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Autore: flyerthanwind    03/01/2022    1 recensioni
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La vita di Sam è quanto di più normale esista: ha una gemella che la conosce meglio delle sue tasche, un fratello con cui condivide la passione per il calcio e una squadra a cui tiene più della sua media scolastica –ma questo non ditelo alla madre!
Eppure, dal giorno in cui un vecchio amico di suo padre si trasferisce in città, la situazione prende una strana piega. Innanzitutto, le motivazioni del trasferimento appaiono strane, suo padre è strano e i sentimenti sono strani. Questo perché il figlio del tipo di cui sopra ha uno strano potere attrattivo nei suoi confronti.
Ottimi presupposti per una bella dose di disagio, non vi pare?
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Il terribile signor Foster

Il liceo che frequentavamo io e i miei fratelli era stato scelto non solo per le ottime squadre sportive – di calcio ma anche di basket e baseball – bensì principalmente perché vantava di essere uno dei migliori della città.

Il preside, un omino rotondetto e baffuto, era amichevole ma severo, sempre disponibile ad accogliere le proposte degli studenti ma intransigente quando vengono infrante le regole.

Il corpo docenti era molto valido, sia dal punto di vista educativo che dal punto di vista umano, a eccezione di qualche pecora nera che compensa una grande sapienza con altrettanta stronzaggine. Tra questi vi era ovviamente il signor Foster, insegnante di storia temuto dalle matricole e odiato dai senior, desiderosi di diplomarsi per toglierselo dalle palle – e lui sapeva davvero come frantumarle le gonadi maschili.

Il signor Foster era rinomato per la sua capacità mnemonica: gli si poteva infatti domandare quando fosse avvenuto un qualsiasi evento storico e lui avrebbe saputo indicarne la data precisa, di qualsiasi cosa si trattasse – dalle guerre puniche alla caduta di Saddam Hussein, passando per l’armistizio di Cassibile.

Tuttavia, era ricordato specialmente per le angherie che era solito riservare agli studenti. Tra i corridoi del liceo girava voce che fosse una sorta di sadico, uno spostato che si divertiva a vedere gli alunni boccheggiare di fronte alle sue domande improbabili: persino lo studente più meritevole, infatti, era in difficoltà quando egli domandava quale delle tre caravelle di Cristoforo Colombo fosse attraccata per prima negli Stati Uniti d'America, a che ora e in che ordine fossero arrivate le altre.

Eppure, ciò che lo divertiva maggiormente era assegnare le famose tesine. Quando se ne sentiva parlare per la prima volta si poteva cadere nell'errore di credere che fossero un modo per aiutare la povera media degli studenti, ma quando egli iniziava a sindacare sul numero effettivo di morti dello sbarco in Normandia ecco che tutto l'entusiasmo precipitava sul fondo di un burrone.

E il professor Foster adorava osservare con sguardo compiaciuto gli studenti capitolare, tentare di aggrapparsi agli arbusti con tutte le loro forze per poi sradicarli con quel sadico sorrisetto che lo faceva somigliare per davvero a uno spostato.

Bisognava ammettere che la montatura tonda e sottile degli occhiali, che faceva sembrare i suoi occhi molto più grandi, non contribuiva molto a migliorare la situazione.

Quel mattino, in realtà, la situazione era di gran lunga peggiorata dai suoi capelli biondi sparati in tutte le direzioni, come se avesse infilato due dita nella presa prima di recarsi a scuola, come mi aveva giustamente suggerito Amy.

Storia era uno dei pochi corsi che seguivamo insieme, più per un caso fortuito che per nostro volere, ma non mi dispiaceva affatto poter contare sulla testolina geniale della mia gemella nella materia dell'insegnante più stronzo della scuola.

Ovviamente Foster non ci aveva mai assegnato un compito da svolgere insieme, a lui piaceva fare accoppiamenti a casaccio per testare la psiche di noi studenti.

Fortuna volle che quel mattino si era affidato ai bigliettini per formare le coppie, per cui eravamo rimasti solamente in tre e non avrebbe potuto cambiare le carte in tavola a gioco iniziato, non era nel suo stile.

«Bene bene, le due Miller saranno in coppia insieme» pronunciò a denti stretti rifilando due identiche occhiatacce a me, che sedevo nel mezzo della classe, e ad Amelia, sempre in prima fila. Come se fosse colpa nostra, poi!

«Ovviamente prenderete con voi il novellino, spero che sappiate insegnargli come scrivere una tesina o inizierete l'anno con una bella F» terminò beffardo, rivolgendosi ad Austin. Lui, seduto in fondo all'aula con aria distratta, non parve intimorito dalle sue parole, indi per cui supposi che non lo aveva ancora compreso a pieno.

Al trillo della campanella, suono salvifico che finalmente ci concedeva di abbandonare la stanza del terrore per recarci nella mensa a consumare il tanto agognato pasto – sembravano passate ore da quando il mio stomaco aveva iniziato a brontolare – intercettai Austin per accordarci e ne approfittai per invitarlo a pranzare con me e gli altri.

Avevo avuto il sentore che non si sentisse perfettamente a suo agio con tutti i suoi compagni di squadra, per cui pensai fosse carino fargli conoscere meglio quelli che io ritenevo i giocatori più simpatici e meritevoli di attenzione: mio fratello e i suoi fedelissimi, Malcolm e Garret.

«Hey, splendore» mi accolse Lucas con un sorriso radioso quando scavalcai la panca per prendere posto di fronte a lui. «Ciao, Austin» continuò gentile, rivolgendosi al ragazzo che era con me.

«Ciao, principessa» mi salutò Hurt con una smorfia, trattenendo una risata tra i denti. Purtroppo mi ero accorta della sua presenza al tavolo solo quando ormai ero troppo vicina per cambiare rotta.

Dopo la sua uscita di scena da drama king alla festa di Margot Evans, avevo capito che le mie risposte pungenti erano in grado di infastidirlo tanto quanto le sue ferivano me.

Non avevo alcuna intenzione di farmi condizionare l'esistenza dalle sue becere insinuazioni, né tantomeno di cambiare me stessa o il mio aspetto per compiacere lui e quell'idiota che gli faceva da ombra. Dovevo solo imparare a lasciar correre senza sentirmi di fronte a un bivio, senza costringermi a scegliere tra ciò che la società si aspettava da me, e che mi faceva sentire una ragazza bella e desiderabile, e ciò che mi appassionava e mi faceva sentire felice.

«Lucas» sorrisi di rimando a mio fratello, ingoiando qualche insulto per aver fraternizzato col nemico, poi spostai l'attenzione su Martin. «Affogati con la zuppa.»

«Salve ragazzi» s'intromise a quel punto Austin, prendendo posto al mio fianco con l'aria di chi avrebbe voluto trovarsi dovunque tranne che lì. D'altronde, come biasimarlo: l'avevo trascinato lì con l'intento di fargli fare amicizia e ora si trovava tra due fuochi nemici.

«Sei dolce come il miele» replicò Hurt come se le mie parole non l'avessero minimamente toccato. Malcolm e Garret, seduti uno di fronte all'altro, non riuscirono a trattenere una risatina.

«Magari ti ci strozzassi col miele» masticai a denti stretti senza più degnarlo di uno sguardo. Martin Hurt aveva il potere di urtarmi terminazioni nervose che non credevo di avere, ma non gli avrei permesso di rovinarmi il pranzo con Austin. Fu a lui, infatti, che rivolsi tutta la mia attenzione, iniziando a raccontare leggende sul conto di Foster col supporto degli altri.

«Quando eravamo in primo si vociferava che avesse bruciato una tesina in classe, rischiando di dare fuoco all'aula» disse Garret tra un boccone e l'altro, parlottando con la bocca piena.

«Ma cos'è, un piromane?!» domandò retorico Austin, deglutendo svogliatamente l'ennesima cucchiaiata di zuppa. In effetti non era un granché, ma dubitavo che l’assenza di appetito fosse imputabile alla cucina della mensa.

Avevo il sentore che tutti quei racconti sul professore che, solo pochi minuti prima, l'aveva minacciato di affibbiargli una F, gli stessero facendo passare la fame, ma doveva essere pronto a ciò che lo aspettava.

«Pensa che una volta mi ha messo una C- perché in un test avevo deciso di cambiare una crocetta all'ultimo secondo! Diamine, era tutto corretto, persino quella, ma lui sosteneva che me l'avessero suggerita» ricordò Lucas con un pizzico di astio e molto rammarico.

Come dimenticarlo, aveva studiato davvero tanto e dopo i risultati aveva vagato per la casa come un esule per giorni e giorni! Era a tutti gli effetti un'anima in pena e per confortarlo ero stata costretta a preparargli il suo dolce preferito.

Il viso di Austin perdeva colore a ogni dettaglio che i miei amici aggiungevano, così mi sentii in dovere di tranquillizzarlo.

«Non è così spietato, è molto competente nella sua materia e quando vuole sa essere un bravo docente» tentai di rassicurarlo, rivolgendogli un sorrisetto di traverso.

«Il problema è che non vuole mai» aggiunse Boot, guadagnandosi un'occhiataccia da Lucas, che aveva capito il mio intento, uno sguardo disperato e implorante da Austin e un buffetto dietro il collo da me stessa medesima. Avrebbe persino voluto replicare a quella violenza gratuita, ma la mia occhiata gelida lo fece desistere.

«Andrà tutto bene» dissi infine, tornando a rivolgermi ad Austin. E lo pensavo davvero, in fondo Foster era solo un professore frustrato a cui non avremmo mai permesso di rovinarci l'anno.

«Certo che andrà tutto bene, se eseguirete esattamente alla lettera tutto ciò che vi dirò» la voce squillante di Amelia ci sorprese alle spalle, né io né Austin e Boot la vedemmo arrivare, e dal sussulto di Lucas nemmeno lui doveva essersene accorto.

Mi premurai di domandarle quando avesse imparato a muoversi come un ninja, ma l’occhiata assassina che mi rivolse mi convinse a non aggiungere altro né a estorcerle una risposta.

«Ti aspettiamo domani alle quattro per iniziare a raccogliere le idee, sii puntuale» disse perentoria guardando Austin negli occhi con uno sguardo alquanto tetro.

«Ma domani finisce di allenarsi alle tre e mezzo!» replicai, attirando l'attenzione su di me. Vidi Austin tirare un sospiro di sollievo quando lo sguardo gelido di Amelia slittò da me a lui. Doveva essere ancora terrorizzato da lei.

La mia gemella fece schioccare la lingua sul palato. «Sarà meglio si sbrighi a prepararsi, allora, oppure non metterò il suo nome sulla tesina.»

Il suo tono non ammetteva repliche – chiunque avesse un briciolo di amor proprio avrebbe taciuto di fronte a quegli occhi gelidi– per cui se ne andò in silenzio, esattamente come era arrivata, con Margot che la seguiva con aria annoiata e riprendeva a discutere con lei non appena si furono allontanate.

Ancora non riuscivo a spiegarmi i motivi per cui fosse così schiva nei confronti di Austin, in fondo aveva capito che era un bravo ragazzo e che non c'era motivo per avercela con lui.

Supponevo che il suo diabolico piano per farmi cadere tra le braccia del belloccio che mi sedeva accanto non fosse stato accantonato come io avevo sperato, ma data la risolutezza con cui aveva programmato tutto non mi restava che pregare andasse tutto bene.

E allora sì che c'era da preoccuparsi, perché con Amelia non sarebbe mai andato davvero tutto bene…
   
 
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