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Autore: Piper_Keiko    04/01/2022    1 recensioni
Dalla one shot: Ma cos'era successo? Tutti avrebbero voluto capirlo, in pochi riuscirono a collegare i pezzi.
[...]Ciò che Harry si stava domandando assomigliava più a qualcosa come: “cosa fa quel biscotto?”
[...] «E vissero per sempre felici e contenti» lesse, lentamente, tornando da quella pergamena.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Sfidandomi'
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"E vissero per sempre felici e contenti"
                                                                  da controllare

 

Chiunque passasse per quei corridoi, in quel preciso istante, si costrinse a fermarsi, tutti con lo stesso pensiero nella mente, la stessa identica domanda che, a caratteri cubitali, abitava ogni testa, ogni sguardo, ogni silenzio: cosa diavolo era successo?
I capelli rossi lievemente spettinati segnavano che il ragazzo si fosse appena alzato dal suo comodo letto, il fatto che fosse solo significava solo che non avrebbe neanche voluto alzarsi, probabilmente ciò che aveva intenzione di fare era trascinarsi verso il primo bagno libero e, successivamente, buttarsi nuovamente su quel materasso rotto e rotolarsi in quelle coperte spostate dai suoi stessi piedi irrequieti. Lo sguardo fisso in un punto, gli occhi velati di sonno, sottolineavano la teoria che tutti, velocemente e silenziosamente, cercavano di creare nei loro pensieri feroci e desiderosi di una risposta. Niente ebbe il potere di smuovere quella situazione così strana e improvvisa, nessuno sembrava volesse aprire bocca, nessuno riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena affatto bizzarra. Nessuno, tranne lei: i passi delicati di quella ragazza ruppero il silenzio e ad Hermione ci volle poco, prima di accorgersi che doveva fare qualcosa e in fretta. In fondo nessuno avrebbe voluto che ci fosse un'esplosione alla Tana, non così presto e non quel giorno.
Ma cos'era successo? Tutti avrebbero voluto capirlo, in pochi riuscirono a collegare i pezzi. Per comprendere ogni cosa, avrebbero dovuto iniziare da una settimana prima, quando gli amici di Ronald avevano raggiunto la Tana, pronti a vivere l'estate lontani dal loro mondo grigio e noioso.

Una settimana prima
Giorno 1
 

La borsa cadde rovinosamente a terra, mentre quelle braccia si incatenavano attorno al suo collo, impedendogli quasi di respirare. La foga era stata talmente tanta, che i buffi occhiali tondi si erano spostati di una manciata di millimetri dal suo naso, portando il ragazzo ad oscurare un quarto della sua vista.
«Oh tesoro» la voce dolce e morbida di quella donna accarezzò le sue orecchie e, finalmente, Harry riuscì ad essere libero, l'aria tornò a scorrere nei suoi polmoni; un sospiro di sollievo sfuggì al suo controllo e le sue labbra si piegarono in un sorriso dolce, ma, allo stesso tempo, di rispetto e cortesia. La mano calda di Molly si posò sul suo volto, una carezza materna che quel ragazzo apprezzava pienamente. «Sei sciupato» commentò in fine e, in quel momento, sembrò quasi come se tutto stesse svanendo velocemente negli occhi e nella mente della donna, la quale iniziò a stilare una lista immaginaria di ciò che avrebbe dovuto cucinare per la stessa sera. Furono inutili i tentativi di Harry il quale, timidamente, provò a seguirla, cercando di dirle che non avrebbe dovuto cucinare addirittura un polpettone solo per lui.
Mentre il ragazzo, a passi calmi, cercava di raggiungere una Molly ormai già indaffarata e addentrata nel suo personale mondo, una mano si posò sulla sua spalla e quando si girò notò il volto sorridente di uno dei due gemelli.
«Biscotto, Harry?» la domanda fu del tutto casuale, improvvisa e fuori contesto, che tutto ciò che Harry poté fare fu aggrottare le sopracciglia, assottigliare lo sguardo e puntarlo su quello chiaro e impenetrabile del ragazzo di fronte a sé, cercava di leggere il suo sguardo velato di ilarità, quelle labbra sottilmente piegate all'insù. La domanda effettiva, nella mente di Harry, non era “voglio un biscotto?”, affatto. Ciò che Harry si stava domandando assomigliava più a qualcosa come: “cosa fa quel biscotto?”. Perché si, c'erano dei momenti in cui Harry stesso diceva di non brillare d'intelligenza, ma, allo stesso tempo, non era così stupido. Quindi, il fatto che uno dei due gemelli, i quali avevano più volte ammesso di voler diventare i migliori nel loro mestiere, quindi nel fabbricare scherzi, gli stesse porgendo un biscotto che sembrava tutto fuorché commestibile, lo portava a riflettere. Quando poi notò il fratello di quello che teneva il piattino schiaffeggiare la mano veloce di Ron, il quale aveva fatto per afferrare il biscotto prima nominato, ad Harry sicuramente non salì la voglia di mangiarlo.
«Non è per te» lo rimproverò. Harry sospirò e si sistemò gli occhiali sul naso, scuotendo debolmente il capo. No, sicuramente non aveva voglia di mangiare un biscotto destinato a lui, offerto dai fratelli meno prevedibili della famiglia Weasley.

Giorno 2


Dal momento in cui Hermione ed Harry avevano messo piede in quella casa, era iniziato il conto alla rovescia: loro non potevano saperlo, ma c'era una scommessa sulle loro teste, una scommessa della quale ne erano a conoscenza solo Fred e George, i quali, in quel momento, si ritrovavano seduti su di un solo letto, le gambe incrociate, gli occhi puntati sul materasso fra di loro, le dita che giocherellavano distrattamente con le lenzuola. Due gocce d'acqua. Nessuno aveva mai osato criticare Molly Weasley per il fatto che non riuscisse a riconoscere i suoi stessi figli, loro non glie lo permettevano mai. Era divertente, per loro due, vedere il panico negli occhi di chi era di fronte a loro, scoprire di poter mettere in difficoltà loro madre li mandava in estasi e quel piccolo scherzo era diventato il loro modo di vivere, il loro modo di pensare e di respirare: erano una sola persona, divisa in due corpi. Uno specchio.
«E se» iniziò Fred, alzando piano il capo, ma George sospirò, scuotendo il suo.
«Lo scoprirebbe» concluse, frenando il pensiero del fratello prima ancora che potesse nascere del tutto. Fred alzò un sopracciglio, piano.
«Non per forza» lo rimbeccò. Gli occhi di entrambi iniziarono a scintillare. Era arrivato, il momento che amavano maggiormente. Succedeva così poco spesso, che i due non facevano altro che aspettare passivamente che si mostrasse di fronte a loro. Fred e George, gemelli inseparabili, non la pensavano allo stesso modo.
Prima ancora che potessero comprendere chi dei due si fosse mosso per primo, le loro mani si strinsero, i loro sorrisi presero una vena più lucente, quasi maligna, così avrebbe detto chiunque, se solo li avesse visti in quel preciso istante.
«Ci sto» un sibilo, una scommessa nata, una promessa sigillata. Ma qual'era, la scommessa? Questo potevano saperlo solo loro. Almeno per il momento.

Giorno 5


«Quindi la Granger prende il biscotto e» iniziò lento George, il quale sfiorava quella pergamena con due dita, mentre Fred, un ghigno disegnato sul suo volto, seguiva e annuiva ad ogni parola dello stesso fratello «dovrebbe innamorarsi di chi?» continuò, alzando un sopracciglio. Doveva ammettere, almeno silenziosamente e nel loro mondo fatto di sguardi, che l'idea di vedere Hermione Granger, giovane strega e grande palla al piede, impazzire a causa di una loro invenzione, gli piaceva molto.
«Ronnino, ovviamente» rispose Fred, mentre si sedeva a terra, incrociando le gambe, alzando il capo, puntando lo sguardo luccicante sulla figura slanciata che era George. Era in attesa. Di cosa?
«Hanno rifiutato i nostri biscotti» disse invece il fratello in piedi, facendo sbuffare rumorosamente Fred, il quale buttò indietro il capo, chiudendo gli occhi.
«Harry ha rifiutato il tuo biscotto e ci credo, si poteva leggere sul tuo volto che gli sarebbero spuntate verruche per tutta la faccia se lo avesse anche solo leccato» si lamentò, sottolineando l'errore del fratello, mentre quello si piegava, andando a sedersi al suo fianco.
George iniziava a temere di aver stretto quella mano in modo troppo affrettato, forse doveva rifletterci su, in fondo si parlava sempre di suo fratello, era chiaro che avrebbe avuto un'idea geniale.
«Non è stupida» provò ancora George, la speranza di mettere la pulce nell'orecchio della sua copia, mentre quello sguardo si assottigliava, il sopracciglio si alzava.
«Ma è curiosa. E poi non metterò il biscotto in un piatto con la scritta “mangiami”, mi fai così stupido?» fece, divertito, fingendosi offeso. E in quel momento, George sospirò, chiudendo gli occhi. Doveva solo accettare la sconfitta. Le sue mani si posarono sulle sue stesse ginocchia e, piano, si tirò su.
«E vissero per sempre felici e contenti» lesse, lentamente, tornando da quella pergamena. Per l'ennesima volta puntò il suo sguardo su Fred, il quale, piano, si stava alzando, imitando il gemello. «E se non si innamorasse di Ron?» quella era davvero l'ultima goccia.
Fred scoppiò a ridere, la sua mano si posò sulla spalla del fratello, mentre due dita dell'altra mano andavano a stringersi alla base del suo naso, fingendo rassegnazione, scuotendo piano il capo.
«George, George, George» iniziò, canzonatorio «La nostra invenzione porta amore folle per la persona che governa le proprie ossessioni amorose. Di chi dovrebbe innamorarsi? Di te?» continuò e il suo sguardo incontrò quello del fratello. Era fregato, non c'era modo che quel piano non andasse a buon fine, avrebbe perso quella dannata scommessa. E mentre Fred, divertito, afferrava il prototipo, per poi raggiungere la porta, George iniziò a riflettere.
Forse, e solo forse, avrebbe potuto fare qualcosa, per impedirgli di vincere.

Giorno 7


Il piatto bianco venne posato delicatamente su quella credenza, le mani di Molly Weasley erano fasciate in due enormi guantoni da forno. Il profumo dei suoi biscotti al doppio cioccolato riempiva tutta la stanza, la donna sorrideva soddisfatta, il volto stanco e paonazzo per il calore che aveva sopportato avendo a che fare con quel dannatissimo forno, ma era felice. Quella sera tutti i suoi figli sarebbero arrivati alla Tana per cenare con loro e lei aveva preparato quei biscotti con tanto amore, non avrebbe permesso a nessuno, di rovinarli. Certo. Non aveva pensato di dover tenere sotto controllo i suoi figli, quelli nati il giorno sbagliato, quelli che avevano deciso di rovinarle la vita dal primo momento in cui avevano iniziato a camminare.
Piano la donna si girò e si allontanò, tornando in cucina, di fronte a quel forno ancora acceso, pronto ad ospitare altre pietanze che la donna avrebbe cucinato per quella sera. In quel momento, silenziosamente, i piedi di Fred toccarono il pavimento freddo, il biscotto si posò su quella piramide di cioccolato e la sua bacchetta venne puntata sul piatto bianco. Con un sorriso soddisfatto, Fred sussurrò l'incantesimo che avrebbe impedito a chiunque altro di prendere ciò che era destinato solo ed esclusivamente all'amica petulante del suo fastidioso fratellino. Quando l'incantesimo venne completato, lui sorrise e andò via, silenzioso com'era arrivato.
Molly non aveva notato il figlio, certo, ma il karma era bastardo e quando Fred andò via, sicuramente non notò il gemello che, pur di non perdere quella scommessa, era pronto a boicottarlo, la bacchetta puntata sul piatto. L'incantesimo venne rotto e prima che George potesse pentirsene, andò via.

La sera finalmente era arrivata, Molly Weasley era in salotto, le sue urla riempivano ogni muro di quella casa malandata, mentre le sue mani calde si stringevano alle spalle dei suoi figli, tenendoli calorosamente contro di lei. Era felice e quando Molly era felice, tutti lo erano assieme a lei.
I saluti vennero spostati in cucina, la tavola era imbandita, tutti erano seduti a quel tavolo, ogni piatto posato su quella distesa di legno era stato pulito, in fondo nessuno si sarebbe mai lamentato della perfetta cucina della donna di casa, del capo branco di quella famiglia.
Quando il piatto pieno di biscotti venne posato al centro del tavolo, i gemelli si rizzarono sulla schiena. Nessuno dei due sapeva quale fosse quello contraffatto, ma se Fred sorrideva, sicuro che la mano veloce di Hermione avesse afferrato esattamente il biscotto giusto, George deglutiva, divertito, ma colpevole di sapere che le cose non sarebbero andate come il fratello pensasse.

La notte circondò la Tana ed ogni suo abitante, permanente o non, era comodamente sdraiato nel letto che gli era stato assegnato. Ognuno dormiva, nessuno era sveglio, o quasi.
Harry Potter si sentiva strano. Da quando i suoi denti avevano morso quel biscotto, le cose stavano andando dannatamente male, partendo dal fatto che quei pensieri che era riuscito a rinchiudere in quel cassetto erano scappati, ora volavano nella sua mente, liberi come dei boccini d'oro ed Harry non ne aveva bisogno, affatto. Perché l'ultima cosa di cui quel ragazzo aveva bisogno era proprio di vedere quel dannato sguardo chiaro ogni volta che chiudeva gli occhi.
Si rigirò nel letto, sbuffando sonoramente. Sapeva di essere rumoroso, infatti aprì gli occhi e si tirò su, lentamente, puntando il proprio sguardo sul suo migliore amico. Non sapeva neanche come, ma si era davvero preoccupato di averlo svegliato. Lentamente roteò gli occhi al cielo e buttò indietro il capo, posandolo nuovamente sul cuscino morbido.
«Basta» sussurrò a se stesso, mentre la nocca dell'indice si strofinava maldestramente contro il suo occhio. «Dormi» si rimproverò, chiudendo gli occhi, successivamente, ma per quanto riuscì a prendere sonno, la notte non portò consiglio, neanche un po'.

Giorno X
qualche minuto prima


Il giorno successivo, per l'appunto, tutto ciò che poté fare Harry era tirarsi su, seduto su quel letto, ansante, gli occhi spalancati; il cuore batteva furiosamente nel suo petto, le mani sudavano, così come la sua gola. Si sentiva dannatamente accaldato, la mente era annebbiata, il sogno appena fatto era dannatamente visibile nella sua mente, sotto le sue ciglia. Per quanto Harry cercasse di resistere, di combattere qualsiasi folle malattia fosse penetrata violentemente nella sua mente, non riusciva a fare a meno di ripensarci. Ricordava le sensazioni così follemente realistiche di quel maledetto sogno, il profumo così dolce che sfiorava il suo naso, le mani forti che si stringevano attorno ai suoi fianchi, mentre la sensazione di quel petto liscio sotto i suoi polpastrelli; ricordava il suono di quella voce che, roca, chiamava il suo nome.
Harry scosse con violenza il capo, il volto sembrava andare a fuoco, ma non volle neanche guardarsi allo specchio. Con un gesto secco e veloce afferrò gli occhiali da vista e li posò poco dolcemente sul suo naso; i piedi nudi si posarono sul pavimento freddo e il ragazzo camminò, sino ad uscire dalla stanza nella quale il suo migliore amico ancora dormiva.
Non voleva fare niente. Non voleva fare nulla, se non trascinarsi nel primo bagno che avrebbe trovato e infilarsi sotto l'acqua ghiacciata, eppure le cose non andarono secondo i suoi piani. Quando i suoi occhi si puntarono su quel ragazzo, il quale aveva gli occhi socchiusi pieni di sonno, Harry si sentì come se niente di ciò che avrebbe pensato o detto sarebbe accaduto per davvero, come se non fosse padrone delle sue stesse scelte, come se non potesse comandare il proprio corpo.
Ed eccoci qui, al punto di partenza.
Avvenne tutto così in fretta che Fred poté soltanto, con la lentezza paragonabile a quella di un bradipo, aprire i suoi occhi, ogni secondo di più, sino a sgranarli, puntando il suo sguardo sul volto del ragazzo di quattordici anni che aveva di fronte. La mano di Harry era andata dietro la nuca del più grande, l'altra mano si era posata sul braccio del ragazzo e, con una mossa secca e spontanea, l'aveva costretto a piegarsi in avanti. In quel momento, le labbra del mago più famoso della loro generazione si posarono su quelle secche del gemello.
Un bacio.
Harry lo stava baciando.
Harry Potter aveva appena baciato Fred Weasley.
E Fred Weasley non era ancora morto d'infarto.

Quando Hermione Granger, seguita da un mattiniero Charlie Weasley, iniziò a dirigersi verso le scale per scendere a fare colazione, si godette lo spettacolo della porta della stanza di Ron che si apriva, giusto in tempo per notare la cosa più folle che potesse accadere quel giorno.
Harry Potter era stretto ad uno dei gemelli, le dita tremanti scivolavano fra quei capelli rossi, mentre le sue labbra si socchiudevano, il bacio diventava più reale, la lingua scivolava alla ricerca di quella del rosso.
Fred Weasley portò una mano dietro la schiena del moro di fronte a lui, le sue labbra si socchiusero, permettendogli facile accesso, il suo corpo sembrava quasi sovrastare quello del ragazzo che, sotto effetto del suo incantesimo, era diventato sin troppo intraprendente.
Ron Weasley boccheggiò, così come tutte le persone immobili in quel corridoio. E quando i passi della piccola Ginny Weasley, trascinati sul pavimento, raggiunsero le orecchie di Hermione, lei decise di salvare il salvabile e andarle in contro. Almeno lei, voleva che non avesse la testa che le esplodesse sin dal primo momento della giornata.

Quel bacio continuò, la schiena di Fred si schiantò al muro dietro di lui, le sue mani tirarono quel ragazzino che, ansimando, si staccò dalle labbra del ragazzo più grande. In quel momento, tutto tornò chiaro, Harry smise di sentire la testa che girava, non sentiva più le gambe muoversi da sole.
Una risata si fece spazio in quel silenzio assordante e Fred girò il capo, posando il suo sguardo in quello sveglio e divertito del gemello, il quale alzò un sopracciglio, mostrandogli la mano, in segno di un'attesa. L'attesa di un pagamento. E in quel preciso istante, Fred comprese ogni cosa. Il biscotto.
Girò il capo, lanciò un veloce sguardo a Harry, il quale, veloce come un fulmine, ma barcollante come un ubriaco, aveva deciso di allontanarsi da lì, prima di fare qualcosa della quale si sarebbe pentito. Ancora.
Fred capì che tutto ciò che era accaduto era solo a causa di quel biscotto.
«Uhm. Peccato» un soffio, una scrollata di spalle, mentre faceva apparire quelle due monete nella mano aperta del fratello. Si, era un peccato. Se parlasse della scommessa persa o del fatto che Harry Potter lo avesse baciato solo per uno scherzo andato a male, quello poteva saperlo solo Fred Weasley.

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Ciao a tutti. Anche oggi ho voluto pubblicare qualcosa seguendo questa mia sfida, quindi si, anche questa volta i personaggi sono stati scelti in modo totalmente casuale e si, sono consapevole del fatto che questa sia una "coppia" alquanto insolita, ma ammetto di essermi divertita molto nel pensare (a proposito di questo, ringrazio chi mi ha aiutato a non impazzire nell'uscita di una coppia del genere) e nello scrivere.
Grazie a chiunque abbia letto la mia one shot e spero che possiate fermarvi un istante per lasciare una piccola recensione, bella o brutta che sia, mi aiuterebbe a crescere come scrittrice (oltre al fatto che mi fa piacere conoscere i pareri di chi si ritrova a leggere le mie storie).
Come al solito, spero che questa piccola storia vi sia piaciuta.
Un saluto,
Piper_Keiko

 
   
 
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