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Autore: Red S i n n e r    04/09/2009    3 recensioni
E’ perfetta la tua nuova maschera, proprio come è perfetto il tuo sorriso,
Lo sai perché hai provato a lungo a fare finta guardandoti allo specchio.
Mentre decidi a tavolino che dovrai piangere, continui a ridere.
Com’è fragile la tua immagine, di fronte a quello specchio in cui impari a fingere.
{Lieve Nonsense}
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fucking     M i s e r y.

                                                                                                                     

Leggere particelle, leggere particelle volano.

No… non si limitano a volare, non si limitano a vorticare; compongono figure, meravigliose immagini, delicate illusioni, utopici desideri.

Non farti ingannare! Niente di quello che il tuo cervello assassino ti fa vedere è reale.

Nulla, nulla è vero, è solo un modo come un altro per smettere di pensare.

Continuano a vorticare, quelle stupide particelle, creando quel contorno dolceamaro quelle luci evanescenti che cerchi d’inseguire senza riuscire veramente a vedere.

Le rincorri, le cerchi –disperatamente- cerchi di avvicinarti a loro.

Perché?

La realtà non ti basta? Non ti basta più? O… non ti è mai bastata?

Quante domande, quanti perché, quante stupide illusioni.

Non pensarci, non pensarci. Fa finta che non esistano.

Fa finta! Tanto ti riesce bene, no?

Tra le particelle del tuo mondo, rimani immobile:  gli occhi fissi che guardano tutto senza vederlo davvero, e lasci che tutto intorno a te continui la sua folla corsa. A te non piace correre, e se proprio vuole correre questo mondo che corra senza di te.

Mancherai a qualcuno? Forse. Qualcuno ti ricorderà per com’eri veramente? No, probabilmente no.

Ma non è colpa delle persone che ti sono accanto, è colpa tua, perché troppo spesso e troppe volte ti sei rinchiusa in te , con quel tuo stupido sguardo vuoto, guardando a terra, lasciando che un leggero mormorio interno ti sorprendesse, lasciandoti immobile a vagare tra le sue vaneggianti parole.

Lasci che i tuoi occhi si riempiano di quel vuoto che hai imparato a conoscere, e che riempie il tuo silenzio di una sensazione indefinita – che non sai spiegare- ma che ami e odi al tempo stesso.

Ogni giorno uguale a se stesso e uguale al giorno che lo precede; questa sorta di immobile banalità hai imparato a chiamarla ‘normalità’.

Ma che cos’è questa normalità? C’è mai stata una persona che è nata, vissuta e morta normalmente?

Qualcuno sa spiegare il concetto di normalità?

E’ troppo vasto, forse, troppo soggettivo e personale per essere etichettato e imbottigliato, per poi essere ordinatamente impilato tra le cose che sai.

Le osservi di nuovo, queste piccole particelle che ti vorticano intorno, ognuna di esse conserva un’emozione, ognuna di esse conserva gelosamente una maschera.

Quale indosserai?

Quale recita insescenerai?

Quando si apriranno le tende rosse del tuo spettacolo quotidiano?

Presto, presto.

Ma intanto, qualcosa dentro di te invoca pietà. Cosa vuole? Cosa chiede?

Non lo sai, ma piange.

Urla e si dimena.

La sua voce irrompe nel silenzio ovattato, rompe lo schema lussureggiante di queste piccole particelle, di queste piccole parti di te che si frantumano e si fermano; sono immobili.

E lo ascoltano tutte questo pianto disperato, questa richiesta disperata alla quale,sai, di non poter dar retta.

Come in una catena impazzita, come in domino masochista, ogni particella – ogni frammento di te- piange e urla facendo compagnia a quella parte a volte dimenticata , ma sempre presente.

Piangono per farle compagnia; piangono per non lasciarla sola.

Sbatti le palpebre, alzi gli occhi. C’è chiasso. Tutto urla, ma fai finta di niente, fai finta di niente perché è meglio così, perché non è importante, non è interessante.

Ti annoi.

Sempre così uguale a te stessa devi essere? Sempre così schematica e patetica?

Non cambi mai.

Aggiusti sul tuo volto l’ultima maschera perfetta e la interpreti al meglio, danzando e recitando nel tuo sipario quotidiano, anche se tutto urla, anche se TU urli, fai finta di niente.

Fai finta e la finzione ti riempie.

Ti scorre nelle vene ti entra in circolo dovrebbe essere un veleno , ma a te sembra la più dolce delle caramelle.

L’assapori, questa tua nuova maschera; un assaggio di quella normalità a cui non sai attribuire un senso.

L’assapori e il suo gusto ti piace, anche se tutto urla, anche se tu stai urlando ,anche se stai chiedendo pietà.

Smettila.

Smettila.

Smettila.

Ti implora, questa tua parte dimenticata - ti consiglia- ma non la smette di piangere. Ti assomiglia, per questo la odi.

La odi perché anche tu vorresti smetterla, ma è così difficile, e tu sei così stanca. Ti lasci cullare nelle placide onde della tua nuova e perfetta maschera, e riesci –quasi- a smettere di pensare.

‘Ciao! Come stai?’

La domanda ti coglie impreparata.

Tutto in te urla, chiede pietà. Senti che tutto il tuo mondo interno si inginocchia, si schiaccia per diventare invisibile, si appallottola su sé stesso nella stessa posizione in cui ami dormire.

Sorridi, e senti che questo tuo sorriso è perfetto. I tuoi occhi si illuminano, e lo senti.

E’ perfetta la tua nuova maschera, proprio come è perfetto il tuo sorriso, lo sai perché hai provato a lungo a fare finta guardandoti allo specchio.

‘Tu?’

Rispondi con una domanda.

La voce della ragazza al tuo fianco ti ronza nelle orecchie, una parte di te è intenta ad ascoltarla, si preoccupa e ride con lei, fa domande ed è veramente interessata perché, d’altronde, sei un’ottima amica, tu.

Ma c’è una parte, una parte molto piccola, che continua a prestare ascolto alla te stessa in lacrime raggomitolata tra le particelle di te cadute a terra.

Cerca di consolarla questa piccola parte di te, ‘sarà per la prossima volta, sarà per la prossima volta’ le dici piano, per paura di farti sentire da altri.

Ma non ci crede e non ci credi nemmeno tu, perché anche se sei così brava a recitare quando il sipario si alza, non sarai mai così brava da ingannare quella te stessa raggomitolata a terra tra le parti di te che hai voluto dimenticare.

Vorrà dire che risolverai da sola, come hai sempre fatto. Farai uscire queste lacrime interne e lo farai da sola – come sempre-.

Mentre questo pensiero acquista la certezza di una promessa a te stessa, la tua maschera ride con la tua amica.

Mentre decidi a tavolino che dovrai piangere, continui a ridere.

Com’è fragile la tua immagine, di fronte a quello specchio in cui impari a fingere.

Che sia maledetta, e che lo sia per sempre, questa  tua fottuta tristezza.

...

Note della Red: Vorrei ringraziare I n n e r Ebony e missdark per le recensioni alla mia scorsa originale nonsense.
Questo scritto non mi piace ma non credo che debba farlo, deve solo essere vero. E, tra parentesi, è anche un pò vecchio. XD

Alla prossima!

Red.

   
 
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