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Autore: lunatica91    27/01/2022    1 recensioni
Ricevere un Talento, per dei bambini, può essere la più dolce delle sorprese. Non sempre, però, la strada è facile: ci possono essere dei fallimenti con cui confrontarsi, ma alla fine si arriverà ad accettare i propri doni e a prenderne il meglio. Anche se, ricordiamoci, noi non siamo il nostro Talento...
Piccole scene di vita quotidiana dei tre gemelli e il rapporto con i loro talenti.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi qua con un'altra storia su Encanto. Ammetto che il rapporto tra i tre gemelli mi ha incuriosita tanto, quindi mi sono sbizzarrita ad immaginarmeli da bimbi e da adulti. Qui si vedrà il loro rapporto con i loro doni, come è nato e si è sviluppato nel tempo. Ogni capitolo tratterà un momento importante riguardo il loro Talento e come l'hanno vissuto. Spero vi piaccia e ogni critica o consiglio è bene accetto. Buona lettura ^^



#Sorpresa


La prima ad aprire la porta fu Julieta. Non perché fosse la più coraggiosa o la più grande dei tre. Semplicemente, la madre la mise di fronte a quella nuova porta e la guardò fieramente, quasi con orgoglio; in che modo dirle che era spaventata a morte e che avrebbe preferito non fare assolutamente nulla? A lei piacevano le cose come stavano: le piaceva casita e le piaceva l'Encanto esattamente così com'erano.
Ma Julieta era sempre tanto brava, sempre tanto buona, ascoltava sempre la sua mamà quando le diceva di fare qualcosa, non si lamentava mai, la piccola Julieta. E così fu anche quella volta.
Si asciugò le manine sudate sul vestito candido e, incerta, tese il braccio verso il pomello dorato. La porta prese a brillare intensamente di luce propria mentre la fiamma della candela magica scoppiettava con vivo entusiasmo. Un disegno iniziò ad apparire piano piano sulla porta: era lei, o almeno credeva, e tutt'attorno si intrecciavano erbe varie, foglie, fiori, rampicanti che le facevano da cornice, infine in mano portava ciotole ed erbe come fosse stata un'erborista.
Julieta guardò interrogativa la madre, altrettanto confusa.

-Forse ti farà vedere cosa diventerai da grande? - disse la voce acuta di Pepa.

Julieta fissò curiosamente la porta. In effetti le erano sempre piaciute le piante e i fiori, come anche cucinare insieme a mamà, e cercava sempre di aiutare gli altri quando si facevano male. Pepa poteva avere ragione.

-Apri la porta, mi querida.- la spronò la madre.

Julieta rimase basita davanti a quello che trovò: un'enorme stanza colma di tavoli, vasi in fiore, alambicchi, liquidi e polveri di svariati colori. In mezzo troneggiava un immenso letto a baldacchino dai tenui colori azzurri e lilla.
Sia Pepa che Bruno furono subito esaltati da quello che aveva ricevuto la sorella e, quasi all'unisono, pregarono la madre di fargli aprire al più presto anche le loro porte. Julieta non potè che essere totalmente d'accordo.


+ * + * +



Pepa fu la seconda ad aprire la porta. Al contrario della sorella, lei si fiondò a capofitto verso l'uscio e si lasciò travolgere dalla luce forte e ardente. Questa volta l'immagine che si formò mostrava Pepa, i capelli ricci raccolti in una coda, e tutt'attorno un cielo ricco di movimento: nuvole, sole, pioggia e fulmini.
Pepa, piena di aspettative, saltellò contenta e avanzò decisa per aprire la porta.

-Pepa...-

La bimba si bloccò, la mano a mezz'aria, mentre si voltava verso la mamma ed i fratelli che la guardavano a bocca spalancata.

-Cosa...?-

Pepa, senza pensarci, si guardò sopra la testa e vide un bellissimo e vivido arcobaleno sovrastare la sua testa. Rimase anche lei sconvolta dalla scoperta, talmente sconvolta che vide subito sparire i vivaci colori, nascosti da un'improvvisa nuvola. Appena la vide formarsi sopra la propria testa provò a toccarla. Quella si dissolse subito e al suo posto comparve una tenue luce rossastra che baciò con calore i riflessi ramati dei capelli. Pepa guardò elettrizzata i fratelli e la mamma.

-Forza! Apri anche tu la porta!- la spronò Bruno.

La bimba si fiondò dentro la stanza. Questa era più piccola di quella della sorella, ma con colori più caldi e tonalità accese. Anche qui al centro si trovava un sontuoso letto a baldacchino, mentre tutt'attorno vi erano specchi e pareti che simulavano paesaggi diversi. Pepa si lasciò cadere con gioia sopra il morbido materasso pensando di essere in un bellissimo sogno da cui non voleva più svegliarsi.




+ * + * +



L'ultimo fu Bruno. Per quanto anche lui non vedesse l'ora di aprire la sua porta, guardava adesso un po' timoroso quel pomello che sembrava fissarlo a sua volta. Che dono gli sarebbe capitato? E se non gli fosse piaciuto? E se poi non lo sapeva usare?
Strinse la gonna della madre per farsi coraggio. Sentì la mano calda e rassicurante della sua mamà spronarlo a fare come le sorelle e, con rinnovato coraggio, si accinse a toccare anche lui la porta.
Anche la sua si illuminò e vide la sua immagine disegnata fissarlo serio, quasi con austerità.
Non se ne accorse subito di quello che accadde. Vide chiaramente la sua stanza: una stanza circolare, dal soffitto alto e dai grandi spazi aperti. Al centro vi era però una bellissima amaca e un tavolo enorme colmo di carta e penna.

-La mia stanza ha un'amaca!- esclamò estasiato Bruno cercando di saltarci sopra, ma tutto ciò che sentì fu la dura porta ancora chiusa.

Bruno si voltò confuso verso la madre e le sorelle.

-Ma tu non hai aperto la porta...- disse Julieta corrucciata -Non puoi sapere che ci sarà un'amaca!-

-Ma io l'ho vista!- esclamò Bruno accigliato -e c'è anche un tavolo enorme! E un soffitto altissimo!-

La madre aprì la porta e, con sguardo stupito, si rese conto della verità delle parole del figlio.
Bruno si lanciò trionfante sull'amaca tanto decantata.

-Ve l'avevo detto!- e fece una linguaccia alle sorelle che ricambiarono poco dopo, trattenendo un risolino divertito.

-Bruno, in che senso l'hai “visto”?-

Il bambino sembrò pensarci un attimo.

-Non lo so... pensavo di essere entrato e di averla vista.-

E poi accadde di nuovo, inaspettato, proprio come prima. Vide di essere in cucina, con sua mamma e le sorelle, e sopra il tavolo troneggiava una bellissima torta di frutta con cinque candeline sopra.
Ora sua madre gliene stava porgendo una fetta e lui tese la mano, pronto ad assaggiare quella bontà.

-Bruno...?-

Il bambino sbattè gli occhi e si accorse di essere ancora nella sua stanza, sull'amaca, il braccio teso verso la madre, che lo fissava leggermente preoccupata.

-Bruno, stai bene?- chiese Julieta avvicinandosi al fratellino -Avevi gli occhi strani...-

Lui abbassò il braccio e, senza potersi trattenere, chiese subito concitato: -Mamà, hai preparato una torta di frutta? Quando la mangiamo?-

Era sicuro di averla vista, ma era anche sicuro di volerla tantissimo una torta di compleanno. Forse il suo dono era esaudire ogni suo desiderio?
La madre lo fissò esterrefatta, ma il suo tono cambiò repentinamente.

-Brunito, sai dirmi che frutta c'era nella torta?-

Il piccolo si concentrò per ricordare.

-Mmm... papaya, mango e... piña?-

Sperò di averle indovinate, perché altrimenti il suo dono non sarebbe stato esaudire i suoi desideri.
La mamma rimase a bocca aperta e Bruno esultò dalla gioia.

-Il mio dono esaudisce i miei desideri!-

-Ma come ha fatto?!- fece Pepa arrabbiata -Ha sbirciato in cucina! Lo sai che la mamma non vuole!-

Ma la madre fermò subito la rabbia della sorellina.

-No, Pepita, la torta non è in cucina. La sta ancora preparando Josè, al forno giù in paese.-

Ora Bruno non capiva. Quindi non si era esaudito un suo desiderio perché la mamma aveva già pensato alla torta.

-Ma allora, qual è il mio dono?- chiese con voce lamentosa.

Fu Julieta, ancora accanto a lui, a rispondere: -Ma se la torta non è pronta, vuol dire che hai visto il futuro?-

Tutti gli occhi erano puntati su di lui.
Era possibile?
Bruno fissò la madre, chiedendo con lo sguardo una risposta e il sorriso che gli rivolse fu meglio di mille parole.

-Posso vedere nel futuro!- esultò il bambino saltellando giù dall'amaca e abbracciando Julieta lì accanto.
Doveva essere bello avere una camera enorme come Julieta, piena di cose per fare esperimenti. Come doveva essere bellissimo comandare il tempo come Pepa, come già stava facendo con quella bellissima nuvola sopra la sua testa. Ma il suo dono li superava tutti! Poteva vedere il futuro! Non ci poteva essere una cosa più bella. Forse solo la torta di frutta.




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