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Autore: Charizard FIRE    04/09/2009    2 recensioni
Una mini-raccolta di racconti che esprime la sofferenza della condanna all'essere demone, la condanna al male...
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una sfortunata coincidenza

 

- Uno -

“Ehi Volk, guarda quelle!” esclamò Will ridendo.

Volkner si voltò verso un paio di ragazze in tuta da ginnastica che stavano passando per il corridoio, e si lasciò sfuggire una risata. I capelli legati in due ridicole codine, la giacca e i pantaloni che coprivano ogni singolo centimetro quadrato del corpo all’infuori delle mani screpolate e del viso pieno di brufoli, erano l’antisensualità per eccellenza. Semplicemente buffe.

Il ragazzo rivolse una strana occhiata maligna ai pantaloni di una delle due che, apparentemente senza motivo, crollarono giù. La povera ragazza li prese e tentò di ritirarseli su, mentre l’altra cercava di aiutarla. Due povere sfigate.

“Ahahah!” Volkner esplose in una risata a dir poco diabolica, mentre i suoi due amici Will e Mike lo seguivano, indicando le due malcapitate e dando loro delle stupide.

Improvvisamente la campanella suonò, e i tre ragazzi si avviarono di malavoglia in classe.

Frequentavano l’ultimo anno di un istituto superiore di Miami. Tutti e tre alti, slanciati, sembravano rispettare lo stereotipo dei ‘belli e dannati’. Agognati dalla maggior parte delle ragazze, odiati dalla maggior parte dei ragazzi, i classici bulletti. Ma Volkner in particolare a volte dimostrava una crudeltà e un fascino tali da rasentare veramente il diabolico. Stranamente ogni ragazza si sentiva avvampare in sua presenza; stranamente quando c’era lui accadevano incidenti strani. Gli occhi neri sembravano ipnotizzare qualunque altra persona osasse guardarlo dritto in viso. I capelli neri, sempre scapigliati, parevano rilucere nell’ombra. La pelle abbronzatissima assorbiva ogni singolo quanto di luce la sfiorasse. Persino Will e Mike ne erano rimasti affascinati ed erano diventati quasi degli scagnozzi per lui.

Accattivante, prepotente, irriducibile. Un diavolo fatto persona.

I tre entrarono nella piccola aula già gremita di studenti, andarono a sedersi arrogantemente ai loro posti, lanciando occhiate di sfida a qualunque maschio avesse osato rivolgere loro un solo sguardo.

Volkner iniziò a provare uno strano senso di fastidio e odio che cresceva dentro di lui man mano che si addentrava nella stanza. I tre si misero, come gli altri, a fissare il professor Harley scrivere alla lavagna due curiose parole. ‘Brawly Lancetaker’.

 

- Due -

Un ragazzo alto e magro, dai capelli biondissimi e la pelle bianca osservava la classe coi lucenti occhi azzurri.

“Ragazzi, vi presento un nuovo compagno, Brawly Lancetaker. Starà nella nostra classe per tutto il prossimo semestre. Avanti Brawly, presentati ai tuoi colleghi.” pronunciò autoritario il professore.

Brawly squadrò tutti i ragazzi con fare quasi indagatore, senza smettere però di avere una certa serenità nell’espressione ferma e decisa degli occhi. Volkner lo scrutava torvo cercando di esercitare su di lui sin da subito terrore e prepotenza. Gli sfigati come lui si meritavano quel trattamento anche solo per essere sfigati. Eppure per un motivo a lui sconosciuto ci fu un attimo in cui quel ‘Brawly’ ricambiò il suo sguardo con un’occhiata fiera e sostenuta, quasi non percepisse il potere che emanavano i suoi occhi neri.

“Beh io… mi chiamo Brawly, e vengo da… un posto molto lontano. Spero di trovarmi bene!”

Le parole si diffusero candide nella stanza come nuvole di cotone, e Volkner non poté fare a meno di distogliere lo sguardo e notare come tutte le ragazze sembravano essere rimaste letteralmente incantate. Possibile che quel microbo non si rendesse conto che stava entrando in un campo minato?! Possibile che ancora non avesse capito che quello era il SUO territorio?! Possibile che gli altri non notassero quanto era sfigato?! Gliela farò pagare amara…

 

- Tre -

La lezione iniziò. Il professore di letteratura si mise a parlare di un certo Dante Alighieri, uno scrittore italiano del quattordicesimo secolo.

“Chi di voi sa dirmi di cosa parla la Divina Commedia?” chiese il signor Harley.

“Di quello che si è fumato un povero cretino prima di scriverla!” rispose sghignazzando Volkner, suscitando l’ilarità di tutti i suoi compagni di classe. Tutti tranne uno.

“Non credo sia esatto. La Divina Commedia parla a dire il vero dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, così come si credeva fossero organizzati ai tempi di Alighieri.” Brawly ribatté allegramente, con un’espressione beata sul viso. Il suo sguardo sostenne di nuovo quello di Volkner, e il ragazzo si sentì a dir poco oltraggiato. Disgustato.

Tutti gli studenti di colpo smisero di ridere, e iniziarono a guardare ammirati il giovane biondo.

“Sì, bravo Lancetaker. Ragazzi, imparate da lui. Angarrow, quando crescerai un po’?!” il professore squadrò Volkner in modo paternale, e il ragazzo rispose con un ghigno malefico. Rivolse uno sguardo concentrato ai lacci delle scarpe di Lancetaker, nel tentativo di legarli: quando si sarebbe alzato tutti avrebbero riso di lui e della misera figura che avrebbe fatto inciampando nei lacci delle sue stesse scarpe. Ma qualcosa di inspiegabile e invisibile si interpose fra i suoi occhi scuri e quei lacci, qualcosa che bloccò il contatto visivo che Volkner aveva instaurato con quel punto focale. E Volkner provò uno strano fastidio, quasi un dolore alla testa, e sentì il forte bisogno di distogliere immediatamente lo sguardo.

Era incredibile. Mai prima d’allora gli era successa una cosa del genere. Non sapeva quale particolare caratteristica del biondo lo irritasse così tanto. Non sapeva come mai i suoi poteri non funzionavano. Non sapeva che cosa si fosse interposto fra i suoi occhi e quel paio di scarpe, ma sapeva di certo un particolare del futuro prossimo: il biondino avrebbe avuto vita breve a Miami.

Attese l’intervallo, poi disse a Will e Mike di aspettarlo nel corridoio. Si precipitò in bagno: stranamente nessuno lì dentro notò il misterioso alone rossastro che si stava diffondendo dal ragazzo moro, le profonde occhiaie che stavano facendosi largo rapidamente sul suo viso, i suoi occhi fissi ipnotizzati, concentrati, la sua pelle madida di sudore. Volkner lanciò una fugace occhiata di sbieco ai due ragazzi presenti nel bagno, che subito, come magnetizzati, uscirono chiudendosi la porta alle spalle. Volkner si chiuse dentro l’ultima cabina in fondo alla stanza, si attaccò alla parete col lato destro del viso, come a voler cercare il contatto con qualcosa di fresco. La sua faccia avvampò di colpo, diventando di un rosso sangue. L’alone intorno al suo corpo si fece più luminoso fino quasi a sprigionare delle vere e proprie fiamme. Nei suoi occhi iniziò a baluginare una fioca luce rossa accesa, che poi si fece più intensa. Con un rapido movimento appoggiò le mani sulla parete, ai due lati della sua stessa testa, e graffiò letteralmente le mattonelle giallastre del muro, lasciando incisi profondi segni verticali. Era caduto in trans.

La sua mente uscì dal bagno, vagò fra le menti degli studenti nel corridoio, fino ad immergersi dentro una di esse. Volkner vedeva con gli occhi dello studente appena posseduto. E quello che vedeva era proprio quello che cercava di vedere. Davanti a sé un giovane biondino stava lentamente e serenamente uscendo da un’aula. Brawly Lancetaker. La mente di Volkner uscì da quella in cui si trovava e corse incontro al biondo, nel tentativo di possedere lui. Ma non appena investì il ragazzo col suo potere mentale, si sentì ricacciato indietro, come se quel giovane fosse circondato da un’aura benevola inattaccabile. E per un istante chi si trovò a passare per caso davanti al bagno degli uomini poté chiaramente udire le grida di dolore che provenivano dall’ultima cabina in fondo alla stanza.

Irritato da morire, Volkner allontanò la sua mente da Lancetaker e la avvicinò ad un altro ragazzo che stava passando vicino a lui. Non percepì nessuna difesa nel ragazzo, anzi, una certa insicurezza. E Volkner si impadronì di lui, e in un attimo seppe il suo nome.

Nel bagno il corpo di Volkner ardeva ormai irrefrenabilmente fra le peggiori fiamme dell’inferno, tanto che appena dischiuse le labbra produsse una nuvola di fumo color cenere che si alzò fino a sfiorare il soffitto. Una sola parola uscì con voce rauca e terrorizzante dalla sua gola: “Jacob”. I suoi occhi si infiammarono.

Jacob, il ragazzo posseduto, si bloccò istantaneamente. Nella sua testa una voce ipnotizzante gli parlava. ‘E’ lui, Jacob. E’ quel biondino. E’ il ragazzo per cui lei ti ha lasciato. Uccidilo, Jacob. Afferragli il collo con le tue mani. Fallo fuori, e lei tornerà tua. Ci vuole così poco, Jacob. Uccidilo, Jacob. Adesso.

In un solo attimo Jacob, letteralmente fuori di sé, si gettò contro Brawly avventandosi sul suo collo. Glielo strinse guardandolo negli occhi, mentre Volkner nel bagno scoppiò in una risata demoniaca lasciando fluttuare un’altra nube di fumo nero verso il soffitto. Ma poi accadde qualcosa di imprevisto.

Attraverso Jacob, Volkner vide gli occhi di Brawly rilucere per un attimo di un azzurro intenso mentre fissava il suo aggressore senza il minimo sgomento. Per un istante il mondo sembrò fermarsi, tutta la calca di studenti che si era formata dietro Jacob, sbigottita nel vedere il suo gesto, si bloccò e rimase inerme a rimirare il viso di Brawly che sembrava essersi accesso di una nuova luce. E Volkner si sentì respingere indietro, catapultato via dalla mente del posseduto. Sballottato, castigato, letteralmente espulso via.

Finalmente Volkner capì. Non poteva essere altrimenti. Anzi, era strano che non lo avesse capito prima. C’erano stati tantissimi, troppi indizi. Il modo in cui sosteneva il suo sguardo, il modo in cui tutti sembravano incantati dalle sue parole, il modo in cui si era protetto dal suo dispetto che voleva fargli legandogli i lacci delle scarpe, il modo saccente in cui aveva risposto alla domanda del professore.

Brawly Lancetaker era un angelo. Un angelo sceso in terra.

 

- Quattro -

Adirato più che mai, Volkner si staccò dalla parete. In un attimo la sua cera tornò perfetta. Le fiamme si spensero, le occhiaie sparirono, la pelle si asciugò, la voce tornò quella affascinante di sempre. Ma nei suoi occhi si continuava a leggere un ché di mostruoso.

Il ragazzo si avvicinò alla finestra del bagno, la spalancò e con un balzo agilissimo si lanciò al di fuori di essa. Percepì il vento scompigliargli i capelli mentre planava per cadere in piedi sull’asfalto sottostante. Adesso si trovava nel cortile dietro la scuola, abbandonato. La sua bocca si spalancò e un grido terrificante ma impercettibile alle orecchie umane si levò alto nel cielo. “MEPHYSTO!”

Davanti agli occhi di Volkner una gigantesca nube rossastra prese forma, rilasciando tuoni e lampi tutt’intorno. Dalla nube spuntarono prima un paio di corna, poi una faccia rossa e un petto muscoloso, con dietro un paio di ali da pipistrello giganti.

“Volkner…” il demone parlò, e la sua voce potente e autoritaria rimbombò in tutto il cortile.

“Un angelo… UN ANGELO, MEPHYSTO!”

“Sì, lo so, avverto la sua presenza…”

“E’ impensabile, inconcepibile! Chi l’ha mandato qua? Come hanno scoperto che io lavoro in questa scuola?”

“Credo si tratti semplicemente di una… sfortunata coincidenza, se così si può definire, Volkner…”

“INAMMISSIBILE! Da quando in qua gli angeli vanno a spasso tra la gente e si trovano nei pressi di un diavolo solo per una ‘sfortunata coincidenza’?!”

“Volkner! Sono o non sono un tuo superiore?”

“Sì ma…”

“Sì ma cosa?! Ho parecchia più esperienza di te, e so quello che dico. Non è raro che gli angeli girino in mezzo alla gente, lo fanno per tenere d’occhio gli umani e tenerli al sicuro dai diavoli come te, come me, come noi. E non è nemmeno raro che a volte questi angeli si trovino casualmente in prossimità di un diavolo, visto che è il motivo per cui girano fra gli umani.”

“Sì ma perché proprio in questa scuola?! Perché qui?! QUESTA SCUOLA E’ MIA!” gli occhi di Volkner avvamparono di rabbia.

“Calmati, Volkner…”

“Non posso calmarmi, sono un diavolo. UN DIAVOLO!”

“So anche io che sei un diavolo, ma sappi che solo i diavoli immaturi sono così irrequieti, il ché è oltretutto il motivo per cui sei stato confinato in questa scuola, o sbaglio?!”

“… stai zitto, vecchio…”

“Sbaglio o sei stato tu che decine d’anni fa hai mandato all’aria i piani del Grande Capo Lucifer solo per un tuo stupido attacco d’ira?!”

“L’IRA E’ UN PECCATO CAPITALE, ED IO SONO UN DIAVOLO!”

“L’IRA E’ LA PRIMA COSA CHE INDUCE GLI ESSERI A FARE PASSI FALSI, E PROPRIO PERCHE’ TU SEI UN DIAVOLO DOVRESTI CONTENERLA PER AGIRE IN MODO PIU’ RAZIONALE, PEZZO DI IDIOTA!”

Volkner ringhiò contro Mephysto, che rispose con un ringhio più potente. Sembravano due leoni inferociti, poi riacquistarono contegno e si limitarono a fissarsi negli occhi color porpora.

“Lascia perdere, Volkner. Lascia perdere. Sai che contro gli angeli non possiamo nulla, persino il Grande Capo Lucifer potrebbe far poco.”

“Come posso lasciar perdere?! Questa è la mia scuola!”

“Vedo che ti stai affezionando ad un bene terreno…”

“Ma non dire scemenze!”

“Ascolta il mio consiglio. Vattene con una scusa, sparisci di qui. Io avvertirò il Grande Capo Lucifer, sono sicuro che com’è stato paradossalmente caritatevole con te una volta, lo sarà di nuovo e ti affiderà ad un’altra scuola.”

“Ma dovrò ricominciare da capo! MI RIFIUTO!”

“SII GRATO DI AVERE LA POSSIBILITA’ DI RIFARTI UNA CARRIERA! Non molti hanno questa fortuna, sai che il Grande Capo Lucifer odia i guastafeste…”

“Stai a sentire Mephysto! Soltanto perché ho avuto uno scatto d’ira in quella missione di tanti anni fa sono stato privato di ogni mio privilegio, declassato a demone principiante, e sono dovuto tornare ad operare nelle scuole, come fanno tutte le matricole.”

“Guarda che so cosa ti è successo…”

“NO, FAMMI FINIRE! Tu non hai idea di cosa significhi per me essere rinchiuso in questo stupido involucro umano e dover andare avanti a fare stupide malefatte da niente fra ragazzini di diciott’anni, quando ricordo i bei tempi in cui commettevo omicidi e lavoravo nelle grandi città! In questa scuola ho quasi finito il lavoro, sono vicino ad una possibile promozione e non permetterò a niente e a nessuno di intromettersi!”

“Smettila, Volkner, ti comporti come un maledettissimo cucciolo umano! Sono un tuo superiore, e in qualità di tuo superiore ho delle precise responsabilità. Se finirai male, finirò male anch’io, e io non ti concederò di far ridurre anche me alle tue condizioni!”

“E ALLORA COSA DOVREI FARE?!”

“Te l’ho detto. Devi andartene. Non hai la minima speranza di combinare qualcosa con quell’angelo in giro. Come ti ho detto prima, io avvertirò il Grande Capo, e sono certo che ti darà un’altra possibilità in un’altra scuola…”

“Tu sai che Lucifer si diverte nel far ricominciare da capo i lavori quasi portati a termine… mi farà riiniziare tutto da capo, lo so! E mi toccherà passare un altro anno di merda in una stramaledetta scuola!”

“VOLKNER! Se ti dico che contro un angelo non hai speranze, non hai speranze. Restare qui non ti conviene, finiresti per rovinare il tuo stesso lavoro e magari farti anche scoprire!”

“Sa già cosa sono. Ho tentato di aggredirlo con la mente, è così che ho scoperto chi è in realtà quella feccia!”

“Allora fuggi. Vattene immediatamente. Se sa già che cosa sei non ti darà scampo, ti perseguiterà e ti costringerà ad uscire allo scoperto per poi convertirti oppure combatterti e distruggerti. E’ così che agiscono gli angeli. Non hai altre alternative.”

“… Va bene. Va bene, me ne andrò. Prima però devo sistemare un paio di cose.”

“Fai pure, ma il più in fretta possibile, credimi se ti dico che più resti qui più per te diventerà pericoloso.”

“Ok, ho capito, ok. Adesso vattene tu però. Vai, sparisci!”

“Ricordati di controllare l’ira, Volkner…”

Mentre l’ultima parola scivolava leggiadra nell’aria, il corpo di Mephysto sparì, avvolto dalla sua stessa nube rossastra, che poi si dissolse lentamente. Volkner rimase solo.

Non m’importa un fico secco di quello che dice quel vecchio. Quella feccia non doveva intromettersi nei miei piani. Me la pagherà. Giuro che me la pagherà, fosse l’ultima cosa che faccio!

 

- Cinque -

Per non dare nell’occhio, Volkner aspettò l’intervallo successivo per rientrare in classe, visto che durante la sua chiacchierata con Mephysto erano ricominciate le lezioni e tutti gli studenti si erano ritirati nelle aule.

Appena suonò la campanella Will e Mike si precipitarono fuori dalla classe e videro il loro amico-capo appoggiato al muro di fronte, con una sigaretta in bocca.

“Ehi, Volk, che fine hai fatto?! Ti abbiamo cercato in bagno ma non ti abbiamo trovato, sei sparito per ore…”

“Già, Volk, che diavolo ti è preso?!”

“Non è un diavolo che mi ha preso, è un angelo che mi è caduto fra capo e collo…” mormorò Volkner.

“Come dici?!”

“No, niente, lasciate perdere. Che c’è di nuovo?”

“Oh, il nuovo arrivato ci ha invitati ad un party al bowling stasera. E’ veramente simpatico!”

“CHE COSA?!”

“Ehi ehi, tranquillo, ha invitato anche te! Ci ha detto di dirti che anche tu sei invitato, che non vede l’ora di farsi nuove amicizie. Ha detto che porterà lui le ragazze stasera…”

Uno strano ghigno malefico fece la sua comparsa sul bel visino di Volkner. Voleva farsi nuove amicizie?! Lui avrebbe saputo come farlo sentire a casa. Lo avrebbe torturato fino a farlo pentire di essere un angelo.

“Ok, ok ragazzi! Ci sto… a che ora ci vediamo al bowl stasera?”

“Ha detto di essere lì alle dieci.”

“Bene. Adesso me ne vado, tornate in classe voi…”

“Ma dove vai ora, Volk?! Dovevamo fare lo scherzo alla prof!”

“Fate pure. Io non ho voglia, ci vediamo stasera.”

Volkner si avviò verso l’uscita dalla scuola, uno strano sorriso stampato sulla faccia.

 

- Sei -

Alle dieci in punto della sera Volkner si trovava di fronte al bowling. Aspettava trepidante l’arrivo del suo nemico sul fronte. Quella sera al bowling si sarebbe tenuta la muta guerra fra un demone e un angelo.

Di colpo il diavolo udì delle voci conosciute da dietro l’angolo, e Will e Mike spuntarono ridendo.

“Ehi, c’è Volk! Ciao Volk!”

“Volk! Ciao, capo!”

“…” Volkner si limitò a scrutarli nel tentativo di capire il motivo di tante risate. Poi un altro ragazzo svoltò l’angolo e il demone capì, e gli rivolse un ghigno disgustato.

“Oh ciao, Volkner! E’ così che ti chiami, no?! Io sono Brawly, piacere!”

Brawly tese una mano verso Volkner, che la guardò di sbieco senza toccarla per poi guardare l’angelo dritto negli occhi lanciandogli sguardi ostili.

“Ma che piacere, caro Brawly…”

“Seh… Beh, queste sono le nostre ragazze di stasera, una per ognuno di noi!”

Brawly era abbracciato a quattro bellissime ragazze dai visi celestiali.

“Will e Mike le conoscono già: sono Mary, Madelaine, Joanne e Beatrice… A te è rimasta Joanne, le altre sono prese, mi dispiace Volk!”

“NON… chiamarmi… Volk… e comunque…” Volkner rivolse una fugace occhiata alla ragazza che gli era stata presentata per ‘Joanne’, poi guardò di nuovo Brawly. “Non voglio una ragazza stasera, non ne ho bisogno, men che meno se ha un visino tanto celestiale e paradisiaco… a me piacciono le tipe… come dire… toste…”

Volkner si leccò le labbra continuando a fissare gli occhi di Brawly in segno di sfida, e lui non sembrò neanche far caso al gesto, seguitando invece a sostenere lo sguardo ostile dell’altro.

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio Will e Mike si guardarono, poi prendendo per mano uno Madelaine, l’altro Beatrice, si avviarono dentro il locale.

“Ragazzi, andiamo, sennò passeremo la serata qua fuori!” disse Mike.

“Già già! Ehi Volk, ti batteremo di sicuro io e Mike, Brawly ci ha insegnato un paio di trucchetti niente male!” disse Will, mentre Volkner distoglieva per un attimo lo sguardo da Brawly e lo dirigeva dritto verso i due amici, che per qualche strana ragione non davano più l’impressione di pendere dalle sue labbra come prima.

“Sono sicuro che i vostri trucchetti con me non funzioneranno… piuttosto, perché non divertirci con qualche scherzetto ai giocatori nelle altre piste, eh?!” Volkner fece l’occhiolino, tenendo nel frattempo sotto controllo il viso dell’angelo con la coda dell’occhio per osservare le sue reazioni. Era impassibile.

“No, Volk, niente scherzi dai, d’ora in poi righiamo dritto, è più divertente!” rispose Will serenamente.

“Già, perché rovinare la serata agli altri, pensiamo solo a divertirci noi!” confermò Mike.

Volkner esplose in un’espressione di disappunto e muto disgusto e si girò verso Lancetaker. Non poteva crederci, non riusciva a capacitarselo. Fece un altro tentativo.

“… Allora vuol dire che vi divertirete ancora di più dopo con quelle due ragazze… perché non passate la notte in un qualche albergo a fare tante cose divertenti, ragazzi?” pronunciò in modo provocante e suadente rivolgendosi ai due amici.

“No, Volk, non stasera. Sarebbe stupido rovinare la bella serata col sesso… dai avanti, prendi per mano Joanne e avviamoci dentro!” rispose Mike.

“Già, loro non sono oggetti, non servono solo a fare sesso. Stasera sono qui per farci compagnia e divertirci. Brawly le ha portate solo per farcele conoscere, sono sue amiche!” precisò Will.

I due entrarono nel locale, seguiti dalle due ragazze-angelo, mentre Volkner sentiva l’ira crescergli dentro rapidamente e infiammare ogni singolo millimetro del suo essere. Quella maledetta creatura li aveva convertiti al Bene, erano diventati degli schifosissimi e inibiti buoni a nulla.

Volkner guardò ferocemente negli occhi Brawly, e i suoi bulbi oculari brillarono come la lava di un vulcano mentre ringhiava disumanamente senza neanche rendersene conto. E Brawly rispose sorridendogli.

Sapeva. Sapeva cos’era. Sapeva che aveva capito. Glielo si leggeva in faccia. Quel suo sorriso arrogante parlava più di quanto mille parole avrebbero potuto fare. Volkner lo odiava. Avrebbe voluto cancellargli quell’espressione di ebete serenità dalla faccia. Avrebbe voluto cancellargli proprio tutta la faccia.

Se fosse invidia per la serenità con cui quell’essere riusciva ad affrontare ogni situazione, se fosse invidia per i suoi poteri di messaggero divino, se fosse solo astio naturale per via del suo essere angelo messo in contrasto col suo proprio essere demone. Volkner non lo sapeva, sapeva solo che stava letteralmente perdendo tutto il controllo su sé stesso, tutta la sua razionalità. E in un attimo successe l’inimmaginabile.

Con un solo singolo ma profondo, potente e prolungato ruggito Volkner si spogliò del suo involucro umano. I vestiti esplosero in centinaia di brandelli, un lungo taglio centrale percorse dalla fronte al bacino la pelle abbronzata, che si afflosciò a terra come una veste qualunque, mentre i capelli cadevano insieme ad essa.

Al posto del bellissimo essere umano di prima, un enorme demone alato, alto circa due metri e mezzo, dal petto muscolosissimo e la pelle color sangue stava adesso ringhiando contro il ragazzo biondo davanti a lui, mentre Will e Mike, insieme a tutti i passanti, erano rimasti a bocca spalancata, incapaci di muoversi.

“E così è questa la tua vera forma?!” commentò Brawly in tono di sfida, il sorriso perennemente stampato sul suo puro, elegantissimo e affascinante viso bianco.

“Sì, è questa! Mostra la tua, maledetto!” ruggì Volkner. La sua voce demoniaca era molto diversa da prima, come se i demoni a parlare fossero due, entrambi posseduti dal demonio per eccellenza.

Passerò alla storia come il primo diavolo ad essere riuscito ad uccidere un angelo! Pensava.

Brawly non se lo fece ripetere due volte. Fece un cenno alle quattro ragazze che aveva portato con sé, che annuirono per poi scomparire in tante brillanti luci celesti che fluttuarono in alto. A quel punto Brawly sollevò lo sguardo fino a guardare il cielo e facendo toccare le sue mani in posizione di preghiera venne subito avvolto da un enorme fascio di luce dorata e celeste allo stesso tempo, e si trasformò. Le sue fattezze rimasero le stesse, solo che al posto dei vestiti portava adesso una spessa e nobile armatura argentea, in mano stringeva un lunga lancia acuminata, alle sue spalle un paio di grandi ali piumate si erano fatte largo dalla pelle candida, e sopra la sua testa un piccolo e perfetto cerchio dorato stava sospeso nel nulla.

“Eccoti accontentato, diavolo… era questo dunque il tuo ultimo desiderio?” proferì Brawly autoritario.

“No, te lo dico io qual è il mio ultimo desiderio: che tu muoia!” Volkner gridò ferocemente mentre si avventava in modo selvaggio verso il viso angelico della creatura alata che aveva davanti.

Brawly scattò indietro e spiccò il volo, salendo rapidamente in cielo. Volkner si tuffò all’inseguimento dell’angelo, sbattendo fortemente le ali mentre con un balzo si alzava prepotentemente in volo.

Le due creature si inseguirono per un po’ nel cielo di Miami, fin quando Brawly non si fermò puntando la lancia contro l’avversario, che la spinse via con un affondo della mano destra, le unghie talmente lunghe e appuntite da perforare uno pneumatico.

“Non crederai veramente che quella lancia e quell’armatura bastino a difenderti, spero!” lo canzonò.

“La fede è il primo passo verso la vittoria!” rispose Brawly alzando il mento in modo fiero. La sua aureola brillò di una luce più intensa, e la sua lancia si accese diventando fluorescente.

Volkner ruggì ancora, nauseato da quella frase, e schizzò in avanti, le unghie puntate contro il petto dell’angelo, convinto di riuscire a perforare l’armatura. Ma l’attacco fu un buco nell’acqua: l’armatura argentea brillò, e le unghie del demone invece di perforarla si incurvarono di scatto, provocando la fuoriuscita di un terribile urlo di dolore dalla gola di Volkner.

Il demone ci riprovò. Con un battito delle gigantesche ali da pipistrello fu sopra l’angelo. Gli si avvinghiò addosso, attento ad evitare la punta della lancia, e tentò di afferrare la guancia destra del suo nemico con le potenti fauci, ma Brawly fissò il muso del demone, i suoi occhi azzurri si accesero, e un sottile e invisibile campo benefico lo protesse dal morso.

E in un istante tutto finì. Volkner si allontanò stupito e incredulo dall’angelo, e Brawly ne approfittò per stringere bene il manico della lancia celestiale e affondarne la punta in avanti, dritta verso il cuore pulsante del diavolo.

“Ah, caro Volk. Avresti fatto bene a dare retta al tuo superiore. Vi ho sentiti, vi ho visti parlare. Aveva ragione lui, io mi trovavo nella tua scuola solo per una coincidenza. Purtroppo non c’è spazio per il Male, quando c’è un angelo nelle vicinanze, mi dispiace, è la legge dell’universo. Addio, Volk.” Brawly affondò ancora di più la lancia nel petto di Volkner, dalla cui gola uscì solo un confuso e sofferto rantolo di dolore.

Era incredibile. Aveva ragione Mephysto. I diavoli non possono nulla contro gli angeli. Era finita.

Mentre osservava l’angelo ritrarre indietro la sua lancia, trasformarsi in una diradata luce celeste, e poi dissolversi e svanire, Volkner si sentiva precipitare giù, disgregarsi, sparire.

Era incredibile. Era stato tutto frutto di una sfortunata coincidenza.

 

Fine.

 

 

  
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