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Autore: Altair13Sirio    21/01/2022    3 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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I coordinatori non furono contenti di scoprire che i ragazzi stessero nascondendo una seconda bottiglia. Dopo del primo – e speravano anche ultimo – furto da parte di Kya e Rin, Nana e Hachi si erano assicurati di chiudere per bene la cantina dei vini, ma non potevano prevedere che le ragazze avessero già trafugato abbastanza da bere per una seconda festa.
In ogni caso, la strigliata che ricevettero i ragazzi passò quasi in sordina: a parte Suzuko, troppo ligia al dovere per non sentirsi in qualche modo responsabile, e Aiko che si imbarazzava facilmente, tutti gli altri erano troppo stanchi o troppo malconci per poter prestare attenzione; non era neanche ora di lezione, gli adulti si erano recati alla tenuta dei ragazzi esclusivamente per fargli quella predica, altro motivo per cui l'attenzione fu ai minimi storici.
In un certo senso potevano anche capirli; dopo tutto quello che avevano passato i ragazzi, si meritavano di svuotare un po’ la mente e lasciarsi andare alle emozioni, quindi non potevano biasimarli per aver voluto festeggiare. Ma questo non significava che fossero autorizzati a consumare sostanze dannose per adolescenti come loro, e in quanto loro tutori dovevano assicurarsi che fosse chiaro!
Hachi non riuscì a parlargli del bilancio della prima battaglia; i ragazzi erano ancora troppo provati dalla battaglia e il morale era molto alto grazie alla loro vittoria. Parlargli di perdite e dei danni riportati dalle città in quel momento sarebbe stato come sparargli nelle ginocchia; avrebbe fatto a pezzi tutto il loro entusiasmo e non avrebbe portato nient'altro che paura. Alla fine lui e Nana lasciarono la casa senza aggiungere altro, se non che li avrebbero lasciati andare a prepararsi per la loro gita di ritorno a casa: dopo della prima battaglia, infatti, come premio era stato concesso loro di tornare a casa per alcuni giorni e passare un po’ di tempo con le loro famiglie. Se lo erano meritato, e dopo le notizie di quegli ultimi giorni Nana e Hachi si erano sentiti in dovere di dar loro più tempo con le persone a loro care; quell’avventura in cui si erano lanciati era molto più pericolosa di quanto avessero previsto, i ragazzi non se ne erano ancora resi conto, e avrebbero dovuto fare tesoro di quei momenti.
<< Ragazzi, guardate qua! >>
La voce di Hoshi chiamò a raccolta tutti quanti dopo neanche venti minuti che i due adulti se ne fossero andati. Il ragazzo aveva una radio con sé, nessuno sapeva dove l’avesse trovata né perché ci stesse armeggiando, ma dopo che furono accorsi si affrettò ad alzare il volume dell’apparecchio e a sintonizzare meglio il canale di ricezione.
La trasmissione in onda era un notiziario locale con due voci ben distinte, una maschile e una femminile, impegnate ad annunciare le notizie più recenti e a scambiarsi opinioni, e in quel preciso istante stavano parlando di come la Squadra Anemone avesse sbaragliato le forze nemiche con una dimostrazione esemplare di ciò che avevano imparato nel loro primo periodo di addestramento sotto la tutela dell’I.P.U. A un certo punto la prima voce fece un commento su come solo due delle innumerevoli squadre sparse per il mondo fossero riuscite a respingere l’attacco dei VIRM senza subire alcuna perdita, e per puro caso fossero proprio i due centri più vicini all'istituto principale dell'I.P.U.
<< Sembra che siamo fortunati, i ragazzi della nostra regione sono veramente in gamba! >> Commentò quello mentre l’altra voce lo appoggiava e iniziava a fare un breve resoconto di quello che le telecamere erano riuscite a cogliere dello scontro. Sembrava che avessero tutti assistito alla incredibile lotta dello Xenomorphus contro i giganti VIRM, così come alla difesa che l’Aros e l’Anthurium avevano fornito ai propri compagni di squadra e non mancarono apprezzamenti sensazionalistici per l'audacia di Iustitia e Animus a bordo della nave nemica; tuttavia furono evidenziate anche le incertezze messe in mostra da alcuni membri della squadra, come il Gaia che dopo un avvio titubante che aveva fatto temere una sconfitta anticipata, era tornato nel pieno delle forze in breve tempo.
<< La strategia di indirizzare ai nemici il loro stesso attacco si è rivelata una mossa vincente, anche se molto azzardata, ma ha dimostrato proprio l’audacia e il coraggio di questi giovani eroi, che hanno inteso perfettamente lo spirito della loro missione, e che non possiamo che ringraziare per essersi messi in gioco per difendere le nostre vite! >> Concluse la voce femminile prima di passare alla prossima notizia. Hoshi abbassò rapidamente il volume e si voltò verso gli altri, entusiasta.
<< Ci hanno chiamati eroi! >> Esclamò, incontrando l’entusiasmo di alcuni dei suoi compagni di squadra, Kya in particolare, che per quanto non andasse molto d’accordo con lui si ritrovò a sognare ad occhi aperti.
<< Abbiamo fatto una buona impressione, eh? >> Commentò Rin colpendo il pugno del fratello con complicità e voltandosi verso il resto del gruppo per congratularsi con tutti. Ma qualcuno non sembrò contento di udire quelle notizie.
<< Hanno detto che siamo stati parte dei pochi a non subire perdite. >> Intervenne Tetsuya preoccupato. << Significa che qualcuno è stato ucciso nella battaglia? >>
Il silenzio calò nella stanza, solo il debole brusio della radio continuò ancora per un po’ ad aggiungere informazioni irrilevanti a quella discussione e alla fine Hoshi finì per spegnerla del tutto, comprendendo quanto fosse seria quella situazione.
<< Temo che fosse inevitabile. >> Yoshiki si fece avanti e alzò una mano, cercando di non sembrare indelicato con le parole; troppe volte era stato sgridato per la sua mancanza di tatto, e non era sua intenzione trattare quell'argomento con leggerezza.
<< In una guerra, statisticamente parlando, ci saranno sempre delle perdite da entrambi i lati; i nostri compagni si sono battuti con coraggio e alcuni di loro non ce l’hanno fatta. I VIRM sono venuti qui per distruggerci, non possiamo certo aspettarci che ci vadano piano con noi. >>
Il discorso di Yoshiki aveva perfettamente senso, eppure alcuni dei suoi compagni di squadra non riuscivano ad accettare quella realtà: tante volte erano arrivati a chiedersi se sarebbero riusciti nell’impresa, ma non avevano mai contemplato per davvero l’eventualità di poter morire in battaglia. Quel giorno, mentre combattevano i VIRM ottenendo una vittoria relativamente facile, dall’altra parte del mondo dei ragazzi della loro età stavano esalando i loro ultimi respiri, spinti all’angolo da un numero superiore di nemici oppure schiacciati senza neanche la possibilità di contrattaccare. Era una sensazione debilitante, Momo in particolare sentì lo stomaco rivoltarsi contro di lei e Aiko cercò un posto dove sedersi, sentendosi improvvisamente in colpa per i festeggiamenti della sera prima. L'intera sala comune si spense in un silenzio innaturale, quasi come a piangere i loro compagni caduti.
Una persona però non sembrava particolarmente colpita da quella situazione: Kya, che nonostante la sua spavalderia riuscì a comprendere la serietà della situazione e rispettò quel silenzio. I ragazzi che fino a un attimo prima avevano esultato senza ascoltare fino in fondo i messaggi del notiziario si sentirono tremendamente in colpa.
In questo silenzio deprimente e che mal si adattava a quella squadra, una voce acuta si levò sforzandosi di suonare più matura; Suzuko stava cercando di risollevare il morale dei suoi compagni:<< Non dobbiamo farci condizionare in questo modo! >>
Gli altri si girarono verso di lei e rimasero a fissarla mentre con il suo consueto sguardo torvo dava un discorso di quelli che aveva sempre voluto fare.
<< E’ vero che alcuni ragazzi sono morti, ma se i VIRM avessero avanzato oltre lo avremmo saputo certamente. Invece abbiamo sentito solo che ci sono state delle “perdite”: ciò significa che quei ragazzi sono riusciti a fare il proprio dovere fino alla fine, proteggendo i civili e impedendo al nemico di mettere piede sulla nostra terra! E’ giusto piangere i nostri compagni, anche io sono scossa se penso che avrei potuto ritrovarmi al posto loro… Ma credo che quello che meritino veramente quei ragazzi sia di essere celebrati come gli eroi che sono, sacrificandosi per proteggere il mondo.
<< Sapevamo tutti in che cosa ci stavamo cacciando, ma lo abbiamo voluto ignorare di proposito. Adesso però non possiamo più fare finta di niente, e finché non ne avremo parlato rischieremo solo di deconcentrarci; se non accettiamo il fatto che potremmo morire in battaglia, ci lasceremo cogliere alla sprovvista dalla prossima sfida, e io non voglio perdere nessuno di voi! >> Concluse il suo discorso stringendo i pugni con decisione, fissando lo sguardo negli occhi del partner, che era stato il primo a sollevare quella questione.
La ragazza sapeva di aver rovinato l’atmosfera nella stanza con quel suo discorso, ma aveva ragione! Era necessario affrontare subito quell’argomento; nessuno gliene fece una colpa, e anzi qualcuno le si avvicinò proprio per ringraziarla.
<< La prossima volta, combatteremo anche per loro, per dimostrargli che il loro sacrificio non è stato vano. >> Annunciò Ryo, ricaricato di fiducia dopo aver sentito le parole della compagna di squadra. Si vide arrivare addosso gli sguardi degli altri e sorrise mestamente sapendo di non poter veramente fare promesse su un futuro così incerto, ma conscio che avrebbe dato il massimo sempre e comunque.
Dopo di questo, i ragazzi iniziarono a disperdersi per continuare i preparativi; quella mattina sarebbero tornati tutti alle rispettive case e avrebbero passato alcuni giorni con le famiglie, prima di riprendere le lezioni e l’addestramento con gli Stridiosauri. Adesso che avevano appreso quella notizia, volevano tornare a casa ancora più di prima.
Suzuko mandò uno sguardo incoraggiante a Ryo, orgogliosa del fatto che avesse preso parte a quella discussione supportando il suo punto di vista, ma quando rimase da sola si fece scura in volto. Il pubblico aveva speso parole di elogio per tutti i membri della loro squadra, meno che per lei; la sua prima comparsa a bordo del Gaia non avrebbe potuto essere più disastrosa di così…
 
*
 
La stazione degli autobus era una vera bolgia. Sembrava che l’arrivo dei VIRM avesse risvegliato l’intera città, ma i ragazzi scoprirono in seguito cosa fosse successo veramente: temendo un disastro fuori scala, l’intera popolazione aveva mollato ogni lavoro per passare i possibili ultimi momenti di vita al sicuro, in compagnia delle persone care e lontani dal centro abitato. Solo una volta passata l’emergenza le aziende avevano invitato i dipendenti a rientrare e scuole, locali, negozi e servizi pubblici di ogni tipo avevano ripreso gli esercizi come se niente fosse, tutti quello stesso giorno. E ovviamente non erano mancati gli imprevisti.
<< L’autobus farà ritardo. >> Sbuffò vistosamente Rin mentre suo fratello si abbandonava alla panchina più vicina. Il resto della squadra, a parte Hoshi e Yoshiki, che come al solito erano stati prelevati direttamente a Mistilteinn, era sparso lungo il marciapiedi e i ragazzi si concedevano un po’ di chiacchiere spensierate.
Aiko e Kaoru sembravano non fare caso a niente di quello che gli succedeva intorno, avevano passato tutto il tempo a parlare fra di loro e sembravano contenti che quel ritardo gli stesse permettendo di passare un altro po' di tempo assieme; dopo del loro piccolo scambio a cui avevano assistito Momo e gli altri, la coppietta di Mistilteinn era diventata una cosa ufficiale. Era quasi impossibile separarli, e a vederli da fuori sembravano veramente felici.
Il ragazzo si spostò accavallando le gambe con aria rilassata dopo che Aiko gli ebbe chiesto cosa avrebbe fatto una volta arrivato a casa. << Probabilmente i miei avranno organizzato una scampagnata, oppure inviteranno tutti i nostri parenti… Siamo una famiglia numerosa, una volta che inizi a contare tutti i cugini, zii e nonni, lo sai? >>
Aiko rise. << Deve essere bello avere tanti parenti così vicini a te! >> Assunse un sorriso malinconico, dicendo come tutti i suoi parenti vivessero lontano da Anemone e lei avesse poche occasioni di vederli.
<< Sai, dovresti venire a conoscerli, qualche volta! >> Propose il ragazzo nel tentativo di tirarla su di morale. Ovviamente, la timida Aiko lo fissò come se avesse detto qualcosa di estremamente imbarazzante, ma in realtà stava segretamente sperando in un invito come quello…
<< Bé… Sarebbe bello… >> Riuscì a dire soltanto, visibilmente in imbarazzo. Avrebbe voluto abbracciare Kaoru così forte che forse avrebbe rischiato di rompergli qualche osso, ma dovette trattenersi; forse stava leggendo troppo tra le righe, ma l'idea di conoscere la famiglia del suo partner la faceva sentire già parte di qualcosa di bellissimo. Era veramente il suo darling perfetto!
Alla fine Aiko decise di voltarsi in direzione del ragazzo e posò le mani nelle sue, desiderosa di affetto, e fu a questo punto che Kaoru iniziò ad arrossire. Sapevano che qualcuno della squadra sarebbe presto arrivato a stuzzicarli se avessero mostrato troppe smancerie, ma non gli importava; entrambi volevano solo restare a guardarsi negli occhi ancora un po’, prima di doversi salutare per un paio di giorni.
<< Avete finito di flirtare, voi due? >> Come se fosse stata evocata, Kya si parò di fronte alla panchina dei due innamorati e li fissò con occhi vispi. Con aria giocosa, si piegò verso il ragazzo mormorò:<< Kaoru, se continui a guardarla così finirai per consumarla! >>
I due si mollarono quasi istantaneamente dopo le parole di Nakamura, ma un attimo dopo si ritrovarono a sfiorarsi almeno con una mano, rivolti verso la ragazza nel tentativo di spiegare il perché di tante effusioni… Fortunatamente per loro, arrivò Ryo a tirarli fuori dal terzo grado della loro caposquadra, dandole una piccola spinta.
<< Perché non impari a farti i fatti tuoi? Non vedi che li stai disturbando? >>
La ragazza agitò i suoi lunghi capelli con un movimento della mano e gli rivolse uno sguardo sdegnoso. << Come se tu capissi niente di questo genere di cose… >> Sbuffò guardando dall'altra parte.
<< E adesso cosa c’entra? >>
<< Niente, ma se un certo qualcuno non mi ignorasse continuamente non avrei bisogno di andare a disturbare altre persone! >> Esclamò polemica, girandosi di scatto verso Ryo e stringendo i pugni come una bambina capricciosa. Quelle parole arrivarono a Ryo senza che questo ne capisse il senso e il ragazzo si ritrovò a guardarsi intorno in cerca di una spiegazione; prima che la discussione divagasse, Aiko alzò un braccio e cercò di calmare entrambi.
<< Va tutto bene, non ci ha dato fastidio! >> Mormorò sforzandosi di sorridere, un po’ nervosa a causa del battibecco dei due amici e della mano di Kaoru ancora stretta attorno alla sua.
<< Ehi! >> Chiamò una voce severa che si rivelò essere Suzuko. La ragazza avanzò con le mani ai fianchi e guardò Kya con aria di rimprovero. << Smettetela di fare baccano! Finirete per attirare l’attenzione e qualcuno potrebbe pensare che il clima nella squadra sia teso… >>
Per un attimo le parole di Suzuko sembrarono preoccupare Kya, ma quando ebbe concluso la sua frase la ragazza sbuffò ignorando completamente quegli avvertimenti.
<< Come se qualcuno potesse riconoscerci, sai quante biondine dallo sguardo cattivo ci sono in giro? >> La prese in giro con leggerezza, portandosi una mano alle labbra per nascondere un sorrisetto divertito.
Lo sguardo di Suzuko si assottigliò ancora di più, visibilmente irritata da quel commento, ma si trattenne dal rispondere a tono e invece alzò una mano per indicare con il pollice alle proprie spalle:<< Infatti proprio qualche minuto fa ho notato dei ragazzi fare foto nella nostra direzione. Siamo apparsi in televisione già una volta e dopo la battaglia di ieri siamo ancora più famosi, non ti conviene metterti troppo in mostra! >>
Kya le mandò un occhiolino e mostrò di non aver ascoltato niente di tutto quello:<< Non ti preoccupare, Suzu. Prometto che nessuno mi noterà! >>
Esasperata, la piccoletta abbandonò l’idea di far ragionare la sua caposquadra e iniziò ad allontanarsi mentre Sato si scusava a nome della sua partner. Alla fine decise di incamminarsi verso la fermata del proprio autobus e avvisò Rin.
<< Guarda che se è per qualcosa che ha detto Kya, non voleva offenderti, lo sai… >> Le disse l’altra sotto allo sguardo perplesso del fratello. Sapevano entrambe che la loro compagna non fosse cattiva, solo troppo esuberante.
Ma Suzuko la tranquillizzò, facendo intendere che non fosse arrabbiata. << Devo solo raggiungere il mio autobus prima che parta! >> Poi alzò lo sguardo per cercare l’altra compagna di stanza e sorrise vedendola con il suo partner. << Saluta Aiko da parte mia, adesso non mi sentirebbe neanche… >>
<< Stanno proprio bene insieme, vero? >> Disse Rin sorridendo a sua volta in direzione dei due piccioncini. << Dopo ti racconterò una cosa assurda che mi ha detto Aki! >> Aggiunse voltandosi di nuovo verso di lei.
Suzuko sorrise ancora e rimase a guardare i due ragazzi ancora per qualche secondo, prima di decidere che fosse ora di andare; aveva giudicato male Matsumoto, sembrava tenere veramente tanto ad Aiko. Sperava che continuasse così.
<< Ci vediamo presto! >> Salutò infine andando verso il bordo del marciapiedi.
<< Fai buon viaggio. >> Le rispose l’amica agitando una mano, imitata dal fratello.
Suzuko si avvicinò al proprio partner e lo interruppe mentre stava conversando con Naho e Momo. Gli posò una mano sulla spalla e gli mandò un sorriso per attirare la sua attenzione, al quale lui rispose con un po’ di sorpresa.
<< Allora io vado. >> Disse mandando un’occhiata anche alle due ragazze che erano con lui. << Ci rivediamo tra due giorni! >>
<< Oh, sì! Mi raccomando, divertiti con la tua famiglia! >> Rispose entusiasta Tetsuya, che era sempre contento di rivedere i genitori e pensava che lo stesso valesse per lei. Suzuko annuì con la solita compostezza e salutò un’altra volta prima di avviarsi per la stazione, facendo attenzione quando attraversava lungo le corsie.
Una volta che fu abbastanza lontana, sicura di non essere vista, Suzuko si fermò e aprì rapidamente la valigia che si portava dietro, tirandone fuori un cofanetto scuro che aprì in tutta fretta: c'era un paio di occhiali dentro. Li indossò senza troppe cerimonie richiudendo il cofanetto nella valigia e a quel punto tornò a vedere chiaramente.
Sbatté le palpebre con fastidio. Non le piaceva indossare quei cosi: la facevano sentire ridicola, però doveva ammettere che grazie a loro fosse molto più facile guardarsi intorno; ne aveva bisogno per avvistare i genitori alla stazione.
Mentre si spostava a passi lenti e incerti, le parole della madre le tornarono alla mente; parole che aveva sentito talmente tante volte da non aver bisogno di chiedersi se fossero reali o se la sua mente le avesse trasformate come succedeva a tanti ricordi più effimeri.
Suzuko, ricorda: tu sei la discendente di una grande guerriera. Sei destinata a grandi cose.
Aveva sempre provato un grande orgoglio nel pensare che la sua antenata fosse una persona così importante; non aveva mai pensato che quel nome che aveva ereditato fosse troppo pesante, né che fosse qualcosa che lei non desiderava. La sua famiglia le aveva insegnato ad ammirare quel passato, a desiderare un’occasione per provare il proprio valore: era semplicemente ovvio che volesse mostrar loro ciò che era diventata, anche grazie ai loro consigli. Finalmente era arrivato il momento di far splendere il suo nome, e non avrebbe lasciato sfuggire quell’occasione.
Sua madre e suo padre erano persone rigide; non che mancassero di affetto, ma il modo in cui l'avevano cresciuta non aveva dato molto spazio alle coccole, agli abbracci… Alle emozioni, insomma. Per lei era normale, sapeva che l’avrebbero sempre amata, anche se non lo mostravano apertamente; ma allora perché sentiva una morsa così forte al petto, mentre attendeva di avvistarli in stazione, sapendo di dover dire loro di non essere riuscita ad essere la migliore?
   
 
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