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Autore: Demy77    09/01/2022    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Settembre 1788
“Non ne posso più!” – sbuffò Caroline, spostando da un seno all’altro la neonata che stava allattando. Demelza, che sedeva di fronte a lei nel giardino di Killewarren, la rimproverò con un’occhiataccia, ma l’amica ribattè che loro due non sarebbero mai andate d’accordo su quel punto. Demelza aveva un innato senso materno, era dolce e paziente, mentre Caroline… già era tanto che avesse messo al mondo un figlio! Sarah Caroline Enys era nata circa tre mesi prima; una bambolina bionda estremamente graziosa che aveva subito conquistato il cuore di papà Dwight, ma che - per come la vedeva Caroline - sarebbe rimasta per sempre figlia unica.
“Sei peggio di una sanguisuga – borbottò fra i denti per non farsi sentire da Demelza, rivolgendosi alla bambina – spero che quando sarai grande terrai conto dei sacrifici cui tua madre si è sottoposta a causa tua! Stanotte non ho chiuso occhio ed ho un aspetto orribile! Sopporto tutto solo perché hai un faccino adorabile e tuo padre è pazzo di te... sappilo!”
“Vedrai che da ora in poi andrà meglio – la rassicurò Demelza – gli orari diventeranno più regolari e dormirete meglio!”
“Voglio sperare! In che condizioni mi presenterò, altrimenti, alle nozze dell’anno?” – scherzò Caroline. Le nozze di Ross e Demelza si sarebbero tenute infatti due giorni dopo.
“Sai bene che si tratterà di una cerimonia molto informale, una festa all’aperto sul prato antistante la cappella di Sawle. In tal modo si noteranno meno le differenze di estrazione sociale tra i vari invitati… Ognuno si intratterrà con chi preferisce, berrà quanto vuole e mangerà quanto vuole. Ti immagini, se no, mio padre seduto a tavola accanto a Lord Falmouth? ”
Caroline rise, immaginando la scena. Il reverendo Carne per fortuna si era rimesso in salute e sia lui che un paio dei suoi figli avevano assicurato la loro presenza al matrimonio.
“Lord Falmouth sta dando tregua a Ross, almeno questa settimana?” – chiese Caroline.
“Macchè! – esclamò Demelza – Abbiamo dovuto invitare al matrimonio parecchi dei “papaveri” di cui si circonda il lord, gente importante che dovrebbe propiziare l’elezione di Ross. Secondo Falmouth è fondamentale far conoscere il vero volto del suo candidato mostrandolo in una ricorrenza così personale … anche se la campagna elettorale entrerà nel vivo solo a novembre.”
“Povero amico mio!- concluse Caroline – sei mesi fa, se mi avessero raccontato che Ross avrebbe accettato di candidarsi al Parlamento, mi sarei fatta una grossa risata…”
“Sai bene come sono andate le cose – rispose Demelza – Ross è stato a lungo incerto, ma alla fine ha accettato la proposta di Falmouth ed è riuscito a fargli digerire le sue condizioni. Hanno stabilito che discuteranno insieme le proposte di legge più importanti che riguardano la nostra regione, ma Ross conserverà un suo ambito di manovra sia per le alleanze da stringere che per le battaglie da sostenere. E poi in cambio Lord Falmouth ci ha dato una grande mano sia con la miniera che con Trenwith!”
Caroline annuì. I lavori alla Leisure erano stati portati a termine con successo, era stato scoperto un altro filone di stagno negli strati più profondi e Ross aveva assunto altri dieci operai. Se Ross fosse stato eletto, lui e Demelza avrebbero vissuto a Londra, per consentire a Ross di partecipare alle sedute di Westminster nel periodo invernale; in estate sarebbero tornati a Nampara. In ogni caso la dimora di Trenwith sarebbe rimasta inutilizzata; così Demelza aveva chiesto aiuto a Lord Falmouth e quel genio aveva tirato fuori dalla sua lampada una soluzione incredibile: Trenwith sarebbe stata trasformata in un albergo di lusso, tranne il piano inferiore che sarebbe rimasto adibito a scuola, nel rispetto del progetto iniziale di Demelza. In tal modo Ross, anche durante la pausa estiva, avrebbe continuato a tenere contatti con gli eletti di altri distretti senza interrompere l’attività politica ed avrebbe favorito la conoscenza di quelle zone da parte di chi viveva abitualmente nella parte nord del paese. Attirare in Cornovaglia famiglie in vista di altre regioni dell’Inghilterra, o anche della Scozia e del Galles, avrebbe poi favorito l’economia locale, l’artigianato in particolare.
Se poi Ross non fosse stato eletto – ipotesi che lord Falmouth riteneva assolutamente improbabile, dato che era lui il suo principale sponsor- sarebbe stato comunque utile approfittare delle conoscenze del lord per affittare la dimora a nobili, annoiati della vita in città, che desideravano trascorrere un periodo di vacanza godendo del più mite clima del sud. Ancora, affermava il lungimirante Falmouth, dati gli eventi in corso nella vicina Francia, non si poteva escludere un massiccio esodo in Inghilterra di nobili francesi, che in Cornovaglia - ed a Trenwith in particolare - avrebbero trovato degna accoglienza.
Proprio mentre le due amiche discutevano dello strano sodalizio che si era venuto a creare tra Falmouth e i Poldark apparve Ross, con il più smagliante dei suoi sorrisi in volto. Percorse tutto il vialetto, salutò Caroline con un galante baciamano e la neonata con una lieve carezza sulla testolina, poi si scusò con la padrona di casa, ma era venuto a sottrarle la compagnia della sua gradita ospite. Vi era una cosa importante che doveva assolutamente mostrare alla sua fidanzata prima del matrimonio. Demelza non aspettava l’arrivo di Ross a Killewarren e tutto quel mistero la insospettì parecchio, ma davanti a Caroline non disse nulla. Quando furono da soli in carrozza gli chiese però quale esigenza improvvisa si celasse dietro la sua improvvisa apparizione. Ross ricominciò a spiegare che la loro meta era Nampara e disse che gli dispiaceva aver interrotto quella visita ma era essenziale fare presto, perché si doveva approfittare dell’assenza sia di Jud, che era andato per una commissione a Truro, che di Prudie, che aveva portato Valentine con sé nelle stalle, essendo imminente il parto di un vitellino…
“Rooss! – lo rimproverò Demelza – avevamo promesso di cercare di essere casti fino alle nozze!” – e dentro di sé la rossa ripensò a quante volte avevano già trasgredito il loro impegno, non ultima la notte precedente, quando Ross l’aveva portata a fare un romantico giro in barca notturno e, a seguire, una passeggiata a Hendrawna Beach, conclusasi con la luna che faceva da silenziosa testimone alle loro appassionate effusioni, mentre erano nascosti in un anfratto delle grotte che circondavano la spiaggia.
Ross scosse la testa. “Hai frainteso, mia cara, il motivo è un altro, del tutto innocente… sebbene, ripensandoci, la tua idea non sia così malvagia!”
Risero di gusto, come accadeva sempre più spesso negli ultimi tempi. L’affare siglato con Falmouth aveva cementato ancora di più la loro complicità di coppia; avevano cominciato a progettare seriamente la loro vita in comune e ciascuno cercava di smussare gli aspetti più spigolosi del carattere dell’altro. I loro momenti di confronto non erano sempre tranquilli, ma di solito i malumori di Ross si stemperavano di fronte alla logica stringente di Demelza e la tenerezza di lui riusciva a curare tutte le insicurezze e le paure di lei, che ogni tanto rischiavano di spegnere la sua solarità.
Giunti finalmente a Nampara Ross trascinò, letteralmente, Demelza al piano di sopra, in camera da letto, e trasse fuori dal cassetto dello scrittoio, precedentemente chiuso a chiave, una pergamena arrotolata.  
“Ecco qui. Vorrei che leggessi e poi mi dicessi cosa ne pensi.”- le disse Ross porgendole il foglio.
Demelza srotolò con cautela la pergamena, che aveva tutta l’aria di un documento ufficiale con tanto di bollo finale e ceralacca, e fu colpita subito da una frase al centro del foglio, vergata in caratteri in corsivo molto più grandi del resto dello scritto: Julia Grace Poldark Carne.
“Di che si tratta, Ross?” – gli domandò senza neppure alzare gli occhi dal foglio, mentre intanto scorrevano sotto i suoi occhi formule tipiche di un atto pubblico: “Addì 19 settembre 1788, nel ventottesimo anno di regno di Sua Maestà Giorgio III, dinanzi al sottoscritto notaio John Arthur Pearce della contea di Truro è comparso il capitano Ross Vennor Poldark di Nampara, nato il sedicesimo giorno del mese di dicembre dell’anno 1760…”
“E’ un atto tramite il quale intendo adottare Julia – spiegò Ross - per essere efficace però è necessaria anche la tua firma in calce”– aggiunse, mostrando alla donna una riga vuota nella parte inferiore destra del documento.
A fronte dello sguardo smarrito di Demelza, che continuava a fissare il foglio senza dire nulla, Ross proseguì: “So che ne abbiamo già parlato e che tu eri contraria, ma in fondo quando ti ho proposto di dare a Julia il mio cognome tu volevi evitare che si pensasse che la bambina fosse mia figlia biologica; in questo modo invece risulta chiaramente il contrario, proprio come volevi tu… Demelza, io considero Julia davvero come figlia mia, e desidero che abbia gli stessi diritti di Valentine e degli altri nostri figli che nasceranno; una volta sposati faremo tutti parte di un’unica famiglia. Il notaio mi ha detto che è molto usuale che un coniuge adotti i figli già nati dell’altro, per farli entrare nella linea di successione… ma nel nostro caso non lo faccio solo per quello! Non sono il vero padre di Julia, lo sappiamo bene, ma ero presente alla sua nascita, sono stato il primo a tenerla fra le braccia dopo Dwight… ero presente quando ha mosso i suoi primi passi, quando con la massima naturalezza mi ha chiamato papà… e quante volte si è addormentata mentre le leggevo una favola!  E poi, scusa se insisto, ma Julia è una Poldark, anche se questo lo sappiamo solo io, te e poche altre persone fidate… il sangue non è acqua, ed io sento davvero un legame speciale con quella bambina, non solo perché è figlia della donna che amo… ne ho discusso anche con mia cugina Verity, e lei è d’accordo con me… Permettimi di diventare suo padre anche dinanzi alla legge!”
“Ross, non so cosa dire…. – disse Demelza - Sai bene la gioia e l’emozione che ho provato quando Julia ti ha chiamato la prima volta papà, e credo che non esista al mondo uomo più degno di te per farle da padre … Comprendo anche che questa soluzione sarebbe la più giusta per lei, nel rispetto della legge e delle sue radici … ma Julia, come ti ho ricordato più volte, ha già avuto la fortuna di ereditare una fortuna da Hugh, e non trovo giusto che goda di una posizione economica più vantaggiosa rispetto agli altri tuoi figli…Consentimi allora di vincolare le rendite di Trenwith a beneficio di Nampara e delle miniere. Hai detto che siamo una vera famiglia, per cui faremo proprio così, d’ora in poi tutto apparterrà a tutti. Dopo il matrimonio andremo insieme a Truro dal notaio Pearce, io firmerò questo documento valido per l’adozione e discuteremo anche dell’altra questione. Julia rimarrà proprietaria di Trenwith ma i frutti saranno a disposizione tua, per l’uso che riterrai più opportuno. Pearce troverà la formula giuridica più adatta”.
Ross approvò la soluzione di Demelza, se serviva a farle accettare con più serenità l’adozione, anche se a suo avviso non ve ne era alcun bisogno. Lui era ricco, grazie a Dio, e Hugh aveva disposto delle sue sostanze in favore di Julia pur immaginando che Demelza si sarebbe risposata.
“La vera fortuna di Julia sarà avere due genitori e dei fratelli che la amano – disse Ross abbracciando la sua promessa sposa – e tu devi smettere di pensare che tu e tua figlia non meritate ciò che avete!”
Demelza si strinse a lui, felice. Solo in quel momento parve accorgersi che la camera in cui si trovavano era profondamente mutata rispetto all’epoca in cui lei abitava in quella casa come dama di compagnia della signora Agatha e Ross era sposato con Elizabeth….
Al posto della specchiera voluta da Elizabeth vi era una più sobria cassettiera, sormontata da uno specchio ovale con una delicata cornice dorata. Nell’angolo di fianco alla finestra vi era un catino con una brocca smaltata con decori floreali, appoggiati sopra uno sgabello basso.  Sulla destra vi era lo scrittoio di Ross, un paio di poltrone di velluto, e sulla parete opposta un armadio a due ante. Al centro della stanza poi, al posto del precedente letto di ottone vi era un sontuoso letto con baldacchino in legno,  con drappi di organza di colore chiaro. Ai piedi del letto vi era una cassapanca, sempre di legno, con serratura e cardini dorati.
“Ross… questa stanza….” – mormorò Demelza guardandosi intorno disorientata.
“Ho apportato dei cambiamenti, come vedi. Ho venduto tutti i mobili e ne ho acquistati di nuovi: spero siano di tuo gradimento. Avrebbe dovuto essere una sorpresa da scoprire dopodomani; sono stato uno sciocco a farti entrare qui senza pensarci, ma mi premeva risolvere la questione di Julia senza quegli impiccioni dei Paynter fra i piedi. Fra due giorni inizieremo una nuova vita insieme: mi sembrava il minimo lasciarmi il passato alle spalle, arredamento compreso!”
“Oh, Ross…” – riuscì a dire Demelza, mentre il cuore le scoppiava di felicità per l’ennesima delicatezza che il suo amato aveva voluto usarle, accantonando tutto ciò che in quella casa ricordava la sua precedente unione. Si baciarono, consci che a breve quella sarebbe stata la loro alcova, in cui avrebbero potuto vivere momenti di intensa passione senza più nascondersi e senza dover rubare tempo ad altre occupazioni. Eppure, Ross e Demelza sapevano bene che non era solo attrazione fisica la tensione che si creava quando i loro sguardi si incrociavano o i loro corpi si sfioravano; era come se il Creatore si fosse divertito a plasmare le loro anime della stessa materia, a lanciarle separatamente nel mondo ed a lasciare poi che si ritrovassero e, una volta ricongiunte, producessero un identico ed inestinguibile fuoco.
Si staccarono ansanti, proprio mentre dal piano di sotto una voce infantile chiamava a gran voce: “Papààààà!”
Ross e Demelza risero. Raccogliere le impressioni di Valentine sulla nascita del vitellino aveva la priorità su ogni altra faccenda.
“Eccoci!” – esclamarono in coro, mentre scendevano le scale, assaporando il gusto semplice della quotidianità familiare in cui erano in procinto di immergersi.  
 

 
  
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