Profezie in tonalità maggiore
I.
«Come
ti è venuto in mente?»
«Mi
dispiace, davvero–»
«Dire
una cosa del genere a mia
figlia! Tua nipote!
Come hai potuto?»
«Pepa,
non è detto che–»
In
cucina tuona e non sento più niente per un po'.
Avrei dovuto intuirlo prima.
Quando ho cominciato a cercare
consciamente la sua voce in mezzo al caos, ho capito subito che
l'avevo già fatto altre mille volte senza rendermene conto. Per
tutto quel tempo mi ero data la spiegazione più semplice: Mariano
parla a voce alta, forte e chiaro. In qualunque situazione spicca
rispetto agli altri: da solo mentre canta, in casa con sua madre o in
mezzo alla folla, Mariano parla e mi raggiunge, supera in volume
tutti i rumori del mondo e io lo ascolto, sempre.
Solo lui.
Non è mai stato un caso.
«Cieli tersi, cieli
tersi, cieli tersi.»
«Potrebbe essere
un'interpretazione sbagliata, ecco...»
«Fammi un favore, eh?
Stai. Zitto.»
«Dalle un po' di
spazio, Bruno. Falla respirare.»
«Oh, s-sì, sì.
Scusate.»
La mamma è solo
arrabbiata, Tío Bruno,
non ti devi preoccupare, le passerà. È che mi vuole tanto tanto
tanto bene.
Una parte di me ha sperato che Tío
Bruno si fosse sbagliato, che Mariano mi avrebbe notata e che sarebbe
andato tutto bene. Che avrei toccato anche io quella felicità su cui
nessuno nella famiglia avrebbe più scommesso.
Non mi sono mai illusa così tanto in
vita mia.
«Parlo io con Dolores,
va bene?»
«Lo faresti davvero?»
«Subito, mi vida.»
«Posso–?»
«Non ti azzardare
nemmeno a finire!»
«No, Bruno, meglio di
no. Non adesso, almeno... Voglio vedere come sta, prima.»
«Certo, certo. Dille
solo... Che... che non volevo... Che io voglio solo il suo bene,
davvero...»
«Glielo dirò.»
Papà è di parola e me
lo dice per davvero: anche lui sa che è sincero e tanto ci basta.
Papà lo sa. L'ha capito subito. Non
l'ha detto a nessuno, nemmeno alla mamma, nemmeno a me, ma gli
è bastato abbracciarmi più forte del solito in un giorno qualunque
per farmelo capire.
Mi ha preparato una tisana subito dopo.
Una delle sue, alle erbe, fresca e profumata. Una di quelle che dà
alla mamma quando ha le sue crisi – quando Abuela le chiede
di smetterla con pioggia e fulmini dentro casa. Alla mamma spunta
sempre l'arcobaleno tra le nuvole quando le beve. Da piccola papà mi
diceva che il miracolo dei Madrigal aveva dato anche a lui un
talento, in segreto: riusciva a preparare i suoi infusi con amore,
per questo funzionavano così bene. Un po' come Tía
Julieta, ma solo per la mamma.
«Bevi, querida. Ti tirerà su.»
Papà è diventato come Tía
Julieta anche per me.
II.
«La tua vita sarà esattamente come la vorrai. Non ti potrà deludere niente. Niente! Hai capito, Isa? Sei contenta?»
L'immagine di una bambina
felicissima che un attimo batte le mani e quello dopo allaccia le
braccia al collo dello zio in un turbinio di fiori ti si presenta
alla mente prima che tu possa anche solo realizzare di essere finita
di nuovo nel ricordo di quella mattina, quindici, sedici anni fa,
quando avevi creduto che avresti realizzato tutti i tuoi sogni.
Li hai scordati, quelli che
facevi da piccola.
Chissà che colore aveva,
per te, la vita che Bruno ti aveva promesso.
(La vita con con cui Bruno ti ha illusa.)
Chissà se allora pensavi a un matrimonio e cinque figli quando hai tappezzato casita di margherite per l'emozione.
(Quando Abuela ti ha detto di smetterla, ché c'era troppo caos in casa.)
Davvero
non lo ricordi, ma il tuo stomaco si torce comunque, si aggroviglia
intorno al fantasma di qualcosa che ti manca, che non hai più o che
forse non hai mai avuto.
Chiudi
gli occhi e inspiri forte dal naso. Rimani sola col tuo corpo, con
l'aria profumata che ti stuzzica le narici e la gola, con la trama
vellutata dei petali che ti coccola le mani...
Una
carezza affettuosa, delicata.
Accogliente.
«Diventerai fortissima! Il tuo potere crescerà a dismisura, vedrai, e avrai tutto quello che desideri!»
Perfetta.
(È questo
il tuo potere più grande?
Questo
è tutto ciò che sai – che puoi
fare?
Questo
è tutto ciò che desideri?)
È solo
quando senti le unghie premere contro il palmo della mano che ti
accorgi di aver strappato una manciata di fiori, quelli che ora
stringi, rovinati e morti, in una presa rapace, possessiva.
Un
momento passa. Il tempo per un pensiero di intromettersi nella tua
mente e cominciare a prendere forma.
Che cosa accadrebbe
se...?
(Ma tu non puoi essere
così egoista, non è vero?
Non puoi fare questo
alla tua famiglia, non è così?)
Un
battito di ciglia e dell'ipotesi non resta che una sensazione, un
vuoto nello stomaco, un respiro appena sconnesso. La tua mano che
trema lieve è l'unico segno tangibile del cedimento. Un attimo ed è
passato anche quello: i fiori si ravvivano sul tuo palmo, splendidi
come sempre.
La
tua straordinaria routine.
Sul tuo
viso compare un sorriso, ma qualcosa dentro di te si incrina lo stesso.
È
l'aspettativa.
(Sei diventata così
brava a mentire, Isabela. Anche a te stessa.
Soprattutto
a te stessa.)
Ti avvii fuori dalla tua stanza e non ti guardi indietro: Mariano sarà lì da un momento all'altro, e tu devi essere pronta ad accoglierlo.
III.
Psss.
Psss. Psss.
Dolores
ha il dono da una settimana e già non ne può più.
Segue il
suono fastidioso fino a quando non è quello che segue lei. Avrebbe
giurato fino a pochi attimi prima che provenisse dalla cucina, ma
adesso non è più sicura – forse l'ha aggirata.
Deve
farlo smettere o impazzirà.
Respira,
chiude gli occhi, si concentra.
Lo
cerca. Lo trova. Ecco, ci siamo... È–
Dietro
di lei!
Squittisce
quando vede Isabela che, mezza nascosta dietro una colonna,
ridacchia, la bocca coperta dalle mani.
«Che
fai? Mi chiami come i gatti?!»
«Allora
è vero che senti proprio tutto.»
Dolores
fa per ribattere piccata – come ha osato
dubitarne? –, ma
Isabela soffia sulle dita e la colpisce in pieno viso con una zaffata
di fiorellini prima di scappare via. Stavolta la risata è
squillante, Dolores deve stringere gli occhi per un attimo prima di
ricorrerla, ma ride a sua volta: l'irritazione non esiste più.
-
Nessuno
lo nota, ma Isabela trema dalla testa ai piedi e il cuore le batte
all'impazzata. I resti del vaso che ha rotto sono ancora lì, in
mezzo al corridoio, e lei non ha idea di quanto ancora potrà
resistere sotto lo sguardo inquisitore di Abuela. Ha giurato
di non essere stata lei a distruggerlo, di aver fatto la solita bimba
modello, ma non le è stato ancora permesso di tornare nella sua
camera. Sospettano, lo sa. Sua madre la guarda apprensiva e suo padre
ha addirittura detto che quello era solo un vaso, pazienza.
Lo
sanno.
«Ti
prego, ti prego, ti prego.»
Dolores
incontra il suo sguardo e alza un sopracciglio nel momento stesso in
cui il suo cuore sprofonda: credeva di averlo solo pensato, invece
l'ha mormorato appena, che per Dolores è come se l'avesse
urlato.
Ora lo
sa anche lei.
No, un
momento: Dolores l'ha sempre saputo!
È
finita. Lo dirà a tutti e–
«È
stato Camilo.»
Isabela
respira di nuovo mentre il cuginetto viene rimproverato al posto suo.
«Ma
allora è vero che non sei così perfetta come sembra.»
Dovrebbe
sentirsi offesa, davvero tanto, ma il sorriso malizioso dell'altra
gliene fa spuntare uno identico sul volto.
«A
volte capita.»
-
«Manchi
solo tu a saperlo, lo sai?»
«Cosa?»
Dolores
ammicca e Isa ricambia lo sguardo con altrettanto divertimento.
«Mah,
niente... Solo che Mariano Guzmán
ha occhi solo per te!»
Si era
detta che se fosse riuscita a scherzarci su, tutto sarebbe stato più
sopportabile.
Si è
ingannata.
Il suo
cuore s'è sgretolato un po' di più.
Sapeva
che il momento sarebbe arrivato.
Lo
temeva.
Ma...
«Ti
sbagli. Sicuramente.»
«Nah,
non credo.»
Tutti,
ma non lui.
Come
può fare questo a lei?
Come?
«Non
pensiamoci ora.»
Il più
tardi possibile.
-
«Sai,
se fossi in te non la toccherei: è carnivora. Forse dovrei
segnalarlo.»
«...
Forse, ma... è magnifico! C'è così tanto in te!»
«L'hai
sempre saputo?»
«Ovviamente.»
«Dolores,
io... Mi dispiace. Non ho mai voluto farti del male.»
«Lo
so. Ma siamo felici, adesso.»
«Sì.
Adesso sì.»
[Parole
(contatore di Open Office):
I: 442
II: 438
III:
500]
Angolino
di Menade Danzante:
Innanzitutto,
grazie infinite per essere arrivat*
fin qui. Davvero, grazie di cuore!
Questa
raccolta partecipa alla challenge Questioni
di voce e stile indetta da
Rosmary
sul forum Ferisce
più la penna. La sfida
prevedeva di scrivere tre flash incentrate una sul personaggio A, una
sul personaggio B e l'ultima sul legame A-B, ma tenendo conto di
alcune fondamentali accortezze stilistiche: l'uso di diverse persone
narranti (prima, seconda e terza) e l'obbligo di mantenere i dialoghi
autonomi e indipendenti. È stata dura – non ho mai utilizzato la
prima persona singolare, e secondo me si vede tanto –, non sono
convintissima del risultato complessivo, ma all'ultimo ho deciso di
pubblicare ugualmente questo tentativo, anche solo per onorare la
coppia Dolores&Isabela che ha battuto tutte le altre opzioni in
gioco nella mia testa che non hanno superato la prova della
narrazione in prima persona (erano cinque)!
Un
grazie speciale a Rosmary che con questa sfida mi ha dato l'occasione
di mettermi in gioco su qualcosa che non avevo davvero mai affrontato
prima, compreso questo fandom, e di questo sono felicissima a
prescindere dall'esito.
Ringrazio
ancora di nuovo tutt*
voi e ne approfitto per augurarvi dal profondo del cuore un Fèlix
Madrigal nella vita! <3
Un
abbraccio,
Menade
Danzante