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Autore: fiphina    23/01/2022    2 recensioni
"Capisco" proseguì lo sconosciuto "So bene come ci si sente ad essere sottomessi. Quando sei temuto per i tuoi talenti"
"Lo sai davvero?" sussurrò in risposta il ragazzo, sollevando entrambe le sopracciglia, lasciando trasparire una finissima punta di sarcasmo in quella finta domanda.
"Si, lo so. Ed infatti... penso proprio che in te c'è esattamente ciò che cerco per i nostri ranghi, Severus"
Le sopracciglia del giovane serpeverde scattarono nuovamente, ma verso il basso insieme alle palpebre: stavolta le parole che udì suscitarono in lui un punto sospettoso nei riguardi del suo misterioso interlocutore, spingendolo a spostare lo sguardo nella sua direzione.
"Non capisco... di quali ranghi parli? Chi sei tu?"
Lo sconosciuto si voltò lentamente alla sua sinistra, mostrando a Severus il volto pallido e visibilmente intaccato nascosto sotto il cappuccio nero del mantello; lo fissò per diversi secondi, prima di dargli finalmente una risposta.
"Tu sai chi"
Severus non lo sapeva ancora, ma la decisione che prese quella sera avrebbe scatenato una serie di orribili conseguenze; non sapeva ancora di aver commesso il peggior errore della sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non si era sbagliato.

Nessuno era in grado di fare una cosa del genere, seppur semplice, come far crescere un fiore nel palmo della propria mano; tranne ovviamente qualcuno dotato di capacità fuori dal comune e quella bambina pareva proprio possederle, lo aveva visto chiaramente con i suoi occhi, non si era trattato di un errore.

Cosa avrebbe fatto lui ora? Forse gli era appena stata presentata davanti l'opportunità tanto agognata, che avrebbe potuto dare una svolta alla sua orribile vita quotidiana, ma... in quale modo avrebbe potuto cogliere al volo questa opportunità? Come avrebbe potuto avere un approccio adatto senza mandare tutto all'aria? Severus non era molto bravo in queste cose: in una famiglia come la sua, dopotutto, come poteva...

Parallelamente a ciò, il giovanissimo mago non riusciva a togliersi dalla testa nemmeno quei bellissimi occhi verdi: due smeraldi luminosi incastonati in un viso così dolce incorniciato da una chioma rosso rubino.

Come fossero due estremi opposti.

Proprio come loro due.

L'espressione del piccolo si rabbuiò all'improvviso: sarebbe davvero riuscito ad avvicinarsi a quella bambina? E se si, lei come avrebbe reagito? Era una creatura così perfetta, mentre lui sentiva di non avere niente di bello... poi, con i vestiti di taglie sufficientemente grandi da farlo apparire simile ad una di quelle strane creature nere simili a fantasmi di cui si era imbattuto nel nome leggendo uno dei libri della madre, sotto la spiegazione dell'incantesimo del patronus.

Insomma, non aveva molti punti a suo favore e così come l'opportunità era arrivata, altrettanto semplicemente poteva svanire.

Da dopo la prima volta in cui aveva visto la sconosciuta, cinque giorni prima, Severus aveva continuato a seguirla e studiarla di nascosto, stavolta facendo molta più attenzione a non farsi beccare o destare sospetti.

Precisamente altri due giorni dopo, mentre la osservava giocare tranquillamente nel consueto parco, udì per caso una conversazione (piuttosto accesa per essere una semplice conversazione) che lei stava avendo con la bambina dai capelli biondi, la stessa con cui l'aveva vista spesso quando uscivano; proprio grazie a quello che stavano dicendo Severus apprese che la sconosciuta che aveva attirato la sua attenzione non conoscesse l'origine dei propri poteri.

Lei non sapeva nulla del mondo magico e lui aveva le risposte che stava cercando.

Se non era un'occasione perfetta quella.

Al bambino non sfuggì neppure il tono sgarbato e carico di disprezzo da parte della bionda nei confronti della rossa e non gli sfuggì altrettanto che quegli insulti le erano rivolti proprio a causa della sua natura magica.

A quel punto Severus capì che l'altra era una semplice babbana, come suo padre e, sempre come lui, non si faceva scrupoli a mancare di rispetto verso i maghi e le streghe.

Le labbra sottili del giovanissimo mago si distorsero in una piccola smorfia, ma decise di voltare la sua concentrazione sulla questione per cui era lì; si alzò ed uscì dal nascondiglio dietro l'enorme albero e si avvicinò a passi ponderati ed in completo silenzio alle due bambine.

Non temeva di avvicinarsi ad entrambe, non gli importava che ci fosse anche quella sciocca babbana... se si fosse messa in mezzo sapeva già cosa fare per farle togliere il disturbo. 

La prima a notare la sua presenza fu proprio la babbana, standogli di fronte, ma che Severus nemmeno degnò di uno sguardo, posando subito gli occhi scuri sulla la sconosciuta dai capelli rossi che si voltò dopo pochi secondi, permettendogli di incrociare di nuovo quegli stupendi occhi verdi: dovevano avere presso a poco la stessa età, poté riflettere adesso che aveva una visuale perfetta.

Il bambino deglutì, sentendo all'interno delle mani uno strato scivoloso di sudore dovuto all'agitazione; iniziò a sfregare nervosamente le dita contro i palmi, aprendo e chiudendo la bocca, attendendo qualche minuto prima di parlare.

Maledizione, doveva controllarsi, altrimenti avrebbe sciupato l'occasione! 

"Io so cosa sei. Posso dirtelo. Sono anch'io come te..."

Com'era prevedibile, venne interrotto da quella sciocca babbana, la quale si ritrasse posizionandosi lateralmente con un piede avanti ed uno indietro.

"Non dargli retta, lascialo perdere!" esclamò lei, disgustata, assumendo una smorfia e fissandolo dall'alto in basso quasi fosse un mostro da cui stare assolutamente lontano "So chi è: è il figlio dei Piton... suo padre è un alcolizzato e sua madre non si vede mai in giro. Magari perché è strana come lui. La verità è che sono gente con cui è meglio non avere a che fare. Mi hai sentita? Vai via, non ti vogliamo!"

Nel sentire rivolgersi in maniera diretta quei giudizi sgradevoli, soprattutto l'ultima frase in cui gli veniva ordinato di andarsene, Severus incrociò per la prima volta lo sguardo della bionda, impegnandosi al massimo per penetrarla facendo affidamento alla profondità dei propri occhi scuri e la sua migliore espressione dura; la tattica funzionò in parte, lei emise infatti un gemito strozzato di stupore, sbattendo le palpebre, tuttavia mantenendo strette le labbra in una sottilissima linea: doveva essere piuttosto fiera di se stessa, ma non le sarebbe valso a niente, di certo non lo aveva intimorito, anzi, Severus si sentì sfidato, per cui non le avrebbe risparmiato le parole esattamente come la babbana non si era risparmiata nei suoi confronti.

Agì come si era proposto di fare.

"Non sto parlando con te, fatti gli affari tuoi. Sei solo una sciocca babbana" stavolta la sottoscritta socchiuse le labbra, indispettita dalla risposta che ricevette: non aveva capito cosa intendesse con l'appellativo con cui era stata denominata, ma di certo non si trattava di una parola gentile; tuttavia non aveva intenzione di restare lì un minuto di più e senza dire altro si allontanò in fretta, correndo; sistemato il problema il bambino tornò a rivolgersi alla rossa che nel frattempo era rimasta in silenzio, ma sul cui volto si leggeva un'espressione altrettanto interdetta "So chi sei e so che hai dei poteri magici..."

"Come fai a saperlo? Ci stavi spiando? Perché ci stavi spiando?" ribatté improvvisamente lei, mostrando un tono freddo che contrastava con la dolcezza dei suoi occhi verdi, cogliendo alla sprovvista Severus; e adesso? Il bambino tentò di giustificarsi, finendo solo per impacciarsi e peggiorare la situazione.

"No, io... non vi stavo spiando... ho solo...  voglio solo darti le risposte che cerchi, devi credermi, lasciami spiegare: tu sei una strega, ecco perché hai..."

"Basta, non voglio più ascoltarti! Se non vai via tu, allora andrò via io!"

Severus provò invano a chiederle di aspettare per poterle spiegare che non aveva cattive intenzioni, ma la sconosciuta era ormai troppo lontana anche solo per sentirlo: deluso, vedeva la sua lunga chioma rossa ondulare dietro la schiena mentre correva via da lui.

Accidenti!

Si era verificato proprio quello che il bambino sperava non succedesse.

Tuttavia, se la sua occasione era sfumata era per colpa di quella sciocca babbana: se non avesse iniziato ad insultarlo senza nessuno scrupolo si sarebbe risparmiato la risposta che le aveva restituito ed a quest'ora poteva trovarsi tranquillamente a parlare con la bambina dai capelli rossi.

Invece era andato tutto all'aria.








Dopo essersi allontanata dal parco, Lily rallentò la corsa e riprese fiato, continuando a camminare lungo la strada di ritorno a casa sua; nella sua mente rivisse per un momento quanto accaduto poco prima.

Come si era permesso quello sconosciuto di spiarle? E come si era permesso di darle della strega?

Avrebbe dovuto dare subito retta a Petunia e lasciarlo perdere... Lily non era solita giudicare superficialmente le persone, ma veder comparire dal nulla qualcuno che non conosci affatto e dirti di sapere chi sei o cosa sei dopo averti spiata per chissà quanto tempo, oltretutto con quell'abbigliamento trasandato che comprendeva una camicia bianco sporco, pantaloni di jeans troppo corti, cappotto scuro troppo grande e scarpe consumate... poi, i suoi modi impacciati di fronte all'accusa che gli era stata mossa... non era il massimo della sicurezza e affidabilità.

I loro genitori, seppur si fidassero di lei e di sua sorella, le avevano sempre avvertite di non parlare con gli sconosciuti quando erano da sole.

Guardandosi indietro un'ultima volta per qualche istante, Lily proseguì poi a raggiungere Petunia ed affiancarsi a lei, benché quest'ultima non la degnò di un'occhiata.

"Ti avevo detto di lasciarlo stare, ma tu non ascolti mai" l'accusò la maggiore, ad un certo punto; la rossa alzò il viso, leggermente stupita, affrettandosi a spiegare com'erano andare realmente le cose, ma Petunia non demorse e continuò a darle della bugiarda "Non ti credo, tu ti vuoi alleare con lui per fare tutte quelle cose strane insieme e pensare a piani cattivi contro quelli che non sono come voi! Adesso dirò alla mamma che le hai disubbidito quando lei ha raccomandato di non parlare con nessuno. Dirò tutto, capito?"

Mentre la bionda scappò avanti per precederla, Lily si limitò a guardarla andare via con uno sguardo sconsolato e triste, non riusciva neanche a pensare; si avvicinò allo steccato e strappò con delicatezza un ciuffo d'erba, facendolo svolazzare nel cielo come una piccola farfalla, guardando anch'esso allontanarsi sempre più da lei.

Compiere quel piccolo gesto la faceva sentire meglio ogni volta che era giù di morale.

Per lei era come un segno che sarebbe andato tutto bene.

Per la prima volta si ritrovò a riflettere in maniera differente: cosa c'era di così spaventoso in quello che faceva?

Infine, abbassando la testa coprendo il viso con le ciocche rosse, la bambina riprese il cammino verso casa.

Nessuna delle due sorelle si era accorta che lo sconosciuto incontrato al parco aveva ascoltato e visto tutto, nascosto tra i cespugli.








Rintanato nelle coperte del proprio letto fissando il soffitto buio in quei rari momenti di assoluto silenzio, la mente di Severus stava rivivendo il ricordo di quanto accaduto in quella giornata; non era andata come previsto, era vero, anzi, era stato un vero disastro per colpa di quella sciocca babbana... ma poi qualcosa era cambiato, attirato dalla voce alta della sciocca babbana si era avvicinato e nascosto nei cespugli per non essere visto e lì aveva assistito alla discussione.

Ecco, era avvenuto in quel preciso istante il cambiamento.

La bambina dai lucenti capelli rossi non solo non sapeva niente sull'origine dei suoi poteri magici, ma veniva trattata come fosse un mostro, proprio come suo padre trattava e voleva si sentisse anche lui... certo, era sempre colpa di quegli sciocchi babbani e della loro invidia per essere solo persone comuni se rovinavano quella dei maghi.

Ecco perché aveva avvertito una sensazione familiare: forse lui e quella sconosciuta avevano più cose in comune di quanto credesse e forse adesso Severus sapeva davvero cosa fare per avvicinarsi a lei.

Scostò la coperta, strisciando cautamente fuori dal letto per non fare rumore e avvicinandosi alla finestra la aprì, ignorando l'aria fredda che gli sfiorò la pancia da sotto la nera maglia larga che indossava per dormire ed in silenzio osservò il cielo notturno cercando di focalizzare in esso i tratti dolci del viso della bambina dai capelli rossi come fosse un enorme specchio.










Lily aprì gli occhi di colpo svegliata da una strana sensazione, sempre seguendola si alzò piano dal proprio letto per non svegliare la sorella maggiore e si avvicinò alla finestra; accigliò lo sguardo assonnato per avere la certezza di aver visto bene: oltre il vetro, alla sua altezza, le parve che qualcosa stesse fluttuando a mezz'aria.

Aprì con cautela l'anta e strofinandosi l'occhio sinistro guardò meglio, finalmente accorgendosi di cosa si trattava: un piccolo stelo d'erba si teneva mezz'aria e sbattendo le estremità provocava un sottilissimo rumore simile ad un battito d'ali; come fosse una farfalla.

Sollevò il palmo della mano destra sotto di esso che al suo tocco vi si posò con delicatezza.

Come poteva trattarsi di qualcosa di così brutto come lo definiva Petunia? Di qualcosa di cui aver paura? Dopotutto, era un semplicissimo ed innocuo stelo.

Le venne d'istinto sorridere: era come se stesse cercando proprio lei e le stesse dicendo di non vergognarsi di quello che era, che non era niente di orribile.

Poco dopo essersi goduta quella gradita sorpresa, però, Lily tornò seria e rabbrividendo per l'aria fresca che tirava, guardò a destra e sinistra oltre la finestra, iniziando a domandarsi come quello stelo fosse arrivato lì da lei; doveva trattarsi di qualcuno che la conosceva bene, che sapesse che fare fluttuare lo stelo era il suo passatempo, semplice, ma preferito, il suo modo per scacciare i brutti pensieri, soprattutto riguardo il suo rapporto incrinato con sua sorella, la quale, durante la cena, aveva messo in atto la minaccia che le aveva rivolto una volta andati via dal parco, costringendo nuovamente la loro madre a calmare le acque.

La signora Evans però non si era fermata lì come l'ultima volta, aveva infatti ripreso, sempre con pazienza e moderazione, Lily dicendole che adesso si trattava solo di un bambino e che non c'era nulla di preoccupante, ma la volta successiva avrebbe potuto trattarsi di qualche adulto, quindi doveva fare molta attenzione con chiunque.

Per un breve momento la rossa ebbe un pensiero decisamente assurdo al riguardo alla sorpresa che aveva appena ricevuto...

No, non poteva essere...

La bambina non riusciva a smettere di pensare a chi potesse essere l'artefice di quello che aveva visto la notte precedente; non seppe neanche perché (o forse sì) ma qualche giorno seguente si ritrovò di nuovo in quel parco con sua sorella.

Petunia, non contenta che la madre non avesse punito la sorella minore come meritava per la sua disubbidienza, non perse occasione di infierire contro di lei.

Lily riportò alla mente la notte in cui aveva trovato lo stelo fluttuante sul davanzale della finestra: non doveva vergognarsi di quello che sapeva fare e doveva farlo ogni volta che si sentiva giù di morale, come in quel preciso momento.

Dal palmo della mano fece nascere una bellissima margherita bianca, alzando poco dopo lo sguardo sulla sorella; Petunia buttò un rapido sguardo sul fiore, poi sul viso della bionda comparve un'espressione di disgusto e diede uno schiaffetto sulla mano della bambina nel tentativo di far sparire l'orrore che aveva visto.

"Mostro! Tu sei solo un mostro! Non fare mai più quelle cose!" esclamò Petunia, rossa in viso dalla rabbia, inseguendo la sorella che si allontanava da lei senza darle ascolto "Torna subito qui, o dirò alla mamma che disubbidisci! Hai sentito? Lo dirò alla mamma!"

Senza darle ascolto Lily raggiunse l'unico enorme albero che c'era nel parco e fu proprio lì, nello stesso posto che le piaceva osservare per la sua bellezza ed in cui era stata giorni prima, che dal grosso buco nel tronco riapparve improvvisamente il bambino che aveva incontrato: stavolta lui stette in silenzio, senza darle il tempo di fare altro si era già chinato sul terreno da cui raccolse uno stelo, facendolo fluttuare, come una farfalla, dalla sua mano fino alla rossa che alzò d'istinto la propria per accoglierlo.

Non si accorse nemmeno che Petunia era corsa via.

Lily avvertì solo una strana sensazione nel petto, mentre le domande che si era posta trovavano una ad una la rispettiva risposta, facendo tuttavia spazio ad altri quesiti; ma prima di porgerli al diretto interessato sollevò il viso verso di lui e questa volta invece di fissarlo con diffidenza le scappò un piccolo sorriso, un piccolo e timido sorriso prontamente ricambiato.

 

   
 
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