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Autore: LorasWeasley    07/01/2022    2 recensioni
future|fic [sakuatsu|bokuaka]
Tutti i genitori passano la fase dei mille "perché" dei loro bambini, Bokuto e Atsumu dovranno capire come sopravvivere a tutto ciò.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Keiji Akaashi, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shinsuke Kita
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Un mondo di "perché"
 


Una volta adulti era difficile mantenere i rapporti con gli amici del liceo come un tempo, ma non impossibile. Se ci si metteva d’impegno, si riusciva tranquillamente a trovare un giorno o una sera che andasse bene per tutti per riuscire a organizzare una rimpatriata.
E così era stato quella sera: Kiyoomi e Atsumu erano riusciti a invitare Kita e Aran a cena.
I due uomini li raggiunsero all’orario prestabilito portando una bottiglia di vino e dei pasticcini. Erano gli ospiti perfetti e, anche se Kota si nascose in un primo momento dietro le gambe del padre biondo, non dovette passare molto tempo prima che si aprisse nel suo modo spigliato.
Kota aveva tre anni e in quel momento era in piedi tra le gambe di Kita mentre gli fissava con intensità i capelli. Tutti e quattro gli adulti si trovavano in soggiorno a mangiare gli antipasti che Kiyoomi aveva preparato con tanta dedizione e stavano parlando dei loro lavori e della vita che conducevano in generale.
Mentre Aran rispondeva a una domanda che Kiyoomi gli aveva posto, Kita abbassò lo sguardo sul bambino con un sorriso gentile per cercare di capire se quello sguardo insistente volesse significare qualcosa.
Una volta che l’attenzione fu su di lui, Kota affermò –Sono belli i tuoi capelli bianchi.
Shinsuke ampliò il suo sorriso mentre rispondeva –Grazie. Anche i tuoi sono belli.
Kota continuò a fissarlo con intensità, poi domandò –Perché sono bianchi? Perché sei un dio come dice papà?
Atsumu soffocò con il vino che stava bevendo mentre Kiyoomi nascondeva un sorrisetto divertito dietro il bicchiere.
Kita lanciò al biondo uno sguardo impassibile che al liceo gli avrebbe fatto venire i brividi di terrore lungo la schiena, cosa che fece anche un po' adesso in realtà, per poi tornare a rivolgersi al bambino –Non sono un dio, sono una persona normale. Ho i capelli bianchi perché anche la mia mamma li aveva così. Vedi? Tu hai capelli come il tuo papà mentre io come lei.
Kota continuava a scrutarlo come se non fosse convinto della cosa, infine sembrò smettere di interessarsi poiché alzò le spalle e si voltò.
A quel punto fu il turno di Aran. Il bambino lo raggiunse, si appoggiò alla sua gamba e con naturalezza chiese –Perché sei diverso dagli altri?
Atsumu, che era già rosso per la discussione con Kita e stava ancora cercando di riprendersi, fece uno squittio che non avrebbe mai più saputo ripetere e si precipitò a prendere suo figlio in braccio.
-Kota! Non si fanno queste domande!- provò a spiegargli in ansia –Non si chiede alle persone perché hanno un colore di pelle diverso dal nostro.
-Ma papà…
-Non è bello, capisci? Non devi mai farlo!
-Papà…
-Il colore della pelle non…
Lo sclero di Atsumu venne infine interrotto da Sakusa che chiamava –Atsumu, stai zitto.
Il biondo gli lanciò uno sguardo stralunato, uno sguardo che voleva dirgli “davvero non vuoi che faccia questo discorso a nostro figlio?”.
Kiyoomi sbuffò, poi li raggiunse e prese in braccio Kota –Cosa stavi cercando di dire?
-Lui è diverso perché ha i capelli in faccia!- indicò Kota –E voi no. Perché non l’avete?
Kita, quello che di norma era il più serio e tranquillo del gruppo, iniziò a ridacchiare alla consapevolezza che stesse parlando della barba. Sakusa sbuffò a sua volta una mezza risata perché aveva già capito che il loro adorabile figlio non stesse parlando del colore della pelle di Aran, non quando aveva una compagna di classe allo stesso modo. E Atsumu… Atsumu voleva solo sotterrarsi.
Fu Aran a prendere la parola per primo, sorrise al bambino e gli chiese –Ti piace?
-È fighissimo! Posso toccarla?
E fu così che Kiyoomi mise Kota in braccio ad Aran e i due iniziarono una lunga conversazione sui privilegi di avere una barba.
Atsumu annunciò che sarebbe andato a prendere altro vino e Sakusa si rivolse infine a Kita –Per rispondere alla tua domanda di prima, una delle cose che Atsumu non ha per niente preso bene dalla paternità sono gli infiniti “perché” di Kota.
 
-
 
Bokuto aveva sentito nello spogliatoio una conversazione che Meian stava facendo con Barnes, stavano parlando di quanto fosse terribile la fase dei “perché” dei bambini.
Bokuto non aveva capito cosa intendessero i suoi compagni di squadra e cos’era questo periodo dei “perché”? Quando lo domandò al suo capitano, questo sospirò e gli rispose –Tranquillo, non penso che tu dovrai mai preoccuparti, tanto c’è Keiji che risponde loro.
Bokuto aveva quindi immagazzinato quell’informazione in qualche cassetto del suo cervello e aveva dimenticato il tutto. Questo almeno fino a quando non si trovò una giornata intera senza Akaashi e con Naoya e Maru.
Tutto sembrava stare andando per il verso giusto. Li aveva presi da scuola e aveva riscaldato il cibo che Keiji aveva preparato loro la sera prima senza bruciarlo. Aveva videochiamato il marito per fargli sapere che stava andando tutto per il verso giusto e aveva trovato il canale tv con gli anime preferiti dai gemelli.
Tutto era perfetto, fino a quando Maru abbassò la testa, fissò con attenzione il suo piatto e poi chiese –Papà, perché i piatti sono rotondi?
Koutaro corrugò la fronte e fissò a sua volta il piatto che aveva davanti –Perché…- con ansia si rese conto che non lo sapeva.
Ma fortunatamente la bambina si dimenticò presto di quel quesito e tornò a fissare gli anime in tv.
-Perché riusciamo a vedere gli anime nella tv?- domandò dopo qualche altro minuto Nao.
Bokuto sapeva che aveva studiato come funzionassero le tv in qualche momento della sua vita, ma non aveva idea di come dirlo ai suoi figli. Provò a inventarsi qualcosa, ma da lì fu un solo crescendo.
-Perché si chiama “pizza”?
-Perché se il vetro cade a terra si rompe e la plastica no?
-Perché gli uccelli volano?
-Perché io e Maru siamo uguali?
-Perché Naoya fa pipì da quel tubicino e io non ce l’ho?
Quando Akaashi tornò a casa quella sera, distrutto dall’intera giornata lavorativa, sperava di trovare la sua famiglia tranquilla, con magari i bambini già a dormire e Koutaro che aveva voglia di fargli compagnia dentro la vasca da bagno.
Quello che, tuttavia, trovò furono i gemelli davanti la televisione a mangiare zuccheri e un Bokuto disperato seduto al tavolo della cucina con tantissimi fogli sparsi di fronte a lui.
Corrugò la fronte e gli si avvicinò guardingo –Che succede?
Diede un’occhiata ai fogli e vide che c’erano scritte una serie di domande più o meno particolari, la sua fronte si fece ancora più corrugata –cos’è questo?
-Tutte le domande che mi hanno fatto Maru e Nao oggi- Kou alzò uno sguardo disperato su di lui –e io non so nulla!
Cazzo si ritrovò a pensare Akaashi l’ho preparato a tutto ma non a questo.
Con depressione si rese conto che davanti a lui lo aspettava una lunghissima notte.

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