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Autore: Alma_95    09/01/2022    3 recensioni
Sakusa aveva tutta l'intenzione di riscuotere il premio per il desiderio ottenuto, era del tutto convinto  di andare a conoscere i genitori di Atsumu per Capodanno. Ma gli eventi a casa Miya prenderanno una piega del tutto inaspettata.
Una SakuAtsu con accenni Osasuna che è praticamente una parte aggiuntiva della SakuAtsu che ho scritto per Natale, ma può essere letta anche da sola.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sakusa dire ad Atsumu  "diciamolo anche ai tuoi" era sembrata un' idea grandiosa. Preso dall'enfasi del momento gli era sembrata la "genialata" dell'anno. Ma ora che era fuori dalla porta di casa sua, non sembrava poi questa gran trovata. Anzi a dirla tutta sembrava l'idea peggiore che avesse mai avuto. Persino peggio di quella volta che a otto anni aveva detto a Mori di provare a lavarsi i piedi con la candeggina. 

Di certo non poteva tirarsi indietro arrivato a quel punto. Aveva suonato il campanello e si era preparato ad essere accolto da uno degli adulti di casa Miya, ma con sua grande sorpresa fu il suo raggio di sole personale ad aprirgli la porta. 

"Omi!" Esclamò tutto eccitato mentre gli gettava le braccia al collo.
"Finalmente sei arrivato!" 

Sakusa non poté proprio fare a meno di ricambiare il sorriso. Aveva le mani occupate e non poteva ricambiare anche l'abbraccio, ma lasciò un tenero bacio tra i capelli del fidanzato. 

"Frena l'entusiasmo! Eravamo insieme fino a due giorni fa." 

Atsumu mise il broncio. "Due giorni o due anni, l'emozione di vederti è sempre la stessa."
Alzò altezzosamente il mento e facendo un’espressione sdegnata fece cenno a Sakusa di entrare in casa. 
Ovviamente non fu neanche sfiorato dal pensiero di aiutarlo a portare dentro la sua roba. 

"Sakusa." Lo salutò Osamu avvicinandosi alla porta e facendosi avanti per aiutare l'ospite.
Kiyoomi spostò la mano e accettò volentieri l'aiuto che gli era stato offerto. 

"Ciao, Osamu. Grazie per l'aiuto." 

"Figurati." Gli rispose semplicemente l'altro. 

Atsumu ancora offeso e sdegnato si era voltato e se ne era andato in cucina. 

"Oi, Tsumu! Hai già litigato con il tuo fidanzato? Avete fatto in fretta." Sentì dire. 

Sakusa conosceva quella voce, apparteneva all’ex centrale dell'Inarizaki, Suna Rintarou. Negli anni lui e Sakusa erano diventati più o meno amici. Era inevitabile per loro trascorrere del tempo insieme, considerando che dove c'era Atsumu c'era lui e dove c'era Samu c'era Suna. 

"Quel Sakusa è un insensibile." 

"Sakusa? Addirittura?" Chiese l'altro divertito. 

Osamu guardò perplesso il ragazzo di fianco a lui. Sakusa fece spallucce e Samu capì che era una delle stupide questioni idiote che tanto piacevano al fratello perciò si limitò a scuotere la testa esasperato. 

"Vieni, raggiungiamoli. Stavamo preparando uno spuntino. Sarai affamato." 

Sakusa e Osamu entrarono in cucina, Atsumu e Suna stavano finendo di preparare degli onigiri  che avevano iniziato a cucinare sotto l'attenta supervisione di Samu. 
Sakusa iniziò a guardarsi intorno agitato. Cercava le due persone che era venuto a conoscere. Atsumu se ne accorse, ma non disse nulla. Voleva farlo bollire un po’ nel suo brodo come piccola vendetta per prima. 

"Non sono in casa. " Gli disse semplicemente Osamu. 

"Hey Sakusa! Tranquillo, puoi rilassarti. Sono andati da nonna Miya. Non torneranno prima di sera." Gli disse Suna facendogli un occhiolino. 
Sakusa lasciò uscire l'aria che non sapeva di star trattenendo e si lasciò coinvolgere da quello che stavano facendo i suoi amici.


Al rientro dei padroni di casa loro erano tutti e quattro in salotto a guardare Titans su Netflix. Osamu e Sakusa seduti ad una certa distanza l'uno dall'altro sul divano mentre Atsumu era seduto a terra tra le gambe di Omi confortevolmente appoggiato con la testa contro la sua coscia, dall'altra parte del tavolino da caffè, poggiato a metà tra la gamba di Samu e la spalliera del divano sedeva Suna, con le lunghe gambe comodamente distese sotto il tavolino. 

"Ragazzi!" 

Si sentì risuonare una squillante voce femminile per tutta la stanza accompagnata dal sonoro rumore della porta che si spalancava. 

"Siamo tornati!" Disse la donna facendo capolino da sopra il divano, i quattro si voltarono contemporaneamente nella sua direzione. 

"Mamma!" quasi urlò  Atsumu illuminandosi in un grande sorriso. Sakusa s'irrigidì immediatamente. 

"Avete fatto prima del previsto." Constatò pratico Osamu. 

"Rei-San!"  La saluto semplicemente Suna sorridendo. 

La donna gli sorrise in risposta e Sakusa in quel momento perse un battito. 
Gli era appena sembrato di vedere sorridere il fidanzato. Nei lineamenti della donna tutto rimandava ai gemelli, ovviamente anche la somiglianza con Osamu era indiscutibile, ma per Atsumu era diverso, non si trattava solo dei tratti somatici, sembrava esserci molto di più ad accumunarli.
Se non fosse stato per il fatto che stava per morire d'ansia si sarebbe soffermato a studiarla un po’ meglio per verificare le somiglianze, ma decise di rimandare la cosa ad un momento in cui si sarebbe sentito più tranquillo. 

"Eravamo curiosi di incontrare il nostro ospite." Disse allegramente la madre dei gemelli. 
"E poi dobbiamo prepararci a festeggiare il nuovo anno, no? Abbiamo tanto di cui occuparci perciò io e vostro padre abbiamo deciso di rientrare un po’ prima." 

"E la nonna?" Chiese immediatamente Atsumu. Sakusa sorrise. Si era aspettato quella domanda da parte del fidanzato. Nessuno sapeva meglio di lui quanto adorasse l'anziana signora, Atsumu non faceva che parlare di lei. 

"Chi la uccide quella lì, quella vecchiaccia ci seppellirà tutti." Disse la profonda voce di uomo.
Qualche secondo dopo vicino alla donna apparve la figura possente del padre dei gemelli. Era alto, spalle larghe e viso austero. Sembrava la tipica persona che era meglio non far arrabbiare. Osservando i due da vicino Sakusa poteva dire che i gemelli erano chiaramente un mix di entrambi. Anche se, come a pelle aveva potuto percepire che la madre somigliasse ad Atsumu, l'aura emanata dal padre era sicuramente riconducibile ad Osamu. 

"Ha chiesto di me?" 

"Certo che ha chiesto di te ed è ancora arrabbiata perché non sei passato a farle visita. Ti consiglio di andarci prima di tornare al campus se non vuoi ritrovarti la casella postale piena di lettere."
Atsumu rise divertito, quando la nonna si arrabbiava con lui invece di tartassarlo di telefonate come avrebbe fatto chiunque altro gli scriveva delle lettere che di solito erano piene di minacce su come si sarebbe ripresa il suo giradischi. 

"Certo papà." 

"Allora?" Disse la signora Miya mentre saltellava da un piede all'altro incapace di starsene ferma.
"Tsumu lascia perdere la nonna! Non sto più nella pelle! Non hai nessuno da presentarci?" 

Sakisa fu immediatamente riscosso dai suoi pensieri. E il suo corpo se possibile s'irrigidì ancora di più. Atsumu percepiva la sua tensione e prima di alzarsi strinse la presa intorno al suo ginocchio. Il messaggio era chiaro. "Tranquillo, Omi. Sono qui per te." Sakusa si rilassò leggermente. Poi il palleggiatore si ritrovò in piedi seguito a ruota da un rigido Kiyoomi.
Quest'ultimo si voltò in direzione dei suoceri e chinato educatamente il capo, con voce più ferma di quanto lui stesso aveva creduto possibile, aveva esordito con un: 

"Buonasera, signori Miya. Sono Kiyoomi Sakusa e sono onorato di fare la vostra conoscenza." 

"Oh, ma che bel ragazzo educato abbiamo qui!" Disse la donna tutta eccitata. "Sicuro di essere un amico di Atsumu? Sembri più tipo da Rin-chan!" Concluse con un sorriso sornione stampato sulla faccia. 

Atsumu la guardò malissimo. Sakusa sorrise.
"No signora Miya, sono qui per Tsumu." 

La donna sorrise di nuovo e gli porse la mano. Sakusa si premurò di stringerla. 

"Rei Miya. Piacere! E non azzardarti a chiamarmi signora Miya o Miya-san o qualsiasi altra cosa possa farmi sentire una vecchia altrimenti mi arrabbio." 

Sakusa si morse un labbro per cercare di trattenere il sorriso e la risposta sagace che stava per tirare fuori, per un attimo gli era sembrato di star parlando con Atsumu e di conseguenza stava per rispondere come avrebbe fatto a lui.  Ma riuscì a trattenersi e si limitò a dire un semplice. 

"Oh,  certo. Va bene. " 

In quel momento l'uomo di fianco a lei si schiarii  la gola e lanciò a Sakusa un'occhiata che avrebbe terrorizzato persino il più coraggioso degli uomini.
Sakusa deglutì rumorosamente, ebbe l'impressione che l'uomo sapesse molto più del dovuto. Ma era impossibile perciò scacciò il pensiero. 

"Tsukasa Miya. " fu la sua presentazione. 

Osamu rivolse uno sguardo sorpreso al gemello che sembrava volesse dire "Che ha papà?" Atsumu alzò  le spalle. Suna aveva tirato fuori il cellulare per ogni evenienza. 

"Sakusa Kiyoomi. Piacere di conoscerla." 

Il Signor Miya lo guardò dall'alto in basso, ma poi gli porse la mano. Sakusa si premurò di sbrigarsi a stringerla. Ad Atsumu non sfuggì che la mano del fidanzato avesse iniziato a tremare debolmente. L’alzatore era perplesso non era comportamento tipico del padre quello. Di solito non si presentava in modo tanto intimidatorio a suoi amici. 

"Allora Kiyoomi-kun? Come è andato il viaggio?" Disse Rei per cercare di fare un po’ di conversazione. "Tutto bene?" 

"Si sign-... Rei-San? Posso chiamarla così, giusto?" 

"Oh, anche solo Rei va benissimo." 

Sakusa le rivolse uno sguardo imbarazzato. La signora scoppiò a ridere.
"Oh-Oh! Abbiano un altro timidone qui. Anche Rin-chan mi chiama così perciò va bene, fai pure." 

Il ragazzo annuì. E rispose alla domanda che gli era stata posta. 

"Tutto bene il viaggio. Pensavo fosse più affollato considerando che è la Vigilia di Capodanno, ma è stato sorprendente tranquillo." 

Atsumu fu felice delle cosa. 

"Fantastico." Disse lei allegra. "Ma adesso che ne dite di darci una mano a scaricare la macchina? Tra la spesa e le cose preparate dalla nonna è carichissima!" 

I quattro ragazzi si avviarono immediatamente verso il garage. Con la coda dell'occhio Atsumu vide la madre che dava una gomitata al marito.
Sapeva che l'arrivo di Sakusa per loro sarebbe stato un evento normale. Quella casa era sempre un via vai di gente, Suna onnipresente, i compagni di squadra e di classe sia suoi che di Samu spesso si fermavano da loro, perciò la donna era abituata a ricevere ospiti. Era ovvio che per lei non ci fosse niente speciale nel ragazzo che aveva portato a casa quel giorno.
Non era come quando lui si era presentato ai Sakusa. Per i genitori di Omi, lui era una sorpresa, un'assoluta novità da scoprire, ma a casa sua Omi-kun non era altro che uno dei tanti amici dei gemelli. Per farle avere una reazione avrebbe dovuto aspettare che sapessero la verità su lui e Omi. Ma per adesso poteva accantonare il pensiero. 

Passarono uno strano pomeriggio. I gemelli iniziarono ad essere tesi perché si erano resi conto che in qualche modo c'era qualcosa che non andava. I genitori per quanto si sforzassero di apparire naturali non lo sembravano affatto e perciò i fratelli decisero di organizzare una riunione d’emergenza in salotto. Gli altri due si limitarono a fare da spettatori. 

"Che ha papà?" Bisbigliò Atsumu al fratello. Cercavano di tenere il volume della voce al minimo per evitare di farsi sentire.

"Come posso saperlo se ero a casa con te?" Gli rispose l'altro scocciato. 

"Tu lo capisci sempre quando ha qualcosa che non va." Constatò l'altro. 

"Infatti posso dire che è strano, ma a riguardo non ne so più di te." 

"Forse ha litigato con zio Gin?" 

"Potrebbe essere. Ma non sono convinto." 

Poi Osamu gli fece la fatidica domanda.
"Quando avete intenzione di dirglielo?" 

"Presto credo. Anche se vorrei prima testare l'umore di papà. Non vorrei rischiare di incappare in inutili difficoltà aggiuntive." 

Osamu annuì. 

Erano tutti seduti in salotto e stavano cercando di fare conversazione, ma evidentemente non stava funzionando. Così ad un certo punto semplicemente la signora Rei esplose. 


"Siete una tortura da guardare. Avrei preferito aspettare che passasse il capodanno ma tra voi due e quell'idiota mio marito l'aria è  diventata irrespirabile, perciò diamoci un taglio! E sto parlando di te..."
Disse indicando Atsumu. "E anche di..."
disse puntando un dito accusatorio contro Sakusa, o almeno così avevano creduto tutti i presenti in quella stanza, ma la madre concluse. 
"Te." Indicando il gemello. 

Osamu e Atsumu si scambiarono uno sguardo perplesso ed ebbero una delle loro conversazioni silenziose. 

"Che hai fatto?" 

"Niente. Che hai fatto tu?" 

Atsumu scosse la testa. Poi gli lanciò un'occhiata accusatoria. 

"Gliel'hai detto?" 

Osamu gli rispose restituendogli un’occhiataccia che sembrava volesse dire.
"Come avrei potuto farlo." 

Atsumu rilassò le spalle. "E allora cosa?" 

Osamu fece spallucce "Non lo so." 

"Avete finito?" Chiese la madre irritata interrompendo la loro conversazione telepatica. 

"Ma se non stavano neanche parlando!" 

"Chi credi abbia cresciuto voi pesti?  E nessuno ha fatto la spia. Su questo potete state tranquilli." 

I gemelli erano ancora più perplessi. Se nessuno dei due aveva fatto niente e nessuno aveva fatto la spia, allora cosa poteva essere successo? Mentre Atsumu e Osamu continuavano a scambiarsi sguardi dubbiosi. Sakusa e Suna si erano fatti piccoli piccoli sulle loro poltrone. Avevano colto la tensione nell'aria e in quel momento avrebbero tanto voluto trovarsi da tutt'altra parte. Sakusa cercò di attirare l'attenzione di Atsumu e lo stesso fece Suna con Samu, ma vennero ignorati, i due erano troppo impegnati a dirsi chissà cosa nel loro linguaggio segreto. Ma evidentemente neanche loro riuscivano a capire a cosa i genitori si stessero riferendo perciò decisero che non avevano alternativa se non chiedere. Fu Osamu a rompere quel silenzio tagliente. 

"Che vuoi dire mamma?" 

"Che la prossima volta quando volete discutere argomenti importanti e non volete essere ascoltati almeno..." 

"Chiudete la porta!" Conclusero i signori Miya in perfetta sincronia. 

Il colore defluì immediatamente dal viso dei gemelli. Non ci avevano pensato, anzi, in realtà erano convinti di essere soli in casa in quel momento, ma evidentemente non era andata così. 

I due si alzarono e si prepararono a fare le imitazioni dei figli, Tsukasa imitava Osamu e Rei Atsumu. 

"Come dovrei fare esattamente a dire a mamma e papà di Omi?"
Disse lei muovendosi e alzando le braccia nel tipico modo che l'alzatore era solito usare. 
"Hey, mamma. Hey, papà. Avete presente il ragazzo dal quale sono stato in questi giorni? In realtà io e lui abbiamo una relazione da due anni."
Imitò alla perfezione anche la sfumatura di sarcasmo che sicuramente Atsumu aveva usato in quel momento. 

"Alla mamma verrà un infarto."
Disse il signor Tsukasa imitando il tono apatico e monocorde del figlio. 

In circostanze normali avrebbero riso di quella imitazione tanto perfetta. Ma in quel momento tremavano entrambi. Si scambiavano delle occhiate preoccupate. Atsumu non era l'unico ad aver parlato di argomenti scomodi quella sera. Anche Samu era nel mirino del cecchino. 

"Almeno io ho avuto le palle di dichiararmi. Tu e Rin siete in questa sorta di limbo da prima che io e Omi ci conoscessimo." 

Non solo avevano sentito tutto. Ma stavano usando anche le esatte parole che avevano usato loro la sera prima.
Adesso anche il colorito sul viso di Suna era cambiato. 

"Non capisci Tsumu, tu nonostante tutto eri sicuro dei sentimenti di Sakusa, io sono sicuro che Rin... non prova lo stesso per me." 

"Ah, sì? E io sono sicuro di aver visto un unicorno in giardino stamattina, sai con tanto di arcobaleno e glitter!" 

"Ti ho detto di smetterla con questa storia, non potrei sopportare di perderlo!" 

"E io che non sopporto più la tua idiozia! Anzi, sai che c'è? Non farlo, non dichiarati! Così almeno diamo un figlio etero a mamma e papà, se lo meritano. I nipoti, tocca a te. Io ho già Omi." 

"Sei bigotto, Tsumu! I figli possiamo averli comunque. È una tortura procedere con le adozioni, te lo concedo. Ma non è impossibile." 

"Sì, ma tocca a te comunque, io e Omi prima dobbiamo risolvere la questione della sua misofobia, poi però mi piacerebbe aprire il discorso." 

"Saresti un pessimo padre." 

"Sempre migliore di te." 

Poi i due uscirono dal  personaggio. 
"Dopodiché sono andati avanti a litigare per ore, ve le risparmio. Tanto la parte interessante l'avete sentita tutti." 

I due erano visibilmente arrabbiati con figli.
"Allora? Come avete potuto?" Chiese allibito il padre.

Rei si rivolse ad Atsumu. "Soprattutto tu! Come diavolo hai fatto a tenere la bocca chiusa per due anni?" 

Atsumu era sconvolto e imbarazzato, non poté fare altro che restare in silenzio. 

"Suvvia, Atsumu come hai fatto a mantenere il segreto per tutto questo tempo? Tu non li sai mantenere i segreti! Anche quando scopri dove Osamu nasconde i biscotti non puoi fare a meno di vantartene e così facendo lui cambia posto e tu ti ritrovi di nuovo punto e a capo. Dai! Come può un ragazzo del genere aver nascosto una cosa così grande per tutto quel tempo? E vogliamo parlare del fatto che Osamu lo sapeva e non ha detto niente?" 

Entrambi distolsero lo sguardo per evitare di incrociare quello della madre e del padre. Sakusa aveva iniziato a sudare freddo. Suna se ne stava in silenzio assoluto, aveva in volto un espressione indecifrabile. Era come se fosse sorpreso e ferito al tempo stesso. Atsumu lo capiva. Quella rivelazione di Samu doveva averlo scosso. Voleva parlargli, ma con l'atmosfera che c'era in quel salotto in quel momento nessuno osava muoversi o respirare. Figurarsi parlare. 

I genitori non avevano intenzione di cedere terreno. Adesso era il signor Tsukasa a rivolgersi all'altro gemello. 

"E tu Osamu. Non hai niente da dire, anzi! Non hai niente da fare? Non ti ho insegnato niente in questi anni? Com'è possibile che tu e Suna non stiate insieme?" 

"Papà io-" balbettò lui. 

"Diavolo, perché credi che negli ultimi tre anni abbiamo passato le feste tutti assieme?" 

"Perché tu e il padre di Rin siete amici?" Provò a dire lui. 

"Certo che lo siamo. Ma secondo te perché lo siamo diventati? " 

"Perché giocate a Basket insieme?" 

"Perché i nostri figli si amano e vogliamo sostenerli. Perché i nostri figli hanno una relazione!" 

"Ma io e Rin non stiamo insieme." 

Tsukasa guardò prima il figlio e poi rivolse la sua attenzione a Suna che però sembrava non essersene neanche accorto. Guardava assente un punto sopra la spalla di Osamu. Aveva talmente tanto da assimilare che non aveva né il tempo né la voglia di prestare ascolto alla confusione che lo circondava. 

Atsumu e Sakusa si scambiarono uno sguardo. L'alzatore fece cenno al fidanzato di non parlare. Ora che l'attenzione non era focalizzata su di loro non voleva fare nulla per attirarla. "Forse siamo salvi." Pensò. Anche se era consapevole che prima o poi i suoi avrebbero cambiato obbiettivo e si sarebbero focalizzati sulla sua "tresca", ma in quel mento sembravano essere più presi dalla situazione del fratello che dalla sua perciò sperava che almeno scaricassero una parte di tensione prima.
Sakusa si limitò a rivolgergli uno sguardo un po’ preoccupato. 

"Allora? Osamu, Suna non avete niente da dire?" Chiese l'uomo agitato. 

"Papà, ma non stavamo parlando di Atsumu?" 

Osamu era disperato perciò aveva provato a sviare l'attenzione da lui al gemello. Sapeva che non era molto nobile da parte sua, ma era già stato esposto abbastanza e voleva soltanto che quella ramanzina finisse e che potesse avere modo di chiarire con Rin. Quella situazione aveva assunto una piega più che inaspettata. 

"Dopo tocca anche a lui, non preoccuparti. Non è che possa pensare di farla franca così. Allora?" 

Atsumu emise un mugolio disperato. A Sakusa iniziarono a tremare di nuovo le mani. Suna continuava ad essere perso nel suo mondo. 

"Che vuoi che ti dica?" 

"Perché?" 

"Perché  cosa?" 

"Perché non state insieme?" Chiese la madre delusa. 

"Non lo so, mamma! Prima di tutto non è  che dobbiamo stare insieme per forza. Non è che Rin sia costretto a ricambiare i miei sentimenti. Forse noi... non stiamo insieme perché non proviamo le stesse cose?" 

Suna emise una sorta di latrato. Come se fosse un animale in agonia. Osamu allora per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione ebbe il coraggio di guardarlo. Suna aveva un'espressione molto particolare come se fosse deluso e addolorato al tempo stesso. Forse nel mezzo c'era anche un pizzico d'insofferenza. 

"Rin?" Provò a chiamarlo, ma l'altro non ebbe la forza di sostenere il suo sguardo e guardandosi le mani gli chiese: 

"Sul serio? Tu davvero credi che io non provi niente per te?" 

Ad Osamu si spezzò qualcosa dentro al suono della tristezza della sua voce. 

"Beh...io come posso saperlo? Non mi hai mandato dei segnali." 

Suna era rimasto paralizzato sul posto incapace di reagire a quelle parole. Aveva passato gli ultimi quattro anni a mandargli segnali sperando che lui li cogliesse, costantemente e continuamente. A volte era talmente esplicito da essere scontato. Perciò aveva pensato che Osamu non lo ricambiasse e per questo facesse finta di non vedere. Per non alterare il loro rapporto. Invece adesso scopriva che Samu non aveva mai recepito niente. Avrebbe voluto strangolarlo, ma era talmente sconvolto che non aveva la forza di farlo.
Fu Atsumu a reagire, gli diede un sonoro scappellotto dietro la nuca che fece un bel "slap." 

Sumu replicò immediatamente. "Tsumu che diav-" 

Ma il gemello lo affrontò con uno sguardo di fuoco. "Sei davvero un cretino, Samu! C'è un limite a quanto un essere umano possa essere uno stupido, fesso, ingenuo! Oh, ma tu di certo l'hai superato!" 

Osamu guardò il padre aspettandosi che rimproverasse il gemello. Ma l'uomo si limitò ad alzare le spalle. 

"Stavolta ha ragione." 

Allora Osamu fece vagare lo sguardo per la stanza cercando di interpretare anche le espressioni degli altri e poté constatare che erano tutte il riflesso di quelle del padre, persino Sakusa. 

Samu fu proprio a lui che si rivolse.
"Sul serio? Anche tu?" 

Sakusa lo guardò diritto negli occhi e sostenne la conversazione con la solennità necessaria. 

"Ti ho detto che voglio instaurare un buon rapporto con te perciò penso sia il caso di partire con l'essere sinceri e mi dispiace per Suna perciò non ho intenzione di appoggiarti in questa storia." 

Osamu era senza parole. 

"Senti Osamu, davvero come fai a essere sorpreso? Insomma, persino io che conosco pochissimo Suna posso vedere chiaramente i suoi sentimenti. Come puoi non farlo tu? Suna Rintarou potrebbe essere usato come sinonimo per la parola indifferenza se non fosse per il modo in cui ti guarda. Quel tipo è insofferente a tutto tranne a quello che fai tu. Il più delle volte sembrate più voi una coppia che io e Atsu! Insomma, non vorrei proprio dirlo e che dio mi perdoni, ma Atsumu ha ragione!" 

"Oh, cielo! Musica per le mie orecchie! Hai sentito caro il mio Samu? Anche Omi-Omi la pensa come me!" 

"Zitto, non è il momento. Ho bisogno di pensare." 

"A quanto sei stupido?" 

"Sì." 

"Eh?  Davvero finalmente lo hai capito?" 

"Insomma Tsumu, chiudi il becco!" 

"Hey, ragazzi calma. Adesso che Samu ha finalmente aperto gli occhi, non dovremmo immischiarci più di quanto non abbiamo già fatto. Lasciamo che risolvano la cosa da soli." 

La signora Rei prese una mano del figlio e una di Suna, li fece alzare e li trascinò fuori dalla stanza.

"Bene mentre voi due andate a risolvere questa storia nell'altra stanza."  Disse letteralmente spingendo in cucina Osamu e Suna. 
"Noi ci occupiamo di questi due." 

Sakusa e Atsumu sprofondarono nelle poltrone. Omi si stava guardando intorno agitato cercando un posto sicuro sul quale poter posare lo sguardo mentre Tsumu era quasi completamente andato in panico. 

"Allora? Cos'hai da dire in tua discolpa?" 

L'alzatore prese a torturarsi nervoso le mani. Da quando aveva saputo che era stato scoperto, sapeva che prima o poi i suoi genitori avrebbero preteso delle risposte da lui, ma sapeva anche che nonostante fosse certo che la sua sessualità non sarebbe stato un problema quello non era comunque un argomento facile da aprire, soprattutto perché non era coinvolto soltanto lui ma anche il suo Omi. Non sapeva da dove iniziare. Avrebbe preferito avere modo di discuterne prima con Sakusa, volevano parlarne faccia a faccia, ma i genitori li avevano messi all'angolo prima che potessero avere un confronto. I suoi non li avrebbero ostacolati su questo non aveva dubbi era solo che non sapeva cosa dire, come spiegare.  

Sakusa percepiva la tensione emanata dal corpo del partner e sapeva che stavolta doveva essere lui a prendere in mano la situazione. Quando era stato lui ad essere  stato messo con le spalle al muro Atsumu non aveva esitato a mettersi tra lui e le difficoltà, adesso semplicemente era arrivato il suo momento di prendere le parti del compagno. Kiyoomi si concesse un attimo per raccogliere il coraggio, chiuse le mani come se si fosse raccolto in preghiera e chiuse anche gli occhi, dopo un attimo li riaprì. Alzò lo sguardo sui genitori di Atsumu e prese la parola. 

"Signori Miya, per favore non prendetevela con Atsumu. Non è colpa sua. Lui avrebbe voluto parlarvene molto prima, ma io non ero ancora pronto." 

Atsumu gli lanciò uno sguardo accusatorio. "Omi." 

Sakusa fece spallucce. "È così, inutile girarci intorno." 

"L'abbiamo deciso insieme." 

"Solo perché ti avevo chiesto di non dirlo." 

Atsumu sbuffò. "Omi, non è così semplice e lo sai." 

Sakusa non demordeva. "Con i tuoi lo sarebbe stato. E lo sapevamo benissimo. Anche Osamu ne era convinto. Se non fosse stato per la mia misofobia glielo avremmo detto molto prima." 

Tsumu scosse la testa e fece per avvicinarsi a lui. "Non mi piace la piega che sta prendendo questa conversazione. Non è  che se per un motivo o per un altro uno di noi ha delle esigenze diverse dall'altro ne va della relazione. Semplicemente non era il momento. Basta. Stop. Sono i miei a doversene fare una ragione e non tu a doverti scusare, soprattutto  perché non è che loro dovessero per forza saperlo. Onestamente? In situazioni come queste la mia priorità sei tu, non gli stupidi capricci dei miei vecchiacci."


I genitori gli lanciarono un’occhiataccia. "Oi frena, teppistello! C'è stato un malinteso."


"Pensavamo non ce ne avessi parlato per paura della nostra reazione." Aggiunse il padre con fare pratico. 

Atsumu sbuffò. "Per piacere! So benissimo che non avete pregiudizi a riguardo. Altrimenti non avreste appena spinto Osamu tra le braccia di un ragazzo e soprattutto non ci avreste mai presentato Ryo-chan e Aya-san." 

Sakusa lo guardava perplesso. 

"Oh, giusto Omi, non ti ho mai parlato di lui. Ryo-chan è il migliore amico della mamma dai tempi del liceo ed è bisessuale, lei è stata la prima persona alla quale lo ha confessato. È  stato fidanzato per tanto tempo con Rika ma poi lei lo ha lasciato e lui aveva giurato che non avrebbe mai più amato nessuno in vita sua. Un giorno però ha incontrato Ayame-San che gli ha cambiato la vita. Lui era etero, ma tra loro è  scattato qualcosa e si sono sposati qualche anno dopo e lo sono ancora. Per noi sono un po’ come dei membri aggiuntivi della famiglia era per questo che io e Samu non avevamo paura del coming out." 

"Oh." Adesso Sakusa aveva le idee più chiare sull'argomento. 

"Quindi non è perché non tu sei fidato di noi?" Chiese di nuovo la madre giusto per avere conferma. 

Atsumu fece per rispondere, ma Sakusa lo fermò. "È colpa mia, davvero. Atsumu voleva soltanto essere gentile." 

Tsukasa guardò intensamente prima il figlio e poi il genero. "Il che, conoscendo quell'egocentrico di mio figlio, vuol dire che ti ama dal profondo del suo cuore." 

"Caro." L'ammonì la moglie. 

"Vedere tuo figlio che si preoccupa per qualcun altro è quasi contro natura." 

Rei gli pestò un piede sdegnata. "Guarda che è anche figlio tuo!" 

"Ma è il tuo preferito!" Disse come se fosse la cosa più  normale del mondo. 

"Ha parlato il Samucentrico." 

"Ragazzi." Li interruppe Atsumu battendo le mani. "Per favore, concentratevi." 

Sakusa era scoppiato a ridere, sapeva che non era la mossa più saggia da fare in quel momento, ma non aveva potuto farne a meno, gli era appena sembrato di vedere i gemelli litigare. 

Adesso lo fissavano tutti e tre. 

"Scusate." Disse cercando di sopprimere la risata. "Non era mia intenzione. È solo che ora capisco molte cose su Osamu e Atsumu." 

Atsumu gli lanciò uno sguardo accusatorio. "Io e Samu non siamo irragionevoli come questi due." 

"No, certo." Rispose l'altro trasudando sarcasmo da tutti i pori. 

Tsumu mise il suo solito broncio e la madre lo seguì a ruota. 

Sakusa guardò prima l'uno poi l'altra. "Sono identici." Disse meravigliato. 

Tsukasa gli sorrise. "Sono carini quando lo fanno insieme, non trovi?" 

Sakusa annuì con vigore. "Assolutamente! La somiglianza è impressionante." 

"Noi non siamo uguali." Dissero entrambi portandosi le mani ai fianchi. 

"Nono, per carità.  Ma comunque...stiamo divagando." Disse poi l'uomo. 

Sakusa tornò serio. "Signori Miya, davvero non arrabbiatevi con lui. Atsumu l'ha fatto per me. La mia fobia è migliorata notevolmente da quando ci siamo conosciuti. Tsumu mi ha aiutato molto, ha fatto tanto per me. Da quando è entrato nella mia vita in certi luoghi e con certe persone riesco ad evitare guanti e mascherina. Prima, quando siete arrivati, ho stretto la mano ad entrambi senza problemi. Ho dovuto disinfettarle dopo, è vero, ma non ho usato guanti né niente. Per voi potrebbe sembrare una piccolezza, ma per me è un enorme passo avanti." 

I due lo guardarono inteneriti. Poi la madre fece una constatazione, non perché non credesse alle parole del ragazzo di fronte a lei, ma semplicemente perché era curiosa. "Eppure a vederti con Atsumu non si direbbe." 

"Oh." Le rispose con fare pratico, come se stesse esponendo semplicemente un fatto concreto. 
"Tsumu è l'eccezione. Con lui non ho problemi. Certo all'inizio non era così. Però poi grazie alle attenzioni di Atsu le cose sono migliorate e man mano mi sta aiutando ad espandere il mio mondo." 
Sakusa si interruppe.
"Bhè...All'inizio faticavo anche solo a tenere in piedi la relazione perciò era impossibile per me pensare di riuscire a gestire anche questo e da lì la richiesta di mantenere segreta la storia. Ma adesso sto meglio, perciò vorrei che non ve la prendeste con lui, vi prego." 

"Oi, Rei." Disse il marito guardando la moglie con apprensione. "Ma siamo sicuri che parla di Atsumu?" 

Anche la donna sembrava sorpresa. 

"Kiyoomi- kun?" Gli chiese il signor Tsukasa. "Sei sicuro di aver distinto i gemelli, vero?" 

"Caro!" 

"Papà!" 

Lui fece spallucce. "È che mi sembra più una cosa da Samu." 

Atsumu adesso era indignato. "Ha fatto dannare quel povero disgraziato di Rin per quattro anni, perciò non paragonarmi a quell'idiota." 

Rei rivolse uno sguardo orgoglioso al marito. "Stavolta ha ragione, caro. Come si fa ad essere così ciechi?" 

Anche Tsukasa scuoteva la testa afflitto. "Non lo so." 

Atsumu credeva di aver risolto, perciò voleva proseguire con la serata. "Allora? Abbiamo finito qui? Insomma, ci siamo chiariti? No, perché muoio di fame!" 

"Siete fuori pericolo. Almeno per ora." Gli rispose il padre. 

"Bene. Qualcosa che volete aggiungere?" Chiese infine Atsumu. 

"Siamo felici per voi. E Kiyoomi? Prenditi cura del nostro Tsum-Tsum, okay?" 

Sakusa si era agitato improvvisamente. Voleva trovare una risposta soddisfacente da dare alla donna. Ma era andato in panico.
Atsumu gli posò  una mano sulla spalla. Sakusa lo guardò e lui gli regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Kiyoomi si rilassò. 

"Lo farò senz'altro. Tengo molto a lui e cercherò di fare tutto il possibile per renderlo felice." 

"Non per fare il guastafeste." Si intromise il padre. "Ma se scopro che gli hai spezzato il cuore io e Samu ti verremo a cercare e non sarà piacevole." 

"Sì, lo so. Ho già sentito questa minaccia prima e non voglio incorrere nell'ira di nessuno dei due." 

Atsumu diede una spallata al padre. 
"Papà! Smettila di cercare di intimorirlo. Non ti crede nessuno." 

"Zitto tu. Non vedi che ci crede eccome!" Disse cercando di mantenere il tono serio e autoritario fallendo poi miseramente quando la moglie e il figlio gli avevano lanciato un'occhiata esasperata e lui era scoppiato a ridere. 

Atsumu sbuffò. "Tu e Osamu dovreste darvi una calmata, vero mamma?" 

La madre fece spallucce. "Mah, che t'importa! Lasciali fare. Tanto io e te facciamo comunque quello che vogliamo." 

"Ed è questo il problema." Dissero in perfetta sincronia il padre e il fratello gemello che era appena riemerso dalla cucina insieme a Suna. Lo teneva per mano. Finalmente dovevano aver chiarito. 

"Non posso credere di essermi perso la dichiarazione del secolo." Disse Tsumu afflitto. "Non ti sei dichiarato tu Rin, vero? Non dopo tutto il tempo che quel fesso ti ha fatto aspettare." 

Suna tirò fuori il cellulare dalla tasca e fece un bel sorriso furbetto all'amico.
Atsumu gli sorrise complice, non vedeva l'ora di poter umiliare un po’ il suo amato fratellino.
Poi andò dritto verso il centrale e lo abbracciò.
"Rin, sono davvero felice per te. Finalmente l'agonia è finita. Insomma il gemello migliore se l'è già aggiudicato Omi-Omi, ma comunque anche Samu può andare." 

Osamu e Sakusa alzarono gli occhi al cielo. Suna gli sorrise. Poi sembrò imbarazzarsi all'improvviso. E con fare un po’ rigido gli disse:
"Senti… Tsumu… Lo dirò adesso e non lo ripeterò mai più, perciò apri bene le orecchie." Fece un respiro profondo. "Grazie per tutto quello che hai fatto per me." 

Atsumu era tutto gongolante avrebbe potuto prenderlo in giro, ma sapeva quanto teneva al fratello perciò si limitò soltanto a esprimere il suo affetto. 

"Sono contento che sia finita bene." 

Poi si era avvicinato anche Sakusa, aveva dato una leggera pacca sulla spalla a Suna e si era congratulato. Sakusa era stato spettatore dietro le quinte della vicenda. Perciò si sentiva coinvolto. A volte Suna si era rivolto a lui per qualche consiglio, aveva pensato di dichiararsi e voleva sapere da Sakusa come avesse fatto a chiedere ad Atsumu di uscire, ma poi aveva avuto paura e si era tirato indietro.
Avevano tutti deciso di ignorare Osamu. 

"Bene, ragazzi." Disse poi il signor Miya. "Che ne dite se adesso ci organizziamo per la cena?"


Dopo cena si erano riuniti tutti sotto il kotatsu. Sakusa stava mangiando delle umeboshi con Atsumu che gli si era seduto tra le gambe e se ne stava comodamente appoggiato contro il suo torso mentre mandava stupidi meme a Suna che era seduto letteralmente a tre passi da lui. Osamu invece stava facendo zapping alla TV sperando di trovare nemmeno lui sapeva bene cosa. Di tanto in tanto lui e Sakusa si scambiavano qualche commento. Non stavano facendo niente di particolare, erano letteralmente seduti a poltrire mentre aspettavano il nuovo anno, ma erano tutti felici e rilassati. Poco prima della mezzanotte fecero la loro comparsa anche i genitori che erano stati per tempo immemore al telefono. Sua madre aveva chiamato Ryoma. Si sarebbero visti il giorno dopo, ma lei aveva detto che certi aggiornamenti non potevano aspettare. Atsumu era d'accordo con lei, ma non si poteva dire lo stesso del resto della famiglia. 

Misero uno di quei programmi tipici dove si fa il conto alla rovescia e ci sono diversi ospiti come cantanti, prepararono una bottiglia, era vero che i ragazzi avevano solo 18/19 anni, ma un goccetto per salutare il vecchio anno e accogliere il nuovo non li avrebbe uccisi. 

Allo scoccare della mezzanotte Atsumu si voltò verso Sakusa e gli disse semplicemente.
"Ad un nuovo anno insieme. " 
Sakusa gli sorrise e lo baciò dolcemente.
"Ad un nuovo anno insieme." Ripeté. 

Suna e Osamu invece erano in totale imbarazzo. Atsumu aveva notato che Rin voleva avvicinarsi a Samu, allora gli fece un  gesto con la testa per incoraggiarlo, ma lui gli rivolse uno sguardo che sembrava dire "meglio evitare."
Osamu aveva intercettato la conversazione silenziosa ed essendo loro le persone che conosceva meglio non ci mise poi molto a decifrarla. 
Si voltò verso il suo nuovo fidanzato e gli poggiò una mano su una guancia per poi accarezzarla dolcemente. 

"Buon anno Rin, che sia il primo di tanti." 

Atsumu non aveva mai visto Suna tanto imbarazzato. Distolse lo sguardo per non dover sostenere quello del fratello e le guance gli si arrossarono leggermente. Osamu sorrise intenerito e gli rubò un bacio fugace. Suna era troppo nuovo a tutte  quelle emozioni, avere una cotta "non corrisposta" per una persona, per il tuo migliore amico, per quattro anni e poi vedersela ricambiare all'improvviso doveva essere stato per lui uno shock addirittura più grande di quanto avesse potuto immaginare. 

Rei si fece sfuggire un "oh" trasognato mentre Tsukasa era incredulo. "Ma allora era vero? Insomma io pensavo che Osamu fosse timido e che per quello non baciasse mai Suna a capodanno...Invece era solo stupido." 

Atsumu scoppiò in una sonora risata.  "Finalmente te ne sei accorto papà."



Dopo la mezzanotte decisero di giocare tutti insieme e organizzarono sia giochi natalizi che non. Quando la signora Miya ormai non smetteva più di sbadigliare decisero di ritirarsi tutti per la notte. 

"Domani andiamo a fare visita allo Shirne?" Chiese lei stiracchiandosi. 

Sakusa s'irrigidì immediatamente. La tradizione voleva che si andasse ad omaggiare il nuovo anno al tempio. Ma Sakusa erano anni e anni che non la onorava. Il luogo in quella giornata era talmente affollato da procurargli attacchi di panico perciò aveva smesso di andarci. 

"Andate pure senza di noi." Disse prontamente Atsumu. 

Osamu lo guardò  perplesso. "Ci vai tutti gli anni, perché  quest'anno no?" Poi guardò Sakusa.
"Oh, scusa. Giusto, la sua misofobia." 

Atsmu lo guardò di traverso. "Infatti ci andiamo, solo che ci andiamo di mattina presto. O almeno era quello che volevo chiedere di fare a Omi. Voi potete anche andare dopo con calma." 

"Volete approfittare del fatto che dovrebbe essere meno affollato?" 

"Di solito le prime ore del giorno sono quelle con minore afflusso di persone, perciò sì." 

I genitori si scambiarono uno sguardo. "Allora veniamo con voi."

Sakusa fece per protestare, ma fu Osamu a prendere parola. "Neanche a Rin piace andarci quando c'è troppa gente, perciò non farti problemi." 

Suna annuì. "Certo non sarebbe comunque un grosso problema, ma se posso evitare lo faccio volentieri." 

"Allora è deciso! Tutti pronti per le sette. Che sarebbe tipo tra quattro ore perciò tutti a dormire!" 

Il padre dei gemelli scattò come una molla a quelle parole della moglie.
"Atsumu, Osamu voi dormite in soggiorno." 

Si levò subito un coro di proteste dei gemelli. 

"Perché mai dovremmo?" 

"Ti sei fritto il cervello papà?" 

La moglie lo guardava scuotendo la testa rassegnata. 

"Rintarou-kun dorme nella stanza di Osamu e Kiyoomi-kun in quella Atsumu." 

"E perché mai, di grazia?" 

"Beh, avete quel tipo di relazione. Non autorizzo certe cose. Non sotto il mio tetto." 

I gemelli alzarono gli occhi al cielo.

"Mio caro gelosone di un padre, io e Omi abbiamo condiviso il letto per cinque giorni e per la cronaca non abbiamo fatto niente perciò non ho intenzione di assecondare le tue assurdità." 

Sakusa avrebbe voluto puntualizzare che quella era una mezza verità. Qualcosa lo avevano fatto, soprattutto negli ultimi giorni, ma non voleva dormire senza Atsumu perciò rimase in silenzio. 

"Io e Rin condividiamo il letto da sempre e non ho intenzione di cambiare la cosa, soprattutto non adesso." 

Il padre alzò gli occhi al cielo e sbuffò rassegnato. 

"E va bene. Ma porta aperta." Disse indicando prima l'uno e poi l'altro figlio. "Entrambi." 

I due provarono a sollevare le loro potreste, ma il padre su questo punto era inamovibile.
I gemelli decisero di arrendersi a quella stupida e insensata imposizione e si avviarono verso la loro stanza seguiti dai rispettivi fidanzati. 

Il mattino seguente il risveglio fu dei peggiori. Atsumu aveva dimenticato la tradizione del campanello. Ogni anno a capodanno per chiamare la famiglia per la colazione la madre suonava un maledetto campanaccio. Erano le sei del mattino e per la casa risuonava un chiasso infernale. 

"Forza dormiglioni. La colazione è pronta!"

Silenzio tombale. 

"Sbrigatevi! Altrimenti faremo tardi!"


Era andata come avevano sperato. A quell'ora del mattino l'affluenza era minima, eccetto qualche altra anima solitaria e gli impiegati che si preparavano ad aprire il loro chioschetti, l'immenso piazzale antistante al tempio era quasi completamente deserto.
I sei allora si avviarono verso l'altare per andare ad omaggiare gli dei per il nuovo anno. Ovviamente ognuno di loro aveva le personali preghiere da rivolgere loro. Qualcun altro, come Suna, invece aveva semplicemente voglia di ringraziarli per aver fatto avverare il suo piccolo miracolo personale.
Si presero il loro tempo, poi mentre stavano per tornare a casa e lasciare spazio a quelle poche persone in coda dietro di loro, la signora Rei volle tenere un piccolo ringraziamento generale. 

"Ora che abbiamo finito con le nostre preghiere personali, prima di andare, vorrei esprimere il mio ringraziamento agli dei.  Grazie per questo nuovo anno e soprattutto grazie per i nuovi acquisti che ci avete regalato in famiglia. Rin-chan in realtà ne faceva già parte, ma finalmente ha preso il ruolo che gli spettava di diritto mentre Kiyo-kun è stato una scoperta, ancora non mi capacito di come Atsumu sia riuscito a tenercelo nascosto, ma non vediamo l'ora di conoscerlo meglio.
Grazie davvero per l'amore che ci state donando. E se potete cercare di vegliare su Atsumu tende ad essere spericolato e distratto è il mio preferito perciò occhio, mi raccomando." 

Sakusa e Suna si voltarono automaticamente prima a lanciare un'occhiata sgomenta alla donna e poi a Osamu. Quest'ultimo si limitò a fare spallucce. 

"Che c'è? Mica è una novità." 

Suna gli strinse la mano mentre Sakusa gli rivolse uno sguardo di scuse, non sapeva neanche lui perché sentisse il bisogno di scusarsi con Samu eppure era così.
Mentre tutti sembravano essere preoccupati per il maniaco degli onigiri, il ragazzo sembrava assolutamente tranquillo, rivolse un sorriso complice al padre e disse con aria solenne. 

"Perché quelle facce? Tanto io sono il preferito di papà." e face una linguaccia alla mamma.
La donna scoppiò a ridere e abbracciò forte il figlio.
"Ah, il mio Samu!" Disse mentre ancora rideva e lo stritolava. 
Atsumu non aveva battuto ciglio, era abituato a queste scenate, Sakusa e Suna guardavano quello spettacolo a bocca spalancata senza sapere che dire. L'alzatore scoppiò a ridere. 

"Osamu è pur sempre il mio gemello. Dovreste smetterla di dimenticare questo 'piccolo' dettaglio." 

La signora afferrò  anche il braccio di Tsumu per trascinarlo nell'abbraccio. Il signor Tsukasa invece mise una mano sulla spalla di Suna e poi guardò Sakusa come a volergli chiedere il permesso per toccarlo. Il ragazzo annuì e il Tsukasa gli sorrise. Rivolse uno sguardo pieno d'affetto ai nuovi membri della sua famiglia e disse:  "Forza figlioli torniamo a casa. Avrò bisogno anche di voi per preparare i mochi." 

Atsmu e Osamu sorridevano beati, se questo era il benvenuto che gli stava dando quel nuovo anno erano entrambi felici di accoglierlo.







Bonus OsaSuna. 

Quello che è successo in cucina. 

La madre di Osamu li aveva letteralmente scaraventati in cucina e prima di rivolgere la sua attenzione al fratello gli aveva lanciato un'occhiata del tipo:
"Osamu Miya, se ci tieni alla tua vita risolvi i tuoi casini." Quando la madre lanciava quell'occhiata non potevi fare altro che assecondarla era un po’ come quando Atsumu si arrabbiava veramente. In quei momenti non c'era tempo per gli scherzi, ma solo per la serietà. 

Erano rimasti soli in cucina. Suna non aveva detto una parola. Si era andato a sedere sul tavolo e stava fissando le sue lunghe gambe che oscillavano nel vuoto sotto di lui. 
Osamu sospirò e prese a fare avanti e indietro per la stanza.
Voleva raccogliere le idee, voleva trovare le parole giuste da dire al ragazzo che tanto gli piaceva, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro che non fosse la sua stupidità.
Perché soltanto adesso che ci ripensava vedeva chiaramente le intenzioni di Rin? E che senso aveva capirlo adesso? Per rimpiangere gli anni che aveva sprecato? 
Scosse la testa esasperato. Voleva cercare di scacciare quei pensieri. Prima dava un taglio a quel tormento e chiariva con Rin prima avrebbe avuto tutto il tempo e il modo per pentirsi delle sue azioni. 

"Per quanto ancora hai intenzione di fare su e giù per la stanza con quell'aria afflitta? No, perché sta iniziando ad essere snervante." Suna aveva finalmente interrotto quel silenzio pensate.

Osamu si era fermato al centro della stanza e aveva rivolto a lui lo sguardo. 

"Scusa." Gli disse mortificato. "È solo che non riesco a pensare ad altro che alla mia stupidità e a quanto inutilmente ti ho fatto soffrire." 

"Beh, allora puoi anche smettere di farlo. Anche io sono in difetto. Per paura di perderti mi sono comportato da codardo. Se una delle infinite volte in cui ho pensato di dichiararmi poi l'avessi fatto davvero non saremmo arrivati a questo punto." 

Gli rivolse un sorriso un po’ triste. 

"Non sei l'unico stupido qui." 

Osamu voleva assolutamente cancellare quell'espressione addolorata dal viso del suo adorato Rin. Agì senza pensare. Si avvicinò a lui e coprì per un momento le mani di Suna con le sue stringendole forte come a volergli dare conforto e poi le spostò, le posizionò sul volto del centrale e gli fece girare il viso in modo che l'altro potesse guardarlo negli occhi. In un attimo coprì la distanza che li separava e le labbra del suo Rin con le sue. Avevano già aspettato ed esitato abbastanza entrambi, adesso non c'era più spazio per quello, avrebbero rimandato le parole a dopo. Fatti. Adesso avevano soltanto bisogno di quelli.

Suna allargò le gambe e attirò Osamu a sé in modo da colmare anche la distanza che ancora separava i loro corpi. Osamu sorrise contro le sue labbra e riprese a baciarlo. Suna gli fece scivolare le braccia intorno al collo incrociandole. 
Si baciarono a lungo e soltanto quando si ritennero entrambi soddisfatti si separarono. A quel punto Osamu prese la parola senza più il minimo di esitazioni. 

"Sono innamorato di te. Non ricordo neanche più da quanto. Ti andrebbe di uscire con me?" 

Suna rise di gusto. "Non so quante volte ho fantasticato su uno scenario simile. Adesso non sono sicuro che questa non sia una delle mie fantasie." 

Osamu gli pizzicò un fianco. "È vero stupido! Non tenermi sulle spine." 

Suna gli regalò un sorriso sornione. Osamu avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa se Suna gliel'avesse chiesto in quel modo. 

"Non saprei." Disse lui vago. "Potrei farti arrostire ancora un po’. È  bello averti in pugno." Concluse passando svogliatamente la mano sul petto dell'altro ragazzo. 

Osamu gli rivolse uno sguardo curioso e gli sorrise prima di baciarlo ancora.
"Nessun problema. Posso aspettare. Ma preparati ad un attacco spietato." 

Suna scoppiò a ridere.
"Mi sembra divertente. Magari farò così." 

"Dai Rin. Fallo per me! Dille quelle paroline magiche." Implorò facendo gli occhioni da cucciolo abbandonato. 

Suna gli diede una spintarella.
"Smettila di imitare Atsumu. Non ti si addice." 

"Valeva la pena provarci. Di solito ottiene sempre tutto così." 

"Che mondo strano." 

"Concordo." 

Osamu gli strofinò il naso contro il collo. 

"Allora? Che fai? Accetti? Dove andiamo per il primo appartamento?" 

"Guarda che non ho ancora accettato." 

"Uffa."  Disse l'altro tutto imbronciato. 

Suna rise di nuovo.
"E va bene. Ti concederò quest'onore." 

Osamu gli lasciò un dolce bacio sulla guancia.
"Non te ne pentirai." 

Suna arrossì. 

Restarono abbracciati per un lungo momento ma poi Samu sospirando disse: 

"Sarà meglio che torniamo di là, quell'idiota di Atsumu potrebbe aver bisogno di una mano." 

Suna annuì. "Sai, quello scemo è più affidabile di quanto si possa pensare. In tutto questo tempo mi ha sempre incoraggiato e spronato a dichiararmi." 

"L'ha fatto anche con me." 

"Non ti ha mai detto direttamente che sapeva cosa provavo per te, vero?" 

"No. Mi ha sempre e solo detto che non vedevo oltre il mio naso e che era sicuro che mi avresti ricambiato. Ma non ma mai detto esplicitamente di saperlo." 

"Ha fatto lo stesso anche con me. Aveva la fiducia di entrambi e non voleva tradirla. È  stato un bel gesto da parte sua." 

"Dobbiamo avergli dato parecchi grattacapi... Magari gli preparo qualche onigiri con il riso che ha portato Sakusa e li riempio con la parte grassa del tonno." Disse pensieroso. 

"Sei proprio il modello perfetto del fratello col complesso per il fratellino."  Disse ridendo. 

Osamu gli scoccò un'occhiataccia, gli prese la mano e mezzo imbronciato disse. "Andiamo." 

Suna lo spintonò di nuovo. 
"Dai sto scherzando." 

Osamu parve di nuovo improvvisamente avvilito. "Ci darà il tormento per sapere com' è andata. Che gli diciamo?" 

Suna gli lanciò uno sguardo di scuse e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
"Anche io gli devo qualcosa. Ma tranquillo, la parte in cui mi baci la taglio." 

Osamu avrebbe voluto opporsi, ma non voleva mettere bocca al rapporto tra i due amici perciò si limitò a prepararsi all'inferno che ne sarebbe seguito e così i due lasciarono la stanza.



   
 
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