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Autore: vielvisev    11/01/2022    4 recensioni
Songfic morbida e amara sulla fine dell'amicizia di Lily e Severus, senza tutte quelle teorie sull'amore tossico e la figura di James, ma solo con la consapevolezza dell'errore e il dolore di Severus in primo piano. Sullo sfondo appaiono anche Remus e Regulus, appena tratteggiati.
***
DAL TESTO
"Tutto bene?" chiese una voce accanto a Severus e il ragazzo si voltò.
Era Regulus Black, così simile al fratello eppure così diverso, gli occhi grigi che lo fissavano con distacco.
"Tutto bene" mentì Piton.
"Ok" rispose l'altro ed entrambi forse seppero che stavano fingendo consapevolmente, ma che molto ci sarebbe stato da discutere e che forse si leggevano a vicenda meglio di quanto credessero.
Severus sentì il cuore farsi di ghiaccio e creparsi di affetto per Lily, ispirò brevemente dal naso, trattenendo nella memoria quel piccolo sorriso stanco che lei gli aveva fatto. L'ultimo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Mary MacDonald, Regulus Black, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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.Sunshine.

 

The other night dear, as I lay sleeping
I dreamed I held you in my arms
But when I awoke, dear, I was mistaken
So I hung my head and I cried

 

Severus smise di piangere all'improvviso. I polmoni si fecero aridi e il fiato gli si spezzò nel petto.
  Era rimasto a mollo in un sogno, dove Lily rideva leggera come durante l'estate precedente, il volto appoggiato sulla sua spalla a soffocare una risata più forte, perché rimanesse solo loro, le braccia intorno alla vita di lui, confuso e deliziato.
  Si era chiesto cosa la rendesse così felice, nel sogno, le labbra quasi stirate in un sorriso, ma poi si era svegliato e la realtà gli si era riversata addosso. Cruda. E aveva a pianto fino a quasi soffocare, la testa tra le mani, come il bambino che avrebbe voluto essere e che suo padre gli aveva strappato dalle ossa, a forza di promesse imposte di essere un vero uomo.
  Non c'era più ragione di disperarsi ormai, lo sapeva, avrebbe dovuto solo arrendersi al fatto di aver compiuto un errore fatale e di non poter tornare indietro. L'aveva chiamata Sanguemarcio e a poco sarebbe servito spiegare, dire lei che le parole gli erano scivolate tra i denti per la rabbia e la vergogna, che a lui, il Principe Mezzosangue, non gli importava davvero del sangue che scorreva nelle sue vene, non quanto la forza, la magia e il potere. Sanguemarcio. Severus si sentiva ancora quella parola amara sulla lingua, a togliergli la voglia di respirare e la masticò a lungo, nel silenzio del suo letto a baldacchino, mentre provava a immaginarsi come poteva essere la sua vita senza Lily da quel momento.
Ma non era quasi scivolata via dalle sue dita da molto tempo, in fondo?

Nell'ultimo anno ricordava appena i loro momenti di interazione. Si erano scambiati trendue sorrisi. Tre abbracci. E solo una volta avevano passeggiato insieme per il parco, Lily assorta, aggrappata al suo braccio come quando erano bambini, Severus silenzioso, come sempre. Vi erano stati però anche molti litigi e fronti aggrottate, respiri inquinati dal disappunto e dalla stanchezza.
  La capiva, Severus. Sapeva quanto lei avesse ragione. Sapeva che Avery e Mulciber erano due brutti personaggi, tanto potenti quanto privi di limiti, ma loro gli avevano dato una pacca sulla spalla, ogni sera, al ritorno al suo dormitorio. L'avevano salutato ogni mattina con fare sincero, chiamandolo Severus, non Mocciosus. L'avevano invitato perché si aggiungesse alle loro fiacche chiacchiere intorno al camino che loro e Lucius Malfoy trattavano come fosse il loro regno. Lily poteva dire di aver fatto lo stesso?
  Era stata a lungo la ragione dei suoi risvegli Lily, fin da quando erano bambini e si appartenevano a vicenda, lottando insieme contro il mondo intero e mangiando bocconi di felicità e tristezza, ma in quel momento, i polmoni svuotati di lacrime e liquidi di vergogna, non riusciva nemmeno a ricordare il profumo dell'amica d'infanzia: forse cannella, forse arancia e miele?
  Severus non lo sapeva, ma invece l'amarezza di quella parola, Sanguemarcioancora gli si attaccava al palato.
Cosa sarebbe accaduto, in fondo, senza Lily?
  Sarebbe stato deriso da Potter e i Malandrini, ma quello avveniva già. Non avrebbe avuto nessuno a cui raccontare della madre sempre più fragile e instabile, ma poteva riuscirci. Sarebbe stato molto più solo di quanto non fosse stato fino a quel che momento, il che era piuttosto deprimente. E non avrebbe più riso, ovviamente. Severus strizzò gli occhi privi di sonno e inalò aria.
  Ovvio che non sarebbe più stato in grado di ridere con qualcuno che non fosse Lily, non senza sentirsi imbarazzato e fuori posto.
Gettò le coperte di lato e poggiò i piedi sul freddo delle piastrelle.
Doveva andare da lei.

 

You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are gray
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away

La placida calma notturna del castello lo stupiva sempre.
  Severus non amava rompere le regole, perché nella sua visione rigida e composta della vita le regole erano gli schemi in cui muoversi perché tutto funzionasse a perfezione, ma Lily né valeva la pena di fare un'eccezione e le ombre che si mangiavano gli angoli dei corridoi non gli facevano timore. Era abituato all'oscurità, in fondo, Severus Piton. Lo era sempre stato.
  Non era ancora così tardi in realtà, ma il tempo di arrivare fino alla torre dei Grifondoro e poi tornare indietro, l'avrebbe spinto ben fuori il limite imposto dal coprifuoco e l'adrenalina gli pompò nelle vene, formicolante e sgradevole, mentre snocciolava tra le labbra sottili le scuse che avrebbe dovuto fare a Lily. Doveva fargli capire quanto tenesse a lei, quanto avesse ancora voglia di ridere insieme.
  Scivolò svelto tra i corridoi e in ogni angolo poteva vedere uno strascico di ricordo con Lily. Si erano nascosti contro quella parete del terzo piano per evitare Gazza al secondo anno, quando erano solo bimbi emozionati. Avevano studiato in silenzio, per parecchi minuti, il grande arazzo nell'ala Est, tenendosi per mano con naturalezza. Avevano osservato con un sorriso timido il parco del castello da quella precisa finestra gotica, Lily con i lunghi capelli rossi intrecciati e lui nella sua divisa di seconda mano, il cielo grigio sopra di loro, i cuori grondanti di felicità. 
 Lily era ovunque per lui nel castello, in ogni dettaglio, ma questo perché, in fondo, per molto tempo Lily era stata tutto il suo mondo.

"Piton?" Mary McDonald lo guardava, la sua pelle bruna e l'espressione arcigna. Era una compagna di Lily, anche lei Nata Babbana.
 "McDonad" strozzò con un lamento smorzato il Serpeverde, sentendosi completamente scoperto.
 "Cosa ci fai qui?" chiese acida l'altra e Severus chinò il capo, evitando lo sguardo e le domande, il cuore che gli pompava terribile nel petto e si affiancò a lei, camminando in silenzio verso l'ingresso della torre di Grifondoro.
  "Non ti farò entrare Piton, lo sai?" quasi rise la ragazza, amara e tesa.
Severus si fermò per guardarla in volto, torcendosi le mani agitato.
  "Devo parlare con Lily."
  "Lo immagino, Piton, ma sono piuttosto certa che lei non voglia parlare con nessuno, tantomeno con te"
Il ragazzo serrò le labbra in una linea sottile, riuscì quasi a immaginarla l'espressione arcigna sul volto dell'amica e quasi sorrise, nel pensare agli occhi verdi illuminati da una luce testarda, le braccia incrociate sul petto magro. La conosceva come le sue tasche Lily. Non si arrendeva mai, nemmeno di fronte all'evidenza, come quando da bambini avevano trovato un uccellino caduto dal nido, ormai morto e rigido dal freddo insensibile e Lily l'aveva tenuto a lungo amorevolmente tra le mani, la fronte aggrottata e le lacrime sulle guance, sperando di poterlo salvare. Non si arrendeva davanti a nulla Lily Evans, e solo quando capiva di aver perso la sua partita faceva scivolare via ogni forza e di solito si appoggiava a lui: Severus.
  "Mi hai sentito Piton? Vattene" disse secca Mary e fece per girarsi, ma il ragazzo, preso dal panico allungò il braccio per afferrare la mano di lei e lo vide il disgusto sul volto della Grifondoro, riuscì come a rallentatore a contare ogni singolo muscolo che si contraeva in uno spasmo e la vide fare un passo indietro, guardinga.

"Scusa" si lasciò sfuggire Severus e gli occhi di lei si sgranarono di stupore "Non volevo spaventarti"
"Hai chiesto scusa a me, Piton?" sussurrò Mary con leggero sconcerto.
"Voglio parlare con Lily, per favore" esalò solo in risposta il ragazzo, incassando le spalle ed era così miserabile e affranto che qualcosa di simile alla compassione passò per un breve istante sul volto della McDonald.
  "Le hai dato della Sanguemarcio, Piton. Come credi che..."
  "Io non intendevo..."
  "Ma è quello che hai detto"
  "Mi dispiace. Devo dire a Lily che mi dispiace. Per favore. Solo questo. È importante. Non posso lasciare che mi abbandoni"
L'altra sospirò quasi con velata tristezza e scosse appena il capo, arresa.
  "Dispiace a me, ma nulla smuove Lily quando è arrabbiata" disse secca, pronta di nuovo ad allonanarsi.
  "Dille che starò qua tutta la notte se necessario. Per favore" esalò Severus, come in preghiera e la ragazza lo fissò per un lungo istante, ma non rispose, si voltò in un movimento fluido, attraversando svelta il buco del ritratto.


I'll always love you and make you happy
If you will only say the same
But if you leave me and love another
You'll regret it all some day

Severus attese quelle che sembrarono intere giornate, quando erano in realtà una manciata di minuti scarni. 
  Ignorò i Grifondoro che lo guardavano incerti, mentre entravano nella loro Sala Comune, ignorò i commenti dei quadri e dei fantasmi di passaggio. Rimase stoico e in silenzio, mentre dentro di lui lasciava rombare temporale e battaglia.
  Si erano promessi di essere amici per sempre, lui e Lily, tanti giorni, forse anni prima. Se lo erano promessi con il candore dei bambini, mischiando il sangue sul palmo appena ferito di una mano e gli era sembrata la promessa migliore della sua vita e il fatto che lei fosse lì con lui a farla, il visetto pieno di lentiggini illuminato da una ferma determinazione, gli era bastato per vivere quasi sereno per molto tempo.
  Erano cresciuti intanto, l'adolescenza aveva aggredito le forme morbide dell'infanzia, rendendo lui tutto spigoli e mistero e lei un fiore acerbo di bellezza e malizia, ma avevano continuato a tenersi aggrappati l'uno all'altra, nonostante le voragini di non detto e le differenze. Si erano voluti bene con tenera insistenza, riempiendo i silenzi di affetto e racconti, carezzandosi le cicatrici della vita a vicenda, facendosi scudo l'un l'altra contro tutto ciò che non riuscivano a comprendere e che li feriva.

  E aveva provato una gioia feroce, Severus, a proteggere Lily Evans, a rendersi conto quanto solo il fatto che lui la tenesse al suo fianco impedisse ai compagni di Casa di essere troppo cattivi con lei e si era sentito giusto e potente, il piccolo Piton, a essere per lei uno scudo, finalmente un eroe senza macchia, che silenzioso impediva che tutti si avventassero contro quel fiore che era Lily Evans, facendolo a pezzi.
  Certo, c'erano altri Nati Babbani che non se la passavano ugualmente bene e qualcosa di nervoso e instabile si rimestava nello stomaco di Severus ogni volta che ci pensava, ma lui non poteva salvare tutti e nemmeno lo voleva, perché se si fosse opposto avrebbe perso la sua posizione e si sarebbe frantumato anche lo scudo di protezione intorno a Lily. E cosa avrebbe potutto fare lei a quel punto?
  Si sarebbe forse resa conto di quanto in effetti poteva essere crudele Mulciber e sagace Avery e forse avrebbe rimpianto di non avere Severus al suo fianco, pronto a prendersi per lei un pugnale in pieno petto pur di risparmiarla.

  "Piton" sussurrò una voce e lui si voltò di scatto e trovò Remus Lupin che lo osservava accigliato dalla fine della scala, l'aria apatica sul volto magro, vagamente inquinata dallo stupore.
"Lupin" rispose rauco il Serpeverde.
"Cosa ci fai qui?" domandò pacato il giovane mannaro e Severus fremette, di fastidio e fragilità, davanti a quella composta e disinteressata gentilezza e incassò in un gesto protettivo le spalle magre, diventando forse ancora più pallido e stravolto.
"Non sono affari tuoi Lupin, sparisci"
L'altro alzò appena un sopracciglio, le labbra pressate in una linea sottile.
"Non ti perdonerà, lo sai Piton?"
"Taci"
"Come vuoi, ma è bene che tu sia preparato, perché non lo farà e farà male. Molto male."
 E si voltò prima che potesse rispondere lui, Remus Lupin, se ne andò senza lasciare alle sue spalle rabbia e rancore come di solito facevano i Malandrini e Severus sospirò piano, afflitto e si rannicchiò sullo scalino più basso, la testa che pesava di sonno e di stanchezza.

You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are gray
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away

"Severus"
Il Serpeverde sentì tutti i muscoli contrarsi insieme nel corpo, mozzandogli il respiro, mentre si alzava di colpo dal suo scalino, sul volto una felicità incredula. Lily. Lily in una vestaglia di fiori, i capelli rossi sciolti sulla spalla sinistra, il volto chiaro stropicciato di stanchezza e lacrime. 
 Poteva vederle, Severus, tutte quelle lacrime, che avevano lasciato solchi fantasma sul volto magro. Poteva vederle quelle minuscole ferite che facevano a brandelli in quel momento Lily Evans, e a lui parve comunque preziosa e bellissima, come era sempre stata, fin quando da bambini si arrampicavano correndo sulle colline dietro a Spinner's End, lei, più svelta e abile di lui nella sua risalita, che si stagliava contro il grigio del cielo, per poi però fermarsi sempre ad aspettarlo, il sorriso sulle labbra chiare.
  "Lily."
  "Che vuoi, Sev?"
Chiese lei severa e ferma, il volto distratto, ma la voce che si sbriciolava in pezzi.
  "Volevo chiederti scusa Lily per..."
  "Non mi servono le tue scuse, Sev"
  L'incertezza si disegnò sul volto di lui, le parole gli scivolarono via dalle labbra in un groviglio complesso e privo di senso e trattenne il fiato, mentre lo sguardo di Lily si faceva tagliente.
  "Lily io..."
  "Tu cosa, Sev?"
  "Io... ecco... io..."
  "Non balbettare Sev. Non balbettavi oggi quando mi hai chiamato in quel modo."

E avrebbe voluto dire lei quanto si era sentito umiliato, Severus, quanto, tra tutti, non avrebbe voluto che proprio lei lo vedesse in quel modo, le mutande grigiastre in vista, le gambe ossute e pallide scoperte, privo di portamento e orgoglio. Avrebbe voluto spiegarle quanto l'avesse voluta lontano da lì, quanto la rabbia e la confusione lo avessero accecato e quante volte sentire quel termine ogni giorno, tra le pareti della Sala Comune, lo avesse anestetizzato, ma non ci riuscì. Le parole si attaccarono al palato come un basso mugolio e il fiato si disperse nei suoi polmoni, facendogli uscire solo un sussurro patetico appena udibile.
  "Mi dispiace Lily, non lo penso davvero"
  "Ma l'hai detto di fronte a tutti, Sev"
  "Ma tu sei diversa!"
Lo aveva urlato per accarezzarla, per farle sapere quanto la rispettasse. Lo aveva detto intendendo che lei era diversa da tutti, non per il suo sangue, ma perché era l'unica di cui a lui importasse davvero. Lo aveva detto per farle capire che avrebbe dato qualunque cosa per lei, che insultarla non era nei suoi pensieri e si pentiva amaramente. Ma la vide la rabbia e lo sconcerto sul volto di Lily, disegnarsi in un'espressione contratta e nervosa. Vide l'affetto scivolare via dai suoi lineamenti, lo sguardo farsi tagliente e infuocato. E capì di aver sbagliato i modi, i tempi e le parole.

"Diversa dici? Ma lo pensi di tutti quelli come me"
  Capì l'errore, Severus, capì dove le sue scuse si erano incastrate in modo sbagliato, capì il sospetto e la distanza allontanarli all'improvviso l'uno dall'altra, in un movimento secco e pericoloso. Sentì il suo cuore frantumarsi e il petto stringersi, togliendogli il respiro.
  "Lily ascolta io..."
  "Non penso di volerti ascoltare, Sev, questa volta hai esagerato"
  "No! Ti prego, lascia che ti spieghi...
  "Non hai capito? Non mi importa. Non voglio spiegazioni. Non voglio più vederti. Sono venuta qua solo perché Mary ha detto che eri miserabile qui fuori e che dicevi che saresti stato ad aspettare tutta la notte e..."
  "Lo avrei fatto, Lily. Ti prego io..."
  "Non sprecare fiato. Non con una come me. Buonanotte, Sev."
E fu un attimo e si voltò e se ne andò, in uno sventolio di capelli ramati, lasciando dietro di sé una scia di profumo.
Lily sapeva di pane, fiori e cannella. Il cuore di Severus cominciò a sanguinare.

You told me once, dear, you really loved me
And no one else could come between
But now you've left me and love another
You have shattered all of my dreams


Lily gli aveva detto che lui era la persona più importante della sua vita. Glielo aveva detto un giorno d'inverno con la fronte appoggiata alla sua, naso contro naso, aggrappandosi a vicenda ai vestiti, respirando piano. Glielo aveva detto tra denti, nel tentativo di distoglierlo dall'apatia in cui sembrava essere scivolato dopo l'ennesima umiliazione, l'ennesima battuta per i suoi vestiti lisi, l'ennesimo scherno per il suo aspetto fragile e poco sano. 
  Moccius e le sue gambe rachitiche, tanto che sembrano sul punto di spezzarsi.
  Ma Lily, lo aveva detto a lui e solo a lui: "Non ascoltarli, Severus. Se molto più di tutti loro messi insieme, io lo so, sei speciale. Sei la persona più importante di tutta la mia vita e io ti voglio così tanto bene."
  Ed erano state come uno schiaffo per Severus quelle parole, mentre seduto al limitare della Foresta Proibita, umido di lacrime e a mollo nel silenzio, si nascondeva da tutto il resto del mondo. Ma Lily lo aveva trovato, come sempre e gli aveva detto proprio quella frase e gliela aveva ripetuta, come una litania "Sei la persona più importante di tutta la mia vita e ti voglio così bene".

Qualcuno lo aveva preso in giro dicendogli che si era innamorato di Lily Evans, che rispetto a lui era molto più bella, ma Severus non sapeva se il sentimento che provava per lei fosse o meno amore romantico. Sentiva una sorta di adorazione nei suoi confronti, del profondo rispetto e della sincera incredulità, perché ancora non ci credeva che tra tutti lei avesse scelto proprio lui come amico.
  E aveva notato come Lily non si arrabbiasse più contro i Malandrini, si era accorto di come quasi arrossisse alle battute costanti di Potter, con velato imbarazzo. Non era uno stupido, Severus, ma non aveva provato odio, o gelosia, non per Lily.
  Non aveva timore che lei desse la sua purezza e il suo affetto ad altri, non aveva timore che lei si innamorasse di Potter, non gli importava degli altri, non di Potter soprattutto. Lui si preoccupava solo di loro due: Lily e sé stesso e aveva un viscerale orrore all'idea di non averla più nella sua vita, di perderla nei meandri delle loro differenze, di non essere più così importante per lei come lo era stato a lungo, da quando Lily Evans lo aveva guardato con venerazione, mentre lui gli raccontava di Hogwarts e di cosa fosse la magia. Poteva amare anche Potter se voleva, ma non voleva essere lasciato andare. 

Ma c'era stata quella parola, Sanguemarcio, ora a dividerli come una voragine, a spazzare anni di segreti sussurrati e abbracci allo zenzero, a cancellare tutti quei momenti che li avevano visti seduti vicini a sognare un futuro che potevano quasi sfiorare, scambiarsi tormenti, parole e pensieri, le dita macchiate di inchiostro e i sorrisi appena accennati, a consolarsi sul limitare della Foresta Proibita.
  E ora, immobile davanti all'ingresso della torre di Grifondoro, senza più speranza, o respiro, Severus si rese conto che lei non sarebbe più tornata indietro e che lui non glielo aveva mai detto che era la persona più importante della sua vita, non aveva mai avuto il coraggio di farle quell'ammissione, di descrivere quello che provava ogni giorno ad averla accanto. E lei sarebbe andata oltre, inseguendo altre persone ed altri futuri, luminosa e testarda come era sempre stata, inconsapevole di quell'enorme e intricato sentimento che apparteneva a Severus e che in lui era cresciuto anno dopo anno.
  Si frantumò qualcosa nel petto di Severus Piton quella notte, quando si rese conto che non avrebbe mai più detto a Lily quanto fosse meravigliosa, e che le notti insonni, a tessere discorsi che potessero avvicinarsi a descrivere come lui la vedeva, si erano ora rivelate inutili e insulse, solo pezzi di sogni frantumati che venivano cancellati con l'arrivo del mattino.

You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are gray
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away


Severus non seppe come raggiunse il suo dormitorio, scivolò intoccato nei corridoi bui della notte, il cervello che ragionava a rilento, con la sensazione che fosse a mollo dentro dell'acqua gelida che lentamente lo asfissiava. Cercò di rimanare lucido, Severus, ma non ci riuscì, mentre nella delusione sottile avanzava anche un senso di soffocamento e paura: aveva perso Lily Evans. E nulla nella sua vita sarebbe più stato simile a lei. 
  Come poteva trovare un'altra persona con quell'odore di pane, fiori e cannella? Un'altra persona in grado di passare dalle risate al sonno in un lampo, come succedeva sempre a lei nelle giornate in cui stavano stesi sull'erba a godere del sole tiepido? Un'altra persona disposta ad appoggiare la fronte sulla sua e stringerlo e dire lui che era abbastanza, trascinandolo ogni volta, con forza, lontano dal suo sconforto, obbligandolo a tornare al castello ora che erano lunghi e cresciuti, o mettendogli goffamente un cerotto sul suo ginocchio sbucciato quando erano solo due bambini pieni di sogni.
  Severus era assuefatto da Lily Evans, era stata una presenza così a lungo ingombrante e tiepida nella sua vita, con i biscotti allo zenzero che mangiavano a Natale, la voce sottile che leggeva le parole dei loro libri preferiti, il cipiglio ostinato di chi vuol essere sempre la migliore versione di sé.

Scivolò verso i dormitori Severus, pregando antenati e poeti che non gli portassero via quella luce che era per lui Lily Evans, ma sempre più consapevole di quanto lei in realtà gli fosse già sfuggita dalle mani, impossibile da trattenere, scivolosa come la seta.
  "Piton" lo chiamò secco Avery, che fumava una sigaretta così Babbana, vicino all'ingresso di Serpeverde "Che fai fuori?"
  "Un giro" rispose secco Severus e si chiese se quel ragazzo spallato e rude, con la potenza di un mago di prim'ordine e il cervello di un ragazzino, potesse vederle le crepe che si allargavano sul suo petto e nella sua anima.
  "Un giro, Piton? E se ti beccano quelli di Grifondoro?"
  "Non mi beccano. Sono più furbo di te, Avery" rispose gelido e lo vide il vago stupore sul volto di quel ragazzo più grande di lui, lo video il sottile sconcerto di riscontrare tanto controllo e freddezza in quel Serpeverde sottile e magro.
  E Severus capì lucidamente che se Avery non poteva vedere in quel momento quanto fosse straziata e nera la sua anima, ora che gli avevano strappato Lily Evans, la sua luce, allora avrebbe potuto nascondere i suoi tormenti a chiunque
  Capì di essere potente, di essere un'arma, di essere, soprattutto, estremamente efficace. E ruggì di orgoglio e dolore, dietro la sua nuova facciata di indifferenza e scivolò nella Sala comune ignorando i pochi presenti, il piccolo Black e la severa cugina di lui, Narcissa e andò verso il suo dormitorio con la sofferenza che colava dalle sue ferite interiori, densa e disgustosa: si nascose nel suo letto a baldacchino e pianse.
Pianse perché Lily Evans non avrebbe mai saputo quanto lei era importante per lui.

In all my dreams, dear, you seem to leave me
When I awake my poor heart pains
So when you come back and make me happy
I'll forgive you dear, I'll take all the blame


La mattina arrivò prima che si potesse rendere conto di quanto lo avesse svuotato quella notte di lacrime, la luce entrò da uno spiraglio del suo baldacchino, ferendogli gli occhi. Severus si costrinse a tirarsi su, i muscoli dolorosamente tesi e si vestì con gesti che sapevano di abitudine e che gli scivolarono addosso senza impegno. Dovette controllare le lacrime e il cuore in briciole, usò l'Occlumanzia quasi con ostinazione, facendo calare nella sua mente pareti e protezioni continue. Tremò e si costrinse ad andare più a fondo, racchiudendo i ricordi dolcissimi e amari della sua amicizia con Lily Evans tra le pagine di un libro immaginario e quando arrivò in Sala Grande per la colazione, ignorando chiunque avesse incrociato sul suo cammino, quasi si sorprese di vedere che ogni cosa era al suo posto, che nulla sembrava essere crollato o finito, nonostante il suo dolore: la vita degli altri era dolorosamente insensibile a quanto il suo cuore si fosse spezzato.
  Severus camminò lungo la navata verso il tavolo di Serpeverde, avvertì lo sguardo insistente di Lupin e McDonald studiarlo e percepì dolorosa l'assenza di quello di Lily che per cinque lunghi anni lo aveva salutato dal suo angolo di tavolo. Andò oltre, chiedendosi se dall'esterno potessero intuire quanto lui fosse lacerato, ma già sospettava di avere una naturale capacità a nascondere i suoi sentimenti.
  Si sedette nel primo posto libero, lontano da Avery e Mulciber, ma che sfortunatamente non dava le spalle ai tavoli delle altre Case e si costrinse a inghiottire del pane tostato, che gli si attaccò alla gola e a innaffiarlo con del caffé nero e rovente. Non resistette che una manciata di secondi prima di alzare il capo verso il tavolo rosso e oro e sussultò sorpreso quando il suo sguardo si incantenò a quello di Lily Evans e improvvisamente capì, lucidamente, di non essere l'unico con il cuore spezzato.

Riuscì a vederle le lacrime fantasma di Lily, riuscì a percepire i sospiri affranti che aveva esalato per lui, sentì le stesse ferite che avvertiva nel petto sulla pelle di lei. Si parlarono quasi, leggendo la sofferenza dell'altro come avevano imparato a fare, in uno sguardo pieno di parole e non detto, ma non si azzardò a sperare Severus Piton. Non aveva senso sperare in qualcosa a cui era stata messa la parola fine e nonostante quel che legava lui e quella ragazza sottile che ancora lo fissava, Severus avvertì anche la distanza, il dolore e la terra graffiata e bruciata tra loro, che avrebbe sempre impedito un chiarimento, un dialogo e persino un abbraccio.
  Soffrì ancora più dolorosamente Severus, ma si sentì meno solo, perché Lily soffriva con lui. E annuì pacato nella sua direzione, per farle capire che aveva compreso ogni cosa e avrebbe rispettato quella difficile distanza. E lacrime scivolarono nuovamente sulle gote di Lily, prima che un sorriso tremolante le tagliasse in due il viso e in un battito di ciglia scostasse infine lo sguardo.
  "Tutto bene?" chiese una voce accanto a Severus e il ragazzo si voltò.
Era Regulus Black, così simile al fratello eppure così diverso, gli occhi grigi che lo fissavano con distacco.
  "Tutto bene" mentì Piton.
  "Ok" rispose l'altro ed entrambi forse seppero che stavano fingendo consapevolmente, ma che molto ci sarebbe stato da discutere e che forse si leggevano a vicenda meglio di quanto credessero.
  Severus sentì il cuore farsi di ghiaccio e creparsi di affetto per Lily, ispirò brevemente dal naso, trattenendo nella memoria quel piccolo sorriso stanco che lei gli aveva fatto. L'ultimo.

You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are gray
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away

 

Severus chiuse nel suo cuore Lily Evans e sentì qualcosa che si spezzava dentro di lui.
I suoi occhi neri, color onice, seguirono la smorfia morbida che lei rivolse a Lupin, diversa da quel sorriso che aveva dedicato a lui, osservò quella pelle come un mare di latte pieno di lentiggini e anche se non poteva vedere gli occhi dolorosamente verde chiaro, riusciva a immaginarli senza fatica. 
  Lily era viva. Lily era protetta da Grifondoro orgogliosi. Lui l'avrebbe protetta da lontano come un'ombra scura.
  "Piton, sicuro che vada tutto bene?" di nuovo Black.
Le sue labbra sottili si arcuarono appena in quello che sembrava un sorriso, pensando a una vecchia canzone che Lily gli aveva insegnato tantissimo tempo prima, quando avevano ancora le ginocchia sbucciate e correvano dietro la casa di Spinner's End.
  "Va uno schifo, Regulus. Amo e odio nello stesso momento."
  Il ragazzino accanto a lui sbuffò dal naso in un ghigno amaro "Benvenuto nel mio mondo, Piton" rispose con sarcasmo, ma Severus non disse nulla e scostò di nuovo lo sguardo, pensando alla canzone di Lily.
  Le parole erano frastagliate nella sua memoria, ma le sussurrò piano, quasi a se stesso, nella luce del mattino, uscendo dalla Sala Grande verso il lago nero sotto lo sguardo perplesso di Regulus Black. La sussurrò con voce roca e gentile di chi è cresciuto senza nemmeno rendersene conto.
"You are my sunshine...."



*Angolo autrice*


Ciao lettori! Sono tornata. 
Dopo aver dedicato moltissimo tempo alla trasformazione in formato libro de "Le Ombre di Hogwarts", che alcuni di voi conoscono e che trovate QUI tutta per voi (con tanto di cover), finalmente sono tornata a scrivere altro e inizio l'anno con la mia prima Song Fic con "You are my sunshine - Johnny Cash", che dedico ovviamente al mio comfort character: Severus. 
La scrittura è stata ispirata dalla bellissima "To be Writing Challenge 2022" indetta da Bellaluna sul forum "Writing Games - Ferisce più la penna" che cerco di fare del mio meglio per seguire quest'anno. 
Sullo sfondo trovate anche un Remus e un Regulus, entrambi personaggi che sapete essere importanti per me. Prossimamente uscirà una mini-long di tre capitoli sulla delicata amicizia che immagino tra Remus e Severus dopo la morte di Lily e James.
Spero che questa storia vi possa piacere.
Con affetto 
vi

  
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