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Autore: Severa Crouch    06/01/2022    1 recensioni
[Questa storia partecipa all’iniziativa “Regali d’inchiostro tra i tavoli del pub” indetta dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta” ed è un regalo per Linalee.]
“Tu sei pazza.”
“Suvvia, Rod, non sarebbe il primo Natale che trascorriamo con loro!”
“Prima c’era un decreto ministeriale che ci obbligava a fare buon viso a cattivo gioco. Vuoi sopportare ancora quegli sguardi trionfanti e le battutine di Black? Fa’ pure, ma non rovinerai Yule a me e i ragazzi!”
“Ma i ragazzi avrebbero compagnia!”
Rodolphus si fermò improvvisamente dal suo vagare per lo studio. Appoggiò una mano alla mensola sopra il camino, come se cercasse di mettere a fuoco qualcosa, si voltò verso la moglie e la squadrò attentamente. “Adesso mi è tutto chiaro. Tu vuoi presentare i bambini a quello stupido quadro con cui passi i pomeriggi a parlare, no?”
“Walburga non è uno stupido quadro!” protestò.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Sirius Black
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Natale in Cornovaglia

 

A Linalee e i nostri universi speculari

 

Binario 9 e ¾, Stazione di King’s Cross, Londra, 1° settembre 2010

 

Erano trascorsi anni dall’ultima volta in cui Alexandra e Rodolphus avevano incontrato Lele e Sirius. La fine dei processi aveva fatto venire meno l’esigenza di quegli incontri obbligati e, così, quando Kingsley aveva detto che i Lestrange erano reintegrati nella società, loro si erano semplicemente rinchiusi nel loro castello in Cornovaglia ed erano tornati a occuparsi dei loro affari.

In tempi di pace, però, i loro affari consistevano principalmente in lunghissime giornate trascorse in famiglia. Dopo la fine della guerra, Rodolphus e Alexandra erano stati finalmente liberi di amarsi e di costruire la famiglia che avevano promesso ad Orion, il figlio che Alexandra aveva avuto da Barty.

E così, erano arrivati, uno dopo l’altro, Roland, Rodolphus II, detto Roddie, e Rabastan II, detto Rab. La vita al castello dei Lestrange non poteva dirsi monotona con quattro bambini a cui badare. Gli anni erano semplicemente volati e, improvvisamente, Alexandra e Rodolphus si erano ritrovati al binario nove e tre quarti per accompagnare i figli a prendere l’Espresso di Hogwarts.

Quel giorno, poi, Orion Regulus Crouch sarebbe partito per il suo quinto anno, con tanto di spilla da prefetto Serpeverde, proprio come lo erano stati Alexandra, Barty e Regulus prima di loro.

Alexandra non smetteva di guardare il figlio con una luce piena di orgoglio e la consapevolezza di chi vede il proprio ragazzo crescere sereno: “Sono così orgogliosa di te, Orion! Prefetto di Serpeverde! Sono sicura che Barty e Regulus sarebbero altrettanto orgogliosi di te!” Sistemò l’uniforme del figlio che cercava lo sguardo di Rodolphus e la strinse in un abbraccio prima di raggiungere i fratelli.

Roland, accanto ad Orion, era eccitato per la partenza per Hogwarts. Sarebbe stato il suo primo anno e avrebbe dovuto affrontare lo Smistamento.

“Mi vorrete anche se non dovessi finire in Serpeverde?” domandò con una nota di ansia nella voce.

“Sempre,” rispose Alexandra.

“Magari cerca di finire in Serpeverde, ok?” gli disse Rodolphus che faticava ad immaginare il figlio, l’erede dei Lestrange, in un’altra Casa di Hogwarts. Roland annuì con i suoi occhi scuri e disse: “È proprio dove vorrei andare! Così starò in Casa con Orion e nessuno potrà darmi noia, altrimenti se la vedrà con il Prefetto!” Scoppiò a ridere, mentre Orion scuoteva la testa e rivolgeva al fratello un sorriso obliquo – dannatamente simile a quello di Barty – con cui ricordava che: “Noi Prefetti non possiamo fare preferenze!”

Roland alzò gli occhi al cielo e Alexandra si chinò per abbracciare il figlio e fargli le ultime raccomandazioni: “Fai il bravo, ascolta Orion, studia e soprattutto scrivi a casa! Lo sai quanto è bello per noi ricevere le lettere da Hogwarts!” Roland annuì e sorrise ai fratelli. Roddie e Rab lo osservavano con l’aria mogia e se Roddie si stringeva alla gonna della veste da strega di Alexandra, Rab continuava a chiedere al papà perché anche lui non potesse partire con Roland e Orion, ché non voleva rimanere al castello da solo con Roddie.

“Non sei da solo, ci siamo anch’io e la mamma!” esclamò Rodolphus mentre si voltava per accompagnare i due maggiori vicino lo scompartimento del treno.

Arrivarono alla porta del vagone e si trovarono di fronte Sirius e Lele.

“E quindi avete figliato anche voi?” domandò Rodolphus osservando i due ragazzini. “Vi si è rotta la televisione?”

Alexandra diede una gomitata al marito per l’osservazione poco opportuna. Non aveva mai mandato giù il regalo babbano di Lele. Decise di sorvolare ed esclamò allegra: “Ma che bei ragazzi! Come si chiamano?”

“Sono gemelli,” disse Sirius quasi a voler rispondere a Rodolphus.

Lele intervenne prima che Sirius e Rodolphus iniziassero a punzecchiarsi e fece le presentazioni: “Lei è Arlene Aiko e lui è Regulus Remus.”

“Regulus?” il cuore di Alexandra ebbe un sobbalzo mentre osservava il ragazzino dai capelli scuri. Due occhi grigi, come quelli del suo Regulus la scrutarono con curiosità.

“Se lo meritava, dopo tutto,” aggiunse Sirius.

“L’ha sempre meritato, fin dall’inizio,” ribatté. Non voleva tirare fuori storie del passato. Parlare di Regulus era uno di quegli argomenti che ancora adesso, a distanza di oltre trent’anni, potevano ridurla in lacrime. Passò una mano tra i ricci di Roddie per ritornare al presente.

“Ad ogni modo, Regulus, è un vero piacere conoscerti,” gli disse, “ero molto amica di tuo zio Regulus, e tu, Arlene, non hai idea di quanto nonna Walburga desidererebbe conoscerti. Una nuova lady Black!” La bambina si scambiò uno sguardo con il padre e girò un indice intorno alla tempia come per domandare a Sirius se le mancasse qualche rotella. Alexandra non si sorprese affatto che Sirius annuisse alla figlia dicendole che sì, a quella stramba strega mancava qualche rotella. Sirius non era cambiato, dopo tutto.

“Chissà, magari i Black torneranno in Serpeverde!” aggiunse immaginando come il ritratto di Walburga che aveva portato al castello insieme a quelli di Orion e dei suoi genitori avrebbero commentato la notizia.

Se Regulus si limitò ad osservarla senza dire nulla, Arlene incrociò le braccia e disse: “Mamma e papà sono Grifondoro! Io voglio andare nella Casa dei Coraggiosi!”

“Oh, beh, ha le idee chiare, la ragazza!” si lasciò sfuggire. “Buona fortuna con il Cappello Parlante, allora!”

 

 

***

Castello Lestrange, 15 dicembre 2010

 

“Tu sei pazza.”

“Suvvia, Rod, non sarebbe il primo Natale che trascorriamo con loro!”

“Prima c’era un decreto ministeriale che ci obbligava a fare buon viso a cattivo gioco. Vuoi sopportare ancora quegli sguardi trionfanti e le battutine di Black? Fa’ pure, ma non rovinerai Yule a me e i ragazzi!”

“Ma i ragazzi avrebbero compagnia!”

Rodolphus si fermò improvvisamente dal suo vagare per lo studio. Appoggiò una mano alla mensola sopra il camino, come se cercasse di mettere a fuoco qualcosa, si voltò verso la moglie e la squadrò attentamente. “Adesso mi è tutto chiaro. Tu vuoi presentare i bambini a quello stupido quadro con cui passi i pomeriggi a parlare, no?”

“Walburga non è uno stupido quadro!” protestò. “E comunque mi ha dato sempre consigli molto utili. Tu eri ad Azkaban, non hai idea di quanto stesse male dopo il vostro arresto.”

Rodolphus la osservò come se fosse impazzita. “Perdonami se ero impegnato a non farmi distorcere la mente dai Dissennatori e mi è sfuggito il pensiero di quanto potesse soffrire Walburga!”

“Scusami, Rod, non intendevo…” sospirò affranta. Ricordare quel periodo era tremendo per tutti loro. Aveva compreso che erano stati anni bui anche per Lele e Sirius e c’erano dei momenti in cui l’Alexandra di prima della caduta prendeva il sopravvento su quella che era uscita malconcia dalla guerra. Raggiunse il marito e lo abbracciò, sentì il braccio di lui stringerla a sé e guardarla con i suoi occhi scuri. Rodolphus sospirò rassegnato: “Lo so che me ne pentirò, che te ne pentirai, ma se ci tieni a invitarli, va bene. Non sono in grado di dirti di no.”

Lo sguardo di Alexandra si illuminò: “Sul serio?”

Rodolphus annuì: “Non credevo che anche la mia seconda moglie sarebbe stata fuori di testa, ma sei decisamente meno pericolosa di Bellatrix. E poi, una parte di me vuole essere presente quando la vecchia Walburga inizierà a insultare Sirius e tutta la sua progenie! Ancora ricordo le urla di quando ha bruciato il nome sull’arazzo.”

“Non ha urlato.”

“Al momento no, ma dovevi sentirla il giorno prima a casa di Cygnus. Era furiosa!” Rodolphus ridacchiò tra sé e sé. Alexandra però si sollevò sulle punte e attirò il marito per dargli un bacio e soffiargli un grazie sulle labbra.

“Non pensare di cavartela così!” le sussurrò in rimando, “Mi aspetto un Natale con i fiocchi! Come quando abbiamo concepito Roddie!”

“Oh, Salazar, ma abbiamo dieci anni in più!”

“Allora farai bene a non stancarti troppo, chérie,” le disse con il sorriso obliquo e lo sguardo pieno di aspettative che le causavano una stretta nel basso ventre. Sorrise mentre si dirigeva allo scrittoio per scrivere a Lele e Sirius.

 

***

 

Casa Black-Kendrick, 16 dicembre 2010

 

“Per Godric!”

“Brutte notizie?” Sirius si avvicinò a Lele incuriosito dall’esclamazione della moglie, sbirciò la lettera e solo nel vedere lo stemma dei Lestrange sulla busta alzò gli occhi al cielo.

“Non dirmi che è lei.”

Lele gli rivolse un sorrisetto beffardo: “La tua cara amica di infanzia, chi altri poteva essere?”

“Qualsiasi cosa contenga quella lettera, la risposta è no.”

Lele iniziò a ridere. Fu più forte di lei, il ricordo del Natale degli anni passati, subito dopo la guerra, il punzecchiarsi continuo di Alexandra e Sirius era troppo spassoso, così, aggiunse: “Ma dai, ci invita per Natale al castello dei Lestrange, con i ragazzi!”

“Un motivo in più per dire di no! Non porterò Arlene e Regulus in quel postaccio!”

“Ma saranno contenti di trascorrere il Natale con Roland. Insomma, sai che lui e Regulus sono in casa insieme!”

Sirius sembrò soppesare l’idea e un sorrisetto che non preannunciava nulla di buono gli spuntò sul volto. Si fermò un attimo e guardò la moglie, sospettoso: “Tu perché pensi che dovremmo accettare?”

“Perché se conosco bene Alexandra, e ormai credo di conoscerla, vorrà presentare i ragazzi al quadro di tua madre e questo potrebbe essere molto divertente!”

“Divertente?” Sirius alzò un sopracciglio scettico.

“Ti ricordi quando la provocavi a Grimmauld Place? Mamma, mi hai rotto per anni per un erede, fammelo concepire! E poi iniziavi a parlare di metodi babbani per il concepimento con Remus, proprio accanto al quadro?”

“Sì, lo ricordo, e ricordo anche le tue occhiatacce e Molly con i suoi se vi sentono i ragazzi!

“Ecco, pensa solo che cosa potrà fare Arlene!”

Le labbra di Sirius si incurvarono in un sorriso che non preannunciava nulla di buono. “Oh, sì, la mia bambina non mi delude mai!”

“Proprio mai, degna figlia di suo padre, ecco un’altra lettera dalla McGranitt. Pare che fosse in giro per il castello dopo il coprifuoco!”

“La mia bambina!” esclamò con un moto d’orgoglio mentre Lele scuoteva la testa divertita e si preparava a rispondere alla McGranitt. “Voglio sapere con che faccia domani la guarderò in consiglio docenti…” sospirò pensando a tutti i borbottii che le sarebbero giunti. Quando Minerva le aveva proposto di diventare professoressa di Antiche Rune, Lele aveva accettato con entusiasmo e non aveva minimamente pensato al momento in cui i gemelli sarebbero andati a Hogwarts. Fortunatamente, il suo era un insegnamento opzionale e i suoi figli erano ancora troppo piccoli per seguirlo.

 

***

 

Castello dei Lestrange, 24 dicembre 2010

 

La sera della Vigilia, Lele passò in rassegna i figli.

Regulus era felice di trascorrere la serata con Roland. A quanto pareva, i due andavano abbastanza d’accordo e l’unico argomento di discussione era la simpatia di Regulus per Victoire e Teddy.

Arlene emerse dalla sua stanza con uno sguardo malandrino. Lele la scrutò a lungo, alla ricerca di Tiri Vispi Weasley che potessero metterla in imbarazzo, ma non trovò nulla. Il sorrisetto di Sirius era sospetto, era troppo contento per non aver pianificato qualcosa.

“Cosa state organizzando?”

“Nulla. Andiamo?”

“Arlene, cosa state organizzando con tuo padre?”

Arlene la guardò spalancando i suoi occhioni grigi ed esclamò: “Niente, mamma! Papà mi ha detto che posso stare seduta vicino a lui e che questo vestito mi sta benissimo! Diglielo papà!”

“Verissimo. Posso essere felice ché la mia bambina sta diventando una meravigliosa giovane strega?” Lo sguardo scettico di Lele fu la sola risposta che ricevettero, insieme a una lista di raccomandazioni su come ci si comporta.

“Dai, mamma, abbiamo capito, andiamo!” esclamò Regulus che era impaziente di raggiungere il suo amico. Lele osservò per un attimo i ritratti dei suoi genitori e se Aiko le sorrideva benevola e le augurava di divertirsi, la luce che leggeva negli occhi di Laelius proprio non la convinceva. Anzi, sua figlia sembrava essere il frutto dell’unione di suo marito e suo padre. Quel pensiero la fece rabbrividire ed entrò nel camino diretta al castello dei Lestrange.

“Wow! Mamma, Roland vive davvero in un castello!” esclamò Regulus non appena uscì fuori dal camino di pietra e si trovò nell’ampio atrio di pietra. Negli angoli c’erano antiche armature, mentre alle pareti erano appesi arazzi che illustravano le imprese degli avi dei Lestrange. Sopra il camino di pietra, lo stemma della famiglia Lestrange e il loro motto, “Corvus oculum corvi non eruit” (Un corvo non cava l’occhio di un altro corvo), a sottolineare la lealtà familiare e ai Purosangue. Lele trattenne un brivido e infilò le mani in tasca per toccare le sue rune. Accanto a lei, Sirius solleticava i fianchi di Regulus esclamando: “Sì, attento ai draghi!”

Stavano ridendo quando Alexandra e Rodolphus arrivarono con i loro quattro figli al seguito.

“Benvenuti e felice Yule!” esclamò Alexandra nel fare gli onori di casa. Roland scattò in avanti e corse a salutare Regulus e la madre lo riprese: “Roland! Per favore, saluta tutti e poi giocherai con Regulus. Prendi esempio da Orion!”

Orion si era fatto avanti e la salutò: “Buon Natale, professoressa Kendrick.” Lele era stata categorica: era l’ultima erede dei Kendrick e avrebbe mantenuto il cognome, quello di Sirius poteva al massimo essere aggiunto al suo cognome da nubile.

“Chiamami Lele, non siamo a scuola!”

Orion era un ragazzo disciplinato, dalla curiosità vivace che aveva preso dalla madre la meticolosità con cui si approcciava allo studio. In Antiche Rune era uno dei migliori studenti e all’inizio dell’anno le aveva spiegato che un giorno avrebbe voluto lavorare all’Ufficio Misteri e cercare un modo per far nascere un’anima. La sorte di suo padre, Barty Crouch Jr., lo aveva colpito nel profondo e Lele si trovò a pensare che qualcosa di buono l’aveva fatta persino Crouch se nel figlio era sorto un germe per una simile ricerca.

Lele non si perdonava ancora quell’anno terribile in cui era a Hogwarts e aveva Crouch sotto il naso e non aveva mai sospettato, nemmeno per un istante di Alastor Moody.

Orion non aveva mai conosciuto la follia del padre mentre rivendicava il ritorno dell’Oscuro Signore né come la madre avrebbe tramato con Cornelius per renderlo sordo alle prediche di Silente e ai suoi insulti.

Quei pensieri rischiavano di intossicare il Natale, erano passati molti anni dalla fine della guerra. Il Ministero aveva perdonato i Mangiamorte e deciso di costruire un nuovo capitolo e lei, da soldato qual era, aveva deciso di accantonare ogni rancore e permettere che si realizzasse quella pace per cui in tanti avevano perso la vita.

Lele osservò Alexandra salutare Sirius, salutò anche lei, con gentilezza e poi si chinò e sorrise ad Arlene: “E così, tu sei la nuova lady Black, è un vero piacere conoscerti!”

Il sopracciglio di sua figlia schizzò in alto e rispose: “Lady Black-Kendrick, se permette, signora Lestrange.”

“Ma certo…” mormorò Alexandra un po’ imbarazzata e Lele si domandava se pensasse di aver commesso una gaffe o se si stesse controllando dal rimproverare Arlene e la sua mancanza di rispetto. In realtà, Lele notò l’esitazione e la commozione di Alexandra nel salutare Regulus che la osservava un po’ intimorito.

“Benvenuto, Regulus.”

“Grazie, madame Lestrange.” Regulus esitò un po’ e poi le domandò: “È vero che lei era amica di zio Regulus?”

 

***

 

Quella domanda la investì come se il Nottetempo le fosse arrivato addosso. Era chiaro che il piccolo Regulus che si trovava davanti non era il suo Regulus. Non c’era traccia della sofferenza di Regulus, dei suoi mal di testa, degli occhi che si illuminavano quando la vedevano. Era la versione serena di Regulus, proprio come Orion era la versione felice di Barty.

Annuì con un sorriso: “Sì, da piccoli eravamo inseparabili, mi ha persino insegnato a camminare e quando ha imparato a leggere, mi leggeva le favole.” I ricordi della sua infanzia le tornarono alla mente, sentì Roddie avvicinarsi a lei come faceva quando voleva farle coraggio.

“Venite, vi mostro una cosa.” Fece strada fino alla sua sala di lettura, oltre il salone e sentì lo sguardo ammirato di Arlene che si lasciò sfuggire un: “Certo che questi Mangiamorte sono messi bene” che attirò le occhiatacce di Rodolphus e quelle di Lele.

La sua sala di lettura era un salottino più piccolo, c’erano un paio di divani di un verde salvia molto chiaro sopra un grande tappeto antico. Sul fondo, un grande camino in pietra con il fuoco che scoppiettava allegramente e alle pareti, su scaffali dello stesso colore del parquet, c’erano i suoi libri preferiti: i testi di Hogwarts, i libri di Divinazione, i suoi romanzi preferiti, i libri di Guarigione che aveva acquistato durante la guerra, e persino quelli sulla maternità e l’organizzazione del parto per quando aveva dovuto assistere alla nascita di Delphini.

“Quanti libri!” esclamò Arlene finalmente entusiasta di qualcosa. Alexandra indicò un intero ripiano, proprio accanto alla libreria, a portata di mano, su cui spiccavano dei tomi rilegati in stoffa dai colori pastello e le incisioni in oro. “Questa collana di libri di etichetta me l’ha regalata vostra nonna Walburga. Il primo volume, il manuale della piccola lady, me l’ha regalato a sei anni, proprio quando ho imparato a leggere. Ogni anno a Natale e al compleanno mi regalava un nuovo volume e così fino al mio matrimonio.”

“La nonna non si sprecava con i regali, no?” domandò Arlene strappando una risata a Sirius.

Alexandra la guardò contrariata: “Oh, no, i suoi libri sono stati preziosissimi e utili! Ancora oggi, quando voglio trovare ispirazione o ho qualche dubbio sul modo più appropriato di comportarmi, li consulto. Ho sempre pensato che li avrei dati in eredità a mia figlia, ma ho avuto solo figli maschi.”

“Li voglio io, mamma,” le disse Roddie prontamente, beccandosi un femminuccia da Rabastan.

“Rab!” lo rimproverò, “se qualcosa non interessa te, non vuol dire che non possa interessare un tuo fratello, e comunque, saper ricevere gli ospiti e comportarsi in modo appropriato torna sempre utile. Quando lavoravo al Ministero della Magia c’era un collega a cui ho regalato L’arte di servire il tè perché commetteva sempre delle gaffe pazzesche e ora è Direttore dell’Ufficio sul Trasporto Magico!” Il ricordo di Percy Weasley la fece sorridere, andò nel cassetto del suo scrittoio e recuperò un piccolo album fotografico dalla copertina in cuoio verde e sedette sul divano accanto al giovane Regulus.

“Ecco, lui era tuo zio quando aveva la tua età,” spiegò mostrando una fotografia in cui si vedevano tre ragazzi con l’uniforme di Hogwarts. Indicò il ragazzo con la divisa di Grifondoro e disse: “Questo è tuo papà. Sirius partiva per il secondo anno.”

Lele si sporse ed esclamò: “Oh Godric, eri così piccolo!”

“Piccolo e con l’aria pestifera!” aggiunse Arlene. “Lui chi è?”

“Mio fratello Robert, è nato un mese dopo Sirius e fu Smistato in Corvonero.”

“È morto anche lui?” domandò Regulus.

“No, vive in Francia.”

“Ti manca?”

Alexandra sospirò: “Robert andò via di casa poco dopo Sirius. Non smise di vivere con noi fino alla fine di Hogwarts, ma smise di parlarci. Viaggiava, studiava, si interessava di Medimagia. Disse a mio papà che non voleva essere coinvolto con la politica e in certi discorsi. Mio papà rispettò quella scelta perché pensava lo avrebbe aiutato con la carriera da Guaritore e dopo l’arresto di Barty e Rodolphus, si trasferì in Francia. Ci siamo solo visti il giorno del funerale di nostra madre.”

Alexandra allontanò il pensiero di suo fratello e indicò Regulus sulla fotografia. Sfogliarono le pagine in cui le foto di Regulus e lei da bambini si alternavano a quelle dei tempi di Hogwarts. Alzò lo sguardo per non farsi sopraffare dalla commozione, oltre Rodolphus, nel dipinto della prozia francese Luminosa Trouche, le sembrò di intravedere le figure di Walburga e Darlene. Quelle due pettegole erano giunte a curiosare perché non stavano più nella pelle di incontrare i nipoti. Tutto il suo programma era appena saltato.

“Ma guarda chi si vede,” esclamò.

“Arlene, hai presente i libri sulle buone maniere?”

La ragazza annuì. “Ecco, tua nonna Walburga ha deciso di lasciare la sua cornice per venire a vedere i suoi discendenti. Su, vieni avanti Walburga.”

“Mi sarei aspettata un po’ più di discrezione da te, Alexandra.”

“La cosa è reciproca. Credevo che avresti atteso nella tua cornice, ma si vede che dopo tutti questi anni, mia mamma continua ad avere un pessimo effetto su di te.”

Il ritratto di Darlene alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Sirius si voltò verso la cornice con un sorrisetto ironico: “Ciao, mamma, com’è che dicevi? Che niente di buono può venire da me? Ecco, guarda pure, Arlene Aiko e Regulus Remus Black – Kendrick.” Sirius calcò la voce sui secondi nomi e sul cognome della famiglia di Lele, aggiunse: “Siamo gli ultimi Black rimasti.”

Walburga scosse la testa, era amareggiata per quelle parole. Prima che potesse reagire alle provocazioni di Sirius, Alexandra gli presentò Regulus e le disse: “I Black sono di nuovo in Serpeverde, c’è un Regulus Black in Serpeverde!”

“E io chi sono?” domandò Arlene risentita. “C’è un’Arlene Black in Grifondoro, proprio come papà e mamma!” Si ergeva impettita davanti la cornice e Luminosa Trouche, con la sua crocchia severa, si era alzata infastidita e aveva cambiato cornice, chiedendo ospitalità a suo marito Cyrille Lestrange III. Era fuggita via esclamando: “Vedi un po’ se devo sentire i drammi dei Black! Rodolphus, mi auguro che tu intervenga per mettere fine a questo teatrino patetico!”

Arlene scrollò le spalle e aggiunse: “Dovevi pensarci prima di ospitare le due curiosone dentro la tua cornice! Io sono arrabbiata per come la nonna ha trattato il papà! Perché non potevi essere come nonna Aiko?”

“Una Babbana?” domandò sprezzante, “Ma senti questa ragazzina impertinente! Si vede proprio che sei della stessa stoffa di tuo padre, e di Laelius, già lo sento ridere sotto i baffi!” si alzò sdegnata e si trascinò Darlene verso l’altra stanza, dove erano appesi i loro quadri. Dall’altro lato della stanza, Edward e Orion avevano assistito alla scena. Orion le fece un occhiolino e fece segno all’amico di raggiungere le signore. Non era il caso di indulgere in polemiche.

“Bene, se ora abbiamo finito di portare scompiglio tra i quadri, direi che potremo andare a cena!” esclamò Alexandra, felice di allontanarsi da quella stanza. “Vi prego di scusare il disturbo, Madame Trouche,” disse scusandosi con il dipinto.

Arlene disse al padre: “Non è tanto normale, si scusa persino con i quadri!”

Lele passò un braccio intorno alle spalle della figlia e le disse: “Anche tu lo fai con i nonni, non dimenticarlo. Sono l’infanzia di Alexandra ed è normale che lei sia attaccata a quelle persone.”

“Ma papà se n’è distaccato.”

“Non tutti sono come tuo papà, la storia di zio Regulus insegna che a volte c’è bisogno di tempo e di aiuto per non smarrirsi nelle tenebre.”

“Finirò nelle tenebre?” domandò Regulus. Fu Alexandra a inginocchiarsi e guardarlo negli occhi: “No, Regulus, non finirai nelle tenebre. Nessuno di voi rivivrà quella guerra. Né tu né Orion né Roland avete vissuto il clima opprimente che abbiamo respirato io, Barty, Regulus e Sirius. Voi siete liberi.”

“Voi non lo eravate?” domandò Arlene.

“Noi ci siamo illusi di poterlo essere. Ci siamo fidati di chi ci ha fatto false promesse, ma ora è tutto finito, andiamo a tavola.”

Intorno la tavola di Yule, mentre gli elfi domestici servivano le pietanze, Alexandra guardò la tavola apparecchiata in modo sontuoso, rivolse uno sguardo pieno d’amore a Rodolphus e ai suoi bambini. Osservò Sirius e Lele con Arlene e Regulus e si disse che Yule era rinascita, erano legami che si rinsaldavano e la luce che ritornava, era un mondo magico che si pacificava e che voltava pagina.

Almeno fino a quando Lele e Sirius non regalarono ai loro bambini degli orribili maglioni natalizi e capì che nonostante i tentativi di andare avanti, c’erano delle differenze che non erano colmabili, ma dopo tutto andava bene così. Fu Rodolphus a riportarla alla loro vita, a sussurrarle nell’orecchio: “Chèrie, hai una promessa da mantenere.”

“Che promessa?” domandò Roland alzando la testa dal maglione con la renna che gli aveva dato Regulus.

“Niente che vi riguardi, sono cose tra la mamma e il papà,” rispose Rodolphus.

“Bleah, si vogliono sbaciucchiare, vero?” domandò Rabastan a Orion che scoppiò a ridere imbarazzato e disse: “Forse è meglio che andiamo a prepararci per la notte, che ne dite? La situazione potrebbe farsi imbarazzante, come quando papà diventa sentimentale.”

“Bleah.”

 

 

 

“Arlene, sei stata spettacolare! Ti sei guadagnata la nuova Firebolt!”

“Cosa? Sirius! Sei stato tu a sobillarla?”

“Io non mi lascio sobillare, mamma, qualcuno doveva dire alla nonna che era una brutta persona!”

“Ma è Natale!”

“E lei poteva essere buona! E invece anche se ha perso la guerra continua a fare la morale! Non si fa così! E io non permetto che parli male di papà!”

Lele osservò Sirius e gli disse: “Ti nascondi dietro tua figlia?”

“È la voce della verità. I bambini non sono in grado di mentire!”

“Beh, mi sembra che per una Firebolt, però sono in grado di abbracciare una battaglia. Cos’è, Arlene, sei una mercenaria?”

“Sei cattiva, mamma, ho detto cose che papà e nonno Laelius pensano e anch’io le penso. Walburga è cattiva e poi hai visto che faccia hanno fatto per i nostri maglioni?”

“Sì, è stato spassosissimo!”

“Voi lo sapevate?”

“Sì, certo, non è la prima volta che regaliamo loro un maglione natalizio!”

“È già tanto che non ci siamo presentati con indosso quello!” esclamò Sirius che guardò Lele e le disse: “A proposito, io e te abbiamo un discorso in sospeso.”

“Che discorso?” domandò Regulus.

“Cose da genitori, andate a dormire!”

Arlene arricciò il labbro e si limitò a commentare: “Bleah, sbaciucchiamenti!”

Arlene, però, dovette riconsiderare il suo giudizio quando l’indomani sotto l’albero trovò l’intera collezione di libri per le buone maniere, identica a quella di madame Lestrange, ma nuova di zecca, con un biglietto: “Cara Arlene, tua nonna è stata di ispirazione per me con questi libri, spero che possano aiutarti a diventare la nuova lady Black. Credo che tu ne abbia bisogno, un abbraccio, Alexandra Lestrange.”

Arlene si scambiò uno sguardo con la mamma e le domandò: “Mi sta dicendo che sono maleducata?”

“Ti sta dicendo che possono servirti e, stranamente, sono d’accordo con lei. Ieri hai sbagliato tutte le posate.”

“Ma l’ho fatto per irritarla.”

Lele sedette accanto alla figlia, le prese le mani tra le sue e la fissò negli occhi grigi: “Vedi, Arlene, hai solo fatto la figura della ragazzina che non conosce le buone maniere, nessuno si è accorto del tuo tentativo di irritare la padrona di casa, a cui non interessava che tu facessi le cose per bene, anzi hai solo confermato la sua idea che noi non siamo in grado di educare i nostri figli. Questo è anche contrario all’importanza del rispetto per gli ospiti che i Kendrick praticano da generazioni. Nonna Aiko ha portato questo concetto fino all’estremo, non si è sottratta alle regole dell’accoglienza, da perfetta padrona di casa, fino alla fine.”

Arlene guardò la collana di libri e sospirò.

“Se nonna Walburga seguiva quei libri fino a diventare ottusa a tutto il resto, prendi spunto da nonna Aiko che applicava le regole del galateo e dell’ospitalità giapponese come forma di armonia con la natura. Potrai adattarle al contesto e semplificarle, e rendere i tuoi rapporti con gli altri più sereni. Arlene annuì pensierosa, le strinse la mano e sospirò: “Mi dispiace, mamma, se ho messo in imbarazzo i Kendrick.”

“Beh, per fortuna era con i Lestrange, quando andremo da zia Andromeda sono certa che sarai impeccabile!” scherzò. Lele lasciò che la figlia corresse a giocare con il fratello e sorrise alla madre, comprendendo quanto fosse complicato gestire nel modo giusto le intemperanze di chi si stava affacciando all’adolescenza.

“Sei solo all’inizio, mia cara, aspetti che porti a casa il fidanzatino e dovrai gestire anche Sirius,” scherzò il ritratto di Aiko. 








 


Note:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Regali d’inchiostro tra i tavoli del pub” indetta dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta” ed è un regalo per Linalee.
L'assassino torna sempre sulla scena del crimine, no? E dopo "Adotta un Mangiamorte per Natale" torniamo con un altro cross-over tra i nostri universi, forte del fatto che Linalee su Facebook ha iniziato a fantasticare su possibili figli di Lele e Sirius (ma non è deciso nulla, sapete che lei è un'autrice sadica, quindi non prendetelo come spoiler perché non so assolutamente nulla di ciò che ha in mente e spero che questo regalo la spinga a scrivere).
Così, visto che i ragazzi di Lele avrebbero l'età di Roland ho pensato di farli incontrare al binario 9 e 3/4 e mandare in crisi Alex che a sentire dell'esistenza di un altro Regulus Black e poi a scoprire che quel Regulus Black finisce in Serpeverde inizia a fantasticare al punto di volerlo presentare a Walburga. Ovviamente, ha fatto i conti senza Arlene che ha preso da Sirius e che non esita a cantarne quattro alla nonna che, peraltro, non si è attenuta al programma di Alexandra e ha invaso il quadro della povera Luminosa Trouche per spiare i nipoti e il figlio degenere. Insomma, anche il ritratto è cambiato nel corso degli anni. Forse passare il tempo con i quadri di Darlene, Edward e Orion e non dietro una tenda con la sola compagnia di Kreacher le ha fatto bene. 
Non so se questa storia ha un senso, spero che a Lina le piaccia e tremo a quello che ha in mente lei!
Un abbraccio,
Sev

 

   
 
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