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Autore: Demy77    23/01/2022    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Nelle prime ore del mattino del 23 settembre, il giorno in cui Ross e Demelza dovevano sposarsi, era caduta una pioggerellina fine, lenta, che sembrava non dovesse finire mai.
A fronte di questo inatteso buongiorno Mary, la cameriera, aveva manifestato il suo disappunto.
“Signora, piove!” – esclamò porgendo a Demelza il vassoio con la colazione: una tazza di caffè e del pane tostato con marmellata. La rossa guardò fuori della finestra, ma pensò che un temporale estivo non sarebbe bastato a rovinare il suo grande giorno. Sbocconcellò in fretta il pane e sorseggiò la bevanda calda: c’era tanto da fare, da organizzare, bisognava impartire  le prime istruzioni della giornata, soprattutto per quanto riguardava la gestione di Julia. Non avrebbe potuto, ovviamente, occuparsene lei, soprattutto durante la cerimonia in chiesa. Da  Londra era arrivata Molly, la sua vecchia tata, che avrebbe seguito la bambina per l’intera giornata.
Demelza aveva scelto per sé un abito azzurro chiaro, di linea molto sobria: era una vedova, non aveva alcun senso indossare un abito bianco. Anche per l’acconciatura aveva optato per la semplicità: avrebbe tenuto i capelli sciolti sulle spalle, con alcune ciocche intrecciate sul capo con dei fiorellini freschi.
In occasione del matrimonio era arrivata da Redruth la sua vecchia amica Rosina Hoblyn, che con suo marito ed il loro bambino di circa un anno e mezzo erano ospiti a Trenwith. Rosina era un’ottima sarta, fu dunque lei ad occuparsi dei preparativi quella mattina. Aveva cucito l’abito a pennello per Demelza e non appena la vide riflessa nello specchio batté le mani, decretando che non occorreva nessun ritocco, le calzava perfettamente. Julia invece avrebbe indossato un abitino bianco di pizzo con una fascia rosa alla vita, un regalo di zia Caroline nonostante le insistenze di Demelza affinchè non venissero commessi sprechi.
La rossa si rimirò allo specchio provando una comprensibile emozione. La sua vita stava per cambiare per l’ennesima volta: avrebbe lasciato Trenwith da Demelza Armitage, sarebbe entrata in chiesa come Demelza Carne e al termine della cerimonia sarebbe stata per tutti Demelza Poldark.
Eppure, non sarebbe stata la firma su di un pezzo di carta a cambiare il suo cuore. Lei, in fondo, era appartenuta a Ross fin dal primo momento in cui l’aveva conosciuto, a dispetto delle difficoltà e degli ostacoli che si erano frapposti sul loro cammino. Ora, finalmente, potevano vivere il loro sentimento alla luce del sole, senza più remore, senza il timore di ferire altre persone o di procurare uno scandalo.
Nel frattempo, aveva smesso di piovere ed un bel sole settembrino aveva fatto capolino tra le nuvole, facendo ben sperare per il resto della giornata.
Il corteo della sposa – composto da Demelza, Julia Grace, Rosina e la sua famiglia ed una rappresentanza della servitù di Trenwith – prese posto sulla carrozza e si avviò verso la cappella di Sawle.
Appena imboccata la via del paese Demelza notò frotte di bambini che correvano gioiosi inseguendo la carrozza e nugoli di persone radunate agli angoli delle strade, sempre più numerose man mano che ci si avvicinava alla chiesa, incuriosite dal matrimonio tra il discendente di una nobile stirpe e una modesta ragazza di Illugan che per una serie di casi fortunati si era trasformata in dama.
Giunti nei pressi della chiesa, il marito di Rosina ed il maggiordomo di Trenwith scesero per primi dalla carrozza per agevolare la discesa di tutti gli altri. Demelza, stringendo in mano il suo bouquet di fiordalisi, mise a tacere con un bel respiro profondo il battito accelerato del suo cuore e si avvicinò all’entrata della cappella, dispensando sorrisi a tutti coloro che applaudivano e lanciavano petali di fiori al suo passaggio.
Sulla soglia, il reverendo Odgers la attendeva insieme allo sposo.
Fu allora che Demelza lo vide: Ross, ritto nel suo abito scuro, tradiva il nervosismo tormentando i polsini della preziosa camicia che indossava per l’occasione. Demelza pensò che era bello come il sole, come la prima volta che lo aveva visto, mentre usciva seminudo dalle acque della riviera cornica. La differenza era che questa volta era vestito, ma aveva gli stessi ricci bruni e disordinati a celargli la cicatrice sul viso, gli occhi scuri e profondi, le labbra increspate in un sorriso emozionato, quasi timido. Ross la prese per mano ed insieme si avviarono all’altare, mentre la folla all’esterno li osservava ammirati. Percorsero il breve tratto della navata accolti da sorrisi di gente festosa, tranne qualche volto più arcigno, come quello della moglie del dottor Choake e di Ruth Treneglos, che non avevano voluto mancare all’evento sebbene disapprovassero il matrimonio: la curiosità, però, aveva avuto la meglio.
La piccola cappella traboccava di invitati. Nelle prime file avevano preso posto la cugina Verity con suo marito Andrew, gli Enys, Ray Penvenen, sir Bodrugan e lord Falmouth. Era presente anche lo zio di Hugh, il deputato, che si era seduto proprio accanto a Lord Falmouth, con altri due parlamentari di altri distretti. Immediatamente dietro erano seduti il banchiere Pascoe e il notaio Pearce con le loro rispettive famiglie, il capitano mc Neil, sir Bassett con sua moglie e tutti gli altri notabili della contea, dai Choake ai Treneglos e molti altri. Il padre di Demelza con i fratelli Sam e Drake aveva preso posto a metà navata; i metodisti di solito non erano ben accetti durante le celebrazioni dal reverendo Odgers, che però per quella volta aveva fatto un’eccezione.  Appena dietro vi erano i capitani delle tre miniere di Ross: Zacky Martin con sua moglie ed i loro quattro figli, il capitano Henshawe e signora ed il signor Foster, che invece era scapolo. Un po’ più avanti, nel banco di fianco ai Carne, erano seduti Jud e Prudie tirati a lucido con Valentine, insieme a Molly con la piccola Julia e gli altri amici di Demelza. Dietro i Carne vi erano i più cari amici di infanzia di Ross, come i due fratelli Daniels. Nell’ultima fila e in piedi, all’ingresso, vi erano poi tantissimi dipendenti ed affittuari di Ross.
La cerimonia si svolse senza troppi sussulti: entrambi gli sposi erano in seconde nozze ed il reverendo Odgers cercò di essere breve, rimarcando l’importanza dell’unione matrimoniale come fondamento di ogni famiglia cristiana. Dopo lo scambio delle promesse, l’anello infilato al dito della sposa  e la benedizione finale la coppia potè godere il proprio momento di gloria ricevendo l’abbraccio delle persone care.
Dopo mille strette di mano e saluti, mentre i bambini, già stufi, scorrazzavano all’aperto sull’erba che, per fortuna, il sole era riuscito ad asciugare, venne il momento di spostarsi nel prato adiacente per i festeggiamenti.
Demelza scoprì che gli amici e dipendenti di Ross, accortisi della pioggia mattutina, avevano montato in tutta fretta una struttura in legno con una tettoia, sotto la quale almeno le donne e i bambini avrebbero potuto ripararsi in caso di pioggia. Visto che era tornato il sole, erano stati portati lì sotto dei tavolini di legno e delle sedie impagliate, per chi voleva godere più comodamente il rinfresco. Demelza si intenerì: quelle persone si erano probabilmente alzate all’alba ed avevano lavorato per ore per assicurarsi che il loro giorno speciale fosse privo di intoppi. Pensare che lei e Ross fossero così benvoluti da persone semplici e di cuore era un toccasana per lo spirito.
Notò che Verity stava chiacchierando con Julia. Lei era una delle poche persone a conoscere la verità sulla paternità della bambina e provava una grande tenerezza nei confronti di quella sua nipotina di sangue. Demelza però le aveva raccomandato di tenere un contegno prudente in pubblico perché la piccola, nonostante i due anni e mezzo di età, aveva notato che la zia Verity si era commossa troppo quando l’aveva vista la prima volta e per questa ragione aveva chiesto alla mamma come mai la zia piangeva tanto e come mai l’avesse abbracciata così forte. Soprattutto, era necessario che la cugina di Ross non facesse differenze fra Julia e Valentine. Verity sembrava aver dato retto a Demelza, perché quel giorno dispensava le sue attenzioni in maniera uguale ad entrambi i bambini, tenendoli sulle ginocchia e porgendo loro gli ottimi pasticcini serviti al rinfresco.
Mentre lord Falmouth non aveva perso tempo a sequestrare lo sposo trascinandolo dai suoi amici ed era ora completamente immerso, con somma gioia di Ross, in una animata discussione politica, Demelza raggiunse suo padre. L’uomo si era ristabilito in salute ed i loro rapporti erano divenuti cordiali. Chiacchierarono dei progetti di Demelza, di come pensava di organizzare la sua vita a Nampara, mentre suo padre la aggiornò sulla condizione lavorativa dei suoi fratelli. Sam continuava a lavorare per Ross alla Leisure, mentre Drake era riuscito ad aprire una bottega di fabbro a Sawle e gli affari andavano piuttosto bene. Demelza notò che le ragazze del posto gettavano sguardi languidi all’indirizzo dei due fratelli, che in effetti crescendo erano divenuti due bei giovanotti. In particolare Sam era stato letteralmente monopolizzato da Emma, la figlia di Tholly Tregirls, un vecchio amico di Joshua Poldark, che a differenza sua non aveva mai messo la testa a posto, sebbene avesse passato da un bel pezzo la cinquantina. Tholly guidava il gruppo degli invitati più chiassosi, si era circondato di botti di gin e boccali di birra ed era lui l’incaricato di mescere agli altri bicchiere su bicchiere, intonando brindisi in onore degli sposi che avrebbero rischiato di tramutarsi in oscenità fuori luogo, se non fosse stato per il morigerato controllo di Zacky Martin. O forse era la presenza dello “scozzese”, ossia di Mc Neil, a trattenere Tholly: sapeva bene che il capitano delle guardie al primo sgarro sarebbe stato pronto ad arrestarlo per ubriachezza molesta, o, peggio, se avesse esagerato scatenando una rissa come suo solito.
I ragazzi del paese intanto avevano preso a fare musica e ballare; Demelza, ricordando qualche matrimonio cui aveva assistito da fanciulla, si tolse le scarpe, si sfilò anche le calze che arrotolò nelle scarpe e prese a ballare in cerchio a piedi nudi sul prato. L’allegria di quel ballo popolare fu tale da coinvolgere tutti: così anche Verity seguì l’esempio di Demelza, e con lei anche Dwight e Caroline, il che era davvero il colmo, mentre la tata Molly reggeva in braccio la piccola Sarah! Mentre il cerchio si rompeva per dare vita a dei giri in coppia, Demelza fu finalmente raggiunta da Ross, che riuscì a bisbigliarle all’orecchio:  “Non vedo l’ora che se ne vadano tutti per restare da solo con te!” , e poi le coppie si scompigliarono di nuovo , Ross finì con Jinny Martin e Demelza con Mark Daniels, Caroline con Drake e Dwight con Rosina,  e tutti ridevano, ridevano, ridevano… in attesa del prossimo cambio di cavalieri e dame, che avrebbe dato vita ad altre coppie improbabili.
Lord Falmouth osservava la scena ridacchiando soddisfatto. “Osservate, Rogers – si trattava di un noto avvocato di Truro, con cui aveva discusso fino a poco fa delle imminenti elezioni – è proprio come vi dicevo. Quale altro uomo riuscirebbe a mescolarsi tra il popolo, senza abbassarsi a quel livello? Vedete con quale eleganza Poldark e sua moglie, con i loro amici e parenti, volteggiano fra quei pezzenti? Si divertono, ma senza essere sguaiati; egli conserva la sua compostezza, la sua eleganza, e loro lo ammirano, lo rispettano, guardano a lui come un leader; lo sentono come uno di loro, ma al tempo stesso riconoscono la sua superiorità… un candidato forte, capace, carismatico, che sia aperto alle istanze di tutti ma ci tuteli da derive populiste… questo è ciò cui io punto, e per questa ragione vi chiedo di sostenere Ross Poldark alle prossime elezioni!”
Ore dopo, quando l’alcol scorso a fiumi era finito, le gambe erano troppo stanche per reggersi ancora in piedi ed il sole era calato da un pezzo, Verity si avvicinò a Ross e Demelza.
“I bambini sono stanchissimi – disse– che ne pensate se li porto con me a dormire a Trenwith, per questa notte? Ce ne occuperemo io e Molly… Voi potete tornare a Nampara con i Paynter, e domani mattina li venite a riprendere, con calma…magari potremo pranzare insieme, prima della partenza mia e di Andrew per Lisbona.”
Demelza e Ross si scambiarono un’occhiata. Un lieve rossore sulle guance di Verity tradiva il vero scopo di quella proposta: la cugina di Ross voleva regalare loro un po’ di intimità per la prima notte insieme. Fu così che i genitori salutarono i bambini – che dopo qualche piccola resistenza accolsero con gioia l’iniziativa della zia Verity – e si avviarono a Nampara a bordo del calesse di Jud. I due servitori, già pigri per natura e provati dalla giornata intensa e dagli stravizi alimentari cui si erano lasciati andare, salutarono i padroni e si ritirarono nella loro stanza al pianterreno, promettendo che si sarebbero alzati di buon’ora il giorno dopo per sistemare a dovere la casa e la cucina, anche se, precisò Prudie, il grosso era stato già fatto, in onore della nuova padrona.
Demelza e Ross salirono al piano di sopra, e mentre lui si privava dei gemelli ai polsini e dell’orologio da taschino appoggiandoli sulla scrivania si scambiarono qualche impressione sulla giornata appena trascorsa. Demelza si disse contenta e molto orgogliosa di lui, per l’ammirazione che tutti provavano nei suoi confronti. Ross fece una delle sue battute per sdrammatizzare e le raccontò dell’exploit di lord Falmouth che aveva dato il meglio di sé davanti agli elettori, giovandosi anche del sostegno dello zio di Hugh, che in effetti aveva tranquillizzato molto Ross sulla natura dei suoi futuri impegni, se fosse stato eletto. “Lord Boscawen è un uomo che sa il fatto suo, ma tutto sommato, se lo si sa prendere, è una persona ragionevole. Penso che sarà un buon alleato a Westminster”- commentò sua moglie. Si era seduta sul letto, emozionata come se fosse la prima volta tra di loro… e in fondo lo era, la prima volta da sposati.
“A cosa pensi?” – le chiese Ross vedendola indugiare silenziosa sul bordo del letto.
“A tuo padre” – rispose lei in sincerità, scatenando in Ross una risata per quella risposta così insolita.
“Non sto scherzando – disse Demelza – mi sono ricordata che tuo padre, una volta, mi disse che a dispetto di tutto non avrei mai dovuto smettere di credere nell’amore vero. E adesso eccomi qui, in casa tua, che ora è casa nostra… mi sento il cuore scoppiare nel petto… un tempo non osavo sperare in tanta felicità!”
“Mio padre ti voleva molto bene – le rispose Ross avvicinandosi e carezzandole il viso – lui e zia Agatha avevano capito tutto, molto prima di noi…ti amo, Demelza!”
Stava per chinarsi verso di lei per baciarla, ma ebbe un sussulto. “Maledizione! Ho dimenticato una cosa!” – esclamò Ross afferrando sua moglie per un polso e trascinandola fuori della stanza.
“Ma che c’è, Ross? Dove mi porti?” – gli chiese mentre lo seguiva a forza.
Appena fuori dell’uscio, Ross si fermò e sollevò sua moglie in braccio. Tenendola così, varcò nuovamente la soglia della camera e la adagiò sul letto, scostando con il braccio le cortine del baldacchino, mentre Demelza protestava, in verità senza troppa convinzione, per quell’inutile sceneggiata.
“Le tradizioni vanno rispettate – le sussurrò Ross all’orecchio – benvenuta a Nampara, signora Poldark”.
Demelza sorrise e lo baciò, attirandolo a sé sulle coltri. Signora Poldark… le due parole insieme suonavano proprio bene. Doveva abituarsi al suo nuovo ruolo e non c’era maniera migliore di iniziare se non compiacere il proprio marito.

 
  
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