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Autore: ChrisAndreini    03/01/2022    0 recensioni
Una figlia di papà rigida e viziata
Un insicuro amante dei film d'autore
Una ragazza abile a non farsi notare
Un caotico fervido sostenitore di diritti LGBT+
Una entusiasta e goffa artista
Un musicista appena arrivato in città
Un laboratorio al quale sono costretti a fare gruppo nonostante le marcate differenze
E una tempesta inaspettata che li colpisce donando loro mistici poteri
Il caos è inevitabile, così come i sentimenti
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Mission Impossible

 

Catherine era piuttosto convinta che il loro gruppo non avrebbe fatto granché al laboratorio di Filmmaking, quindi cercava di approfittare delle lezioni per riprendere il più possibile e provare poi a mettere insieme un irriverente cortometraggio sui retroscena del gruppo, dato che era francamente l’unica cosa che sarebbero stati in grado di fare, vista la distrazione di tutti i membri.

Non che al momento stesse riprendendo, dato che erano nel mezzo di una lezione del professore riguardo il montaggio, ma Catherine era l’unica a prendere appunti lì in mezzo, visto che Kenneth adocchiava Adam, che pallido e smunto provava a seguire senza il minimo successo e fissava il foglio bianco nel tentativo di evitare lo sguardo dell’amico.

Aria dormiva sul banco, con un leggero vento che le scompigliava a caso i capelli, e Queenie la fissava discretamente e le stava il più vicino possibile perché tale vento era anche piuttosto caldo.

Ed infine Noah aveva due enormi borse sotto agli occhi, e alternava la presa di appunti a dei messaggi al telefono, che non smetteva di accendersi, ogni cinque secondi.

Catherine provava molta pena per quel ragazzo, era troppo buono per morire così giovane a causa di Carrie, cosa che purtroppo sarebbe successa prima o poi.

Più prima che poi.

Già, povero ragazzo.

Ma Catherine non doveva immischiarsi.

Aveva provato ad avvertirlo, andando anche molto fuori dalla sua comfort zone, quindi non era colpa sua se era finito dritto nella trappola della yandere fuori di testa.

Ma gli faceva comunque una certa pena, perché era davvero un bravo ragazzo che non meritava quella sorte.

…non che gli altri ragazzi di Carrie avessero meritato tale sorte, ma Noah era particolarmente un bravo ragazzo, da ciò che Catherine aveva potuto intuire.

O forse la sua pena derivava dal fatto che era l’unico di questi ragazzi con il quale aveva intrattenuto più di una conversazione di poche parole, dato che non aveva potuto evitarlo come aveva sempre evitato gli altri.

Ma doveva smettere di pensarci: la propria sopravvivenza veniva sempre al primo posto.

-Bene, ragazzi, e ora che abbiamo chiaro il concetto, vi chiedo di realizzare un corto di circa un minuto con questo stile di montaggio, entro la settimana prossima. Potete iniziare a lavorarci già dalla fine di questa lezione- il professore concluse la spiegazione, e solo allora Catherine si rese conto che si era distratta per gli ultimi minuti, troppo intenta a pensare all’ordalia di Noah Mendez.

Cavolo! Lei non si distraeva facilmente, e di certo non a causa di un ragazzo! Cosa le stava succedendo?!

Lanciò un’occhiataccia verso Noah, causa del suo mal, e rivide gli ultimi appunti presi per controllare quale tipo di montaggio dovessero utilizzare.

Erano senza ombra di dubbio il gruppo messo peggio in quel laboratorio, dato che intorno a loro, tutti quanti avevano iniziato a parlare entusiasti tra loro.

-Cathy, ti prego, dimmi che almeno tu hai preso appunti- Kenneth fece sobbalzare Catherine abbracciandola di scatto e posando il volto sulla sua spalla per controllare i suoi fogli.

-Non devi contare sempre su di me, Kenneth- lo riprese, guardandolo storto.

-Ma allora su chi altri dovrei contare- Kenneth le scompigliò i capelli e le diede un bacio sul capo.

Catherine si ritirò, spazientita.

-Facciamo brainstorming sul corto della prossima settimana?- chiese Noah, rivolto a tutto il gruppo, mettendo da parte il telefono felice di avere una scusa per ignorare i messaggi.

-Sì… ehm… voi come pensate di fare quel… ehm… quel tipo di montaggio?- Queenie cercò di prendere in mano la situazione, senza però avere la minima idea di cosa dovessero fare.

-Eh… che… che dobbiamo fare?- Aria si destò improvvisamente dal suo sonno e si guardò intorno spaesata.

-Era un montaggio parallelo o alternato? Mi sono perso, mi dispiace un sacco!- anche Adam cadde dalle nuvole, ma viste le sue enormi borse sotto agli occhi e il fatto che per tutta la lezione era stato pressato da Kenneth, Catherine non riuscì ad avercela con lui.

Solo che ora tutto il peso gravava sulle sue spalle distratte, e tutti la fissavano aspettando che fosse lai a rispondere. Era lei ad aver seguito, ad aver preso appunti, era l’unica in grado di aiutarli in quella situazione.

Solo che… non aveva idea di cosa dovessero fare.

Iniziò a sudare freddo, in ansia, e a controllare al meglio gli appunti per cercare un qualche indizio.

-Dobbiamo fare un corto di circa un minuto con montaggio alternato. Non deve esserci una trama particolare, basta essere precisi tecnicamente- Noah intervenne, controllando i propri appunti che Catherine non si era neanche resa conto stesse prendendo, impegnato com’era a rispondere alla sua futura assassina. 

Nonostante l’astio che provava nei suoi confronti per nessun motivo particolare, Catherine si sentì infondere di un moto di gratitudine profonda per il ragazzo che l’aveva appena salvata dalla responsabilità di tenere il peso del gruppo sulle sue spalle.

-Però sarebbe comunque meglio creare una trama, per spiccare rispetto agli altri- Queenie, più sicura di sé, iniziò a pensare a qualcosa.

-In un minuto non possiamo essere troppo creativi- borbottò Kenneth, cercando di antagonizzare Queenie per principio.

-Senti, ma ti danno uno stipendio per essere sempre contro di me?- si irritò la regina di ghiaccio.

-Era una riflessione più che legittima, forse sei tu che ricevi uno stipendio per ogni volta che dubiti delle mie buone intenzioni- si infiammò subito Kenneth, non letteralmente per fortuna.

Catherine sospirò, e prese la sua fedele telecamera per riprendere il litigio. 

Era materiale per il loro corto finale, dopotutto.

Rimasero il resto della lezione a provare a farsi venire una qualche idea senza il minimo successo, e l’ora finì senza nulla di fatto, come sempre.

Catherine avrebbe seriamente voluto lamentarsi sulla scelta del gruppo, perché Kenneth e Queenie non potevano minimamente lavorare insieme.

Catherine non conosceva nel dettaglio il trascorso tra i due, e i motivi per i quali si odiassero tanto, ma a prescindere da chi avesse torto o ragione, erano entrambi insopportabili se messi insieme.

-Che fate ora?- chiese Aria, rivolta verso i non litiganti, per fare conversazione mentre sistemava la borsa.

-Io devo andare in biblioteca, devo fare un saggio per un corso e sono in alto mare- rispose Adam, sospirando rassegnato.

Nell’opinione di Catherine sarebbe dovuto andare a letto a dormire per recuperare il sonno perso, ma non disse nulla.

-Vengo con te! Sono ancora più indietro- si prenotò Kenneth, dimenticandosi Queenie e prendendo l’amico per un braccio.

Era proprio crudele nei confronti dei sentimenti del povero Adam, ma Catherine non commentò.

-Io e Queenie dobbiamo andare alle prove di teatro. Non vedo l’ora di cominciare!- Aria batté le mani entusiasta.

Queenie si incupì.

-Bisogna essere professionali- borbottò, seccata alla prospettiva.

-Io non ho…- Noah cominciò a dire, poi gli arrivò un messaggio al telefono, e sbiancò -…non è che posso unirmi a voi?- chiese, rivolto a nessuno in particolare.

-Le prove di teatro sono a porte chiuse- Aria scosse la testa, dispiaciuta.

-E i posti in biblioteca sono prenotati- Kenneth alzò le spalle.

-Okay… a pranzo? Pranzate da qualche parte? Posso unirmi a voi? Vi prego, ho bisogno di un impegno! Possiamo parlare del corto! Sono disposto a fare tutto il lavoro! Compongo le musiche- Noah era supplicante e terrorizzato.

-Woo, amico. Che succede? Perché questa urgenza?- chiese Kenneth, iniziando a preoccuparsi.

-Carrie mi ha chiesto di pranzare insieme, ma non ce la faccio! È tutto il giorno che mi tormenta!- si lamentò Noah, abbassando esponenzialmente la voce mentre parlava di lei come se temesse fosse appostata da qualche parte ad ascoltarlo, cosa che, conoscendo Carrie, era capace di fare.

-Ah… condoglianze, amico- Kenneth gli diede qualche pacca sulla spalla, e poi gli diede le spalle. Non voleva avere niente a che fare con quella pazza.

-Io rinuncerei anche alla biblioteca, ma è una settimana che l’ho prenotata, e poi nel pomeriggio ho un’altra lezione- Adam sembrò molto più dispiaciuto nel lasciare Noah a sé stesso.

-E noi dobbiamo essere professionali- Queenie scosse la testa, indicando lei e Aria.

Catherine era in procinto di andarsene senza dire nulla, dato che non era neanche stata interpellata direttamente, quindi poteva benissimo fingere che la situazione non la riguardasse minimamente.

Purtroppo Noah si girò verso di lei prima che potesse fuggire.

-Catherine, tu hai qualcosa da fare a pranzo?- chiese, speranzoso, supplicante, adorabile.

Il cuore della ragazza perse un battito.

-Io…- voleva rifiutare. Aveva degli impegni nel pomeriggio, e soprattutto non aveva la minima intenzione di finire nel mirino di Carrie. Se Noah fosse uscito con Kenneth, o con Adam, potevano salvarsi, ma lei sarebbe stata sepolta dall’onda, soprattutto se lei e Noah pranzavano da soli e Carrie li vedeva.

Noah sembrò intuire tutto questo dal semplice “io…” di Catherine, e abbassò la testa, abbattuto.

-Non sei costretta, scusa, è solo che sono disperato- si tirò indietro, comprendendo la sua ansia.

-Va bene- si lasciò sfuggire Catherine, pentendosi nell’istante in cui le parole le uscirono dalle labbra.

Noah la guardò stupito, Kenneth completamente sconvolto.

Ma ormai il dado era tratto.

-Possiamo portarci avanti con il cortometraggio, ed è solo un pranzo… prendiamo un panino da qualche parte e riprendiamo qualche scena. Dopotutto abbiamo poco tempo- provò a razionalizzare la sua decisione, con l’ansia crescente nella bocca dello stomaco.

-Oh, grazie! Grazie tantissimo! Offro io! Ti sarò per sempre debitore!- Noah la guardò con occhi brillanti. Il suo entusiasmò preoccupò non poco Catherine, che si guardò intorno a sua volta sperando che Carrie non li avesse notati.

-No! Ognuno paga per se, e pensa ai fatti suoi! Dobbiamo lavorare!- mise dei paletti precisi, evitando il suo sguardo e pregando di non essere arrossita.

Noah sembrò capire.

-D’accordo, certo. Grazie mille, comunque. Aspetta che avverto Carrie e possiamo andare- prese il telefono e iniziò a scrivere, sollevato.

-Beh, buona fortuna. Noi andiamo- Queenie salutò e si avviò fuori, seguita da Aria, che agitò la mano con più entusiasmo.

-Andiamo anche noi, Kenneth?- Adam indicò l’uscita, ma Kenneth continuava a fissare la cugina, che evitava il suo sguardo imbarazzata.

-Sì, intanto avviati, io ti raggiungo tra un minuto- Kenneth fece cenno all’amico di andare avanti senza di lui, e approcciò Catherine.

-Hai bisogno che venga anche io?- chiese in tono serio, preoccupato per la situazione.

-No, tranquillo, ho tutto sotto controllo- lo rassicurò lei, anche se non aveva niente sotto controllo.

-D’accordo… alle cinque ci vediamo comunque in camera mia, okay?- Kenneth confermò l’appuntamento che avevano.

-Sì, non fare tardi. Sai che ho i tempi stretti- gli ricordò Catherine, fulminandolo con lo sguardo.

-Sì, sì, lo so. Spero di riuscire a far vuotare il sacco ad Adam entro quell’ora- Kenneth lanciò un’occhiata verso l’esterno.

-Non pressarlo troppo- gli consigliò Catherine, conscia di cosa probabilmente avesse Adam, ma per niente intenzionata a dirlo al cugino.

-Lo sai che sono discreto. Tu stai attenta alla yandere pazza- Kenneth le scompigliò i capelli, e si avviò fuori.

-Tu non fare tardi questo pomeriggio!- gli ricordò Catherine.

-Sì, sì, sì…- promise Kenneth, uscendo camminando all’indietro e rischiando di andare a sbattere.

-Ci sono. Carrie è stata stranamente comprensiva. Dove andiamo?- Noah raggiunse la ragazza pochi secondi dopo, e sembrava completamente rinato.

-Prendiamo un panino da qualche parte- rispose Catherine, alzando le spalle.

Sperò davvero di non pentirsi del suo gesto di altruismo.

Ma Noah aveva questo potere incredibile di trascinarla dolcemente fuori dalla sua comfort zone.

Forse perché si sentiva estremamente in debito nei suoi confronti.

Ugh! Perché Carrie si era presa una cotta proprio per Noah Mendez?!

 

Noah aveva un piano! 

Un piano stupido e rischioso e a breve termine, ma era meglio di niente.

Anche se era così a breve termine che già stava iniziando a fallire, e il ragazzo ricominciava a disperarsi.

Ma comunque un piano ce l’aveva, e comprendeva il fingersi un ragazzo all’antica d’altri tempi per tenere Carrie a distanza e sperare che prima o poi si stancasse di lui perché noioso e decidesse di lasciarlo perdere.

Purtroppo al momento sembrava sempre più interessata perché “difficile da ottenere” e allo stesso tempo lo pressava pretendendo che si velocizzasse per lei, e Noah non sapeva più che scuse inventarsi.

Non era bravo a mentire o ad ingannare, era sempre stato un libro aperto per tutti.

Un altro degli svantaggi di essere sempre il ragazzo nuovo, infatti, era che per integrarsi doveva lavorare il doppio più in fretta rispetto agli altri, perché non aveva il tempo di farsi conoscere a step.

Al momento, però, era stato tratto in salvo da un vero e proprio angelo dai capelli ricci, che stava mangiando un panino accanto a lui seduta sul muretto e intenta a discutere con lui del cortometraggio che avrebbero fatto entro la settimana successiva.

Più che altro Noah ascoltava, mentre mangiava un panino particolarmente buono che gli era stato consigliato dalla sua accompagnatrice.

O meglio, lei lo aveva preso, e lui aveva deciso di provarlo, rimanendone piacevolmente sorpreso.

Era economico, particolare, e tipo venti volte meglio della spigola costosissima che aveva mangiato con Carrie durante quel disastroso pranzo di qualche tempo prima.

Forse proprio perché non era un cibo costoso, forse a causa della compagnia molto più piacevole.

-Ti sto annoiando?- chiese ad un certo punto Catherine, a disagio, distogliendolo dai suoi pensieri.

-Cosa? No! Io… scusa, sono un po’ distratto- Noah arrossì, imbarazzato per essere stato colto con la mente altrove.

-Tranquillo. Sono io ad avere una voce poco interessante da seguire. Ho buttato giù qualche idea per il corto- Catherine gli mostrò il quaderno su cui aveva scritto gli appunti. Aveva una scrittura molto piccola e fitta. Rappresentava perfettamente la sua personalità.

-Wow… sei la migliore del corso. Mi dispiace che sei finita nel nostro gruppo- si complimentò Noah, facendole un sorriso incoraggiante, molto colpito da quanto in fretta avesse elaborato il cortometraggio.

Catherine sobbalzò, e si guardò intorno, preoccupata.

-Noah, non mi sorridere- sussurrò, con urgenza.

Noah si ritirò, abbandonando completamente il sorriso.

-Scusa…- alzò le mani, poi ci pensò un attimo -…perché?- indagò, confuso. Sorridere era semplice cortesia. Aveva forse qualcosa tra i denti? O solo un brutto sorriso? O un pessimo alito? Iniziò a farsi mille paranoie.

-Se Carrie ci vedesse troppo amichevoli potrebbe pensare male, e non voglio finire nel suo mirino- spiegò Catherine, a bassa voce e fingendo indifferenza nei confronti di Noah. 

-Pensi che sia qui in giro?- chiese Noah, preoccupato, guardandosi bene intorno.

-Non essere così palese!- lo riprese Catherine, facendolo fermare di scatto -Comunque sì, è quasi certo che Carrie ci stia osservando. Penso sia dietro quei cespugli- indicò poi discretamente un punto alle sue spalle, da dove si aveva una visione perfetta di entrambi, ma soprattutto di Noah.

-Sei esperta- commentò Noah, con il cuore che batteva a mille per l’ansia della situazione.

-La conosco da anni. Ho elaborato parecchie strategie per restare fuori dal suo radar- spiegò Catherine, alzando le spalle.

-Mi farebbe comodo conoscerne qualcuna- Noah ridacchiò, anche se era effettivamente inquietato da Carrie, e avrebbe accettato ogni consiglio o strategia come manna dal cielo.

Ma non voleva coinvolgere troppo Catherine. Era chiaro che non volesse avvicinarsi neanche lontanamente a Carrie, e per estensione a lui. Noah si sentiva un po’ in colpa per averla spinta a vedersi a pranzo. Era chiaro che non volesse essere lì. 

Il ragazzo iniziava a sentirsi sempre più in trappola. Forse avrebbe dovuto semplicemente scappare. Scappare da Carrie, dall’università, dalla città stessa. Non è che avesse qualcosa che lo ancorasse lì, dopotutto. L’unico problema erano i soldi che avrebbero perso per fare il trasferimento. Sua madre faceva già troppi sacrifici, Noah non poteva chiederle anche quello. Doveva risolvere tutto con le proprie forze.

-Hai già in mente una qualche strategia?- chiese Catherine, con indifferenza, ma a voce leggermente più alta. Non abbastanza da farsi sentire da Carrie, ma abbastanza da attirare l’attenzione del terrorizzato e distratto interlocutore.

Noah le lanciò un’occhiata timorosa, come se temesse che solo guardandola avrebbe potuto metterle un bersaglio in testa da parte di Carrie.

-Beh…- si grattò nervosamente il collo -…speravo di prenderla per sfinimento, fingendo di essere uno all’antica che vuole corteggiare qualcuno per anni e anni e anni… ma non sta funzionando granché bene- spiegò, un po’ imbarazzato dal doversi confidare proprio con lei.

Avrebbe dovuto ascoltare il suo consiglio, la prima volta che aveva provato a metterlo in guardia su Carrie!

-È una strategia intelligente… anche se a breve termine. Ma ci puoi lavorare. Di solito Carrie perde interesse in fretta se non è continuamente stimolata, e i ragazzi che lascia subito sono quelli che ottengono le vendette meno impegnative. Ma essere originale e corteggiarla all’antica potrebbe anche interessarla maggiormente- Catherine si portò una mano sul mento, pensierosa -Aspetta un secondo- riprese il quaderno dalle sue mani, e lo sfogliò fino a raggiungere la fine, dove c’era una piccola tasca, dalla quale tirò fuori un foglio piegato più volte su sé stesso. Lo spiegò, e lo guardò con attenzione.

Noah la lasciò fare, curioso ma cercando di non superare il limite.

Non riuscì a non notare però che nei fogli che aveva sfogliato velocemente c’erano parecchi schizzi, e qualche disegno del logo di Black Cat. Era un segugio, quando si trattava della sua youtuber preferita.

-Okay… gli unici ragazzi di cui non si è crudelmente vendicata sono quelli che erano troppo più ricchi e potenti di lei, quelli che si sono rivelati omosessuali, e quelli che ha frequentato meno di una settimana e ha mollato lei… tu sei etero, giusto?- Catherine lo squadrò interessata.

Noah si ritrovò ad arrossire, e annuire.

-Sì, sono etero… e alleato- confermò, sottolineando la seconda cosa, ricordando che comunque la ragazza davanti a lui era la cugina di Kenneth la bandiera del pride umana.

-Peccato… mai pensato di provare l’altra sponda?- insistette Catherine, completamente impassibile.

-Eh… per finta, intendi?- Noah iniziò a capire il suo piano. Catherine scosse la testa.

-Una volta un ragazzo l’ha mollata dicendo di essere gay… cinque anni dopo Carrie ha scoperto che si era fidanzato con una ragazza e al momento entrambi scontano una pena di diciassette anni per rapina a mano armata- controllò un appunto sul foglio.

-Cosa?!- Noah era a bocca aperta, sempre più spaventato.

Catherine alzò le spalle.

-Prenderla in giro e farle capire che vuoi mollarla è una strada diretta verso la morte- aggiunse poi, scannerizzando con gli occhi il foglio con gli appunti. Noah diede un’occhiata: era uno schema estremamente dettagliato, FBI style, di tutti gli ex ragazzi di Carrie.

Era… inquietante. 

Catherine sembrò accorgersi dello sguardo sorpreso di Noah, perché arrossì appena, coprì i complicati schemi, e i suoi capelli si fecero leggermente più crespi, come se avessero dell’elettricità all’interno.

-Non sono una stalker, solo una buona osservatrice- si giustificò, in un sussurro.

-Non ho mai pensato fossi una stalker. Sono molto affascinato dal tuo zelo- si affrettò a difendersi Noah, e a rassicurarla.

-Comunque, non puoi farle capire che vuoi allontanarti… ma allo stesso tempo fare in modo che sia lei a stufarsi di te. Dovresti annoiarla, ma non ignorarla- Catherine continuò a dare consigli, come se stesse parlando della lista della spesa.

-Sembra… difficile- ammise Noah, poco esperto di imbrogli e manipolazione mentale.

-Un po’ lo è in effetti. Se fosse facile non ci sarebbero state così tante vittime. I consigli specifici che posso darti sono di essere molto accondiscendente ma parlare molto poco con lei a meno che non sia lei a cominciare il discorso. Darle però buongiorno e buonanotte e usare emoticon quando le rispondi per trasmettere affetto anche quando l’affetto non c’è. Riduci le interazioni con le altre persone al minimo, soprattutto con le ragazze, me compresa. Se però usi la scusa dell’università dovrebbe andare bene. Le piacciono le persone che si impegnano e possono mantenerla in futuro- Catherine probabilmente non aveva mai parlato così tanto con qualcuno che non fossero Kenneth o i suoi genitori, ma Noah era un buon ascoltatore. Annuiva, era attento, e a metà discorso aveva iniziato a prendere appunti per non dimenticarsi nessuno di quei consigli. Era davvero una salvavita.

-No, non prendere appunti a meno che non siano criptati. Se li trovasse sarebbe un disastro- gli consigliò Catherine rendendosi conto di cosa stesse facendo, e arrossendo appena per l’estremo interesse che Noah stava mostrando nei suoi confronti.

-E a proposito di cose che non deve vedere… cerca di non rivelarle mai qualcosa che ti sta davvero tanto a cuore. Se possibile menti al riguardo. Tipo… sa che suoni la chitarra, probabilmente, ma fingi che sia solo un passatempo, e che la cosa che ti sta più a cuore al mondo non è la musica ma… non so… un vecchio maglione di tuo nonno che in realtà hai comprato al mercatino. Cose del genere. Così se dovesse andare per il peggio, eviterà di vendicarsi puntando le cose che ti stanno davvero a cuore- Catherine continuò i consigli, indicando il maglione che Noah portava.

In realtà era davvero un vecchio maglione di suoi nonno Arturo, ma evitò di dirlo a Catherine… e avrebbe di certo evitato di dirlo a Carrie. Aveva litigato per giorni con suo cugino Diego per averlo, non avrebbe permesso ad una pazza di distruggerglielo per vendicarsi di qualcosa.

Anche se c’era un’altra cosa che al momento a Noah premeva scoprire.

-Sai che suono la chitarra?- chiese infatti, sorpreso che Catherine conoscesse questa sua passione. Non che fosse un segreto, dato che su Instagram postava spesso video di lui che suonava, e aveva anche realizzato la fansong di Black Cat più famosa su youtube che era anche diventata la sigla del canale, ma, beh, dubitava che Catherine sapesse che lui era quel Noah, e aveva anche detto di non avere Instagram.

-Sì… ne abbiamo parlato… mi pare… una volta- rispose Catherine, un po’ in difficoltà.

-Oh… figo che te lo ricordi- ammise il ragazzo, con un sorrisino imbarazzato e felice.

-Noah… ti sembro una che si dimentica le informazioni?- lo prese in giro Catherine, indicando la sua lista con un’espressione di superiorità.

Il cuore di Noah ebbe un fremito.

Aveva appena fatto una battutina?! L’indifferente Catherine aveva fatto una battutina a lui?! Era così adorabile!

Ma durò un secondo, perché, come resosi conto che era uscita dal personaggio, Catherine tornò impassibile, e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.

-Comunque… sono una buona osservatrice, e ho buona memoria. Quindi… ecco… ne so molto di Carrie. Ma se ti da fastidio che io…- 

-No!- Noah la interruppe subito -Anzi… le tue informazioni sono veramente una manna dal cielo. Sono onorato che tu abbia deciso di condividerle con me- Noah le sorrise.

Catherine non perse tempo a rimproverarlo.

-Non sorridermi. Carrie potrebbe confondere una qualsiasi smorfia per un sorriso innamorato, quindi sta attento- gli ricordò. Noah finse indifferenza, ma non era bravo quanto l’amica e compagna di laboratorio.

Si guardò intorno per vedere se Carrie fosse in giro, ma non la vedeva da nessuna parte.

-Direi di riprendere qualche scena per il corto della prossima settimana e poi ognuno va per la sua strada. E ti consiglio di rimproverarmi ogni tanto durante queste riprese- Catherine prese la videocamera e iniziò a regolare le impostazioni per ottenere una buona inquadratura.

-Rimproverarti? Perché mai dovrei farlo?- Noah la guardò confuso.

-Se Carrie ti chiede di vedere i video glieli puoi mostrare e se vede che mi rimproveri capirà che non hai la minima considerazione di me. Se ti rimproverassi io potrebbe volersi vendicare per conto tuo e preferirei evitarlo- spiegò Catherine distrattamente.

Noah non riusciva a capire come riuscisse a pensare a delle strategie così in fretta e con tale naturalezza, ma era sempre più affascinato dalle sue brillanti doti.

…e inquietato dai motivi che le stavano facendo uscire fuori.

-Più parliamo di Carrie, e più mi sembra il cattivo di un videogioco. Troppo assurda per essere vera- ammise, un un certo timore.

-Oppure è la protagonista, se prendiamo i giochi che vanno di moda adesso, con antieroi o protagonisti “moralmente ambigui” che francamente sono solo cattivi e basta- gli diede man forte Catherine, molto tra sé.

-Tipo Yandere Simulator?- chiese Noah, ricordando le parole che Black Cat aveva detto quando aveva espresso in un vlog l’intenzione di non continuare la serie di Yandere Simulator per questioni personali e morali. Molti l’avevano criticata definendola esagerata, ma Black Cat aveva ribattuto che conosceva persone che avevano preso le idee messe in pratica da lei e le avevano usate nella vita vera, e questo l’aveva piuttosto turbata. 

-Non parliamo di Yandere Simulator, guarda!- Catherine sbuffò, e si affrettò a cambiare argomento -Sono pronta per girare, quando vuoi tu- 

-Anche subito- Noah accettò il cambio di argomento e si mise a disposizione.

Girarono senza problemi. Anzi, si ritrovarono davvero bene a lavorare insieme, sulla stessa lunghezza d’onda e complementari nella lavorazione, anche se dovettero fingere il contrario per non far insospettire Carrie, ma anche nella finta disorganizzazione risultarono organizzati.

E quando conclusero il lavoro, e si salutarono, sembrò che entrambi non volessero separarsi, perché iniziarono a camminare nella stessa direzione.

-Ehm… dove sei diretta? Alla fermata dell’autobus? Posso accompagnarti se vuoi, visto che è sulla stessa strada- rendendosi conto della cosa, Noah la raggiunse.

Catherine esitò qualche istante, ma poi scosse la testa.

-In realtà… devo andare al dormitorio dell’università. Tra un paio d’ore devo vedermi con Kenneth e poi andiamo insieme a casa mia. Oggi dorme da me- spiegò, a bassa voce.

Noah accennò un sorriso, ma si corresse subito, e assunse un tono indifferente.

-Beh, allora, visto che già ci siamo, possiamo fare la strada insieme. È un po’ una seccatura visto che sei noiosa, ma almeno faccio il brav’uomo che protegge la ragazza inferiore- si finse disinteressato, e si sentì terribilmente in colpa. Lui non le pensava neanche lontanamente quelle cose. E come poteva farlo?! I modelli di forza della sua famiglia erano tutte donne! Da sua madre, a sua zia, alla ragazza di suo cugino Diego. Aveva visto quella donna solo un paio di volte, ma era il tipo che ti poteva aprire in due se solo la guardavi storto… mmmm, forse poteva chiederle aiuto per la questione Carrie… nah, meglio non fare crossover troppo evidenti.

Sentì un verso strano ma stranamente familiare, e si girò di scatto verso Catherine, che però era perfettamente impassibile, e lo guardava annuendo appena.

-Sì… stai migliorando. C’è la quantità giusta di sessismo- gli sussurrò, prima di alzare la voce -Non vorrei chiedertelo, ma effettivamente sono in pericolo a stare per strada a quest’ora- disse senza emozioni evidenti nella voce. Erano solo le quattro del pomeriggio, non era un orario particolarmente pericoloso, soprattutto a New Malfair, ma dettagli.

Alla fine fecero la strada insieme. La compagnia di Catherine era estremamente rilassante per Noah, proprio perché non sentiva il bisogno di essere brillante, o parlare, o fare gesti particolari. Certo, doveva stare attento a Carrie, ma Catherine, in sé, lo metteva molto a suo agio.

Se solo avesse ascoltato il suo consiglio prima di restare invischiato con Carrie!

 

Kenneth sapeva di essere in ritardo al suo appuntamento con Catherine, ma prima di tornare al dormitorio, dove sicuramente la cugina lo stava aspettando, doveva spezzare Adam!

O meglio, prima che vi facciate strane idee, doveva spezzare la ferrea resistenza che Adam stava mostrando nel non volergli rivelare cosa gli stesse succedendo.

Kenneth non era un tipo invadente, sapeva benissimo l’importanza dei segreti e quanto fosse necessario tenerli per sé e non rivelarli alle persone sbagliate. Un piccolo segreto aveva rovinato la sua intera vita.

Ma qualsiasi cosa Adam stesse tenendo per se lo riguardava, quindi Kenneth aveva tutto il diritto di sapere perché tutti i mobili di legno della loro stanza erano marciti.

…okay, al risveglio erano tornati come prima, perché evidentemente Adam aveva il potere di riportare allo splendore oggetti distrutti, cosa che era davvero utile e conveniente ai fini della trama per non avere conseguenze economiche, ma comunque Kenneth aveva il diritto di sapere cosa stesse succedendo, anche per prepararsi all’eventualità di svegliarsi un giorno perché il suo letto era crollato su sé stesso durante la notte.

E poi, magari, poteva anche aiutarlo. Kenneth era affidabile quando si trattava di mantenere i segreti, come Catherine avrebbe potuto tranquillamente confermare. E Adam era suo amico, voleva aiutarlo al massimo delle sue possibilità.

Quindi al momento erano nel bagno vicino alla biblioteca dove Kenneth aveva portato Adam quando erano stati cacciati per il troppo rumore.

Era un bagno ben poco frequentato perché qualche anno prima c’era stato un litigio sfociato con un accoltellamento (un ex di Carrie con una ragazza che per tutto il tempo del processo aveva obiettato che non aveva la minima idea di chi fosse il tipo accoltellato perché si erano parlati solo una volta quando lei aveva chiesto informazioni) e quindi c’erano ancora i nastri della polizia e tutti si tenevano alla larga. 

Era soprannominato “il bagno di Psycho”, anche se nessuna doccia era coinvolta.

Comunque, Kenneth non era superstizioso, quindi aveva trascinato Adam all’interno, ignorando i nastri della polizia. 

-Quello è sangue?- aveva chiesto Adam una volta dentro, indicando una macchia sul pavimento.

-Nah, è solo sporco. Il tizio è stato accoltellato lì- Kenneth rispose, indicando un punto del bagno poco distante, che era stato ripulito alla fine del processo.

Adam sobbalzò, e provò ad uscire, ma Kenneth lo tenne fermo sul posto.

-Qui non ci disturberà nessuno… allora… cosa succede?- indagò, diretto. 

-Non succede niente, cosa ti fa pensare sia successo qualcosa?!- continuò a negare Adam, distogliendo lo sguardo. Non si doveva essere dei geni per capire che stesse evitando la domanda.

-Adam, io so di essere un idiota, ma anche un idiota come me si rende conto che se tutti i mobili di legno di una stanza marciscono quando all’interno è presente un dominatore della terra, c’è una grossa probabilità che sia lui il responsabile della cosa, e dato che i nostri poteri derivano dalle emozioni, ne deduco che ci sia qualcosa che non va!- Kenneth era consapevole che usare la logica, con Adam, era un mezzo perfetto per vincere la sua resistenza, ed infatti il coinquilino appariva piuttosto rapito dalle sue deduzioni. Ma durò pochi secondi, perché assunse subito uno sguardo sofferente, deglutì a fatica, e distolse lo sguardo.

-Sto bene, davvero. Ti prego, non indagare!- supplicò, come se gli facesse male fisico anche solo parlare di quello che stava succedendo.

-Qualsiasi sia il tipo di preoccupazione che hai, ne puoi parlare con me. Non ti giudicherò, e posso aiutarti. Sfogarti è utile, impedisce complicanze future- Kenneth insistette, in tono incoraggiante.

-Non posso dirlo a te- sussurrò Adam, stringendo poi i denti e deglutendo nuovamente. Che aveva alla gola?! Catarro? Coronavirus? No, l’unica corona di questo universo è la Corona Crew, ed è a Harriswood, non a New Malfair.

-Guarda che sono un tipo affidabile. Chiedi a Cathy! E giuro che se anche mi dicessi che hai ucciso qualcuno, o che hai iniziato a farti di eroina, o che sei stato bocciato ad un esame, non ti giudicherei affatto. Ti aiuterei a seppellire il corpo, cercherei di farti smettere con la droga perché l’abuso è pericoloso, e… non posso aiutarti a studiare, ma non ti giudicherei, giuro! Quindi puoi dirmi qualsiasi cosa- Kenneth cercò di risultare il più affidabile possibile.

Adam sembrava ancora più terrorizzato.

-Credi davvero che io potrei mai uccidere qualcuno? O farmi di eroina?! O ESSERE BOCCIATO AD UN ESAME?! La prospettiva è agghiacciante!- si portò una mano al petto e iniziò a respirare a fatica.

-Erano solo esempi per dirti che non ti giudicherei, e sicuramente il tuo problema è meno grave di questi, quindi puoi dirmelo- Kenneth provò a mettergli una mano intorno alle spalle in modo cospiratore, ma era troppo basso per Adam, quindi si limitò a mettergliela intorno alla vita.

Adam si scansò immediatamente.

Strano… non aveva mai fatto nulla del genere prima. 

Era poco da lui evitare Kenneth così tanto.

-Non è che sia grave in sé… spero. Oh spero tanto non sia grave…- Adam iniziò a massaggiarsi la gola -…ma il punto è che non posso dirlo a te. Ti prego, non insistere. Perché se te lo dovessi dire sono sicuro che ti pentiresti di avermelo chiesto- Adam prese un profondo respiro, e spiegò con calma i motivi che lo spingevano a non voler parlare.

La sua spiegazione non convinse affatto Kenneth a lasciar perdere, anzi, aumentarono il nodo in gola che provava già da un po’ di giorni, forse addirittura dall’inizio dell’anno scolastico. Adam era strano, sembrava evitarlo, e giudicarlo.

-Questo problema che hai… ha a che fare con me?- indovinò, e quando vide Adam sgranare gli occhi, capì che ci aveva preso. Si incupì appena, ma cercò di non scendere a conclusioni affrettate.

-Non… non è una questione di…- il suo coinquilino provò ad evitare di rispondere, ma Kenneth lo interruppe.

-Se è un problema che riguarda me, parlarne con me sicuramente ti aiuterà più che tenerlo dentro o parlarne con altri. Quasi tutti i problemi possono essere risolti, se si interviene in tempo. Allora, dimmi. Tranquillo, non mi arrabbio. Cioè… forse un po’ mi arrabbio se scopro che sei diventato omofobo, ma mi apro alla possibilità di parlarne e farti capire che l’omofobia è una gran cavolata da ignorante!- il ragazzo provò a restare calmo, ma iniziava a scaldarsi, letteralmente.

-Ma certo che no! …cioè, certo che è una cavolata da ignorante! Non sono omofobo, non potrei mai essere omofobo, perché io…- Adam si interruppe, deglutì di nuovo.

-Tu…?- Kenneth lo incoraggiò a continuare, felice di star arrivando da qualche parte, e sollevato dal fatto che Adam non fosse diventato omofobo. Sarebbe stato molto deludente.

-Io…- Adam provò a parlare, ma richiuse la bocca, distolse lo sguardo, e scosse violentemente la testa -No… no.. io non…- strinse i denti, e si portò una mano alla gola, che iniziò a massaggiarsi.

-Adam, prendi un respiro e dimmelo, basta. Non hai nulla da temere. Non c’è nessuno qui e qualsiasi problema tu abbia con me… se ti da fastidio qualcosa del mio stile di vita, se torno troppo tardi, o esco troppo presto, o se sono irritante durante le nostre lezioni, puoi dirmelo. So di non essere una persona facile, quindi sono pronto ad accettare una qualche critica, non serve fare i passivi aggressivi o evitarmi. Sono davvero tanto tranquillo!- …ed egocentrico, probabilmente, ma a sua discolpa, Kenneth era convinto che Adam avesse solo qualche problema con lui che evitava di dire per non ferirlo. Adam era quel tipo di persona, che cerca di far contenti tutti a scapito della propria felicità.

Non pensava fosse grave, il suo problema, perché Adam non era tipo da avere problemi gravi, né morali, né scolastici, né legali, e sicuramente non romantici.

Certo, i poteri potevano complicare un po’ le cose, ma Kenneth dubitava avesse estremi problemi emozionali che potessero giustificare dei problemi gravi con i suoi poteri.

-No, Kenneth, io…- Adam si coprì la bocca di scatto e scosse la testa, autocensurando qualsiasi cosa stesse per dire.

Poi sgranò gli occhi, portò una mano al petto, deglutì molto rumorosamente, senza particolare successo, e prima che Kenneth potesse chiedere qualsiasi altra cosa, Adam corse alla toilette più vicina, e si piegò sulla tazza del water.

Kenneth rimase qualche secondo congelato sul posto, sorpreso dal suono dei conati, no, aspetta, della tosse. Adam tossiva furiosamente.

Riuscì a sbloccarsi in tempo record, e raggiunse l’amico dentro il cubicolo, preoccupato per lui.

-Adam, cos…?- ma prima che potesse indagare ulteriormente, rimase di sasso nel notare numerosi petali rossi tutti intorno.

E l’ipotesi che fossero spuntati a caso venne completamente eliminata quando Adam fu scosso da un altro attacco di tosse, che espulse petali e qualche goccia di sangue.

-Oh, porca poiana!- esclamò Kenneth, inorridito e terrorizzato, rendendosi finalmente conto della gravità della situazione.

 

In un primo momento Catherine era rimasta piuttosto scontenta nel non aver trovato suo cugino in camera prima del loro appuntamento, ma si era consolata quando Noah le aveva proposto di aspettare in camera sua.

Cioè, non che morisse dalla voglia di entrare in camera della preda di Carrie e rischiare che lei li vedesse e la puntasse, ma… beh… non era una brutta prospettiva entrare in camera di Noah, in generale, e aspettare il cugino seduta su una sedia e non per terra.

E teoricamente Carrie non poteva vederli da lì, dato che non era mai stata in camera di Noah quindi non poteva aver installato delle telecamere, e Noah aveva chiuso tutte le tende per evitare che li spiasse.

Quindi finalmente potevano parlare liberamente.

E Noah era davvero fantastico!

Cioè, era un ragazzo in gamba.

Sì, tutto qui. Un bravo ragazzo. 

Che amava la musica, che era gentile, rispettoso, un nerd totale soprattutto quando si parlava di Black Cat e molto legato alla sua famiglia.

E nel parlare liberamente, Catherine si era completamente dimenticata di Kenneth e del motivo per cui aveva fretta di tornare a casa.

Si trovava davvero troppo bene con lui.

-E quindi niente… alla fine ha vinto il Dams di New Malfair, e mia cugina Juanita mi odia- stava raccontando il motivo per il quale aveva scelto l’università a New Malfair.

-New Malfair è meglio per questo dipartimento, anche se Harriswood ha un migliore corso di informatica- rifletté Catherine, ricordando le ricerche che aveva fatto prima di scegliere l’università.

-Sì, ricordo che a te piace molto l’informatica, era un’altra possibilità che avevi in mente?- indagò Noah, per fare conversazione.

-A dire il vero era quello il mio obiettivo. Ho avuto una borsa di studio per la facoltà di informatica di New Malfair, un corso estivo di preparazione, ma… non mi sono trovata per niente bene, quindi ho rinunciato. Harriswood è lontana e non volevo lasciare i miei genitori, quindi alla fine ho optato per il DAMS, così stavo anche con Kenneth, ne ha sempre parlato tanto bene- spiegò Catherine, aprendosi più di quanto volesse.

Ma Noah sembrava davvero ascoltarla.

-La comfort zone…- annuì, comprendendo perfettamente le motivazioni di Catherine.

-Sì… è un po’ difficile uscirne. Anche se… mi sarebbe davvero piaciuto fare informatica. Adoro i computer. È il linguaggio che più capisco- Catherine si morse il labbro prima di lasciarsi sfuggire altro, sentendosi anche un po’ ridicola per le informazioni che stava condividendo.

-Non posso dire che per me sia lo stesso perché non ne so nulla di computer, ma potrei fare un discorso simile per la musica. È quello il linguaggio che capisco meglio- Noah, però, si mostrò estremamente comprensivo.

La ragazza accennò un sorrisino, e annuì.

Conosceva il suo amore per la musica.

-Componi le tue canzoni- non suonò come una domanda, dato che era una vera e propria affermazione che Catherine conosceva, ma Noah la prese come tale.

-Sì, ne ho parecchie di originali! Anche se… beh, non sono un granché. Ho pubblicato un paio di cose su youtube, ma mi vergogno troppo quindi metto solo fansong o qualche cover. Sai, io sono… non voglio vantarmi o altro, ma hai presente la sigla di Black Cat?- le guance di Noah si fecero un po’ rosse, ed evitò lo sguardo di Catherine, ma la ragazza vedeva con chiarezza che i suoi occhi brillavano. 

Fu oltremodo impossibile trattenere un sorriso intenerito. Fortuna che lui non la stava guardando.

-Wow, non dirmi che è opera tua? È la fansong più bella di Black Cat- finse di essere sorpresa, anche se a dire il vero lo sapeva dall’inizio.

Noah si illuminò. 

-Eh eh… grazie! Sì, è opera mia. Gliel’ho fatta per i due anni del canale, e poi lei mi ha contattato su Youtube chiedendomi di usarla come sigla, è stato stupendo!- raccontò con entusiasmo e fangirlaggine massima.

-Spero ti paghi regolarmente i diritti d’autore. La canzone è tua, quindi meriti di ricevere un profitto- gli fece presente Catherine, quasi come se stesse cercando di convincerlo.

-No! No, no! Cioè, aspetta! Lei voleva pagarmi, voleva acquistare i diritti d’autore perché temeva che io potessi farle causa, credo…- spiegò, riflettendo tra sé. Catherine arrossì appena, senza motivo apparente, e distolse lo sguardo, posandolo fuori dalla finestra.

Un momento… riusciva a vedere fuori dalla finestra.

-…ma io l’ho assicurata che non avrei mai fatto una cosa del genere, e comunque le ho regalato i diritti, e la canzone è legalmente sua. Era un regalo per i due anni del canale, e lei ha fatto così tanto per me, era il minimo- Noah continuò senza rendersi conto di nulla, ma Catherine lo ascoltava distrattamente. Sapeva quella storia, dopotutto.

Perché riusciva a vedere fuori dalla finestra?!

-Mi sembra che Black Cat ci abbia fatto un vlog, poco prima di cambiare la sigla. Mi ha anche fatto pubblicità… ma non avevo molti contenuti sul mio canale quindi non è servito a molto, e aveva anche molti meno iscritti all’epoca. Comunque è stato davvero un onore, soprattutto è un onore che tenga la sigla ancora oggi…- Noah procedette imperterrito, e sempre più entusiasta.

Le tende erano state tirate, Catherine era convinta di questo! E adesso erano tutte spalancate!

-Hey… tutto bene? Sei pallida come un fantasma- Noah si rese conto della confusione di Catherine, e le si avvicinò.

Se lei poteva vedere fuori, qualcuno poteva vedere dentro.

Si girò di scatto verso Noah, e lo spinse lontano. 

Nello stesso istante, lo scaffale più alto della libreria di Noah cedette, facendole cadere tutti i libri in testa.

Nel piegarsi verso terra, la ragazza afferrò la tenda, e la chiuse di scatto, molto più preoccupata di essere vista da Carrie che dal bernoccolo che di certo le sarebbe uscito in testa dopo quella brutta botta.

-Catherine!- Noah si precipitò su di lei, preoccupato, per controllare le sue condizioni. Catherine si massaggiò la testa.

Fortuna che i suoi capelli si erano gonfiati per l’elettricità. Avevano attutito.

-Tutto bene, tutto bene, non preoccuparti- sminuì ciò che le era accaduto, come era solita fare.

-Mi dispiace tantissimo! Non ho idea di come sia potuto succedere. Ti prendo del ghiaccio? Dove lo trovo del ghiaccio?! Ne avranno un po’ giù alla caffetteria. Vado e torno- Noah era decisamente molto più nel panico rispetto a lei. Catherine iniziò a temere che sarebbe stato praticamente impossibile per lui liberarsi di Carrie. Se era così sinceramente premuroso e attento, poteva essere il sogno di ogni donna.

…o forse solo di Catherine.

No, no! A Catherine non piaceva Noah! Aveva solo un soft spot per lui per motivi professionali, nulla di più!

-Tranquillo, è solo una botta in testa, non è niente di mortale- gli fece presente, indicando il punto di impatto.

-Oh no! Verrà un bernoccolo? Ti fa male? Credo che il ghiaccio sia necessario! Che sfiga ho con le ragazze di questi tempi!- si lamentò lui, agitandosi sempre di più.

Catherine si trattenne a stento dal ridere. Era davvero adorabile.

-Non verrà nessun bernoccolo, ha già smesso di farmi male. I libri che tieni lassù sono anche piuttosto leggeri- lo rassicurò, alzandosi e mettendogli le mani sulle spalle per calmarlo -Sono più preoccupata per questa pioggia, a dire il vero- aggiunse poi, indicando l’aria intorno a loro, dove aveva iniziato a scendere una lieve pioggerellina.

-Ah!- Noah sobbalzò, e si allontanò di scatto da Catherine, temendo di bagnarla. L’agitazione fece aumentare la pioggia, che iniziò a battere piuttosto fitta, bagnando davvero la giovane, dato che era presente in tutta la stanza, quindi a nulla serviva il tentativo di Noah si spalmarsi al muro.

-Mi dispiace tantissimo! Non lo intendevo! Non lo controllo! TI posso offrire un asciugamano? Un phon? Un… oh no! Il computer! Non posso far bagnare il computer!- più Noah si agitava, più la pioggia si faceva fitta. A Catherine non importava bagnarsi, ma le sarebbe dispiaciuto far bagnare le cose di Noah, quindi si affrettò a provare a calmarlo, anche se la situazione, doveva ammetterlo, era esilarante. 

Ma lei non poteva ridere davanti a Noah.

Intanto lei non rideva in generale davanti agli altri, ma davanti a Noah era vietatissimo!

Si asciugò al meglio i capelli con la tenda, che… sembrava essersi leggermente riaperta da sola di nuovo, e dopo averla bloccata chiusa con una sedia, si avvicinò a Noah per rassicurarlo.

-Tranquillo, respira, guardami, sto bene, tu stai bene, il computer e i libri e i vestiti staranno bene, perché il primo al massimo te lo risolvo io con il mio potere perché questa storia al momento non ha conseguenze economiche derivate dai poteri (tranne il tuo elefono ma quello serviva per la trama), e gli altri due si asciugano. Respira, va tutto bene- lo rassicurò.

Noah respirò, e la pioggia iniziò a calmarsi.

-Sì, okay… hai ragione, va tutto bene…- ma durò poco -…tu stai bene?! Non mi importa del computer o dei libri o dei vestiti! Tu stai bene?! Ti prendo l’asciugamano- Noah si riagitò a tempo record, e Catherine non trattenne un risolino, che lo fece bloccare sul posto, e girare verso dei lei.

La ragazza si premette una mano sulla bocca, per trattenere le risate, ma esse ebbero la meglio, anche se per fortuna riuscì a non far uscire neanche un suono, ma solo evidenti movimenti muscolari.

-Ti burli di me?- chiese Noah, dopo qualche secondo di silenzio affascinato, facendo l’offeso. Ma la pioggia smise completamente di cadere.

-Forse un pochino?- ribatté Catherine, coprendosi il volto per non mostrare la sua espressione divertita.

-Io mi preoccupo per te e tu mi prendi in giro?- Noah scosse la testa, ma accennò un sorrisino.

-Grazie della preoccupazione, ma come ti ho detto, sto bene. E il mio prenderti in giro ha funzionato. Guarda, ha smesso di piovere- Catherine si scoprì il volto, e controllò la pioggia con le mani. Noah si guardò intorno, e ampliò il sorriso.

-Hai una bella risata… stranamente silenziosa- ormai calmo, Noah tornò con la completa attenzione su di lei, facendola arrossire.

-Io sono silenziosa di mio- Catherine surclassò la questione.

-Ma tornando al punto… ti prendo un asciugamano?- Noah, sebbene calmo, fece di nuovo l’offerta.

-No, tranquillo, ne prenderò uno da Kenneth, se si degnerà di tornare prima delle…- la voce di Catherine si perse mentre prendeva il telefono, per controllare l’ora.

-Guarda che non mi pesa prestarti un asciugamano, e Carrie non saprà mai nulla, giuro. E se Kenneth non torna subito, ti va di cominciare la live di Black Cat insieme? È quasi ora- Noah, nonostante il rifiuto di Catherine, aprì comunque un cassetto per prendere un asciugamano, e guardò l’ora a sua volta, eccitato per la live imminente.

-È quasi ora…- sussurrò Catherine, impallidendo, e prendendo distrattamente l’asciugamano che Noah le stava offrendo.

-Sì, mancano pochi minuti. Posso controllare se il computer funziona? Non ho problemi a perdere la prima parte della live se non vuoi vederla, è giusto per essere sicuro che l’acqua…- dopo aver assolto il suo dovere da brava persona, Noah prese il portatile che prima aveva con difficoltà nascosto in modo che non prendesse la pioggia, e lo aprì, controllando le sue condizioni. Non sembrava aver preso acqua.

-Devo andarmene immediatamente!- esclamò Catherine, con occhi colmi di panico, rilanciando l’asciugamano a Noah e beccandolo il pieno volto.

-Ma che… cos?! Tutto bene? È successo qualcosa?!- iniziò a preoccuparsi il ragazzo.

-Non ancora, ma se Kenneth non torna entro dieci minuti, domani sarò in lutto per la perdita di un cugino, perché lo ammazzerò con le mie mani!- borbottò lei, con irritazione crescente, facendo il numero del cugino e uscendo dalla stanza come una furia, prima che Noah potesse chiedere chiarimenti sulla frase ben poco da Catherine che aveva appena pronunciato.

Si convinse che probabilmente aveva sentito male, e rimase il resto del pomeriggio a chiedersi quante cose avesse sbagliato (perché di certo aveva fatto un casino con Catherine).

A dire il vero, però, non aveva fatto niente di sbagliato.

Era Kenneth il problema.

Perché era in ritardo! 

E Catherine aveva una maledetta live che non poteva perdersi!

E non perché fosse una fan così sfegatata di Black Cat da non poter perdere neanche i primi minuti di una live che poteva benissimo recuperare.

Ma perché lei ERA Black Cat!

E non poteva mancare alla propria live!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Catherine è la famosa Black Cat?! Ma chi se lo sarebbe mai aspettato! 

…tipo tutti quanti, probabilmente, era il segreto di Pulcinella. Ed è proprio per questo che l’ho rivelato in questo capitolo, perché era diventato fin troppo evidente, e così almeno posso mostrare meglio i punti di vista di Catherine. 

Ma parlando del resto del capitolo…

Kenneth ha scoperto il segreto di Adam prima di quanto ci si aspettasse. Beh… non il segreto principale, ma i fiori interni sono usciti fuori… letteralmente.

Ma soprattutto Catherine e Noah sono riusciti a passare un po’ di tempo insieme ed elaborare un piano anti-Carrie.

È stato carino scrivere di loro.

Avrei voluto pubblicare prima questo capitolo, ma ultimamente l’ispirazione è molto scarsa, complice, come ho scritto anche in altre storie, una situazione di salute in famiglia poco rosea. Nessuno sta malissimo, ma abbiamo dei positivi in famiglia e io sto ancora aspettando il risultato del tampone e al momento sono in quarantena… insomma… un Natale particolare. Fisicamente però io sto bene, non preoccupatevi, è la mente a giocare brutti scherzi.

Ma autocommiserazione a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante ormai ci metta mezzo secolo a pubblicare questa storia. Ma tra tutte le storie che ho è difficile tenere il passo. Maledetta la mia mente piena di idee. Ho anche pubblicato il sequel di Corona crew… sono troppo impegnata.

Quantomeno è uscito più lungo dei precedenti, spero valga qualcosa.

E la presenza Carrie era al minimo.

Insomma, capitolo ricco, e spero interessante.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Kenneth prova ad aiutare Adam. Aria inizia a dare a Queenie lezioni di Yoga.

   
 
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