaccabrighe prima di loro, prima dell'attacco e secondo Sevika e i baroni chimici si era ammorbidito, difatti.
Vi non aveva mai assaggiato niente a parte qualche scapaccione o qualche ora nello sgabuzzino di Benzo, solo ed esclusivamente per il suo bene, oltretutto.
La legge di Vander per quel genere di scorribande non era morbida, ma era giusta, l'avrebbe detto anche lei stessa. Tutto si concludeva con una ramanzina, una chiacchierata e spesso qualche lavoro in più più che per lei e la piccola Powder, per i ragazzi di casa.
Un po' perché il furbo vecchio lupo sapeva che bastavano i sensi di colpa e la vergogna del disonore a bruciare sulla pelle della sua piantagrane preferita molto più di un manrovescio e un po' perché le voleva bene, voleva bene a Powder, a tutta la sua stramba e allargata famigliola di criminali pentiti e lui per primo aveva da scontare un purgatorio di peccati mortali in quello stesso ambito giudiziario.

Faccio partire una lama.

Leggeva ancora, paziente, mascherando un sorriso.
La piccola blu si era accorta da un pezzo che stava tremando, sebbene fosse bravissima a camuffarlo con movimenti della gamba destra qua e là, finti tic nervosi, sorrisi di cortesia, ma con le sopracciglia abbassate.
Conosceva sua sorella e Vi cinosceva lei.
Era una specie di codice non scritto che mai nessuna di loro avrebbe potuto bipassare. O infrangere.

Colpisce il lampadario, spezzando la catena e facendolo cadere rovinosamente sui soldati alle mie spalle. Due corpi cadono a terra mentre le candele spargono cera in giro, proiettando ombre e attirando sguardi traditi dai riflessi. Mi muovo rapidamente verso l'uomo distratto più vicino, infilando la mia daga nel suo fianco. I suoi polmoni si riempiono di sangue ...

Powder serrò lo sguardo spaventata, sentì la manovella della porta girare, due colpi, tre scatti, tirò più su la coperta e Vi chiuse le pagine, stringendola, girandosi e fingendo di stare già a prendere sonno.

Non aveva paura di Vander, no, né di Sevika o degli altri adulti e mostruosi cani randagi che abitavano le anguste e oscurate vie.

Aveva paura, terrore, si sarebbe messa a urlare e supplicare e piangere, persino, lei, che non avrebbe dato questa soddisfazione neanche a uno scienziato pazzo che l'avesse legata a un tavolaccio operatorio, o alla scure della Consulta in persona, l'avesse mai presa, si sarebbe messa in ginocchio.
Se solo avessero minacciata di separarla da Powder.

"Vander" disse a mezza bocca, più a se stessa che alla sorellina.
Richiuse il quaderno e lo poggiò sulla scatola di colori chiusa che Powder usava come comodino.
"Noi stavamo andando a letto"
Tentava la più piccola, speranzosa.
Il locandiere raccolse da terra la cinta di Vi ancora sporca di fango, sbattendone via la fuliggine nella mano destra con un sordo schiocco, poi tenendo questa dietro la schiena.

"Mi dispiace disturbare allora."
A Vi tremarono le gambe, anche se sapeva che non l'avrebbe mai usata davvero.
Chinò il capo, fumando la pipa e scostando appena la porta che cigolò.
"Violet, vorrei scambiare due parole con te"
Non dormiva, in effetti.
Powder si strinse di più a lei tirandole i capelli, come per rassicurarla o salutarla, perché già sapeva quella notte dove avrebbe dormito e gli incubi che avrebbe avuto senza di lei a restare da sola.
Vi strinse lo sguardo, si alzò, senza dire niente, mise il lenzuolo su Powder e le diede un bacio su una guancia, con un flebile e colpevole:
"Domani finirò tutta la storia e te ne ruberò una nuova.
Promesso."
"Ti voglio tanto bene."
"Anch'io, piccola peste.
Sogni d'oro."
Anche se sapeva che sarebbe valso a poco.
La piccola le sorrise, stringendo le bombe vuote al suo posto e provando a chiudere gli occhi.

Vander mise a posto la cintura nel guardaroba e aprì la porta, cedendole il passo.

"No, grazie. Dopo di te."
Disse solo lei, d'impulso.
Poi si ricompose e aggiunse:
"Tanto già lo so che sono nei guai."
"Addirittura." Rise quasi il locandiere, seguendola, con una mano amorevole sulla sua spalla sinsitra.
Vi saltò appena, per poi calmarsi.
"Tutto questo tempo e ancora hai paura di me?"
"Io non ... no, è soltanto ..."
"Che avevate in mente, Violet?"
"L'hai saputo ... eh?"
Vander spense la pipa e chiuse la porta che dalla sala del Last Drop dava sulle scalette.
"Tutto il quartiere l'ha saputo, signorina."
"Mi ha minacciata con un ferro di cavallo! Avrebbe fatto anche a loro la stess ..."
"Hai dato fuoco a due barche e distrutto un molo intero."
"Hanno cominciato loro"
"Non mi interessa chi sia stato a cominciare, mi interessa che ci facevi di sopra. Di nuovo! Devi imparare a usare la testa non solo letteralmente come arma impropria."
"Tu dici sempre che dobbiamo imparare a difenderci, non importa come e contro chi, eppure ..."
"Non puoi continuare a rischiare la vita per dimostrare a te stessa di farcela! Diamine."
Ciocche rosa incrociò le braccia, infilando il cappuccio della felpa, per poi girarsi verso la porta della cameretta.
"No." Disse Vander secco.
Pochissime volte lo faceva, anzi normalmente prendeva le sue difese anche contro Benzo e gli altri adulti della locanda.
"Per favore, non voglio lasciarla dormire da sola!"
"Non stanotte, Vi.
E ... non costringermi a far si che sia per tutta la settimana."
"Che cosa?!" Scattò in avanti quasi a suonargliele non fosse stato suo padre.
"Non lo puoi fare! Io ... tu no, tu non lo faresti, io, io li devo aiutare, devo ..."
"Devi far saltare in aria Piltover?"
Mise il broncio di nuovo, cacciando una lacrima via dalla sua guancia sinistra.
Guardò per terra e cercò invano di trattenersi, sperando davvero che il castigo sarebbe durato solo una notte.
Vander si inginocchiò quasi alla sua altezza e le scostò un capello dal viso, assicurandosi che gli schiaffi che aveva preso dalle guardie e dalla banda di Mayers non avessero fatto più danno del necessario.
"Non ti posso perdere, lo sai.
Tua sorella non ce la farebbe ancora da sola, adesso."
Violet tremava, implorandolo di fermarsi con quelle accidenti di parole.
"Io ... io lo so.
È che ... è che non è giusto che loro continuino ad avere tutto, io volevo solo farle vedere cosa significasse e farle una sorpresa perché oggi era il suo compleanno."
Vander le asciugò le lacrime, la abbracciò e poi si avviò verso la camera di Powder, riaprendo la porta.
Fu allora che Vi riaprì un occhio, come dopo un castigo interminabile, come dopo chissà quale minaccia, abbassando il cappuccio della casacca sugli occhi lucidi e scrocchiando le nocche ancora fasciate.
"Io, io devo dormire nello sgabuzzino?"
Vander sorrise, cedendole il passo.
"No. Per stasera no."
"Cosa? Ma ma ma tu hai detto ..."
Si chinò di nuovo, guardandola negli occhi.
"Ho cambiato idea."
"Cosa?"
"Penso che tu e tua sorella siate abbastanza grandi per avere la mia fiducia come se foste adulte.
Non pretendo che tu smetta di mentirmi o che non scappi dalla finestra o che non continui con qualunque dannata cosa tu abbia in mente, ma lascerò che sia tu stessa il tuo carnefice.
Sei abbastanza brava come tale, ce ne siamo accorti."
"Che ... che vuoi dire?"
"Voglio dire che non ho in mente assolutamente nulla per te stanotte. E che puoi dormire serena, se non ti senti in colpa. Per quanto riguarda Piltover parlerò io con Grayson, chiuderà un occhio se tutto va bene.
Meyers invece purtroppo posso immaginare che fine abbia fatto.
Se tutto va male, prima che tu me lo chieda, il che vale anche se domani dovessi combinarne un'altra, passerai due settimane con Ekko e Benzo e rivedrai Powder il mese prossimo."
"Io ... non so cosa dire, Vander, noi ... cercherò di fare in modo che ..."
"Oppure" riaccese la pipa con tutta la calma del mondo.
"Posso riprendere la tua cintura dall'armadio e risolverla come faceva il mio vecchio con me.
Ma dubito che tu lo preferisca men che meno che sia la cosa giusta da fare, francamente."
Vi si fermò a riflettere qualche secondo, si passò una mano tra i ciuffi ribelli e sbirciò nel letto Powder che già si era addormentata.
Guardò Vander e con gli occhi fissi nel vuoto scandì semplicemente:
"Come faceva il tuo vecchio?"
Vander rise, prendendola in braccio e rimettendola a letto con la sorella.
"No! Mettimi giù, dico sul serio!"
"È tardi, Violet.
Non fa assolutamente niente per stavolta. Ti darò una settimana di prova.
Dopotutto se sceglierai di rimanere qui e non combinare niente tutto rimarrà assolutamente invariato quindi perché preoccuparsi?"
Già.
Rise tra sé e sé.
Era furbo e crudele quando voleva esserlo.
Sapeva che non avrebbe mai resistito a sgattaiolare via o anche a portare Powder e gli altri in un colpo che facilmente avrebbe messo spalle al muro tutti i vicoli e la locanda.
Eppure sbuffò per quella sera, mentre lui chiudeva la porta, si rigirò, stringendo la sorellina, mentre Vander le dava la buonanotte e lei lo ringraziava e il libro di Katarina, furente, si spalancava piano, aperto, sulla stessa pagina interrotta, per una folata di spiffero.

"Ti ha bruciata per caso? Hai segni sulle gambe o altrove?"
"No. No io ... sto bene"
"Bene."
Vi non seppe mai da quel giorno in tutta la sua vita, ogni volta che ci ripensava, se essere più grata a lui per non averla punita fino in fondo o a se stessa per non avere pianto una singola e sincera lacrima di rimorso, se non quando Vander chiuse la porta.

~

I fumi tossici e i vapori delle furenti e spigolose architravi delle perfide ramificazioni delle raffinerie dei baronati di Shimmer, dall'ex Last Drop a tutti gli stabilimenti di Silco sul lato sinistro del fiume, inondavano ancora, aleggiando, le alte finestre e le mura sottili, dalla discutibile decorazione neorealista del vecchio ufficio del defunto imprenditore e assassino della Undercity.

"Che tu sia dannata" tossicchiava nel sigaro con il bocchino dorato la cyborg, mentre in piedi su una gamba sola e col braccio buono dietro la schiena puntava quello metallico a mo' di pistola contro il vetro rotto della vetrata grande, alle spalle del rinnovato capo dell'organizzazione criminale.

"Non ti ho chiesto cosa sono io, sorella." Jinx gesticolava con il fascicolo rivestito in cuoio nella mano destra e una mascherina di ferro nella sinsitra.
"Un piccolo passetto, Sevika e la stanza sarà pervasa dall'aria tossica delle ex miniere, come ... la persona che non deve essere nominata" si alzò poi balzando sul tavolo con gli stivaletti sporchi di palude
"Adorava fare per divertirmi.
Ora. Se tu fossi Du Coteau. Dove spareresti per colpire tutto quel ben di Divinità sprecato?"
Allora si parò dietro la ex buttafuori, mettendole una mano su una spalla e sogghignando, facendo a sua volta una pistola con le dita dell'altra e puntandola alla finestra.
"Santissimi numi, questo Silco non me lo avrebbe mai chiesto." Ribadì lei, esasperata.
"Che cosa?!"
Squittì la mina vagante.
Sevika sgranò i grandi occhi di bragia.
Aveva di nuovo pensato ad alta voce.
"Che cosa hai detto?!?"
"Io non ..."
Venne quindi scaraventata sul lato est dell'ufficio.

"Non devi mai pronunciare quel nome! In mia presenza."
Jinx rise, facendo oscillare le lunghissime treccine blu e soffiando via la mini bomba a chiodi dalla canna della pistola.

Sevika si tirò su lanciando un bicchiere di vetro in sua direzione e mancandola.

"Non fosse già convalescente spezzerei il collo a tua sorella per questo!"

Fu allora che la cyborg strabuzzò nuovamente e si rese conto per la seconda volta in quella uggiosa e triste giornata, che dallo scontro con Vi l'anno prima a quel punto, aveva perso parecchi colpi.

"Che cosa hai detto?!" Strillò la mina vagante di nuovo.
L'assistente giro gli occhi, ringhiando annoiata.

"Quei due cretini di Finn e Cecil mi hanno detto che hanno preso a sganassoni Vi sul ponte."
Tossicchiò poi della fuliggine e prese una mascherina.
"Tu e la tua maledetta mania di emulare S ... Il tuo defunto padre."
Si corresse.
"Non hanno idea di chi sia stato."
Si tirò in piedi.

Era molto più grossa e imponente della più minuta criminale, nel cappotto del defunto esponente delle più deplorevoli questioni, ma Jinx la temevano tutti, dopotutto.
Persino sua sorella, la Legge di Piltover.

"E tu non solo ...
Lasci che Katarina" tentennava con lo sguardo psicotico, le dita lunghe e smalatate sfioravano fishbone scarico sulla scrivania.
"Faccia fuori metà delle mie provviste e! Scappi via con quelli della League of Legends, perché a questo punto è stata lei. È stata lei sicuramente.
Ma Vi viene pestata e messa fuori uso e tu ometti? Di dirmelo?!?"

Sevika stava sul serio considerando il licenziamento o il suicidio.

Peccato per il suo braccio nuovo e tutti i suoi ingranaggi.
Ci aveva messo un pomeriggio intero e si era svegliata alle 5 per l'ultimo upgrade, consumando metà della sua scorta di liquore personale.

"Io ... pensavo che"
Jinx fece esplodere una mini bomba a mano sotto il suo naso.
Piena di vernice per fortuna.
"Tu non sei autorizzata!
A pensare, Sevika."

Allora i poveri Finn e Cecil fecero capolino dalle scale.

"Si?" Si girò la pazzoide con gli occhiali da aviatore sulla fronte.
"Capo, noi noi abbiamo trovato la creatura."
"Wooofwick!!" Strillò battendo le mani.
"Esatto. Warwick."
"E l'avete portata qui?" Ringhiò poi puntando loro la pistola.
"N-No, signora."
"Idioti!" Strillò poi stordendo entrambi grazie ai suoi nuovi poteri da shimmer.

Sgranò gli occhi viola e ancheggiando verso Sevika la aiutò ad alzarsi da terra, ridacchiando e riponendo sia fishbone che la pistola sulle cinghie sulle sue esili spalle.

"Sai, cara Sevi."
"Dio misericordioso ..." ansimava quella
"Perdona i miei peccati e risparmiami"

"Ho un'idea per andare a fondo della questione Katarina e LoL e eccetera eccetera eccetera."
Parlò risoluta, avviandosi non verso le scale, ma verso la finestra rotta.
Con una sfera di cristallo hextech in mano.

"Che vuoi fare adesso?"
"Ma quello che tutti farebbero in questa bella situazione, ma chère Sevikà!"
Il ringhio basso da pitbull dell'altra fu udito perfino a Piltover.

"Andiamo a esporre denuncia alla polizia di Piltover."

La ex buttafuori di Vander, cyborg ed ex braccio destro di Silco era oramai sull'orlo di una leggendaria crisi di nervi.

~

"Ciao sorellona"

"Non muoverti."

Il presente, il passato, i suoi sospetti, le sue ferite e tutto stava ormai srotolandosi e prendendo forma come un puzzle della città sotterranea davanti ai suoi occhi grigi, persi e pieni di idee balorde.
Caitlyn aveva il fucile carico e puntato sulla testa di sua sorella, Powder, pur sempre imprigionata nelle parvenze della supercriminale Jinx, armata fino alle viscere, che aveva anche portato, nella sua stanza da ammalata, dove Vi era vulnerabile, costretta e ancora provata da tutti i tagli e le ustioni inflitti, la cara Sevika.

Meglio di chiunque altro eccellente a batterla in combattimento.

Non avrebbe potuto difenderla.

"Caitlyn, aspetta, e anche voi, ahh! N-Non sparate!"

Sbattè le palpebre per assicurarsi che non stesse sognando.

Si sarebbe picchiata da sola per aver detto una scempiaggine simile.

Perché le loro arcinemiche avrebbero dovuto ascoltarla? O Cait desistere quando le avevano in pugno?
Le ramanzine e le parole di Vander le tornarono in mente prepotenti, come nel racconto di Katarina quelle del generale quando lei stava per staccare la testa di Swain nell'accampamento nemico.

Vi fremeva e guardava le tre donne, poi il soffitto, la finestra.

Lei, Katarine e Garen avevano combattuto insieme in passato.
A dire il vero era stato un passato recente, prima di conoscere Caitlyn, prima di ritrovare Jinx Powder e prima di affrontare Silco.
Avevano stilato un accordo mortale e la Lama Sinistra non solo si era palesata vera davanti ai suoi sogni increduli di mocciosa che leggeva il suo quaderno rubato, ma l'aveva tirata via da Stillwater per una e una notte soltanto, per poi rinchiudercela, per uccidere un vecchio amico di famiglia, sotto il nome ben noto di Garen di Demacia dal quale la bella lady di ferro si sentiva sotto minaccia.
E stolta, suo solito, Vi aveva accettato, se non altro perché a capo della divisione di Garen c'era il generale Darius e sotto di lui Meyers, tra i soldati.
Esatto, aveva accettato più per farla pagare ai suoi vecchi nemici di infanzia che per tentare di evadere.
Sapeva che Katarina l'avrebbe risbattuta dentro. Non avrebbe mai rischiato per una stolta tirapugni.

Non seppe mai come quella feccia divenne soldato, neanche come quell'altro che l'aveva pestata il giorno dell'attacco a Piltover fosse finito nelle mani di Silco.

Ma se su una cosa sapeva Vander o Warwick o chi per lui, Vi manco voleva saperlo, aveva ragione era che la colpa era ed era sempre stata sua in primis.

"Vi, sta giù. Non sei nelle condizioni" ribadi lo sceriffo.

La psicotica le lanciò una bomba con della vernice rosa in faccia, sporcando ovviamente anche Sevika, che chiuse una palpebra sola, dall'esasperazione, poi saltò sul letto di Vi come quando era piccola e prese a saltarle su con tutta la non delicatezza di cui le sue pur sempre gracili membra fossero capaci.

"Vi, Vi, Vi, Vi!!" Saltava ancora.
"P-Powder!! Mi fai male, basta! Ahhh!"
"Uhmm" constatò quella ispezionandola da capo a piedi, mentre pure Sevika dimostrava di venire momentaneamente in pace ed essere sotto sgomento.

"Ok." Ribadì infatti.
"Chi ti ha massacrato?"

Caitlyn si riprese allora dal caos e dai nuovi colori sulla sua povera divisa e ringraziò qualunque divinità esistente che sua madre fosse ancora da Medarda quella mattina.

"Se non siete ostili." Ripose il fucile e sedette affianco a Vi, soccorrendola.
"Per quale ragione siete qui?"

"Hat Lady sciocchina e meschina.
Non posso visitare mia sorella che ha la bua, ora? Voi Piltoviani siete proprio stupidi. E cattivi!"

"Powder." Tentò Vi di alzarsi ancora.

"Mhmmm, rieccola. Jinx! Mi chiamo Jinx!" Sbatté quasi gli stivali.
"Inotre vorrei proprio sapere dove siamo arrivati, sorella. Farti fare il culo a strisce in questa maniera quando noi là sotto veniamo derubati di tutti i nostri averi e adesso manco la polizia può intervenire perché guarda un po' è stata derubata per prima!"

Sevika si avvicinò imbarazzata a Vi per controllare le sue ferite.

"Mi scuso per il pidocchio.
Mi ha costretta."

Vi da parte sua alzò un sopracciglio, si tirò indietro verso Cait e truce la minacciò con un'occhiataccia.

"Sarai contenta che sono fuoriuso, traditrice schifosa."

"Questa storia non riguarda me e te, Vi. Ho veramente più cose in comune con un pidocchio che con tua sorella minore, ma lo shimmer è sparito. O meglio, le nostre raffinerie sono bloccate e il sottosuolo per una volta è in guerra civile da prima delle nostre malefatte"

La donna riassunse, accendendosi un sigaro e porgendone uno a Vi che ovviamente scosse la testa.

Caitlyn scandalizzata buttò via la scatola direttamente e riprese a marciare verso Jinx a pugni serrati.

"In quale mondo marcio e malato io dovrei aiutare voi due a difendere quella oscenità, quel veleno, quella putrida e schifosa e mortale e ignobil ..."
"Pasticcino." Sussurrò l'innocentella a letto mentre sorseggiava una fiala viola che Jinx le aveva passato.
Poi con un salto e un urlo di dolore riuscì a mettersi seduta e per la gioia di Caitlyn le ustioni di terzo grado e le ferite da frusta sulla schiena furono quasi un brutto ricordo.
Non si rimarginarono, ma Vi riuscì a riprendersi, perlomeno fu in grado di aprire del tutto gli occhi e stare a sedere, forse pure impugnare un guantone solo che Cait naturalmente ripose.

"Ma Cupca ..."
"Ho detto no."
Jinx richiuse la fiala e le diede un pizzicotto sulla guancia col tatuaggio.
"Ora ti riconosco! Non sopportavo di vederti in quello stato."
L'altra sbuffò pesantemente, poi si tenne la mano sinistra ancora sfregiata da un rivolo secco di sangue e un taglio molto preciso che bruciava e rifiutava di rimarginarsi anche con la velenosa sostanza di Singed.
Anzi sembrava quasi espandersi ed infettarai nuovamente, portando Vi a stringere i denti e ringhiare ancora.

"Vi!" Cait le tenne il polso preoccupata.
Jinx aveva gli occhi di chiunque puntati su di lei.

"Perché guardate me? È normalissimo shimmer. Gli fa male perché è così che funziona."

Per lo sconcerto del vice e di Caitlyn e di chiunque avesse assistito, Sevika in uno scatto prese la mano dell'ex acerrima, scostò una benda con cui lo sceriffo aveva iniziato a fasciarla e la ispezionò di nuovo, nonostante le proteste e i gesti di Vi che si divincolava come se avesse avuto di nuovo 10 o 15 anni.

"Lasciami! Basta, lasciami subito!"
"Non intendo farti niente, stupida!"
La rassicurò la cyborg, usando una lente per vedere meglio.

Effettivamente la mano di Vi era stata ferita in due punti dove i nervi erano molto estesi, di modo tale non solo da procurarle molto dolore, come nelle torture più rispettabili, ma in un punto una parte di tessuto era stata incisa e sostituita con ...

"Non è possibile." Scandì poi, praticando una piccola incisione con uno dei suoi artigli, poco prima di essere sbalestrata ancora via da Jinx.

"Tu non tocchi mia sorella senza il mio permesso." La piccola criminale saltò di nuovo sul grembo di Vi e ne strinse la testa quasi soffocandola, per poi darle un piccolo bacio sulla mano.

"Caitlyn.
A-Aiuto."

"Ora basta." Le interruppe lo sceriffo.
"Questo è troppo, o ci dite che avete delle prove e una pista o sparite! Fuori da casa mia!"

"Vuoi lei eh? Ahahah! Non te la do!"
Jinx sghignazzando baciò Vi a stampo sulle labbra e mentre quella si puliva digustata il labbro con la benda dell'altra mano, buttando la sorella dall'altro lato del letto con un colpo, Sevika si sedette accanto a lei di nuovo e approfittò per continuare l'indagine.

"Dai qua!"

O la medicazione.

"Ahi, ahi!! No!! Non toccarmi!" Strepitava Vi mentre quella sistemava ingranaggi, bulloni e li estraeva uno per uno, facendola scalciare e chiamare Cait in suo soccorso.

"Ecco.
Uff. Femminuccia!" Fece poi lo sbaglio di gridarle, beccandosi un occhio nero.

"Vi!" Sgridò Caitlyn comunque.
Le aveva intimato di restare a letto.

"È stata lei a cominciare."

"Bel ringraziamento." Si alzò poi la cyborg.
"Se avessi aperto le orecchie e quella testa dura che ti ritrovi invece di accusarmi e menare le mani ti saresti accorta che ti ho appena salvato la mano sinistra dall'amputazione."

Sevika era fredda, cinica e cattiva, Vi ricordava.
Una volta da piccola aveva rinchiuso Powder nello scantinato e lei l'aveva affrontata per vendicarsi solo per beccarsi una ripassata tale che ancora si ricordava.

Carino ed equo il destino le avesse fatte rincontrare quando da grande aveva avuto le carte per affrontarla.
Difetto di fondo del Fato spesso cambiava mano in manrovescio e Vi lo aveva imparato sulla propria pelle quante volte prima di massacrarla e strapparle il braccio meccanico nella vecchia sala di bevute, sarebbe finita lei a faccia a terra per prima.

"Amputazione?" Ripetè Caitlyn sedendosi sulle ginocchia di Vi.
"Ohww!"
"Scusami, io mi sposto, non ci ho pensato ..."
"No, no. Non se ne parla." La strinse l'altra. "
Sevika e Jinx presero posto sulla poltrona dall'altro capo, o meglio Jinx vi sedette in modo scomposto, in orizzontale e Sevika si poggiò al bracciolo.

"Quei circuiti vengono utilizzati nelle protesi nefaste dell'esercito della Rosa Nera di Noxus.
Riconoscerei i segni di quel cacciavite ovunque.
Quell'affare costa più di metà sottosuolo ma sarebbe in grado di sbaragliare tutti gli agenti di Piltover." Si girò poi verso Jinx che la guardava interrogativa.
E perplessa.

"Che vuoi?"

"Mi stupisci sempre di più.
Hai salvato Vi.
Conosci questi indizi.
Stai cercando di spodestarmi?"

Sevika sbuffò ancora, buttando il sigaro nel posacenere sul comodino di Caitlyn, facendolo cadere a terra e rompere.

Lo sceriffo prese una mano di Vi per darsi forza, quella le diede un bacio sul collo per fare lo stesso.

Jinx contenendo l'impulso di sparare loro ancheggiò davanti al letto e portò un dito al mento.

"Quindi se non siamo state noi e nemmeno i criminali di Wooofwick e di sotto. Chi ha fatto questo a Vi Vi?"
Ciocche rosa la guardò e richiese
"Warwick? Il lupo mannaro? Quello che dà filo da torcere alle barche di sotto?"
"Uhmm, brava, sorella. Avete avuto a che fare?" Provocò Jinx.
Vi scostò di nuovo i brutti pensieri, guardò un momento Caitlyn, poi tremò di nuovo e scosse la testa.
"È solo un brutto presentimento, niente altro."

"Non abbiamo tempo per le incertezze" ribadì Sevika.
"Se quello che ho visto è vero vuol dire che qualcuna delle mani di Du Coteau è alle tua calcagna, Vi."

La chempunk provò a infilarsi il guantone destro, poi il sinistro, solo per soffocare un altro grido.
"Ahhhh!! Merda!"

"Te l'ho detto." Si alzò Caitlyn.
"Non è il momento, shimmer o meno. Per come ti hanno ridotta."

Sevika rigirò il meccanismo tra le mani.
"Oltretutto chiunque ti abbia messo questo voleva controllarti in qualche maniera. Contiene un localizzatore."
Poi premette un bottone laterale e ...

Jinx fece in tempo a neutralizzare la carica prima che scoppiasse mentre sceriffo e vice si stringevano di nuovo, non curanti di chi le guardasse.

"Avete finito di copulare voi due?"
Ribadì Jinx Powder.

"Effusioni da malata.
Potrei vomitare!" Sparò poi all'aggeggio.

"Se volete aiutarci" iniziò poi Vi a tornare al proprio solito tono di voce.
"Dovrete essere più convincenti e farci vedere di più che un tentato omicidio."
Caitlyn si assicurò che le guardie nel cortile avessero lasciato il turno.
"Chi avrebbe voluto fare una cosa simile a Vi?" Si rivolse poi all'amata.
"Avevi detto che la League of Legends, Katarina, Garen e Talon erano dalla tua parte."

"Talon!" Sevika non le diede tempo di continuare.

"Quell'assassino usava coltelli e ingranaggi per far fuori le sue vittime. Tanto che il generale padre di Katarina lo minacciò di entrare a far parte della Rosa non avesse collaborato."

Tutte le presenti si girarono esterrefatte verso di lei.
Jinx ricordò le storie che Vi le leggeva prima di essere rinchiusa nello scantinato di Benzo.

Vi sorrise, quasi leggendole nel pensiero.
Poi ringhiò ancora a Sevika.

"E tu lo sapevi?!"

Quella si riaccese un sigaro.

"Senti, signorina.
Già è troppo che abbia accettato di aiutare questa schifosa piattola di tua sorella a venire a fondo della cosa, se non altro perché piuttosto che restare nei bassifondi con gli altri della banda è meglio.
Ma sappi che semmai. Semmai dovessi accettare di aiutarti sarebbe soltanto per capire come accidenti sia possibile che Vi ottiene caccia personalizzata, una taglia di tale valore da essere adocchiata da Talon e Katarina in persona e io invece resti a fare da babysitter alla squattrinata orfana di quartiere di Vander che ha ucciso Silco la setimana scorsa."

A quel punto prima che Vi potesse ribattere e difendersi ci pensò Jinx a spararle e stordirla.

Non l'avrebbe uccisa.

Ma non doveva nominare Silco, glielo aveva detto.

"Quindi la LoL e Katy sono sulle nostre tracce come nella tua storia, sorella." Ripose fishbone e la pistola e sedette ancora sulla sua gamba facendola fremere.
"Ahhh!! " gridò Vi.

"Credo che volesse terminare dicendo che le va bene purché alla fine di tutto lei torni a essere la numero 1 e tu il pulcino impaurito di fiume eheh."

Caitlyn dovette contenersi per restistere all'urgenza di strozzarla.

"Abbiamo un accordo?

Vi si morse la lingua mentre lo sceriffo le strinse le spalle, baciandola sulla fronte.

"Fa quel che devi, Cupcake." Disse a malincuore.
"Io io non te lo impedirò. Stavolta."

Caitlyn scosse la testa e porse la mano a Jinx, pur con riluttanza.

"Accettiamo."

"Cosa?!" Scattò Vi.

"Non abbiamo scelta, tua sorella e Sevika hanno un punto a favore." Raccolse l'ingranaggio da terra e ne studio le forme metalliche.

"Dopotutto nemmeno io ce l'ho avuta quando mi sono dovuta fidare di te."

Vi si strinse nelle coperte, cercando di scendere e tirarsi in piedi a piccoli passi, mentre in lontananza nelle buie foreste di Runeterra e nei bassifondi bui dei vicoli, persino di giorno, ululati, spade e metallici suoni creavano nuovi incubi nella sua mente tribolata da ricordi cancellati.

 
 
  
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