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Autore: elenabastet    30/01/2022    4 recensioni
chi di noi fan non ha mai sognato di trovarsi a tu per tu con Oscar e André (soprattutto il secondo)? Peccato che a quell’epoca non fosse tutto perfetto, anzi, come scoprirà la nostra protagonista, un alter ego di molte noi fan, che si troverà catapultata all’epoca della sua beniamina. Per questa storia mi sono ispirata al libro Il sogno della regina in rosso, basato pare su fatti reali, e alla miniserie Il romanzo di Amanda, in originale Lost in Austen. Sono anche debitrice ai simpatici libri dell’amico Fausto Avaro sul nerd catapultato nel mondo dei robottoni di Go Nagai. Qui c’è una nerd nel mondo di Oscar.
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PERSA IN OSCAR

 

Rating: viaggi nel tempo, commedia, romantico, avventura

Fandom: Lady Oscar.

Note: chi di noi fan non ha mai sognato di trovarsi a tu per tu con Oscar e André (soprattutto il secondo)? Peccato che a quell’epoca non fosse tutto perfetto, anzi, come scoprirà la nostra protagonista, un alter ego di molte noi fan, che si troverà catapultata all’epoca della sua beniamina. Per questa storia mi sono ispirata al libro Il sogno della regina in rosso, basato pare su fatti reali, e alla miniserie Il romanzo di Amanda, in originale Lost in Austen. Sono anche debitrice ai simpatici libri dell’amico Fausto Avaro sul nerd catapultato nel mondo dei robottoni di Go Nagai. Qui c’è una nerd nel mondo di Oscar.

 

Prologo

Siamo anche le storie che abbiamo letto ed amato: queste parole mi echeggiano nella testa mentre scendo dal treno alla stazione di Versailles Rive Gauche e mi dirigo verso la mitica reggia.

Per me, Caterina Rizzi, venire in questo posto è l’equivalente per un musulmano di un pellegrinaggio alla Mecca e di un fan di Elvis di Memphis, e no, non esagero: Versailles è il luogo dove si svolge la storia che da decenni porto nel mio cuore, una storia che ha influenzato tutta la mia vita.

Qual è questa storia? No, non è l’omonimo sceneggiato Versailles, praticamente Il trono di spade in versione seicentesca, sarebbe troppo facile, non è la marchesa Angelica che piaceva tanto alle signore della generazione di mia madre e che a me ha divertito (ma finisce bene, è banale!), è una cosa molto più vecchia, veramente non nata qui in Francia, ma nel lontano Giappone.

Avete capito? Ma certo, è Versailles no Bara, Le rose di Versailles, noto a intere generazioni come Lady Oscar, l’epopea di una meravigliosa eroina cresciuta dal padre come un maschio, impegnata alla corte di Maria Antonietta come sua guardia personale e pronta poi ad innamorarsi del bellissimo André, suo attendente e ragazzo del popolo. Beh, sì, insomma la storia è a grandi linee così.

Amori, passioni, drammi, morte, tragedia, Storia: questa vicenda è per me qualcosa di più di un anime e di un manga, e io mi occupo di fumetti per lavoro e ne conosco a pacchi. Non potrebbe essere altrimenti, grazie ad Oscar, ma anche grazie al fatto che vivo nella capitale italiana del fumetto, Lucca, dove ha sede Lucca Comics & Games ogni anno.

Sono disegnatrice e sceneggiatrice di fumetti, e in tutti metto qualcosa di Oscar, sono anche cofondatrice di una casa editrice, La Rosa Oscar, che si richiama in tutto e per tutto a questo mondo che ho tanto amato come pubblicazioni.

Ogni tot tempo devo tornare a Versailles, anche da sola, visto che colleghi e colleghe sono alle prese con maternità, organizzazione della prossima Lucca Comics, piano editoriale da portare avanti e simili.

Avevo qualche giorno di tempo e sono partita, approfittando delle offerte last minute, ed ora eccomi qui, ai cancelli della mitica reggia. Mi sembra di rivedere Oscar per l’ennesima volta, mentre percorro i Grandi Appartamenti, Galleria degli Specchi in testa, per poi uscire nel parco e percorrere il viale verso i Trianon. Tornerò anche domani, ho preso un biglietto multiplo, e voglio davvero scatenarmi con le foto.

Dato che a me piace fare le cose bene, mi sono anche vestita nel modo giusto, con un paio di pantaloni di fustagno rosso scuro e una camicia bianca di pizzo, riducendo al minimo i richiami con la modernità, certo, macchina fotografica e smartphone sono d’obbligo.

Lascio da parte il Grand Trianon, bellissimo, un vascello di marmo rosa, ma lo rivedrò un’altra volta e mi dirigo verso il Petit Trianon, per vedere i luoghi di Maria Antonietta, dove Oscar visse una buona parte della sua vita, finché la delusione per essere stata respinta dal badola Fersen, come lo chiama il mio amico torinese Federico, non la spinse a lasciare la Guardia reale.

Costeggio un camioncino di gelati, buono a sapersi che c’è, magari ne approfitterò più tardi e noto un viale che non ricordo, bello, pieno di alberi, invitante. Ho tempo e lo imbocco, magari scoprirò dove si trova il famoso teatro di Maria Antonietta, quello che si vede anche nel famigerato film live action.

Cammino per un po’, c’è un venticello piacevole, la luce del sole trapela attraverso gli alberi, e, ad un tratto, sento come davanti a me un ostacolo invisibile, un misto tra una ragnatela (bleargh, odio i ragni, sono ancora traumatizzata da quella famosa scena del secondo film di Harry Potter!) e la pellicola che avvolge gli alimenti. Io vado avanti lo stesso e passo oltre, superando questo ostacolo, sperando di non trovarmi un figlio di Aragog addosso.

Sono nello stesso viale, mi giro indietro, ma sento che c’è qualcosa di diverso, ma vado avanti, c’è tutto un mondo da scoprire.

Di colpo, da dietro due alberi, escono fuori tre uomini armati. Sono vestiti con abiti di foggia antica, e mi guardano minacciosi.

“Ehi, cosa c’è, una rievocazione?”

Sul sito Internet non c’era niente.

Le loro intenzioni si palesano subito, vogliono rapinarmi e mi puntano una spada alla gola, e capisco abbastanza da sapere che è un’arma vera.

“Calma, calma, io sto facendo un giro, la scenetta la dovete fare con qualcun altro!”

Mi sbraitano addosso, uno dei tre, particolarmente brutto si lecca le labbra in maniera lasciva ed io ho di colpo paura. Lancio un urlo come nemmeno Rosalie nei momenti migliori, ma loro mi mettono le mani addosso, portandomi via la borsetta con il suo prezioso contenuto.

Di colpo tuona una voce:

“Vigliacchi, lasciatela in pace!”

Mi giro: no, non può essere. Sono arrivati due cavalli, e da uno è scesa una… apparizione. Alta (più di me e ci va poco), bionda, in alta uniforme rossa, con la spada in mano e la pistola nel cinturone.

Dall’altro cavallo scende un’altra figura, un uomo, bruno, robusto, da quello che posso scorgere mi accorgo piuttosto gnocco, anzi decisamenta gnocco, con indosso sobri panni marroni, con spada e pistola.

“Ci dobbiamo battere, André!”, dice il soldato biondo.

“Oh con piacere!”

Mi viene il dubbio di essere finita su Scherzi a parte, e che in qualche posto ci sia un collega o amico che sta filmando tutto per farlo diventare virale. Poi, però, vedo i miei salvatori buttarsi in un duello folle contro gli assalitori. Uno, quello con la mia borsa, fugge a gambe levate, gli altri due restano a prendersele, finché non vengono sconfitti. Due altre guardie arrivano nel frattempo e li arrestano.

“Cerchiamo quello che è scappato”, dice il soldato biondo, che io so chi è ma non voglio nominare, cavolo, ma cosa sta succedendo, ma dove sono finita?

Le due guardie appena arrivate si buttano al suo inseguimento, io sono rimasta in un angolo e a quel punto i miei salvatori si avvicinano a me.

“Mademoiselle, tutto bene?”, mi chiede il gnocco, ehm, il brunetto muscoloso, e ha pure gli occhi verdi.

“Insomma, grazie...”

Il soldato biondo mi si avvicina:

“Sono Oscar François de Jarjayes, comandante della Guardia reale, lui è André Grandier, il mio attendente. Lasciate che vi aiutiamo, mademoiselle...”

Resto di sasso, e mi viene da dire solo la parola che diceva il dottor Sam Beckett in Quantum Leap tutte le volte che saltava in un altro corpo: Oh, mamma...

 

  
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