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Autore: ROSA66    24/01/2022    3 recensioni
Questa tripla flash partecipa alla challenge “Questioni di voci e di stile” indetta da RosmaryW sul Forum “Ferisce la penna”.
1 - Ouverture (Astoria)
2 - Intermezzo (Draco)
3 - Duetto finale (Draco/Astoria)
1 - Quand’ero piccola, amavo correre per l’immenso giardino del castello di famiglia alla scoperta di chissà quale mondo misterioso. Preferivo immergermi in quel meraviglioso gioco di luci e ombre creato dagli alberi piuttosto che imparare a diventare una perfetta padrona di casa. Non mi piaceva mettermi su un piedistallo e guardare tutti dall’alto in basso. La natura era il mio mondo perfetto dove potevo restare me stessa senza preoccuparmi del mio aspetto...
2 - Quando eri piccolo, dormivi sempre con una lampada accesa per paura delle creature spaventose che immaginavi penetrassero, di notte, nella tua stanza da letto, insinuandosi maligne tra la seta del baldacchino. Nella tua fantasia aspettavano che ti addormentassi per divorarti senza alcuna pietà, lasciando dietro di te soltanto lenzuola sfatte e cuscini imbrattati di lacrime...
3 - Il giorno del matrimonio di Draco e Astoria pioveva a dirotto, nonostante fosse primavera inoltrata...
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Come un pentagramma
 
Ouverture
(Astoria)
 
Quand’ero piccola, amavo correre per l’immenso giardino del castello di famiglia alla scoperta di chissà quale mondo misterioso. Preferivo immergermi in quel meraviglioso gioco di luci e ombre creato dagli alberi piuttosto che imparare a diventare una perfetta padrona di casa. 
Non mi piaceva mettermi su un piedistallo e guardare tutti con distacco e superiorità. La natura era il mio mondo perfetto, dove potevo restare me stessa senza preoccuparmi del mio aspetto, perché solo lì ero felice. 
Non appena rimettevo piede nel salone – le scarpette infangate e l’abito in spaventoso disordine – vedevo Daphne, seduta sul divano con la postura dritta, squadrarmi dall’alto in basso con una punta di disapprovazione negli occhi e la bella bocca corrucciata.

 
«Ma cosa ti sei fatta? Se ti vedesse nostra madre…»
 
la voce quasi un sussurro per non farsi sentire, mentre scuoteva la testa sconsolata.
Sapevo quanto la mia famiglia tenesse alle apparenze, a mostrare più che ad essere – i nostri genitori ce l’avevano insegnato fin dalla culla – ma non mi importava. Non avrei mai potuto rinunciare al senso di libertà che mi dava il contatto con la natura anche se, al tempo stesso e con un po’ di invidia, finivo per ammirare la pacata compostezza della mia bellissima sorella.
La preferita di mia madre, sempre e comunque.

 
«Guarda Daphne com’è seria e giudiziosa, mica come te, sempre sudicia e in disordine».
 
A nove anni ero una bambinetta magra e ossuta, per niente bella se paragonata a lei, coi suoi capelli dorati e gli occhi chiari di una Veela: undici anni e già diversi ammiratori – non è mai troppo presto per una Purosangue – approvati da nostra madre che, ogni volta, guardava con evidente compiacimento quei ragazzi, persi davanti a un battito di ciglia e a una finta timidezza.
Dentro di me sorridevo al pensiero di quanto fossero sciocchi. Mi convinsi che non avrei mai potuto provare interesse verso qualcuno che ostentava ricchezza per nascondere la povertà d’animo. Sognavo l’amore e non avrei accettato nulla di meno. Per questo li evitavo.
Ma un giorno, mentre sudata e in disordine cercavo di rientrare in casa senza farmi vedere, mi trovai faccia a faccia con un ragazzino biondo, un ghigno stampato sul volto e una vaga aria di superiorità.
La pelle alabastrina sembrava quasi trasparente, al punto da lasciar intravedere il delicato ricamo azzurro delle vene, mentre i suoi occhi erano grigi, non uno slavato e anonimo bensì il colore del cielo quando preannuncia la tempesta. Ma ciò che mi colpì più di ogni altra cosa in quelle iridi fu il riflesso di una solitudine inespressa che mi strinse il cuore.
Le mie labbra si mossero da sole.

 
«Ciao, io sono Astoria».
 
Mi guardò inarcando un sopracciglio, come a volermi studiare e classificare a quale strana specie animale appartenessi, poi allungò la mano, stringendo le mie dita sottili tra le sue, senza dire nulla.
Il mio viso si accese all’improvviso; d’istinto abbassai gli occhi, imbarazzata.
Una musica impazzita mi scuoteva il cuore.
 
[499 parole]
 
 
Intermezzo
(Draco)
 
Quando eri piccolo, dormivi sempre con una lampada accesa per paura delle creature spaventose che immaginavi penetrassero di notte nella tua stanza da letto, insinuandosi maligne tra la seta del baldacchino. Nella tua fantasia aspettavano solo il tuo sonno per divorarti senza alcuna pietà, lasciando resti di lenzuola sfatte e cuscini imbrattati di lacrime. Così ti stringevi sotto le soffici coperte, immobile – paralizzato, quasi – ma li vedevi sempre, con i loro occhi di brace e la viscida pelle serpentina.
Non ne parlasti con nessuno, non chiedesti mai aiuto – un Malfoy non doveva mostrare alcuna debolezza – perché ciò che avresti ottenuto non sarebbero state le confortanti braccia di tua madre, ma il palese rimprovero stampato negli occhi severi di tuo padre, che avrebbe trovato il modo per raddrizzare quella debolezza infantile.

 
«È solo un bambino, Lucius. Forse potremmo… »
«Non è mai troppo presto per imparare come si comporta un Purosangue, Cissy».
«Ma è una punizione troppo severa. Draco non lo sopporterà».
«Allora non è degno di essere un Malfoy».

 
Hai imparato, alla fine, a nascondere le tue emozioni più profonde, seppellendole sotto strati di arroganza. Hai affinato l’arte di schermare i tuoi pensieri, soprattutto quelli più intimi e personali, nella parte più recondita del tuo essere, dove nessuno l’avrebbe mai trovati.
Hai ingoiato le tue paure nel timore che, a loro volta, ti divorassero. Ma sono rimaste dentro di te, come un morbo infido, a strisciare subdole come serpenti, e non sono più andate via.
Ti sei convinto che l’unica strada possibile per ottenere il rispetto che il tuo cognome imponeva fosse quella di alzare un muro insormontabile, costruito dai pregiudizi di cui ti sei ricoperto come un mantello d’acciaio.
Ma anche la corazza più spessa presenta dei punti deboli, e le crepe invisibili si sono trasformate in voragini enormi quando la vita ti ha messo a dura prova dandoti un ultimatum che, in ogni caso, aveva il sapore della sconfitta. E le tue paure sono tornate, più forti di prima, sgretolando le tue difese e facendoti vacillare.
Ti sei trovato costretto in un angolo, da solo, nuovamente al buio, ad annegare nei tuoi stessi fantasmi, finché lei non ti ha teso una mano.
Ruvido come sempre – la gentilezza non è mai stata per te – all’inizio l’hai allontanata ai confini della tua vita perché la trovavi strana, diversa dalle altre ragazze cui eri abituato.
Astoria non si è persa d’animo, e ha preso tra le sue piccole dita tutta la tua vita, ricucendo le ferite dell’anima con il filo infrangibile della fiducia e dell’amore.
Ti è rimasta accanto, quando tutti fingevano di non conoscerti, e non ti ha più lasciato andare via.

 
«Non dovresti stare qui. Tutti se ne sono andati. Anche Daphne è partita per la Francia».
«Io non sono tutti gli altri, Draco. E Daphne è una sciocca».
«Ti trascinerò nel fango se rimani con me».
«Ah, se è solo per quello, è il mio elemento».
 
 [494 parole]
 
 
 
 
Duetto finale
(Draco/Astoria)
 
Il giorno del matrimonio di Draco e Astoria pioveva a dirotto, nonostante fosse primavera inoltrata. Il giardino di Malfoy Manor, con le sue meravigliose piante rare, rose nere bordate di rosso, orchidee tropicali, aceri dalle foglie blu – orgoglio di Narcissa – fu inutilizzabile e già si mormorava che un simile scenario non fosse di buon auspicio.
La sposa, stretta nel suo elegante abito di raso color avorio, se la rideva sotto i baffi, consapevole che certe dicerie non avrebbero avuto alcun effetto sul suo umore.
Era felice. Semplicemente.
Sarebbe diventata la moglie di Draco, a dispetto di tutto e di tutti, soprattutto dei suoi futuri suoceri, ancora sorpresi per la scelta sconsiderata del loro unico figlio, che avevano accolto con malcelata irritazione.

 
«Madre, padre, ho chiesto ad Astoria Greengrass di sposarmi».
«Sapevo che non ti importava della mia opinione, Draco, ma pensavo che avresti ascoltato almeno tua madre!»
«Per quale motivo avrei dovuto? Penso di aver diritto di scegliere da solo, padre. Non sono più un ragazzino. È Astoria la donna che voglio. O lei, o non mi sposo affatto!».
«È inadatta a diventare la prossima signora Malfoy. Con quelle sue idee, poi… Non ne sarai contento, un domani».
«Vi sbagliate. È l’unica che potrebbe rendermi felice».

 
Draco non sembrava mostrare la benché minima emozione mentre aspettava l’entrata della sposa nel salone del Maniero, adattato all’ultimo minuto visto il tempo inclemente con grande disappunto di Narcissa. Le mani erano giunte dietro la schiena in una posa che pareva rilassata, quando, in realtà, l’unghia del pollice tormentava di nascosto l’indice della mano destra, affondando nella carne tenera e tradendo un leggero nervosismo.
Non aveva motivo di dubitare che Astoria si sarebbe presentata, ma una paura nuova e sconosciuta aveva iniziato a serpeggiare dentro di lui. Per anni era stato troppo preoccupato di compiacere la famiglia da non comprendere di essere solo un burattino in uno spettacolo più grande di lui. Era stata dura, ma grazie a lei aveva iniziato a riprendere in mano la propria vita.
E ora era nuovamente sopraffatto dalle paure, come quando era bambino.
Sarebbe stato in grado di vivere accanto ad Astoria, di costruire insieme una nuova realtà, avere una famiglia e dei figli? Per quanto tempo i suoi fantasmi l’avrebbero tormentato?
Quei pensieri vennero interrotti dalle note magiche del quartetto d’archi: avanzando verso di lui, con un fascio di rose tra le braccia e un luminoso sorriso sul volto, Astoria aveva una bellezza naturale che lo spiazzò. Di fronte a quella visione Draco pensò che, almeno una volta nella sua vita, aveva preso la decisione giusta.
Astoria guardò Draco e l’immagine del presente si sovrappose a quella del passato. Il ragazzino pallido e pieno di incertezze dei suoi ricordi aveva lasciato il posto a un giovane che stava iniziando a diventare un uomo migliore. 
Si fissarono per un istante infinito, occhi negli occhi.
Come un pentagramma senza note, la loro era una melodia tutta da scrivere.
 
[491 parole]
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Questa tripla flash partecipa alla challenge “Questioni di voci e di stile” indetta da RosmaryW sul Forum “Ferisce la penna”. La sfida proposta era la seguente:
 
Scegliete una coppia e scrivete una raccolta di tre flashfic così articolata:
● una flashfic incentrata totalmente sul personaggio A della coppia che racconti A nella sua singolarità, ne mostri la sua voce come singolo;
● una flashfic incentrata totalmente sul personaggio B della coppia che racconti B nella sua singolarità, ne mostri la sua voce come singolo;
● una flashfic incentrata sulla coppia A/B che mostri la voce della coppia, capace di mostrare il legame che intercorre tra i due personaggi e il loro modo di viverlo e stare insieme.
 
Dal punto di vista stilistico, invece, devono essere rispettati questi limiti:
● i dialoghi, se presenti, devono essere autonomi, cioè è vietato completarli con “disse/chiese/insinuò/vari”, esclusi quindi anche tutti gli aggettivi utili ad esprimere il tono della battuta (ad esempio, non è possibile scrivere “«Sei qui,» salutò triste.”, ma solo «Sei qui.»). La sfida è far emergere la “voce” del personaggio affidandosi totalmente alle sue parole quando si è in presenza di un discorso diretto.
È obbligatorio inserire almeno un dialogo nella terza flashfic (quella di coppia);
● ogni flashfic deve avere una persona narrante diversa: una deve essere in prima persona, una in seconda persona e una in terza persona. È a vostra scelta quale scrivere in prima eccetera. Nessuna limitazione sui tempi verbali.
 
La coppia che ho scelto è, penso si sia capito, quella formata da Draco e Astoria. Nel canon il personaggio di Astoria è appena accennato, così mi sono basata su alcune dichiarazioni della Rowling, che ha spiegato come i genitori di Draco non fossero contenti della nuora per via di alcune sue idee non esattamente puriste.
I fiori che ho immaginato fossero coltivati nel giardino di Malfoy Manor da Narcissa esistono veramente, ma si tratta di specie estremamente rare.
La seconda flash, quella dedicata a Draco, mi è stata ispirata, nell’incipit, dalla canzone di Mina “Quand’ero piccola”.
  
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