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Autore: ArrowVI    31/01/2022    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 13-4: Comprendere [2-2]



Quel giorno sentii una incredibile ondata di rabbia avvolgere tutto il mio corpo.
Rabbia, odio, euforia, isteria, terrore, disperazione, tristezza. Mi sentii per quegli istanti come se fossi in cima al mondo, come se fossi finalmente riuscito a liberarmi da catene che fino a quel momento neanche sapevo di avere addosso.


Quando guardai le mie stesse mani, fu in quel momento che tornai finalmente con i piedi per terra e realizzai che quello non fosse altro se non l'inferno.
Comincia a tremare alla sola vista delle mie mani insanguinate, quel sangue blue scuro che sapevo perfettamente a chi appartenesse... Quando sollevai il mio sguardo, in mezzo al giardino dietro alla nostra casa, la prima cosa che vidi fu mia madre con uno sguardo terrorizzato.

Fu a causa mia? 
Aveva paura di me? O era qualcun altro?

Poi la vidi, ai miei piedi.
La testa di mio padre.


Mi portai rapidamente le mani davanti alla bocca in un disperato tentativo di sopprimere il disgusto, ma non ne fui in grado.
Quell'odore e le scene che rapidamente cominciarono a riaffiorare nella mia mente mi fecero vomitare con la stessa forza di un vulcano. 


"Sono stato io... A fare questo?"
Domandai a nessuno, forse sperando che non fosse altro che un brutto sogno.
Quella, però, era semplicemente la mia realtà. Dovevo solo accettarla.


Quando finalmente cominciai a ricordare ogni cosa, smisi di tremare.
Sapevo perché feci quel gesto, e sapevo che non lo avrei mai rimpianto.


Al contrario... Se fossi tornato indietro, anche mille volte, lo avrei fatto di nuovo.
L'odio che provai dentro di me, non fui in grado di sopprimerlo. Nonostante avessi strappato la testa dal suo corpo, non riuscii a ignorare l'odio per il mostro che sarebbe dovuto essere mio padre.

Ancora una volta sentii quella rabbia ribollire dentro le mie vene, e una forza disumana prese rapidamente il sopravvento sul mio corpo ancora una volta.


"SPARISCI!"
Urlai, calpestando con tutta la forza che avevo in corpo la testa di mio padre.

"MALEDETTO BASTARDO!"
Continuai, nonostante sentii le urla terrorizzate di mia madre, implorandomi di fermarmi.


Mi domando... Cosa fu a farmi sorridere, in quel momento? Nonostante fosse sbagliato, sentii una felicità che tutt'ora non riesco ancora a spiegare.

Quando mi fermai a prendere fiato, vidi con la coda dell'occhio che mia madre era svenuta. Forse dal dolore, o forse dallo shock.
Sollevai lo sguardo verso il cielo, cercando finalmente di calmarmi e rallentando il mio respiro.
La forza che pervase il mio corpo pochi istanti prima, cominciò rapidamente a scomparire.


Fu in quel momento che lui si fece vivo.
Xernes credeva che fosse stato lui il primo a raggiungermi, dopo che strappai la testa dalle spalle di mio padre.


Ma si sbagliava.
Quando mi voltai, e lo vidi per la prima volta, non riuscii a capire come avesse fatto a raggiungerci o chi fosse.
Aveva uno strano sorriso impressionato in volto, nonostante stesse guardando la testa di qualcuno che, fino a pochi minuti prima, era ancora in vita.

"Chi diavolo sei?!"
Gli urlai.

Quando posò il suo sguardo su di me, non smise di sorridere.

*Che dire, sono impressionato. Sei stato tu a farlo?*
Furono le sue prime parole.
Non sapevo chi fosse. Non sapevo cosa volesse. Quando notai quei suoi occhi da serpente, l'unica cosa che potesse differenziarlo da un essere umano, realizzai però che fosse un compagno di mio padre.

"Sei venuto qui a vendicarlo?"
Domandai, ma quella figura ridacchiò.

* Oh, assolutamente no.*
Mi disse, posando ancora una volta il suo sguardo sui resti di mio padre.

* Oh, Siegmund. E' finita proprio come ti dissi, povero sciocco. *



Dopo che uccisi mio padre, pensai che sarei rimasto per sempre da solo insieme a mia madre, emarginati tra gli umani, e nemici dei demoni.
Eppure colui che allungò una mano verso di me, per la prima volta, fu proprio un demone.

* Devi essere stanco. *
Mi disse, sorridendo. Un sorriso, stavolta, privo di malizia.
All'inizio pensai mi stesse prendendo in giro.

* Abbandonato perfino dalla tua famiglia... Posso comprendere i tuoi sentimenti. *
Continuò, senza allontanare la sua mano da me.

* Il tuo nome è "Neptune", sbaglio? Mi piace il tuo stile. *


Ancora confuso da ciò che volesse, riuscii a nascondere quell'incontro da Xernes Ravier, in qualche modo.
Da quel giorno in poi, quel demone non smise mai di aiutarci.

Assumendo delle forme umane per nascondersi in mezzo alla gente, e a mia madre, cominciò a fare visita ogni giorno, portandoci denaro, cibo e qualsiasi cosa di cui noi avessimo bisogno per sopravvivere.
Non so perché lo fece. Forse voleva solo la mia forza.
Pensai volesse solo qualcosa in cambio.


Eppure, non m'interessò.
Fu grazie al suo aiuto se riuscimmo a sopravvivere, e fu grazie al suo aiuto se riuscii a controllare i miei poteri da demone.
Ben presto, qualunque fosse il suo scopo, smise d'importarmi: quella figura, per me, divenne rapidamente qualcuno che rimpiazzò a tutti gli effetti mio padre.


Quel giorno, quando venne a farmi visita, lo avvertì di qualcosa che sembrò attirare la sua attenzione.

"Ho sentito che il consiglio si riunirà insieme a Xernes Ravier e alcuni membri delle Quattro Galassie, a Camelot."
Gli dissi.
All'inizio, ne sembrò sorpreso. Ma ben presto vidi i suoi occhi illuminarsi, come se quello che gli avessi detto fosse qualcosa d'importante per lui.

* Ma davvero... *
Borbottò.
Poi mi sorrise, toccandomi i capelli e stropicciandoli.

* Grazie mille, Neptune. Questa informazione mi sarà molto utile. *


 Quelle persone... Non sono la mia famiglia.
Anche se Avalon dovesse bruciare, a me non importerebbe. Molti mi chiamerebbero egoista, un mostro, un assassino... A me non interessa.
Le uniche persone a cui tengo sono mia madre e lui. Tutti gli altri, possono andare all'inferno.

Sapevo, però, che Lucifer avesse altri piani. Non mi disse mai quali fossero, nel dettaglio, ma mi sarei fidato ciecamente di lui, in qualunque situazione. 
Fu lui a salvarmi da quell'inferno: se gli altri mi avessero compreso o meno, non aveva alcuna importanza. 



Quando Neptune nominò Lucifer, aggiungendo "Lord" prima del suo nome, Xernes comprese perfettamente chi avesse davanti.
Rivolse la sua lama verso quel traditore, ringhiando dalla rabbia.

<< Sei un traditore! >>
Esclamò.
Neptune sorrise.

<< Ecco perché insistevi così tanto nel dire che "Lucifer non fosse un nemico". Ovviamente per uno come te lui non lo sarebbe! >>
Continuò subito dopo.
Neptune, invece, scosse il capo negando le parole del Gran Generale.

<< Oh Generale, sappiamo entrambi che se avesse voluto vi avrebbe spazzato via come foglie al vento. >>
Ridacchiò il ragazzo, aprendo le braccia e mostrando un sorriso di sfida all'uomo davanti a se.

<< E poi... Io? Un traditore? >>
Continuò, mentre i suoi occhi si fecero ancora più luminosi.

<< Audace da parte tua presumere che io fossi mai stato dalla vostra parte. >>
Quelle parole mandarono Xernes su tutte le furie. A stento riuscì a trattenersi dal lanciarsi su di lui per tagliargli la testa.

<< Non t'importa degli innocenti che i demoni hanno ucciso? Non t'interessa del sacrificio di Arthur? Non t'interessa di cosa potrebbe accadere con Amon?! >>
Eppure quelle parole non sembrarono avere neanche il benché minimo effetto su Neptune.
Sospirò, quasi come se fosse deluso, prima di posare uno sguardo annoiato sull'uomo davanti a se.

<< No. Per niente. >>
Quelle poche parole fecero cadere un freddo glaciale dentro quella stanza.

<< E poi, generale, di cosa ti sorprendi? Tu hai sempre trattato gli altri come zerbini, non mi hai mai neanche considerato una persona. >>
Continuò Neptune, mentre sul suo volto comparve uno sguardo pieno di rabbia.

<< Per te non ero altro che uno "sporco bastardo", una metà tra umano e demone che volevi solo usare come arma. Non dovresti sorprenderti del fatto che non mi sia mai importato un cazzo di voi. >>
Ringhiò subito dopo.

<< Ci hai trattati tutti così, e ora ti sorprendi che una delle tue "armi" si sia ritorta contro di te? >>
Per un istante, Xernes evitò lo sguardo di quel ragazzo.

<< Se fosse stato per me, non sarei neanche intervenuto per aiutarvi contro Asteroth... Ma è stato Lucifer a chiedermi di farlo. >>
Quelle parole colsero Xernes alla sprovvista.


In quell'istante Neptune prese un profondo respiro e i suoi occhi tornarono alla normalità.
Poi sollevò le braccia verso l'alto, in segno di resa.

<< Non ho intenzione di mandare all'aria i suoi piani a causa del mio disprezzo e sentimenti personali. >>
Disse subito dopo, fissando Xernes con uno sguardo serio.

<< Ovviamente, se mi attaccherete risponderò con forza. Ma a meno che voi non mi obblighiate, non ho intenzione di farlo. Lucifer preferirebbe una soluzione meno dolorosa possibile, quindi ho intenzione di seguire il suo piano. >>
Continuò. Nessuno dei presenti disse nulla: continuarono ad ascoltare in silenzio, ancora scioccati e confusi dal fatto che lui fosse sempre stato in contatto con quel demone.

<< Volete il mio consiglio spassionato? Smettete di considerare Lucifer come se fosse vostro nemico: se lo fosse davvero, sareste già morti. >>
Ehra non comprese per quale motivo Neptune riponesse così tanta fiducia in quel demone. Quando gli chiese il motivo dietro non solo al suo tradimento, ma anche a quella sua apparente cieca fedeltà, il ragazzino ridacchiò.


<< Che razza di domanda mi fai, Ehra? >>
Le domandò Neptune, divertito da quella domanda per lui così stupida.

<< Se sono qui, oggi, lo devo solo a lui. Non saremo legati con il sangue, ma per me Lucifer è più un padre di quanto lo sia mai stato quel pezzo di merda. >>
Rispose il ragazzo.

<< Tu non ti fideresti della tua famiglia? >>


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Fine del capitolo 13-4, grazie di avermi seguito e alla prossima!



 

   
 
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