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Autore: GReina    25/01/2022    3 recensioni
[Buon compleanno Suna! Lo omaggio con questa OS (che nulla a che fare con il giorno del suo compleanno, tho) - osasuna]
Osamu e Suna sono perfettamente compatibili in molte cose, ma certo non in una:
"Atsumu era disperato. Perché di solito amava sentire gli ultimi scoop e lamentarsi delle persone in compagnia dei suoi amici più stretti, ma Sunarin e suo fratello erano un caso a parte.
Da un lato c’era il suo migliore amico:
«Così ho deciso di uscire con questo ragazzo che non ha fatto altro che filtrare con me per due settimane, arriviamo al ristorante e si fionda sul cibo neanche fosse a digiuno da mesi! E dire che l’avevo anche avvertito che prima avrei voluto fotografare tutta la tavola!»
E poi c’era Osamu:
«E come sempre anche questo qui ha dovuto per forza fotografare il cibo per fare un post su Instagram. Inutile dire che ho finito di mangiare e sono andato via.»"
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quei tre importanti secondi

Atsumu era disperato. Perché di solito amava sentire gli ultimi scoop e lamentarsi delle persone in compagnia dei suoi amici più stretti, ma Sunarin e suo fratello erano un caso a parte.
Da un lato c’era il suo migliore amico:
«Così ho deciso di uscire con questo ragazzo che non ha fatto altro che filtrare con me per due settimane, arriviamo al ristorante e si fionda sul cibo neanche fosse a digiuno da mesi! E dire che l’avevo anche avvertito che prima avrei voluto fotografare tutta la tavola!»
E poi c’era Osamu:
«E come sempre anche questo qui ha dovuto per forza fotografare il cibo per fare un post su Instagram. Inutile dire che ho finito di mangiare e sono andato via.»
No, non stavano parlando l’uno dell’altro e quello era l’unico motivo per cui Atsumu non era già fuggito all’estero.
Da poche settimane a questa parte, suo fratello aveva deciso di voler trovare qualcuno di cui innamorarsi.
Secondo il biondo non funzionava così. Semplicemente, bisognava aspettare e lasciare che capitasse. Ti scontri con una persona per strada; il cameriere carino sbaglia il tuo ordine e torna per scusarsi; un ammiratore segreto ti fa recapitare dei fiori; entri nella sede dell’All-Japan Youth Training Camp, noti un’orribile giacca verde fluo accompagnata dalla più truce delle smorfie e capisci che è quello giusto (ogni riferimento a fatti o persone è puramente causale).
Ma non biasimava Osamu per star tentando vie più semplici. Era pronto a donare parte del suo amore a qualcuno di speciale. Cercare questo qualcuno era quindi il minimo che potesse fare.
«Almeno era come nella foto?» gli chiese Atsumu giusto per distogliere l’attenzione di suo fratello dal cibo.
«Non sono mai come nella foto.» il biondo rise.
«Be’, neanche tu.» sbloccò la fotocamera del proprio cellulare, sollevò l’apparecchio e scattò. «Ecco. Dovresti mettere questa.» rise guardando l’immagine e poi mostrandola ad Osamu.
Era appena tornato da una cena eppure stava ancora mangiando. A detta sua, infatti, aveva deciso di non prendere il dolce per poter fuggire più in fretta da quell’appuntamento al buio. Adesso stava rimediando ed aveva la bocca piena.
Osamu guardò la foto, prese il cellulare dalle sue mani e dopo aver ingoiato riconobbe:
«Almeno così capirebbero quali sono le mie priorità.» si mandò l’immagine e – davvero – cambiò la sua foto profilo dell’app di incontri.
Suna era il caso opposto.
Era tra i più popolari a scuola e per questo nel mirino di gran parte dei loro coetanei. Era una persona che si annoiava facilmente, così solitamente accettava l’invito giusto per passare una serata diversa dalle altre, ma raramente la storia andava oltre il primo appuntamento.
«Che cos’hanno che non va le persone così!!» erano in pausa tra una lezione e l’altra quando – per l’ennesima volta – Rintaro prese a lamentarsi con lui della serata precedente.
«Si tratta di tre secondi precisi! Invece, a quanto pare aspettare è impossibile per certi maiali ingordi».
Atsumu avrebbe soltanto voluto piangere. Perché sì, lui adorava lamentarsi delle persone, soprattutto se in compagnia di suo fratello o del suo migliore amico, ma certamente di quei tre secondi prima del pasto gli importava poco. Senza contare, poi, di un altro piccolo quanto fondamentale particolare:
«Oggi ha fatto il mio nome? Ha detto qualcosa su di me? Pensi che passerà presto da casa nostra?» quelle erano domande frequenti che Osamu gli rivolgeva al termine della giornata. Inutile specificare chi fosse il soggetto sottinteso. Suna ed Atsumu andavano in classe insieme, così ogni momento della mattina si ritrovava a passarlo con lui, poi insieme andavano al club di pallavolo e da lì si incamminava verso casa con Osamu.
«Si è solo lamentato del suo appuntamento di ieri sera.» non era rara quella risposta, ed ogni volta Osamu si illuminava. Atsumu avrebbe anche potuto chiedergli perché non si decidesse ad invitarlo ad uscire se tanto gli piaceva, ma la verità era che i due erano talmente agli opposti da spaventarlo.
Meglio non mettergli in testa strane idee. Osamu poteva rimanere innamorato del suo cibo. Suna delle sue fotografie.
Poi, il peggio:
«Non mi ero mai accorto di quanto tuo fratello fosse carino.» erano già da un paio d’ore al club di pallavolo quando Suna gli si era avvicinato per renderlo partecipe della sua epifania. Osamu aveva eluso un suo muro in maniera magistrale e tanto era bastato.
Atsumu capì di dover troncare immediatamente la cosa sul nascere.
«Quindi mi trovi carino?» Rintaro era rimasto incantato ad osservare Osamu, così solo dopo diversi secondi di silenzio la sua mente riuscì a registrare la sua domanda. Si voltò verso il biondo e poi quasi schifato chiese.
«Che c’entra?» Atsumu per poco non rise.
«Siamo gemelli, ricordi? Stesso aspetto.» ma non funzionò. Suna lo liquidò con un rapido gesto della mano e l’allenamento riprese.
“È un guaio.” continuava a ripersi Atsumu tornando verso casa. “È un guaio.” pensava mentre con le stelle agli occhi Osamu quasi urlava:
«Hai visto come mi guardava oggi?? Mi spogliava letteralmente con lo sguardo.» poi ghignava felice «Forse una possibilità ce l’ho.»
Non sapeva cosa fosse peggio: Osamu che cercava di capire come farsi bello agli occhi del suo migliore amico, o il suo migliore amico che decantava le lodi di suo fratello.
Di contro, lui cercava di minimizzare al massimo le virtù delle persone che più amava al mondo, fino a che un giorno, stanco, non riuscì più a controllarsi e a entrambi disse:
«È una pessima idea! Siete troppo diversi, andrà male e io non voglio averci niente a che fare!»
Nessuno dei due parlò più dell’altro in sua presenza. L’alzatore credeva di aver sistemato tutto, ma si illudeva soltanto.
 
Non c’è nulla di più attraente di qualcosa che vuoi ma che non puoi avere.
“È una pessima idea! Siete troppo diversi, andrà male e io non voglio averci niente a che fare!”
Povero Atsumu. Se soltanto avesse pensato alle conseguenze della psicologia inversa non avrebbe mai detto una frase simile. Né a suo fratello, né tantomeno al perennemente annoiato Sunarin.
Così, Osamu iniziò ad ardere all’idea di chiedere un appuntamento a Rintaro, mentre l’altro ad osservare sempre con più interesse ed intensità il gemello Miya da lui finora fin troppo spesso messo da parte.
Osamu era divertente. Era forte, bello, intelligente. Suna si chiese come mai avesse potuto non notarlo. Si chiese da quando le sue battute erano diventate così spiritose.
Nessuno si accorse del pericolo, eppure sia l’uno che l’altro non facevano che sghignazzare divertiti e imbarazzati insieme ad ogni più squallida battuta dell’altro. Iniziarono a cercare l’uno lo sguardo dell’altro, il ghigno dell’altro; iniziarono a cercare ogni scusa per poter stare vicini; iniziarono a consumare il pranzo insieme usando Atsumu come ignaro tramite; iniziarono a passare la pausa pranzo da soli eliminando malvagiamente il biondo dall’equazione.
Suna si sentiva in colpa verso il suo migliore amico, ed anche Osamu. Ma soltanto un po’.
«Rin,» il centrale era quasi impazzito la prima volta che Osamu l’aveva chiamato in quel modo. Tuttora si ritrovava ad arrossire ogni volta. «ti va di uscire con me?» e per la prima volta Suna accettò con la speranza che dopo il primo sarebbe seguito un secondo appuntamento.
Non dissero dei loro piani ad Atsumu. Era stato chiaro, dopotutto. Lo informarono invece separatamente che entrambi avevano un appuntamento. Che fosse tra loro due non era necessario specificarlo.
Mentre andava verso il ristorante, Osamu prese a chiedersi perché mai suo fratello non avesse creduto in loro. Rintaro era il suo migliore amico, d’altronde. Non lo sarebbe stato se non lo avesse ritenuto una brava persona. Pensò alla gelosia, ma la scartò subito. Atsumu non era il tipo di persona da precludere qualcosa a lui per il proprio bene.
Senza che lo schiacciatore lo sapesse, anche Suna si stava ponendo la stessa domanda. Entrambi ricevettero la risposta qualche minuto dopo.
«Sembra buonissimo!» era stata la comune esclamazione non appena il cameriere pose loro davanti il cibo ordinato.
Osamu sollevò forchetta e coltello, Suna il cellulare.
Si bloccarono, e così rimasero per un paio di secondi. Poi, arrossendo entrambi, fecero per posare gli oggetti che avevano in mano. Quando Miya si accorse che Suna aveva bloccato il proprio schermo per riporlo in tasca, si schiarì la voce e disse:
«Fotografa pure, se vuoi.» il viso di Rintaro si illuminò ma volle comunque assicurarsi:
«Sei sicuro? Posso anche non farlo.» Osamu si morse il labbro, scrollò le spalle e sincero affermò:
«Posso aspettare.»
 
Probabilmente Atsumu era stato catapultato a sua insaputa in un universo parallelo dove ogni cosa era stravolta, perché solo quello avrebbe potuto dare un senso alla conversazione che stava avendo con suo fratello.
Era appena tornato da un appuntamento. Stavolta con un sorriso smagliante in viso e a sua detta mille farfalle nello stomaco.
Aveva appena finito di confessargli con chi l’appuntamento era stato quando disse:
«Ha voluto fotografare il cibo, ma mi sta bene così. Gliel’ho lasciato fare. Ci rivediamo per il secondo appuntamento questo sabato!» Atsumu doveva ancora digerire la notizia quando il suo cellulare trillò per l’arrivo di un messaggio.
“Tuo fratello è fenomenale! È con lui che sono uscito oggi (sorry-not-sorry). Ha subito preso le posate per assalire il cibo ma appena ha visto che avevo il cellulare in mano ha aspettato anche se gli avevo detto che non serviva! HA ASPETTATO!”
Ancora incredulo, Atsumu fissò lo schermo del proprio smartphone per un po’. Sollevò lo sguardo su Osamu, poi rise.
Se Osamu era disposto a mettere quei tre secondi prima del pasto al secondo posto, e Suna anche, voleva dire solo che erano fatti l’uno per l’altro. Erano suo fratello e il suo migliore amico; le persone che Atsumu più amava al mondo. Cos’altro avrebbe potuto chiedere di più?
   
 
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