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Autore: lmpaoli94    12/01/2022    0 recensioni
La via è chiusa.
Fu creata da coloro che sono morti.
La via è chiusa.
Un monte maledetto che sovrasta il piccolo porto di Kattegat.
Voci misteriose che risuonano come una condanna nelle case dei vichinghi e nei loro sogni più profondi.
Ma cosa potrebbe essere dato tale mistero che stava facendo impazzire gli abitanti di uno dei villaggi normanni più importanti?
P. S.: terrò conto di alcuni personaggi morti durante la serie, per cui il tempo in cui si svolge la storia non è mai specificato.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bjorn Ironside, Lagertha, Ubbe
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Forti piogge e temporali sferzavano la cittadina di Kattegat con ferocia sovrumana.
Non riuscendo a rimanere fuori con quel tempaccio, Bjorne si ritirò nella sua dimora attendendo l’arrivo del guerriero.
“Con questo tempo non può riuscire a sopravvivere” pensò mentre si stava asciugando dall’acquazzone.
Sua madre Lagherta, non riuscendo a comprendere il motivo per cui suo figlio si comportava in quel modo, pensò che fosse legato al destino dell’indovino.
< Bjorne, va tutto bene? >
< Madre. Sono felice di vederti. >
Bjorne aveva un profondo rispetto per sua madre.
Oltre a sua moglie e ai suoi figli, lei era la persona più importante della sua vita.
Dopo aver perso per sempre suo padre, lei era l’unica persona su cui poteva realmente fare affidamento.
< Sarebbe meglio che tu ti cambi e ti asciughi. Rischi di prenderti un brutto malanno. >
< Sto bene. Davvero. >
Ma la donna non avrebbe mai permesso che suo figlio rimanesse immobile senza curarsi di sé stesso, mentre la pioggia e il vento stavano incominciando a squarciare i tetti.
< Non ho mai visto una tempesta di tali dimensioni. Spero che le pareti riescano a reggere, altrimenti siamo spacciati. >
< Reggeranno, madre. L’indovino non permetterebbe mai che una forza del male potesse venire dal cielo. >
< A proposito dell’indovino… Me ne vuoi forse parlare, Bjorne? >
< Non credo che ci sia molto da dire, madre. Il mio destino è già scritto… E non sarà qui il mio prossimo futuro. >
< Che cosa vuoi dire? >
< La Montagna Maledetta… E’ questo il mio più grande problema. Una volta che avrò atteso il guerriero dall’est, potrò partire per placare le ire degli spiriti morenti rimasti intrappolati in questa terra… Devo affrontare la Montagna Maledetta… Ma come posso farlo se non so nemmeno dove si trova? E come può un guerriero sconosciuto che non ha mai vissuto in queste terre portarmi dritto in quel luogo? Lo vedi, madre? È tutto sbagliato! Non c’è niente di logico nelle parole di quell’indovino. È solo un pazzo che non riesce a vedere con i propri occhi e si comporta come il sapiente uomo mandato dagli Dei… Sai na cosa? è solo un pallone gonfiato che si da’ un sacco di arie. Lui non può prevedere quello che succederà. Il caso vuole che noi soffriamo e sarà così per sempre… Non aspettarti che io creda ad ogni sua singola parola perché non è così, madre. Io non abbandonerò mai il mio villaggio. >
Mentre Lagherta rimaneva sbalordita da quelle parole precise  e pungenti, un tuono così potente squarciò il cielo, causando un piccolo incendio che si andò a formar nell’abitazione accanto a quella di Bjorne.
Per paura che un solo abitante potesse rischiare la vita, Bjorne riuscì a salvare la situazione prima che si potesse trasformare in tragedia.
Dopo quel breve momento, l’ira degli Dei sembrò placarsi e uno spiraglio di luce si illuminò in quella notte che sembrava predire la fine del mondo.
Messosi davanti al fuoco per asciugarsi e proteggere dal freddo, un uomo molto robusto e con la barba che ricopriva quasi tutta la faccia si fece avanti nell’abitazione del Re di Kattelgat per chiedere il sua aiuto.
Non comprendendo che era il guerriero dell’est, Bjorne lo accolse lo stesso come se fosse un suo pari, mentre le servitrici cominciarono a preparargli un banchetto degno dei vichinghi.
< Se questo è il vostro benvenuto tornerò qui molte volte > fece il nano mentre beveva birra e mangiava manzo crudo.
< Siete fortunato ad essere sopravvissuto alla tempesta > fece Bjorne < Come avete fatto? >
< Dopo che ho cominciato il cammino per scoprire luoghi molto lontani dai miei, credo che pioggia, temporali e vento non siano poi così peggiori di quello che ho provato in tutta la mia vita… Anche se ho rischiato di morire molte volte, credo che l’unico che potrebbe davvero uccidermi è un morto. >
Ridendo alla sua stessa battuta, il viaggiatore ci mise molto poco a ricomporsi e a fissare Bjorne e sua madre.
< Comunque grazie davvero. Per tutta la vostra ospitalità. >
< Dovere. Noi vichinghi accogliamo sempre i guerrieri che arrivano da fuori le nostre terre. >
< E come fate a pensare che non siano nemici? >
< HO molti soldati e informatori… Sapevo che sareste venuto qui: guerriero dell’est. >
< Potete chiamarmi Gimli. >
< Piacere di conoscervi, Gimli. Io sono Bjorne la corazza mentre lei è mia madre. >
< Sapevo che le donne dell’estremo nord erano bellissime, ma vedendo vostra madre credo che il termine bellissime non basti. >
< Vi ringrazio, viaggiatore > rispose la donna con cordialità < Adesso diteci, da dove provenite? >
< Sa una terra molto lontana. Ci vorrebbero troppi mesi per riuscire a raggiungerla. Sempre tenendo in conto di rimanere vivi. >
< Noi vichinghi possiamo salpare ogni oceano che si presenta davanti ai nostri occhi. Non abbiamo paura di scoprire nuove terre. >
< Lo so. Ho sentito molto parlare di voi mentre stavo viaggiando per il mondo. Voi siete i guerrieri senza paura… Ma da quello che ho sentito dire nei vostri confini, credo che abbiate timore di individui molto particolari: mi sto riferendo agli spiriti dei morti. >
Bjorne, sorpreso che quello straniero potesse sapere una moltitudine di cose, il suo viso si contrasse in un segno di rabbia.
< Come sapete tutte queste cose? Chi vi ha parlato… >
< I Rus sono bene informati sulle vostre vite. Credono che sappiano molto di voi… Per questo sarebbe ragionevole aumentare i vostri uomini. Siete un bell’esercito. >
< Lo farò, Gimli… Mi sarei aspettato un grande guerriero molto più alto di voi, sapete? >
< Devo forse prenderla come un’offesa? >
< Oh no, al contrario. La vostra ascia e le vostre attrezzature sono forgiate da un acciaio che non conosco. >
< E credo che rimarrete deluso nel sapere che io non parlo mai della mia terra > fece il nano finendo di mangiare e di bere prima di nascondere le sue armi.
< Come potremmo allora fidarci di voi? >
< Dovrete perché non avrete altra scelta… Nella nostra missione dobbiamo tenere gli occhi bene aperti perché il nemico che affronteremo sarà il peggiore di tutto il male che avete mai visto in vita vostra. >
< Come fate a sapere che noi… >
< Credete davvero che io sia uno sprovveduto? Non pensate davvero che io non sappia che avete bisogno del mio aiuto? Molta vostra gente è disperata. Lo si vede dai loro occhi. >
< No! Loro stanno bene! >
< Ah, davvero? Allora diteglielo voi personalmente invece di rimanere rinchiuso nella vostra dimora. Oppure avete forse timore che qualcuno possa usurpare il vostro trono. >
< Che venga pure avanti. Io non ho paura di nessuno. >
< Paura? Voi non sapete che cosa sia la paura, Bjorne la corazza. Voi non sapete com’è combattere contro le creature diversi dagli uomini… Ebbene, mi sono già alleato con la vostra razza e non mi sono mai pentito. Ma nel vedere voi, un branco di luridi ubriaconi, mi pento di essere giunto fin qui. Le zone del sud sarebbero state meno ostili e più calde. >
Indignato da tali parole, Bjorne arrivò a minacciare il suo ospite puntandogli la sua spada alla gola.
Ma con un attacco repentino, Gimli riuscì a liberarsi e a mettere al tappeto un uomo che era il doppio di lui.
< Dovrete essere molto più veloce di adesso, Bjorne. I morti sono molto più sfuggenti di me. >
Allentando la presa, Bjorne fu molto indispettito da quel contrattacco.
< Nel salvataggio del vostro villaggio non avremo bisogno di centinaia di migliaia di uomini… Basteremo io, voi e… quel ragazzo. >
Indicando il fratello di Bjorne che era appena rientrato, Gimli vide negli occhi di quel ragazzo il giusto spirito combattivo che il Re di Kattelgat stava perdendo inesorabilmente.
< Voi volete che siamo solo in tre in questa spedizione? >
< Certo. Non credo che io vostri uomini possano combattere contro dei morti. >
< Perché voi credete… >
< Non giudicatemi senza sapere chi sono. >
< La stessa cosa vale per voi, Gimli il nano. I miei uomini sono i più valorosi della Scandinavia. Hanno dato il sangue per me in tutte le battaglie che abbiamo combattuto e che abbiamo vinto. >
< Bene… Ma come vi ho già detto, non combatteremo contro gente viva… Viaggeremo leggeri e partiremo domani mattina all’alba. Io dove posso dormire? >
< Potete sistemarvi nella mia stanza > fece Lagherta < Io dormirò qui dinanzi al fuoco.
< Quale è il vostro nome, gentile signora? >
< Lagherta. Madre di Bjorne la corazza e moglie di Ragnar Lothbrock. >
< Ho sentito molto parlare di quell’uomo. Credevo che fosse morto… >
< Infatti lo è. Ma mi piace ricordarlo da vivo e non da spirito che brinda con i nostri Dei… Che possa trovare la pace. >
< Ragazzi miei, credo che oltre agli spiriti dei morti dei vostri guerrieri, troveremo delle vostre vecchie conoscenza. Magari ci potremmo imbattere nel famigerato Ragnar Lothbrock. >
domandò Ubbe.
< Lascia stare, fratello. Quel nano sta vaneggiando. >
< Certo… Deridetemi pure quanto volete, Bjorne la corazza. Vedremo che avrà davvero ragione. >
Dopo che Gimli si era dileguato nella stanza offerta da Laghertae lasciato i due guerrieri proprio in compagnia della donna, Bjorne non poteva credere ancora a quello che sarebbe andato incontro.
< Fratello. Tu credi davvero che riusciremo nell’impresa di portare a termine la missione dataci dagli Dei? >
< Ma quei Dei… Qui c’è una maledizione che ha colpito il nostro villaggio. A cominciare da quel nano che si da un sacco di arie. Ancora non sa come combattono gli uomini del nord. >
< Nemmeno noi sappiamo come combatte lui. >
< Ubbe, la vuoi smettere per favore? >
< Tuo fratello ha ragione, Bjorne. Non giudicare senza prima aver visto con i tuoi occhi. >
< Ho visto e sentito abbastanza, madre. E quel guerriero non mi piace. >
< Vi condurrà dritti al Monte Maledetto. Non potete farvelo nemico. >
< Non ti preoccupare. Non ho nessuna intenzione di ribellarmi contro una creatura molto più piccola di me. >
< Forse perché ti ha messo al tappeto > ribatté divertito Ubbe.
< Continua a fare lo spiritoso e sarai tu che andrai con lui. Io rimarrò qui a proteggere il villaggio. >
< Non credo che Gimli te lo permetterebbe. >
< E chi si crede di essere? Pensa di essere più forte di me solo perché è riuscito a mettermi a terra una volta? >
< Posso farlo di nuovo se volete > fece Gimli ritornando verso i guerrieri fumando la sua pipa < Non ci sono problemi per me. >
< Che cosa state facendo? >
< Sto fumando: erba pipa. >
< Erba pipa? Non l’ho mai sentita nominare > rispose Ubbe confuso.
< Si trova nelle mie terre. E questa è la più pregiata. >
< Quando ci racconterete chi siete veramente? >
< Magari quando la nostra missione sarà conclusa… Adesso è meglio che andiate a dormire. Domani sarà la prima delle nostre lunghe giornate. >
< Non ho sonno. Anzi, forse stanotte non dormirò neanche. >
< Fate pure quello che volete, Bjorne. A me importa che domani siate in forma. >
< Lo saremo. Buonanotte > disse infine il Re prima di ritirarsi nella sua stanza per essere lasciato solo.
< Non fate caso a lui, Gimli. È solo nervoso prima del viaggio. >
< Lagherta, ho già capito molte cose sul conto di vostro figlio. È un guerriero molto coraggioso, ma non deve ragionare solo con il suo corpo e la sua potenza. Ma deve farlo anche con il cuore. Solo così riuscirà a liberare il vostro villaggio per sempre. >
< Ma perché gli spiriti dei morti hanno cominciato ad attaccarci proprio adesso? Voi lo sapete, Gimli? >
< No, guerriero Ubbe. Credo che questa domanda rimarrà un mistero ancora per un bel po’. >
   
 
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