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Autore: Juliet8198    15/01/2022    0 recensioni
STORIA BREVE
Chi ha distrutto il giardino del Re di fiori?
Chi ha causato la morte della Regina di picche?
Chi ha rotto il fragile ordine del mondo, rischiando la vita di non uno, ma ben due sovrani?
In una situazione in cui ognuno potrebbe essere il colpevole, l'unico che potrebbe giudicare è troppo accecato dal dolore per essere razionale. La sola soluzione rimasta, allora, sembra invocare l'aiuto di un agente esterno. Qualcuno che possa determinare definitivamente il vero responsabile.
Storia parte del JU
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando la giovane donna arrivò alla sua solita panchina lungo il fiume Han, una sorpresa inaspettata la accolse. 

 

Chi aveva dimenticato un mazzo di carte lì? 

 

Piegando il capo, si sedette lanciando un'occhiata incuriosita all'oggetto. Se a un primo sguardo, le era parso un normalissimo contenitore per carte da gioco, a uno scrutinio più attento riconobbe che la scatola pareva fatta di metallo, bordata di oro e intarsiata in modo da creare eleganti pattern sulla superficie. 

 

Non appariva una comune scatola. Doveva essere piuttosto preziosa, data la sua fattura. E allora chi avrebbe mai potuto lasciarla lì, su una semplice panchina? La giovane si avvicinò appena, dimenticando il notebook di pelle che aveva sepolto nella borsa e che, a questo punto, sarebbe già stato sulle sue gambe in normali circostanze. Le sue dita impazienti si mossero senza che lo volesse portandola ad afferrare il pregiato oggetto, quando i suoi polpastrelli incontrarono la consistenza ruvida della carta invece che quella fredda del metallo. Corrugando le sopracciglia, girò la scatola sottosopra. Un biglietto era stato incollato sul fondo e la giovane donna non poté fare altro che leggerne il contenuto con bruciante curiosità. 

 

Sai risolvere questo quesito? 

 

CHI HA ROTTO LA SPADA DEL RE DI PICCHE? 

Il Jack di picche entra improvvisamente al cospetto del re gridando: "Mio signore, la vostra spada è stata spezzata a metà!" 

Chi può essere stato? Nessun sovrano aveva lasciato la propria corte nell'ultima settimana eppure ognuno pareva avere un movente. 

Il Re di cuori avrebbe potuto cercare vendetta per il fatto che il Re di picche aveva tentato di conquistare parte del suo territorio. 

Il Re di fiori aveva insistentemente chiesto una delle sue armi per poter potare il suo giardino, non ricevendo mai risposta. 

Il Re di quadri pareva essere l'unico senza una motivazione, ma era noto che fosse molto vicino al Re di cuori. 

 

Chi è il colpevole? 

 

Se pensi di conoscere la risposta, estrai la carta corrispondente e ponila sopra alla scatola. Se la tua risposta è giusta, potrebbe succedere qualcosa di inaspettato! 

 

La giovane piegò il capo. Un indovinello? No, sembrava più la soluzione di un mistero. Mordendosi il labbro inferiore, rilesse il quesito altre due volte, prima di aprire la scatola. Le carte, con sua grande sorpresa, erano anch'esse di metallo. Un metallo chiaro come l'oro bianco, levigato alla perfezione in una texture opaca su cui erano stati dipinti i dettagli dei semi con una vernice nera come la pece e rossa come il sangue. Con dita caute, estrasse la metà a destra del mazzo, passando ogni carta fino a che non incontrò quella che stava cercando. Riponendo il prezioso contenuto sul suo letto di seta scarlatta, richiuse la scatola e appoggiò la carta sul coperchio. 

 

Sì, pensava di avere la risposta giusta. 

 

E, per un attimo, nulla successe. La giovane sollevò gli occhi sul fiume, guardandosi attorno per trovare la strada e il circondario completamente deserto. Fece per appoggiare la scatola sulla panchina quando dalla carta sotto alle sue dita partì un lampo accecante di luce. 

 

Da quel lampo, la luce si diffuse in un abbraccio che la circondò interamente. Fu allora che perse conoscenza.

 

 

 

-Siamo finiti. 

 

-È stata una pessima idea!

 

-Ma era la tua idea, idiota! 

 

-Ma tu mi hai dato ragione! E sei tu ad aver chiamato Hoseok-hyung!

 

-La volete smettere? Ormai il danno è fatto. 

 

-Stai scherzando? La dobbiamo rimandare indietro a tutti costi! Quello ci ucciderà appena la vede! 

 

-Ehi, porta rispetto. 

 

-Non fare il lecchino, Jungkook. Lo sai che ha perso la testa, è inutile negarlo. Ci ucciderà, è un dato di fatto. 

 

-Non possiamo, che so... scambiarla? 

 

-Non è una figurina, Jungkook! E poi abbiamo già usato troppa energia per portarla qui, non ne abbiamo abbastanza neppure per mandarla indietro, figuriamoci per riportare un altro umano dopo di lei!

 

La giovane donna sbatté le palpebre. Quando i suoi occhi misero a fuoco ciò che si trovava davanti a lei, corrugò le sopracciglia. Non c'era il soffitto bianco della sua stanza. In realtà, non sembrava esserci un soffitto del tutto. Sopra di lei, un buco di oscurità era circondato da pesanti drappi di tessuto scarlatto che scendevano ai quattro lati della sua visione. Sbattendo ancora le palpebre, si accorse che era un baldacchino. 

 

Un baldacchino? 

 

Dove si trovava?

 

-Silenzio, si è svegliata. 

 

La giovane sollevò il capo, accorgendosi solo allora di essere sdraiata su un letto grande il doppio del proprio e ricoperto da un copriletto di broccato, ricamato con quello che sembrava essere un filo d'oro. Passando le mani sul prezioso materiale, si sollevò a sedere studiando avidamente l'ambiente che la circondava. Le pareti della stanza erano ricoperte da una carta da parati dorata su cui si ripeteva un motivo a scacchi e a decorarle vi erano numerosi quadri a olio grandi quanto una persona che ritraevano quelle che sembravano scene di una corte reale. Uno scrittoio in marmo, un mobiletto in legno dipinto di oro e su cui era appoggiato un candelabro anch'esso dorato erano però gli unici oggetti di arredamento. E, infine, i suoi occhi si posarono sulle tre figure in piedi davanti al letto, intente a fissarla con un misto di aspettazione e circospezione. 

 

-Ehm... salve?- mormorò con voce rauca. Le figure rimasero immobili con le pupille attente puntate su di lei. Erano tre giovani uomini di bell'aspetto e di buona statura, vestiti in maniera simile ma con colori lievemente differenti. Tutti e tre infatti erano avvolti dal pettorale di un armatura, sormontata da spallacci leggeri ma dello stesso solido metallo e terminante su pantaloni di tessuto lucido e stivali di pelle intonsi. 

 

-Potreste gentilmente dirmi dove mi trovo?- continuò allora, fissando i giovani uno a uno dal momento che non sembravano inclini a parlare. Fu allora che il primo a destra, quello che pareva il maggiore dei tre e che indossava un'armatura color oro dai bordi rossi, parve uscire dal suo stato di stupore. 

 

-Ah, ecco, noi... tu... Hai trovato le carte, giusto?- balbettò lui, facendo saettare gli occhi su di lei e poi sui suoi compagni, che lo guardavano ansiosamente. La giovane, dopo un attimo di meditazione, annuì. Lui, forzandosi a riportare lo sguardo su di lei, deglutì. 

 

-E hai risolto l'indovinello, è corretto? 

 

Annuendo nuovamente, la donna studiò lo sguardo irrequieto del suo interlocutore, che sembrò raggiungere una sorta di decisione con se stesso dall'espressione più determinata che si era dipinta sul suo viso. 

 

-Perché hai scelto il Jack di picche? 

 

I compagni si voltarono verso il giovane con sguardi confusi mentre lui parve concentrare tutta la sua attenzione su di lei. 

 

-Hyung! 

 

-Ormai è qua. Tanto vale vedere se è in grado di aiutarci- replicò lui seccamente al giovane più alto, che indossava un'armatura nera dai bordi argentati.

 

-Aiutarvi? Per cosa?

 

L'attenzione dei tre tornò a calamitare su di lei non appena aprì bocca, fissandoli con le sopracciglia congiunte. Il più grande, dopo aver lanciato un'occhiata perentoria verso i suoi compagni, riprese a parlare. 

 

-Questa è una questione che ti spiegheremo dopo. Ora, per favore, rispondi: perché hai scelto il Jack di picche? 

 

La giovane rimase un attimo in silenzio. I tre non sembravano ostili nei suoi confronti, altrimenti era probabile che le spade legate ai loro fianchi sarebbero già state puntate alla sua gola. Apparentemente, si trovava molto lontana da casa. Forse, anche molto lontana da Seoul. L'unica soluzione sembrava assecondare le loro richieste. 

 

-Anche se ogni re aveva un potenziale movente, nessuno di loro poteva essere fisicamente sul luogo del "delitto". L'ultimo ad avere visto la spada era stato il Jack di picche. L'ultimo ad averne avuto accesso era stato lui. Ed era stato proprio lui ad annunciarne la rottura. Tutti gli elementi, quindi, portano alla sua colpevolezza. 

 

La giovane si fermò, osservando con attenzione la risposta nei volti dei tre giovani. Il maggiore aveva abbassato il capo, annuendo fra sé e sé. Il secondo al centro, vestito in un armatura rossa dai bordi dorati, la guardava con circospezione ma una scintilla di curiosità. L'ultimo, infine, aveva lo sguardo incollato al pavimento, come se si stesse vergognando di qualcosa. Fu solo allora che li notò: i simboli intarsiati nei loro pettorali, sul lato sinistro. Esattamente sopra il cuore. 

 

Un rombo sull'armatura dorata del primo. 

 

Un cuore su quella rossa del secondo. 

 

E infine una sorta di cuore rovesciato su quella color pece dell'ultimo.

 

-Perché dovrebbe avere rotto la spada del suo re? 

 

La giovane riportò la sua attenzione sul maggiore, che la fissava con palpebre socchiuse e una mandibola tesa. Lei, prendendo ad arrotolarsi una ciocca di capelli nel dito, abbassò lo sguardo. 

 

-Non ho abbastanza elementi per determinarlo. Possono essere tante le ragioni, in un contesto realistico. Potrebbe aver segretamente tradito il suo signore oppure, dal momento che il sospetto più logico sarebbe il Re di cuori, avrebbe potuto usarla come scusa per indire un attacco a quest'ultimo e conquistare finalmente il territorio che desideravano. Non ho abbastanza elementi per determinarlo, ma le circostanze non mentono. 

 

Il giovane uomo la osservò in silenzio per quelli che parvero minuti. Poi, annuendo con il capo, si voltò verso i suoi compagni. 

 

-È quella giusta per questa situazione. Troverà la verità- affermò allora, causando il giovane dall'armatura nera a farsi avanti, portando i capelli lunghi fino agli zigomi ad agitarsi davanti al suo volto contorto. 

 

-Ma hyung... 

 

-A questo proposito, potrei sapere per quale motivo mi trovo qui? 

 

Tre paia di occhi tornarono su di lei, mentre espressioni tese e circospette si dipingevano sui loro visi. Fu di nuovo il maggiore a prendere la parola con un accenno di nervosismo nella sua voce. 

 

-È una questione piuttosto delicata, ma avevamo bisogno di qualcuno in grado di guardare gli elementi da una prospettiva esterna. Vedi, ci troviamo in una-

 

La frase del giovane fu improvvisamente interrotta da una melodica, angelica intonazione che pareva il canto di un usignolo. La voce che iniziò a diffondersi nell'ambiente sembrava appartenere a una creatura ultraterrena, perché mai nella sua vita la giovane aveva udito qualcosa di più aggraziato e di più dolce per l'udito. 

 

-Taeeeeeeeeeee Taeeeeeeeeee!

 

Le vocali trascinate in infantili vocalizzi portarono i tre a spalancare gli occhi in preda al panico, mentre prendevano a guardarsi fra di loro incapaci di emettere un solo suono. 

 

-Oh no... siamo finiti...

 

-Io sono finito!- sussurrò concitatamente il giovane dall'armatura rossa, con i grandi occhi circondati da folte ciglia intenti a osservare la pareti in cerca di qualcosa. La donna capì cos'era quando, sedendosi sul bordo del letto, vide uno dei dipinti appesi alle pareti muoversi. 

 

Non era un dipinto. 

 

Era uno specchio. 

 

E su di esso la giovane vide il volto maschile più etereo che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Morbide labbra su un ovale perfetto, accentuato da zigomi alti e pallidi e occhi limpidi come la rugiada e seducenti come gli artigli del diavolo. Quegli occhi predatori e pericolosamente canzonatori, fissavano il giovane dall'armatura rossa mentre la bocca si apriva in un sorriso divertito. 

 

-Tae Tae, che cosa combini alle mie spalle? 

 

Quando la donna riuscì finalmente a distogliere lo sguardo degli ipnotici lineamenti del volto nello specchio, notò il dettaglio che doveva apparire più lampante. Sulle lucide ciocche argentate della sua testa, era posata una corona. L'oggetto sembrava interamente costituito di rubino in base alla semitrasparenza delle sue punte, che culminavano in vette di oro puro dalla forma di cuore. 

 

-Io... non... io...- il giovane dall'armatura rossa, o Tae in base alle parole dalla figura eterea, si piegò in un profondo inchino mentre il sudore iniziava a colare sul suo viso. 

 

-Avete portato un'umana qui, nel nostro mondo, senza dirmi niente?

 

La voce angelica aveva mantenuto la sua nota cantilenante, ma alla giovane non sfuggì come il suo tono era caduto di qualche ottava, avvicinandosi più a una giocosa minaccia. Tae doveva aver percepito la stessa cosa, perché strinse le labbra tremanti. E fu allora che la porta di legno intarsiata di arabeschi dorati si spalancò, mostrando una nuova figura nella stanza. 

 

-Si può sapere che diavolo avete combinato?

 

La frase fu sputata da un giovane uomo dalla carnagione candida e il viso impassibile, se non fosse stato per il fuoco iracondo nascosto dietro le sue pupille scure. Sulle sue ciocche color pece era posata una corona simile a quella del giovane dello specchio, ma questa era interamente ricoperta di oro con punte sormontate da rubini a forma di rombi. Il suo petto era avvolto in una giacca a doppio petto cosparsa di motivi geometrici dove oro e rosso si mescolavano, con la notevole predominanza del primo nella maggior parte dei dettagli. Sulle sue spalle, infine, era appoggiata una lunga e pesante mantella di broccato dorato, che scendeva fino al suo bacino e su cui era appuntata una grossa spilla a forma di rombo. 

 

-Mio signore, io...

 

Il giovane dall'armatura dorata s'inginocchiò prontamente davanti al re, abbassando il capo mentre un'espressione tesa si dipingeva sul suo volto. 

 

-Tu cosa? Hai portato qua un'umana scatenando un rilascio di energia tale da raggiungere tutti e quattro i regni. Si può sapere che cosa ti dice il cervello, Hoseok? L'ordine del nostro mondo è già così labi- 

 

La voce del re si fermò nella sua gola non appena sollevò lo sguardo sull'umana in questione, che stava ancora silenziosamente seduta sul bordo del letto a osservare la scena, in attesa. Cosa avrebbe dovuto fare? Non aveva altro posto in cui andare. Scappare non era un'opzione. Non con tre figure armate e una visibilmente alterata. Perciò, tutto quello che le rimaneva era stare lì a fare da spettatrice inerme.

 

-Che cosa avete fatto?- mormorò il re dal viso pallido, contemplando il volto della giovane come se avesse visto un fantasma. 

 

-È stato un incidente. Volevamo portare qui un umano qualsiasi che potesse risolvere... questa situazione. Non ci aspettavamo che comparisse... lei- si affrettò a replicare Hoseok, ancora umilmente inginocchiato davanti al re. Quest'ultimo, però, pareva incapace di distogliere lo sguardo da lei, mentre iniziava a scuotere il capo. 

 

-Siamo morti. Pregate che lui non arrivi qui in questo momento, perché se la vede ci ucciderà tutti. Perderà del tutto la testa. 

 

-Che mi venga un colpo, la somiglianza è strabiliante! 

 

La giovane saltò sul posto quando la voce melliflua comparve improvvisamente affianco al suo orecchio. Voltandosi, infatti, si trovò a un soffio dal viso etereo che fino a poco prima era nello specchio e che in quel momento la fissava con genuino fascino negli spendenti occhi.

 

-Oh, perdonami! Voi non siete abituati a queste cose. Grazie agli specchi, posso comparire dove voglio, ma per te dev'essere qualcosa di assolutamente inspiegabile. Ma ora dimmi, come ti chiami, piccolo petalo di fiore? E come mai tieni i capelli così lunghi? È insolito per voi umani di questi tempi. Sembra quasi che tu- 

 

-Jimin. 

 

L'incantevole giovane uomo si girò placidamente fino a incontrare l'espressione ferrea del re in piedi. 

 

-Cosa c'è, Yoongi? Lasciami divertire un po'! Tanto moriremo lo stesso. Lui la scoprirà comunque prima o poi. 

 

Quelle parole parvero colpire un tasto dolente nel sovrano, che contrasse visibilmente la mandibola facendo un passo avanti verso il giovane inginocchiato accanto a lei. Quest'ultimo, poté notare, era vestito esattamente alla stessa maniera del re in piedi, ma nella sua giacca si susseguivano pattern a forma di cuore, dove l'alternanza fra oro e rosso portava a una prevalenza dell'ultimo. La sua mantella, infatti, era interamente scarlatta e su di essa era fissata una spilla a forma di cuore. 

 

La giovane, passando al vaglio la stanza, riconsiderò l'abbigliamento di ognuno dei presenti. Corrugando le sopracciglia, arricciò le labbra. 

 

Non era possibile. 

 

Non potevano essere davvero... 

 

-Dimmi, umana. Sai perché ti trovi qui? 

 

I suoi occhi furono nuovamente attirati dal volto del re scarlatto, che la fissava con una nota di divertimento sulle labbra. 

 

-Non lo so. Non mi è ancora stato detto- rispose con tono asciutto lei, guardando il giovane con circospezione. Questo, piegando il capo con un sorriso falsamente dispiaciuto, prese a giochicchiare con una ciocca dei suoi capelli, la cui lunghezza raggiungeva la superficie del letto. 

 

-Oh, povera piccola! Ti hanno portata qui contro la tua volontà, tenendoti in una stanza strana senza dirti niente! Dovrai essere così spaventata! 

 

Quando l'umana fece per aprire la bocca, però, un suono simile al tuono prese possesso dell'ambiente. L'aria, in un istante, sembrò sparire dai polmoni di ognuno dei presenti, mentre un rumore di porte che sbattevano violentemente si faceva sempre più vicino. E la giovane vide mascelle tese, occhi in preda al panico e gole che deglutivano a ogni istante che passava. 

 

-Oh... finalmente inizia il divertimento...- mormorò la voce melliflua al suo fianco. 

 

Quando la porta della stanza fu spalancata con forza, infine, fu come se l'inverno fosse calato improvvisamente. 

 

-Chi ha rilasciato quell'onda di energia?

   
 
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