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Autore: Altair13Sirio    14/01/2022    3 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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Quando Miku aprì la porta e vide il volto timido della figlioccia, la prima cosa che le saltò in mente fu come avesse fatto ad attraversare la città per arrivare da lei, ma nonostante lo stupore la lasciò entrare immediatamente.
<< Ai, che cosa ci fai qui? >> Domandò spalancando la porta e abbassandosi per prendere in braccio la bambina. Questa non aveva il suo solito sguardo allegro, sembrava molto turbata invece.
<< Sono scappata di casa. >> Mormorò vergognandosi già di quella cosa. Miku non riuscì a credere alle proprie orecchie; decise di portare dentro Ai e la fece accomodare su quello stesso divano dove aveva passato innumerevoli ore nei suoi riposini pomeridiani quando era più piccola. Mentre andava a spegnere la musica che aveva messo pochi minuti prima, la pregò di dirle che cosa fosse successo e che cosa intendesse esattamente con “scappata di casa.”
<< La mamma mi ha sgridato per qualcosa che ho fatto, e… E… >> Subito le guance le si fecero rosse e i suoi occhi azzurri si inumidirono.
<< Oh, non piangere tesoro! Adesso sistemiamo tutto, lo sai che puoi sempre contare sulla zia Miku! >> La donna dovette fare appello a tutta la sua empatia per mettere a suo agio la bambina; per un momento le venne automatico parlare come parlava ai suoi alunni, ma poi si rese conto che con Ai poteva abbattere quelle barriere e le diede un abbraccio affettuoso.
<< Mi dispiace, maestra Miku! >> Piagnucolò la piccola. << Io non volevo… >>
<< Ehi, non siamo mica a scuola! >> La ammonì lei sorridendo. << Chiamami Miku e basta, o al massimo zia! Cos’è tutta questa formalità adesso? >>
Ai alzò lo sguardo verso di lei: gli occhi trattenevano ancora le lacrime, ma adesso il naso le colava vistosamente rendendo quell’immagine troppo buffa per poterla prendere sul serio. Miku trattenne una risata e cercò un fazzoletto da darle.
<< Allora, adesso tu fai un bel respiro e ti calmi un secondo, va bene? Prendi un po’ d’acqua, ho qualche caramella lì dentro… Nel frattempo io chiamo la tua mamma e le dico che sei qui con me, sei d’accordo? >> Le disse dopo un po’ passandole un bicchiere e indicandole il piccolo scrigno dove – Ai lo sapeva benissimo – custodiva le sue caramelle preferite. Pensava che quell’idea sarebbe andata a genio alla bambina, ma invece lei si drizzò all’istante e protestò.
<< La mamma si arrabbierà moltissimo se scopre che sono scappata! >> Era talmente ingenua che faceva tenerezza.
<< Ma, tesoro, la tua mamma saprà già di sicuro che sei scappata di casa. >> Le spiegò mantenendo la calma. A quelle parole Ai si fece ancora più ansiosa e fu quasi sul punto di saltare giù dal divano per uscire dall’appartamento, ma Miku la fermò.
<< Zia, ho paura! >> Esclamò ansimando. << La mamma si arrabbierà un sacco! Mi sgriderà di nuovo… >>
Miku continuò a sorridere per tranquillizzare la bambina. Ai non era abituata ad essere sgridata, era una brava bambina; tuttavia doveva ammettere che i suoi genitori l’avevano viziata troppo, e anche lei aveva avuto la sua buona parte in tutto quello… Per questo era così spaventata dalla possibile reazione della madre.
<< Ascolta: tua madre potrà anche essere arrabbiata per quello che hai fatto, ma adesso è molto più preoccupata di sapere che ti trovi al sicuro! >> Disse posandole le mani sulle spalle. << Quindi, se adesso le telefono, sarà felicissima di ricevere la notizia. Sarà anche arrabbiata da morire quando arriverà qui, ma solo perché le hai fatto prendere un grosso spavento e ti posso assicurare che non ti sgriderà! >>
<< Non mi sgriderà? >> Ripeté speranzosa la piccola, di nuovo con il naso che colava.
Miku le fece l’occhiolino. In realtà non sapeva se la sua amica si sarebbe mostrata comprensiva, sperava di riuscire a tranquillizzarla prima che arrivasse lì, e nel frattempo magari capire qualcosa di quella storia… Così lasciò Ai a darsi una calmata mentre lei raggiungeva il telefono fisso posto in cucina.
Ikuno, sei un genio! Si ritrovò a pensare per l’ennesima volta mentre componeva il numero. Era grazie a lei se quel tipo di tecnologia non fosse andato perso: dopo aver analizzato i telefonini che gli Adulti davano in dotazione ai Parasite, la scienziata era riuscita a sviluppare un modello a filo che si era rapidamente diffuso in tutte le abitazioni, ma era stato necessario realizzare un’intera rete di collegamenti in tutta la città per farlo funzionare.
Il telefono squillò un paio di volte, Miku immaginò la preoccupazione dell’amica in quel preciso momento e poté confermare i suoi presentimenti quando udì la voce stressata della donna dall’altro lato della cornetta.
<< Sì? Chi è? >> Fece le foce trafelata, solo apparentemente tranquilla per mantenere una maschera di fronte a eventuali sconosciuti al telefono.
<< Kokoro, sono io. Ai è qui da me. >>
Sentì un sospiro di sollievo dall’altra parte e Miku immaginò che l’amica stesse sussurrando dei ringraziamenti al telefono. Quando riprese a parlare, la voce ancora un po’ strozzata, Kokoro non si curò più di fingere di essere tranquilla. << Miku, non so come ringraziarti, non… >> Si interruppe. << Sta bene, vero? Non è ferita? E’ arrivata lì da sola o l’ha accompagnata qualcuno? C’è Zorome lì con…? >>
<< Kokoro, cara; fai un bel respiro! >> Le intimò alzando inavvertitamente una mano. Dall’altro lato del telefono Kokoro rimase in silenzio e seguì il suo consiglio.
<< Brava, va meglio ora? >>
Un leggero gemito fu l’unica risposta che arrivò dalla madre della bambina.
<< Ai mi ha detto che è scappata perché l’avevi sgridata. Ha combinato qualcosa di grosso? >> Domandò per accertarsi che andasse tutto bene. Sapeva che Kokoro non perdeva quasi mai le staffe, se Ai si era spaventata tanto doveva essersi trattato di una sfuriata coi fiocchi.
Il tono di Kokoro tornò ad essere carico di ansia, più confuso che mai. << Ma no, ha solamente rotto un… Non so perché abbia reagito così, io volevo solo… E’ che da quando è nato Kenko mi sembra di avere i nervi a fior di pelle, dormo poco e… Non lo so, Miku, credo di essere diventata troppo vecchia per queste cose, io non… >>
<< Tesoro, se fossi vecchia tu, io sarei già nella tomba! >> Scherzò la maestra. Kokoro era troppo esagerata, non aveva nemmeno compiuto trent’anni che diceva quelle cose; certo però che con quattro figli era possibile che si invecchiasse più in fretta, ma così era troppo!
<< Facciamo così: adesso tu ti rilassi qualche minuto, magari bevi qualcosa di caldo. Metti a nanna il piccolo e chiama qualcuno per venire a sorvegliare le pesti! Poi vieni qui, con calma, e troverai Ai ad aspettarti nel salotto di casa mia. Nel frattempo io vedrò di parlare con lei e di farle capire che quello che ha fatto è sbagliato. >> Disse alla fine raccogliendo tutto l’autocontrollo che aveva dentro di sé. Non era mai stata la ragazza più riflessiva del gruppo, ma sapeva almeno fingere di esserlo quando le altre davano i numeri, e in quel momento Kokoro aveva veramente bisogno di qualcuno che la tranquillizzasse e le dicesse cosa fare.
<< D’accordo Miku. >> Mormorò l’altra tirando un lungo sospiro. << Grazie, sei una vera amica! >>
<< La migliore! Adesso datti una rinfrescata, che intanto sistemo questo pasticcio. >> Le rispose senza fingere modestia, continuando a sorridere come se Kokoro fosse lì.
Quando abbassò la cornetta del telefono, Miku sospirò. Pur non avendo ancora figli, riusciva a comprendere perfettamente l’ansia provata dalla sua amica e riusciva sempre a sorprendersi dal modo in cui riusciva ad affrontare situazioni come quella pur con la sua poca esperienza da madre.
Tornata nel soggiorno da Ai, la donna si sedette accanto alla ragazzina e le sorrise vedendo che si fosse finalmente calmata.
<< La mamma non è arrabbiata. >> Le disse, sapendo che quella fosse la priorità della bambina. << L’hai fatta spaventare, però… Ma si può sapere come ti è saltato in mente di scappare? >>
Ai si sarebbe concessa un sospiro di sollievo se Miku non le avesse fatto quella domanda; ricordare il motivo per cui aveva fatto infuriare sua madre la metteva in imbarazzo, essendo estranea a quel tipo di situazioni, e adesso pensava di essersi trasformata in un mostro per quel singolo episodio. Miku sapeva bene quanto si stesse colpevolizzando per quella cosa innocua, per questo voleva sapere al più presto cosa fosse successo per rassicurarla nel modo migliore.
<< Io… Ho pensato che mia madre non mi volesse più… >> Rispose a voce bassissima la ragazzina. Quando Miku le chiese di elaborare, Ai vuotò il sacco: l’evento scatenante di tutto era stato un bicchiere fatto cadere dalla bambina e andato in mille pezzi; il rumore aveva svegliato il fratellino neonato e Kokoro l’aveva sgridata, lamentandosi di non poter avere neanche qualche minuto di riposo a causa sua.
Miku capiva perché Ai fosse rimasta così male: era in un’età molto delicata e l’arrivo del suo terzo fratello l’aveva scombussolata più di quanto fosse successo con le altre gravidanze di sua madre. Dopo essere stata sgridata in quel modo, aveva attribuito la propria esistenza non solo all’impossibilità di riposare del fratello, ma anche a quella della madre, e aveva deciso di togliersi di torno pensando di non portare nulla di buono. Si era sentita messa da parte, dopo che tutte le attenzioni che fino a quel momento lei e i fratellini avevano condiviso si erano spostate verso il nuovo arrivato.
Da una parte, Miku riusciva a capire come si sentisse Kokoro, che dopo tutto quel tempo pensava di essere più preparata ad affrontare l’arrivo di un nuovo bambino; invece il piccolo Kenko si era rivelato più problematico di quanto si aspettassero. Miku ricordava quanto fosse difficile far dormire Ai quando era una neonata, e a quei tempi erano tutti insieme che si occupavano di crescerla, quindi non riusciva a immaginare come potesse essere faticoso farlo da soli; anche questo era uno dei motivi per cui non aveva ancora voluto figli con Zorome.
La donna accarezzò la testa della bambina e le mandò un sorriso rassicurante. << Si è trattato solo di una concatenazione di eventi: tua madre non voleva urlarti contro a quel modo, ma essendo un po’ stressata ha esagerato. Non devi sentirti in colpa per quella cosa, e decisamente non avresti dovuto scappare in strada dopo essere stata sgridata: hai rischiato di farti male! >>
<< Mi dispiace… >> Mormorò lei abbassando lo sguardo. Miku sospirò.
<< Ma non c’è bisogno di abbattersi così. Sei ancora una bambina, hai tutto il diritto di sbagliare e fare cose stupide… Ma devi ricordare sempre che ti puoi fidare dei tuoi genitori! Anche quando ti sembrerà che saranno arrabbiati con te, non ti abbandoneranno mai. >>
Ai alzò lo sguardo verso la zia e le sorrise. Sapeva di aver fatto qualcosa di sbagliato e che ancora non si fosse risolto tutto quanto, ma sentire quelle parole la rincuorava e Miku sapeva di avere ragione.
<< Posso farti una domanda, zia Miku? >> Mormorò poi, dopo un silenzio leggermente prolungato, come se non fosse sicura di come tirare fuori quell’argomento. Il modo in cui evitò lo sguardo della donna le fece intendere che si trattasse di qualcosa che la imbarazzava non poco.
<< Ma certo, puoi chiedermi qualunque cosa! >> Rispose incoraggiante lei. Tuttavia non credeva di essere pronta al quesito che Ai le avrebbe rivolto.
<< Come nascono i bambini? >>
La sorpresa la fece quasi cadere giù dal divano: Miku non si aspettava decisamente una domanda del genere, ma aveva detto ad Ai che poteva chiederle di tutto e ovviamente la bambina aveva finito per chiederle la cosa che ogni bambino bramava di scoprire. Mantenne la calma e cercò di trovare un modo adatto per rispondere senza dover rispondere; Kokoro l’avrebbe uccisa se le avesse raccontato come funzionavano le cose veramente.
<< Ecco, vedi Ai… E’ buffo che tu lo abbia chiesto proprio a me. >> Borbottò fingendo una risata, cercando di suonare più convincente possibile. << La verità è che… Non lo so nemmeno io come nascano i bambini! >>
Gli occhioni di Ai si sgranarono ancora di più. La bambina non riusciva a credere alle proprie orecchie; come poteva la sua cara zia, così intelligente da insegnare nella sua scuola, non sapere una cosa come quella? Pensava che tutti gli adulti conoscessero quel segreto.
<< Non lo sai? >> Domandò con veemenza. Miku scosse la testa e dovette trattenere una risata; Ai era troppo adorabile quando reagiva in quel modo.
<< Secondo te perché non ho ancora figli? >> Le rispose, rendendo ancora più credibile quella sceneggiata. Ai alzò lo sguardo e sembrò raggiungere l’illuminazione.
<< E perché non hai chiesto aiuto alla mamma? >> Le chiese infine, dopo un lungo momento passato a riflettere. Miku riuscì a trovare la risposta pronta in un lampo, ormai rapita da quella conversazione.
<< E’ perché si tratta di una cosa che si deve scoprire da soli. Per ora so solo che bisogna trovare il proprio darling, e in questo io sono già a buon punto! >> Sorrise pensando a Zorome. Non lo chiamava mai in quel modo, sarebbe morta dall’imbarazzo se lui l’avesse sentita, ma la faceva sentire bene pensarci.
Ai si lasciò andare a un “oooh” pieno di meraviglia e rimase in silenzio. Poi però la sua curiosità tornò ad avere il sopravvento.
<< E che cos’è un darling? >>
Miku girò la testa, interdetta. Pensava che Ai conoscesse già il significato di quella parola, in fondo curiosa com’era si sarebbe sicuramente interrogata presto su quelle cose.
<< Come, non sai che vuol dire? >> Domandò ricevendo in risposta un rapido movimento della testa a destra e a sinistra. Era buffo, proprio lei aveva imparato quella parola senza averla mai sentita da nessuno e non conosceva il suo significato; ricordava ancora quel giorno di otto anni prima, quando lei e gli altri la trovarono sul luogo dove sarebbe sorto il grande ciliegio a ripetere quella parola con urgenza…
<< Non hai mai letto il libro di favole della principessa demone? >> Chiese dopo un attimo di riflessione. Se c’era un modo adatto a spiegare ai bambini cosa significasse quella parola, quel libro era l’esempio perfetto.
Ai abbassò lo sguardo. << L’ho letto. La mamma e il papà me lo leggevano sempre da piccola, ma mi vergognavo troppo di chiedere a loro… >>
Dal modo in cui parlava, sembrava che Ai si fosse tenuta quella domanda per tantissimo tempo, vergognandosene eccessivamente. Temendo che potesse trattarsi di qualcosa di proibito, aveva sperato di potersi fidare di Miku, che oltre a essere la sua madrina era anche la sua insegnante. Le sembrò di rivedere la giovane Kokoro, timida e curiosa come non mai, quando scoprì per la prima volta cosa fosse la maternità.
<< Capisco… Bé, non devi preoccuparti! Non è niente di cui vergognarsi. >> Si affrettò a rassicurarla. << Sono sicura che anche i tuoi genitori sarebbero stati felici di risponderti. >>
Il volto di Ai si illuminò. Amava imparare tante cose nuove, era estremamente matura per i suoi dieci anni.
<< Ehm… >> Borbottò arrossendo. << In realtà ricordo che una volta la mamma disse che ho sempre conosciuto quella parola, ma non riesco a ricordare dove l’ho imparata… >>
Miku annuì e sollevò le ginocchia per posarle sopra al divano, incrociando le gambe e rimanendo staccata dal pavimento. << Sì, bé… In effetti non è una parola molto comune. Forse adesso, grazie a quel libro… Ma prima, quando io e i tuoi genitori eravamo ragazzi, nessuno la conosceva. Ho incontrato solo una persona che la utilizzasse costantemente. >>
<< Davvero? >> Chiese Ai spostandosi in avanti per afferrare una caramella dal piccolo scrigno posto sopra al tavolino. Osservò attentamente le scelte a sua disposizione e intanto chiese:<< E com’era? >>
Miku si sorprese per quella domanda. Per qualche motivo, non si aspettava che la conversazione andasse in quella direzione e dovette riordinare i pensieri per ricordare come fosse quella persona.
<< Era… Piena di sogni. >> Disse alla fine, dopo un lungo rimuginare. Arrivò alla conclusione che non ci fosse un modo esatto per descrivere Zero Two; c’era così tanto da dire su di lei e per lo più si trattava di cose che Ai non avrebbe potuto capire pienamente, così cercò un modo semplice per raccontare chi fosse la ragazza che aveva stravolto le loro vite.
<< Era una persona piena di vitalità, capace di fare di tutto per ciò che amava. >> Continuò, trovandosi a sorridere al ricordo di quei mesi passati in compagnia della Pistil solitaria. << Era una cara amica; lo sai che è stato anche grazie a lei se i tuoi genitori sono finiti assieme? E’ stato perché ha saputo insegnargli cose che non avrebbero mai immaginato senza di lei. >>
<< Quali cose? >> Domandò innocentemente la bambina, ormai completamente rapita da quel racconto.
Di nuovo, Miku dovette fare attenzione a quello che diceva; c’erano diverse tematiche che una bambina non avrebbe compreso in quella storia, eppure pensava che meritasse di sapere cosa fosse successo. Per quanto difficile, la ragazza però riuscì a trovare la risposta perfetta a quella domanda:<< L’amore. >>
Ai arrossì un poco mentre Miku le sistemava un ricciolo che le era caduto davanti agli occhi. << Quindi è questo che significa quella parola? >> Domandò. << Amore? >>
<< Quello è il tuo nome, sciocchina! >> Le rispose immediatamente Miku, facendole un po’ il solletico sotto al collo. Ai si dimenò come se stesse cercando di guizzare via da lì, ma alla fine rimase al proprio posto in attesa di una spiegazione. << Però questa parola è molto legata al suo significato: “darling” si usa per chiamare la persona che si ama con tutto il cuore. E’… Non è semplice. >>
Alla fine si interruppe, perché forse neanche lei sapeva bene quale fosse il modo migliore per descrivere quella parola. << Si tratta di qualcosa che puoi capire solo quando lo trovi di persona. >>
<< E tu quindi lo hai trovato? >> Domandò con entusiasmo la bambina. << E’ lo zio Zorome? >>
Miku le sorrise. << Sì, proprio così. Ma anche la tua mamma e il tuo papà sono due darling. Se li osservi attentamente, forse riuscirai a capire cosa significa veramente. >>
Ai sembrò rincuorata e convinta allo stesso tempo dalle parole di Miku; aveva completamente dimenticato il motivo per cui si era ritrovata lì e anche quel timore di fare domande sensibili era svanito del tutto. Il racconto di Miku l’aveva aiutata a placare un poco la sua curiosità e allo stesso tempo aveva mantenuto la sua innocenza di bambina, che non doveva assolutamente essere intaccata così presto.
Quando Kokoro arrivò a prenderla, le si gettò addosso per abbracciarla, dicendole quanto fosse stata preoccupata per lei; apparentemente, Ai era riuscita a sgattaiolare via di casa senza che nessuno la notasse passando da una finestra, poi aveva attraversato il giardino senza problemi e si era assicurata di richiudere il cancello senza fare nessun rumore. La casa di Kokoro non era molto distante da quella di Miku, ma era situata in una zona un po’ isolata e per la bambina sarebbe stato molto facile perdersi… Kokoro si assicurò di spiegare per bene questa cosa alla figlia così che capisse di non dover fare più una pazzia del genere, ma era grata che la bambina fosse stata tanto brava da orientarsi per le strade e arrivare sana e salva a casa della zia.
Miku stava per invitare l’amica a restare ancora qualche minuto e prendere un caffè o qualcos’altro da bere, quando Ai si intromise nella conversazione spiazzando entrambe le donne.
<< Mamma, mamma! Devi aiutare la zia Miku: tu puoi dirle come si fanno i bambini, vero? >>
Lo sguardo allibito della madre quel giorno, Miku non se lo dimenticò mai. I suoi racconti erano riusciti a placare un po’ la curiosità della bambina, ma quel discorso era stato solo rimandato…
   
 
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