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Autore: Red Saintia    22/01/2022    3 recensioni
La passione per uno sport può unire, dividere, spronare a migliorarsi e aprire nuove strade.
Alcune scelte portano ad allontanarsi mettendo in discussione sé stessi e ciò che si prova. Tra presente e passato ancora una volta luce e ombra si rincorrono per ritrovarsi sulla stessa strada.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria fresca di quel mattino gli sferzò il volto quasi come uno schiaffo. Il sole faceva fatica a farsi strada tra le nuvole che incombevano ancora nel cielo. Aveva un bisogno urgente di allontanarsi da lì, rintanarsi da qualche e capire se il suo repentino ritorno a Tokyo aveva avuto un senso oppure no.

Si diresse verso il suo vecchio appartemento ormai vuoto da quasi un anno. Le strade cominciavano ad animarsi di persone, e camminando potè ritrovare la familiarità di quei luoghi che lo avevano accolto e fatto sentire speciale. Ogni ricordo che la sua mente pescava dal passato portava impresso il suo volto, il suo nome. Non si era mai pentito di aver scelto di partire per l'America, era sempre stato convinto che quella fosse la decisione giusta da prendere. Tutto il resto si sarebbe sistemato con il tempo. Invece... quel tempo, che lui aveva creduto di avere, si era rivelato un nemico, un ostacolo più insidioso di ciò che credeva. Cos'era importante adesso? Sarebbe riuscito a sostenere i ragazzi del Seirin sapendo che la persona alla quale voleva bene si stava irrimediabilmente allontanando da lui?

Gli aveva detto di pensare alla partita, di concentrarsi solo su quella. Ma non ci credeva nemmeno lui in quelle parole. E una rabbia opprimente si fece strada nel petto bruciandogli dall'interno.

Camminava a testa bassa con la mente proiettata altrove. Urtò, senza volerlo, un paio di passanti uno dei quali gli rivolse un'imprecazione che lo costrinse ad alzare lo sguardo rispondendogli per le rime. Fu in quell'istante che lo vide, e intorno a lui tutto divenne buio e scuro. Si bloccò nel bel mezzo della strada guardando il lato opposto al suo. Impiegò pochi secondi prima di attraversare, in modo incauto, e corrergli dietro senza neanche pensare a quello che stava facendo.

"Ehi tu, fermati!" gli urlò, senza che l'altro gli prestasse la benché minima attenzione. “Aomine Daiki sto parlando con te!" solo allora lui si voltò incrociando lo sguardo con la persona che lo aveva chiamato.

"Dai chan... ma quello è..." Satsuki camminava al suo fianco, e rimase di stucco non solo nel vedere Kagami, ma soprattutto nel costatare l'espressione del suo volto carica di risentimento.

Daiki, pur rimanendo impassibile, non potè nascondere la sorpresa nel vederlo lì a pochi passi da lui.

"Guarda un po' chi si rivede, Kagami Taiga è tornato all'ovile. Cosa ti ha riportato da queste parti?" immaginava fin troppo bene il motivo della sua presenza in Giappone ma non lo diede a vedere.

"Fai poco lo spiritoso, e non prendermi per un'idiota. Io e te dobbiamo parlare."

"Davvero? E di cosa sentiamo?" l'atteggiamento spavaldo e provocatorio di Aomine lo irritarono ancora di più. Satsuki guardava entrambi, ormai certa che le cose avrebbero preso una brutta piega.

"Sai bene di cosa, non fare questi giochetti con me. Questo però non è il posto adatto."

"Non è qui che dovresti stare Kagami, ma con la tua ex squadra a dare loro supporto. Forse... c'è qualcuno che ha bisogno di te. Ah no scusami, aveva bisogno di te, ma tu ovviamente non c'eri."

Quello era davvero troppo, non gli avrebbe permesso di aggiungere una parola di più. Strinse i pugni e si avvicinò a Daiki.

"Dai chan andiamo via, non avresti dovuto parlargli cosi, siamo nel bel mezzo della strada. Avanti forza..."

"Sta zitta Satsuki! Se non è in grado di reggere la verità il problema è suo non mio. Se si arrabbia tanto vuol dire che io ho ragione, e lui lo sa."

"Te le spiego io le mie ragioni, seguimi se hai il coraggio e risolviamo questa cosa. Solo io e te!"

Aomine sapeva di doverlo fare, era inevitabile. Tanto risentimento improvviso nei suoi confronti poteva avere una sola spiegazione. Kuroko gli aveva detto di loro, di quello che c'era stato e di come le cose erano cambiate. D'altronde se lo aspettava, Tetsuya non era bravo a mentire né capace di nascondere le cose alle persone che gli stavano a cuore. Meno che mai a Taiga.

"Vai in palestra Satsuki e di a Wakamatsu che farò tardi oggi, inventa una scusa non ti sarà difficile farlo."

"Non ci penso nemmeno Dai chan, io non ti lascio da solo puoi scordartelo!" la ragazza si strinse al suo braccio decisa a non mollare la presa.

"Non fare la bambina e fa quello che ti ho detto. Non penserai davvero che quell'idiota possa crearmi problemi?"

Satsuki puntò gli occhi su Kagami e non fu affatto rincuorata dal suo sguardo. In ogni caso non l'avrebbe spuntata con Aomine, se le aveva detto di andare sapeva che insistere non avrebbe portato a nulla.

"Allora vuoi parlare Kagami? Va bene... parliamo. Fammi strada, avanti ti seguo." Si divincolò dalla stretta della ragazza, infilò le mani nelle tasche e segui Taiga allontanandosi dalla strada.


Mantenne una certa distanza camminando silenziosamente alle sue spalle. Kagami non si voltò nemmeno una volta, era certo che lo stesse seguendo, poteva sentire lo sguardo di Aomine piantato come un coltello alle sue spalle. Raggiunsero una zona periferica e al quanto isolata, dove i pochi passanti di quelle parti non sarebbero stati interessati a loro, qualsiasi cosa avessero visto o sentito.

"Allora... ti decidi una buona volta a dirmi cosa vuoi?"

Taiga si voltò facendo silenziosamente appello a tutto il suo autocontrollo. "Quello che vorrei davvero in questo momento è spaccarti la faccia per toglierti quell'espressione da stronzo che ti ritrovi. Ma cercherò di trattenermi, per adesso..."

"Uhhh... dovrei forse sentirmi minacciato? Eppure mi sembrava che quello a sentirsi in questo modo fossi tu?"

"Non provocarmi Aomine, la mia pazienza non è illimitata."

"Allora parla chiaro e non farmi perdere tempo idiota!"

Era davvero così? Daiki non si sentiva né in difetto né in dovere di dargli spiegazioni. Forse era vero, avevo perso il diritto di chiederne nel momento stesso in cui aveva scelto di andarsene. No... non poteva essere così e lui non poteva accettarlo. 
"Che cosa gli hai fatto. Che diamine hai combinato per ridurre Kuroko così? L'ho visto giocare e non sembra nemmeno più lui!"

"E cosa ti fa pensare che c'entri io nel suo cambiamento? Magari è la tua presenza a destabilizzarlo, non pensi?"

"Non dire assurdità. Tu ti sei approfittato del fatto che io non ci fossi insinuandoti nella sua vita per stravolgerla!"

"Come al solito ti sopravvaluti Kagami. Io non ho approfittato di niente. Le cose non si programmano, succedono e basta. Tra me e Tetsu c'è sempre stato un forte legame, prima ancora che tu lo conoscessi." era vero, non poteva smentire quelle parole. Adesso in tutta quella storia sembrava lui a fare la parte dell'intruso.

"Stai parlando del passato, non è più così e lo sai. Tetsuya per te era un capitolo chiuso, stai cercando di metterti in mezzo solo perché vuoi vendicarti di me."

Daiki si avvicinò a lui, il suo sguardo adesso sfidava apertamente quello di Kagami. Non gli avrebbe permesso di mettere in dubbio ciò che provava, non adesso che era ad un passo dal riconquistarlo. 
"Non darti un'importanza che non hai Kagami. È vero, tra me e Tetsu ci sono state incomprensioni e divergenze di opinioni. Ma adesso è diverso, e sai perché?"

Sapeva dove sarebbe andato a colpire con le parole e non voleva ascoltarlo, non più. Voleva solo colpirlo, colpirlo così forte sperando di alleviare quel dolore sordo che sentiva al petto e che lo straziava. "Perché io sono rimasto accanto a lui, perché ho raccolto il vuoto che tu hai lasciato dandogli nuove motivazioni. Tu hai scelto la tua strada e io la mia. E se adesso la mia strada si è incrociata di nuovo con quella di Tetsuya io non cambierò direzione. Non mi farò indietro." era così vicino adesso che poteva sentire addosso il peso di ognuna di quelle parole. Era sicuro e spavaldo, un muro invalicabile di convinzioni che non sarebbe riuscito ad abbattere.

"Pensi di poterti mettere in mezzo tra due persone così? Sperando che quello che ho costruito con lui vada in pezzi da un giorno all'altro? Adesso chi è quello troppo sicuro di sé tra noi?"

"Ho tutto il tempo di questo mondo per smantellare pezzo per pezzo anche il più piccolo ricordo che ha di te... alla fine sarai tu ad essere solo una pallida ombra nella sua vita."

Si sentì paralizzato dalle sue parole, anzi... intimorito era sicuramente il termine più calzante in quel momento. Anche durante le partite che li avevano visti scontrarsi Kagami aveva provato quella sensazione. Perché Aomine era così, agguerrito e spietato quando voleva conquistare qualcosa. Non si sarebbe fatto da parte, ormai quella era una certezza. E le sue ultime parole avevano esaurito la poca pazienza che Taiga ancora possedeva.

"Sei un bastardo egoista. Quando mai ti è interessato quello che provavano gli altri. Da quando t'importa aiutare un amico in difficoltà? Non te ne mai fregato un cazzo, vuoi solo mostrare di essere migliore di me!" lo afferrò per il bavero della divisa stringedolo così forte da sentire la pressione del suo collo sotto le mani.

"Ma guardati... sei corso qui dall'America solo per questo? Per prendermi a pugni, e dimostrare cosa? Se davvero tenessi a lui a quest'ora gli staresti accanto cercando di incoraggiarlo ad affrontare la partita di domani."

"Non venirmi a dire cosa dovrei fare, non te lo permetto!"

"E invece è proprio quello che farò. Perché sei talmente accecato dalla tua gelosia da non accorgerti di niente! Tu non ascolti, parli... parli ma non ti rendi conto di quello che hai tra le mani! Del fatto che lui non ha mai smesso di pensarti neanche quando io... io..." si fermò, trattenendo il respiro e le parole. Adesso si sentiva lui quello idiota, quello che sperava con un bacio di cancellare un sentimento che ormai aveva messo radici profonde.

"Che diavolo stai dicendo adesso?" Kagami non riusciva a capire il senso di quel repentino cambiamento. Perché gli stava dicendo quelle parole adesso?

"Niente... non sto dicendo niente, parole senza senso, forse. Fa quello che devi, vuoi picchiarmi, prendermi a pugni? Avanti accomodati, ma non credere che te lo renderò facile."

Gli occhi di Daiki erano cambiati, non c'era più spavalderia o voglia di imporsi nel suo sguardo ma una sorta di velata rassegnazione. Non seppe perché... ma lo lasciò andare. D'improvviso gli sembrò che tutto ciò che aveva fatto in quel momento non avesse avuto senso. In parte lui aveva ragione. Era tornato in Giappone per stargli accanto e invece era finito preda delle sue ansie e insicurezze dimenticando il vero scopo di quel viaggio.

"No, non lo farò. Non ho fatto tanta strada per perdere il mio tempo con te. Tra tutte le stronzate che hai detto l'unica che condivido è che dovrei stare con lui adesso, e non qui con te."

"Ci sei arrivato alla fine, complimenti. Comunque sia ricordati che in questa storia siamo entrambi spettatori. È Tetsuya quello a dover decidere. Quindi non è ancora detta l'ultima parola... Kagami Taiga."

Si sistemò il bavero della divisa, infilò di nuovo le mani nelle tasche e se ne andò per la sua strada. In fondo sapeva che Taiga non avrebbe mai alzato le mani su di lui. Se non altro perché Tetsuya non glielo avrebbe perdonato. Ma anche perché in realtà non ne aveva mai avuto realmente intenzione. Aveva solo bisogno di sfogare la sua frustrazione, e la cosa lo fece sorridere. Perché solo un cieco, non si sarebbe accorto di quanto Kuroko tenesse a Kagami. E lui, per un po', cieco lo era stato davvero.

Taiga raccolse il borsone scivolato a terra e prese finalmente la strada per raggiungere il suo appartamento. Aveva urgente bisogno di staccare la spina e per un po' non pensare più a niente.

 

                                                                                                                  *****

 

"Bene, vedo che finalmente ci siamo tutti, posso cominciare allora?" Riko si schiarì la voce aspettando di avere l'attenzione di tutti, soprattutto di Kuroko. "Sappiamo che la partita di domani non sarà facile. Abbiamo già affrontato lo Yosen e i suoi assi, quindi considerando che stavolta non ci sarà Kagami a contrastare Murasakibara l'assetto in campo dovrà cambiare. Il loro centro invece è alla nostra portata quindi facilmente controllabile. Senza contare che anche Himuro è molto pericoloso con l'imprevedibilità dei suoi tiri, quindi va marcato ad uomo."

"Tranquilla coach, a lui ci penso io."

"Ottimo Hyuga, la tua marcatura gli metterà senz'altro pressione addosso. Inutile che vi dica che l'imperativo di domani sarà vincere. Non può esserci sconfitta o pareggio, altrimenti siamo fuori. Quindi diamoci dentro!"

"Go Seirin!"

I ragazzi tornarono in campo per l'ultima mezz'ora di allenamento e Kuroko stava per unirsi a loro. "Kuroko kun, dopo l'allenamento vorrei parlarti in privato se non ti dispiace." Riko sembrava più seria del solito e la cosa non lo sorprese.

"Va bene coach, ci sarò."

Hyuga, che si trovava ai limiti del bordo campo, aveva sentito tutto e in effetti dopo quello che era successo con Kagami si aspettava un intervento della loro allenatrice. E se fosse stato il caso le avrebbe dato sicuramente man forte. 
Una volta cominciato il gioco però il cambiamento in campo fu palese. I ragazzi erano tutti estremamente concentrati e precisi. Non ci fu un solo passaggio andato male o sbavatura da correggere. Kuroko sembrava totalmente diverso, aveva occhi solo per la palla e la sua presenza in campo era invisibile e fulminea come non mai. Era successo qualcosa negli spogliatoi, tutti ne ebbero la certezza. Come sapevano che Tetsuya non avrebbe mai anteposto i suoi problemi personali al benessere della squadra. Anche Riko fu molto sollevata nel vederlo riprendere il suo consueto modo di giocare, anche se una buona strigliata non gliela avrebbe levata nessuno.

Mentre la coach osservava attenta gli ultimi minuti di gioco la porta della palestra si spalancò provocando un notevole fracasso e accogliendo una Momoi senza fiato e particolarmente allarmata.

"Che ci fai tu qui, non sarai mica venuta a spiarci spero?" esordì Riko, già sul piede di guerra.

"Devo parlare subito con Tetsu." disse, cercando di sorreggersi alla coach del Seirin per riprendere fiato.

"Impossibile, i ragazzi stanno terminando l'allenamento e poi Kuroko deve parlare con me subito dopo. Quindi qualsiasi cosa tu voglia dovrà aspettare."

"Ma è importante, è una questione urgente che lo riguarda." insistette

"Per noi l'urgenza è la partita di domani e non ti permetterò di distrarre un mio giocatore con delle sciocchezze!"

"Tu non capisci si tratta di Kagami kun e Aomine. Lui deve sapere!"

Riko si fermò per un attimo a riflettere, e capì che probabilmente lo strano cambiamento di Kuroko era dovuto a qualche problema che riguardava quei due. Senza contare che Momoi sembrava realmente preoccupata per qualcosa d'importante, decise quindi di assecondarla per capire meglio la situazione.

"Ti concedo cinque minuti, dopo non dovrai più infastidirlo."

"Va bene, lo prometto."

Riko si allontanò per un attimo richiamando la squadra. "Ragazzi basta così per oggi, siete andati alla grande. Adesso riposatevi e stasera tutti a letto presto. Domani sarà una lunga giornata."

"D'accordo coach!"

"Kuroko kun... c'è Momoi che è venuta per parlarti di una cosa. Le ho dato cinque minuti di tempo poi tocca a me farti un discorsetto. Intesi?"

"Certo coach, non ci metterò molto promesso."

"Allora va, sbrigati..."

Tetsuya l'aveva già intravista dal campo, e notando che era da sola si sorprese. "Momoi san che ci fai qui?"

La ragazza per poco non scoppiò in lacrime afferrando la maglia di Tetsuya. "Usciamo un attimo devo parlarti..."

Kuroko capì subito l'urgenza della situazione e non si attardò nel seguirla. "Puoi spiegarmi perché sei così agitata, è successo qualcosa?"

"Kagami kun è tornato..." esordì senza giri di parole lasciando Tetsuya di stucco. La prima cosa alla quale pensò fu che se lei ne era a conoscenza sicuramente anche Aomine lo sapeva.

"Come fai a saperlo Momoi san?"

"Lo abbiamo incontrato in centro circa mezz'ora fa."

"Lo avete incontrato? Intendi dire tu e Aomine kun?" Lei annuì senza aggiungere altro e Kuroko capì il perché del suo allarmismo. In breve gli spiegò com'erano andate le cose. Aggiungendo di essere corsa da lui non appena i due si erano allontanati.

"Mi dispiace Momoi, mi dispiace davvero di aver creato tanti problemi. Ti avevo promesso che avrei sistemato le cose e credo sia arrivato il momento di farlo."

"Non capisco, cosa intendi fare adesso?"

"Per prima cosa andrò a parlare con Aomine."

"Ma non sai nemmeno dove sia in questo momento? E se per caso quei due avessero..."

"No! Non è successo niente ne sono certo. Per quanto Kagami possa essere impulsivo so che non lo avrebbe mai fatto." Momoi avrebbe voluto condividere l'ottimismo di Tetsuya ma le risultava estremamente difficile. Lui non aveva visto gli occhi di Kagami e la rabbia che c'era dentro quello sguardo, lei sì. E sapeva che se Aomine fosse stato messo alle strette avrebbe reagito.

"Forse è meglio se vengo con te Tetsu."

"No, non penso sia il caso. È una cosa che devo risolvere da solo. Grazie per avermi avvisato, ti chiamerò per farti sapere che è tutto apposto. Stai tranquilla."

Lo sguardo e la sicurezza di quelle parole placarono un po' la sua ansia. La salutò in tutta fretta allontanandosi per rintracciare Daiki al telefono quando d'improvviso Riko gli si parò davanti più inviperita che mai. "I dieci minuti sono passati dove credevi di andare Kuroko kun?"

"Lo so coach, credimi l'ultima cosa che vorrei è disobbedirti ma è una cosa davvero urgente io non posso restare."

"La cosa davvero urgente che dovrebbe occupare i tuoi pensieri è la partita di domani. Tu hai dei doveri verso i tuoi compagni non scordarlo." Riko era molto seria, forse come in poche altre occasioni era stata, Tetsuya si sentì incredibilmente a disagio nel dover ribattere di nuovo le sue parole.

"Conosco i miei doveri e l'importanza dell'incontro di domani, il mio supporto alla squadra non verrà meno."

"E quale supporto intendi dare sentiamo? Chi scenderà in campo domani, il Kuroko che tutti conosciamo e che si farebbe in quattro pur di vincere o quello insicuro e confuso che ho visto ultimamente?" le parole di Riko lo ferirono più di quanto credesse. Il suo ruolo di allenatrice faceva sì che avesse un occhio attento su ognuno di loro. E di certo il suo comportamento incostante non era passato inosservato. Le doveva molto, sia per non aver indagato più del dovuto sia per l'infinita pazienza che dimostrava.

"Coach... domani il Seirin vincerà. Sono disposto a sputare l'anima se sarà necessario, ma darò il massimo, hai la mia parola."

Riko lo osservò con attenzione e lui sostenne il suo sguardo. Sapeva che nei momenti difficili poteva contare sulla sua fermezza e quindi decise di fidarsi. "Va bene Kuroko kun, voglio credere che tu abbia le idee chiare almeno su questo. Ma sappi una cosa, se domani vedrò anche la più piccola esitazione in campo ti sostituirò e non ti farò più rientrare."

Kuroko sapeva che stava dicendo sul serio, e che se fosse stato necessario lo avrebbe fatto. "Sono d'accordo, accetto."

Riko attese ancora qualche istante, poi rilassò le spalle sospirando. "Adesso vai... e cerca di mettere le cose apposto ok?"

"Ci proverò." aggiunse, per poi allontanarsi di corsa.

Lo vide sparire oltre il cancello d'entrata e sperò sinceramente che la sua smisurata forza d'animo gli permettesse di fare la scelta giusta.

"Ehi coach... alla fine sei riuscita a parlargli?" Hyuga l'aveva intravista con Kuroko, ma aveva deciso di non interferire, visto che Riko se la cavava benissimo da sola.

"Diciamo di sì, ma penso che lui abbia anche altro per la testa non solo la partita di domani."

"Quindi... cosa pensi di fare?"

"Mi fiderò della sua parola, per adesso. E se dovesse mettersi male allora interverrò come ritengo più opportuno."

"Mi sembra giusto." concordò Hyuga

"Che ne dici, ce ne torniamo a casa?"

"Direi che riposare un po' non sarebbe male." Riko gli sorrise, era felice della sua costante e silenziosa presenza. Sapeva di poter contare sempre su Hyuga, almeno quella era una delle sue poche certezze. Si mise sotto braccio del suo capitano e insieme si incamminarono verso le rispettive case.

 

                                                                                                           *****


Stava correndo per strada ormai da alcuni minuti senza sapere dove andare né avere la minima idea di dove potessero essersi diretti. Il telefono di Taiga risultava spento, quello di Aomine squillava a vuoto. L'ansia cominciò a farsi strada in lui, forse davvero era stato troppo ottimista. Possibile che le cose fossero degenerate fino a quel punto? E lui non aveva fatto niente perché ciò non accadesse.

Il senso di colpa era una sensazione opprimente e devastante con la quale sperava di non avere più a che fare. Era da tempo che non avvertiva un qualcosa di così spiacevole. Da quando alle medie, giocando con i ragazzi della Generazione dei Miracoli, aveva provato la stessa angoscia di quel momento quando sconfiggevano gli avversari umiliandoli senza alcun riguardo. Aveva giurato a sé stesso che non sarebbe mai più rimasto a guardare permettendo a simili situazioni di sfuggirgli di mano, ma non c'era riuscito, nemmeno quella volta.

Provò con l'ennesima chiamata che cadde anch'essa nel vuoto, nessuna risposta dall'altro lato del telefono. Si fermò ad un incrocio per riprendere fiato, per poi proseguire la sua infruttuosa ricerca. Arrivò fino al parco cittadino e di seguito al campo di street basket, niente, non c'era anima viva. La frustrazione cominciò a prendere il sopravvento. Con quale animo avrebbe affrontato la partita di domani se non fosse riuscito a parlare con nessuno dei due? La promessa a Riko, all'intera squadra, avrebbe fallito su tutta la linea. Gli occhi divennero lucidi e cominciò inaspettatamente a tremare, sentiva come se tutto gli stesse franando sotto i piedi e ancora una volta dovette fermarsi incapace di poter proseguire.
Lo squillo improvviso del cellulare lo fece sobbalzare e per poco non gli cadde dalle mani. Guardò lo schermo spalancando gli occhi, era il numero di Aomine. Rispose all'istante trattenendo il respiro per l'ansia.

"Aomine kun dove sei? Perché non rispondevi al telefono?" il suo tono di voce agitato non sfuggì a Daiki che ne intuì subito il motivo.

"Ohi Testu mi stavi cercando?"

"Mi pare ovvio questo, non hai visto le mie chiamate?" che razza di atteggiamento era quello, lo stava prendendo in giro o cosa?

"Beh... mi pare un po' difficile rispondere al telefono o sentire le chiamate visto che ero sotto la doccia."

"Cosa? Sotto... sotto la doccia? Ma allora sei..."

"Sono a casa mia, e dove se no? Avevi forse urgenza di dirmi qualcosa?"

Tetsuya tirò un lungo sospiro, ritrovando finalmente un minimo di calma. "In effetti dovrei parlarti, ma credo sia meglio incontrarci al solito campo di street basket. Ti prego di venire il prima possibile."

Daiki non era entusiasta di quella conversazione, forse perché già immaginava cosa sarebbe successo. Ma non potè tirarsi indietro. "Dammi il tempo di asciugarmi e infilarmi qualcosa addosso. Aspettami lì."

"Ok" la chiamata venne interrotta e Kuroko tornò sui suoi passi per dirigersi verso il campo. Non aveva idea di cosa fosse accaduto tra Daiki e Taiga. Gli scenari più disparati si materializzarono nella sua mente e poi il fatto che lui avesse il telefono spento era un chiaro segnale che Kagami non volesse essere importunato. Pensarci in quel momento però non avrebbe portato a nulla, doveva affrontare una questione per volta e farlo nel modo migliore e più convincente possibile.




Le strade di Tokyo sono fautrici d'incontri poco piacevoli ma necessari. Se da un lato Tetsuya e Taiga hanno esternato i rispettivi timori e malesseri dall'altro lato c'è colui il quale ha dato origine e contribuito in modo determinante ai loro attuali problemi. Aomine ci va giù pesante, d'altronde la diplomazia non è certo il suo forte, e poi lui è uno che non le manda di certo a dire. Taiga è molto istintivo e fumantino nelle reazioni, però è anche una persona che da molto peso alle parole, soprattutto quelle che lo toccano da vicino.
Sia Taiga che Aomine hanno fatto la loro mossa, adesso sta a Tetsuya sbrogliare questa matassa di dubbi e incertezze che si è venuta a creare. lo vedremo ne prossimo capitolo. Grazie come sempre per la vostra presenza e a risentirci alla prossima.

 

 

   
 
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