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Autore: tbhhczerwony    26/01/2022    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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stavolta non è passato un mese! anche se stava per succedere. *aehm* buongiorno! devo ammetterlo, in questo periodo ho un grosso blocco sia per la scrittura che per il disegno, di conseguenza il capitolo, nonostante sia un po' più lungo, non mi soddisfa particolarmente; lo avevo pianificato in maniera diversa e poi è uscito un po' così, molto trash, molto alla "rEgazzini che giocano" (nonostante siano 22enni in presenza di una 25enne aka camilla, ma vabbè sono ragazzi), molto alla grande fratello citando una mia amica, ma in quel caso è colpa di mia madre che lo guarda. spero comunque che possa farvi strappare un sorriso nonostante passi dal trash al "che sta succedendo?" improvviso. visto come mi è uscito vi anticipo che molto probabilmente la seconda parte di questo capitolo avrà un po' più di chiarimenti, flashback a bw2 dove ghecis fa ghiacciare mezza unima a kyurem, e chiarimenti sul "statue di ghiaccio", su cui ho un vecchio fumettino ma che non credo che vedrà mai la luce dei social. ad ogni modo, vi lascio al capitolo!
 
 



Ricordi di un inverno estivo [parte 1]


 

Nonostante tutto, uscire prima da scuola non aveva avuto un risvolto negativo. Faceva bene a Jenna perché in questo modo avrebbe potuto riprendersi, ma allo stesso tempo anche a Mirton, che avrebbe potuto fare di meglio che andare al casinò quella sera. Era sicuramente più divertente scegliere che cosa fare a pranzo lanciando un D12 o facendo Testa o Croce. Alla fine, arrivati ad un pareggio, conclusero che forse sarebbe stato meglio cucinarsi il pranzo da soli, ognuno per conto proprio.

«Avevi detto “un po’” di ketchup, ne stai facendo una vasca per cinquanta persone» scherzò Mirton, guardando il piatto di patate fritte di Jenna, ormai immerso nel ketchup, «E poi le patatine non si mangiano così»

«Pensi di fare di meglio, con quell’insalata piena di salsa Aloliana? Vuoi bruciarti la lingua?» la ragazza ridacchiò.

«Ehi, questi erano gli avanzi della tua cena» puntualizzò lui, «Non la mangio se non è piccante»

Jenna abbassò lo sguardo verso la scodella d’insalata, ormai diventata rossa, «Intanto anche tu ti sei messo una fontana di salsa…» e alzò nuovamente lo sguardo verso di lui, «Non sembra neanche più insalata»

«Mangia, che dopo deve venire Artemisio»

«E Camelia?»

«Lei no, starà giù da Catlina» rispose Mirton, mentre affondava la forchetta dentro l’insalata, «Sai, magari hanno bisogno di un po’ di chiacchierate tra ragazze, come io e Artemisio abbiamo bisogno delle nostre chiacchierate tra uomini»

«Ah, ma non mi dire» disse ironicamente Jenna, prendendo una patatina per mangiarla.

«Sto scherzando, ma è così che le chiamano loro» continuò lui, portandosi alle labbra un boccone di insalata. Rimase in silenzio per qualche secondo con gli occhi sgranati, ingoiando lentamente, «Non pensavo uscisse così piccante…»

Jenna scoppiò a ridere, «Che ti avevo detto?!»

La sua risata fu interrotta dalla suoneria del citofono. Mirton lasciò la scodella di insalata sul bancone della cucina e si avviò verso la porta d’ingresso, sapendo chi stava suonando non aveva neanche bisogno di chiedere chi fosse, di conseguenza premette il tasto per aprire il cancello nel pianerottolo. Successivamente aprì la porta, accogliendo Artemisio con una stretta di mano e lo scontrarsi della spalla destra con la sinistra. Mirton lo accompagnò in cucina, dove Jenna stava mangiando le sue patatine sul bancone.

«Ehilà» salutò lei.

«Ehi,» Artemisio ricambiò il saluto. Il suo sguardo cadde proprio sulle patatine immerse nel ketchup e aggrottò appena la fronte, avvicinandosi all’orecchio di Mirton, «Perché le sta mangiando così?»

«Tu fai finta di niente» rispose il Superquattro, con una risatina.

Jenna corrucciò le sopracciglia, «Oh, ma insomma!»

Il Capopalestra e il Superquattro si misero a ridere, l’Allenatrice li guardò con gli occhi assottigliati per qualche secondo, fino a che non scoppiò a ridere anche lei.

«Ma che hai fatto all’occhio? Sei caduta?» le domandò successivamente lo specialista di tipo Coleottero.

Jenna si tolse la benda dall’occhio scuotendo appena la testa, «No… è stato durante l’allenamento di pallavolo»

«Quel bastardo dell’allenatore l’ha colpita con la palla.» concluse Mirton, con tono distaccato, mentre prendeva la sua scodella d’insalata.

«Davvero?» Artemisio si avvicinò alla ragazza, «Ma è stato un incidente?»

Prima che Jenna potesse rispondere, lo fece Mirton, «No, l’ha colpita intenzionalmente. Oggi ho parlato con lui,» continuò, affondando la forchetta nell’insalata piccante, «Ha continuato a tirare fuori scuse, che io sono troppo giovane per andare da un docente a dire la mia e che “non ha bisogno di un Superquattro che gli insegni come fare il suo lavoro”» nell’ultima parte ricalcava specialmente l’accento dell’uomo con cui aveva parlato, e dopo aver concluso si portò il boccone alle labbra.

Artemisio scosse appena la testa con indignazione, «Non ho parole» gli disse, «E Blanchard lo sa?»

«Non ancora, lo chiamo prima di scendere da Catlina»

«E… se glielo raccontassi io a papà?» chiese Jenna.

Mirton inarcò un sopracciglio, «Solo se non ometti i dettagli»

«Non ometterò nulla! Posso chiamarlo adesso, se vuoi—così aggiungi qualcosa anche tu»

«Nel frattempo io prendo una birra» disse Artemisio, avvicinandosi al frigorifero.

Il Superquattro annuì, «Sì, fa’ pure» e si avvicinò alla nipote, che prese il suo Interpoké per cliccare sul numero del padre. Il Capopalestra prese una lattina di birra e chiuse il frigo, avvicinandosi a loro. Dopo poco tempo, Jenna sorrise al vedere il volto di Blanchard comparire sull’Interpoké.

«Papà!» esclamò.

«Ciao, tesoro!» però, l’uomo non esitò a notare il livido nel volto della figlia, «Cosa ti è capitato…?»

«Oh, ecco… è successo a scuola,» iniziò lei, dando un’occhiata allo zio prima di tornare a guardare lo schermo, «Mi sono iscritta nella squadra di pallavolo e l’allenatore mi ha lanciato una palla»

«Oh, santissimo—» Blanchard si avvicinò appena allo schermo per vederla meglio, «Ma tu stai bene? Non ti ha fatto altro?»

«Fortunatamente no, oggi zio Mirton è andato a parlare con lui… ma è stato tutto inutile» Jenna abbassò appena lo sguardo, «L’allenatore non ha neanche voluto ascoltarlo»

L’uomo accennò un sospiro, «Mirton è lì con te?»

Jenna annuì, «Zio…?» lo chiamò, indicando l’Interpoké. Mirton si avvicinò, appoggiando la scodella sul bancone della cucina.

«Ehi,» salutò il fratello, «Che cos’è successo?»

«Beh, mi ha detto che avrebbe voluto parlare con uno dei suoi genitori» i suoi occhi si assottigliarono leggermente, «E aveva detto “sua madre”, non sai quanto avrei voluto strozzarlo in quel momento. Lì ho dovuto dirgli che sei stato tu ad affidarmi Jenna, ma pensa che io sia troppo giovane e non ha voluto ascoltarmi»

Blanchard scosse appena la testa e sospirò, «Questa situazione è assurda. Vorrei tornare lì il prima possibile per dirgli qualcosa io stesso» commentò, «E vediamo chi è troppo giovane, mh?»

«Già, in ogni caso ho pensato di non farla andare più agli allenamenti, se ha bisogno non andrà neanche a scuola»

Il fratello maggiore inarcò un sopracciglio e ridacchiò, «L’andare a scuola cosa c’entra con gli allenamenti?»

«No, sai, nel caso avesse bisogno di riposare»

«Lo capisco, ma è meglio che ci vada. L’importante è che non partecipi agli allenamenti,» l’uomo si voltò nuovamente a guardare la figlia, «Capito? E non agire di impulso»

Jenna accennò un sospiro, «Papà…»

Blanchard sorrise, «Su, cercherò di tornare presto. Statemi bene»

La chiamata si chiuse lì, Jenna mise il suo Interpoké in tasca e si accinse a finire il suo pranzo. Di lì a poco l’argomento cambiò, mentre Mirton tornò in cucina per appoggiare i piatti dentro il lavello.

«Ti sei spaventato quando Camelia ti ha chiamato, eh?» domandò Artemisio con un sorrisino.

«Senti,» Mirton gli puntò il dito aggrottando appena la fronte, «Ho rischiato di morire due volte oggi per colpa dei vostri scherzetti»

«Dai la colpa a noi? Non dovresti pensare a un certo qualcuno quando guardi la strada» rispose Jenna, ridacchiando.

Artemisio scoppiò a ridere, «L’hai asfaltato!»

Il Superquattro incrociò le braccia e cercò di non ridere, «Comportatevi bene quando saremo lì»

«Va bene, signor papà» il Capopalestra annuì, trattenendo anche lui una risata per sorseggiare dalla lattina di birra.

«Dico sul serio, non voglio fare una brutta figura»

«Amico, ti pare che io sia messo meglio? Le ragazze ci prendono in giro costantemente» gli disse Artemisio, «Chissà cosa starà raccontando Camelia… ultimamente in casa non abbiamo una bella situazione»

«Sepolti in casa: versione Capopalestra» scherzò Mirton.

«No, davvero, tra il fatto che il suo armadio è diventato peggio di un negozio di vestiti dopo settecento ordini, nemmeno io so più dove mettere i miei quadri» raccontò il Capopalestra, prendendo un altro sorso della sua birra, «Sì, certo, ho ancora il mio deposito a Zefiropoli, ma sta per scoppiare ormai»

«Porta della roba qui, vedo come sistemarla. Ho ancora dello spazio libero nel vecchio garage dei miei genitori» gli consigliò il Superquattro.

«Sei sicuro?»

«Ma sì»

Jenna alternò lo sguardo tra i due quando ci fu qualche secondo di silenzio, Artemisio finì la birra dalla lattina e la poggiò sul bancone, gonfiando appena la guancia pensierosamente.

«Mmh… non lo so, vediamo. Domani ci sei?»

«Domani è sabato, sì, ci sono»

«Di mattina» aggiunse prontamente Artemisio.

Mirton ridacchiò, «Sicuramente, tanto c’è Jenna che mi sveglia»

Il Capopalestra di tipo Coleottero guardò la ragazza, «Allora conto su di te» i due risero, «Poi un’altra cosa» continuò lui, «Se domani riusciremo a sistemare le cose in tempo, possiamo anche organizzarci per le live di cui avevamo parlato» 

Il Superquattro annuì, «Sì, sì. Due o tre giochi da portare tanto ce li avevamo già»

«Due, perché sono Resident Angel e quell’altro… che mi hai detto tu?»

«Your turn to live?» 

«Sì» Artemisio si alzò dallo sgabello per buttare la lattina nell’apposito bidone, «Scendiamo dalle ragazze? O aspettiamo?»

«Dai, andiamo adesso. Che dopo Jenna deve uscire con una sua amica» 

Jenna annuì, «Tanto dovrò andarci più tardi»

La ragazza si avviò verso la porta, uscendo per prima. I due uscirono dopo di lei, Mirton per ultimo, poiché doveva chiudere la porta con qualche giro di chiave. 

 

Quando i tre arrivarono alla villa di Catlina, le ragazze avevano ben altri argomenti da affrontare, piuttosto che quelli che temeva Artemisio. Il discorso però si concluse quando la padrona di casa andò ad aprire la porta per accogliere gli ospiti appena arrivati e portarli dopodiché in sala conversazione, dove c’erano anche Camilla e Antemia sedute sul divano e Camelia appoggiata alla finestra.

«Ciao ragazze, Camilla,» Artemisio salutò per primo con un sorriso, la Campionessa di Sinnoh e il terzo membro dei Superquattro si alzarono dal divano.

«Ciao, è da molto che non ci si vede» Camilla ricambiò il saluto, dando un’occhiata anche a Mirton, «Ehilà»

«Buon pomeriggio» disse lui, «Come stai?»

«Bene, grazie. Il viaggio è stato un po’ più lungo del previsto, ma fortunatamente non è successo niente di particolare» la bionda si voltò successivamente verso Jenna, «Ehi! È da tantissimo che non ti vedo, ti ricordi di me?»

«Oh, certo che sì!» rispose la ragazza, «In realtà non mi aspettavo che tu ti ricordassi di me»

Mirton le diede una leggera gomitata, «Guarda che sei stata tu a chiedermi come l’avessi conosciuta»

Jenna sgranò gli occhi, «M… ma zio…!»

Camilla si mise a ridere, «Invece me lo ricordo bene. Eri così piccola e carina, con quelle codine»

«Sì, escludiamo la parte delle codine» la ragazza spostò lo sguardo verso lo zio, assottigliando gli occhi.

Il Superquattro di tipo Buio inarcò un sopracciglio, «Non ero mica io il parrucchiere»

«Posso confermartelo» Artemisio si grattò appena la nuca e si allontanò discretamente da lei.

Jenna annuì lentamente, incrociando le braccia. In un momento di realizzazione, sgranò nuovamente gli occhi e guardò Artemisio mettersi dietro Camelia, come se fosse uno scudo umano. Jenna si voltò verso Catlina, un po’ come se volesse una conferma per qualcosa. La ragazza più grande annuì, anche perché l’avrebbe fatto anche lei al suo posto. Jenna si avvicinò al divano, Antemia le porse un cuscino che la più piccola lanciò prontamente in direzione del Capopalestra.

«No!» esclamò lui, trattenendo una risata, ma venendo contagiato da Antemia e Camilla non poté più farne a meno.

«Certo che le basi tu non le hai proprio, non puoi lasciare che le donne si coalizzino, ti ammazzano» scherzò Mirton, «E non usare la tua ragazza come scudo umano!»

«Ma zitto!» esclamò Antemia, lanciando un altro cuscino verso il collega.

Il Superquattro di tipo Buio rimase leggermente interdetto, ma riprese il cuscino in mano, «Ho un’arma!» e lo lanciò verso il Capopalestra di tipo Coleottero, ma sbagliò a calcolare la mira, di conseguenza arrivò a Camelia.

«Ma io che c’entro?!» urlò lei, rilanciandolo verso di lui.

Catlina si mise subito in mezzo, «No, ehi, smettetela immediatamente! Mi rovinate i cuscini così»

Mirton si poggiò una mano sul petto mentre raccoglieva il cuscino caduto, «Senti, stai calma perché io sono sensibile, okay?» le disse in tono teatrale, «Tutta questa violenza non era necessaria!»

«Te la faccio vedere io la violenza» rispose lei, mentre i colleghi e la ragazza più giovane scoppiarono a ridere.  

«Con i cuscini» aggiunse Jenna.

Il Superquattro si mise in guardia con il cuscino, «Stai attenta, ho un cuscino e non ho paura di usarlo!» successivamente lo mise a posto, per schiarirsi la voce, «Comunque…»

«Di che stavate parlando prima che venissimo qua?» chiese Artemisio.

«Non farmi rispondere» gli disse Catlina, andando a sedersi sul divano.

Camilla ridacchiò, «Nulla di che, Camelia ci stava raccontando un po’ della vostra situazione»

La Capopalestra di tipo Elettro annuì, lui la guardò leggermente sorpreso.

«Ah… ecco, in tal proposito,» 

Mentre i due tornarono a quell’argomento, Catlina alzò lo sguardo verso gli altri ospiti in piedi.

«Jenna, vieni a sederti» le disse.

La ragazza annuì e si sedette sull’ultimo posto libero, a fianco alla Superquattro di tipo Psico. Mirton si sedette sul bordo vicino a lei, a fianco a Camilla.

«So che di recente sono riusciti a sciogliere tutti i ghiacci a Boreduopoli e dintorni,» iniziò lei.

«Già, è così. Siccome si trattava di ghiaccio artificiale preso dal DNA di Kyurem è stato un po’ difficile, ma almeno adesso le strade sono più libere» spiegò il Superquattro, «Però è ancora estate, quindi c’è qualche speranza»

La Campionessa annuì lentamente, «Immagino che ci siano stati tanti grattacapi anche alla Lega»

Lui diede una veloce occhiata a Jenna, «Sì… un po’. Ci sono persone che ancora devono riprendersi dal congelamento»

«Ci sono stati casi di ibernazione?»

«Più che ibernazione… alcune persone sono state trasformate in statue di ghiaccio. La cosa non mi stupisce, se si ghiacciano istantaneamente i palazzi è logico che le persone abbiano un processo ancora più veloce»

La conversazione si interruppe quando Jenna si alzò dal divano, «Devo andare, Diana mi sta chiamando»

«Allora ci vediamo dopo»

Lei annuì, salutando successivamente il resto del gruppo prima di essere accompagnata fuori da Catlina. Tra Mirton e Camilla ci fu qualche secondo di silenzio, il Superquattro guardava la porta da cui erano uscite la nipote e la collega, mentre la Campionessa abbassò lo sguardo, per tornare a guardare lui dopo pochi secondi.

«C’era anche lei tra le statue di ghiaccio?» azzardò a chiedere.

Mirton rispose dopo poco, «Già, è così»

Camilla sospirò, «Mi dispiace»

«Non se ne rende conto, ma deve ancora riprendersi. A volte la sento tossire o tremare di notte» abbassò appena lo sguardo, «Non si ricorda quasi niente di quello che è successo. Lei non lo sapeva, ma anche mio fratello era stato congelato prima di lei, di conseguenza non si erano raggiunti in tempo»

Tra i due ci fu qualche secondo di silenzio. Catlina tornò in stanza mentre Antemia chiudeva il suo libretto con dentro bozze dei suoi romanzi, anche Artemisio e Camelia si voltarono a guardare la padrona di casa, insieme a Mirton e Camilla.

«Dunque, penso proprio sia arrivata l’ora del tè. Ho chiesto cortesemente a Paride di prepararlo»

«Perché, in che altro modo gliel’avresti chiesto?» scherzò Mirton, Antemia non riuscì a trattenere una risatina e neanche Artemisio.

«Stai oltrepassando il limite oggi» Catlina si mise le mani sui fianchi, «Ma ormai ci sono abituata con te»

«Dai basta, sembrate usciti da una soap opera Pasiana» li rimproverò Artemisio.

Mirton fece finta di essere scioccato, «¡¿Como te atreves a decir eso?!» esclamò, facendo scoppiare a ridere gli amici, «¡Maldito! Non conosco altre parole ma ti riempio di insulti a caso»

Il Capopalestra di tipo Coleottero ridacchiò, «Come capita sempre»

 

***

 

«Non pensavo che uscissi prima, non mi hai nemmeno avvisato»

«Scusa, me ne sono dimenticata»

Dopo l’ultima risposta, Jenna andò a sdraiarsi su una delle sedie di legno sotto l’ombrellone bianco—uno tra tanti che c’erano nella spiaggia—e Diana si sedette a fianco a lei, con solo il tavolino che le separava di qualche centimetro. La leggera brezza marina accarezzava i loro capelli, Diana chiuse appena gli occhi appoggiando un braccio sul tavolino, mentre Jenna si mise la mano destra davanti alle labbra accennando un colpo di tosse.

«Tu hai già iniziato il tema?» chiese la ragazza dai capelli verdi, voltandosi verso l’amica.

Lei scosse la testa, «No, non mi viene in mente nulla di buono. Tu l’hai iniziato?»

«Macché, con una consegna del genere, poi…» Diana sbuffò, «Uno magari è già abbastanza sconvolto di suo per capirci qualcosa»

«Eh, domani chiediamo chiarimenti alla prof, in caso» Jenna tossì nuovamente, «Andiamo dentro? Inizia a fare freddino»

«Non si sta male, ma se tu hai freddo allora andiamo»

 
   
 
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