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Autore: Gatto1967    30/01/2022    1 recensioni
Un giorno Anthony Brown passeggiando nel giardino degli Andrew, vede una bambina che piange disperata vicino al cancello delle rose, quelle rose a lui tanto care.
Chi sarà mai?
Ovviamente noi sappiamo chi è quella bambina, e questa sembrerebbe essere la solita riedizione della storia di Candy. E in effetti lo è. Solo che stavolta c’è un elemento nuovo, un nuovo personaggio.
Chi è? Che ruolo avrà nella vita della protagonista?
Leggete e saprete…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rose Andrew giaceva sul suo letto e una Candy ormai quindicenne si prodigava al suo capezzale per assisterla.

Ormai la tubercolosi che l’affliggeva da anni stava avendo il sopravvento, e per la giovane donna si approssimava l’ora finale.

-Dov’è… tuo fratello?-

-È andato a prendere suo padre alla stazione. Dovrebbe arrivare fra non molto.-

-Il mio… ex-marito… si degna di farsi vedere… da me… quale onore…-

-Non parlare così mamma… ti fa male arrabbiarti.-

Lei la accarezzò sulla guancia.

-Coraggio piccola… sto per andarmene… e sono sicura che te la caverai benissimo… qualunque cosa farai nella vita… la farai bene…-

Poi la mano le cadde sul bordo del letto e Candy capì la terribile verità: Rose Andrew, la donna che l’aveva amata come una madre, era morta.

Cadde disperata sul corpo di lei mentre la chiamava semplicemente “Mamma”…

 

Il giorno dopo il funerale, una Candy affranta ma composta, salutava con una fredda stretta di mano l’ex marito di sua madre, il signor Brown.

-Arrivederci signor Brown.-

-Arrivederci Candy. So che non sono stato un buon marito per tua madre e un buon padre per tuo fratello, ma vorrei tanto che le cose fossero andate diversamente.

Tua madre meritava di meglio.-

-Sì signor Brown: meritava di meglio.-

L’uomo capì lo stato d’animo di quella ragazza e se ne andò. Probabilmente non si sarebbero visti mai più.

 

Nel pomeriggio Candy se ne stava davanti al cespuglio delle rose dolce Candy, quelle rose a cui sua madre aveva dato il suo nome, e attraverso l’odore di quelle rose rivisse tutti i ricordi che la legavano a lei, fin dalla prima volta che aveva sentito la sua voce in lontananza…

Avvertì una presenza alle sue spalle e si girò.

-Zio William!- disse sorridendo -Ti stai facendo ricrescere la barba?-

-Diciamo che sono tre giorni che non mi rado, ma dovrò rimediare. Ricordi quando mi hai visto la prima volta senza barba?-

-Scherzi? Certo che ricordo!-

 

Candy e Rose entrarono nella sala ristorante dell’albergo dove alloggiavano per quella notte. La piccola era semplicemente radiosa nel suo vestito bianco e rosa, primo regalo di sua madre e suo zio. 

Già suo zio, dov’era lo zio William?

-Siediti Candy.- le disse Rose

-Ma dove mamma? Questo tavolo è occupato.-

-Certo che è occupato Candy, da noi.- le disse il giovane uomo seduto al tavolo.

-Zio William! Sei tu!-

Rose e William risero di cuore

-Mio Dio, non ti riconoscevo senza barba! Sembri più giovane, lo sai? Ma… ma…-

-Che c’è piccola?- le chiese lui.

-Tu somigli tantissimo ad Anthony!-

D’un tratto un’immagine del passato si sovrappose a quella del suo giovane zio.

-Quel giorno, sulla collina di Pony… eravate voi!-

-Sì bambina mia.- le disse sua madre -Eravamo noi. Ci abbiamo messo un po’ a riconoscerti sai?-

 

-Non dimenticherò mai quel giorno zio, come nessuno dei giorni trascorsi con la mamma…-

Ricominciò a piangere e lo zio William la abbracciò.

 

-Sai Candy? Dovremmo parlare un po’ del tuo futuro.-

-Parli di quell’idea della zia Elroy di mandarci in collegio?-

-Io non la trovo un’idea sbagliata. In questo momento ti farebbe bene cambiare aria, conoscere persone nuove, imparare cose nuove. Se resti qui a fissare quelle rose per tutto il giorno cadrai facilmente in preda alla depressione.-

-Sì lo so, e credimi, non voglio questo. Solo che… non credo che sia quello il tipo di scuola adatta a me.

Mi ci vedi a scattare come una marionetta agli ordini delle suore? A studiare galateo poi? Io che a tavola mi sbafo pure i piatti!-

William sorrise all’idea.

-Ma soprattutto… io non voglio diventare una inutile e insulsa dama dell’alta società come Sarah Legan! 

Io voglio lavorare, sentirmi utile…

Sai cosa mi ha detto la mamma pochi giorni prima… di morire?

“Saresti un’ottima infermiera bambina mia…”-

Perse altre lacrime al doloroso ricordo

-…e questo vorrei fare: l’infermiera.-

-Ed è quello che farai Candy. A Chicago ci sono ottime scuole per infermiere, e sono sicuro che ne troveremo una adatta a te.

Ci trasferiremo a Chicago e tu inizierai a frequentare la scuola. Oltre a realizzarti come persona, riuscirai a superare il tuo dolore e ricomincerai a vivere.

È questo che tua madre vuole per te.-

Di nuovo in lacrime Candy abbracciò suo zio.

 

-Così non verrai a Londra…-

-No Anthony, ne ho parlato con lo zio William e anche con la zia Elroy e abbiamo deciso che è meglio così. Fra pochi giorni partirò per la Casa di Pony per un breve periodo di vacanza e poi mi trasferirò a Chicago dove a settembre comincerò a studiare presso la scuola per infermiere del St Joseph Hospital.

Tu invece andrai in quel collegio?-

-Sì, io Archie e Stear ci trasferiremo a Londra, ma non per studiare galateo dalle suore. Frequenteremo una scuola di economia, così che quando torneremo potremo prendere il nostro posto all’interno delle aziende di famiglia.-

-Ed è questo che vuoi? E la tua passione per la botanica?-

-Ho delle responsabilità Candy. Non solo verso la famiglia, ma anche verso i nostri dipendenti. La botanica continuerà ad essere la mia passione. E poi stare un po’ separati ci aiuterà a capire meglio certe cose, non trovi?-

-Anthony io… ti vorrò sempre bene lo sai… ma sono molto confusa.-

-Sarebbe strano se non lo fossi.- disse lui con un sorriso. -Da piccoli eravamo sicuri che ci saremmo sposati un giorno, ma poi il fatto di vivere come fratello e sorella ci ha indubbiamente spiazzati. Forse io e te siamo veramente destinati ad essere fratello e sorella.-

-Siamo destinati a volerci sempre bene.-

 

Si abbracciarono, e rimasero lì a cercare conforto nelle reciproche lacrime.

   
 
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