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Autore: Nat_Matryoshka    24/01/2022    0 recensioni
"Si ferma un attimo, come per cercare le parole adatte. Vorrebbe sfiorarle una spalla, ma sente che è un momento privato che Valka ha deciso di dedicarle perché si fida di lei."
[Assassin's Creed: Valhalla | Eivor Varinsdòttir/vari personaggi]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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31. Spalle
 



Com’è bella, girata di spalle e con il sole che le sfiora la pelle. Sembra una creatura nata dalle onde, come se questo spazio le appartenesse dalla nascita.

Rowena si muove piano nell’acqua fredda del laghetto di Ravensthorpe, increspando la superficie trasparente, trasformandola in un tessuto di cerchi e onde spezzate. Ogni tanto la sua pelle è attraversata da un brivido impercettibile, eppure non intende rinunciare: il laghetto di Valka è troppo invitante per non provare a farsi un bagno. Per quanto non si sia ancora completamente abituata alla sua nuova gente sta cercando in tutti i modi di adattarsi a loro, e quell’impegno è così tenero da scaldarle il cuore ogni singola volta.

“Fredda, eh?” la stuzzica, avvicinandosi piano. Sa che arrossirà, perché succede sempre e ormai colleziona i suoi sguardi deliziosamente imbarazzati come trofei. “Sicura di non voler uscire? Ho lasciato delle pelli e una coperta sulla riva… se vuoi puoi sederti, e bagnare solo i piedi.”
E guardarmi. Come la prima volta, quando eri appena arrivata al villaggio e mi osservavi di sfuggita, una cerbiatta silenziosa che si nasconde tra le ombre del bosco.

“No,” afferma lei, decisa, e alza appena il mento. Eivor non riesce a trattenere un piccolo sorriso, mentre Rowena avanza ancora e tenta la mossa più difficile: immergersi fino alle spalle. Ci riesce, ma non senza battere i denti, lottando disperatamente perché lei non se ne accorga. La fascia di lino che le copre i seni si inzuppa, attaccandosi alla sua pelle. La osserva, e una scossa di calore liquido le invade il bassoventre.

Com’è bella.

Si ritrova a pensarlo di continuo, nemmeno troppo distrattamente ormai. I capelli mossi, scuri come l’ala di un merlo, venati dello stesso rosso autunnale, che il sole estivo rende più caldo. Gli occhi chiari che socchiude appena mentre i raggi li sfiorano per poi spostarsi sul fogliame, le macchioline marroni che le spuntano sul naso, sulle spalle. Quella risata contagiosa che, dopo le prime settimane a Ravensthorpe, ha udito sempre più spesso. La consapevolezza che non la detesti più: ha finito per ambientarsi. E quella sera, mentre festeggiavano Litha, tra l’idromele che scorreva a fiumi e i canti, le ha offerto la sua bocca perché la baciasse. Una richiesta muta ma pressante, le sue piccole dita che le affondavano nelle scapole, stringendosi a lei come se avesse paura la lasciasse andare troppo presto. Rowena, la ragazza sassone che ormai saluta ogni abitante del villaggio come se lo conoscesse da sempre, che vuole imparare da Valka come curare le ferite e ascolta avidamente le storie di Holger, chiedendone ogni volta un’altra. Così gentile e paziente, e intelligente.

La sua Rowena.

“Penso di essermi abituata ormai,” riprende, e si sposta verso di lei con gli occhi che scintillano. La pelle d’oca che le copriva le braccia sembra sparita, così come ogni traccia di imbarazzo nel trovarsi praticamente nuda in sua presenza. Da quando l’ha baciata, qualcosa è cambiato nel suo sguardo: sembra essersi quasi tolta un peso di dosso, come se il rischio di poter essere rifiutata in qualunque momento l’avesse finalmente abbandonata. Il muro che si era costruita attorno sembra essere crollato, una pietra dopo l’altra.

Allarga le braccia per accoglierla, sfiorandola con le mani intorpidite dall’acqua fredda. Rowena scivola verso di lei, lieve come uno di quegli insetti che pattinano sulla superficie immobile degli stagni, le tocca un fianco, sistema le gambe così vicine alle sue che Eivor deve cederle terreno, spostarsi per farle spazio sul grosso sasso su cui si è appoggiata. Le punta addosso uno sguardo di sfida, o forse solo di soddisfazione per essere riuscita a completare un’impresa impossibile, è difficile capirlo. Sa solo che i loro corpi sono vicini, e che il suo, nonostante tutto, emana un calore che riconoscerebbe tra mille.

Non avrei mai pensato che mi accettassi. Mai, nemmeno in un milione di anni. E poi sei venuta da me spontaneamente, mentre iniziavano le danze e tutti intorno a noi cantavano, e la festa entrava nel vivo. Ti sei alzata sulle punte, hai avvicinato la bocca alla mia. E quando ti ho preso il viso tra le mani, ho sentito che sorridevi sotto alle mie labbra.

Il seno di Rowena è freddo, ma quando allunga le dita per sfiorarlo, spostando la striscia di lino ormai completamente fradicia, è come se assorbisse il suo calore. La attira a sé, i capelli che fluttuano come alghe scure attorno a loro, accarezzandole, e la abbraccia. È così piccola, pensa, così minuta: un topolino che si nascondeva tra le assi del pavimento di una casa razziata, sperando di non essere vista. Eppure, a distanza di mesi, le sue braccia stanno iniziando a diventare asciutte e muscolose, quanto quelle delle altre donne del villaggio. Della sassone arrabbiata e caparbia, così votata all’autodistruzione da rifiutare il cibo per un’intera settimana, non è rimasto più nulla, o forse appena una traccia sbiadita, nell’angolo del cuore da cui ha estratto e gettato via le sue ultime paure.
Appoggia un dito sulla sua fronte, facendolo scendere lungo il profilo del naso, tra i suoi occhi socchiusi, e poi sulle labbra, sul mento. Indugia per un attimo sulla linea dritta e tremante del collo, così delicato. Quante vite ha tolto finora? Impossibile tenerne il conto, e in fondo nemmeno vuole farlo. Sono gli Dei a scegliere chi diventeremo, ma l’ultima parola spetta a noi. Se non avesse mai scelto quella vita, nessuna delle due sarebbe lì. Ma ne valeva davvero la pena? insinua una voce. E lei è in grado di vederti per chi sei davvero?

Come se le avesse letto nella mente, Rowena alza gli occhi e il suo sguardo è così puro, così pieno di fiducia che sente gli occhi riempirsi di lacrime. Se solo fosse ancora in grado di piangere.  

Sì.

Continua il suo percorso verso le clavicole e poi sul petto, tra i seni piccoli e soffici, solenne e lenta come una benedizione, come se stesse tracciando segni di cui solo loro conoscono il significato. Una consacrazione, un sacrificio donato esclusivamente a lei, ma Rowena non è una vittima sacrificale. Non potrebbe mai esserlo: ha lottato da quel primo giorno, e continua a farlo costantemente, trasformandosi di volta in volta, ed è proprio quella forza nella delicatezza ad averla attirata verso di lei.

Le appoggia il palmo aperto della mano sul petto, proteggendo il suo cuore senza rendersene conto. Inspira, e chiude gli occhi. Dopo qualche attimo la mano di Rowena si unisce alla sua, ed è fredda come l’acqua del lago, e intrisa della stessa forza.

“Eivor,” le sussurra, guardandola ancora. L’ultima volta in cui aveva provato a fare il bagno nel laghetto – lo ricorda come se fosse avvenuto il giorno prima – le labbra le erano diventate viola dopo soli cinque minuti. E ora eccole, appena screpolate dal vento freddo che si è alzato quella mattina, ma rosa, appena più scure della sua pelle. Ha un piccolo neo vicino al mento, minuscolo. Un moto di orgoglio le suggerisce che forse è l’unica ad averlo notato.
Le sorride, accogliendo il nome dalle sue labbra. Può significare tutto, ma sceglie di considerarla una risposta ad una domanda lasciata in sospeso. Se vuoi, puoi considerarla casa tua, le ha sussurrato quella notte dopo la festa, quando erano entrambe troppo ubriache e troppo estasiate da quel bacio per tornare a casa. Lei l’ha baciata ancora, ma non ha risposto.

Le solleva il mento con due dita, per poi prenderle di nuovo il viso tra le mani e baciarla ancora, ringraziando Freya di quel dono, pregando gli Dei e chiunque sia disposto ad ascoltarla di conservarla sempre così, libera e forte, e felice.

“Eivor,” sussurra di nuovo lei, mentre la sua fronte è appoggiata a quella della donna che le sta di fronte. La sua drengr, la guerriera che le ha offerto se stessa prima ancora di rendersene conto.

“Dove ci sei tu, mi sento a casa.”





______



Rowena è nata ancora prima che la partita di Valhalla mia e della mia metà entrasse nel vivo, ed è nata proprio da quelle headcanon e da quei discorsi che immaginavano un personaggio femminile sassone accanto ad Eivor donna. Con il tempo si è evoluta, è cresciuta, ha iniziato ad avere una sua storia e delle sue motivazioni, che ancora non ho descritto se non in piccole storie come questa. Non avevo mai scritto su di lei, per cui spero che questo "battesimo del fuoco" non sia tremendo come temevo :) 

Grazie di aver letto fino a qui, lettore! E a chiunque abbia apprezzato questa raccolta. Avete sempre tutto il mio affetto 
 ♥
Fede 

 
   
 
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