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Autore: My Pride    05/01/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Smallville Stars Titolo: Smallville stars
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 2394 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent, Clark Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 30. Guardare il cielo per cercare le stelle cadenti la notte di S.Lorenzo (ma puntualmente non si vedono mai) 🌟

Solo i fiori sanno: 22. Lavanda: Diffidenza
Just stop for a minute and smile: 37. "Esprimi un desiderio! Ma non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvera!"


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.


    Non era la prima volta che andava nella vecchia casa dei nonni di Jon, ma era decisamente la prima volta che lo faceva per parlare faccia a faccia con i coniugi Kent di una cosa tanto intima e privata.
    Perché si era lasciato convincere in quel modo? Non era solito esternare i suoi sentimenti né tanto meno mettere nero su bianco ciò che provava, ma Jon sembrava tenerci e quel mantenere il segreto, per un tipo solare, genuino e aperto come lui, stava cominciando ad andare stretto. Quindi, anche se aveva dovuto rifletterci molto a lungo, alla fine Damian gli aveva detto che sarebbero andati in Kansas e che avrebbero ufficializzato le cose tra loro con i suoi genitori, l presenti per occuparsi momentaneamente della fattoria. Quando si trattava di cose del genere, Jon aveva davvero un pessimo ascendente su di lui. Però, mentre osservava dal vialetto la porta d'ingresso di casa Kent, di un bianco quasi splendente alla luce della luna, aveva cominciato a sentirsi stranamente a disagio.
    Forse non aveva motivo di esserlo, lo sapeva. Ma la quiete che regnava sovrana, il lieve fruscio del vento fra i campi di grano e quel pungente profumo d'erba bagnata dalla piacevole umidità della sera, stavano rendendo le cose un pochino stressanti per un motivo che non riusciva a comprendere appieno neanche lui. Non avrebbe dovuto dare retta a Jon... stavano sicuramente per fare una cazzata. E lui difficilmente si pentiva delle proprie scelte.

    «Non credo che sia una buona idea», se ne uscì d'un tratto senza muovere un passo, lasciando ben sentire la diffidenza nella sua voce.
    Jon si voltò verso di lui, guardandolo stranito. «Ti stai davvero tirando indietro, D? Tu?»
    «Niente sofismi, Jonathan», replicò Damian, e quando usava il suo nome per intero, senza nomignoli vari o diminutivi, significava che la sua pazienza stava cominciando a raggiungere il limite. E aveva davvero un limite molto basso. «Tuo padre non ha mai visto di buon occhio la nostra amicizia, figurati questo».
    «Ti ha rivalutato parecchio... dalla volta in cui mi ha trovato legato ad un tavolo operatorio nella batcaverna», gli rese noto con fare sarcastico, guadagnandoci un'occhiataccia.
    «Così non aiuti, idiota».
    «E tu non fare lo scemo. Dobbiamo parlare con i miei genitori, non affrontare un'invasione aliena».
    Damian lo guardò scettico, sollevando un sopracciglio. «Forse quella sarebbe stata più facile», affermò con quella sua aria saccente che certe volte Jon odiava.
    «Ma piantala», rimbeccò il giovane Kent, finendo per afferrare lui stesso la mano del compagno per trascinarlo con sé verso la casa. E a nulla era valso il modo in cui Damian aveva cercato di divincolarsi dalla sua presa ferrea, per quanto avesse borbottato qualcosa come stupida super-forza e subito dopo uno stupido super-udito quando Jon gli aveva fatto notare che ci sentiva fin troppo bene.
    Quando giunse alla porta, però, un pochino si bloccò anche lui con la mano sollevata a mezz'aria, e non gli sfuggì il sorrisetto sardonico che si era dipinto sulle labbra di Damian nel vedere la sua esitazione. Oh, andiamo. Dovevano solo parlare, no? Esattamente come avevano sempre fatto. Con la sola differenza che, questa volta, avrebbe presentato Damian come qualcosa di più del semplice amico e compagno di squadra che era sempre stato fino a quel momento. Sarebbe dovuto essere facile. Avrebbe dovuto solo essere sincero come lo era sempre stato, così da non nascondere più quello che stava accadendo tra loro. In fondo non lo trovava nemmeno giusto, lui amava Damian e non aveva motivo di non farlo sapere. Allora perché stava ancora tergiversando?
    Trasse un lungo respiro e si fece coraggio, ma prima ancora che potesse decidersi a bussare, la porta di casa si spalancò da sola e sulla soglia fece la sua comparsa la figura massiccia di Clark, che sorrise bonariamente ai due ragazzi nonostante la stazza che avrebbe potuto spaventare chiunque.
«Ciao, figliolo, Ciao, Damian. Mi stavo giusto chiedendo quando vi sareste decisi ad entrare», disse, ricordando loro con quelle semplici parole che possedeva il super-udito e che probabilmente li aveva sentiti arrivare da un pezzo. Speravano solo che non li avesse sentiti parlare, anche se non avevano detto nulla di compromettente. 
    Superata la confusione iniziale, Damian rispose con un cenno cordiale e Jon ricambiò il sorriso del padre. «Ciao, papà», lo salutò con uno di quelli che il giovane Wayne aveva soprannominato abbracci alla Kent, degli abbracci lunghi e calorosi che facevano ben comprendere quanto in quella famiglia si volessero bene. A volte li invidiava, visto che non avevano mai avuto problemi ad esternare i loro sentimenti. «Ehm... la mamma?» chiese nello sbirciare un po' all'interno oltre la spalla del padre, non avvertendo il battito cardiaco della donna.
    «Fuori città, sta lavorando su una storia riguardante un famoso magnate di Star City. Se tutto va bene, dovrebbe tornare domani. Entrate, forza», li invitò, spostandosi dalla soglia per permettere ai ragazzi di accomodarsi. «Cosa vi ha portati fin qui?»
    «Siamo passati a trovarvi», disse di getto Jon, rimediando una gomitata in un fianco da parte di Damian. E, anche se non la sentì affatto a causa della propria invulnerabilità, gli venne spontaneo lasciarsi scappare un ahio nell'udire l'imprecazione dell'altro.
    Dal canto suo, Clark inarcò un sopracciglio. «A quest'ora. Ne avevate proprio voglia se non avete nemmeno aspettato domattina, mhn», disse un po' scettico, osservando i due ragazzi. Aveva avvertito un lieve cambiamento ne battito di entrambi, ma non aveva detto altro e li aveva semplicemente fatti entrare, richiudendosi lui stesso la porta alle spalle per guidarli verso la cucina. «Anche volando, il viaggio sarà stato lungo. Vi prendo da bere, mettetevi seduti. Dopotutto, siete di casa», li mise a loro agio con un nuovo sorriso, incamminandosi verso il frigo e notando con la coda dell'occhio lo sguardo eloquente che si scambiarono. Quei due non gliela contavano giusta, li aveva visti crescere entrambi ed era chiaro come il sole che qualcosa non andava, visto che persino Damian sembrava più... strano del solito. E poi era pur sempre un giornalista investigativo.
    Avendoli sentiti parlottare tra loro il più silenziosamente possibile, cercò di non origliare con i suoi poteri, concentrandosi solo nel prendere del succo d'arancia in frigo e dei bicchieri nella credenza. «Allora», cominciò, raggiungendoli per porger loro da bere prima di accomodarsi. «Come vanno le cose, ragazzi?»
    «Come al solito», replicarono all'unisono senza volerlo, lanciandosi una breve occhiata prima di tornare a guardare l'uomo. «C'è stato poco da fare. Sono stato per lo più impegnato con gli esami», spiegò Jon, bevendo un sorso di succo d'arancia.
    «Era indietro con la tabella di marcia. Ci è voluto un po' prima che si rimettesse in pari», accennò Damian - un po' anche per punzecchiarlo -, rimediandoci un colpetto col gomito da parte dell'altro, che lo guardò un po' male prima di essere guardato male a propria volta.
    L'uomo fece scorrere lo sguardo su di loro. Non era raro che i ragazzi discutessero, ma sembravano più... calmi? Non avrebbe saputo come definirli. «Quindi sei rimasto con lui a Metropolis?» chiese, e Damian sghignazzò.
    «Qualcuno doveva pur aiutare Jon con gli studi. Se lasciato allo stato brado, suo figlio tende a rilassarsi troppo».
    «Ehi!» esclamò il suddetto ragazzo con fare risentito.
    «Non fare l'offeso, è vero».
    «Ma gli esami li ho passati».
    «Solo perché con te c'ero io».
    «Parli come se avessi fatto tu tutto il lavoro».
    «In parte è così».
    «Sembra che voi ragazzi andiate molto più d'accordo del solito», replicò Clark, e quelle semplici parole riuscirono a freddare il battibecco che si era creato tra loro, tanto che si zittirono e lo guardarono. Avevano assunto una bizzarra espressione, e l'uomo non aveva idea del perché sembrasse quella di due bambini beccati con le mani nella marmellata. «...tutto bene?» chiese, sbattendo le palpebre. Non gli sembrava di aver detto qualcosa di strano. O no?
    Jon si morse il labbro inferiore, rigirandosi quel bicchiere fra le mani. Ed era una fortuna che si controllasse abbastanza da non frantumarlo per il nervosismo. «Non sono bravo a mentire, papà, io... ecco, vedi, io e Damian siamo qui perché... io e lui... noi...» stava cominciando a farfugliare come un idiota, e quasi sobbalzò quando sentì la mano grande e calda del padre sulla spalla, incrociando il suo sorriso rassicurante.
    «Rilassati e respira, figliolo... io e tua madre lo sapevamo già».
    «...ah?» gli venne spontaneo dire, senza rendersi immediatamente conto che l'eco che sentì era la voce di Damian al suo fianco. E, ne era certo, come lui stava sicuramente osservando suo padre con tanto d'occhi. «C-Come? Cosa?»
    «Sei nostro figlio, Jonny, ci eravamo accorti che voi ragazzi eravate... più vicini. E non devi preoccuparti di niente, per noi va bene. In quanto tuoi genitori ti appoggeremo sempre. Ci importa solo che tu sia felice. Anche se, beh... ha dovuto farmelo notare tua madre», ammise un po' in imbarazzo, stirando le labbra prima di volgere lo sguardo verso Damian. «Sei un bravo ragazzo, Damian» cominciò con fare paterno, «e negli anni sei sempre stato pronto ad aiutare Jon nel momento del bisogno. Noi due eravamo decisamente partiti col piede sbagliato e mi vergogno un po' di aver quasi ripensato alla vostra collaborazione, quando successe quell'incidente con i Titani del Futuro», soggiunse, palesemente a disagio al solo ricordo. «Ma voi ragazzi mi avete dimostrato che si può imparare solo facendo le proprie scelte per determinare il proprio futuro, e sono contento di vedere che vi siate trovati l'un l'altro. Non avrei potuto sperare di meglio».
    Jon e Damian si guardarono per un lungo momento, sentendo un lieve rossore colorar loro le guance prima che fosse proprio Damian a proferir parola. «Le avevo giurato che non avrei mai messo in pericolo la vita di suo figlio e che avrei protetto Jon, signor Kent. E intendo tener fede a quella promessa adesso più che mai».
    Stavolta la mano di Clark si poggiò sulla sua spalla, salda e sicura, e al tempo stesso delicata nonostante avrebbe potuto frantumare una roccia con la sola pressione di un dito. «E io ci conto, mio caro ragazzo. Io e Lois sappiamo di lasciare Jon in buone mani», li rassicurò, e fu a quel punto che accadde l'impensabile. Prima ancora che i suoi sensi sviluppati se ne rendessero conto, entrambi i ragazzi si erano alzati e l'avevano abbracciato, persino Damian si era lasciato andare ad una di quelle rare dimostrazioni d'affetto che solitamente riservava solo ai membri più stretti della sua famiglia.
    «Sei il migliore, papà», sussurrò impercettibilmente Jon, in modo che solo l'uomo potesse sentirlo, e quest'ultimo sorrise maggiormente, ricambiando l'abbraccio dei due ragazzi. Quindi era per quel motivo che erano volati fin laggiù, per di più a quell'ora, ed erano sembrati un po' strani. Chissà cosa avevano dovuto provare nel tenersi tutto dentro e nel temere la reazione che avrebbe potuto avere, se li sentiva così fragili e piccoli sotto le sue mani nonostante fossero entrambi due ragazzoni fatti e cresciuti che di fragile avevano ben poco. Se anche Damian aveva sentito il bisogno di un contatto fisico, di una rassicurazione che andava ben oltre le semplici parole, dovevano aver rimuginato per troppo tempo su come far sapere di quella loro relazione.
    Non diede loro alcuna fretta, lasciando che decidessero da soli quando ne avessero avuto abbastanza, finché non furono proprio loro a sciogliersi da quell'abbraccio e finì quindi per osservarli. «Vado a prepararvi la camera, sarete stanchi», disse loro, dando ad entrambi un'ultima amorevole pacca su una spalla. «Non ci metterò molto», li rassicurò ne vederli fare un breve cenno d'assenso col capo, alzandosi per attraversare quella stanza e cominciare ad avviarsi di sopra, lasciando i due soli in cucina ad osservarsi un po' di sottecchi.
    «Credevo andasse peggio», si ritrovò ad ammettere Jon, sentendo i muscoli delle spalle rilassarsi prima di sorridere un po' a Damian qualche attimo dopo. Si sentiva decisamente meglio, e si sentiva anche un po' stupido per aver pensato che suo padre avrebbe potuto prenderla male. Ma dopotutto non si poteva mai sapere come reagiva un genitore ad una notizia del genere. «Andiamo un po' fuori, mentre aspettiamo?» propose. «Ha detto che non ci avrebbe messo molto... ma, se conosco mio padre, ci darà un po' di tempo».
    Damian parve rifletterci, ma in realtà aveva già deciso. «Una volta tanto hai avuto una buona idea», rimbeccò, ignorando la linguaccia che gli rifilò Jon per alzarsi insieme a lui e seguirlo fuori, sedendosi sul dondolo presente lì su portico. In lontananza, le cicale avevano cominciato a frinire fra i campi di grano, e la leggera brezza estiva sembrava un toccasana sulle loro membra stanche e decisamente spossate. Damian si concesse persino il lusso di poggiare la testa contro la spalla di Jon, sollevando lo sguardo verso il cielo per fissare pigramente le stelle che formavano su di loro una trapunta di puntini luminosi. Era la notte di San Lorenzo, e splendevano più luminose che mai.
    «Ehi... quella è una stella cadente?» sentì chiedere d'un tratto.
    «No, scemo, non sperarci».
    «Andiamo, esprimi un desiderio! Ma non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvera», lo spronò nel dargli un colpetto, abbassando le palpebre per concentrarsi per un lungo istante, riuscendo solo a far scuotere la testa al compagno.
    «Sei così infantile, Jon».
    «Eppure il mio desiderio è stato esaudito», gli rese noto Jon con un sorriso così luminoso da far invidia al sole stesso, al che Damian, dopo averlo guardato per un lungo istante ed essersi reso conto di cosa stesse parlando, roteò gli occhi con fare fintamente annoiato, visto che un lieve rossore gli aveva imporporato le guance.
    «...tutte queste sdolcinatezze mi faranno venire il diabete».
    Jon sbuffò divertito, abbassando il viso verso l'altro per indugiare contro le sue labbra. «Mpf, per una volta sta' zitto... Damian Wayne».
    «Sempre dopo di te... Jonathan Kent», rimbeccò Damian con un ghignetto, annullando lui stesso la distanza che li separava per unire le loro bocche e afferrare la sua mano per intrecciare le loro dita. E proprio in quell'istante, quella notte d'agosto, la lunga scia di una stella cadente illuminò il cielo notturno, suggellando quel desiderio in un bacio.





_Note inconcludenti dell'autrice
(precedentemente postata su un'altra raccolta, ho deciso di fare una raccolta unica)
Mi sembrava carino che Clark reagisse, beh... alla Clark. Insomma, non lo vedo come un tipo che può prendersela per l'orientamento sessuale del figlio, senza contare inotre che essendo un alieno ha un'altra percezione della sessualità... quindi, ecco perché è uscita fuori una cosa del genere
Mezza spiegazione veloce. Nel caso in cui qualcuno non lo avesse letto, la frase di Damian sul proteggere Jon fa riferimento alla promessa che ha davvero fatto a Clark nel volume Super Sons of Tomorrow, quindi viene qui richiamata per dare maggior impatto a quanto accade in questa one-shot 
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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