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Autore: ame_vuiller003    10/01/2022    0 recensioni
Tris è quasi un'intrepida. Lo ha scelto lei, dopo che il test attitudinale si è rivelato inconcludente. Ha abbandonato tutto ciò che conosceva per immergersi in un mondo completamente nuovo dove ci sono specchi, cibi elaborati e dove lei può avere degli amici e degli interessi al di là del volontariato. Dopo essere saltata da quel cornicione, il giorno della Scelta, ha finalmente capito cos'è la vera amicizia non appena ha incontrato Christina e Will.
Uriah e Marlene sono delle persone squisite che riescono sin da subito a farle provare la bellezza dell'essere intrepidi.
Perfino Lynn inizia ad essere simpatica qualche volta. Ma in tutto questo, lei ancora non riesce ad inquadrare lui: Quattro. Chi è? Perché è così restio a parlare della sua famiglia e delle sue origini? Ma soprattutto, perché sembra così combattuto quando si tratta di lei?
- Questa storia è una versione alternativa di quella narrata dalla Roth, qui non ci saranno rivolte né attentati agli Abneganti, ma semplicemente la storia d'amore tra Tris e Quattro un po' revisionata e con qualche avventura e colpo di scena. E nulla, spero che vi piaccia -
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Marlene, Tris, Uriah, Will
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tris.- chiama Quattro. Rabbrividisco.
Calma, è solo una simulazione, penso. Mi alzo e cercando di non pensare a che cosa mi mostrerà questa volta la mia malsana mente entro nella piccola stanza delle simulazioni.
Dopo averlo incontrato in palestra, sabato sera, non l'ho più incontrato fino a questa mattina in mensa.
Mi siedo sulla sedia e cerco di rilassarmi mentre lui mi infila l'ago nel collo e si collega alla simulazione.
-Ancora dieci secondi e poi comincia.- mi informa mentre preme alcuni pulsanti di cui ignoro completamente l'utilità dandomi la schiena.
Dieci, nove, otto... mi ritrovo a pensare, e i miei occhi si fermano sulla schiena di Quattro.
...sette, sei, cinque... anche oggi la maglietta è decisamente troppo attillata per permettermi di pensare ad altro.
...quattro, tre, due... ma ovviamente ho altro a cui pensare al momento, magari qualcosa che non faccia trasparire la mia divergenza.
Chiudo gli occhi e mi immergo nella simulazione.

•••

Sono in una stanza strana, dietro di me c'è un vetro. Le pareti sono trasparenti e, poco più in là rispetto a dove mi trovo io, ci sono i miei compagni trasfazione e Quattro. Perché deve esserci anche lui nel mio scenario? Non è sufficiente che lo osservi? Mi avvio verso Cristina come a volerle chiedere che razza di paura è quando, improvvisamente, vado a sbattere contro un vetro.
Mi ero sbagliata, i miei amici non sono in questa stanza con me: loro sono oltre la parete, e io non posso capire cosa dicono. Mi giro e mi guardo intorno un paio di volte e improvvisamente mi rendo conto che non sono più in una stanza ma in una specie di scatola di vetro. Non so che paura sia, ma sento il cuore cominciare a battere forte. Sbatto i pugni sul vetro nel tentativo di farmi sentire. Vedo Quattro avvicinarsi a Cristina, e poi entrambi si girano a guardarmi e si mettono a ridere. Lui si piega leggermente su di lei e le sussurra qualcosa che la fa sorridere all'orecchio e poi si abbracciano. Una morsa che non ho mai sentito prima mi stringe la pancia e io stringo i denti. Vedo le figure dei miei compagni ai margini del mio campo visivo, ma tutto quello che riesco a guardare sono la mia migliore amica e il mio istruttore che si abbracciano. Perché?
A distogliere la mia attenzione da loro è una sensazione strana, di bagnato, alle caviglie. Abbasso in fretta lo sguardo e noto che da un tupo che esce dal fondo esce dell'acqua. Esce tanta acqua. Mi guardo intorno: devo uscire da qui o morirò annegata. Eccola, la paura: annegare. Faccio due respiri profondi e poi tiro un calcio contro il vetro. L'acqua mi arriva alla vita. Tiro qualche spallata. Continuo così per un po' fino ad arrendermi all'idea che non si romperà. L'acqua mi arriva ormai alle spalle. Cerco di calmare il mio respiro, ma non ci riesco.
Calmati, non è reale, non morirai, mi ripeto, ma serve a poco. Ormai sto nuotando. Ancora dieci centimetri e annegherò. Il solo pensiero mi mette paura e mi agito, ma peggioro solo la situazione. Ora sono affaticata, ho bisogno di fermarmi e respirare con calma. Alcune calde lacrime mi rigano il visto e mi colano sul mento unendosi all'acqua già presente.
Ormai ci siamo, non è rimasto più spazio. Faccio un respiro profondo e mi immergo. L'acqua cessa di salire e io chiudo gli occhi cercando di ignorare il bisogno di ossigeno. Sto per morire, e morirò con la consapevolezza di essere una traditrice per la mia famiglia. Non so perché questo è il primo pensiero che mi viene in mente, ma è seguito subito da un altro: morirò senza sapere chi è davvero Quattro, senza sapere perché sembra così combattuto quando è in mia presenza. E morirò senza avergli fatto sapere che potrei avere una cotta per lui. Spalanco improvvisamente gli occhi: è davvero questo quello che mi preoccupa? Quattro?
Scuoto la testa e sorrido: lui mi sta guardando, spero in Dio che non possa anche ascoltare i miei pensieri o penso che mi sotterrerei.
Questo non è reale, ricordo improvvisamente, e se non è reale, vuol dire che posso manipolarla.
Mi concentro: questo vetro può essere tranquillamente rotto, è così dannatamente fragile che basterebbe toccarlo con un solo dito. Ed è quello che faccio: quando lo tocco, nella mia testa lo immagino creparsi ed è quello che accade. Ripeto questa azione un paio di volte e poi, improvvisamente, mi sto tirando a sedere in cerca di aria.
Quattro è subito al mio fianco, con una mano sulla mia spalla mentre la stringe un po'. Ha la mano fredda.
-È finita Tris.- mi dice in un sussurro. Io continuo a boccheggiare, respirando a fatica. Chiunque abbia deciso di inserire questo modulo nell'iniziazione sarebbe dovuto essere condannato ad almeno cinquant'anni di carcere. In ogni caso, doveva essere un pazzo.
Non riesco ad alzare gli occhi verso Quattro, ho ancora i pensieri che ho avuto poco fa impressi nella memoria.
-Cosa c'è?- chiede lui, di solito non sto zitta e ferma.
-Io...- comincio, -mi stavo chiedendo se durante la simulazione tu possa... insomma... sentire quello che penso.- dico in fretta, sperando di non essere diventata troppo rossa.
Vedo il suo busto girarsi lentamente verso di me.
-Il fatto che io possa guardare nella tua mente non include il poterla leggere.- mi dice, ma sento che vorrebbe aggiungere qualcos'altro.
Annuisco, felice che non abbia sentito nulla.
Quattro non mi dice più nulla quindi lo guardo. È strano: ha la faccia contratta e le labbra sono ridotte ad una fessura.
-Cosa c'è, Quattro?- chiedo a mia volta, -Ho.. fatto qualche cosa di sbagliato durante la simulazione?-
Questa volta si gira con più decisione e si siede accanto a me. I suoi occhi scuri mi scrutano, e non riesco a capire se mi mette a disagio o se semplicemente li desidero.
-Ora ti farò una domanda Tris, e vorrei che tu fossi sincera con me.- risponde lui. Io annuisco: inizia a spaventarmi.
-Che risultato hai ottenuto al test attitudinale?- mi chiede, e io sento il poco colore rimasto sul mio visto dopo la simulazione defluire. Perché mi fa questa domanda? Possibile che lui lo sappia?
-Abnegante.- rispondo ostentando una noncuranza e un'indifferenza che non ho.
Quattro scuote la testa. Lo sa, sa che sono una Divergente.
-Cosa c'è?- chiedo di nuovo.
-C'è che credo che tu mi stia mentendo, Tris.-
-Perché dovrei?- ribatto.
Lui ignora questa domanda e mi fissa negli occhi.
-Te lo chiederò solo un'altra volta, rigida. Che risultato hai ottenuto al tuo test attitudinale?- chiede di nuovo, senza staccare il suo sguardo dal mio.
-Abnegante.- rispondo di nuovo scuotendo un pelo la testa. Quattro annuisce e si alza e io lo seguo. Poco prima di aprire la porta però lui parla.
-Dovresti almeno provare a nasconderlo durante le simulazioni. E, perché tu lo sappia, un Intrepido non avrebbe mai rotto il vetro.-

•••

Vado dritta filata allo studio dei tatuatori in cerca di Tori, l'unica con cui io possa parlare di quello che sono. Quando entro, la vedo che sta sistemando alcuni aghi e colori. A quest'ora c'è poca gente, quasi tutti sono o al lavoro o a scuola o, come dovrei essere io, al proprio dormitorio dopo aver superato una delle proprie peggiori paure. Ma al momento, ne ho altre di paure.
-Ciao Tris!- mi saluta Tori felice poi, appena mi guarda in faccia, il sorriso le muore sul volto. -Tris? Andiamo sul retro.- mi dice con la voce tesa. Probabilmente è così chiaro che ci sia qualche cosa che non va che non si aspetta che io parli e mi trascina via, facendomi poi entrare in una cucina molto semplice. Mi fa sedere su una sedia in un angolino e mi si siede accanto.
-Come stanno andando le simulazioni?-  mi chiede.
-Bene, un po' troppo da quanto mi dicono.- rispondo.
-Ah.- dice.
Faccio un respiro profondo.
-Devo sapere, Tori. Che cosa significa quello che sono?- dico.
Tori si guarda intorno e poi mi risponde in un sussurro.
-Tra le tante cose, significa che sei consapevole durante le simulazioni di non star vivendo una situazione reale. E anche una persona che, qui tra gli Intrepidi, tende ad avere... vita breve.-
Mi sento sempre peggio. Un peso mi piomba sul petto e improvvisamente avverto il bisogno di mettermi a piangere o di gridare, ma tutto ciò che esce dalla mia bocca è un debole sussurro.
-Quindi sono destinata a morire? Perché?-
-Non necessariamente, nessuno sa di te. Subito dopo il tuo test ho cancellato l'esito e ho inserito Abnegante come risultato, ma devi fare attenzione. Se i capi fazioni lo dovessero scoprire, non avrai neanche il tempo di pensare a quello che sei che ti ritroverai sul fondo dello strapiombo con l'osso del collo spezzato.-
Non sono sicura che respirare sia una funzione involontaria, perché devo costringermi a riempire e svuotare i miei polmoni.
-Ma perché?- chiedo ancora.
-Perché ti temono, Tris. Hanno paura di quello che sei perché non sei conforme, la tua mente agisce in modi diversi e non può essere controllata dai loro sieri.-
Stiamo sussurrando entrambe.
-Sarebbero davvero in grado di uccidere?- chiedo. La vedo irrigidire la mascella e fissare i suoi occhi nei miei.
-Mio fratello era come te. Ci siamo trasferiti entrambi dagli Eruditi. Era nella tua stessa situazione, nel secondo modulo aveva scalato la classifica molto velocemente. I capi fazione avevano iniziato a interessarsi a lui e un giorno erano andati a vedere la sua simulazione.- mi dice, mentre inizia a scoprirsi un avambraccio, -La mattina dopo lo hanno trovato sul fondo dello strapiombo. Suicidio: così mi hanno giustificato la sua morte. Ma lui aveva degli amici, usciva con una ragazza trasferita dai Pacifici, andava bene, era felice. Non credi che lo sapresti se tuo fratello avesse manie suicide?-
Sul suo braccio c'è il profilo di un fiume. C'entra con suo fratello? Credo di sì.
Provo ad immaginarmi Caleb che si suicida e quasi mi viene da ridere. Caleb non è così, è ridicola come immagine.
-Quindi è questo che sono? Consapevole?- chiedo, ma lei scuote la testa.
-Sono sicura ci sia altro, ma è tutto quello che so. Queste sono cose che puoi scoprire in due modi: o vuoi ucciderli o conosci qualcuno. In quest'alto caso, ci sono due categorie diverse: o hai conosciuto qualcuno, come nel mio caso, oppure lo hai vissuto in prima persona.- mi risponde. Mi balena in mente l'immagine di Quattro. A quale categoria appartiene? Spero non alla prima.
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, poi è di nuovo lei a parlare.
-Non devi permettere che si scopra, Tris, mai.- mi dice, e questa volte il suo tono mi ricorda quello protettivo che avevano i miei genitori.
-E se lo avessero già scoperto?- dico, con un groppo in gola. Lei mi guarda, sembra spaventata.
-Allora saresti già morta.- mi dice.

 

   
 
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