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Autore: cassiana    30/01/2022    5 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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London calling








Becky si pizzicò la sella del naso, spostando gli occhiali, strizzando gli occhi. Era stanca e ancora scossa dagli eventi del giorno precedente. Dopo la sparatoria e il suo salvataggio, lei e Richard avevano trascorso ore a ricostruire gli eventi con Alvarez che ora aveva piena fiducia in loro. Analizzarono ogni singolo elemento in modo da costruire un caso solido contro Barrera. Poi a notte fonda erano andati in ospedale a trovare Nelson. Quando aveva incontrato Geena, Becky si era scusata, si sentiva mortificata di quello che era accaduto. Geena aveva il volto allungato dalla preoccupazione e dalla stanchezza, ma aveva avuto la forza di sollevare un labbro all'insù:

- So che non è colpa tua. Questo è il motivo per cui ho sempre evitato il penale: da questa parte del mondo è fin troppo facile imbattersi in situazioni come queste.
- Lui come sta?
- L'hanno operato e ora siamo in attesa che sciolgano la prognosi.
- Non ho sentito lo sparo...non sarei dovuta andare con lui.
- Gli hanno colpito la testa con qualcosa di duro forse il calcio di una pistola. C'è stata un’emorragia che ha causato un’ematoma subdurale. Per un uomo della sua età è stato fin troppo fortunato.

In quel momento si piegarono le ginocchia all'avvocato e Richard e Becky la sostennero fino alle sedie accostate al muro. Mentre Becky aveva preso una mano di Geena tra le sue, Richard andò a cercarle un caffè alle macchinette. La luce cruda del neon metteva in risalto ogni piccola ruga di preoccupazione sul viso della donna. Aspettarono finché un medico disse loro che Nelson era fuori pericolo. Il sollievo si dipinse visibile sul volto di Geena e anche Becky sentì un enorme peso sollevarsi dalle spalle.
Ora erano in hotel, Becky stava preparando la valigia, Alvarez le aveva dato il permesso di tornare a casa, aveva solo dovuto firmare una deposizione giurata e il suo nome non sarebbe stato fatto, definendola testimone protetto. Aveva passato il resto della notte con Richard crogiolandosi nel suo calore anche se entrambi non avevano dormito molto. Erano rimasti in silenzio abbracciati paghi di essere vicini e vivi. Insieme ancora una volta, nonostante tutto.

- Sarà meglio che ti prepari anche tu.
- Sai che non posso...

Becky si mise le mani sui fianchi:

- Non puoi o non vuoi?
- Dio, zucchina: non cominciare... ci sono cose che devo fare.
- Certo, l'indispensabile Richard! Come fa il mondo ad andare avanti senza di te!

Becky aveva alzato le mani al cielo stizzita e Richard si era tirato indietro i capelli sbuffando:

- lo sai che non è per questo. Alvarez…

Becky si era voltata e aveva iniziato a piegare il vestito verde con gesti nervosi, aveva scosso la testa e lo aveva gettato in valigia.

- Non m’interessa. Allora vai, dai!
- Vuoi che me ne vada?

La voce di Richard era incredula, venata di sarcasmo. Becky si voltò e incrociò le braccia:

- Si, vattene.
- Allora, guarda che sto andando.
- Bene, vai.
- Bene!

Si fronteggiarono ansanti, Richard a pugni chiusi, Becky che mandava scintille dagli occhi, le labbra serrate. Poi lui si lanciò verso di lei catturandole le labbra in un bacio furioso.

- Sei una testona.
- E tu un arrogante.

Rick tracciò una scia di baci lungo il collo di Becky slacciandole la camicia.

- Vuoi sempre averla vinta.

Sussurrò Becky succhiandogli un lobo di un orecchio mentre gli infilava le mani sotto la maglietta e trascinava le unghie lungo la pelle del dorso.

- E tu credi di sapere sempre tutto.

Richard si allontanò da lei giusto il tempo di togliersi la maglietta. Aderì col torso al seno di Becky. Lei mugolò, le dita di Richard trafficarono con la chiusura del reggiseno, lanciandolo da qualche parte nella stanza. Becky rise piano contro la sua spalla, gli slacciò la cintura dei jeans. Con gesti disordinati Richard se li sfilò dalle gambe, manovrando la donna fino a portala a ridosso del letto. Becky gli mordicchiò il collo, si sentiva viva solo quando aveva le mani, il fiato, le labbra di Richard addosso. Lui le sollevò il viso con delicatezza:

- Perché mi devi sempre fare incazzare?
- Perché ti detesto.

Lui sorrise e le lasciò un bacio a fior di labbra:

- Bugiarda.
- Idiota.
- Zucchina.

Caddero sul letto rifatto alla meglio, le membra intrecciate, le bocche allacciate e si persero nel delirio del desiderio. Dopo giacevano ancora ansanti, a godersi la nebbia del doposesso, bagnati dalla luce cruda del sole mattutino che entrava dalla finestra spalancata. Becky sospirò:

- Dimmi un po’: perché non riesco a starti lontana?
- Perché mi ami troppo.
- E tu?
- Io ti adoro.

Rispose Richard con un sorriso. Becky si allungò a cercargli le labbra, avrebbe voluto che con lui fosse sempre così, ma si rabbuiò quando pensò che quelli fossero solo momenti rubati alla sua vita frenetica e incurante di lei. Infatti Richard si era rovesciato a guardare la radiosveglia.

- Ti accompagno in aeroporto, zucchina. Finisci di prepararti.

L'uomo si alzò dal letto con un'ultima carezza. Si prepararono e fuori dall'hotel trovarono un'auto color ruggine con Alvarez che li aspettava appoggiato a braccia conserte al cofano. Richard si tirò indietro i capelli preoccupato.

- E' successo qualcosa?
- Ci sono delle cose che sono rimaste in sospeso con la Hoekstra.
- Con Angie?

Il detective annuì.

- Devo rimanere anche io?

Chiese Becky stropicciandosi un lobo dell'orecchio.

- No, no. Tu puoi andare: abbiamo la tua dichiarazione giurata.
- Stavamo andando in aeroporto, poi ti raggiungo.
- Mi dispiace non dipende da me...

Richard si voltò con viso dispiaciuto verso Becky che era rimasta impietrita sul posto, gli occhi enormi.

- Non può nemmeno accompagnarmi?
- E' urgente. Anzi è meglio che per qualche tempo siate separati, per sicurezza.

Richard le prese il viso tra le mani e le diede un lungo bacio:

- Ti amo zucchina. Non dimenticarlo, va bene?

Becky aveva un groppo in gola e riuscì solo ad annuire.

- Ci vediamo a Londra.
- Arrivederci Becky. Qualcuno a Londra si farà sentire per gli ultimi dettagli del caso.

Alvarez le strinse la mano, prima di mettersi al volante. Richard l'abbracciò l'ultima volta e s'infilò in macchina. Becky era rimasta sola, di nuovo. Si sentì stupida a rimanere così in mezzo alla strada con la valigia. Strinse le labbra e fece per tornare in hotel a cercare un taxi.

- Serve un passaggio?

La voce nasale dal pesante accento canadese la distolse dalle sue elucubrazioni. Andy le si era avvicinato con la mano tesa, pronto a raccogliere la valigia.

- Io…non so se dovrei fidarmi di te.

Andy si strinse nelle spalle e guardò l'orologio al polso:

- Ho idea che dovrai decidere in fretta se non vuoi perdere l'aereo.

Questo convinse Becky che salì sulla jeep del canadese. In fondo, pensò, le autorità beliziane l’avevano praticamente invitata a tornarsene a Londra ed era tempo che riprendesse la sua vita. S'infilò gli occhiali da sole e fece un sorriso deciso mentre Andy ingranava la marcia. Le strade di Belize City filavano intorno a loro che per un po' rimasero in silenzio.

- Come mai hai la tendenza a comparire proprio nel momento più opportuno per toglierci dai guai?

Andy fece una risatina:

- Dici?
- Non dico: è così.
- Sono solo coincidenze.

Becky si tolse gli occhiali e mordicchiò la stanghetta. Si voltò verso Andy:

- Richard pensa che tu sia un qualche agente infiltrato.
- Il tuo ragazzo ha la tendenza a drammatizzare credo.
- E quella donna che mi ha salvato, lei è un'infiltrata. E' davvero tua moglie?

Andy non rispose, ma piegò le labbra in un sorrisetto. Nel frattempo erano arrivati al piccolo aeroporto di Belize City. Andy aiutò ancora Becky con la valigia e nelle procedure del chek in, come se volesse assicurarsi che lei salisse sana e salva su quell'aereo.

- Allora, lo sei?
- Cosa?
- Un agente infiltrato.
- Secondo te se lo fossi vivrei di espedienti?

Becky si strinse nelle spalle, mentre lui riprendeva il discorso:

- A proposito di questo. C'è quella piccola transazione in sospeso tra noi…

Becky sbottò in una risata incredula, ma doveva convenire con lui: gli affari erano affari.

- Sei fortunato che abbia pensato a ritirare dei soldi prima di partire. Allora quant'era? Cento sterline a testa, giusto?

Becky manovrò il portafoglio e ne tirò fuori diverse banconote. Andy le contò e raggrinzì il viso in una smorfia:

- Ci sarebbe anche la parte del tuo ragazzo, sai.
- Oh, giusto! Immagino vi incontrerete e potrai chiederlo direttamente a lui.
- Veramente ci siamo già incontrati …

Una voce disincarnata avvertì che il volo per Londra via Miami era in procinto di partire e che i viaggiatori si avvicinassero all'area di imbarco.

- Quando? Dove?

Andy fece un gesto vago con la mano:

- Fatto sta che mi ha detto che non aveva più soldi.
- Davvero?
- Si, li aveva usati tutti per un orto, credo.
- Tipico di lui.

Becky sollevò gli occhi al cielo. L'altoparlante indicò la seconda chiamata per il suo volo e Becky si avviò con Andy alle calcagna che aspettava ancora i suoi soldi.

- Aspetta un attimo, che vuol dire che li aveva usati per un orto?
- O quello o dev'essere una di quelle vostre strane espressioni britanniche: ha parlato di zucchine...non so.

Becky si voltò eccitata verso l'omone, ma la voce la richiamò per l'imbarco:

- Devo andare.
- I miei soldi!
- Si, si. Eccoli!

Pasticciò con le banconote e dovette scappate a prendere l'areo ancora incuriosita sulle parole di Andy. Richard aveva usato tutti i suoi soldi per lei? Allora non erano del Consolato, ma perchè? Il rombo dell'aereo che partiva coprì i suoi stessi pensieri.
Così Becky era tornata a Londra, di nuovo da sola. Continuava a riflettere su quello che Richard aveva fatto per lei, aveva svuotato il suo conto per farla vivere con lo stile di vita a cui si era ormai abituata. Questo poteva capirlo e sapeva che non avrebbe mai accettato un prestito da lui, per questo Richard aveva creato tutta quella montatura del Commissariato. E lei che aveva dato il merito a Hugo! Non sapeva se prendere a schiaffi se stessa o essere arrabbiata con Richard. Di certo stava iniziando a essere nuovamente delusa da lui, non riusciva a capire perché non volesse ancora raggiungerla a Londra. Le diceva che aveva ancora da fare delle cose in Belize: quando Angelina era stata arrestata l'Associazione aveva rischiato di cadere a pezzi, le aveva detto. Doveva ancora seguire delle cose, ma sarebbe tornato, le aveva promesso. Ma i mesi erano trascorsi e Becky ancora viveva del ricordo dolce amaro di quella avventura, struggendosi nell'amarezza di quello che pensava fosse un'amore non corrisposto e nel rimpianto di ciò che non avrebbe potuto mai esserci. Così si buttò ancora maggiormente nel lavoro, per non pensare, per non cadere nel baratro della tristezza, partendo quasi subito il suo ritorno per Milano dov'era stata poco meno di un mese ritornando se possibile ancora più amareggiata, mentre le scuse di Richard le riecheggiavano nella mente. A volte avrebbe voluto essere una foca o un corallo così da avere quelle attenzioni dell'uomo che evidentemente non sapeva riversare su di lei, affamata d'amore. A Brenda, che l'aveva vista così giù di morale, aveva raccontato una mezza verità: le aveva parlato di Raul di quanto fosse stato affascinante e imbastendo una specie di storiella tra di loro finita malissimo. L'amica aveva cercato di consolarla portandola al cinema e riempiendola di tè, che per lei era il toccasana di ogni cosa. Non si era arrischiata a parlarle di Richard né poteva raccontarle la verità di ciò che fosse accaduto in Belize, c'era il segreto istruttorio e i cartelli della droga in mezzo. Avrebbe potuto sempre dirle di mantenere il segreto, ma erano cose che era meglio non far sapere in giro per l'incolumità personale di tutti. Aveva avuto un confronto molto duro con Hugo, accusandolo di averle voluto farle le scarpe, di averla abbandonata con uno sconosciuto, di essere un tossico pericoloso. L’uomo aveva cercato di difendersi, rassicurandola che non avrebbe mai voluto il suo male e confessando che in effetti aveva trovato l’occasione di scavalcarla troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

- In fondo Rebecca, il nostro lavoro è fatto così. E poi non avevamo stretto patti di lealtà o cose simili, avresti fatto la stessa cosa anche tu, sii sincera.

Becky era quasi sul punto di ammirare la sua faccia tosta e lo guardò con gli occhi a fessura, la testa piegata da un lato. Se doveva essere proprio onesta con sè stessa, Hugo non aveva tutti i torti: il loro era un ambiente di squali e nessuno si sarebbe sconvolto più di tanto per un affare soffiato. Anche lei avrebbe probabilmente agito nello stesso modo. Cioè la Becky di prima.

- Un conto è rubare un'acquisizione, un altro mettermi deliberatamente in pericolo! E questo dovresti saperlo persino tu.

Rispose infatti. Erano infine giunti ad un accordo: lei non lo avrebbe denunciato, in cambio lui le avrebbe concesso qualsiasi favore gli avesse chiesto.
Poi era partita di nuovo per acquisizioni minori, quell’esperienza l’aveva convinta che avrebbe voluto cambiare aria: era stanca di far guadagnare soldi ad altri e se proprio doveva essere così che almeno fossero per una buona causa. Sentiva che fare donazioni un paio di volte l'anno per quanto generose non le bastava più. Così iniziò a guardarsi un po' intorno e a studiare quella che sembrava essere una nuova professione emergente della crowdfunding manager e mettete a frutto quello che sapeva fare meglio ovvero guadagnare soldi.
Richard era sdraiato sul letto, le mani dietro la testa. Osservava il soffitto ascoltando la pioggia che sbatteva contro i vetri della finestra. Il suo alloggio gli sembrava più vuoto e squallido che mai. Erano trascorsi mesi dalla partenza di Becky e a parte qualche telefonata in cui cercavano di tenere a bada le reciproche recriminazioni il filo che li teneva legati gli sembrava sfilacciarsi sempre di più. Era stato così impegnato tra il caso contro Barrera e il rimettere in piedi i Green Fighters. Il bel gesto che aveva avuto nei confronti di Becky non era stato senza conseguenze e doveva cercare di rimpinguare le sue finanze per poter permettersi di tornare a casa. Alvarez e gli altri inquirenti avevano accettato la sua idea di fare da parafulmine per tenere il più protetta possibile Becky. Si sollevò su un gomito per accendere la luce sul comodino. Il Che lo guardava beffardo dal muro. Aveva sempre accusato Becky di essere troppo legata alle paure del suo passato e che non si lasciasse vivere realmente, ma la verità era che lui temeva la routine più di ogni altra cosa, di rimanere ingabbiato in una piccola vita borghese come quella dei genitori. Lo sguardo gli cadde sul libro sul comodino e fece per prenderlo. Voleva distrarsi da quei pensieri ossessivi. Dalle pagine aperte cadde una foto in bianco e nero di Becky che rideva infagottata nel suo chiodo nero e Richard sorrise nel ricordare che sotto era nuda. Si tirò indietro i capelli mordendosi le labbra. Guardò la ragazza in foto e il cuore accelerò il suo battito. Cosa stava facendo? Stava solo perdendo tempo. Una frase di Che Guevara vibrò dal poster verso di lui: e se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore. E se fosse dannato se l’amore di Becky non ne valesse la pena, avrebbe rinunciato a tutto per lei. Doveva andare da Becky decise. Subito.
La pioggia colava dal cielo come lacrime. Becky si aggirava per casa inquieta, aveva appena finito la sua telefonata serale con Brenda. L'amica aveva capito che c'era qualcosa che non andava, ma al solito non era riuscita a strapparle che brandelli di verità. Non si capacitava del perché non riuscisse a confessarle come stessero le cose, ma la situazione era andata così avanti che la menzogna, le omissioni e la paura delle conseguenze si erano avviluppate intorno a lei come un sudario di possibilità inespresse. Jasmine era da tempo tornata a casa, dalla sua famiglia e Becky sospirò accarezzando piano il vecchio plaid di lana marrone che era stato della madre. Una famiglia, non aveva desiderato altro per tutta la vita, le lacrime le pizzicavano gli occhi. Aveva trovato in Brenda e nei suoi genitori quel calore che le era sempre mancato, ma non aveva pensato che la variabile Richard le avrebbe reso le cose così penose. Guardò il proprio riflesso al vetro della finestra confondersi con le gocce di pioggia. Aggrottò le sopracciglia, forse era il momento di decidersi. Con uno scatto si strappò dalla finestra e si diresse verso l'armadietto del telefono, sfogliò la rubrica per cercare il numero dell'agenzia viaggi di cui si serviva sempre: avrebbe lasciato tutto, se fosse necessario e si sarebbe andata a prendere l'amore. Mentre guardava l'orologio e si appuntava il numero sentì suonare il campanello con insistenza, aggrottò le sopracciglia chiedendosi chi potesse essere a quell'ora. Non Jasmine che aveva le sue chiavi e nemmeno Brenda, non era il suo modo di suonare, quello.

- Arrivo, arrivo.

Borbottò. Fu sconvolta quando dallo spioncino vide un paio di occhi smeraldo e fu quasi travolta da Richard quando aprì sorpresa la porta.

- Tu, qui?

Le rispose prendendole il viso con le mani a coppa e spingendola dentro in un bacio divorante. Becky si aggrappò a lui ricambiando con uguale passione. Si staccarono a fatica, Richard era grondante, i capelli appiccicati al viso e gonfi d'acqua, i vestiti zuppi.

- Che ti è successo? Quando sei arrivato?
- Questa sera, ho preso un taxi per venire fino a qui, ma c'era traffico e non potevo più aspettare.

Becky scosse la testa e lo tenne stretto in un abbraccio. Si baciarono ancora e ancora quasi increduli di essere uno nelle braccia dell'altro.

- Asciugati un po', vuoi mangiare qualcosa?
- No, no. Voglio solo te. Ero lì a pensare come uno scemo e mi sono detto che cazzo sto aspettando?
- Io…Stavo venendo da te.
- Davvero?
- Domani avrei prenotato un volo per il Belize.
- E i tuoi capi?

Becky scrollò la testa. Richard la prese tra le braccia.

- Avevi ragione Rick, non dovrei essere sempre così frenata dal passato. Voglio amarti senza paura.
- Vuoi sapere la verità, zucchina? Ero spaventato a morte.

Si baciarono dolcemente e Becky sbuffò in una risatina

- Cosa?
- Siamo proprio due idioti

Richard rise anche lui le prese la mano e le baciò le dita.

- Ma ci amiamo, nonostante tutto.

Becky reclinò la testa sulla sua spalla e si sentì avvolta da una calorosa sensazione di sicurezza.
   
 
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