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Autore: Smeralda Elesar    20/01/2022    2 recensioni
Grazie al Guerriero Dragone, Lord Shen non è stato ucciso dalla sua stessa arma che crollava su di lui.
Non che il pavone sia minimamente contento della cosa, primo perché odia avere un debito con il panda, e secondo perché l'unica alternativa alla morte è la prigione, e per il suo orgoglio essere incarcerato è intollerabile.
Nonostante questo, Po vuole aiutare Shen a fare i conti con le ferite del passato.
Il problema è... come si fa ad aiutare chi non vuole essere aiutato?
Cosa può sorgere dal buio di una prigione per una creatura avvelenata dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciò che sorge

***

Dalla notte

***

Here, in the corners of my mind
Is a constant, longing scream

Like an echo of a dream
Oh, there is always peace to find
In a drop of blood that shines

While a lonesome creature whines

(Wings of madness - Serenity)



Il panda stava proprio di fronte a lui, sul lato opposto del ponte della sua nave da guerra. Era stato avventato a tornare ad affrontarlo da solo, quando Shen aveva dalla sua parte un'armata di lupi.

Il pavone bianco sogghignò.

Non c'erano possibilità di scampo per il guerriero nero e bianco, stavolta!

E che si dannasse lui, quello che cercava di dirgli da lontano e che Shen non riusciva a sentire!

-Attaccate!- ordinò al branco.

I ringhi alle sue spalle divennero latrati.

Il panda continuava a sbracciarsi ed a correre verso di lui, e ad urlare cose che Shen non riusciva a sentire al di sopra del rumore del branco.

-Non vedete che si avvicina? Ho detto di attaccarlo!-

Si voltò verso i lupi e solo allora si accorse dell'errore: loro non ringhiavano contro il panda... ringhiavano contro di lui!

All'improvviso Shen fu terrorizzato dai denti scoperti sotto le gengive tirate e dallo schioccare delle mascelle, e dal fatto che loro fossero tanto più forti e numerosi di lui.

Come se avessero fiutato la sua paura i lupi si lanciarono in avanti per azzannarlo.

Preso dal panico Shen tentò di difendersi ma loro erano troppi e troppo feroci.

E lui lo sapeva, sapeva bene di quale orrore fosse capace il branco una volta scatenato!

Ringhiavano, latravano, ululavano tutto attorno, adesso che il loro obbiettivo era lui.

-Non me! Dovete attaccare il panda!-

Si voltò per indicarlo, e vide che era riuscito ad avvicinarsi di molto.

Adesso riusciva a vedere la preoccupazione negli occhi verdi e poteva vedere che una zampa era tesa verso di lui.

Sentì le parole nella sua mente.

“Io voglio aiutarti, Shen!”

All'improvviso Shen comprese che la sua unica via di salvezza sarebbe stato il panda.

Era una certezza che sentiva denro di sé, che se non fosse riuscito a raggiungere il panda sarebbe stato sbranato, e non c'era orgoglio che tenesse: finire in quel modo era qualcosa che lo terrorizzava tanto da spingerlo alla pazzia!

I lupi premevano da ogni lato, Shen ne poteva sentire le mascelle schioccare già vicino al suo corpo.

Tese un'ala verso il panda per districarsi da quell'orda nera e ringhiante.

-Aiutami!- si sentì gridare.

Se solo fosse riuscito a toccarlo sarebbe stato in salvo, lo sapeva!

Riusciva a vedere solo quanto fosse vicino ad afferrare la zampa tesa verso di lui, sapeva di volersi sottrarre con tutte le sue forze al suo destino... ma i lupi cominciarono a mordere!

Ormai in preda al terrore, Shen prese a dibattersi nella morsa delle fauci che lo stavano dilaniando.

Faceva male!

Un dolore che non aveva mai provato, un terrore che non aveva eguali.

Sapeva solo che stava gridando, ma che le sue urla erano inghiottite dal latrare dei lupi resi frenetici dall'odore del suo sangue.

Lo avrebbero divorato vivo.

-Aiutami!- gridò ancora disperato. Sapeva che il panda avrebbe potuto salvarlo!

Voleva che lo raggiungesse! Voleva che riuscirre a trovarlo al di sotto della marea nera che lo aveva sommerso, e che lo tirasse fuori!

Shen gridò e gridò, ridotto a puro terrore ancestrale, e gridava ancora, per davvero, quando riuscì ad aprire gli occhi ed a strapparsi dall'incubo.

Si guardò attorno ansioso, scrutando il corridoio nella luce delle torce che, anche se ridotte al minimo, gli permettevano di distinguere i contorni degli oggetti che lo circondavano.

Stava tremando di paura e si sentiva appiccicoso di sudore.

Il dolore era reale, ma non era quello dei morsi, era quello delle ferite riaperte che aveva raggiunto la sua coscienza anche nel sonno.

Quella nuova, che si era procurato da solo due giorni prima, pulsava al centro del petto più forte delle altre ed irrariava dolore puro.

Guardò in ogni angolo della cella, ma non c'erano lupi.

C'erano solo ombre che la sua mente ancora prigioniera dell'incubo interpretava come lupi facendolo gridare di terrore.

Vedeva ombre, sagome, brandelli di oscurità che si contorcevano per afferrarlo.

Si ritirò più che poteva in fondo alla branda, per quanto la catena alla caviglia gli consentisse, e rimase rannicchiato a stringersi le ali attorno al corpo; tremava così violentemente da non riuscire quasi a tenere il collo dritto, ma non poteva assolutamente permettersi di rimettere la testa sotto l'ala... al buio!

Non riusciva a sopportare nemmeno il buio che calava dieto le sue palpebre chiuse!

Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno, in quel momento, che lo rassicurasse, che gli dicesse che era stato solo un sogno e che i lupi non gli avrebbero fatto del male, e che se anche ci avessero provato lui sarebbe stato protetto, perché se anche una sola persona voleva davvero aiutarlo non poteva accadergli nulla di male.

Ma non c'era nessuno, e Shen poteva solo ricacciare in gola i lamenti perché i lupi non lo sentissero e non venissero a penderlo.

***

Ringhi... latrati... schioccare di mascelle e rumore di qualcosa che veniva lacerato...

La Divinatrice si svegliò di soprassalto, sconvolta dalla visione che aveva appena avuto.

Non le capitava spesso di vedere i sogni di qualcun altro senza che lei lo avesse chiesto, ma quella era condizione particolare.

Sospirando, scese dal letto e si avvolse uno scialle attorno alle spalle per andare alla finestra a prendere un po' d'aria.

Si sntiva quasi in colpa a poter fare un gesto così semplice mentre a Shen era proibito.

La luna era tramontata ma lei sapeva che era quasi piena, la luna di qualcosa che giunge a compimento.

Solo... a che tipo di compimento? Dall'incubo che aveva appena visto sembrava qualcosa di troppo orribile per tentare di dargli un contorno definito.

Lei sapeva bene che non tutti i sogni si avverano, e sperò che questo fosse uno di quei casi in cui non bisognava interpretare alla lettera quanto si era visto.

Chiuse gli occhi e tentò di trovare Shen.

Lo vide solo, rannicchiato ed impaurito nella luce rossastra delle torce, che tentava di difendersi da solo dalle ombre.

“Oh, piccolo mio... noi possiamo aiutarti... se solo tu lo accettassi!”

***

Shen si scosse di soprassalto al rumore della serratura che scattava.

Balzò in piedi, ma era solo la guardia che portava qualcosa da mangiare.

Sollevato, buttò fuori il fiato con un respiro pesante.

Nel dormiveglia il lamento del metallo gli era sembrato lo stesso rumore dei resti del cannone che crollavano addosso a lui.

Per fortuna la guardia non badò a lui più di tanto ed uscì immediatamente per chiudere la cella prima possibile senza nemmeno guardarlo in viso.

Ormai che era sveglio Shen si costrinse a mangiare qualcosa.

Ormai il suo cibo era servito in modo normale: un vassoio di legno, i kuaizi al loro posto, e ciotole di ceramica nera che contenevano un riso in foglia di loto e l'altra spaghetti di soia.

Con i kuaizi aprì la foglia di loto ed il riso sprigionò un vapore che gli sembrò piacevole nonostante gli incubi della notte.

Gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a focalizzare cosa.

Per il momento si limitò a mangiarlo. Era nutriente, caldo, in qualche modo gli dava la sensazione di essere al sicuro.

Qualsiasi cosa che lo distraesse dalle sensazioni dell'incubo andava più che bene!

Il dolore alle ferite che durante la notte gli erano sembrati i morsi dei lupi si era attenuato; solo quella al centro del petto restava incastonata e più vivida delle altre.

Qualcosa in fondo alla sua mente gli diceva che avrebbe dovuto riposare un giorno o due per permettere che si cicatrizzassero bene, ma il solo pensiero di chiedere una tregua al panda gli provocava un intimo moto di rigetto.

Per l'ennesima volta valutò l'idea di ricavare armi dalle suppellettili che adesso aveva di nuovo a disposizione; se fosse riuscito a sopraffare una guardia, adesso che sapeva dove prendere il suo guan dao... per un attimo gli sembrò possibile!

Poi però considerò gli arcieri che avevano ordine di tirare se lui fosse fuggito, considerò le sue difficoltà a muoversi con ferite che non si rimarginavano, ed infine considerò che se restava in cella aveva una nuova occasione di uccidere il panda quando era ancora in forze, non quando era già provato da altri combattimenti.

Sapeva anche che un altro tentativo di usare gli oggetti come armi gli sarebbe costato l'umiliazione di dover tornare a mangiare toccando il cibo, e questo non sarebbe riuscito a tollerarlo.

***

Non appena vide il panda provò sensazioni contrastanti.

Oltre al solito odio c'era l'offesa, di cui il panda era inconsapevole, di averlo costretto a chiedere il suo aiuto.

Anche se era stato solo un sogno Shen sentiva l'umiliazione bruciare ancora troppo forte!

Si diresse lentamente a prendere il guan dao, ma quando si voltò di nuovo verso il panda ancora una volta non trovò odio o rabbia ad aspettarlo.

Era determinato ed in posizione di guardia, ma non c'era traccia di qualche risentimento personale.

Shen sapeva fin troppo bene che se lui avesse chiesto tregua il panda sarebbe stato più che felice di accontentarlo... il solo pensiero gli provocò un brivido di disgusto.

Come al solito fece qualche esercizio di riscaldamento.

Muoversi in quel modo, essere libero di sentire l'aria che gli sferzava il piumaggio mentre lui roteva ad una velocità impossibile per chiunque altro, era liberatorio!

Era... perfezione. Controllo. Era l'identità perfetta tra la sua volontà e la realtà.

Atterrò leggero sulla terra battuta... appena in tempo per vedere il panda che lo guardava a bocca a perta.

-Che c'è?- scattò irritato.

-Quello era... era mitico! Ma come fai?-

Di tante cose che Shen si era aspettato, un complimento era proprio l'ultima... anzi non era nemmeno in lista!

-Pratica- rispose secco.

-Oh. Certo. Lo dice sempre anche Shifu. E Tigre... e...-

-PANDA!-

-Ah, sì, giusto... comunque complimenti-

Shen sentì le piume sul collo arruffarsi.

-Vedremo se sarai ancora di questo parere quando ti ucciderò con questa stessa arte-

In risposta il panda si rimise in posizione di guardia.

Shen però non era per nulla soddisfatto. Il panda normalmente lo irritava, ma quel giorno, complice anche il suo incubo, lo trovava particolarmente insopportabile.

Era la sua stupidità a dargli più fastidio che mai!

Come poteva quell'idiota fare i complimenti a qualcuno che aveva in mente solo di ucciderlo in modi dolorosi, e che lo odiava oltre ogni possibile descrizione?

Decise di tendergli un tranello per controllare fino a che punto arrivasse davvero la sua ingenuità.

Con il dao salò in alto, ma poi, al momento di tornare a terra, finse di essere in difficoltà, come se fosse atterrato male ed avesse una zampa inutilizzabile.

-Shen! Stai bene?-

Il panda lo aveva quasi raggiunto quando Shen spianò la lancia.

-Wo, wo, calma! Voglio solo...-

-Aiutarmi?- sputò fuori disgustato.

-Esatto-

Shen voleva attaccarlo, voleva scatenarsi ancora una volta contro di lui e stavolta ferirlo gravemente per fargli scontare tutto quello che il panda aveva fatto.

Lo voleva davvero, ma il panda aveva la stessa espressione preoccupata che lui aveva visto quella notte, quando i lupi lo stavano massacrando ed il panda era il solo che volesse salvarlo.

Scosse la testa.

Quello era stato solo uno stupido sogno!

Nella realtà, se aveva perso la lealtà del branco, era stata proprio colpa del panda! Tutto era stato colpa del panda!

La rabbia si riaccendeva in lui in ondate caotiche, e si mischiava al disgusto ed all'umiliazione per essersi abbassato a chiedere l'aiuto del panda, anche se solo in un sogno.

-Tu vuoi aiutarmi davvero- gli disse, anche se non gli importava davvero di essere udito.

-Ah, be', ce ne hai messo a capirlo! Ora se per favore...-

Shen fece scattare di nuovo la lancia per tenere a distanza il panda che cercava di avvicinarsi.

Lo attaccò rapidissimo, per costringerlo a difendersi e per dargli la lezione che meritava!

Nessuno poteva permettersi di umiliarlo! Nessuno poteva pensare di mettersi di traverso sulla sua strada ed uscirne impunito!

-Ed io che pensavo che oggi si potesse parlare!- si lamentò il panda.

Shen era veloce.

Era concenrato con ogni fibra del suo essere nell'annientare il guerriero nero e bianco che aveva rovinato anni ed anni del suo lavoro.

L'adrenalina dello scontro lo guidava per istinto e lui non aveva bisogno nemmeno di pensare a dove colpire.

Era liberatorio potersi scatenare contro la sua nemesi, almeno quanto era frustrante che nessuno dei suoi colpi andasse a segno.

Eppure Shen sapeva di essere un'eccellenza nel cai li fo. Sapeva di essere abile come nessun altro nel combattimento con l'arma che lui aveva creato. Eppure non riusciva in nessun modo a fare del male a quel panda!

Non esiteva fendente o stoccata che l'orso non riuscisse ad evitare o a deviare, come se il panda sentisse arrivare i suoi colpi e li lasciasse scorrere via.

Il panda non sembrava fare alcuno sforzo, invece era il corpo di Shen che tirava e gridava di dolore da ogni ferita sforzata dal combattimento.

Ma non si sarebbe fermato.

Non avrebbe permesso al dolore di distrarlo, né al panda di umiliarlo ancora.

A volte il panda avrebbe potuto strappargli il dao dalle ali, ma non lo aveva mai fatto: si era limitato a deviare il colpo verso terra, e quando Shen aveva provato a saltare per attacarlo dall'alto con gli artigli si era solo scostato.

Shen aveva rischiato di atterrare sulla lama del dao e di ferirsi.

Deviò con un movimento sgraziato e cadde a terra ansimante.

Dannazione! Lui sapeva di essere molto, molto bravo, ma sapeva anche che il suo punto debole era la resistenza; lo scontro iniziava a provarlo, specie dopo gli incubi che aveva già combattuto.

Ancora una volta il panda non aveva approfittato della sua difficoltà, e quel “favore” non fece altro che colpire Shen come un insulto.

Lui non voleva una tregua! Voleva un combattimento vero! Voleva battersi con il suo avversario all'ultimo sangue, anche se avesse dovuto essere il suo!

Era un miracolo che il panda fosse ancora vivo, considerando con quanta intensità Shen lo odiava!

E lo odiava ancora di più quando rivedeva nei suoi occhi l'espressione preoccupata per lui!

-Sei un idiota a volermi aiutare!- esplose all'improvviso -Io ho sterminato la tua famiglia! Il tuo intero villaggio! Tua madre, tuo padre, tutti i tuoi parenti, tutti quelli che avrebbero potuto essere tuoi amici! Tu devi volermi uccidere!-

Il panda scosse la testa. Lo trattava come se fosse Shen a non capire, e questo lo faceva infuriare ancora di più.

-No, Shen. Anche se ti uccidessi che cambierebbe? Tornerebbero in vita le persone che tu hai ucciso?-

-Cosa importa se tornebbero in vita oppure no! La vendetta è vendetta e basta! Se qualcuno avesse ucciso i miei, di genitori, io gli avrei strappato il cuore a qualsiasi costo!-

E si lanciò di nuovo contro il panda, che però lo scansò e lui per il troppo slancio finì a sbattere male contro il muro.

La botta era stata forte, e dall'attrito tra l'acciaio della lancia e la pietra erano sprizzate scintille.

Shen accusò il colpo in tutto il corpo, e cadde a terra stordito.

Ancora una volta era in posizione di totale inferiorià, ed ancora una volta il panda non si decideva a finirlo.

Shen sollevò la testa per guardarlo ma non c'era niente di aggressivo in lui, anzi lo guardava con una sorta di tristezza.

-Shen, tu amavi i tuoi genitori, non è vero?-

Lui si contrasse peggio che se il panda lo avesse colpito fisicamente.

-Amarli? … Amarli?!- Shen ruppe in una risata rauca, folle, che riecheggiò tra le pareti di pietra come il lamento di un fantasma.

Si trascinò per rimettersi in piedi ma tutto il suo corpo tremava per lo sforzo e non ce la fece nemmeno puntando a terra il dao per tirarsi su.

Gli sembrava di avere la testa in fiamme!

Come poteva quel lurido bifolco pensare di poter capire?!

“Io li adoravo! Li amavo più di qualsiasi altra cosa su questa terra maledetta... avrei fatto qualsiasi cosa per renderli fieri di me, per rendere potente la nostra città, per essere un sovrano grande, degno di essere ricordato... e loro mi hanno tradito! Mi hanno... mi hanno gettato via!”

Faceva male.

Più di tutte le volte che era stato colpito in qualsiasi combattimento, faceva male dentro, ed era un dolore che non guariva mai, con nulla.

Shen si rese conto che tremava ancora e che non si era rialzato.

Lentamente, facendo leva sull'asta del guandao riuscì a rimettersi in piedi, ma non riusciva a smettere di tremare.

Ne era inorridito.

Perchè non riusciva a smettere?!

Non era solo la stanchezza che gli faceva tremare le gambe e tutti i muscoli del corpo, era... era...

-Shen. Lascia che ti aiuti-

Il panda non si era avvicinato a lui ma gli tendeva una zampa.

C'era una tale gentilezza nel suo sguardo e nel suo atteggiamento che Shen ne fu semplicemente schifato.

Come osava quella palla di lardo, dopo che gli aveva portato via tutto, trattarlo con condiscendenza?!

Non poteva tollerarlo!

Sarebbe morto piuttosto che umiliarsi a dargli ragione!

Scattò di nuovo all'attacco, incurante del suo corpo che implorava pietà, ma finì solo per rovinare a terra ancora una volta, e proprio ai piedi del panda.

Quello era davvero troppo da tollerare!

Avrebbe voluto rialzarsi ma l'ultimo sforzo gli era costato troppo caro ed il suo corpo non rispondeva più.

-Shen...-

-Basta! Se davvero vuoi mostrarti misericordioso, lasciami morire!-

Sentì qualcosa di morbido e peloso che lo toccava sulla testa, e preso dal panico tentò di strisciare per scansarsi.

L'unica cosa che riusciva a fare era ripetere ossessivamente “lasciami morire lasciami morire lasciami morire”, sperando, pregando, che il panda almeno in quello lo assecondasse.

***

Po prese in braccio il pavone quando già era troppo incosciente per fare altro che lamentarsi.

Era triste dover riportare in una cella qualcuno che stava solo soffrendo, ma sapeva di non avere alternativa. Shen era pericoloso, e per quanto lui provasse una profonda compassione nei suoi confronti, non doveva mai dimenticare che era suo dovere proteggere anche le altre persone dalla rabbia del pavone.

Il corpo bianco si contraeva, ma Po non aveva modo di sapere se volesse fuggire o se volesse attaccarlo.

Probabilmente entrambe le cose, e Po lo sorreggeva in modo da non fargli del male e da non farlo cadere.

Sotto la stoffa della veste si Po poteva sentire le strisce delle bende ed i nodi fatti per tenerle ferme.

Era triste vedere sulle palpebre e sul becco una smorfia tirata, ed ancora più triste per Po era che Shen come ultima cosa gli avesse chiesto di lasciarlo morire.

Sapeva che il pavone lo avrebbe detestato per quello, ma non poteva fare a meno di tentare di trasmettergli un po' di conforto tenendolo in braccio.

Il bufalo, Mastro Roccia, ormai lo conosceva bene e non fu per nulla sorpreso di vederlo tornare con il suo nemico tra le braccia.

Gli fece strada all'interno del labirinto di corridoi fino ad una cella vuota, poi aprì la porta come se fosse la cosa più naturale del mondo e si fece da parte per lasciarlo passare.

Po entrò, strizzando le spalle come al solito, ma al momento di deporre Shen sulla branda si accorse di una cosa che lo lasciò basito.

In mezzo ai tremiti ed agli spasmi involontari, nell'incoscenza, il pavone aveva gli occhi umidi.

Ogni volta che strizzava gli occhi chiusi per una fitta, qualche goccia scivolava giù lungo le piume

della testa o lungo il becco.

Lord Shen stava piangendo!

Po era talmente sorpreso di vederlo piangere che si era completamente dimenticato del resto.

-Ehm... Maestro... perdonate l'intrusione, ma devo chiudere la cella-

-Eh? Cosa?-

Po non era ancora abituato a sentirsi chiamare “maestro” e ad essere trattato come un'autorità, ed anzi la cosa non gli piaceva granchè. Lo metteva a disagio.

-Aspettate un momento, per favore-

-Non posso. È il regolamento. Sono sicuro che comprendete quanto sarebbe pericoloso se le porte delle celle non venissero subito chiuse-

Certo, Po lo capiva, ma capiva molto di più che non voleva lasciare il pavone da solo in quel momento.

-Va bene, chiudete-

-Se voi mi faceste la cortesia di uscire dalla cella-

-Ma non posso farlo... e se non posso uscire... io resto qui-

Il bufalo lo guardò perplesso. Certamente una richiesta del genere non gli era mai capitata.

-Perdonatemi, Maestro, ma credo di non aver capito bene-

-No, no, avete capito benissimo. Voi dovete chiudere ed è giusto, ma io non posso andare via, e dunque l'unica soluzione è chiudere con me dentro. Mi sembra piuttosto logico-

La guardia passò da lui al prigioniero. Se stava pensando quanto fosse pericoloso, anche per un maestro di kung fu, farsi rinchiudere in una cella insieme ad un pavone omicida, non fece alcun commento in proposito.

-Dunque mi ordinate di chiudere, maestro? Ne siete sicuro?-

Po si girò a guardare Shen, che ancora scattava e si lamentava.

-Sì, ne sono sicuro-

-Un'altra cosa. Devo rimettergli le catene-

-Cosa? No!- Po non poteva farci nulla: non riusciva ad immaginare di incatenare qualcuno che stava piangendo! Nemmeno se era Lord Shen.

-Ma maestro...-

-Per favore! Oggi niente catene. Me ne prendo io la responsabilità-

Il bufalo era sempre più sconcertato, ma non avrebbe disobbedito ad un ordine di un maestro kung fu.

-Va bene. Sotto la vostra responsabilità, però... Allora chiudo-

Alle sue spalle Po sentì il clangore del metallo e lo scatto della chiave ma non si voltò.

Non aveva paura.

Non più.

Lui si sedette a terra, ai piedi della branda e vicino alla testa di Shen, con la schiena contro il muro.

In quella posizione riusciva ad appoggiare il braccio sul legno ed a posare la zampa vicino alla testa di Shen per tentare di tranquillizzarlo.

-Shhh... shh... sistemeremo tutto, vedrai- mormorò al pavone che non poteva sentirlo -Non sei solo. Non ti lascerò solo-

***

Maestro Shifu stava meditando.

Era in piedi, in perfetto equilibrio sul suo bastone, a percepire l'essenza della candela che bruciava davanti ai suoi occhi chiusi, quando percepì anche un forte turbamento che si avvicinava.

Ed un rumore di zoccoli.

Sospirò rassegnato.

Anche per quel giorno la meditazione era finita.

-Maestro Shifu. Ritengo di dovervi avvertire-

La guardia bufalo, che si era inchinata in segno di rispetto non appena entrata nella stanza, cercava proprio lui, e per un ottimo motivo.

***

-Panda! Sei completamente uscito di senno?!-

Po sobbalzò alla voce di Shifu fuori dalla cella.

Oh, accidenti! Adesso sì che era nei guai!

-Maestro Shifu! Posso spiegare!-

-Me lo auguro. Dopo che sarai uscito da lì-

Po ebbe un sussulto.

-Mi dispiace, maestro, ma non posso farlo-

-Non puoi? E perché mai?-

Aprì la bocca per spiegare ma scoprì che non trovava le parole.

Decise che l'unico modo per far comprendere la situazione al suo maestro era mostrargli cosa succedeva.

Lentamente ritirò la zampa che fino a quel momento aveva tenuto appoggiata alla testa del pavone e si alzò in piedi per spostarsi vicino alle sbarre.

Shifu lo guardava in attesa della prossima mossa, ma quasi immediatamente Shen cominciò ad agitarsi ed a lamentarsi.

Non si era svegliato ed anzi sembrava non riuscire a sfuggire da un incubo.

Per Po era abbastanza: tornò dal pavone e prese ad accarezzarlo ed parlargli a voce bassissima per calmarlo.

Bastò davvero poco perché Shen smettesse di agitarsi e tornasse a dormire di un sonno profondo e tranquillo.

Po guardò verso il maestro, sperando che avesse capito, e dai suoi occhi azzurri capì che sì, aveva capito.

-Quando si sveglierà, sii svelto ad uscire da qui- Gli disse solo, poi si rivolse al bufalo -Guardia!-

-Sì, maestro?-

-Restate qui, pronto, con le chiavi in mano. Non appena darà segno di svegliarsi, aprite immediatamente e fate uscire il mio allievo. E tu, Po-

-Sì, maestro?-

-Non appena si sveglia, subito fuori. Intesi?-

Po non avrebbe saputo spiegare il perché dell'intenso moto di affetto e gratitudine che provava per Shifu, sapeva solo che non riusciva a smettere di sorridere.

-Sì, maestro!-

***

Dentro la cella il tempo sembrava non passare mai.

Po non sapeva da quanto tempo fosse lì, accanto al pavone addormentato, ma gli sembravano ore.

Per distrarsi pensava ai suoi amici, a quello che avrebbe potuto fare una volta che fosse stato di nuovo con loro; avrebbe cucinato lui, oppure sarebbero andati in qualche ristorante in città; non lo

facevano spesso perché nessun commerciante avrebbe fatto pagare loro il conto, e loro non volevano approfittare della popolazione, ma forse... per una volta... e dopo si sarebbero scambiati storie di kung fu e di scontri leggendari, e sarebbero tornati a casa felici e sazi.

Gli bastava però girare lo sguardo attorno per tornare alla malinconia.

Po aveva sempre pensato che la prigione fosse una sorta di “fine della storia” dove finivano i banditi ed i malvagi in generale.

Non si era mai fermato a chiedersi cosa ci fosse dopo il “fine della storia”, e adesso che lo stava provando non gli piaceva.

Per lui la prigione era un posto dove finivano le persone che si erano comportate male, ma quanto "male" doveva essere "male" per finire sepolti vivi?

Il pensiero di anni trascorsi sotto terra, tra quattro mura, senza mai potersi muovere, vedere il cielo, o sentire l'aria aperta addosso lo atterriva.

L'unica cosa che lo consolava era il pensiero di stare facendo la cosa giusta, perché ogni volta che Shen era scoppiato in singhiozzi lui era stato lì, ad accarezzarlo ed a parlargli piano.

Chissà cosa vedeva? Cosa mai poteva far piangere Lord Shen? Po non riusciva proprio ad immaginarlo, ed era certo che anche se glielo avesse chiesto non avrebbe mai avuto risposta.

Chissà se era successo altre volte? Le guardie non avevano mai detto nulla su come trascorreva le notti Shen, ma forse loro erano semplicemente abituate a pianti, grida e lamenti, e non avevano pensato che fosse importante riferirlo.

Per Po invece era molto importante.

Non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuto per il pavone, perché sapeva che anche se fosse avvenuto un miracolo e Shen si fosse reso conto dei propri errori, una volta uscito di prigione sarebbe stato solo.

Non aveva più una famiglia e Po era sicuro che non si fosse certo fatto degli amici in tutti quegli anni.

Forse solo la Divinatrice gli sarebbe stata accanto in qualche modo.

In quel momento Shen dormiva profondamente.

Le palpebre grigie erano chiuse, il respiro lento e regolare, ma fino a poco prima il suo sonno era stato inquieto, agitato, intervallato da scoppi di pianto o da grida strozzate.

All'inizio Po si era sorpreso di vederlo piangere e lamentarsi, ma presto aveva realizzato che era ancora più sorpreso che il pavone fosse riuscito a tenersi dentro tutto quel dolore.

Nonostante tutte le cose orribili che Lord Shen continuava a ripetergli, lui riusciva solo a compatirlo sempre di più.

Cosa che ovviamente faceva andare in bestia Shen sempre di più.

La guardia era rimasta fuori dalla cella, pronto con le chiavi in mano come Shifu aveva ordinato, ma non si era mai girato a guardarli nemmeno quando Shen aveva lanciato le strida più acute.

Una percezione strana fece scattare Po all'erta.

Senza pensare, balzò in piedi ed un attimo dopo era fuori dalla cella che il bue stava richiudendo, appena in tempo per voltarsi e vedere Shen che si svegliava davvero.

Una frazione di secondo prima che il pavone aprisse gli occhi Po era già sparito fuori dalla sua visuale, ed aveva fatto cenno alla guardia perché lo raggiungesse all'estremità opposta del corridoio.

-Mastro Roccia, ho un favore da chiedervi- bisbigliò -Non dite a Lord Shen cosa è successo. Io non sono mai stato in cella con lui, ok? E non l'ho visto piangere, anzi, lui non ha pianto affatto, ok? Se... se mi ha visto andare via... non so... dite che ero sceso solo un attimo a vedere come stava-

Il bufalo lo guardava più che peplesso.

-Maestro, noi guardie abbiamo ordine di non parlare con i prigionieri se non per ordine dei nostri superiori, in particolare con questo prigioniero. Non potrei rispondere a nessuna domanda fatta da lui nemmeno se volessi-

-Oh. Oh, be', in questo caso... meglio così-

Il bufalo sembrava perplesso.

-Maestro, posso essere sincero con voi?-

-Sì. Sì, certo-

Il bufalo esitò un attimo, poi però si decise a parlare.

-Voi non somigliate affatto agli altri maestri kung fu. Loro sono sempre così seri... voi invece siete... be'... normale-

-Normale?-

-Perdonatemi, non intendevo offendere! Intendo solo dire che... che... che siete molto gentile, e simpatico, e che non mettete soggezione. Non ho mai visto un maestro kung fu sorridere spesso quanto voi. Scusate se ho detto queste cose-

-Wow! No, davvero, sono cose molto belle, non scusarti... io... grazie-

Si inchinò a lui e la guardia fece lo stesso.

***

Non appena rientrato nella casa che i maestri di kung fu avevano messo a loro disposizione, Po si trovò di fronte Maestro Shifu.

-Ah! Maestro! Io...- si trovò in imbarazzo e non sapeva come continuare.

-Credi che io voglia rimproverarti, panda?-

-Ehm... sinceramente, dalla faccia che fate, sì-

-Capisco. Mi dispiace darti un'impressione sbagliata. Non temere, non sono arrabbiato con te. È solo che quello che hai fatto oggi con Lord Shen è stato così assurdo e pericoloso che mi sono molto, molto preoccupato-

-Davvero?-

-Sì, panda, davvero. Non ti aspettavo per rimproverarti, ti aspettavo per chiederti come stai-

Po non riusciva a credere alle proprie orecchie. Shifu non aveva mai chiesto una cosa del genere.

Era fuori da tutto quello che aveva imparato a conoscere del suo maestro.

-Quando e se e vorrai parlare, ovviamente- precisò il maestro -Per ora vai a darti una rinfrescata-

Po non sapeva più che pensare. Oltrepassò Shifu lentamente, tenendolo d'occhio.

Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe pensato che uno strano gemello avesse preso il posto del maestro del Palazzo di Giada.

Passò velocemente dalla sua stanza a prendere un cambio di vestiti e poi subito nella stanza da bagno a togliersi di dosso la polvere e la fatica che combattere contro Shen gli aveva lasciato addosso.

Solo quando fu di nuovo presentabile andò a cercare Shifu, e lo trovò immerso nella meditazione nel giardino interno della casa.

Era uno spazio piccolo, ma molto bello, pieno di piante e di verde, e Po aveva imparato a considerare familiare il chioccolio della piccola fontana di bambù al centro.

Al suo arrivo Shifu scosse le orecchie e si alzò subito in piedi.

-Ah, Po. Volevi parlarmi?-

-Sì, esatto... cioè, voi volevate parlarmi prima, e quindi... eccomi qui-

Shifu fece cenno con il bastone verso una panchina di pietra accanto alla fontana ed entrambi si sedettero lì.

C'era un bel senso di pace, e Po si rese conto di respirare meglio.

-Allora, panda. Come stai?-

Po lasciò andare un sospiro di sollievo.

-La prigione è proprio un brutto posto. Non avevo mai pensato a come potesse essere starci dentro-

-Capisco il tuo turbamento. Io ho visto molte prigioni, e vorrei che non servissero posti del genere. Ma è per la sicurezza delle altre persone, lo capisci, non è vero?-

-Certo, lo capisco- rispose lui a testa bassa.

-Oggi sei rimasto per delle ore lì, immagino che per tutto il tempo tu sia rimasto in cella insieme a Shen-

-Esatto-

-Perché lo hai fatto? Non intendo rimproverarti, ma voglio capire-

-Non c'è molto da dire. Lui piangeva e non volevo lasciarlo solo, tutto qui-

Shifu rimase in silenzio per un po'.

Po sapeva di non dover interrompere quei momenti di meditazione, e sperava che il suo maestro se ne uscisse come al solito con qualche illuminante perla di saggezza dopo aver riflettuto.

-Non so se mi sorprenda di più sapere che Lord Shen piangeva o il fatto che tu abbia una comprensione così profonda per la sua sofferenza. In ogni caso hai dimostrato un grande coraggio-

-Davvero? Naah... io ho solo...-

-Fatto quello che era giusto? E non è la cosa che richiede più coraggio di tutte?-

Po non si aspettava che addirittura Shifu sorridesse.

Era già la seconda volta che il suo maestro lo incoraggiava in quello che stava tentando di fare, sebbene non sapesse nemmeno lui con esattezza cosa fosse, e questo lo faceva sentire sollevato oltre ogni immaginazione.

Avrebbe voluto abbracciarlo ma sapeva che sarebbe stato troppo, e quindi si limitò al “grazie, maestro” più commosso della storia del kung fu.

-A proposito, dove sono tutti gli altri? Non... non ho passato molto tempo con loro, ultimamente-

-Sono stati impegnati ad aiutare con i lavori di ricostruzione, soprattutto nella zona del porto. Per la città di Gong Min, che vive di commercio, un porto ridotto in quelle condizioni è un vero disastro-

Po inevitabilmente si sentì in colpa perché lui, invece di aiutare i suoi amici e chi aveva subito danni, si era concentrato per giorni su chi quei danni li aveva causati.

-Potrei... potrei andare a preparare qualcosa da mangiare. Saranno stanchi quando torneranno-

Proprio in quel momento si sentirono dei rumori dall'interno della casa, e poco dopo Scimmia uscì in giardino.

-Maestro, siamo tornati! Ah, Po! Appena in tempo! Ci sono i ravioli al vapore e gli azuki dolci, vieni!-

Po rimase perplesso. Prima si sorprese perché Scimmia si era dimostrato contento di vederlo, poi si sorprese perché se ne era sorpreso.

Decise che quella sera avrebbe parlato anche con loro.

***

Li rivide tutti quando si riunirono per la cena.

-Ragazzi, ma tutto questo cibo da dove viene? È fantastico!-

-Questo viene da un ristorante lungo l'argine principale- gli rispose Tigre -Sai, non è stato distrutto da un colpo di cannone per un soffio, letteralmente, e così il proprietario ha fatto un voto di dare cibo gratis a chi ne avesse bisogno per un anno intero. Adesso tutti quelli che hanno perso i loro negozi o la casa a causa della battaglia nel porto vanno lì a prendere da mangiare-

Ancora una volta Po si sentì a disagio per cercare di aiutare Shen e non chi aveva subito dei danni a causa sua.

-Ehm... già che siamo in argomento... ragazzi, non è che... per caso... un pochino... ce l'avete con me perché cerco di aiutare Shen?-

Immediatamente tutti dimenticarono il cibo e spostarono l'attenzione su di lui, che impallidì sotto la pelliccia e si pentì amaramente di quello che aveva appena detto.

Vipera scivolò leggera sul tavolo e si arrotolò sulle sue spalle.

-Non preoccuparti, Po. Io non sono arrabbiata con te. È una buona cosa che stai cercando di fare-

Prima di tornare al suo posto, con la coda passò leggerissima sulla sua guancia per accarezzarlo.

Mantide saltò sul tavolo per attirare la sua attenzione.

-Non riesco a capire come fai a non spennarlo, ma ti ammiro molto per la tua pazienza. E detto da me è un complimento, lo sai-

Po non potè fare a meno di sorridere perché conosceva benissimo i trascorsi del più piccolo dei cinque cicloni con la pazienza.

-Po, ascoltami- gli disse Tigre, e lui ovviamente in un secondo aveva portato tutta l'attenzione su di lei.

-Non siamo arrabbiati con te, non potremmo mai. Il fatto che tu voglia aiutarlo è molto nobile. Quello che mi preoccupa è che Shen non vuole essere aiutato. Lui è qualcosa capace di risucchiare ogni tipo di energia positiva, quindi voglio ricordarti di stare attento. Non farti consumare da lui-

-Ragazzi, ragazzi, non preoccupatevi, è tutto sotto controllo! Anzi, credo che stia andando bene, perché oggi si è messo a piangere-

Scimmia rischiò di soffocare con un boccone di wanton.

-Comecome? Lord Shen che piange?!-

Gli altri non erano meno sorpresi di lui, anche se non avevano rischiato di soffocare, e così Po spiegò cosa era successo, del fatto che Shen avesse detto quelle cose sui suoi genitori, che poi lo avesse attaccato nonostante fosse stremato e di come poi, nell'incoscienza, avesse pianto.

-E quindi tu sei rimasto in cella con lui tutto questo tempo?- chiese Gru incredulo.

-Be'... sì? Andiamo, non potevo lasciarlo solo in quelle condizioni!-

Nessuno di loro sapeva più cosa dire. Insomma, comprensione del dolore oltre la rabbia, volontà di aiutare una persona che soffriva, anche se un nemico, lo capivano... ma forsi rinchudere in cella per fargli da balia perché piangeva? Dopo tutto quello che aveva fatto?

Po cominciava a sentirsi a disagio sotto i loro sguardi sorpresi o perplessi.

-Ehm... tutto bene?-

-Onestamente, Po?- Chiese Mantide.

-Mmmssiiiì...?-

-Io credo che tu sia qualcosa che non si è mai visto nel mondo del kung fu-

-Wow! Grazie! Aspetta... è un complimento, vero?-

Mantide ridacchiò sotto i baffetti -Sì, sì, non temere... è un complimento, Guerriero Dragone-

-Oh, bene... perché... non importa, non importa... ed invece voi? Cosa state facendo in città?-

Gru cominciò a raccontargli dei danni che erano stati fatti e di come il consiglio dei maestri stessero decidendo cosa ricostruire prima e come aiutare chi avrebbe dovuto aspettare.

A quanto pareva, la cosa più difficie da ricostruire sarebbe stata proprio il ponte.

-Non è facile trovare il giusto equilibrio tra peso della struttura, altezza e larghezza. I progetti originali erano stati fatti dal nonno dell'ultimo sovrano della dinastia dei pavoni, ed erano conservati nella Torre della Sacra Fiamma, ma dato che quel genio di Shen l'ha distrutta con tutto quello che c'era dentro dovremo arrangiarci-

Se Po aveva voluto cambiare argomento non era servito a molto, perché dato che quella parte della città era stata distrutta da Shen e dai suoi cannoni era normale che si sarebbe tornato a parlare di lui.

Tuttavia Po non voleva tornare a dargli troppo spazio. Lui aveva detto tutto quel che aveva da dire, e c'erano anche altre cose di cui parlare.

-Io non ne capisco molto di ingegneria... ok, non ne capisco nulla. Ma domani scenderò con voi, vediamo se posso aiutare a fare qualcosa. Va bene?-

-Certo che va bene! Una mano in più serve sempre!- gli rispose subito Scimmia.

Anche gli altri furono d'accordo.

Per qualche motivo Po aveva avuto paura che non lo volessero con loro, come se si fosse creata una frattura, ma non era assolutamente così.

Sapere di avere il loro appoggio era... era bello.

E per quanto lui volesse aiutare Shen, si era reso conto che non doveva permettergli di trascinarlo nella sua esistenza claustrofobica.

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Cantuccio dell'Autore

Benvenuti o bentornati!

Prima di qualsiasi altra cosa vorrei ringraziare X_98 ed Aladidragoocchiodiluce per il supporto che mi stanno dando.

Grazie davvero, è anche merito vostro se non ho cestinato questa storia nonostante il grande disastro informatico... grazie davvero!

Questo è un altro capitolo sopravvissuto.

La parte in cui Shen è costretto a ripensare ai suoi genitori è uno dei nuclei centrali della storia. Una delle prime scene che mi è venuta in mente, attorno a cui poi si è sviluppato tutto il resto.

Tra l'altro, non so se ci avete fatto caso, l'ho costruita in modo che lui dovesse ripensare ai suoi genitori a causa di qualcosa che ha fatto contro Po e che si è ritorto contro di lui.

In questo caso cercare di trascinare Po nell'odio ricordandogli la strage di tutti i suoi simili.

E nulla, a Shen non ne va bene una contro il panda!

Inoltre, a proposito del rapporto di Shen con i suoi genitori, volevo ricordare che no, non passeremo dal topic dei genitori assenti o freddi, o niente che possa far di loro i cattivi e deresponsabilizzare così Shen. Ho in mente... altro...

L'unica nota di oggi è il video della canzone all'inizio:

-"Wings of madness" dei Serenity https://www.youtube.com/watch?v=k2QH9L42OY0

Ci sentiamo al prossimo capitolo, quando finirò di ricostruirlo.



Smeralda E. Elessar

   
 
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