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Autore: Gatto1967    27/01/2022    1 recensioni
Un giorno Anthony Brown passeggiando nel giardino degli Andrew, vede una bambina che piange disperata vicino al cancello delle rose, quelle rose a lui tanto care.
Chi sarà mai?
Ovviamente noi sappiamo chi è quella bambina, e questa sembrerebbe essere la solita riedizione della storia di Candy. E in effetti lo è. Solo che stavolta c’è un elemento nuovo, un nuovo personaggio.
Chi è? Che ruolo avrà nella vita della protagonista?
Leggete e saprete…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passarono altri giorni e un pomeriggio, rientrando nella stalla, Candy trovò una brutta sorpresa: per l’ennesima volta le sue cose erano state messe a soqquadro.

I suoi vestiti, la sua biancheria, le sue cose, erano sparse per tutta la stalla. I cassetti del suo misero comodino erano stati fatti a pezzi, il materasso buttato per terra e le coperte calpestate dagli innocenti cavalli oltre la staccionata.

A vedere quel disastro la povera bambina strinse i pugni e scoppiò a piangere. Sapeva benissimo chi erano i colpevoli di quel disastro, ma non poteva farci niente.

 

-Guarda guarda che disordine Candy…- la perfida voce di Iriza le suscitò un odio di cui mai si sarebbe creduta capace. -…dovresti tenere di più alle tue cose…-

Fulmineamente si girò e saltò addosso alla perfida coetanea buttandola a terra e riempiendola di pugni in faccia. Iriza piangeva e gridava aiuto, e il fratello, presente anche lui provò a dare un pugno a Candy che si infuriò ancora di più.

Saltò addosso anche a lui e nonostante la differenza di età e statura lo mise subito a mal partito.

 

Iriza si alzò e scappò via chiamando aiuto mentre Neal le prendeva sode da Candy.

Alcuni membri della servitù accorsero e separarono Candy da Neal.

Accorse anche la padrona di casa, che a vedere i figli con la faccia gonfia diede in escandescenze e poco mancò che svenisse.

 

-Dunque: se ho ben capito tu accusi i miei figli di aver buttato all’aria le tue cose.-

-Sì signora, e non è neanche la prima volta che succede.-

-È falso mamma!- gridò Iriza

-Già, perché avremmo dovuto fare una cosa del genere?- aggiunse Neal -La verità è che è stata lei a buttare le sue cose all’aria, apposta per accusare noi. Candy ci odia e farebbe qualsiasi cosa per nuocerci!-

-E avrei buttato all’aria le poche cose che ho?-

-Rispondi alla domanda di mio figlio Candy: perché loro avrebbero dovuto buttare all’aria le tue cose?-

Candy fremeva, sapeva benissimo che quella strega della Legan non l’avrebbe mai difesa davanti ai suoi preziosi figli. Poi improvvisamente decise di cercare conforto e sfogo nella verità.

-Perché sono persone cattive ed egoiste, che si divertono a fare del male al prossimo. 

Perché lei signora è come loro e li asseconda.

Perché tutti voi dannati Legan vi credete più forti di me perché sono orfana e povera, ma voi non siete più forti, siete solo più vigliacchi!-

Fu un attimo, e un pesante schiaffo si abbatté sulla guancia di una Candy sempre più in lacrime, che cadde pesantemente a terra.

-Adesso basta Candy! Tu non resterai un solo minuto in più del necessario in questa casa!-

-Sta bene… tornerò alla Casa di pony, come avrei già dovuto fare da un pezzo!-

-Troppo comodo piccola sgualdrina! Tu non tornerai al tuo pulcioso orfanotrofio, tu andrai in Messico!-

-In… Messico?- disse Candy rialzandosi.

-Sì certo, in Messico! Come sai noi abbiamo alcune fattorie laggiù. Domani mattina un nostro fattore arriverà qui per farci una consegna, e quando ripartirà tu andrai con lui!-

-E perché dovrei? Cosa mi impedisce di andarmene adesso e di ritornare alla Casa di Pony?-

La Legan ebbe un sorriso di una cattiveria tale che Candy non avrebbe mai creduto possibile.

-Perché se tu non andrai in Messico, io farò circolare la voce che i bambini della Casa di Pony sono tutti poco di buono, e nessuno vorrà più adottarne uno.-

Quelle crudeli parole sgomentarono la bambina che rimase senza fiato e cadde di nuovo sulle ginocchia

-D’accordo…- disse in lacrime -…andrò in Messico…-

-Voi!- disse poi Sarah Legan rivolta agli altri suoi dipendenti -Aiutatela a raccogliere i suoi stracci e fate in modo che io non l’abbia più a vedere fino a domani!-

 

I dipendenti dei Legan raccolsero le povere cose di Candy, le lavarono e le aggiustarono laddove era possibile. Dorothy regalò a Candy un po’ della sua biancheria e dei suoi vestiti per sopperire a quelli che non era possibile riparare, le misero a posto il letto per permetterle di dormire quella notte sperando che per un miracolo del cielo il giorno dopo la padrona di casa potesse avere un gesto di clemenza.

 

Venne infine la notte, l’ultima notte di Candy in casa Legan.

 

Il giorno dopo il fattore messicano dei Legan, un certo signor Garcia, arrivò di buon’ora, e aiutato dai dipendenti dei Legan scaricò la merce portata dal Messico. Poco prima di mezzogiorno il signor Garcia era pronto per ripartire.

-Non vuole riposarsi un po’ prima di ripartire signor Garcia?- gli chiese la signora Legan.

-Oh no, non si preoccupi signora Legan. Sono una vecchia pellaccia io! E partire adesso significa fare un bel po’ di strada prima del tramonto. Dov’è la bambina che deve venire con me?-

-Eccomi signor Garcia! Sono pronta!- Disse Candy uscendo dalla stalla con la sua valigetta e il fedele Klin in braccio.

-E quello cos’è?- chiese bruscamente il signor Garcia indicando Klin

-La prego signor Garcia, mi permetta di portarlo, lui è sempre stato con me.-

-E va bene: verrà con noi!-

Senza altre parole Candy salì sul carro “Conestoga” del fattore messicano dei Legan e tenne sempre lo sguardo fisso davanti a sé. Stava dicendo addio a un posto dove aveva vissuto sì brutti momenti, ma dove era stata anche felice insieme ai suoi amici Anthony, Archie, Stear, la signora Rose.

Li avrebbe mai rivisti? Le veniva da pensare di no.

 

Il signor Garcia salì sul carro, spronò i cavalli e il carro si mosse imboccando il viale che lo conduceva fuori dalla villa dei Legan.

 

Candy si sentiva morire, ma aveva deciso che non avrebbe pianto mai più.

 

A metà pomeriggio Rose Andrew arrivava a casa Legan, certo non rendere visita ai suoi parenti, ma per chiedere qualcosa a quella bambina che le aveva rubato il cuore.

Aveva preso una decisione su di lei, ma le serviva il suo consenso e qualche informazione su di lei.

Entrò nella stalla e la trovò vuota: il letto di Candy non c’era più.

Beh, almeno quell’arpia di Sarah ne ha fatta una giusta pensò, ha rimandato Candy a dormire in casa.

Poi vide qualcosa per terra, vicino allo zoccolo di uno dei cavalli, si avvicinò e vide che si trattava di una busta da lettera con su scritto un indirizzo: 

-Casa di Pony - La Porte - Indiana… deve trattarsi del suo orfanotrofio. La riconsegnerò a Candy.- disse ad alta voce.

-Candy non è più qui.- disse una voce di donna dietro di lei.

-Signora Pinkin, Candy è in casa?-

-No signora Andrew…- disse la donna perdendo lacrime amare -Candy… è andata via…- disse prima di scoppiare a piangere

Rose la fece calmare e si fece raccontare quanto era successo. E man mano che la situazione le si chiariva, il suo volto impallidiva sempre di più.

-Maledetta Sarah!- sbottò infine che ebbe udito quanto accaduto in quella casa. -Come ha potuto…- 

Poi ebbe un attacco di tosse convulsa e quasi cadde per terra.

La signora Pinkin la sostenne.

-Signora Andrew! Sta bene?-

Lei dovette rifiatare a lungo prima di riuscire a parlare.

-Sì certo… adesso passa… devo andare via… ho qualcosa di urgente da fare…

Per favore… non dica ai miei parenti che sono stata qui… d’accordo?-

La signora Pinkin annuì e Rose Andrew imboccò la strada di casa sua.

   
 
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