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Autore: ROSA66    31/01/2022    9 recensioni
Questa storia partecipa al contest “Platonic relationship” indetto da LadyPalma sul forum Writing games e alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna, mese di gennaio.
Inoltre, partecipa agli Oscar della penna 2023, indetti sul Forum "Ferisce più la penna".
Da studentessa modello hai sempre capito tutto, ma lui no, non l’avevi capito. Perché, in quei lunghi pomeriggi d’inverno trascorsi nella Sala Comune, ti si sedesse di fronte e ti guardasse di nascosto mentre studiavi. Se ne stava lì, immobile, rubando ogni tuo minimo particolare e sorrideva divertito per il modo in cui, con una matita, raccoglievi i capelli – una nuvola di rovi in cui graffiarsi le mani – o per le tue dita sempre macchiate d’inchiostro – lui non sapeva della scritta col suo nome che ti sporcava il cuore.
A volte si avvicinava di soppiatto alle tue spalle e, sfiorandoti l’orecchio, ti diceva:
«Sai, ogni volta che ti vedo, penso che sei come casa mia».
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non ti ho mai detto che ti amo

La verità è che io vorrei
Percorrerti di notte come fossi un’autostrada
Ma posso solo toccarti
E cazzo non mi basta
e non mi basterai mai

 
Tra gli studenti di Hogwarts si dice che tu sappia sempre tutto: gli enigmi e i misteri non hanno segreti per te, che hai una mente brillante alla perenne ricerca del sapere.
Adesso, se ti chiedessero cosa stai facendo, non saresti neanche in grado di rispondere a quella semplice domanda.
Si vocifera che possiedi il coraggio di dieci Grifondoro racchiuso in un corpo minuto, e l’aver cavalcato un drago per uscire dalla Gringott è diventato leggenda.
Ora, però, ti senti sgretolare pezzo per pezzo come creta fragile.
Hai dimostrato una volontà d’acciaio che non ti fa cedere, mai.
Ma, se non ti aggrappassi così forte al parapetto, rovineresti giù senza pensarci due volte.
Sulla Torre d’Astronomia, un vento potente ti sferza il viso scompigliandoti i ricci e il cuore. È notte fonda e una luna impudente sembra sorriderti dal cielo, donandoti l’illusione perfetta che vada tutto bene.
Maligna e bugiarda. Niente va bene.
Ti sporgi lentamente verso il vuoto, verso quell’abisso, nero e profondo, che pare attirarti come una sirena nel mare di Ulisse. Un brivido ti attraversa la schiena, una scarica elettrica dovuta alla percezione che al di là del parapetto c’è il nulla, che tu non hai le ali e se saltassi giù, di te non troverebbero che frammenti di una giovinezza spezzata.
Le vertigini ti provocano un lieve giramento di testa, l’ignoto ti ha sempre spaventato, anche durante le lezioni di volo. Avresti potuto essere tra gli studenti migliori, ma la paura di cadere ti penalizzava ogni volta. Quella sensazione che ti prende alla bocca dello stomaco è lì, presente, dentro di te. Cerchi di trovare nel tuo cuore il coraggio di cui sei sempre andata fiera e che, ora, pare averti abbandonato.
Un attimo, è questione di un attimo…
«Non farlo».
Chiudi gli occhi e pensi che sia la tua mente a giocarti un brutto scherzo, che non ce la faccia a sopportare più nulla e ti stia ingannando, facendoti immaginare ancora la sua voce.
«Non farlo, ti prego». C’è un’emozione nel tono di quella supplica, un’implorazione ardente e appassionata da farti rabbrividire dietro le palpebre chiuse.
Ma io vorrei
Che se ti senti persa dentro alla malinconia
I giorni grigi e cieli neri tu
Ricordi che sei bella come casa mia
Ricorda che sei bella come casa mia

 
Sembrano passati secoli, eppure sono trascorsi solo due giorni da quando l’hai ascoltata per l’ultima volta. Ti è entrata dentro, e lì è rimasta.
La ricerca degli Horcrux ti aveva portato di nuovo ad Hogwarts, insieme a Ron e Harry.
Sapevi – speravi – che lui fosse là, insieme alla sua famiglia, tutti coraggiosi Grifondoro chiamati a combattere nella battaglia finale contro le forze del Male in cui si sarebbe giocato il tutto per tutto, anche a costo di perdere la vita.
Quando hai messo piede nella scuola il cuore ti batteva forte, ma non capivi se per l’adrenalina che precede lo scontro o per l’emozione di rivederlo dopo i lunghi mesi trascorsi alla macchia.
Ovunque regnava il caos: studenti e professori si scontravano nel tentativo di organizzare la difesa, paura e angoscia dimoravano in quella che era stata un’isola felice, fino a un anno prima. Percorrendo veloce il corridoio a destra della Sala Grande, ti sei fermata all’improvviso.
E il tuo cuore con te.
Lui era lì, da solo, e ti stava fissando, serio.
Da quando sei diventato così? Da quando mi guardi con quell’espressione negli occhi?
O forse no, lo hai sempre fatto e sono io che non l’ho mai capito…
 
Non hai mai avuto dubbi nel distinguerlo da George, sin da quando eri una ragazzina undicenne e lui un’esplosione rossa di battute e risate.
Non poteva essere quanto di più diverso da te, che hai i pensieri intricati come i tuoi capelli e la brama del sapere negli occhi.
Da studentessa modello hai sempre compreso tutto, ma lui no, non l’avevi capito. Perché, in quei lunghi pomeriggi d’inverno nella Sala Comune, ti si sedesse di fronte e ti guardasse di nascosto mentre studiavi. Se ne stava lì, immobile, rubando ogni tuo minimo particolare, e sorrideva divertito per il modo in cui, con una matita, raccoglievi i capelli – una nuvola di rovi in cui graffiarsi le mani – o per le tue dita sempre macchiate d’inchiostro – lui non sapeva della scritta col suo nome che ti sporcava il cuore.
A volte si avvicinava di soppiatto alle tue spalle e, sfiorandoti l’orecchio, ti diceva:
«Sai, ogni volta che ti vedo, penso che sei come casa mia».
Non hai mai capito cosa c’entrasse con te un edificio tenuto miracolosamente in piedi grazie alla magia, e pensavi che volesse soltanto prenderti in giro.
Per questo, ingoiando l’ennesimo brivido, ti sforzavi di restare impassibile. Anzi, voltandoti verso di lui, gli rispondevi piccata, evitando di guardarlo negli occhi.
«Se vuole essere un complimento, ha bisogno di un’appendice con le spiegazioni perché questa non l’ho proprio capita». Poi, arrossendo, riportavi gli occhi sul libro per mascherare la confusione del viso.

 
Forse non te l’ho mai detto ma tu
Per me sei come Bergamo
So che potrebbe farti
riderema,
Migliori complimenti non
ne ho

 
Avevi paura di quel batticuore, di quella sensazione sconosciuta e meravigliosa che la tua mente logica non riusciva a comprendere e che ti faceva sentire diversa. Non gli hai mai confessato che trovavi le sue battute sempre prive di senso, ma poi ci pensavi, di notte, e ti scoprivi a sorridere sotto le coperte, immaginando la forma delle sue labbra mentre le raccontava.
Poi, un giorno, le vostre strade si sono separate: lui, insofferente agli obblighi scolastici diventati insopportabili, se n’è volato via in sella a una scopa insieme a George quando avevano capito che far star bene le persone poteva diventare una vera scelta di vita.
Tu, invece, ancora una volta non l’avevi capito. Non hai compreso perché avesse preferito perdere il sonno a inventare scherzi assurdi piuttosto che a studiare sopra i libri, lasciando tutto. Anche te. Così hai provato ad andare avanti, indossando indifferenza di giorno e ingoiando lacrime amare di notte finché una mattina, anche tu, hai preferito seguire il tuo destino – le illusioni d’amore non facevano per te, ma poi immaginavi un diverso viso sotto i capelli rossi di Ron.
 
Sei tornata a Hogwarts, e lui era lì, davanti a te, mentre il mondo intorno a voi si stava sgretolando. Lui era lì, a pochi metri, e tu non sapevi assolutamente cosa fare e pensavi che avresti preferito affrontare di nuovo il fuoco incontrollabile di un drago incatenato o uno spaventoso stormo di Dissennatori, piuttosto che sostenere l’azzurro dei suoi occhi.
Indugiavi ancora. E ancora. E ancora. Finché lui non ha fatto un passo avanti. Un altro, e un altro.
Avanzava verso di te, che aspettavi e tremavi. Si avvicinava senza dire nulla, fino a quando, a un soffio da te, ha allungato una mano per sfiorarti il viso con la punta delle dita. Quante volte l’hai sognato e quel tocco leggero è diventato un solco che ti ha scavato l’anima.
Hai chiuso gli occhi perché non vi vedesse riflessa la paura di quel momento, atteso e temuto da tutti e due.
«Hermione… » Non riuscivi a credere che stesse succedendo davvero. Facendo scivolare la presa sulla tua nuca, tra il groviglio castano dei capelli, Fred ti ha attirato a sé.
 
Io vorrei
Percorrerti di notte come fossi un’autostrada
Ma posso solo toccarti
E cazzo non mi basta
e non mi basterai mai
Ma io vorrei
Che se ti senti persa dentro alla malinconia
I giorni grigi e cieli neri tu
Ricordi che sei bella come casa mia
Ricorda che sei bella come casa mia

 
Una serie di boati in rapida successione, provenienti dall’esterno del castello, vi hanno fatto risvegliare dalla bolla in cui eravate immersi, scuotendovi. Le esplosioni stavano continuando, facendo tremare le antiche mura, mentre frammenti di pietra hanno iniziato a cadere dal soffitto, impolverando l’aria tutt’intorno.
 
«Fred, Hermione, correte, presto! La barriera ha ceduto». La voce concitata di George è arrivata come una secchiata d’acqua gelida. Non era il momento di lasciarsi andare alle tenerezze: di fuori stava iniziando lo scontro decisivo contro le forze di Voldemort e vi avrebbe trovato in prima linea, tutti e due.
Vi siete guardati un’ultima volta negli occhi prima di separarvi.
«Quando sarà tutto finito, ricordati che mi devi un bacio», ti ha sussurrato con quella dolcezza che non avresti più dimenticato.
«Te lo prometto».
Ma non gli hai detto che, in quel momento, hai sentito come un’ombra scura calare dentro di te. 
 
 
«Non farlo, Hermione». Il vento soffia e fischia, e forse è solo la brezza che ti sta parlando, facendoti credere l’impossibile. Fred non c’è più, se n’è andato e non tornerà. Se n’è andato come è vissuto, con la gioia nell’anima e un sorriso nel cuore.
Stai impazzendo, non può essere altrimenti. Decidi, allora, di assecondarla, quella pazzia, che forse ti aiuterà a trovare le risposte che cerchi.
«Perché non dovrei?» rispondi al cielo, quasi afona. La tua stessa voce ti sembra estranea, come se provenisse da un’altra persona.
«Mi hai lasciata, Fred. E questo mondo non potrà mai essere un bel posto, se non ci sei tu».
«Non dire sciocchezze, Hermione, non posso averti lasciato se noi non siamo mai stati insieme. E ora, finalmente, il mondo può essere un posto meraviglioso».
«Ti avevo promesso un bacio e adesso non posso neanche toccarti».
«Sei destinata a fare grandi cose, Hermione. E poi… c’è Ron, che ha bisogno di te…»
 
Tu sei speranza dentro agli occhi di chi resta
E capisci che ogni tanto nella vita devi solo aspettare
 
I tuoi occhi si riempiono di lacrime. Ripensi a tutte le occasioni sprecate, ai baci non dati, alle carezze rimaste sulle dita e a tutto quello che poteva essere e che non sarà mai.
Le raffiche si sono placate, diventando via via un vento leggero che scuote appena i sensi.
Anche la sua voce è sparita, persa tra la brezza di quel maggio che nessuno, nel Mondo Magico, avrebbe dimenticato.
Una nostalgia feroce ti avvolge.
Perché non gli hai mai chiesto il motivo per il quale ti paragonasse a casa sua.
Perché non gli hai mai detto che lo amavi.

Io vorrei
Vedere i tuoi pensieri dietro a quella frangetta
Ti porto in centro e forse capirai
Che cosa intendo quando ti dico che sei bella come casa mia



 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa al contest “Platonic relationship” indetto da LadyPalma sul forum Writing games e alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna, mese di gennaio.
Inoltre, questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce più la penna".
Ed eccoci qua. È stato difficilissimo scrivere di Fred, un personaggio che amo molto e di cui non ho mai superato la morte prematura.
Passiamo ai crediti. La canzone inserita nel testo è “Bergamo”, dei Pinguini Tattici Nucleari.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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