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Autore: La_vera_Blackrose    12/01/2022    1 recensioni
Una ragazza sparisce per una settimana lasciandosi alle spalle solo una lettera enigmatica. Le motivazioni del suo gesto appaiono inspiegabili fino a quando altri scritti e dettagli inquietanti non vengono alla luce...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ti ho mentito.
Penso a come sarebbero andate le cose diversamente. So che non mi perdonerai, ma voglio che tu sappia che avevo la massima fiducia in te, ma mi vergognavo troppo a farti sapere la piega che ha preso la mia vita da un certo momento in poi. Avrei voluto dirti tutto al momento giusto e affrontare le conseguenze quando era possibile risolverle, perché poi è diventato troppo difficile fare marcia indietro, troppo difficile incominciare da capo, ogni volta di più, impossibile uscire dalle rete della finzione che tutto stia andando bene, ripetuta mille volte questa bugia. Ti scrivo non per un immediato futuro, ma per un futuro che mi sembra ogni giorno sempre meno evitabile. Ti lascio in eredità tutte le cose che ho scritto e che ho registrato, perché tu sappia che ho cercato con ogni mezzo di evitarlo e che la speranza non mi è mai venuta a mancare, e che avevo sicuramente molte buone qualità da condividere, anche se la volontà mi è venuta meno. Non sono in grado di immaginare come ti sentirai e non riesco a trovare le parole giuste. Ti scrivo perché questo è l’unico mezzo che mi è rimasto per allontanare da me questi propositi, ma non ti posso promettere che sarò in grado di farlo per sempre. Finché conservo la mia lucidità e la voglia di vivere, voglio farti sapere che sei la persona che ho amato di più, e che l’unico desiderio che ho avuto in questi anni è stato di rendere merito a ciò che mi hai dato e fare in modo che, con la mia vita, ne potessero giovare il maggior numero di persone possibile; in secondo luogo, che anche tu fossi felice di questo e in generale, con o senza di me. Se sono stata presuntuosa a pensare di evitarti un dispiacere evitando di raccontarti la verità, non lo riesco a decretare; questo me lo dovresti dire tu. Penso che nel commettere un errore che porti a certe conseguenze le buone intenzioni contino poco, ma le vorrei comunque ribadire. Non giustificarmi, perché io non lo faccio; per me è un fallimento. L’unica cosa che desidero è tu riesca ad avere un po’ di tempo per capire, attraverso gli scritti e le altre cose che ti lascerò da parte, quale è stata la progressione degli eventi e del mio stato d’animo; solo capire, non come qualcosa che necessita una giustificazione, ma come qualcosa che possa in futuro essere evitato. Ho scritto un’infinità di parole per riuscire a darmi una spiegazione, ma non sono comunque in grado di frenare il processo, che è più forte di me. È quasi impossibile risalire senza chiedere aiuto e senza nessuno che ti tenda la mano. Non so dire fino a che punto sia ancora possibile farlo.


 
***

 
Questa lettera non è indirizzata a me. Almeno, non credo che lo sia.
L’ho trovata questa mattina in un sacchetto della spazzatura. Mia sorella ogni tanto si metteva in testa di pulire la sua camera, ma non finiva mai il lavoro. Si rimboccava le maniche, metteva gli auricolari e con la musica sparata a palla per un po’ faceva la spola tra camera sua e la cucina. Riportava nel lavello tazze da tè e bicchieri sporchi vecchi di qualche settimana (non ne ricordavo più l’esistenza). Dalla cucina prendeva grandi sacchi neri della spazzatura e qualche sacchetto di carta per smistare le macerie che nei mesi andavano ad accumularsi nella sua stanza. Dopo una o forse due ore di lavoro la camera era in apparenza pulita, se non ci si soffervama troppo a guardare i dettagli, come qualche rimasuglio di polvere sotto il letto o i vestiti spinti a forza nell’armadio a formare un caos in qualche modo creativo (mia sorella ha sempre amato gli abiti colorati, cappelli e foulard, anche se forse è più giusto dire che le piaceva comprarli, più che indossarli). I sacchetti con l’immondizia però, con plastica e carta ben smistata per non indisporre troppo nostro padre, li abbandonava invariabilmente in un angolo della camera, e lì restavano fino al prossimo giro di pulizie. È in uno di quei sacchetti superstiti che ho trovato questa lettera.
Come dicevo, non credo che questa lettera fosse indirizzata a me. Non sento di aver avuto un così gran bel rapporto con mia sorella. Non ci odiavamo se è per questo. Ma vivevamo vite, per così dire, parallele. Tra di noi non c’è mai stata grande comunicazione. Sì, ogni tanto capitava di fumare una canna insieme. O di scambiarci qualche battuta sui nostri professori, o qualche consiglio di vario genere… cose così, niente di impegnativo. Sto facendo fatica a rintracciare degli esempi di conversazioni significative che abbiamo avuto. Non so bene come mi fa sentire il fatto di non riuscirci.
 
Mia sorella è sparita da una settimana.
 
Poche righe. La scrittura è nitida, quasi glaciale. Nessuna cancellatura, sembra un discorso provato nel tempo. La carta è vecchia, un po’ consumata. Queste poche righe mi hanno dato accesso a un mondo che non credevo esistesse. Più onestamente… sì, credo di averne sospettato l’esistenza. Ma come un qualcosa di lontano, di non tangibile, un astratto.
Sembra che ora questo mondo prema insistentemente per venire fuori e ho paura.

 
***















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Note: non sarò in grado di aggiornare costantemente.
Nel caso in cui riuscirò a continuare questa storia è prevista di la trattazione di argomenti delicati, è quindi possibile che il rate venga aggiornato da giallo ad arancione.
   
 
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