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Autore: Lita_85    28/01/2022    4 recensioni
SEQUEL DI "OGNI PARTE DI TE"
Dario e Anita, ormai felicemente fidanzati, vivono il loro amore come in una favola. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando il passato di entrambi si ripresenta stravolgendo il presente, proprio durante i preparativi per il loro matrimonio. Gli equivoci divertenti e i malintesi dettati dalla gelosia saranno all'ordine del giorno, e metteranno a dura prova i futuri sposi. Riusciranno Dario e Anita a lasciarsi tutto alle spalle e arrivare indenni alla tanto attesa data delle nozze?
* Opera registrata su Patamù*
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando qualcuno entra nella tua vita lo può fare solo in due modi: In punta di piedi o nel caos più totale. Lui era arrivato così: un uragano, il mio caos. Aveva spazzato tutto quello che c'era stato prima e lo aveva trasformato con il suo essere, con la sua anima portandomi nel suo mondo. Fin da subito aveva mostrato tutto di lui senza sforzarsi di fare il contrario. Senza sforzarsi di essere quello che non era: Il dolce testardo pretenzioso che avevo conosciuto al Rencontre. Mai nella mia vita avrei pensato di innamorarmi di nuovo, mai avrei pensato di trovare quell'amore che ti brucia dentro e che ti lascia senza fiato. Quell'amore che ti dà tutto senza mezzi termini. Lui era l'amore di cui avevo bisogno, lui era tutto quello di cui avevo bisogno.

Tutto di lui era perfetto nella sua imperfezione. Tutto era perfetto, anche troppo...

« Sei pronto? »

« Credo di sì… »

« Guarda che non si torna indietro… »

« Lo so… », rispose stringendo le braccia al petto perplesso. Quasi spaventato.

« Allora vado? »

« Vai... »

Posizionai il mio spazzolino da denti dentro il bicchiere del suo bagno aspettando con trepida attesa la sua reazione. I suoi occhi azzurri si spalancarono immediatamente, mentre le sue mani si posizionarono sul suo torace all'altezza del cuore facendo pressione. Sembrava quasi stesse per avere un infarto. Poi, riprendendo fiato, disse: 

« Certo che non è una bella sensazione, aveva ragione mister spazzolino!! »

« Ma tu sei scemo! », esclamai arrabbiandomi falsamente cercando di uscire dalla stanza. Venni fermata immediatamente da lui e dalla sua presa decisa.

« Dove credi di andare? », chiese stringendo i miei fianchi a sé intrappolandomi nella sua morsa « Ormai non si torna indietro, dovevi pensarci prima di accettare di convivere con me... », affermò guardandomi con aria maliziosa stringendo i denti tra le labbra. 

« È una minaccia? », chiesi con falso stupore ricambiando quello sguardo seduttore. 

« Bella e buona signorina Velletri... », dichiarò con gli occhi che gli brillavano. Era felice.


Si avvicinò alle mie labbra stringendo la nuca con la mano destra. La sua lingua si insinuò nella mia bocca prendendo velocemente il possesso assoluto. Ricambiai voracemente, mentre camminando al contrario, ci dirigevamo sempre più verso la camera da letto che si trovava al di là della porta.

I nostri corpi si muovevano strisciando sotto le lenzuola creando un fruscio spodestato solo dai nostri gemiti incontrollati e dalla passione con cui ci amavamo. Eravamo felici, felici e innamorati.

Da quel giorno era passato quasi un anno. 

Un anno da quella proposta di convivenza arrivata senza preavviso durante il nostro primo San Valentino. Un anno di amore e passione incontrollati. Un anno di noi.

« Ani, sei pronta? », chiese Dario entrando in camera recuperando sul letto la giacca blu che componeva il suo outfit della serata: Camicia bianca aperta sul colletto, jeans scuri e scarpe camoscio dello stesso colore della giacca. 

« Quasi… », risposi pettinando i capelli maldestramente cercando di non sembrare una pazza scatenata. Mi avvicinai a lui camminando al contrario mostrandogli la zip ancora aperta del mio tubino nero con maniche a palloncino trasparenti. « Potresti?», domandai sorridendogli portando i miei capelli da un lato per agevolare l'operazione.

« Mi piace di più quando la faccio scendere giù questa zip… », sibilò sul mio orecchio guardandomi attraverso lo specchio che avevamo di fronte.

« Signor Mancini, la sua sfacciataggine non conosce confini… però le devo ricordare che è stato lei ad insistere per questa serata canora… io avrei preferito rimanere a casa… »

« Io e le mie idee del cazzo… », continuò lui tempestando il mio collo scoperto stringendomi a sé. 

Appoggiai la mia guancia su di lui strisciando la mia mano destra sui suoi capelli. Chiusi gli occhi facendomi trasportare, mio malgrado, da quei baci che mi facevano sciogliere come neve al sole. Le sue mani si muovevano delicatamente lungo la mia vita per poi fermarsi sul mio seno afferrandolo dolcemente. 

« Dario… », soffiai tra gli spasmi del mio corpo che si stava abbandonando al suo tocco. 

« Anita… conviene che usciamo da qui… altrimenti sarei capace di fare di tutto… »

« Io non mi sto lamentando… anzi potremo anche… », dissi completamente presa dal momento accarezzandogli la patta dei pantaloni. Non mi interessava più nulla. Lo volevo e basta.

« Angelo, è meglio andare… », rispose lui scostandosi da me come se avesse preso la scossa e, avvicinandosi allo specchio controllò la situazione dei paesi bassi infilando la camicia dentro i pantaloni. 

Non era certo da lui lasciarmi così dopo aver iniziato qualcosa. Lui era conosciuto per queste sue performance improvvise e nei posti più strani, ma soprattutto, non si fermava di fronte a niente. Era addirittura diventato famoso in famiglia grazie ad una delle nostre sveltine in bagno a casa di zia Orietta durante la cena di Natale. 

Lo guardai stranita attraverso lo specchio, quasi arrabbiata. Sentivo come se mi nascondesse qualcosa.

Lui, molto tranquillamente, continuò a sistemarsi la camicia davanti allo specchio fino a quando non si accorse che il mio sguardo non lo mollava un attimo.

« Ani, c'è qualche problema? », chiese lui con finta indifferenza guardandomi attraverso lo specchio. Si vedeva che stava trattenendo un sorriso, e quel suo comportamento mi indisponeva parecchio.

« Oh, no, nessun problema! Mi hai solo rifiutata! »

« Cosa?! Io non ti ho rifiutata! »

« Beh, è quello che hai fatto! », replicai avvicinandomi alla mia borsa che si trovava sul letto cercandoci dentro il nulla.

« Amore, io non ti ho rifiutata! E che dobbiamo uscire… non voglio fare tardi… », disse avvicinadomi a me guardando anche lui dentro la borsetta cercando di capire cosa stessi cercando.

« Tu non vuoi fare tardi?! Tu, Dario Mancini, colui che è arrivato in super ritardo ad una premiazione importante con il primario di ortopedia perché doveva prima scopare in una delle aule dell'università per togliersi lo sfizio, adesso non vuole fare tardi?!?! Non ti è mai interessato un cavolo di fare tardi! Almeno, non in queste circostanze! »

« Mamma mia, che scopata pazzesca che è stata quella! », affermò con occhi sognanti infilando le mani in tasca. Lo odiavo quando faceva così.

« Vuoi smetterla di fare l'idiota! », gridai spingendolo e dirigendomi verso il cappotto infilandolo di corsa.

Lui mi venne subito dietro prendendomi per le braccia continuando a sorridere come uno stupido.

« Che cazzo ridi?! Non c'è nulla da ridere! », sbottai fulminandolo con lo sguardo.

« Mi piace quando fai così… », affermò lui cercando di cingermi i fianchi trovando la mia disapprovazione.
 
« Ah sì? Se ti piacessi così tanto a quest'ora staremmo tutti e due su quel letto e non a discutere! Cos'è, hai un'altra?! », gridai di getto senza pensarci. Non che avessi davvero dubbi su di lui, ma si era comportato stranamente per tutta la settimana e, quella sua uscita di scena aveva mandato i miei neuroni a farsi friggere.

« Cosa?! Adesso stiamo rasentando il ridicolo Anita… non credi? », chiese Dario ridendo nervosamente.

« Quindi sono un'idiota?! »

« No, non lo sei! Non ho mai detto questo!! », continuò ridendo prendendomi nuovamente per le braccia cercando di calmarmi.« Ascoltami, tu sei l'unica per me… E poi abbiamo tutta la notte per recuperare… »

« Si dia il caso che adesso sono io a non aver più voglia signor Mancini! », affermai infilando il cappotto uscendo di corsa dalla stanza. 

La mia corsa senza sosta continuò per tutta casa, proseguendo per il corridoio fuori nel pianerottolo e finendo dentro l'ascensore. Arrivai davanti alla sua macchina, e ancora fuori di me, lo aspettai lì picchiettando i tacchi sull'asfalto incrociando le braccia sul seno. La gelosia di solito non era un sentimento che mi apparteneva. Anzi, per dirla tutta, era Dario il super geloso della situazione, e ogni momento era quello giusto per palesare questo suo "piccolo" difettuccio.

Lo vidi arrivare subito dopo con la sua solita nonchalance e con la sigaretta in bocca. Era terribilmente affascinante, e lui sapeva di esserlo. Si fermò di fronte alla portiera del posto guidatore e togliendosi il cappotto blu per poggiarlo nei sedili anteriori, mi guardò negli occhi mozzandomi il fiato. 

Mi guardava con quegli occhi azzurri che brillavano a contatto con la luce riflessa dei lamponi facendomi avvampare all'istante. Voleva farmi cedere, ma io non avrei ceduto, almeno ci avrei provato.

« Hai intenzione di entrare o vuoi rimanere lì impalata ad osservare il tuo ragazzo sexy? », commentò ridendo accortosi della mia catalessi.

« Io non ti stavo guardando idiota! », risposi ancora arrabbiata sbattendo la portiera dopo essermi sistemata al posto passeggero.

Lui entrò in macchina velocemente e, con la stessa velocità, mise in moto l'auto lanciandomi di tanto in tanto, sguardi divertiti provocando in me un mix di emozioni. 

Da una parte ero arrabbiata con lui, dall'altra volevo fare pace con lui. Volevo fare pace con lui, volevo fare pace con lui a ripetizione.

C'era solo un piccolo problema: ero una testarda cronica. Quando mi impuntavo, era la fine. 

Arrivati di fronte al locale, dopo un silenzio tombale dettato dal mio orgoglio, entrammo nel locale come due perfetti estranei. Sicuramente stavo esagerando, anzi, mi stavo comportando proprio come una bambina, ma ormai era diventata una questione di principio. 

Ci avvicinammo al tavolinetto nero con sedili in pelle che ormai era diventato il nostro ritrovo durante le serate canore trovandoci seduti Saverio e Ginevra che ci davano giù di lingua. Li guardammo sorridendo. Loro amavano dare spettacolo, e lo facevano ogni volta che ne avevano l'opportunità.

Dopo un primo momento di smarrimento, mi decisi a palesare la nostra presenza con un colpetto di tosse che fu sentito all'installante dalla nostra focosa coppia. Loro per tutta risposta, e senza il benché minimo segno di vergogna, si voltarono verso di noi con le labbra consumate dai baci. Chissà da quanto tempo stavano lì a limonare.

« Eccovi finalmente! Ma che cazzo avete fatto? », disse Saverio abbracciando Ginevra che sembrava ancora in coma dopo quel bacio senza ossigeno.

« Saremo venuti anche in orario, se Anita non avrebbe insisto per fare sesso… », affermò Dario ridendo poggiando il cappotto sul divanetto facendomi avampare.

« Cosa?! Non è vero!! », gridai paonazza cercando di nascondere quella verità scomoda. Ero sempre stata restia a parlare della mia vita sessuale con gli altri, soprattutto se c'era Saverio di mezzo, finiva sempre male.

« Però non mi sembrate affatto rilassati… quindi deduco che non avete scopato… », continuò Saverio appoggiandosi con i gomiti sul tavolo come se fosse in una riunione tra avvocati.

« No! Perché il signorino qua presente si è rifiutato! », sbraitai senza volerlo lasciando la coppia focosa a bocca aperta. 

Non appena mi accorsi della mega figuraccia che avevo appena fatto mi sedetti vicino a Ginevra guardandomi i piedi. Volevo sprofondare. 

« Da, così mi deludi però! Le basi! Le basi cazzo! Una scopata non si rifiuta mai! Neanche se sta arrivando la regina Elisabetta in persona! », continuò Saverio alzandosi in piedi.

« Sa, eravamo già in ritardo… », rispose Dario torvo. Era come se quella discussione aveva iniziato ad infastidirlo. E non era da lui.

« Okey, qui il clima mi sembra un po' ostile… Dottore che ne dici se andiamo a prendere qualcosa da bere alla tua fidanzata? Magari nel frattempo la signorina Velletri spegne un po' i bollenti spiriti… », enfatizzò talmente tanto le ultime parole da farmi riaccendere come un albero di natale.

Non appena furono fuori dal nostro campo visivo, tolsi il cappotto in preda al nervoso più totale. Perché si comportava così? 

« Ani, tutto bene? », chiese Ginevra spostandomi una ciocca di capelli verso l'orecchio.

« Ginny, c'è qualcosa che non va… è da un paio di settimane che lo vedo diverso, assente… Ho paura che abbia qualcun'altra… »,

« Dario? Un'altra? Ma cosa dici Anita? Lui ti ama… »

« Sarà, ma non si era mai rifiutato… »

« Magari ha qualche pensiero a lavoro? »

« No, no, ho chiesto a Mirko e mi ha detto che a lavoro va tutto bene… »

« Oppure è solo stressato… »

« Oppure si è stufato di me… », affermai riempiendo gli occhi di lacrime.

« No tesoro! Non dirlo è anche per scherzo! Ti ama tanto, lo so per certo! »

« Davvero? », domandai tirando con il naso cercando di non crollare.

« Davvero… », replicò Ginevra prima di asciugare una lacrima che era scesa sul mio viso. Magari era davvero stressato.

« Signore e signori, benvenuti al Singer Star! Stasera apriamo le danze con una nostra vecchia conoscenza, un nostro caro cliente che ha qualcosa da dire alla sua ragazza! », 

Rimasi di pietra. Il cuore si fermò all'istante come tutte le funzioni del mio corpo. Guardai verso il palco da dove spuntò Dario afferrando il microfono. 

« Oddio… », esclamai arpionando la mano di Ginevra in una morsa. 

La canzone di Bruno Mars - Marry You iniziò con la voce di Dario che la seguiva. 


It′s a beautiful night, we're looking for something dumb to do.
Hey baby, I think I wanna marry you
È una bella notte
Stiamo cercando qualcosa di pazzo da fare.
Hey, tesoro,
penso di volerti sposare


Is it the look in your eyes or is it this dancing juice?
È lo sguardo nei tuoi occhi o è questo ballare a caso?

Who cares, baby, I think I wanna marry you
Cosa importa, piccola, penso di volerti sposare.

Iniziai a tremare. 
Tremavo nuovamente di felicità.
Quella felicità che ormai era diventata di casa, la nostra casa. 
Trattenni il fiato non so per quanto tempo. Mentre lui si esibiva su quel palco per me.

Sibillai parecchie volte il nome di Ginevra mentre le stritolavo la mano. 

Stava succedendo davvero. 

Per tutto il tempo della sua performance non feci altro che osservarlo. Osservare le sue movenze, il suo sorriso, i suoi occhi che parlavano più di ogni cosa. 
Mi sentii morire dalla felicità.

Appena terminò la sua esibizione, si lanciò dal palco sotto le urla di Saverio, e con passo deciso arrivò al mio cospetto con quel suo sorriso meraviglioso inginocchiandosi avanti a me.


« Anita, angelo mio, so che non ti aspettavi tutto questo, e devo dirti la verità, neanche io mi aspettavo di impazzire così, non mi aspettavo di volere determinate cose. In questo anno sono cambiato, e sono cambiate tante cose. E questo meraviglioso cambiamento che ho iniziato con te... voglio finirlo con te. Tu, hai stravolto i miei piani da donnaiolo menefreghista e li hai trasformati in piani d'amore. Ogni cosa con te è diversa, ogni cosa con te ha quel sapore dolce che non avevo mai assaporato, ogni cosa con te è amore. So bene di non essere all'altezza e, di non meritarmi tutto questo, ma se tu lo vuoi, vorrei costruire una famiglia con te, vorrei che tu fossi la madre dei miei figli. 
E guardami, lo sto dicendo senza tremare… », disse mostrandomi la mano in evidente stato di agitazione provocando le nostre risate e quelle degli ospiti che piano piano ci avevano accerchiati. Erano tutti lì per noi. « Anita Beatrice Velletri, vuoi sposarmi?», chiese con voce tremante mentre metteva in mostra una scatolina di velluto rossa con dentro l'anello con diamante più bello che io abbia mai visto.

« Mille volte sì Dario Mancini! », affermai alzandomi in piedi e buttandogli le braccia al collo continuai « Mille volte sì Amore mio… », lo guardai negli occhi intensamente prima di accarezzare la sua mandibola sbarbata e le sue labbra con il pollice. 

Lui sorrise mettendo in evidenza la fossetta di destra prima di appropriarsi delle mie labbra che non aspettavano altro.

Lo baciai non curandomi di nessuno. Lo baciai come a voler suggellare quel momento e imprimerlo per sempre nel mio cuore. Lo baciai con tutto l'amore che avevo dentro, quell'amore che correva lungo la mia spina dorsale, che inebriava i miei sensi, che sostava sulla mia pelle tramite i suoi baci. 

Lo baciai ancora e ancora, cominciando già dentro di me quel countdown silenzioso che mi avrebbe portata all'altare dove ci sarebbe stato lui ad aspettarmi. 




Note: Buongiorno a tutti! Ed eccoci qui in un nuovo capitolo! Scusate l'attesa, ma il tempo non basta mai! E in questi giorni di tempo ne ho avuto ben poco! Poi mettiamoci un po' di ansia da prestazione, e il gioco è fatto! Sì, questo capitolo ha messo a dura prova la mia psiche 🤣🤣🤣 Ma non perché non sapessi cosa scrivere, ma perché ho paura di non saper descrivere tutto a dovere! 😅 Spero il capitolo vi sia piaciuto e che rispecchi quello che vi aspettavate da Dario. Il prossimo capitolo si aprirà dove lo abbiamo lasciato, ma questa volta, e dopo tre capitoli di assenza, leggeremo i pensieri di Dario. ♥️ Grazie sempre a chi mi segue! ♥️ E alla prossima ❤️
 
   
 
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