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Autore: Gatto1967    23/01/2022    1 recensioni
Un giorno Anthony Brown passeggiando nel giardino degli Andrew, vede una bambina che piange disperata vicino al cancello delle rose, quelle rose a lui tanto care.
Chi sarà mai?
Ovviamente noi sappiamo chi è quella bambina, e questa sembrerebbe essere la solita riedizione della storia di Candy. E in effetti lo è. Solo che stavolta c’è un elemento nuovo, un nuovo personaggio.
Chi è? Che ruolo avrà nella vita della protagonista?
Leggete e saprete…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno successivo la reazione della signora Legan non si fece attendere. Il signor Legan era dovuto partire per l’ennesimo viaggio d’affari e Sarah ne approfittò per regolare i conti con Candy, nel giardino di casa attorniata dai suoi degni figli.

-Io non ti considero affatto una figlia Candy! Ieri con la tua condotta ci hai fatto vergognare! Ricordati che sei soltanto una serva e non devi permetterti certi comportamenti!-

-Sì signora, le chiedo scusa signora.- rispose lei tenendo la testa bassa.

-Credevi forse di essere diventata una Legan?- la voce era quella velenosa di Iriza.

-Credi forse che Anthony e gli altri ti parleranno ancora quando sapranno che sei un’orfana senza famiglia?-

-Loro… lo sanno…-

-Bene… ti sei proprio lasciata andare a confidenze con i nostri parenti…- stavolta la voce, altrettanto velenosa, era quella di Neal.

All’improvviso Candy si avvide che due uomini stavano portando il suo letto fuori dalla villa dei Legan.

-Ma che stanno facendo? Dove stanno portando il mio letto?- chiese con la paura che forse la signora Legan volesse scacciarla di casa.

-Tu non dormirai più in casa Candy, non lo meriti. Una come te non può stare sotto il nostro stesso tetto!- disse Sarah Legan  pronunciando quelle orribili parole come se fossero le più normali del mondo.

-E… dove dormirò allora? In giardino?-

-No Candy… dormirai nelle stalle!-

La piccola rimase senza parole.

-Adesso voglio proprio vedere se Anthony e gli altri ti rivolgeranno ancora la parola.- le disse Iriza.

-Andiamocene ragazzi. Lasciamola sistemare nella sua nuova stanza…-

La irrise infine Sarah Legan prima di andarsene seguita dai suoi degni figli.

 

Rimasta sola Candy perse le ennesime lacrime da quando stava a casa Legan. Va bene fare la cameriera, in fondo era un lavoro come un altro, soprattutto per chi come lei non aveva né famiglia né denaro, ma subire tutte quelle umiliazioni era decisamente troppo. E per cosa poi? Perché aveva avuto successo a quello stupido ricevimento? Perché aveva fatto amicizia con Anthony, Archie e Stear? Perché la madre di Anthony era stata gentile con lei?

Inghiottite le sue lacrime Candy si diresse verso la stalla e vi entrò.

I cavalli reagirono alla sua presenza nitrendo e alzando la testa dal loro pasto.

-Buongiorno ragazzi!- li salutò la bambina. -Sono molto lieta di fare la vostra conoscenza anche se… non emanate certo un bell’odore.- disse poi arricciando il naso.

-Io mi chiamo Candy e voi se ben ricordo siete… Cesare e Cleopatra, dico bene?- 

Incredibilmente i due equini sembrarono assentire alle parole di Candy scuotendo la testa e Candy riuscì a ridere di quella situazione surreale, e poi si avvicinò ai due simpatici animali per accarezzarli sul muso.

Cesare e Cleopatra sembrarono apprezzare le coccole della piccola umana davanti a loro, che sembravano quasi percepire come molto diversa dall’altra piccola umana.

 

Candy smise di accarezzare i cavalli, strinse i pugni e cadde in ginocchio sul fieno piangendo disperata.

 

Passarono alcuni giorni e Candy continuò il suo tran tran a casa Legan, fra il duro lavoro che la signora Legan le assegnava e le perfide irrisioni dei due rampolli di casa.

Infine cominciò ad averne abbastanza di quella vita e cominciò a pensare seriamente di andarsene da quella casa. Poteva sempre tornare alla Casa di Pony, Miss Pony e Suor Maria l’avrebbero accolta  a braccia aperte, ne era sicura, e qualsiasi cosa era meglio che continuare a stare lì dentro. Almeno alla Casa di Pony avrebbe avuto sopra alla testa un tetto che non fosse quello di una stalla puzzolente.

 

In casa era riuscita a rimediare carta, una penna e una busta da lettera, e rientrata nella stalla si appoggiò al comodino vicino al suo letto e cominciò a scrivere una lettera con la quale preannunciava alle sue “mamme” il suo imminente ritorno.

Uscì dalla stalla per rintracciare il signor Sam, l’autista dei Legan. Lui spesso si recava in città e voleva chiedergli di imbucare la lettera per lei. 

Appena uscita dalla stalla fece un incontro inatteso: Anthony, Archie e Stear stavano entrando in quel momento nel cancello dei Legan. Anche se non li vedeva dal giorno del ricevimento e pensava che ormai loro avessero altro da pensare che non a lei, le venne spontaneo di salutarli calorosamente.

-Ciao ragazzi!-

-Ciao Candy!- la salutò Anthony, cercavamo proprio te.-

-Cercavate me?-

-Sì certo, in questi giorni abbiamo avuto un po’ di problemi in casa, sai mia madre è stata poco bene.-

-Oh mi dispiace.- disse lei ricordando i violenti colpi di tosse che avevano scosso la giovane donna la sera del ricevimento.

-Spero che adesso stia meglio.-

-Sì certo, è ancora convalescente ma sta molto meglio. Piuttosto volevamo dirti se ti va di venire in città con noi.-

-In città? Ma certo! Per adesso ho finito di lavorare per quei serp… volevo dire… per i signori…- disse lei avvampando. In fondo quei tre ragazzi erano pur sempre parenti dei suoi datori di lavoro. Ma inaspettatamente i tre si misero a ridere.

-Volevi dire quei serpenti Candy?- disse Stear -Non preoccuparti: la pensiamo esattamente come te.-

Lei sorrise, quei ragazzi erano davvero simpatici.

-Basta che mi riportiate a casa per le sette: devo aiutare ad apparecchiare la tavola per i ser… i signori…-

Nuova risata per i ragazzi, risata alla quale si unì anche Candy.

 

Aiutandola a salire la macchina Anthony le prese la mano e il suo sguardo mutò. Sul suo viso si dipinse una smorfia di dolore: ma che razza di persone erano i suoi parenti? 

Tuttavia dissimulò il suo stato d’animo, in quel momento dovevano solo far passare a quella bambina un po’ di ore di serenità.

 

Candy aveva con sé la lettera per Miss Pony e Suor Maria, ma in quelle poche ore che trascorse con i suoi amici fu talmente contenta di stare con loro che dimenticò di imbucarla all’ufficio postale.

Si ricordò della lettera solo mentre la macchina di Stear la stava riconducendo verso Villa Legan, ma al contempo capì anche che non aveva tutta questa fretta di tornare alla Casa di Pony. In fondo anche lì a Lakewood aveva degli amici!

Quando rientrò nella stalla posò dentro il cassetto del comodino la lettera e poi corse in casa.

 

Ai suoi amici non aveva detto di essere stata messa a dormire nella stalla, ma quando loro la videro dirigersi dalla macchina proprio in quella direzione, non poterono fare a meno di farsi qualche domanda.

 

Il giorno dopo di buon mattino, Rose Brown entrava a Villa Legan, ma non si diresse verso il portone d’ingresso, bensì in direzione della stalla.

Vi entrò e ovviamente c’erano i due cavalli, ma quello che vide d’altro la lasciò senza fiato: c’erano un letto e un comodino addossati alla parete opposta a quella dove stavano i cavalli, vicino alla finestra a ribalta.

Si avvicinò al letto e vi vide addossata un po’ di biancheria da lavare, era la biancheria di una bambina di dieci-dodici anni.

Per la gran rabbia che provò strinse i pugni e digrignò i denti: -Maledetta Sarah!-

 

Poco dopo Rose entrava in casa Legan. Aveva faticato per darsi un contegno, e certamente non voleva rendere omaggio alla sua odiosa cugina, ma voleva solo farsi un’idea più chiara della situazione.

-Ma che piacere vederti cara cugina!- le disse Sarah facendosi incontro a Rose.

-Ho saputo che sei stata indisposta, ma adesso stai meglio!-

-Sì certo cara Sarah, ho avuto un attacco di bronchite ma adesso sto molto meglio.-

-Gradiresti una tazza di tè?-

-Ti ringrazio, è proprio quello che mi ci vuole cugina…- rispose lei armandosi del suo miglior falso sorriso.

-Allora accomodiamoci di là, nel mio salottino privato… Candy!- Rose notò il cambio di tono che sua cugina ebbe nel pronunciare il nome di quella bambina.

-Sì signora Legan.- accorse subito lei con un inchino.

-Porta subito due tazze di tè nel mio salottino privato, svelta!- Rose fremeva: quanto odio le suscitava Sarah Legan in quel momento!

 

Candy entrò nel salottino portando un vassoio con una teiera fumante, un contenitore dello zucchero e due tazze contenenti ciascuna una fetta di limone.

Posò il vassoio sul tavolino, versò il tè nelle tazze che poi porse alla signora Legan e a Rose Brown.

-Ti ringrazio Candy!- le disse quest’ultima con un sorriso radioso.

-Ritirati pure Candy. Penserai dopo a sparecchiare.-

-Sì signora Legan.-

Uscita Candy, Rose si rivolse alla sua parente.

-Carina quella bambina, da dove viene?-

-Chi? Candy? Non farti incantare dal suo faccino da santarellina, è una ragazzina falsa e opportunista.-

-Stento a crederlo.- rispose lei che pure avrebbe voluto rispondere “non è che stai parlando di quella vipera della tua degna figliola?”

-Credimi, so cosa dico: l’abbiamo presa da un orfanotrofio nello stato dell’Indiana per far da dama di compagnia a Iriza, ma lei non è stata assolutamente all’altezza del compito, e così l’abbiamo comunque tenuta con noi a fare la cameriera. Sempre meglio che stare in un orfanotrofio!-

-La tua generosità è encomiabile cara cugina…-

 

Poco dopo Rose Brown usciva dalla villa dei poco amati parenti, e proprio nel giardino vide la piccola Candy dirigersi verso la stalla portando con sé due pesanti secchi d’acqua.

La raggiunse accelerando il passo, e afferrò uno dei due secchi.

-Oh, è lei signora Brown.-

-Questi secchi sono troppo pesanti per te Candy. Dove li stai portando?-

-Nella stalla. Devo abbeverare i cavalli.-

Lo sguardo di Rose cadde sulle mani di Candy e le sembrò che il cuore le si fermasse: come poteva una bambina di dodici anni avere le mani segnate in quel modo?

Si costrinse a inghiottire lacrime e indignazione: se si fosse lasciata andare non avrebbe aiutato quella bambina in nessun modo. Viceversa doveva rimanere lucida e razionale.

Arrivate nella stalla Rose vuotò entrambi i secchi nell’abbeveratoio dei cavalli e poi si sedette sul letto insieme a Candy.

-Dimmi la verità Candy: tu dormi qui?-

-Sì signora Brown, la signora Legan ha deciso che io non merito di dormire sotto lo stesso tetto dei suoi preziosi figli.-

-Ma… perché?-

-La signora ha detto che con il mio comportamento al ricevimento in casa vostra ho fatto vergognare la famiglia Legan.-

-Cosa? Ma quale comportamento? Tu non hai fatto niente!-

-La signora non la pensa così. Comunque qui sto bene. I miei compagni di stanza sono sicuramente più simpatici dei “signorini” Legan.- disse Candy ridendo.

-Ah, ci vuole poco!-

Risero insieme.

-Adesso devo tornare in casa, sennò chi la sente la “signora”?-

-Candy.- disse Rose prendendo le spalle della bambina.

-Non perderti mai d’animo e ricordati: qualsiasi cosa succeda tu non devi piangere mai!-

-No signora.- disse la piccola stringendo la croce della felicità che portava sempre al collo. -Io non piango mai.-

   
 
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