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Autore: fiorediloto40    22/01/2022    0 recensioni
...quasi risvegliandosi da un incubo, si chiese che cosa stesse facendo, e soprattutto perché…era un uomo riservato, mai sopra le righe, la sua vita era dedicata quasi completamente alla direzione della sua compagnia, e non si era mai preoccupato troppo della sua vita sentimentale. In poche parole non era di certo un uomo da colpi di testa…e ne aveva appena fatto uno!
***
In un universo alternativo Shaka, Milo, Aiolos e Deathmask incontrano quattro ragazze che cambieranno la loro vita per sempre.
In questa storia i personaggi di Mu, Camus, Shura e Aphrodite sono femminili.
I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Virgo Shaka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando Shaka rincasò dal lavoro, si meravigliò del silenzio che regnava nel suo appartamento.

Per prima cosa si diresse in cucina per informarsi con Lita di come fosse andato il pomeriggio insieme a Mu. Trovò la governante alle prese, come al solito, con la preparazione della cena. 
 
- Buonasera Lita, dov’è Mu? - non avendola ancora vista, quella domanda uscì spontanea dalle sue labbra.
 
- Buonasera signor Shaka. La signorina è nella sua stanza, sta sistemando le quattro cose che mi ha permesso di comprarle - rispose la donna con una smorfia divertita.
 
Shaka aggrottò le sopracciglia - Che intendi dire? -.
 
Con disappunto, guardò il denaro che aveva lasciato prima di uscire e che ora la governante gli stava restituendo, notando che fosse praticamente intatto.
 
- Che significa questo Lita? - domandò Shaka contrariato - Non dovevate uscire per fare spese? -.
 
Lita fece una piccola risata - Ci provi a lei a convincere la signorina...guardi, se ci riesce, mi offro io di pagare...tanto è impossibile! -.
 
- Che intendi dire? - l’indiano non stava capendo nulla. Era rincasato immaginando di trovare borse e sacchetti ovunque, ma la scena che si era trovato davanti era di assoluta normalità.
 
Lita lo guardò con tenerezza. Shaka era abituato ad un altro tipo di frequentazioni...del genere che non si fa problemi a polverizzare generose quantità di denaro...che non fosse il loro ovviamente! Per fortuna duravano giusto il tempo necessario a fare fuori una pila di banconote come quella che aveva appena restituito.
 
- Mi ha permesso di comprare solo l’essenziale, vale a dire un po' di biancheria ed un abitino molto semplice...che, però, devo dire, le sta molto bene...e d’altronde...anche un sacco di patate vuoto farebbe la sua figura indosso a quella ragazza! - aggiunse con un sospiro divertito - Per il resto, ha detto che può tranquillamente arrangiarsi con quello che c’è in casa, anzi... - parlò rivolgendosi direttamente a Shaka - mi ha chiesto se ha qualche vecchia maglietta o camicia da prestarle, così può utilizzarla per dormire -.
 
Dopo qualche secondo perso tra i suoi pensieri, Shaka sospirò esasperato, tuttavia la ragione non era quella che Lita stava immaginando...alle parole della donna infatti, la sua mente reagì creando inconsciamente l’immagine della tibetana vestita solo di una delle sue camicie, provocandogli di riflesso un brivido lungo la schiena.
 
Inclinò la testa da un lato all’altro per rilassare il collo, tentando di respingere le sue fantasie - Perché? - domandò alla governante, sospirando pesantemente mentre stringeva con due dita il ponte de naso.
 
- Perché ha detto che non è giusto e che non vuole approfittare della sua gentilezza più di quanto stia già facendo - Lita si limitò a riportare testualmente ciò che Mu aveva detto. 
 
Era evidente che, al di là di ciò che riferiva, la donna fosse divertita da quella situazione - Glielo avevo detto signor Shaka...la signorina è fuori dal comune -.
 
Shaka si strofinò il viso con le mani in un gesto impaziente - Sì...anche nella sua testardaggine sembra essere fuori dal comune! -.
 
 Lita non poté trattenere la risata che le sfuggì dalle labbra. 
 
- Vado a parlarle - concluse prima di uscire dalla cucina.
 
Dirigendosi verso la stanza degli ospiti, l’indiano non poté evitare di ripensare a ciò che aveva visto l’ultima volta che aveva percorso quel tratto che separava i due spazi della casa...
 
La figura di Mu, vestita della sua bellezza delicata e poco più, era stata una delle immagini che lo avevano maggiormente perseguitato durante tutta la sua notte agitata.
 
Questa volta, grazie agli dei, la scena che gli si parò innanzi era molto più sobria, tuttavia, un piccolo sorriso si delineò sulle sue labbra, quando trovò la bella tibetana concentrata sulle sue faccende. Sulla soglia della porta aperta, Shaka vide Mu piegare con cura le poche cose che aveva acquistato per riporle ordinatamente nei cassetti. 
 
Con la coda dell’occhio, la donna intravide la presenza di qualcuno, e quando si girò, un bellissimo sorriso illuminò completamente il suo volto.
 
- Shaka! - il nome dell’uomo uscì dalle sue labbra come una sorta di sospiro. 
 
Irresistibile per le orecchie che ascoltavano.
 
- Ciao Mu - l’indiano cercò di mantenere la sua apparente calma - posso entrare? -.
 
- Ci mancherebbe altro...accomodati - gli rispose con la sua voce dolce indicando un punto sulla sponda del letto.
 
Shaka pensava che quella non fosse una buona idea, tuttavia, non aveva il coraggio di negare qualcosa a Mu.
 
Quando si fu accomodato poté avere una visuale migliore della donna che gli stava davanti, di spalle, riponendo le sue cose. 
 
Quello che aveva detto Lita era vero. L’abito che indossava, risultato del pomeriggio di acquisti, era molto semplice, di un bell’azzurro delicato, dal taglio dritto leggermente sagomato in vita, senza alcuna pretesa. Tuttavia, era la donna che lo indossava a renderlo divino. La governante aveva ragione...anche un sacco di patate vuoto avrebbe fatto la differenza indosso a Mu.
 
Quando ebbe terminato di ordinare, Mu si sedette accanto a Shaka.
 
- Shaka...grazie davvero...ma non era necessario - vide l’uomo inclinare la testa con un’espressione interrogativa - dico sul serio, sono abituata ad arrangiarmi con quello che ho a disposizione, come ti ho detto la mia vita è molto semplice...però ti ringrazio di cuore per il pensiero, sei stato davvero molto gentile - gli disse guardandolo con un insolito bagliore negli occhi.
 
O almeno così sembrò a Shaka. Stava iniziando ad immaginare le cose? 
 
Magari sì, tuttavia...percepì qualcosa di diverso quella sera. Mu sembrava essere più a suo agio con lui, meno imbarazzata, sebbene alcune delle sue espressioni nascondessero ancora una certa, probabilmente innata, riservatezza. Al di là di tutto, non poteva negare che quella piccola intimità gli piacesse...con Mu si sentiva davvero a casa, a prescindere dal luogo nel quale fossero. E d’altronde anche la prima volta in cui l’aveva stretta a sé, uscendo dalla casa di Aiolos, la sensazione di familiarità gli aveva persino evitato di notarlo.
 
- Ne deduco che il pomeriggio non sia stato divertente - tornando all’argomento di conversazione, Shaka osservò l’ovvio. Tuttavia, non c’era rimprovero nel suo tono di voce, solo una semplice constatazione.
 
Mu scosse dolcemente la testa in segno di diniego. Un lieve rossore sul viso, che teneva basso, mostrò il dispiacere che provava, temendo di aver offeso l’uomo che le sedeva accanto e che era stato tanto premuroso con lei.
 
- Perché Mu? - domandò Shaka posando una mano su quella della ragazza - Perché non hai accettato i miei regali? -. 
 
Mu alzò la testa di scatto - No.…non è questo...è solo che... - adesso sì che l’imbarazzo stava prendendo il sopravvento, rendendola visibilmente nevosa - è solo che...quel denaro non è mio, non l’ho guadagnato io...e non mi sembra giusto spenderlo...solo questo... -.
 
Shaka la guardò con una tenerezza impensabile per un uomo come lui. 
 
Comprese perfettamente ciò che Mu gli stava dicendo...quella ragazza aveva una sua dignità e stava facendo di tutto per tenersela stretta, nonostante le circostanze le remassero contro. Dentro di sé si pentì di essere stato così superficiale. Gli tornarono in mente le parole che Lita gli aveva detto poco prima ed anche la sera precedente... Mu non era una donna comune...
 
Non avrebbe commesso lo stesso errore un’altra volta.
 
- Ti chiedo scusa Mu - le disse accarezzandole una guancia. 
 
La donna spalancò gli occhi per la sorpresa delle sue parole e per il piacere di quel contatto.
 
- Hai ragione...sono io che mi sono comportato in modo disattento - la vide sbattere le palpebre perplessa - quando vuoi fare un regalo a qualcuno sei tu che devi occupartene, non delegarlo a qualcun altro...in caso contrario, la persona a cui è destinato, ha il pieno diritto di mandarti al diavolo! - concluse nel tentativo di rilassare l’atmosfera.
 
Il sorriso divertito della tibetana fu la risposta migliore a quel tentativo.
 
- Vado a cambiarmi per la cena - annunciò poi Shaka alzandosi dal letto, temendo che quella vicinanza e quella intimità non fossero consigliabili considerato il suo stato d’animo - che hai cucinato stasera? - domandò con un sorriso divertito.
 
- Niente! - Mu incrociò le braccia imbronciandosi leggermente - Lita mi ha proibito di avvicinarmi! -.
 
Una risata sfuggì dalle labbra dell’indiano mentre si dirigeva verso la porta - Sì, in effetti Lita è un po' gelosa della sua cucina -.
 
Prima di andare via, lanciò a Mu un’ultima occhiata. Quel broncio gli sembrò irresistibile...intuì che, oltre alla dolcezza e all’amabilità che le appartenevano e che si mostravano naturalmente, Mu avesse anche un genio da non dover stuzzicare troppo! 
 
Quella sera cenarono in un’atmosfera molto più rilassata rispetto alla sera precedente. 
 
Stavolta fu Shaka che le raccontò di più sulla sua vita, riuscendo persino a parlare un po' dei suoi genitori, cosa che non aveva mai fatto con nessuno prima, compreso Lita. 
 
Mu si rivelò essere, come previsto, un’attenta ascoltatrice, partecipando alla discussione senza essere mai indiscreta. La sua innata curiosità le aveva già acceso mille domande nella mente, tuttavia non le avrebbe mai permesso di rovinare quel momento confidenziale.
 
Oltre a godere di quella piacevole intimità, Shaka non poté fare a meno di notare che Mu sembrava essersi spogliata di ogni remora, di ogni imbarazzo. 
 
Quella sera poté vedere che, oltre ad essere una ragazza talvolta impacciata e tremendamente tenera, la tibetana era anche una donna...una donna in grado di ascoltare, non solo di sentire, una donna che aveva le sue opinioni che non temeva di esprimere né di mettere in discussione...una donna che aveva una luce diversa negli occhi.
 
Dal canto suo, Mu non poteva evitare di pensare a quello che le aveva detto Camille prima di concludere la chiamata...non lo capisci Mu...lo senti, ed il suo turbamento era evidente negli sguardi che, senza saperlo né poterlo controllare, indirizzava all’uomo di fronte a sé. 
 
Quando l’orologio a pendolo dello studio, un altro ricordo del padre che Shaka aveva voluto conservare, suonò due rintocchi, entrambi i giovani si resero conto di come l’ora si fosse fatta davvero tarda.
 
- Credo che sia ora di andare a letto - fece notare Mu. Il tono tradiva un leggero dispiacere.
 
- Credo anch’io - le fece eco Shaka alzandosi e porgendole una mano per aiutarla a fare lo stesso.
 
Mentre si dirigevano verso le rispettive stanze, al momento di salutarsi, Mu si ricordò di qualcosa.
 
- Shaka, perdonami, ma avrei bisogno di un favore... -.
 
L’indiano inclinò la testa facendole capire di essere in ascolto, prima di ricordare da solo quello che aveva detto Lita - Ma certo, vieni con me! - le disse aprendo la porta della sua stanza e prendendola per mano.
 
Quel contatto non passò inosservato a nessuno dei due...
 
Era la prima volta che Mu poteva vedere la camera da letto di Shaka.
 
La stanza era ampia, con muri bianchi e grandi finestre che costituivano la parete esterna, riparate da tende bordate di fili dorati. Al centro era posizionato un letto bianco lucido a due piazze, coperto da un candido copriletto con delicati fiori di ciliegio ricamati sopra; ai piedi di esso, un tappeto indiano conferiva una bella nota di colore all’ambiente. Gli armadi guardaroba, dello stesso colore del letto, coprivano un’intera parete, oltre la quale si intravedeva una porta. Il bagno probabilmente, rifletté Mu.
 
Nonostante l’arredo fosse sobrio e minimalista, erano i dettagli a reclamare le origini dell’indiano.
 
Mu non poté fare a meno di sorridere, confrontando quell’ambiente con la camera da letto della sua casa. In Jamir era tutto decisamente più rustico e buio; le spesse pareti scure della torre servivano a preservare il calore interno dagli sferzanti venti himalayani, e l’arredo, piuttosto semplice, era costituito solo dall’essenziale. Tuttavia era la sua casa...l’unico posto nel quale si fosse sempre sentita al sicuro.
 
Mu vide Shaka armeggiare dentro uno degli armadi, prima di offrirle una camicia azzurra che portava tra le mani - Ecco qua! -.
 
Quando vide Mu scuotere la testa divertita, aggrottò le sopracciglia confuso - Che c’è? Non ti piace? -.
 
Mu allargò un bel sorriso prima di dover rivelare l’ovvio - Ti ho chiesto qualcosa di vecchio, non voglio rovinare un capo nuovo - ridendo dolcemente davanti allo sguardo sorpreso dell’uomo, si limitò ad aggiungere - l’odore... -.
 
Shaka chiuse gli occhi sconfitto...come avrebbe anche solo pensato di poter ingannare un chimico...dopo aver alzato le mani in segno di resa, prese una qualsiasi tra le sue camicie bianche appese alle grucce dell’armadio e la porse a Mu.
 
- Grazie Shaka, la tratterò con cura -.
 
- Non importa - la rassicurò.
 
- Allora...buonanotte - contro la propria volontà, Mu si costrinse a terminare la serata, avviandosi verso la porta. Prima di uscire, si voltò un’ultima volta a guardare l’uomo che era rimasto fermo a fissarla. Di nuovo, non poté evitare di mostrare quella insolita luce che le brillava negli occhi.
 
Dopo aver richiuso la porta alle sue spalle, Mu si fermò un istante. Portando una mano al petto, chiuse gli occhi nel tentativo di rallentare il suo battito. Poi, prendendo un respiro profondo, si riavviò in direzione della sua stanza.
 
Tuttavia, nel compiere quei gesti, non si accorse di un dettaglio...il pavimento della stanza di Shaka, proprio nel punto di chiusura della porta, si rialzava leggermente, comportando la necessità di dover imprimere una forza maggiore affinché la porta si chiudesse. Cosa che però lei non notò e, di conseguenza, non fece. L’indiano si era ripromesso più volte di far sistemare quel piccolo inconveniente, tuttavia, non si era mai ricordato di avvisare Lita perché chiamasse qualcuno, ritenendolo un dettaglio tutto sommato insignificante.
 
Finora.
 
Un’ora dopo, la bella tibetana fissava il soffitto, ormai stufa dei diversi tentativi falliti di prendere un sonno che, evidentemente, quella notte non voleva proprio saperne di arrivare. Ed il motivo era piuttosto ovvio.
 
Il suo tormento era iniziato quando si era ritrovata sola nella sua stanza, con indosso la camicia di Shaka, pronta per andare a letto.
 
Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma in realtà aveva voluto un indumento dell’uomo per poter sentire di nuovo il suo odore...
 
Dopo averlo abbracciato, quello stesso pomeriggio, non aveva potuto evitare di percepire il tenue profumo che la pelle dell’indiano emanava naturalmente...un misto tra legno di sandalo e cannella. E quell’odore così leggero e delicato l’aveva ipnotizzata al punto da provocarle un lieve capogiro. Era confortante, rassicurante, ed allo stesso tempo allertava tutti i suoi sensi. In pratica le era piaciuto...molto!
 
Mu era molto sensibile a qualunque tipo di aroma. Per di più, il lavoro che faceva l’aveva portata a sviluppare quel senso in modo particolare.
 
Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che quell’odore, che aveva desiderato così tanto sentire di nuovo, potesse diventare il suo tormento notturno. Senza poterla controllare, la sua mente nutriva i suoi pensieri di immagini voluttuose nelle quali il suo corpo era sensualmente avvinto a quello di Shaka.  
 
Per Zeus...da dove l’aveva preso?
 
Stanca di guardare il soffitto, come se fosse un oracolo incapace di darle una qualunque risposta sensata, si alzò dal letto con l’intenzione di andare in cucina e preparare una tisana, sperando che potesse aiutarla ad addormentarsi. Due notti insonni di fila cominciavano ad essere troppe anche per lei.
 
In un’altra stanza della casa, le cose andavano persino peggio...
 
Anche Shaka, dopo diversi tentativi falliti di addormentarsi, giaceva sul letto a pancia in giù sfinito dai suoi stessi pensieri.
 
Convinto che Mu stesse dormendo il sonno degli angeli a poca distanza da lui, la sua mente aveva ricominciato a perseguitarlo come e più della notte precedente.
 
Continuava ad immaginarla distesa sul letto, vestita solo della sua camicia in parte slacciata, i lunghi e setosi capelli sparsi sul cuscino, e gli occhi meravigliosi che lo guardavano voluttuosamente...un angelo...no, un incubo tentatore e seducente che lo stava sfinendo!
 
Non potendo più contenere le reazioni del suo corpo, che non gli avevano dato tregua da quando la tibetana era entrata nella sua vita, e che si erano intensificate dopo i brevi contatti fisici che avevano avuto, fece l’unica cosa che in quel momento potesse restituirgli un po' di sollievo, oltreché la sanità mentale.
 
Dopo essersi girato di schiena sul letto, si spogliò dei pantaloni del pigiama e della biancheria intima, gli unici indumenti che indossava quando andava a dormire, e, sospirando in cerca di liberazione, avvolse con una mano la sua intimità cominciando ad accarezzarsi con movimenti lenti...
 
Mu camminava lungo il corridoio in punta di piedi, non volendo disturbare gli altri abitanti della casa, o meglio, Shaka, considerato che la stanza di Lita si trovava oltre la sua, nella parte più privata dell’abitazione. Avendo un passo estremamente leggero, sarebbe stato impossibile per chiunque percepirne la presenza.
 
Tuttavia, passando davanti alla camera di Shaka, si fermò all’improvviso. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, più precisamente dei rumori che sembravano provenire proprio da quella stanza.
 
Avvicinandosi alla porta, quei suoni divennero via via più distinti, risultando molto simili a.…lamenti!
 
Il suo primo pensiero fu che Shaka stesse male. Preoccupata, portò una mano sulla maniglia, e rendendosi conto che la porta era aperta, la aprì solo un po', sussurrando il nome del padrone di casa, nel tentativo di non essere troppo invadente.
 
Shaka, perso nelle sensazioni che lo stavano travolgendo, non avrebbe mai potuto sentire quel flebile sussurro, né vedere da chi provenisse dato che teneva gli occhi chiusi per dedicarsi completamente alle sue fantasie. Ed infatti non lo fece...continuando a dedicare la sua attenzione al piacere che la sua stessa mano gli stava procurando.
 
Quando Mu lo vide, fermò persino il suo respiro. 
 
Non era una sciocca, sapeva che cosa stesse facendo Shaka, ma soprattutto sapeva quanto fosse scorretto il fatto di essere lì a spiarlo, violando un momento intimo e privato che aveva il diritto di appartenere solo a lui.
 
Tuttavia, per quanto sbagliato potesse essere, e nonostante la sua coscienza la implorasse di girare i tacchi ed andare via immediatamente, qualcosa la inchiodò al punto nel quale si trovava. Qualcosa che sfuggiva completamente al suo controllo.
 
Malgrado le tende delle finestre filtrassero in parte il pallido chiarore della luna, i suoi occhi, già abituati al buio, potevano godere di una visuale privilegiata dell’uomo che le stava di fronte, riuscendo a percepirne ogni sfaccettatura.
 
La flebile luce creava sul corpo dell’indiano magnifici chiaroscuri che delineavano il suo corpo forte e snello. Appoggiato su uno dei gomiti, mentre con l’altra mano conduceva la sua dolce agonia, Shaka gemeva tenendo la testa piegata all’indietro, lasciando i suoi lunghi capelli biondi liberi di ondeggiare al ritmo dei suoi movimenti. 
 
Abbandonato inconsapevolmente ogni imbarazzo, Mu percorse con lo sguardo ogni centimetro di quel corpo che, ai suoi occhi, apparve essere una perfetta opera scultorea. Quando la vista catturò la sua virilità, indugiò su quel punto per diversi istanti, affascinata, prima di riuscire a sbattere nuovamente le palpebre. I suoi gemiti, rochi e dispettosi, mossero qualcosa dentro il suo petto, provocandole una reazione della quale non era ancora del tutto consapevole.
 
Eppure, fu solo qualche istante dopo che Mu rimase completamente immobile e spiazzata...
 
Diminuendo con le carezze il tempo necessario per raggiungere l’apice della sua eccitazione, Shaka, delirando per il piacere che la sua fantasia stava creando, gemette sensualmente il nome della tibetana ripetendolo via via più forte. Aaah...Muuuu...
 
In un’altra situazione, con chiunque altro, Mu sarebbe scappata a gambe levate, tuttavia...sentire il suo nome uscire dalle labbra di Shaka, sapere di essere la ragione della bianca dedizione che ora macchiava la mano dell’indiano in preda agli ultimi spasmi di piacere, riuscirono solo ad alimentare dentro di sé qualcosa che non aveva mai sentito prima. 
 
In un rapido barlume di giudizio, temendo che l’uomo, che stava lentamente tornando alla sua coscienza, potesse notare la sua inopportuna presenza, Mu richiuse con discrezione lo spiraglio che aveva aperto. Silenziosa com’era arrivata, tornò sui suoi passi, muovendosi in punta di piedi con maggiore attenzione, nella speranza di raggiungere la sua stanza il prima possibile. Ovviamente, dimenticandosi completamente della tisana...
 
Quando fu dentro la sua stanza, Mu appoggiò la schiena alla porta, scivolando in basso fino a sedersi sul pavimento. Poteva sentire i suoi stessi battiti rimbombare furiosamente dentro la sua testa. 
 
Per un attimo si chiese perché fosse rimasta a guardare, perché non fosse scappata come avrebbe dovuto fare. 
 
Tuttavia, ricacciò quelle domande nella testa, quando si rese conto che una nuova urgenza la stava sopraffacendo...
 
Poteva sentire distintamente la biancheria umida aderire alla sua intimità, mentre un bisogno, inconscio ed incontrollabile, implorava sollievo.
 
Non sapendo come comportarsi, turbata dalle sue stesse sensazioni, si alzò e raggiunse rapidamente il letto, tirando le coperte fin oltre la sua testa. Mosse gli occhi confusa fino a quando, nel tentativo di calmarsi, li chiuse cominciando a prendere dei respiri profondi.
 
Fu solo quando riuscì a ritrovare il suo respiro regolare, oltre ad un filo di ragione, che si permise, per la prima volta nella sua vita, di fare ciò che non aveva mai sentito la necessità di fare. 
 
Rispondendo ad un richiamo istintivo quanto naturale, portò una mano alla sua intimità cominciando ad accarezzarsi con tocchi leggeri. Quando sentì tutto il suo corpo reagire piacevolmente a quelle carezze, chiuse gli occhi e, senza neanche averne la piena consapevolezza, rivisse nella sua mente ciò che aveva visto qualche istante prima...
 
Non potendo frenare il disperato bisogno di inseguire le sensazioni che gradualmente crescevano d’intensità, aumentò via via le sue carezze...nella sua fantasia si inseguivano freneticamente le immagini di Shaka che si dava piacere gemendo il suo nome senza vergogna, fino a quando piccole scariche elettriche annunciarono quello che stava per accadere...mordendo le lenzuola nel tentativo di soffocare un gemito che non avrebbe potuto controllare, ma che portava con sé un nome ben noto, un piacere estremo condusse la sua coscienza fino ad un punto indefinito dell’universo, facendola esplodere in migliaia di piccoli parti di stelle, che, dopo lunghi secondi, ricaddero lentamente sulla terra come fuochi d’artificio consumati.
 
Quando, qualche istante dopo, tornò alla realtà, si scoprì fino alle spalle ricadendo esausta con la testa sopra il cuscino, tentando di calmare gradualmente il suo respiro. 
 
Cullandosi nelle nuove sensazioni che aveva appena scoperto, dopo pochi minuti si addormentò. Un leggero sorriso adornava il suo bellissimo volto.
 
   
 
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