Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    12/01/2022    3 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Taehyung, aspetta! 

 

-Shhh, non disturbateli se stanno riposando!

 

-Hyung, la tua voce è troppo acuta anche quando bisbìgli.

 

-Senti un po', piccolo moccioso...- 

 

-Ragazzi, per favore, smettetela di litigare! 

 

Yoongi serrò gli occhi grugnendo rumorosamente, portando il caotico insieme di sussurri concitati a tacere in un istante. Quando li riaprì, la sua anima gemella lo fissava con un sorriso divertito, mentre lui scuoteva la testa rassegnato. Ovviamente quel branco di deficienti si faceva riconoscere ovunque. 

 

-Hyung? 

 

Il giovane sollevò gli occhi al cielo, rimanendo però sdraiato sotto le coperte. 

 

-Non è qui. Provate nel reparto di psichiatria- replicò con voce graffiante, sollecitando le risate dei più giovani. 

 

-Yoongi-ah! Che bella sorpresa! Sei ancora vivo? 

 

L'interpellato, grugnendo ancora una volta, forzò il suo corpo a sollevarsi dal confortevole abbraccio delle coperte per mettersi in posizione seduta e, finalmente, fissare i suoi amici con sguardo omicida. 

 

-Non ti illudere, hyung. Non avrai la stanza tutta per te tanto facilmente- brontolò, assottigliando le palpebre mentre fissava Seokjin con circospezione. Quello, con un sorriso sornione, sollevò le spalle. 

 

-Posso sempre sognare ogni tanto. 

 

Yoongi, trattenendo una risata, puntò l'indice contro il suo compagno di stanza. 

 

-Senti un po', dei due sarei io a dover cercare di cacciarti da lì! Tu e i tuoi roditori che russano tutta la notte e girano sulla loro cigolante e stramaledetta ruota! 

 

Seokjin si mise una mano sul petto, un'espressione drammaticamente offesa a contorcere i suoi lineamenti delicati. 

 

-Non ti permettere di parlare dei miei piccoli in quel-

 

Yoongi contemplò confuso il maggiore che si bloccava sulla sua frase, concentrandosi invece su qualcosa che aveva velocemente catturato l'attenzione dell'intera stanza. Quel qualcosa, si accorse allora, era la sua anima gemella che si era alzata a sua volta, osservando i presenti con un sorriso timido ma un luccichio divertito negli occhi. E le dita del giovane, immediatamente, si flessero sul nulla. 

 

"Toccala", gli gridava il suo corpo. 

 

"Proteggila."

 

"Stalle vicino." 

 

L'assenza del tepore, in effetti, era come ritrovarsi in mezzo a una bufera con solo una t-shirt indosso. Ogni istante che passava, Yoongi si ritrovava sempre più spasmodicamente irrequieto mentre contemplava come la distanza che si era creata fra lui e la ragazza lo rendesse infastidito. Non poteva, però, semplicemente afferrarla e abbracciarla come se nulla fosse. Primo, sarebbe morto dall'imbarazzo, sopratutto a causa degli sguardi avidi di curiosità dei suoi amici. Secondo, aveva appena scambiato cinque parole con lei. Non erano esattamente nel livello di confidenza per potersi permettere certe libertà. Perciò, cercando di risultare il più naturale possibile, si appoggiò alla testiera del letto avvicinandosi impercettibilmente al corpo di lei. La sua anima gemella doveva aver capito, perché a sua volta si distese all'indietro, facendo aderire i loro avambracci in maniera appena sufficiente a far ripartire lo scambio di calore fra le loro pelli. 

 

-Hi, nice to meet you. You must be Diana (Ciao, piacere di conoscerti. Tu devi essere Diana).

 

Namjoon, con un sorriso cordiale, fece un passo avanti verso il letto dispiegando il suo perfetto inglese, che portò Diana a sorridere a sua volta con un'aria vagamente sollevata. 

 

-Nice to meet you too (Piacere mio)- replicò lei.

 

Mentre ognuno dei suoi amici si presentava con entusiasmo alla ragazza, Yoongi abbassò il capo, mordendosi nervosamente il labbro. Quando, infine, un silenzio calò sulla stanza, sollevò appena gli occhi su Namjoon, che provò a rianimare la conversazione pronunciando qualche domanda di circostanza. Giochicchiando imbarazzato con le sue mani, provò a cogliere qualche parola ma, come temeva, l'inglese sembrava scivolargli addosso senza penetrare minimamente la barriera del suo cervello. Lanciando nuovamente uno sguardo al suo dongsaeng, prese a rasparsi l'interno della guancia. 

 

-Namjoon-ah. 

 

Il ragazzo si voltò verso di lui mentre Yoongi concentrò i suoi occhi sul biancore delle lenzuola sterilizzate. 

 

-Potresti, uhm...- piegando impercettibilmente il capo verso la sua anima gemella, sollevò infine lo sguardo sul viso confuso del suo amico-... darmi una mano? 

 

Dopo qualche istante di apparente confusione, il leader del gruppo spalancò gli occhi annuendo in segno di comprensione, portando Yoongi a ringraziarlo silenziosamente.

 

-Va bene, allora, direi che è ora per noi di toglierci dalle scatole. 

 

Hoseok, congiungendo le mani davanti a sé, gli rivolse un sorriso incoraggiante mentre radunava il resto dei membri del gruppo come fossero stati un branco di pecorelle. 

 

-Ora bambini salutate, così possono parlare in pace. Forza, forza! 

 

Sotto alle incitazioni del suo amico, i ragazzi gli rivolsero sorrisi sornioni prima di uscire dalla stanza, lasciando per ultimo Taehyung. 

 

-Anche Estella voleva dare il benvenuto alla tua anima gemella, ma doveva lavorare. Vi saluta entrambi, comunque- disse lui, sollevando le spalle con un sorriso dispiaciuto. Yoongi lo congedò chiedendogli di ringraziare la ragazza, prima di guardarlo sparire dietro la porta. 

 

L'anima gemella di Taehyung era stata la prima a unirsi al loro gruppo. Era ancora scioccato dal fatto che, non appena i due si erano incontrati, lei fosse stata subito disposta a lasciare tutto per seguirlo in Corea. Era vero che lei fosse già consapevole dell'identità di Taehyung e che avesse già fatto i dovuti preparativi nel caso lo avesse incontrato, ma Yoongi non poteva immaginare di lasciare il proprio paese e la propria famiglia così, su due piedi, per seguire uno sconosciuto. Eppure, dal momento in cui avevano completato il legame, quei due erano diventati inseparabili. Lei aveva iniziato immediatamente a vivere con loro nel dormitorio per poter stare più vicina a Tae e aveva ricevuto anche un lavoro alla BigHit nel team di stylist, grazie alla sua tanto sudata laurea professionale. 

 

E meditando su ciò, Yoongi sentì un'altra ondata di ansia farsi strada nel suo petto, mentre percepiva la presenza della ragazza accanto a lui più pressante che mai. 

 

Sì, lei gli piaceva. 

 

Sì, lo faceva sentire nervoso anche solo stare seduto vicino a lei.

 

Ma era pronto a modificare la sua vita per poter far spazio per un'altra persona? 

 

Era pronto a fare entrare una sconosciuta nella sua routine, nella sua intimità? A lasciarla invadere la sua bolla di sicurezza in cui si richiudeva per isolarsi dal mondo? 

 

Cosa avrebbe fatto se avesse preteso di venire immediatamente a vivere insieme a lui, nella sua stanza? Come avrebbe gestito la situazione se si fosse presentata nel suo studio, interrompendo il suo lavoro e richiedendo attenzione? 

 

-If you don't mind, I will act as a translator for the two of you so that you can get to know each other a little bit. Is that okay? (Se non ti dispiace, farò da traduttore per voi due in modo che possiate conoscervi un po'. Va bene?)

 

Yoongi percepì la sua anima gemella annuire a qualsiasi cosa Namjoon le avesse detto, prima di voltarsi verso di lui che, per contro, teneva lo sguardo codardamente incollato alle lenzuola. 

 

-Then, on this account... can we talk about something?

 

Il giovane, percependo l'incertezza nella voce di lei, decise finalmente di fissare gli occhi di giada. Il suo viso era contratto in una smorfia incerta, che voleva apparire rassicurante ma nascondeva una nota inquieta nelle sopracciglia contratte. Lei, però, al contrario di lui, era il tipo da ricercare il contatto visivo anche nella sua irrequietezza. Forse amava assicurarsi di avere l'attenzione dell'interlocutore. O forse cercava di leggere la risposta nello sguardo dell'altra persona prima che le sue labbra la pronunciassero. 

 

-Dice che vuole parlare di qualcosa. 

 

Yoongi, lanciando uno sguardo veloce verso il suo dongsaeng, annuì prima di riportare gli occhi sulla ragazza. Questa schiuse le labbra, ma la voce parve abbandonarla prima che potesse emettere una sola parola, portandola ad abbassare il capo, imbarazzata. Il giovane notò il modo nervoso in cui le dita si strinsero e la piega all'ingiù della sua bocca si evidenziò.

 

-I... 

 

Yoongi inclinò il capo, confuso. Cosa la metteva così tanto in soggezione? Cosa la rendeva così nervosa? Forse voleva confessargli che era una sua grande fan e che aveva una gigantesca cotta per lui, il che lo avrebbe messo sicuramente in una posizione ancora più imbarazzante e lo avrebbe costretto a... 

 

-I... can't... stay here. I... need to go back to London, at least for now- pronunciò infine, portandosi a guardarlo con occhi ansiosi e quello che Yoongi interpretò come rimorso. 

 

-Dice che non può restare, che deve tornare a Londra almeno per il momento. 

 

Il giovane si voltò di scatto verso Namjoon, che lo fissava con un'espressione dispiaciuta sul volto. 

 

Come? 

 

-I... I'm really sorry but... you see... 

 

Yoongi tornò a fissare la ragazza che emise un sospiro, guardandosi attorno per la stanza rinunciando al contatto visivo, forse per cercare un appiglio che la aiutasse a continuare il suo discorso, mentre il ragazzo avvicinava impercettibilmente il volto al suo. 

 

-I studied music for most of my life. And in three months I'll have the opportunity to play at the Royal Albert Hall. It's... the greatest honour for a musician and I just can't... 

 

La ragazza scosse la testa, mordendosi il labbro roseo portando l'attenzione di Yoongi ad abbassarsi dai suoi occhi. 

 

-I'm sorry but I can't give it all up. Not now. I'm not... ready for that. 

 

Il giovane fissò ansiosamente lo sguardo sul suo amico, che lo guardò con un'espressione imbarazzata prima di sospirare appena. 

 

-Dice che ha studiato musica per la maggior della sua vita e adesso ha una grande opportunità. Fra tre mesi suonerà alla Royal Albert Hall e non può andarsene proprio adesso. È il più grande onore per un musicista e lei non può rinunciarvi. Non si sente pronta adesso. 

 

Yoongi sollevò gli occhi al soffitto, trattenendo con tutte le sue forze un sospiro di sollievo. Non era mai stato un tipo particolarmente religioso ma in quel preciso istante credette davvero che un Dio esistesse e che avesse messo la sua mano su di lui nonostante il suo menefreghismo nei ventisei anni della sua misera vita. Doveva per forza essere così, per ricevere una tale fortuna. 

 

O era Dio, oppure in fondo i fanatici del legame avevano ragione ad affermare che unisse davvero due metà perfette. 

 

Lei la pensava come lui. 

 

Quanto poteva essere graziato dal cielo? 

 

Riportando gli occhi su quelli adombrati da una smorfia ansiosa della ragazza, Yoongi annuì. 

 

-It's okay. 

 

Lei doveva evidentemente credere che lui stesse fingendo di essere sereno, perciò le prese impacciatamente le mani nelle proprie umettandosi le labbra. 

 

-Io... neppure io sono pronto. 

 

Mentre aspettava che Namjoon traducesse per lui, osservò l'espressione della ragazza vertere verso la sorpresa prima di guardarlo con aspettazione.

 

-Non è che... non ti voglio nella mia vita. Ma ho bisogno di tempo e... dei miei spazi. Capisci? 

 

Diana, dopo aver ascoltato le parole del suo amico, annuì freneticamente spalancando gli occhi come a volergli trasmettere il suo assenso. Yoongi, allora, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate, si passò la lingua sui denti lisci. 

 

-Che ne dici se... ci prendiamo questo tempo per conoscerci? E poi... vediamo come va?- concluse, sollevando le spalle. Lei attese la traduzione delle sue parole, poi puntò lo sguardo nel suo. Sorridendo timidamente, annuì, prima di abbassare la testa per nascondere il rossore delle sue guance. 

 

-Affare fatto, allora- mormorò infine lui, trattenendo il sorriso dalle sue labbra. 

 

 

 

Sei mesi di videochiamate e conversazioni impacciate con google traduttore e finalmente lei era riuscita a tornare a Seoul. Aveva perfino studiato il coreano al punto da riuscire a comunicare con lui, il che aveva permesso alla loro relazione di fare un salto in avanti. 

 

Yoongi si era reso conto che averla lì, accanto a sé, lo faceva sentire al posto giusto. Era vero, quando era lontana il suo corpo sentiva la mancanza del tepore del legame e lo spingeva disperatamente a ricercare la sua anima gemella per ritrovare quella sensazione così sublime per il suo corpo. Ma non era solo quello. 

 

Si era chiesto tante volte dove finisse l'attrazione del legame e dove iniziassero i suoi sentimenti personali. E, dopo quei sei mesi, la risposta era arrivata. Lui, la sua parte cosciente e consapevole, la voleva nella sua vita. Voleva la sua dolcezza e la sua generosità. Voleva quella delicata personalità che lo stimolava pur rispettando i suoi limiti. In lei, aveva trovato una persona che riusciva a comprenderlo anche quando non riusciva a esprimersi, qualcuno che capiva il suo equilibrio tra la necessità di affetto e quella di privacy. 

 

Yoongi voleva lei. 

 

Voleva la persona che era, non solo il piacere del legame. 

 

Perciò la invitò a restare. 

 

E lei accettò. 

 

Riuscì a entrare in un'orchestra di Seoul e lasciò l'Inghilterra per lui. E lui era lì, da solo, in quella cucina disordinata, fermo come uno stoccafisso, con la consapevolezza che la sua anima gemella non era felice. Massaggiandosi le tempie, si morse il labbro. 

 

"Non troverai mai una ragazza che ti sopporta come lei. Datti una regolata e cerca di risolvere questa cosa prima che sia troppo tardi." 

 

Affacciandosi sulla sala da pranzo, il giovane passò al vaglio il tavolo con un cipiglio determinato. 

 

-Estella, possiamo parlare?- chiese, fissando la ragazza che lo guardava circospetta prima di alzarsi sotto allo sguardo confuso di Taehyung. Dopo averla condotta in cucina, si appoggiò al piano cottura, incrociando le braccia al petto. 

 

-È successo qualcosa a Di? Ti ha parlato? 

 

Con sua grande sorpresa, la piccola anima gemella del suo amico si chiuse in una postura difensiva, arricciando le sopracciglia folte in un'espressione contrariata. 

 

-Se anche fosse? Perché lo chiedi a me? 

 

Yoongi sbuffò, passandosi la mano dietro al collo. 

 

-Puoi aiutarmi a capire di cosa si tratta? Penso che non voglia parlare con me. 

 

Estella parve sul punto di sbottare e iniziare a vuotare il sacco, ma si bloccò con le labbra schiuse, prima di brontolare e chiudersi in un broncio. Diana doveva averle detto di non rivelare niente, perché normalmente la ragazza era un libro aperto. 

 

-Non posso dirtelo. 

 

Il giovane sollevò gli occhi al soffitto, mordendosi l'interno della guancia. 

 

-Per favore Estella. 

 

La ragazza sembrò nuovamente in procinto di lasciarsi andare, quando serrò un'ultima volta le labbra, sbattendo il piede a terra come se fosse frustrata con qualcuno. 

 

-Ah, puta madre! Se vuoi saperlo, parla con lei! Se non te lo vuole dire, è perché pensa che tu non la ascolterai! 

 

Mentre Yoongi osservava Estella marciare fuori dalla cucina, abbassò lo sguardo al pavimento, corrugando le sopracciglia. 

 

Doveva fare qualcosa.

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Eccomi qua! Con qualche ora di ritardo rispetto al solito, sorry guys. Avevo bisogno di un pisolino XD prima di immergermi nella scrittura del nuovo capitolo, vi piazzo questa risoluzione conclusiva di Yoongi e... chissà a cosa porterà 🤷🏻‍♀️ Ma, detto ciò. 

 

ANNUNCIO! Sono lieta di dirvi che sabato la nuova one-shot verrà finalmente pubblicata! Sono riuscita a tirare fino a finirla tutta la settimana scorsa e vi avviso già che sono 15000 parole, quindi good luck. Spero seriamente che vi piacerà perché io la adoro. Ci ho messo molta passione ed é venuta anche meglio di quanto l'avessi immaginata. Sarà sempre connessa al JU perciò OCCHIO AI DETTAGLI e ai riferimenti. Poi ne parleremo alla fine. Ci sarà anche qualche spoiler riguardo un futuro personaggio che incontreremo più avanti nella serie 😏

 

Il titolo è House of Cards - La strage dei fiori. Ecco come regalino per voi la sinossi in anteprima.

 

Chi ha distrutto il giardino del Re di fiori? 

Chi ha causato la morte della Regina di picche? 

Chi ha rotto il fragile ordine del mondo, rischiando la vita di non uno, ma ben due sovrani? 

 

In una situazione in cui ognuno potrebbe essere il colpevole, l'unico che potrebbe giudicare è troppo accecato dal dolore per essere razionale. La sola soluzione rimasta, allora, sembra invocare l'aiuto di un agente esterno. Qualcuno che possa determinare definitivamente il vero responsabile.

 
   
 
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