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Autore: lunatica91    31/01/2022    0 recensioni
Ricevere un Talento, per dei bambini, può essere la più dolce delle sorprese. Non sempre, però, la strada è facile: ci possono essere dei fallimenti con cui confrontarsi, ma alla fine si arriverà ad accettare i propri doni e a prenderne il meglio. Anche se, ricordiamoci, noi non siamo il nostro Talento...
Piccole scene di vita quotidiana dei tre gemelli e il rapporto con i loro talenti.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve di nuovo! Questa volta il capitolo è arrivato subito ^^
Questa volta si parlerà dell'accettazione del proprio talento. Ammetto che questo capitolo mi ha rattristata un po', ma in genere i tre gemelli mi danno sempre questa sensazione di hurt/comfort continuo.
Questa volta mi immagino che abbiano circa sui vent'anni.
Buona lettura!




# ACCETTAZIONE


Julieta aveva accettato quasi subito il suo talento. Non era un talento difficile da accettare, dopotutto: guarire con il cibo è quasi impossibile da sbagliare. Sapeva che c'erano delle eccezioni, come in tutto nella vita, ma in fin dei conti si era sempre sentita fortunata di quel dono. Amava cucinare e amava vedere star bene le persone che le erano vicine. Soprattutto i suoi fratelli.
Loro non sempre riuscivano a vivere serenamente il loro talento; anche adesso che erano ormai adulti vivevano con l'ansia di sbagliare e di deludere tutti.
No, Julieta non l'avrebbero mai delusa, glielo diceva sempre: potevano entrare nella sua stanza ad ogni ora del giorno o della notte, potevano disturbarla in ogni momento, lei ci sarebbe stata. Ed era successo.
Pepa una notte aveva svegliato l'intero villaggio con un enorme tuono, a causa di un incubo. Allora si era rintanata in camera di Julieta per paura che mamà la sgridasse. Non l'aveva fatto apposta, Julieta lo aveva capito subito: sognare che l'amore della tua vita ti lasci per sempre spaventerebbe chiunque. Forse anche mamà avrebbe capito, ma da dietro la porta avevano sentito che era troppo arrabbiata per ascoltare. Durante quella sera, Julieta scoprì che a Pepa bastava una bella tazza di caffè speziato per rilassarsi. E Julieta preparò quella miscela solo per lei. E fu tanto felice di vederla serena.
Bruno per un periodo venne molto spesso a rintanarsi in camera sua: i motivi erano svariati, ma in genere era qualche visione mal interpretata o qualcosa che a mamà non andava bene.
Ricordava che per un po' di tempo Bruno aveva provato a recitare nella taverna del villaggio. Era particolarmente allegro in quel periodo. Ma quando mamà lo aveva scoperto, aveva impedito che continuasse. Diceva che non era utile alla comunità come predire il futuro. E Bruno si era chiuso in camera per una settimana ed erano apparsi ben tre gradini davanti alla sua porta. Fu in quell'occasione che Julieta scoprì che a Bruno piacevano le tisane: le sue preferite erano quelle alla menta e pepe rosa. E ne lasciò sempre una scatola in cucina ogni volta che ne avesse avuto bisogno. E fu tanto felice di vederlo sereno.
In realtà sapeva che anche mamà era spesso triste e agitata: cercare di fare sempre tutti contenti non doveva essere semplice. Così si accorse che a lei piaceva tantissimo la cioccolata; cominciò a lasciare piccoli cioccolatini in giro per casa, soprattutto quando era molto tesa. Se mamà era contenta, anche loro potevano respirare un po'. E poi era bello vederla felice.
Julieta sapeva che avrebbe potuto fare di più, ma il suo talento era quello: donare felicità con il cibo. Avrebbe voluto essere più decisa come Pepa e fare fuoco e fiamme quando qualcosa non le andava bene; invece preparava ali di pollo piccanti. Oppure avrebbe voluto parlare in modo forbito e acuto come Bruno, così da farsi capire meglio; e invece cucinava arepas di tutti i gusti possibili.
Infondo il suo talento era stato sempre facile da accettare, forse troppo.


+ * + * +



Pepa si era ormai abituata a pensare di essere “troppo”: troppo eccentrica nel modo di vestire; troppo volubile riguardo il suo umore; troppo permalosa quando qualcosa non le andava bene; troppo malinconica quando non era giornata.
E il suo talento faceva parte di questo “troppo”, come sua madre le ricordava costantemente: “Pepa, hai una nuvola!”, “Pepa, smetti di far piovere.”, “Pepa, non tuonare, non sta bene.”, “Pepa, calmati!”.
Quindi si era convinta di essere troppo: troppo audace, troppo triste, troppo agitata, troppo felice. Troppo in tutto.
Poi era arrivato Fèlix. Lui le aveva mostrato un'altra se stessa, le aveva fatto capire di non essere quella nube di ansie come veniva dipinta da sua madre, ma di essere molto di più. E non troppo.
Anche Julieta e Bruno l'avevano sempre supportata e consolata, infondo erano tutti sulla stessa barca. Ma con Fèlix era stato... diverso. Con lui si sentiva sempre se stessa: sia che ci fossero sole, neve, pioggia, addirittura grandine, Fèlix le rivolgeva sempre uno sguardo sognante, quasi in adorazione. E lei era assuefatta da quello sguardo. La faceva sentire speciale e perfetta. Così com'era. Bastava che ci fosse lui al suo fianco e tutto si calmava.
Le prime volte che erano usciti assieme, ricordava di essersi trattenuta talmente tanto che, a metà di un appuntamento, scoppiò un enorme tempesta. Lei se ne vergognò a tal punto che cercò di fuggire verso casa, scusandosi per l'inconveniente. Fèlix, invece, la spiazzò con una semplice frase.

-Pepa, non ti rendi conto di quanto tu sia speciale. Sei così concentrata sul far sparire le nuvole, da non vedere quanti arcobaleni in una sera tu sia riuscita a creare.-

E niente, se n'era innamorata, perdutamente. E con Fèlix, in un qualche strano modo, aveva persino finito per trovare simpatico il suo talento. Se a Fèlix piaceva allora doveva per forza essere un bel talento, no?





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