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Autore: Legar    20/01/2022    7 recensioni
La Dama Grigia e il Barone Sanguinario si sono conosciuti a Hogwarts quando entrambi avevano un nome diverso. Ma non sono più nessuno, quando la pietra è antica e gli anni nuovi. L’uno un Barone chiazzato di colpa vermiglia e l’altra una Dama scolorita nell’assenza – nomi perduti in un passato irredimibile.
[Storia partecipante al contest Platonic relationship indetto da LadyPalma sul forum Ferisce più la penna.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Cosetta Corvonero, Helena Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Perduti – nella pietra e negli anni

 

 

 

Sono stati rivali, quando la pietra era nuova e gli anni antichi.

“Serpeverde!”

“Corvonero!”

Vivevano di attenzioni riflesse: l’uno un figlio della nobiltà non magica, l’altra figlia di una maga dal nobile acume. Lusinghe offerte a entrambi – mai reciproche, due spiriti pari in altezzosità. Ma nel segreto dei cuori, la consapevolezza comune di essere soltanto un’ombra della fama che li precedeva.

Lei nascondeva in un sorriso affettato la vanità morente: ogni apprezzamento per il suo intelletto non sarebbe mai stato abbastanza per offuscare quello materno.

Lui comprimeva in una robusta stretta di mano le fitte all’orgoglio: la sua posizione non era abbastanza prestigiosa, fintanto che suo padre era in vita.

E tuttavia dove lei occultava ambizioni, lui vedeva.

“Non siete l’unica con un genitore ingombrante.”

“I vostri titoli sono un fardello troppo pesante, forse?”

“Posso pregiarmi solo di un titolo di cortesia, per ora.”

“Gentile da parte vostra rammentarmi che io non possiedo nemmeno quello.”

“Voi non ne avete bisogno. ‘Helena’ dice tutto.”

“Voi di Onorevole avete solo il nome.”

Helena era variegata come i fiori che usava portare tra i capelli – il profumo cambiava con le stagioni e il suo pubblico si dilettava a scoprirlo ogni volta.

Il giorno in cui Corinna esibì per la prima volta lo scintillante diadema, due garofani rossi appassirono tra le trecce.

Ma due occhi attenti non si erano posati che di sfuggita sul capo della Fondatrice; tornarono senza indugio all’acconciatura avvizzita, incolleriti per la pena di cui erano spettatori. Due mani per porvi rimedio: la bacchetta per restituire vigore ai petali, dita rispettose a sfiorare il risultato.

“Voi non avete bisogno di pietre preziose per brillare.”

“Questo è più onorevole, signore.”

Lui la rese oggetto delle proprie ambizioni, vigorose nel corteggiamento come nell’aula di Salazar.

Da quel momento si impegnarono a mascherarsi per le compagnie ignare e smascherarsi l’uno dinanzi all’altra. Quando lei aveva occhi d’invidia per l’ennesimo trattato scritto dalla madre, lui la portava in un angolo appartato della Biblioteca e le offriva una piuma con cui imbrattarne gli angoli. Quando i palmi di Helena si irrigidivano mentre la Sala Grande applaudiva una nuova invenzione prodotta dallo smisurato ingegno di Corinna Corvonero, lui fissava solo lei e alzava il calice in onore della donna che pativa d’esser seconda.

Complici.

Poteva essere amata da chiunque, Helena, ma decise che i soli sentimenti che le avrebbero recato soddisfazione erano quelli per i quali sarebbe stata riconosciuta: l’unico modo in cui avrebbe superato la madre era diventare Baronessa, per l’unico uomo che aveva voluto conoscere il suo nome prima del cognome.

Sul mantello di Helena continuava a scivolare una moltitudine di sguardi curiosi – la figlia di una donna celebre, di una strega potente, di una Fondatrice. Labbra piegate in sorrisi vanesi accoglievano quelle attenzioni, ma le uniche che avevano il potere di farle tremare le dita provenivano da uno studente di Serpeverde fosco quanto controllato. Non le offriva che rispettose lusinghe, arginando, quando era con lei, lo sdegno, l’ira, la superbia di cui era capace con altri. Era Helena a cedere ai tumulti nel petto, quando lui le prendeva un braccio, le baciava una guancia, le sistemava rude nuovi fiori tra i capelli. Lei inspirava, e conservava per quando sarebbero stati concessi, gli altri tocchi di cui si stava scoprendo desiderosa.

Innamorati.

“Se non vi sbrigate a pormi quella domanda, altri pretendenti ci penseranno prima di voi.”

“E io pretenderei soddisfazione da ognuno di loro in un duello mortale.”

Ma c’è più pericolo in un segreto taciuto che nelle presunte verità. Fu così che Corinna prese, ancora.

Le raccontò di un bambino concepito nel peccato, nato in segreto e allevato da una nobile famiglia senza eredi, da un Barone e una Baronessa con cui non condivideva alcuna goccia di sangue. Le rivelò di un Voto Infrangibile stretto per proteggerne l’identità e delle preghiere, inesaudite, che la magia dei suoi veri genitori in lui andasse perduta, così che non avrebbe mai frequentato Hogwarts.

“Cosa mi state dicendo, madre?”

“Non puoi sposarlo, Helena.”

Helena sapeva disdegnare la compagnia altrui, per autentica superbia. Simularla, fu la sua più brillante prova d’inventiva.

Acuta, mentre indovinava la direzione dei desideri di lui e si costringeva a cambiare la propria. Arguta, quando scopriva un nuovo passaggio segreto per evitare i percorsi che in precedenza usava tracciare al suo fianco.

Un Voto stipulato prima della sua nascita la privava della possibilità persino di giustificare quello che non poteva più stringere. Helena camuffò in un gioco la verità su cui non aveva potere e dovette ignorare l’ira che, per la prima volta in sua presenza, deformò le nocche dell’uomo che aveva deluso.

“Smettetela di fuggirmi. Sposatemi.”

“Non credo che lo farò.”

“Voi volete questa domanda, l’avete detto! Sposatemi.”

“La volevo, l’ho ottenuta. Addio, ora.”

Helena si congedò una e infinite volte, poi l’insistenza si fece più rada quando la speranza di lui divenne arida – quando l’Onorevole divenne Barone e il titolo esigé una moglie fatta di carne e non di iraconde suppliche.

Ma ciò che non erano mai stati lo condusse in una foresta oscura da cui nessuno fece ritorno.

“Vostra madre mi ha mandato a cercarvi.”

“E l’ha chiesto proprio a voi?”

Sono stati rivali, complici, innamorati.

Non sono mai stati amanti.

“Mai, signore. Non osate mai più guardarmi, parlarmi, sfiorarmi.”

Non sono più nessuno, quando la pietra è antica e gli anni nuovi. L’uno un Barone chiazzato di colpa vermiglia e l’altra una Dama scolorita nell’assenza – nomi perduti in un passato irredimibile.

 

 

 

 

 

 

Note:

L’intera storia del Barone, così come l’evoluzione del suo rapporto con Helena, è un headcanon. La fanfiction si riallaccia al canon solo alla fine, con la morte di entrambi, come raccontata dalla Dama Grigia nel settimo libro.

Nel Regno Unito “The Honourable” è il titolo di cortesia utilizzato per i figli dei Baroni: “di cortesia” perché essi di per sé non posseggono un titolo ufficiale come il genitore, ma lo ereditano.

Grazie per il tempo dedicato alla lettura, alla prossima!

Legar

   
 
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