Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    15/01/2022    0 recensioni
STORIA BREVE
Chi ha distrutto il giardino del Re di fiori?
Chi ha causato la morte della Regina di picche?
Chi ha rotto il fragile ordine del mondo, rischiando la vita di non uno, ma ben due sovrani?
In una situazione in cui ognuno potrebbe essere il colpevole, l'unico che potrebbe giudicare è troppo accecato dal dolore per essere razionale. La sola soluzione rimasta, allora, sembra invocare l'aiuto di un agente esterno. Qualcuno che possa determinare definitivamente il vero responsabile.
Storia parte del JU
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La giovane non fece in tempo a vedere il volto della persona che aveva appena fatto il suo ingresso, perché i tre soldati si mobilitarono immediatamente per coprirla con i loro corpi, creando una barriera umana che la nascondeva alla vista. 

 

-Mio signore, posso spiegare. 

 

-E allora fallo, Jungkook. Ti ascolto- tuonò con una calma fin troppo apparente la nuova voce maschile. Il suo tono era basso, rombante e lievemente ruvido, ma aveva un sottotono caldo e piacevole all'orecchio che la incuriosì. 

 

-Hanno semplicemente combinato un guaio, Namjoon. Un esperimento con i loro poteri riuscito male. Ci penserò io a mettere a posto questa faccenda. 

 

L'umana percepì chiaramente come il re dal viso pallido stesse cercando di mantenere una facciata di indifferenza nonostante la tensione nella sua voce. Quindi lui doveva essere quello di cui tutti avevano paura, quello che avrebbe perso la testa. La donna si guardò in giro velocemente, cercando un qualsiasi nascondiglio in cui avrebbe potuto rintanarsi, dato che sembravano tutti preoccupati riguardo al suo aspetto. Purtroppo, però, non sarebbe stata in grado di infilarsi sotto al letto senza venire scoperta. 

 

-Molto nobile da parte tua, Yoongi. Ora, per favore, fai spostare questi tre allocchi, dato che mi stanno evidentemente nascondendo qualcosa. 

 

L'umana strinse i pugni increspando il tessuto del copriletto sotto le sue unghie mentre contemplava i soldati scambiarsi occhiate nervose. Alla fine, si voltarono verso di lei con volti dipinti dalla preoccupazione e dal rimorso, prima di dividersi e rivelare la sua presenza. Aveva intenzione di mantenere lo sguardo basso, nascondendosi il più possibile dall'ira dell'uomo che tutti temevano ma, contro ogni suo buon proposito, la curiosità ebbe la meglio su di lei. I suoi occhi la tradirono, posandosi sul volto del sovrano che stava in piedi davanti a lei in una postura rigida. 

 

Un bizzarro senso di familiarità le stuzzicò la coscienza non appena vide i lineamenti del giovane. Un mandibola definita ma non prorompente faceva da cornice a un viso asciutto e mascolino, seppur delicato nella curva del naso e delle labbra. Gli occhi affilati nel loro taglio e nella loro freddezza erano appena coperti da ciuffi color biondo cenere, su cui era posata una corona di metallo nero, sormontata da punte argentate a forma di cuore rovesciato. In armonia con essa, la giacca a doppio petto era un susseguirsi di nero e argento a creare lo stesso pattern, mentre sul mantello corvino era fissata la spilla con il misterioso simbolo. 

 

Il simbolo delle picche. 

 

Con lieve timore, la donna riportò gli occhi sul volto del re, in attesa dello scoppio di follia che tutti avevano previsto. Invece di vedere furia, però, quello che trovò fu la fragilità più sconvolgente che avesse mai sperimentato. Le pupille spalancate era lucide, come se il loro padrone fosse stato sull'orlo delle lacrime, e la bocca era dischiusa in una smorfia d'incredulità. Le ciglia scure presero a sfarfallare convulsamente sugli occhi arrossati, quasi stesse cercando di capire se ciò che si trovava davanti a sé era frutto di un'illusione. 

 

-Nari?- fu la prima, tremante parola che uscì dalla sua gola. La giovane spalancò a sua volta le palpebre, pronta a ribattere, mentre la mano del re si sollevava lentamente verso di lei e i suoi piedi lo portavano passo dopo passo al suo cospetto. 

 

-Nari?- ripetè, l'incredulità ancora più altisonante nella sua voce, così come la commozione che sembrava ostruirgli le corde vocali. E si faceva sempre più vicino, la mano protesa in avanti e ormai a un soffio da lei. E lei non riusciva a pronunciare una parola, nel suo stupore. 

 

-Non è sorprendente, Namjoon? Un'umana che le assomiglia in maniera così strabiliante! Ha perfino i capelli della stessa lunghezza! Non ci potevo credere neppure io appena incontrata! 

 

La dolce voce del re scarlatto, ancora inginocchiato accanto a lei, interruppe prepotentemente la marcia del giovane con la sua melliflua cantilena. E la donna, in quel momento, percepì tutta la pericolosità dietro quel tono angelico, perché il sovrano corvino rivolse finalmente l'attenzione verso di lui. La commozione, in un istante, era sparita dai suoi occhi, lasciando posto a pura e semplice ira. 

 

-Un'umana? 

 

La parola fu sputata non con disprezzo, ma con una nota minacciosa che sembrava essere l'inizio della più funerea tempesta.

 

-Esatto, un'umana!- replicò il re scarlatto, completamente imperturbato dallo sguardo tagliente dell'uomo. Questo, digrignando visibilmente i denti, strinse la mandibola in una morsa, mettendo in evidenza la tensione nel suo collo. 

 

-Un'umana? Avete portato qui un'umana? 

 

Voltandosi in un turbinio di tessuto nero, il re piantò il suo sguardo iracondo sui tre silenziosi soldati che avevano il capo umilmente chinato e le labbra serrate. 

 

-È stato un incidente. Volevamo solo... 

 

-Volevate cosa?- tuonò il re corvino, sollevando la voce ruvida su quella del suo sottoposto. 

 

-Che cosa pensavate di fare? Perché lei...- il giovane si fermò, voltando per un attimo il capo nella sua direzione -... è qui? 

 

Quando solo il silenzio imbarazzato dei presenti sembrò essere la risposta, il re riprese la parola abbassando la voce di qualche ottava, mettendo ancora più in evidenza la sua ruvidezza. 

 

-Volete farvi beffe di me? È questo che volete? 

 

-Non è così, Namjoon. Hanno portato qui un umano affinché giudicasse al posto nostro, il fatto che sia arrivata lei... è totalmente casuale. Sono consapevole che non ti fidi di nessuno in questo momento, ma penso che entrambi sappiamo che Jungkook non ti ferirebbe mai in questo modo volontariamente- replicò allora il re dorato con tono secco. A quelle parole, il giovane uomo di nome Namjoon si voltò verso quello che doveva essere il suo servitore, a giudicare dallo stemma sulla sua armatura, e lo scrutò per qualche istante mentre esso abbassava ancora di più il capo. 

 

-Avete portato qui un umano per giudicare? Volete mettere le vostre vite e la nostra giustizia in mano al primo che capita? 

 

Se non fosse stato per il tono ancora più impossibilmente basso del re, la giovane avrebbe replicato. Serrando le labbra, invece, osservò il soldato dorato, Hoseok, fare un passo avanti. 

 

-Non è così, mio signore. È stata messa alla prova prima di essere trasportata qui. Ha buone capacità deduttive e non si ferma alla soluzione più superficiale.

 

Namjoon fissò con tagliente freddezza il soldato senza pronunciare una parola per quella che parve un'eternità. Il silenzio, alla fine, fu rotto dalla voce melliflua del re scarlatto che, imperterrito, giochicchiava con le lunghe ciocche corvine di lei. 

 

-Ha ragione, Namjoon. E poi, se le assomiglia tanto nel carattere quanto le assomiglia nell'aspetto, penso che non abbiamo dubbi che sarà in grado di arrivare a capo di questa faccenda, non trovi?- chiese, sollevando il tono in un dolce falsetto prima di voltare il viso verso il re in piedi. 

 

-Ma se preferisci, possiamo trovare il modo per rimandarla indietr-

 

-No. 

 

La risposta secca di Namjoon interruppe il re scarlatto ancora prima che potesse terminare di parlare. Dopo un momento di realizzazione, il giovane uomo distolse lo sguardo con quella che sembrava una sfumatura di imbarazzo, prima di tendere di nuovo la mandibola e riportare lo sguardo sull'uomo inginocchiato. 

 

-Molto bene. Se pensate che potrà essere in grado di giudicare, lo farà. Chiunque appunterà come colpevole, verrà immediatamente votato all'esecuzione per mano mia. Se siete tutti d'accordo, mi metterò da parte e accetterò qualsiasi richiesta dell'umana. 

 

Al suono di quelle parole un silenzio inquieto si diffuse nell'ambiente, risonante della scure che non era ancora calata su nessuno di loro ma di cui già si poteva udire il minaccioso fischiare nell'aria. Poi, il re dorato abbassò il capo, annuendo con crescente determinazione.

 

-Sia come hai detto. Io sono d'accordo.

 

-Ovviamente io sono d'accordo! Sarà divertente!- inneggiò con eccessiva allegria il re scarlatto. I tre soldati, dopo aver cautamente sollevato il capo, annuirono con lenti gesti, come a volersi assicurare di non essere più in imminente pericolo di vita. Fu allora che l'umana, finalmente, si schiarì la gola. 

 

-Ora che avete risolto... qualsiasi conflitto ci sia tra di voi, potrei cortesemente sapere per quale motivo mi è stata data la responsabilità di una condanna a morte?

 

Sei volti si rivolsero all'istante verso di lei, che li fissava con sopracciglia sollevate e uno sguardo interrogativo. Era piuttosto stufa di rimanere ferma a osservare degli sconosciuti parlare di lei come se non fosse stata presente e discutere delle sue doti. Dopo qualche momento di silenzio, il re corvino piegò il capo, distogliendo lo sguardo. 

 

-Prego, a voi le presentazioni. 

 

Il sovrano dorato, osservando nervosamente il giovane, annuì brevemente. 

 

-Hai idea di chi siamo noi e di dove ti trovi?- iniziò, rivolgendo gli occhi verso di lei. La donna diede una rapida occhiata ai presenti, osservando di nuovo gli stemmi che adornavano i loro indumenti. 

 

-Per quanto sembri assurdo, credo di averlo intuito. Ma non capisco il perché io sia qui. 

 

Il re annuì nuovamente, abbassando lo sguardo con fare pensoso. 

 

-Al momento, ti trovi nella mia corte, precisamente nella stanza privata del mio Jack, Hoseok- disse, indicando con un gesto della mano il soldato con l'armatura dorata, che chinò il capo verso di lei in forma di saluto. 

 

-Il Jack di quadri- mormorò lei, facendo cadere gli occhi sul simbolo inciso nel pettorale di metallo. 

 

-Esattamente. Vedi, il nostro mondo esiste al di fuori del mondo umano, ma siamo sempre stati in qualche modo interconnessi. Raramente è successo che uno della tua specie riuscisse ad arrivare qua, ma qualora ciò avveniva, manteneva un labile ricordo dell'accaduto. Le tipiche carte da gioco che sono diventate famose nel vostro mondo sono un lascito di quegli umani che sono riusciti a tornare sulla Terra. 

 

La giovane, concentrando lo sguardo sul pregiato tappeto che copriva il pavimento, annuì debolmente corrucciando le sopracciglia. 

 

-Non sembri sorpresa. 

 

L'umana congiunse le mani davanti a sé, sollevando gli occhi sul re dorato. 

 

-Ho sempre creduto che esistesse qualcosa oltre al nostro mondo. Non avevo pensato a nulla di simile, ma non escludevo neppure le teorie più strampalate. Ho iniziato a studiare le stelle e a cercare di capire meglio il funzionamento dell'universo proprio perché ho sempre creduto che noi umani non conosciamo nulla di quello che ci circonda, perciò... no, non mi sorprende che esista un mondo assurdo al di fuori della Terra abitato da altre forme di vita con capacità superiori alle nostre. Quello che mi sorprende è la vostra somiglianza con noi. 

 

Il re dorato la osservò con attenzione mentre parlava, assorbendo ogni sua parola con sguardo concentrato. 

 

-Quello è un discorso molto più lungo. Diciamo che, tecnicamente, anche noi siamo umani. O, per lo meno, una versione umana superiore, con ben maggiore longevità e poteri che prevaricano la vostra mortale capacità- replicò lui, muovendo le mani in modo da evidenziare le sue parole e attirando voracemente la curiosità della giovane. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sapere di più di questo concetto di umanità alternativa. Se era come pensava, andava a conciliarsi con una delle teorie che le ronzavano in testa più spesso e sarebbe stato la scoperta più importante non solo della sua carriera, ma della sua intera vita. 

 

-Io, come avrai capito, sono il Re di quadri. Il mio nome è Min Yoongi- continuò il sovrano, indicandosi. 

 

-Quell'impertinente che non conosce il concetto di spazio personale è il Re di cuori, Park Jimin. 

 

-Hyung! Come sei cattivo!- lamentò il sovrano scarlatto, arricciando le labbra voluttuose in un broncio bambinesco, prima di avvicinare ancora di più il viso a lei aprendosi in un sorriso malizioso. 

 

-È solo geloso perché, dato il mio status, sono il più attraente- mormorò vicino al suo orecchio, abbassando la voce melodica in un sussurro pericolosamente suadente. 

 

-Jimin. 

 

Il basso ringhio fu sputato dalle labbra tese del re corvino, che li fissava da un angolo della stanza con le braccia conserte e i denti serrati. La minaccia silente, invece che scoraggiare Jimin, lo portò a rilasciare un risolino divertito, un suono divino che assomigliava a quelle campanelle di metallo che venivano appese sulle terrazze per tintinnare sotto alle sollecitazioni del vento. 

 

-E... quello laggiù è Kim Namjoon, il Re di picche- riprese la parola Yoongi, dopo aver lanciato un'occhiata circospetta al diretto interessato, che osservava il Re di cuori come se avesse voluto dargli fuoco con lo sguardo. 

 

-Questi infine sono Taehyung, il Jack di cuori- disse indicando il soldato dall'armatura scarlatta -e Jungkook, il Jack di picche- concluse con un gesto verso il soldato dall'armatura nera. 

 

La giovane annuì, salutando un cenno del capo i due giovani che si inchinarono rispettosamente verso di lei. Poi, mordendosi il labbro inferiore, ripassò lo sguardo su ogni presente. 

 

-Manca il Re di fiori- affermò allora. Yoongi deglutì, distogliendo lo sguardo. 

 

-Questo è il motivo per cui sei qui.

 

L'umana corrugò le sopracciglia mentre il Re di quadri incrociava le braccia davanti al petto, sospirando. 

 

-Un mese fa, il giardino personale del Re di fiori è stato incendiato. Devi sapere che ognuno di noi ha il dominio su una determinata materia e per questo motivo siamo strettamente collegati a essa. Il Re di picche ha il dominio di tutte le armi del nostro mondo. Il Re di Cuori ha il dominio degli specchi. Io sono l'unico a non avere il controllo sulla materia fisica. Il mio dominio infatti è l'ordine stesso, il perfetto equilibrio della nostra terra. Il Re di fiori, infine... 

 

-Ha il dominio sulla vegetazione, immagino- concluse la giovane, sollevando un sopracciglio. Yoongi annuì senza emettere un suono. 

 

-Quello che succede alle materie sottoposte al nostro dominio ha diretta influenza su di noi. Un re senza dominio non esiste. Perciò, distruggendo una parte consistente della vegetazione del Re di fiori, è stata messa in pericolo la sua stessa salute. La faccenda, però, purtroppo non finisce qui. 

 

Un silenzio tombale calò sull'ambiente e ognuno dei presenti parve ritirarsi in se stesso, in una sorta di personale bolla di emozioni negative che danzavano più o meno esplicitamente sui loro volti. A quella visione, la donna capì che qualcosa di molto grosso doveva essere successo. Quando finalmente il Re di quadri sembrò in procinto di ricominciare a parlare, deglutì visibilmente, abbassando il capo. 

 

-Per qualche motivo, la Regina di picche si trovava nel giardino personale di Seokjin quel pomeriggio. E... 

 

Il re strinse le dita sui suoi avambracci mentre Namjoon, ancora rintanato all'angolo della stanza, digrignò i denti incollando il mento al petto e strizzando le palpebre, come se aspettasse da un momento all'altro di ricevere un violento colpo. 

 

-... non è riuscita a scappare in tempo.

 

La giovane, inconsciamente, riportò gli occhi sul re corvino, che pareva aver ricevuto un pugno allo stomaco in base all'espressione di pura sofferenza che si era andata a dipingere sul suo viso. Una sofferenza così acuta che l'umana sentì la necessità di distogliere lo sguardo per lasciare all'uomo un momento per vivere il dolore senza l'attenzione della stanza su di sé. Il Re di quadri, a quel punto, si schiarì debolmente la gola. 

 

-Normalmente, dato il mio dominio, avrei agito io come giudice, ma si tratta di una questione talmente delicata che nessuno di noi dev'essere esente da sospetto. E l'unica persona che sappiamo per certo non essere colpevole...- il re lanciò una rapida occhiata verso Namjoon, ancora assorbito in se stesso -... è distratta da... altro. Il problema è che, per qualche scherzo del caso, tu assomigli in maniera impressionante a lei. 

 

L'umana abbassò lo sguardo al tappeto. 

 

-Alla Regina di picche? 

 

Yoongi annuì, tendendo le labbra. 

 

-Esatto. Ma questo non ci impedirà di chiederti comunque se accetterai di fungere da giudice per noi e discernere chi è il colpevole. 

 

La giovane rimase per qualche istante a fissare il re che aveva terminato di parlare e aveva sollevato gli occhi su di lei, con un'espressione ferma ma non ostile sul viso. Poi, sospirando, abbassò il capo.

 

-È una responsabilità notevole e non so se sarò in grado di fare la scelta giusta. Ma... vi giuro che farò del mio meglio per scoprire la verità. 

 

L'intera stanza parve trarre un sospiro di sollievo davanti alla sua risposta. L'intera stanza eccetto il sovrano inginocchiato al suo fianco, che la osservava con un sorriso allegro sulle labbra, e il re corvino, rinchiuso in un mutismo distaccato e indifferente a ciò che lo circondava. 

 

-Molto bene, allora. Da dove desideri iniziare? 

 

La giovane si prese un attimo per riflettere. 

 

-È possibile fare visita il Re di fiori?

   
 
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