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Autore: eddiefrancesco    04/01/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Tristan fece scorrere la mano lungo la parete e spostò verso l'alto l'interruttore, accendendo la luce. Mrs. Manfred proprio non voleva arrendersi al progresso, pensò scuotendo il capo. Ma, in fondo, quella donna aveva ormai passato la sessantina e apparteneva, in tutto e per tutto, a un'altra epoca, nella quale automobili ed elettricità erano ritenute assurde diavolerie. Considerò l'eventualità di cambiare d'abito per la cena. Immaginava che non sarebbe trascorso molto tempo prima che qualche domestico, mandato dalla solerte governante, arrivasse ad avvertirlo che il cibo era in tavola, ma forse si sarebbe potuto concedere un po' di tempo. Posò sul letto l'astuccio che aveva portato con sé e lo aprì osservandolo, ancora una volta, il bastone affusolato che aveva appena acquistato. Lanciò un'occhiata verso la finestra: non era ancora troppo buio per fare una prova. Sollevò il cannocchiale e ne svito' le estremità, liberando la lente, quindi spalanco' la finestra e subito si sentì pungere dall'aria frizzante di quella serata autunnale. Alzò il cannocchiale e vi appoggiò l'occhio. La lente aveva qualche graffio ma, considerata l'età dello strumento, l'immagine che si otteneva era eccellente. La penombra della sera non lo aiutava di certo a indovinare con chiarezza i contorni delle cose, tuttavia... Ah! Vedeva degli alberi... E delle case... E quella era certamente una finestra aperta! A quale casa appartenesse, viste le premesse, non gli era possibile stabilirlo. Un attimo! Una donna si era appena affacciata e si sporgeva come se cercasse qualcosa. I graffi sulla lente non gli permettevano di vedere con chiarezza il suo viso, tuttavia riusciva a distinguere i movimenti e gli parve che fosse in preda a una grande angoscia. Si copriva il volto con le mani e poi batteva i pugni sul davanzale, come chi è incapace di trattenere la rabbia e la disperazione. Tristan ne rimase affascinato. Poco dopo la sconosciuta rientrò e lui si sentì un poco deluso che il suo spettacolo privato fosse già finito. Dopo qualche istante, però, eccola di nuovo alla finestra... vestita in modo diverso. Tristan arrossi' e abbassò il cannocchiale: la ragazza si era tolta il vestito ed era rimasta in sottoveste e mutandoni. Ma la curiosità, senz'altro mista a un impeto di lussuria, lo indusse a rialzare il cannocchiale, per sbirciare ciò che sarebbe successo. Trasali' e si lasciò sfuggire un grido soffocato. La giovane era salita in piedi sul davanzale e sembrava intenzionata a buttarsi di sotto così com'era, mezza nuda! Che cosa poteva fare? Non riusciva a distinguere la casa e non avrebbe certo fatto in tempo a correre fin lì per avvisare qualcuno. Mettersi a gridare era fuori questione, e non solo perché era troppo distante... Sarebbe stato un atteggiamento sconveniente e avrebbe dovuto spiegare perché mai stesse spiando il circondario con un cannocchiale! Con il cuore in gola, si lasciò vincere dalla curiosità e continuò a guardare. La donna si piegò leggermente sulle ginocchia, tese le braccia in avanti e spicco' un salto afferrando il ramo di un albero poco al di sotto della finestra, prima di sparire tra le foglie ingiallite. Tristan la perse di vista per qualche istante, mentre sembrava compiere una specie di ispezione tra il fogliame. Poi la intravide salire di nuovo verso la cima, darsi una spinta vigorosa e tornare sul davanzale; a quel punto la sconosciuta rientrò e richiuse in fretta la finestra, tirando persino le tende. Il tutto era durato non più di un paio di minuti. Tristan si considerava un uomo di scienze e di certo non credeva alle baggianate che in quegli anni si erano diffuse sullo spiritismo, né prestava ascolto alle storie di fantasmi, possessioni e altri fenomeni"paranormali" di vario genere. Ma mentre tornava ad abbassare il cannocchiale e lo osservava per un po', per la prima volta si trovò a riflettere seriamente sulla possibilità che uno strumento scientifico potesse produrre, per qualche miracolo, una visione irreale, come una specie di caleidoscopio. Un'altra possibilità, che però si rifiutava anche solo di prendere in esame, era di poter essere impazzito. Odyle chiuse la porta della propria camera e vi si appoggiò con le spalle, sbuffando. Finalmente avrebbe avuto un po' di tempo per sé e si sarebbe potuta togliere quel busto infernale che la stava facendo impazzire. Fece qualche passo fino allo specchio e contrasse il viso in una smorfia notando i segni che le stecche le avevano impresso nella carne. Quello non era un indumento, pensò, era uno strumento di tortura. Si allaccio' in fretta la camicetta e sollevò la borsa, per appoggiarla poi sul letto. Ma dov'erano finiti? Frugo' disperatamente, senza riuscire a scovare i suoi preziosi occhiali da vista. Accidenti, doveva ricordarsi di essere molto più ordinata, proprio come si addiceva a una vera istitutrice, rammento' a se stessa rovesciando tutto il contenuto della borsetta sul letto. «Finalmente!» esulto' un istante dopo, vedendo spuntate una delle stanghette da sotto il borsellino. Quella stanza non doveva essere stata usata per lungo tempo, perché l'odore di chiuso le faceva mancare il fiato. Scosto' le tende e spalanco' la finestra per cambiare l'aria. In quei giorni, Londra era percorsa da una brezza frizzante, sicuro preludio di un rigido inverno. Si allento' lo chignon, preferendo un'acconciatura un po' più morbida, e lasciò che qualche ricciolo le sfuggisse sulle spalle e intorno al viso. Era pronta a disfare i bagagli, si disse. Non aveva potuto portare molto con sé, solo quello che Claude era riuscito a raccogliere e impacchettare senza che nessuno se ne accorgesse. Pochi indumenti, piuttosto scialbi, a dire il vero, ma aveva pensato che un'apparenza dimessa l'avrebbe aiutata a passare inosservata, e un completo da uomo, accompagnato da un biglietto. "Per le emergenze." Odyle incurvo' le labbra in un sorriso. In caso di fuga, quei comodi pantaloni sarebbero stati l'ideale. Claude... Le mancava moltissimo. «Il mio caro, dolce, unico amico...» mormorò mentre la voce le si incrinava e le lacrime le offuscavano la vista. Durante il viaggio, sulla nave, non aveva mai pianto. Aveva continuato a farsi forza e a ripetersi che tutto sarebbe andato per il meglio, ma ora che era effettivamente finita e che aveva di fronte a sé quella che sarebbe stata la sua nuova vita, un senso di disperazione si impadroniva della sua anima al pensiero di ciò che aveva perduto. Le sue speranze, i suoi amici, la sua arte... Aprì il grande baule scuro che i lacchè avevano provveduto a portarle in camera e ne estrasse alcuni libri (una grammatica latina, un trattato di anatomia e Corinne, il romanzo di Madame de Stael) e diversi rotoli di fogli, poi iniziò a togliere i vestiti. Non ne aveva molti e avrebbe dovuto fare qualche spesa, sempre che il suo stipendio e il poco denaro che Claude era riuscito a racimolare per lei fossero stati abbastanza. Dispose sul letto alcune fotografie e si soffermo' a guardarle con un nodo in gola. La sconvolgente bellezza bionda che occhieggiava ammiccante dalla prima era sua sorella, la sua adorata Miriam. La seconda ritraeva un paio di trapezisti, un uomo e una donna, che volteggiavano nell'aria; e l'ultima fotografia raffigurava lei stessa con un grembiule da lavoro un po' consumato, accanto ad un ragazzo dai capelli più chiari che si appoggiava a un bastone. Entrambi sorridevano felici, spensierati. Infilando di nuovo la mano nel baule, Odyle sentì qualcosa di più duro sotto le dita. Sembrava una tavoletta di legno. "Non era possibile..." Delicatamente sollevò l'involto cui era attaccata la tavoletta e l'appoggio' a terra. Lo straccio che la avvolgeva era sporco di colore e aveva insudiciato anche alcune camicette che gli erano finite vicino. Poco male, si disse Odyle. L'importante era che Claude fosse riuscito a salvarla... Con infinita cautela, iniziò a svolgere la benda bianca, fino a rivelare del tutto una scultura in argilla.
   
 
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